Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 30 ottobre 2024

Diebus Saltem Dominicis — Cristo Re: tutte le nazioni sotto la Sua dolcissima sovranità

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di padre John Zuhlsdorf ci consente di approfondire, durante l'ottava, gli spunti della domenica precedente [qui]. E, in questo caso, anche ulteriori elementi sulle 'variazioni', tutt'altro che banali, introdotte dal concilio e conseguenze da noi già accennate; ma non è mai abbastanza per averle ben chiare...

Diebus Saltem Dominicis — 
Cristo Re: tutte le nazioni sotto la Sua dolcissima sovranità

Anche se crediamo che questa domenica si celebri la 23a domenica dopo Pentecoste [qui] (o la 30a nel Novus Ordo), nel Vetus Ordo questa domenica è la festa di Cristo Re. Come sempre in questi saggi cerchiamo di contestualizzare, per aiutare a comprendere meglio il contenuto della nostra lettura della Messa o — questa volta — della preghiera.

Papa Ratti, Pio XI (+1939) fu eletto alla Sede di Pietro nel 1922. L’industrializzazione e l’imperialismo, inaspriti dalle alleanze politiche, avevano innescato l’orribile Prima Guerra Mondiale, coi suoi combattimenti in trincea, con l’uso dell'artiglieria moderna e il gas come arma. Alla fine della guerra, nel 1918, molti milioni di persone erano morte o erano state ferite. Poi, dal 1918 al 1920, l’influenza spagnola spazzò il pianeta. Ratti era stato nominato dal suo immediato predecessore, Benedetto XV, rappresentante diplomatico in Polonia, dove rimase a lavorare coraggiosamente anche come delegato per la Russia nel contesto del conflitto con i sovietici, rifiutandosi persino di fuggire come fecero tutti gli altri diplomatici durante la guerra polacco-sovietica (1919-21). Aveva compreso i pericoli del comunismo.
Quando Benedetto XV morì inaspettatamente di polmonite, Ratti era cardinale arcivescovo di Milano. Fu eletto al 14° scrutinio al conclave più lungo del XX secolo. Probabilmente fu anche colui che impiegò più tempo ad accettare. Si racconta che quando il preside del collegio gli chiese se accettava, lasciò tutti in silenzio riflettendo per diversi minuti. Più tardi, un cardinale scherzò dicendo che gli avevano fatto fare le 14 stazioni e lo avevano lasciato sul Calvario. Prese il nome regale di Pio e il motto “Pax Christi in regno Christi”.

La prima enciclica di Pio XI fu Ubi arcano, del 1922, sulla “pace di Cristo nel Regno di Cristo”, il suo motto. Le encicliche papali sono spesso programmatiche e segnalano qualcosa che il Papa vuole sottolineare. In Ubi arcano egli osservò che la Prima Guerra Mondiale non aveva portato la pace e che nuove guerre si profilavano all’orizzonte. Deplorò la conversione delle chiese all’uso secolare e indicò la concupiscenza come la radice di molti mali sociali. Solo sotto la regalità di Cristo ci sarebbe stata vera pace.

Il tema della regalità di Cristo fu ulteriormente sottolineato nella sua enciclica del 1925 Quas primas. Con questa enciclica Pio istituì la festa di Cristo Re, fissandola all’ultima domenica di ottobre, un mese che i comunisti avevano usurpato per l’esaltazione della loro “rivoluzione permanente”.

La “rivoluzione permanente” è la strategia comunista secondo cui gli obiettivi dovrebbero essere perseguiti senza compromessi con l’opposizione. Qualcuno potrebbe indicare un possibile parallelo con l’ormai apparentemente infinito “camminare insieme” che si ripete ottobre dopo ottobre dopo ottobre nel tentativo di creare un processo stabile nella Chiesa e di rifare praticamente tutto (il che sembra una definizione non inesatta di “rivoluzione”). Creare gruppi di ascolto per isolare le voci che potrebbero andare contro gli obiettivi stabiliti e rilasciare dichiarazioni conclusive.

A proposito, il latino per “rivoluzione” è res novae… “cose nuove”. “Nuovo” era percepito dagli antichi romani come cattivo per definizione.

Ad ogni modo, scegliendo quest’ultima domenica di ottobre, Pio XI ha anche posto la festa di Cristo Re immediatamente prima della festa di Tutti i Santi e del mese di novembre, che si incastra con l’Avvento e la sua enfasi sulla seconda venuta di Cristo. Per mezzo di Cristo celebrato come Re, siamo trasportati dalla Madre Chiesa in un’intensa riflessione liturgica sulle Quattro Cose Ultime: Morte, Giudizio, Paradiso e Inferno. In altre parole, ci si offre una stagione salutare per ristabilire le nostre priorità.

Papa Pio ha sottolineato che Cristo ha dominio e autorità su tutte le cose create. Cristo è Re dei Re e Signore dei Signori (Ap 19, 16). Pio ha quindi affermato che sia gli individui che le intere società sono obbligati a sottomettersi a Cristo come loro Re.

Quando non regna Cristo, laddove Cristo è stato rifiutato, è probabile che le persone siano ridotte a gadget spersonalizzati, sacrificabili dai potenti nell’ossario dell’ateismo. Conoscete l’immagine rivoltante usata da Vladimir Il’ič Lenin (+1924) sulla necessità della morte anche di milioni di persone per il bene dell’obiettivo socialista: ”Non si può fare una frittata senza rompere le uova”.

Le preghiere collettive per la festa di Cristo Re nel Vetus Ordo e nel Novus Ordo differiscono notevolmente. Le differenze potrebbero essere un buon esempio delle principali differenze tra i due riti. Poiché ho poco spazio e voi poco tempo, pubblicherò solo traduzioni super-letterali piuttosto che le traduzioni latine e ufficiali. Innanzitutto, il Vetus:
Dio onnipotente ed eterno, Che nel Tuo amato Figlio, il Re dell’intero universo, hai desiderato ristabilire tutte le cose: concedi propizio che tutte le famiglie delle nazioni, separate dalla ferita del peccato, possano essere portate sotto la Sua dolcissima sovranità.
Nazioni. Qui e ora. Si noti che Cristo deve essere riconosciuto come Re di tutte le istituzioni umane.

La versione Novus Ordo:
Dio onnipotente ed eterno, Che hai desiderato rinnovare tutte le cose nel Tuo amato Figlio, il Re dell’universo, concedi con grazia che l’intera creazione, liberata dalla servitù, possa servire con zelo la Tua maestà e lodarTi grandemente senza fine.
Non c’è dubbio sul fatto che Cristo è il Re dell’universo. Il concetto di peccato non è esplicito, ma è implicito nella servitù. La grande differenza? Il riferimento alle nazioni, alla sfera secolare, è scomparso.

Settimana dopo settimana nel ciclo dell’anno liturgico della Chiesa, il confronto col testo a fronte delle preghiere della Messa, quelle che cambiano a seconda del giorno dell’anno, mostra sempre un cambiamento di contenuto.

Si cambia il modo in cui preghiamo, si cambia ciò in cui crediamo. Si cambino queste cose e cambieremo il modo in cui viviamo la nostra vita privata e come ci impegniamo nella piazza pubblica.

Cosa si può fare? Collegarmi col mio Sam Gamgee [personaggio de Il Signore degli Anelli — N.d.T.] interiore, come diceva il mio vecchio capo: “È il lavoro che non è mai stato cominciato che richiede più tempo per essere terminato”. Dobbiamo affrontare la sfida con paziente perseveranza e costruire mattone dopo mattone. Potremmo prendere spunto dall’ammonimento contenuto nella preghiera post-comunione del Vetus Ordo per la festa di Cristo Re (di nuovo, la traduzione è mia):
Alimentàti di questo nutrimento immortale, Ti imploriamo, o Signore, che noi che ci gloriamo di combattere sotto lo stendardo di Cristo Re, possiamo regnare per sempre con Lui sul trono celeste.
Si noti l’immagine, che ci ricorda con forza che siamo membri della Chiesa Militante.

E ora la preghiera post-comunione del Novus Ordo:
O Signore, Ti preghiamo, fa’ che i Tuoi misteri sacramentali perfezionino in noi ciò che contengono, affinché ciò che ora compiamo esteriormente, lo comprendiamo nella verità delle cose.
Siamo i riti che celebriamo.

È in giorni come la festa di Cristo Re che rifletto di più sulla differenza tra il Novus e il Vetus Ordo. Alcuni criticano il Vetus Ordo per essere troppo austero, sottolineando peccato e penitenza, propiziazione e colpa, mentre esaltano lo sguardo del Novus Ordo orientato verso la gioia escatologica alla fine dei tempi, in Paradiso, con Cristo Re, quando Dio sarà finalmente “tutto in tutti” (1 Cor 15, 18). Non c’è niente di sbagliato a enfatizzare la gioia escatologica. Infatti, il Vetus Ordo fa anche questo. Tuttavia, il Vetus Ordo rende più chiaro come raggiungere la gioia del Paradiso in un modo che i compilatori del Novus hanno sistematicamente ridotto con la loro smania di rimuovere dalle sue preghiere le idee negative. Forse, dopo un’altra guerra orribile, erano eccessivamente ottimisti sull’uomo.

Nella sua enciclica del 1931 Quadragesimo anno, Pio XI ha scritto che “nessuno può essere allo stesso tempo un buon cattolico e un vero socialista”. Pio XI aggiunge:
Tutte queste verità pertanto, da Noi richiamate e confermate solennemente con la Nostra autorità, si debbono applicare del pari a una totale nuova forma o condotta del socialismo poco nota finora in verità, ma che al presente si va diffondendo tra molti gruppi di socialisti. Esso attende soprattutto a informare di sé gli animi e i costumi; particolarmente alletta sotto colore di amicizia la tenera infanzia per trascinarla, seco, ma abbraccia altresì la moltitudine degli uomini adulti; per formare in fine “l’uomo socialistico”, sul quale vuole appoggiare l’umana società plasmata secondo le massime del socialismo.
Oggi possiamo vedere di nuovo i crescenti tentacoli del socialismo che si incuneano in ogni possibile fessura nella nostra società in continua frattura. Dopo decenni di propaganda nel mondo accademico, gli ideologi sono riusciti a produrre un paio di generazioni che non sanno nulla di educazione civica o storia. Hanno soffocato la curiosità innata degli studenti e la loro capacità di ragionare. Attraverso una programmazione sociale implacabile e la punizione dell’uso indipendente del buon senso hanno prodotto piccoli pappagalli obbedienti nella piazza pubblica.

C’è un nemico che lavora incessantemente per rimuovere Cristo Re dai troni dei nostri cuori. Egli è il “principe di questo mondo” (Gv 14, 30). Il principe dell’inferno lavora su tutti i livelli per minare la regalità di Cristo in questo mondo. Siamo in guerra senza sosta. La “regalità sociale” di Cristo è cancellata dall’inferno e dai suoi agenti umani. Dobbiamo andare avanti sotto la bandiera del Re, facendo uso di tutti i doni salutari di cui il nostro Re ha dotato la Chiesa.

Ecco un’attività da svolgere in questa tradizionale domenica di Cristo Re.

In Quas primas, Pio XI ha chiesto che l’Atto di Consacrazione del Genere Umano al Sacro Cuore di Gesù fosse recitato pubblicamente durante la Festa. Si può ottenere l’indulgenza plenaria facendolo.

Assicuratevi di trovare una chiesa o una cappella dove questo lo faranno domenica prossima e partecipatevi. Andate a confessarvi. Ottenete l’indulgenza. Rafforzate la vostra lealtà a Cristo, Re non solo dei cuori nascosti, ma di ogni strada, casa e nazione sulla terra.

E poiché ciò ci riguarda tutti, potreste anche invitare qualcuno che non ha mai partecipato alla Messa latina tradizionale a venire con voi.
Non sottovalutate mai il potere del vostro invito. Con la grazia preveniente dello Spirito Santo i vostri inviti possono cambiare le vite.
Padre John Zuhlsdorf, 25 ottobre 2024

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

«Eppure che cosa più soave e bella che il pensare che Cristo regna su di noi non solamente per diritto di natura, ma anche per diritto di conquista, in forza della Redenzione? Volesse Iddio che gli uomini immemori ricordassero quanto noi siamo costati al nostro Salvatore: "Non a prezzo di cose corruttibili, di oro o d'argento siete stati riscattati... ma dal Sangue prezioso di Cristo, come di agnello immacolato e incontaminato" (Prima Lettera di S. Pietro, 1,18-19).
Non siamo dunque più nostri perché Cristo ci ha ricomprati col più alto prezzo: i nostri stessi corpi sono membra di Cristo.»

Papa Pio XI, "Quas Primas"

Anonimo ha detto...

INNO A CRISTO RE

Te saeculorum Principem, – Te, Christe, Regem gentium, – Te mentium, te cordium – Unum fatemur arbitrum.
Scelesta turba clamitat: – Regnare Christum nolumus – Te nos ovantes omnium – Regem supremum dicimus.
O Christe, Princeps Pacifer, – Mentes rebelles subjice: – Tuoque amore devios, – Ovile in unum congrega.
Ad hoc cruenta ab arbore, – Pendes apertis brachiis, – Diraque fossum cuspide – Cor igne flagrans exhibes.
Ad hoc in aris abderis – Vini dapisque imagine, – Fundens salutem filiis – Transverberato pectore.
Te nationum praesides – Honore tollant publico, – Colant magistri, judices, – Leges et artes exprimant.
Submissa regum fulgeant, – Tibi dicata insignia: – Mitique sceptro patriam – Domosque subde civium.
Jesu, tibi sit gloria, – Qui sceptra mundi temperas, – Cum Patre, et almo Spiritu, – In sempiterna saecula.
Amen.

* * *

Te principe dei secoli, – te dei popoli re, – delle menti, dei cuori confessiamo – unico Signore, o Cristo.
Degli empi la turba grida: «Non vogliamo che Cristo regni!» – ma noi con gioia diciamo – che di tutti tu sei il Re.
O Cristo, principe della pace, – assoggetta ogni mente ribelle: – e col tuo amore gli erranti – raccogli nell’unico ovile.
Per questo, dall’albero cruento, – pendi con le braccia aperte, – e trafitto da lancia crudele – mostri il cuore acceso d’amore.
Per questo ti celi sugli altari – sotto le specie del pane e del vino, – ai figli recando salvezza – dal cuor piagato e trafitto.
Te i capi di tutte le genti – di pubblico onore circondino; – i maestri ti onorino e i giudici, – le leggi, le arti, ti esprimano.
A te consacrate risplendano – le insegne dei re, sottomesse: – al mite tuo scettro assoggetta, – la Patria, le case dei suoi cittadini.
A te sia gloria o Cristo, – che tieni lo scettro del mondo: – e al Padre, e allo Spirito Santo, – per tutti i secoli eterni.
Così sia.