Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 13 marzo 2023

Omelia III Domenica di Quaresima. Qui non est mecum, contra me est: et qui non colligit mecum, dispergit.

Un'omelia per la terza domenica di Quaresima

+ Qui non est mecum, contra me est: et qui non colligit mecum, dispergit. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. 
Queste parole, con cui il nostro Signore benedetto conclude la disputa sul Suo potere di esorcizzare i demoni, e che la Chiesa rivolge a ciascuno di noi in questa terza domenica di Quaresima, lasciano poco spazio di incertezza, per così dire. Chiedono chiarezza da parte nostra. Sono per Gesù Cristo? O sono contro di Lui?
Queste domande sono piuttosto severe, dure. Ma dobbiamo ricordarci che esse nascono dalle parole inequivocabili del nostro Signore: Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. La superficiale comodità di inadempimento dell'astensione non è prevista. Il rifugio di una cosiddetta “neutralità diplomatica” non è un’opzione. Sono per Gesù Cristo? O sono contro di Lui? Devo stare con Lui o essere trovato contro di Lui.
E queste domande risonano ancora più chiaramente, mentre le nostre discipline quaresimali tolgono i conforti mondani con cui tanto spesso ci anestetizziamo. (O dovrebbero: forse bisogna rimetterli in moto, o addirittura iniziarli una volta per tutte? Non è troppo tardi! ) Poiché sia nel nostro lavoro, anche con cose buone, o sia nel perseguimento delle nostre volontà e dei nostri piaceri - legittimamente o meno - spesso ci sfugge che la realtà brusca con cui dobbiamo fare i conti con le nostra scelte è stare con Nostro Signore Gesù Cristo nelle varie realtà della nostra vita quotidiana, o essere considerati contro di Lui.
Ma da questa realtà non si può sfuggire. O la affrontiamo ora e ne affrontiamo le implicazioni oppure la affronteremo nel giorno del nostro giudizio alla fine della nostra vita sulla terra. La scelta è nostra. Nel porre questa scelta fondamentale davanti a noi in Quaresima, la Chiesa chiama noi, suoi figli, a quella conversione di vita necessaria ad ognuno di noi affinché siamo davvero con e per Cristo. Lei chiama ognuno di noi alla conversione che ognuno di noi deve realizzare - forse anche radicalmente - affinché il giorno del giudizio non ci trovi tra coloro che non stanno con Cristo ma sono dispersi senza speranza di salvezza.
Ciò richiede un'onestà radicale da parte nostra. Richiede che ci poniamo le difficili e severe domande necessarie nel rispetto della nostra vocazione cristiana e del nostro discepolato, domande che spesso si nascondono dietro le nostre coscienze ma alle quali, forse, non consentiamo di venire pienamente alla ribalta.
Conosciamo il requisito della Chiesa (il "precetto pasquale") che riceviamo degnamente la Santa Comunione almeno una volta l'anno tra il mercoledì delle ceneri e la domenica della Trinità, e che confessiamo tutti i peccati gravi (mortali) almeno una volta l'anno. Questo requisito minimo presuppone il necessario esame di coscienza. Se non abbiamo l'abitudine di fare regolarmente un esame di coscienza (e anche se l'abbiamo) il Santo Vangelo di questa Messa e le domande che esso ci pone — Sono per Gesù Cristo? O sono contro di Lui? — ci aiuterà molto.
Naturalmente, queste domande non riguardano una vaga cosiddetta "opzione fondamentale" che potrei o meno pensare di avere. Si tratta di se, nelle circostanze quotidiane dettagliate della mia vita e della mia vocazione, nelle domande più grandi e in quelle più piccole, io stia con Cristo o contro di Lui. Si tratta di se, nel rispetto della mia vocazione vitale, io sia disposto a compiere i passi necessari per stare con Cristo, o se continuerò a nascondermi dalla Sua chiamata dietro le varie scuse e altre opzioni (anche apparentemente buone) che il diavolo proferisce al suo posto.
Infatti, queste domande sfidano la Chiesa dei nostri giorni, come reso dolorosamente chiaro dalle notizie provenienti dalla Germania negli ultimi giorni. La Chiesa starà con Cristo e la Verità, o si dissolverà in gruppi nazionali o di altro tipo con la propria edizione del Catechismo, redatta secondo le diverse ideologie preferite? Il fatto di doverci porre questa domanda dovrebbe essere motivo di preoccupazione molto grave e urgente. Dovrebbe spingerci ad offrire molta preghiera e digiuno per i vescovi interessati, e in particolare per il Successore di San Pietro, la cui vocazione è promuovere, proteggere e preservare l'unità della Chiesa nell'adesione fedele alla Verità rivelata da Cristo. Qui non est mecum, contra me est: et qui non colligit mecum, dispergit. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
Miei cari fratelli e sorelle, attraverso le nostre penitenze quaresimali imploriamo sinceramente da Dio Onnipotente la grazia di rimanere coraggiosamente in Cristo e nella Verità che ci ha rivelato, tramandata nella Tradizione dall'insegnamento dell'unica Chiesa da Lui fondata. Se necessario, non tardiamo a cercare la purificazione e la guarigione che ci vengono offerte nel Sacramento della Confessione, affinché possiamo stare con Cristo davanti al Suo altare e riceverlo degnamente nella Santa Comunione e, nutriti così dal Suo Corpo e dal Suo Sangue, riceviamo la grazia e la forza di perseverare nella testimonianza fedele e feconda a Lui.
Poiché il nostro mondo senza Dio - e la Chiesa sempre più divisa - ha un disperato bisogno della testimonianza a cui siamo chiamati. Non disperdiamoci nella paura: rimaniamo in Cristo nella fede e con coraggio! + (Fonte: Monastere Saint Benoit - traduzione nostra)

3 commenti:

mic ha detto...

INVANO SPERIAMO L'AIUTO DELLA DIVINA MISERICORDIA SE SI INVIDIANO I FRUTTI DELL'ALTRUI VIRTU' (S. AMBROGIO)

E' accompagnato da grande rancore, chi, dimentico dell’affetto verso la patria, corrompe in acerbi odi motivi di carità. Allo stesso modo è ugualmente spiegato da questo esempio e dalla parola del Signore che invano speriamo l’aiuto della divina misericordia se si invidiano i frutti delle altrui virtù. Infatti il Signore respinge gli invidiosi e priva dei miracoli della sua potenza coloro che perseguitano negli altri i benefici della sua mano divina. Infatti le opere che il Signore faceva nella sua vita mortale erano prove della sua divinità e per mezzo di tali segni visibili ci sono dimostrate le sue perfezioni invisibili.

Non è senza ragione che il Salvatore sembra scusarsi di non aver fatto alcun miracolo nella sua patria; egli non voleva che si potesse credere che noi dovessimo fare poco conto dell’amor di patria. Infatti egli che amava tutti non avrebbe potuto non amare i suoi concittadini ma essi stessi, nel mentre che lo invidiavano, disconoscevano l’amor di patria. In verità vi dico che molte vedove erano in Israele nei giorni di Elia. Non perché i giorni appartenevano ad Elia ma perché egli operò i suoi prodigi in quei giorni e per coloro che convertiva al Signore era come la luce del giorno vedendo nelle sue opere la luce della grazia spirituale. E perciò il cielo si apriva a coloro che erano testimoni degli eterni e divini misteri e viceversa esso restava chiuso e vi era fame quando non era dato conoscere facilmente la ricchezza dei doni di Dio. Ma ciò più ampiamente dirò quando parlerò delle vedove.

E vi erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo eppure nessuno di loro fu mondato ma solo Naaman il Siro. Evidentemente queste parole di salvezza del Signore ci illuminano e ci esortano all’amore rispettoso di Dio, poiché nessun si dichiara sanato e libero dall’immonda lebbra del corpo se non chi si applica alla salute con coscienzioso impegno alla sua sanità. Non infatti ai pigri ma a coloro che si sforzano di osservare i comandamenti che sono concessi i benefici divini. In altro libro abbiamo detto che quella vedova a cui Elia fu mandato è una figura profetica della Chiesa. In un senso allegorico il popolo si avvicina alla Chiesa per camminare al suo seguito. E’ un popolo composto di nazioni straniere, questo popolo, prima di essere battezzato nel fiume mistico era lebbroso, quel popolo era pieno di peccati; questo stesso popolo purificato nel sacramento del battesimo dai peccati del corpo e della mente, non ha più lebbra ma cominciò ad essere una vergine senza macchia e senza ruga.

LUNEDI’ III SETTIMANA DI QUARESIMA

Lc.4,23-30[Nessuno è profeta in patria]

S.AMBROGIO

Liber 4 in cap.4 Lucae, post medium

Breviario Romano, Lezioni del Mattutino

Anonimo ha detto...

Un giorno Suor Maria Marta Chambon, piena di angoscia per i peccati di cui era piena la Terra, esclamò: «Gesù mio, abbiate pietà dei vostri figli, non guardate i loro peccati!».

Il divino Maestro le insegnò allora questa invo­cazione da ripetersi spesso: «Gesù mio, perdono e misericordia per i meriti delle vostre Sante Piaghe».

E soggiunse: «Molti proveranno l'efficacia di questa invocazione... Se pronunziata vicino agli ammalati solleverà l'anima e il corpo... Non vi sarà morte per l'anima che spirerà nelle mie Piaghe; esse danno la vera vita».

Il peccatore che dirà: «Eterno Padre vi offro le Piaghe di nostro Signore per guarire quelle delle anime nostre», otterrà la conversione.
Io desidero che i sa­cerdoti diano spesso questa preghiera come peni­tenza nel Sacramento della Confessione».

Anonimo ha detto...

"Oculi mei semper ad Dominum, quia ipse evellet de laqueo pedes meos: repice in me, et miserere mei, quoniam unicus et pauper sum ego”.