Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 25 novembre 2013

L'"officina delle regole" e l'Università cattolica. Considerazioni sull'erosione del Diritto naturale nell'Università che fu di Padre Gemelli

Vigiliae Alexandrinae ci offre una cruda analisi sullo svuotamento del diritto, purtroppo presente anche presso la Cattolica di Milano. Una presa d'atto che riguarda un fenomeno generale che spiega la carenza  - o addirittura l'assenza - di 'pensatoi' cattolici denunciata e deprecata dal lettore Franco ed è collegato alla crisi dei saperi aletici, tali in relazione al valore di verità del contenuto.

Non è forse esagerato affermare che il cattolicesimo belga, ancora fiorente negli anni Cinquanta, crollò nei decenni successivi sotto il peso di un'Università cattolica, quella di Lovanio, che aveva vieppiù ceduto in ogni campo alle esigenze dell'aggiornamento. In tempi recenti fu testimone di questo sviluppo Monsignor Édouard Massaux, rettore dell'Ateneo tra il 1969 e il 1985, che, giunto al termine della propria vita, escluse espressamente qualsiasi seduta accademica post mortem in suo omaggio “da parte di questa università che, dopo il mio ritiro, ha pubblicamente ritenuto di dover prendere le distanze dall’istituzione della Chiesa”. Senza dubbio il giudizio di Monsignor Massaux ben si adatta a molte Università cattoliche nel mondo.

Alla dichiarata "infinita simpatia" postconciliare della Chiesa per il mondo - simpatia che spinge la ricerca scientifica a trascurare, senza troppe cure, i dogmi di fede e i principi della morale - si aggiunge la logica perversa e pervertente delle Università cattoliche in regime paritario. Qui, e poi in sede di concorso, gli studiosi più promettenti faranno di tutto per apparire più laici e irreligiosi dei loro colleghi delle Università di Stato. Anche in questo caso la "infinita simpatia" per il mondo sarà consolazione e supporto delle loro coscienze.

Il fenomeno è stato registrato da un autore per molti versi censurabile, ma non privo di una certa onestà intellettuale:
L'idea sottesa a questa prassi è che il fatto di essere un cristiano praticante, il fatto di scrivere e fare ricerca muovendo da una prospettiva religiosa, potrebbe compromettere il rigore scientifico di un lavoro. L'effetto in molti casi può essere paradossale: studiosi e intellettuali impegnati nella religione, anche quelli che lavorano in università cattoliche - talvolta soprattutto quelli che lavorano in università cattoliche - fanno immensi sforzi per dimostrare la loro fides di "liberi pensatori", rimuovendo qualsiasi riflessione, visione o sensibilità religiosa dalla loro produzione intellettuale professionale  [...]. A volte perfino ai loro occhi il venir meno a questa linea di condotta è considerato un fallimento: nei confronti degli altri e di loro stessi. Per molti cristiani praticanti, la Chiesa e la chiesa [id est: la parrocchia] vengono messe da parte quando entrano nell'Ateneo. (J.J.H. Weiler, Un'Europa cristiana, Milano 2003, BUR, pp. 110-111)
Naturalmente dopo questo percorso non tutti i nostri studiosi saranno ancora "impegnati nella religione". In particolare nelle Facoltà di Giurisprudenza matura, anche in armonia con le varie e assai predicate "scelte religiose" e più in generale con la privatizzazione della fede a cui queste contribuiscono baldanzosamente, una particolare disposizione non soltanto di fastidio verso il diritto naturale ma, molto più semplicemente, antigiuridica. La rappresentazione tramandata della costanza e della continuità di istituti giuridici certi e sicuri appare a molti non spendibile nelle riviste, nei convegni, nei concorsi, nelle sedi di partito o in altre arene pubbliche; e si afferma allora l'idea che il diritto possa e debba essere mera produzione democratica di "regole" capaci di dare ordine ai fenomeni sociali emergenti (o, più spesso, indotti), senza che il giurista possa giudicare la sostanzialità giuridica di questi fenomeni secondo le proprie categorie. L'irrilevanza cui è stato ridotto il Diritto romano nelle Università appartiene al movimento generale. 

Proprio su questa abrasione della sostanzialità giuridica si fonda il notevole contributo dato, tra il 2006 e il 2008, da due costituzionalisti cattolici, Angelo Mattioni e Renato Balduzzi (quest'ultimo succeduto al primo sulla cattedra di Diritto costituzionale dell'Università Cattolica di Milano) alla estensione e alla legittimazione del progetto di legge sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" promosso dalla ben nota cattolica democratica Rosy Bindi. Tutta l'argomentazione si reggeva sulla semplice constatazione che, laddove vi sia "affectio" e "continuità" tra partner (anche omosessuali), nasce una "formazione sociale" meritevole di regolamentazione. Che, però, tale "formazione sociale" non trovi forma alcuna della tradizione giuridica sotto la quale essa possa essere sussunta con successo, non turba le notti dei professori di Largo Gemelli. L'importante è regolare.

Nel numero del giugno 2008, anno 59, di Aggiornamenti Sociali, la rivista dei gesuiti milanesi di San Fedele, si può consultare un ampio saggio intitolato "Riconoscere le unioni omosessuali?" del Gruppo di studio sulla bioetica. Questo scritto espone in maniera articolata la posizione degli studiosi cattolici favorevoli ai DICO. Ne citiamo le significative conclusioni:
Il riconoscimento giuridico del legame tra persone dello stesso sesso, quale presa d'atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto tale relazione sociale concorre alla costruzione del bene comune [sic!]. Prendersi cura dell'altro, stabilmente, è forma di realizzazione del soggetto e al tempo stesso contributo alla vita sociale in termini di solidarietà e di condivisione. Ed è proprio per questa relazionalità che il legame tra persone dello stesso sesso, così come avviene per altre forme di relazione sociale, può essere garantito, non nella forma di un privilegio concesso in funzione della particolare relazione sessuale, ma nel riconoscimento del valore e del significato comunitario di questa prossimità. [...] In questo quadro la scelta di riconoscere il legame tra persone dello stesso sesso appare giustificabile da parte di un politico cattolico (p. 444)
In seguito alla pubblicazione della rivista un documento interno della Congregazione per la Dottrina della Fede ("Osservazioni circa l'articolo"), allora retta dal Cardinal Levada, [vedi anche documento 2003] censurò in molti punti e nel suo complesso il saggio del Gruppo di studio di bioetica di cui, tra gli altri, facevano parte il prof. Angelo Mattioni e p. Carlo Casalone s.j., nominato nel 2011 superiore della Provincia di Italia della Compagnia di Gesù. Si legge al punto 6 del documento:

Non ogni mediazione da parte dei politici è desiderabile. Gli autori vogliono raggiungere una certa via media, mettendosi in contrasto con il Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha affermato chiaramente che un politico cattolico non può votare una proposta del genere.

Che la tendenza allo svuotamento del diritto, all'eliminazione dello ius dalle leggi e alla riduzione dell'oggetto della giurisprudenza alla mera regola positiva dei rapporti sociali, stia divenendo il metodo dominante della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica di Milano, è lo stesso Preside di Facoltà, Gabrio Forti, a testimoniare pubblicamente in un video di presentazione del corso di studi giuridici attualmente inserito nella pagina della Facoltà di Giurisprudenza. Ciò che nella apologia dei DICO poteva ancora apparire  un argomento isolato per giustificare un vezzo intellettuale oppure  il progetto di legge di un politico amico, è esposto con parole che alludono a una consapevole teoria generale del diritto da Gabrio Forti. Contro ogni diritto naturale la "regola" per Forti può essere e diventare ogni volta "nuove regole" secondo una vaga sapienza delle "lingue e soprattutto della lingua", essa è originariamente costitutiva di una "società decente e civile", perché "senza spartito non c'è ordine". Solo con la "cura delle regole" possiamo diventare liberi. E la Facoltà di Giurisprudenza è l'"officina delle regole".

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Da Roma a Trento, senza passare per Bologna
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/24/da-roma-a-trento-senza-passare-per-bologna/

Sviluppi sul caso MIRIANO ha detto...


La Ministra della Sanità spagnola (di "destra", ma peggiore della "sinistra") ha chiesto ancora che "Sposati e sii sottomessa" sia ritirato dal mercato spagnolo.
Ana Mato pide la retirada del libro 'Cásate y sé sumisa'
elmundo.es
La ministra de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad, Ana Mato, ha informado de que ha solicitado al Arzobispado de Granada la retirada del libro "Cásate y sé sumisa"

Anonimo ha detto...

Il comandamento dell’amore ha messo in luce il significato della legge per l’uomo, non l’ha certo sostituita se di essa, dice Gesù, non deve essere cambiato un solo iota. L’amore senza la legge è l’arbitrio, e alla fine il nulla dell’indistinzione. Esso diventa l’alibi per qualunque scelta perché svincolato da qualunque criterio di valutazione. E’ la veste apparentemente salvifica di un nuovo nichilismo compiaciuto di sé e ansioso di compiacere. Alla fine l’amore appartiene al foro interno, opera sul piano di una coscienza che non può prescindere dal dovere essere, e comunque non può essere elevato ad indistinto criterio della politica e di un diritto senza verità.
http://www.riscossacristiana.it/principi-negoziabili-da-benedetto-xvi-francesco-di-patrizia-fermani/

http://www.internetica.it/Amerio-CaritasVeritas.htm
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/romano-amerio-quando-lazione-il.html

Anonimo ha detto...

Depois da Teologia, o Direito…
Estamos mesmo no fim.

Japhet ha detto...

«Così dice il Signore: "Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le vostre anime"» (Ger 6,16)

tiziano ha detto...

L'atteggiamento dei pensatori cattolici non sarà da eroi ma di certo dipende dal fatto che, se una volta la ghigliottina agiva sulle teste, oggi agisce sugli incarichi e sui posti di lavoro.

mic ha detto...

Come ho accennato nella premessa, l'oscuramento del diritto è conseguente o almeno collegato alla crisi dei "saperi aletici", quelli cioè che possono definirsi tali in relazione al loro contenuto di verità.
Il discorso, oltre alla ghigliottina che tronca le posizioni e i ruoli accademici di pensatori che veicolano idee e elaborazioni aletiche (mi colpisce che Tiziano usa una immagine che ho incontrato in una lettura di ieri), riguarda anche l'editoria e ogni altra tribuna comunicativa e di diffusione del pensiero.

D'altronde nella Chiesa, oggi, è impensabile creare un'attività accademica realmente incisiva e che abbia voce e voci che la rendano educatrice feconda. Può dirlo chi sono anni che inutilmente tenta, senza ricevere risposta neppure da prelati più dichiaratamente tradizionali, ingessati anch'essi dal sistema. E sappiamo bene quanto siano proprio le agenzia formative a dare l'impronta alle generazioni future.
Al momento, oltre a prendere atto della situazione, si può solo pensare di promuovere iniziative dal basso, riunendo forze tra loro in sintonia in un impegno generoso e determinato.
Specificamente riguardo alla formazione dei sacerdoti, sappiamo purtroppo quanto gli stessi seminaristi che mostrano tendenze tradizionali o menti e cuori non massificabili, vengono discriminati in partenza impedendo loro di proseguire l'iter fino all'ordinazione, con le motivazioni più capziose ma inesorabili.
Ci arrivano molte testimonianze e conosco personalmente ottimi aspiranti sacerdoti che non riescono a trovare un habitat loro congeniale, non volendo compiere il passo estremo di aderire alla FSSPX. La stessa Fraternità San Pietro, oltre a non avere seminari in Italia, non consente poi una pastorale tradizionale, nella quale non si espongono se non con iniziative individuali con i limiti che ciò comporta.
Attualmente ci sono piccole oasi sparse in tutto il mondo, in cui questa formazione e ulteriore cammino avviene ad iniziativa di singoli sacerdoti coraggiosi.

Anonimo ha detto...

per me il difetto e' nel manico ,ossia i vescovi che non agiscono da guida e da sprone per i sacerdoti loro affidati.Quanti preti girano il loro quartiere per benedire le case? Quanti vestono decentemente da preti? Capisco che i numeri sono spaventosi (i frutti del CVII)ma non e' scritto da nessuna parte che bisogna arrendersi senza provare ad invertire la tendenza.Purtroppo quando si mette da parte DIO per cacciarsi in dispute socio politiche si perde quasi sempre la FEDE. Questo e' successo a tanti nostri pastori....Paul

Anonimo ha detto...

La ministra spagnola di destra(?) che parla come parlava la ministra di sinistra non e' un'eccezione ma la regola. Ormai il politicamente corretto e' vincente ovunque e l'ultimo ostacolo sulla strada del suo definitivo trionfo e' questa Chiesa Cattolica che non gode di ottima salute. Malgrado tutto pero'.....non praevalebunt.Paul

Anonimo ha detto...

Mic: è cosa trattiene questi aspiranti sacerdoti di cui parli dal "compiere il passo estremo di aderire alla FSSPX"?! La Fraternità è cattolica e difende la dottrina cattolica. Non c'è nulla di sbagliato di estremo in essa. Forse si tratta di preoccupazioni relative a cosa possono pensare in famiglia? Ma poi crescendo uno dovrebbe acquisire autonomia, di azione e di giudizio, anche rispetto alla propria famiglia (anche se progressista) e non ci si dovrebbe preoccupare dell'opinione pubblica; o sbaglio?