Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 27 giugno 2022

Roma, 1959, un esorcista incontra il Sacro Cuore

La testimonianza dell'esorcista di cui all'articolo che segue nutre e fortifica la nostra fede stimolando un rapporto sempre più intimo e profondo col Signore. Del culto speciale dedicato al Sacro Cuore di Gesù abbiamo già detto qui
L’incontro mistico di un esorcista a Roma

Mons. John Esseff, sacerdote della diocesi di Scranton, Pennsylvania, uno dei più anziani esorcisti del Paese all’età di 92 anni, ed ex direttore spirituale di Santa Teresa di Calcutta, ha dedicato il suo sacerdozio al Sacro Cuore. In una intervista ha spiegato che la sua devozione al Sacro Cuore è iniziata durante una visita a Roma nel 1959, poco dopo una cerimonia di intronizzazione nella sua canonica.

«Decisi di visitare due basiliche maggiori a Roma: Santa Maria Maggiore, e la più antica delle quattro, San Giovanni in Laterano. Quando sono entrato nella cappella del Santissimo Sacramento a San Giovanni in Laterano, ho vissuto l’esperienza di preghiera più travolgente di tutta la mia vita. Sono stato sopraffatto dalla presenza, dalla maestà, dallo stupore e dalla potenza di Dio. Era così travolgente che non riuscivo a stare in piedi. Mi sono sentito costretto in ginocchio e in un attimo mi sono prostrato per terra davanti al Santissimo Sacramento. La tremenda presenza di Dio mi colse e io tremavo e piangevo. Tutto quello che potevo dire a Dio era: “Cosa vuoi, Signore?”

Ho sentito il Signore rispondere: “Carità”. Non riuscivo a muovermi, nemmeno a muovermi. Lo stato di preghiera estatica durò a lungo. Quando mi sono orientato, mi sono alzato e mi sono avvicinato all’altare del Santissimo Sacramento. Ho avuto la stessa esperienza della presenza di Dio e sapevo che era il Signore Gesù. Ho pianto e ho gridato: “Cosa vuoi, Signore?”. “Amore”, fu la risposta. Ho aspettato a lungo per sentire cosa sarebbe potuto succedere di più. L’estasi è durata a lungo. Ho camminato davanti all’altare del Santissimo Sacramento. È iniziata una terza esperienza simile. Mi sdraiai per terra in preghiera e il Signore disse: “Insegna l’amore del mio Sacro Cuore”. Qualche tempo dopo ho sentito: “Scopri di più sul papa sepolto in questa cappella”.
Quando mi sono svegliato da questa esperienza, sapevo che avrei fatto tutto ciò che Dio voleva che facessi. Mi sono sentito piuttosto stordito. Era mattina presto quando ero entrato a San Giovanni in Laterano, ma quando mi preparai a partire era tardo pomeriggio. Un guida turistica è passata vicino a me e ho sentito la guida dire alla gente che Papa Leone XIII era sepolto in questa cappella. Mi sono guardato intorno e ho visto una tomba elevata sul muro nella cappella del Santissimo Sacramento. Rimasi e pregai davanti alla tomba. Sapevo che papa Leone aveva affrontato molte questioni sociali riguardanti i poveri e le classi lavoratrici. Dopo il mio ritorno a casa, ho fatto delle ricerche e ho appreso che l’ultimo atto del pontificato di Papa Leone è stato quello di consacrare il mondo intero al Sacro Cuore di Gesù [qui]. Capii ora che la devozione al Sacro Cuore doveva essere una parte significativa del mio sacerdozio. È diventata sia la mia devozione personale che quella che ho promosso ad altri. Gesù desidera essere re del mondo intero e io devo promuovere questa devozione a tutti.

Quando mettiamo l’immagine di Gesù in un posto d’onore e lo proclamiamo pubblicamente Signore, è un simbolo con cui mostriamo al mondo intero che questa casa è sotto il cuore di Gesù. Questo riconoscimento della regalità del cuore di Cristo su di noi non è riservato solo alle famiglie, ma è aperto a singoli, parrocchie, diocesi, comunità e istituzioni. Quando facciamo un’alleanza con il Sacro Cuore di Gesù per vivere sotto la sua regalità, accettiamo così la sua signoria sulle nostre famiglie e sul mondo.

Il Sacro Cuore accende in ogni cuore un fuoco d’amore. Se hanno Gesù, indipendentemente dalla denominazione, hanno il fuoco e quel fuoco è lo Spirito Santo. Sebbene ci sia una cerimonia tangibile per intronizzare il Sacro Cuore di Gesù, è l’impegno e la consacrazione delle famiglie, che si abbandonano completamente alla regola di Gesù che segue.

Ho intronizzato Gesù in prigione e ho assistito a trasformazioni sorprendenti. Ogni istituzione ha bisogno di essere trasformata; case giudiziarie, case di cura, manicomi, scuole, tutta la società ha bisogno di vivere la civiltà dell’amore. Nulla dovrebbe essere escluso perché tutta l’umanità anela all’amore di Dio. Ogni cuore umano è stato fatto per Gesù e la sua civiltà dell’amore. Siamo tutti, uno con l’altro, in Cristo, e non c’è nessun posto a cui Lui non appartenga». (Fonte by Il Timone)

5 commenti:

Santo curato d'Ars ha detto...

O Gesù, sommo ed eterno sacerdote, custodisci il tuo sacerdote dentro il Tuo Sacro Cuore.
Conserva immacolate le sue mani unte che toccano ogni giorno il Tuo Sacro Corpo.
Custodisci pure le sue labbra arrossate dal Tuo Prezioso Sangue.
Mantieni puro e celeste il suo cuore
segnato dal Tuo sublime carattere sacerdotale.
Fa' che cresca nella fedeltà e nell'amore per Te e preservalo dal contagio del mondo.
Col potere di trasformare il pane e il vino donagli anche quello di trasformare i cuori.
Benedici e rendi fruttuose le sue fatiche e dagli un giorno la corona della vita eterna. Amen.

Kyrie eleison! ha detto...

Ne abbiamo gia' parlato in passato delle abitazioni, presumibilmente anni '50,al cui ingresso erano poste le immagini dei due Sacratissimi Cuori di Gesu' e di Maria, con tanto di lumicino sempre acceso. Anche all'esterno alcuni palazzetti conservano tutt'ora una piccola nicchia con la immagine della Madonna. Volgendoci indietro evidenziamo come in nome del progresso pian piano il mondo ha preso il posto di NSGC in questa nostra Nazione:
1)Estromesse le suore infermiere dagli Ospedali man mano sempre piu' grandi, man mano sempre meno a misura d'uomo;
2)Estromesso il Crocefisso man mano da tutti i luoghi pubblici quali ospedali,scuole, uffici,ecc.;
3)Estromesse le campane perche' "troppo rumorose"per timpani delicati;
4)Non piu' processioni/riparazioni pubbliche agli oltraggi arrecati al nostro Dio;
5)Non piu' sacramentali: acqua,olio,sale,candele benedetti;
6)Ecc.Ecc.

Anonimo ha detto...

Sono troppo impastato di mondo per pensare ad esperienze mistiche come quella così meravigliosa descritta dall'articolo. Però, nel mio piccolo, difendo quell'esperienza che la grazia di Dio ha scolpito nelle mie giornate.

Comprendo bene che ci siano tanti, anche cattolici praticanti, che non capiscono la sostanza che sta dietro apparenti formalismi e le “fisime di chi ha il pallino”.

La nostra fede sa che nel Santissimo Sacramento Gesù è realmente presente.
Lo è sia quando ci disponiamo a ricevere il Sacramento, sia quando sta dentro il tabernacolo.
La nostra fede sa che Gesù è vero uomo e vero Dio.
La nostra fede pertanto, al semplice entrare in una chiesa, sa di essere alla Presenza Reale del Signore Dio.

Non so a voi, ma a me l’idea di essere realmente davanti a Dio, un Dio personale, cambia tante cose.
Innanzitutto essere alla presenza di qualcuno, chiunque fosse, è tutt’altro dall’essere soli.
Se poi chi è presente è chi amiamo e ci ama, lo stato d’animo è legato a questo legame forte che unisce.
Se Chi è presente, amato e amante, è … Dio (!!!) direi che il minimo sindacale della devozione ci sta.
La devozione è un insieme di modi di dire, di fare e di essere che testimonia un coinvolgimento reale.
La devozione è tutta intima, interiore e invisibile? Faremmo/diremmo così con la persona che amiamo?

Se c’è la devozione, se c’è un coinvolgimento spirituale, emotivo, morale e fisico, qualcosa deve succedere!

Allora torniamo all’incontro con il Signore, alla comunione con Lui, che è lì presente…
Tra l’altro è appena riproposto nel memoriale del sacrificio di croce, presentato come l’Agnello Immolato (il sacerdote lo attesta esplicitamente). Non solo è qui, ma come, in che momento, in che modo!

Come mi comporto? Come uno che cerca qualcosa/Qualcuno o come uno che L’ha trovato?

Chi cerca Dio, se lo cerca non ce L’ha, non L’ha trovato. Lo desidera, Lo attende e dunque spera.
Il desiderio dell’amato ci fa vivere “un’assenza presente”, un’anticipazione dell’essere con Lui.
L’attesa non è svogliata e indolente, ma pulsa dell’intensità che carica il desiderio e in un certo modo lo purifica.
In più l’attesa è consolata dalla speranza del suo compimento, nella certezza della fedeltà alla promessa.
In questo senso siamo tutti proiettati verso l’incontro definitivo con il Signore in Cielo, per la vita eterna.
Non sfugga che anche Dio attende: e mi chiede dove sei? A che punto sei?

Ma qui, nella Presenza reale (reale non è simbolica, questo dice la fede eucaristica) c’è il grande miracolo del Santissimo Sacramento: se la mia fede è viva e vera, il Signore c’è già.

Se vacillo c’è poca fede nel mistero del cuore eucaristico e può esserci anche poca carità, se diventa un tirare la croce in testa agli altri, lasciandosi trascinare dallo spirito di contesa, per qualsiasi motivo.

E’ chiaro che l’assente in questa Presenza reale rischio di essere solo io.

Detto ciò, ricevere l’Ostia (la vittima) richiede un atteggiamento devoto, delicato, innamorato e non spavaldo.

Solo Dio può donarsi a noi: l’uomo può solo accogliere il dono della sua bontà misericordiosa.

Prenderci noi qualcosa, alla pari, quando Lui è in croce e noi (da peccatori) c’entriamo con il Suo sangue versato a me un po’ di timor di Dio lo suscita.

A voi no?

Anonimo ha detto...

"Detto ciò, ricevere l’Ostia (la vittima) richiede un atteggiamento devoto, delicato, innamorato e non spavaldo"
Ogni volta cerco di prepararmi all'incontro meglio che posso, eppure..quando sono lì, in Sua Presenza..mi confondo, non so piu' cosa dire, ammutolisco, non ho pensieri, non ho piu' sensi, semplicemente Lo adoro. Adoro Te, Autore della vita, Colui che i cieli non possono contenere viene in me per infondermi la Sua Vita , si consegna alla mia persona, mi stima. Oh,Fornace Ardente di Amore, non Ti e' bastato di morire in Croce..Infinito Amore.

C'è ancora in ballo il sinodo ha detto...

"Non è chiaro quale logica segua la strategia del Sinodo sulla sinodalità, se quella del Signore che istituisce l’episcopato, nella successione apostolica, per ammaestrare le genti, o quella delle agenzie per le proiezioni di voto. Non è difficile intuire che si farà come per i sondaggi sulla Messa antica nel mondo: alcune lamentele verranno trasformate nel sentire comune del popolo di Dio e dell’episcopato, a cui Roma non potrà non corrispondere... D’altra parte, la storia lo insegna: le rivoluzioni si fanno sempre in nome del popolo." per me è fin troppo chiaro "quale logica segua la strategia del Sinodo sulla sinodalità", l'ho scritto e detto fin da subito (fin troppo facile)