Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 17 marzo 2025

Uno “sportello per denunciare l’islamofobia”. Prima città in Italia, lo ha appena deciso il Comune di Torino.

Ringrazio il lettore che mi invia il testo che segue. Di Torino avevamo parlato qui [questo precedente è stato eliminato da blogger perché inviterebbe all'odio (!?) -ndr]; ma le notizie che seguono ci danno la misura di una situazione ormai completamente degenerata. Dov'è lo stato? Dov'è più la nostra identità etnica, culturale, spirituale? la città della Mole sta per diventare il laboratorio dell’incubo islamico in Italia, e il responsabile ha un nome e un cognome: Stefano Lo Russo, il sindaco PD che sembra aver deciso di barattare la libertà dei torinesi per un pugno di voti multiculturali. Ayaan Hirsi Ali, ex musulmana e critica dell’Islam, nel suo libro Heretic: Why Islam Needs a Reformation Now, scrive: “L’islamofobia è diventata il modo in cui l’Occidente si autocensura, proprio come la paura della blasfemia tiene a bada i dissidenti nei Paesi musulmani”. Hirsi Ali assimila i due termini nel loro impatto: entrambi, dice, sono strumenti per silenziare chi osa mettere in discussione l’Islam (letto su Voxnews). Qui l'indice degli articoli sull'immigrazionismo e sul filo-islamismo.

Uno “sportello per denunciare l’islamofobia”. 
Prima città in Italia, lo ha appena deciso il Comune di Torino.

Islamofobia
: per dirla con il compianto Christopher Hitchens, “una parola creata dai fascisti [neo-fascisti sinistrorsi, direi -ndr] e usata dai codardi per manipolare i cretini”.

Uno “sportello per denunciare l’islamofobia”. Prima città in Italia, lo ha appena deciso il Comune di Torino. Delazioni, come ai tempi della Stasi nella Ddr. Una task force contro la libertà di espressione pronta a reprimere ogni accenno di critica all’Islam. Ricordiamo cosa succede, ad esempio, quando in Francia un professore viene accusato di “islamofobia”. O in Inghilterra, dove deve nascondersi.

L’idea degli antifascisti della domenica è di emulare il coordinatore europeo della lotta contro l’islamofobia. Come racconta il settimanale Le Point, “una coalizione di ong legata alla nebulosa dei Fratelli Musulmani” è riuscita a far nominare “il molto accondiscendente e zelante Tommaso Chiamparino”, figlio proprio dell’ex sindaco di Torino.

In Inghilterra, la polizia arriva anche a casa dei “colpevoli” di pensieri sbagliati. E l’accusa di “islamofobia” è usata per mettere a tacere chi chiede conto degli stupri multiculturali.

C'è una battaglia culturale che i Fratelli Musulmani sembrano aver vinto, “è quella che è consistita nell'imporre la questione dell'islamofobia al centro delle istituzioni europee”, osserva sempre su Le Point Samir Amghar, sociologo specializzato nella confraternita.

A Bruxelles, il Partito Democratico con il suo capodelegazione Brando Benifei fa da sponda ai Fratelli Musulmani in occasione della “Giornata europea contro l’islamofobia”. E Torino è il laboratorio di questa alleanza.

Nel 2011 Terra Nova, laboratorio di idee vicino al Partito Socialista, pubblicò un rapporto in cui raccomandava di dire “addio” a lavoratori e impiegati per rivolgersi a una nuova maggioranza elettorale con l’obiettivo di conquistare il potere. Il divorzio tra la sinistra e la classe operaia “in declino” era di fatto pronunciato. Per vincere, la sinistra doveva rivolgersi a un nuovo elettorato composto da “giovani” e “minoranze dei quartieri popolari”: tutti uniti da “valori progressisti” (o quasi).

Ricordiamo, mesi fa, la preghiera islamica del venerdì organizzata a Palazzo Nuovo, sede dell’Università di Torino, dove nel 2003 fecero un volantinaggio con lo slogan “Dieci, cento, mille Nassiriya”. Fedeli musulmani, studenti e studentesse, in maggioranza di origine straniera proveniente da Pakistan, Turchia e Egitto, hanno trasformato l’università in una moschea. Sono stati stesi i tappeti e i teli per la preghiera filmata e poi finita su Youtube e sui social con il titolo “Cosa ci insegna la Palestina?”. Si è detto durante la preghiera: “Un jihad compiuto da donne, da uomini da bambini ognuno con quello che può contribuisce a questa lotta di liberazione che è cominciata dal primo momento in cui i sionisti hanno calpestato quella terra Benedetta”. Così l’imam Brahim Baya.

Il grande androne del Palazzo universitario trasformato in moschea e un momento di preghiera diventato un invito a distruggere lo stato ebraico.

Uomini e donne separate da una rete in una università pubblica? Guai a dirlo, sarebbe “islamofobia”.

E per capire fino a che punto siano precipitate le cose, l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dialoga con l’imam Baya, che ha partecipato all’inaugurazione di un centro islamico assieme al vescovo.

Tre studentesse con la kefiah e un video con la scenografia stile Isis. Siamo all’Università di Torino.

Intanto conquistavano anche la Mole Antonelliana, progettata peraltro come sinagoga.

Torino “città islamica”. A Palazzo Civico le autorità nelle scorse ore hanno organizzato un “convegno sull’islamofobia”.

A Torino è arrivata la prima “banca islamica d’Italia”.

Persino l'aeroporto di Torino ha ora un centro per la preghiera islamica.

Non solo. Sempre a Palazzo Civico, mentre era in corso il Global islamic economy summit, il Comune ha allestito uno spazio per permettere ai musulmani di pregare.

Ricordiamo che nel 1988 una molotov fu lanciata contro una libreria storica di Torino, quella di Angelo Pezzana, accusata di essere “sionista”.

Si è finiti con Sherif e Nabil Azer, i due fratelli copti presi a calci e pugni perché fumavano e indossavano croci nel periodo del Ramadan in corso Vigevano. E con i bambini ebrei con la kippah aggrediti e insultati.

Oggi, visite guidate, dialoghi e preghiere collettive da parte del Comune. Durante il Ramadan, assessori e politici hanno fatto la spola tra le moschee. Il Comune di Torino ha anche annunciato la realizzazione, ogni anno, di un report sui “crimini d'odio contro l'Islam e la comunità musulmana”. E la fine del Ramadan è stata celebrata negli spazi del Parco Dora con l’Iftar finale alla Mole Antonelliana. Preghiera islamica anche al Palazzo comunale.

Tariq Ramadan veniva sempre invitato dalla città di Torino.

L’Università di Torino, che ha 16 accordi con l'Iran, il doppio di quelli con Israele, con il finanziamento della Fondazione San Paolo, organizza persino un seminario sulla “decolonizzazione della conoscenza” con il sostegno dal Qatar, principale sponsor dei Fratelli Musulmani.

Durante i blocchi per il Covid, niente processioni cristiane a Torino, sì a quelle islamiche.

In una scuola primaria di Torino, il Parini, crocifissi gettati dalla finestra da un gruppo di studenti. Si tratta di un “istituto multiculturale”. Il preside ha detto: “Bisogna capire quali fossero le motivazioni, se una bravata o un’inquietudine più profonda”. Si tratta della stessa scuola che ha accolto gli imam per una discussione sull’“educazione in contesti multiculturali” e la cena di rottura di Ramadan.

Oltre una quindicina sono le moschee che si trovano in città. Più del doppio, invece, sono le sale di preghiera, i centri culturali e le moschee nell’area metropolitana. Triplicate negli ultimi vent’anni.

È in corso una conquista della città laica, antifascista, impegnata, antisionista e pacifista e le autorità vi partecipano allegramente. Il verme è uscito dal frutto e la tarma si mangia la casa. Ma quando la sinistra avrà svolto il suo ruolo di utile idiota verrà travolta dalla tempesta che ha scatenato.

Sono i vitelli più stupidi a scegliere i propri macellai.
Giulio Meotti

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Qual'è il problema se ho paura dei maomettani ("fobia" = paura)? Ci aggiungerei la PDfobia...la fobia dei traditori del popolo italiano, i nostri nemici principali, ancor più degli islamici.

Anonimo ha detto...

Ma che paese è questo?
Un ladro ti entra in casa, viola la tua intimità, mette a rischio la vita dei tuoi cari, gli spari: il padrone di casa viene indagato e il ladro viene protetto e, se poi miri bene e il ladro muore, la moglie di costui chiede pure di essere risarcita...
Immigrati clandestini cercano di entrare il italia, un ministro prova a bloccarli: il ministro viene mandato a processo e rischia fino a 15 anni e gli immigrati, grazie a una mandria di giudici che lavorano contro l'Italia, vengono risarciti per il disturbo loro arrecato trattenendoli per qualche giorno sulla nave...
Non è una barzelletta...

Anonimo ha detto...

Alexandre Del Valle

Il politologo francese Alexandre Del Valle, autore di Il totalitarismo islamista all’assalto delle democrazie (2002), critica l’islam politico e vede nel termine “islamofobia” uno strumento per proteggere l’espansionismo islamico. Secondo lui, l’accusa di islamofobia serve a equiparare la critica all’Islam a un’offesa religiosa, simile alla blasfemia, per bloccare ogni opposizione. Del Valle collega questo fenomeno alla taqiyya (dissimulazione islamica), suggerendo che gli islamisti usino il concetto per avanzare la loro agenda, rendendo ogni dissenso un crimine morale o legale.

Anonimo ha detto...

Che follia! Follia che sicuramente troverà il plauso di molti pastori della neochiesa!!

Anonimo ha detto...

Oramai abbiamo capito il gioco, che è quello del vittimismo; l'ideologia woke è fondata sul vittimismo. E così anche ogni forma di indottrinamento LGBT e compagnia bella.
Gli islamici hanno capito che attraverso il vittimismo possono andare lontano nel loro percorso.

Anonimo ha detto...

Mi chiedo: può un sindaco istituire un tale sportello? Intendo, un ufficio che, in pratica, si può prestare anche a delazioni. Mi pare che in Italia ci siano precisi luoghi ove presentare denunce nei casi previsti.
Sembra che l'attivismo dei sindaci e delle amministrazioni regionali rosse abbia visto un sussulto negli ultimi tempi, quasi a compensare il loro deficit a livello nazionale, dove a malapena riescono a organizzare qualche sit-in arcobaleno con venature guerrafondaie.
In ogni caso, cogliamo la palla al balzo: SI INVITINO TUTTI I SINDACI ITALIANI SENSIBILI ALLA RELIGIONE CATTOLICA a procedere anche loro nell'istituzione di sportelli dove sia possibile presentare denunce contro eventuali atti di CRISTIANOFOBIA.
E' ora che i cattolici tornino ad essere prima di tutto consapevoli dell'unicità e della forza della propria fede e qualche volta serve anche imparare dal movimentismo degli altri.
¥¥¥

Anonimo ha detto...

Forse e' un sindaco creativo.

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

Io, ...da ex studente di Giurisprudenza (e da persona che un po' con le leggi deve aver a che fare per lavoro) mi ricordo della storia che nell'ottobre 2001 sarebbe stata introdotta una legge antiterrorismo che perseguiva come antisemita anche chi aveva una semplice avversione per un singolo ebreo, con sanzioni assurde tipo, la più nota, non poter viaggiare in aereo. Non si sa chi l'abbia messa in giro ma pare ci abbia creduto buona parte della PS (non i CC nè la GdF, però). Bene, era tutto falso: nessuna legge antiterrorismo ha mai previsto nè una simile schedatura nè simili restrizioni, non è neppure reato dire che gli Ebrei "dicono di avere alle spalle uno Stato che si vanta di avere appena meno atomiche della Cina*, vadano ad abitare lì". Pare nel 2016 si sia mosso il Governo Renzi nel 2016 per porre fine a questa ridda di assurdità.
Allo stesso modo non esiste alcuna norma che persegua chi solo detesta i musulmani. Se uno non è passato a vie di fatto violente, cosa se ne fa quel Comune e quel Sindaco di quelle segnalazioni?

*in realtà, pare ne abbia appena più della Corea del Nord!