Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 3 febbraio 2022

Il ritrovamento di Gesù nel Tempio secondo Simone Martini

Anche per ricordarci chi siamo e da dove veniamo, mentre la nostra storia e la nostra identità sono pesantemente minacciate.

Sono poche le informazioni che i Vangeli ci danno sugli anni nascosti di Gesù. Tra esse, il mistero del Ritrovamento presso i dottori del tempio e il suo successivo ritorno a casa con Maria e Giuseppe. Un episodio che Simone Martini dipinse in modo originale.
Dal momento in cui è stato generato, alla nascita e alla primissima infanzia, Gesù ha ispirato molti pittori, scultori, incisori, poeti e scrittori: l’Annunciazione, la Natività, la Presentazione al tempio e la fuga in Egitto sono rappresentate in centinaia di opere d’arte, attraverso i secoli. Invece gli aspetti storici relativi agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù sono rimasti perlopiù marginali. Non solo nell’arte, ma anche nei Vangeli stessi. Sono anni sovente definiti (in modo non accademico): anni perduti di Gesù (detti anche gli anni silenziosi), gli anni sconosciuti, gli anni mancanti o gli anni oscuri…

E allora viene naturale la domanda: dove e come ha vissuto Gesù, dove ha studiato, cosa ha fatto fino all’età di 30 anni, momento in cui inizia la sua vita pubblica? Alla luce del ritrovamento dei “Rotoli del Mar Morto” e della loro autenticità e autorevolezza, diversi storici e teologi, a partire da Benedetto XVI (“L’infanzia di Gesù”, 2013, Rizzoli), ipotizzano che Gesù (Yehoshua) abbia passato buona parte dei 18 anni “sconosciuti” della propria vita presso gli Esseni, dove avrebbe studiato per diventare rabbino.

Benedetto XVI, pervenuto a questa importantissima deduzione attraverso, appunto, la lettura dei suddetti “Rotoli” (150 a.C. - 70 d.C), scoperti nel 1947, scrive: “Sembra che Giovanni Battista, ma forse anche Gesù e la sua famiglia, fossero vicini alla Comunità degli Esseni”. Oltre a papa Ratzinger, anche altri importanti autori affermano che l’ebreo Rabbi Yehoshua ben Yosef (Giosuè figlio di Giuseppe), meglio noto come Gesù di Nazaret, facesse proprio parte della corrente ebraica degli Esseni. Lo studioso francese André Dupont-Sommer (1900-1983) ha dedicato buona parte della sua vita proprio allo studio dei manoscritti del Mar Morto e nella sua importante opera Les Écrits esséniens découverts près de la Mer Morte scrive infatti così: “I documenti di Qumran rivelano chiaramente che la Chiesa cristiana primitiva affonda le sue radici, in modo che nessuno avrebbe potuto supporre, nella setta ebraica degli Esseni e che da essa deriva una buona parte della sua organizzazione, dei suoi riti, delle sue dottrine e del suo ideale mistico e morale”.

Anche il teologo cattolico e studioso dell’Antico Testamento Simone Paganini scrive: “Lo sfondo culturale del Nuovo Testamento (i Vangeli) e dei Manoscritti del Mar Morto era pressoché identico”. Stabilito questo, è normale chiederci qual era la quotidianità del piccolo Gesù durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza? Troviamo vaghe risposte nei Vangeli, dai quali possiamo dedurre che la famiglia di Gesù appartenesse alla classe media e che era gente relativamente benestante: Matteo spiega che la famiglia in cui crebbe Gesù era un vero e proprio clan, composto da diversi parenti (fra i quali troviamo Zaccaria, sacerdote e padre di Giovanni Battista). Marco invece si sofferma sul mestiere di Gesù adolescente. Nel suo Vangelo (6,3), Marco racconta che Gesù era “tektòn” termine greco molto utilizzato all’epoca per definire il mestiere di artigiano e, in modo particolare, di “carpentiere” (costruttore di tetti, di mobili e di barche).

Luca invece ci parla di un adolescente fuori dal comune, che stupiva coloro che lo incontravano con la sua intelligenza e arguzia. «I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». (Luca 2, 41-52)

E partiamo proprio da questo Vangelo per menzionare uno dei dipinti più singolari della storia dell’arte: Il Ritorno di Gesù a Betlemme dopo la disputa con i Dottori, una tempera su tavola eseguita nel 1342 da Simone Martini. L’opera fu eseguita ad Avignone, in Francia, dove la corte pontificia era stata trasferita da Roma, nel 1309, e dove rimase fino al 1377, sotto il potente e condizionante influsso della monarchia transalpina. Questo dipinto fu presumibilmente commissionato a Simone Martini per la devozione privata da un alto prelato o forse dallo stesso pontefice. Nel dipinto si trova un’iscrizione, in latino, collocata lungo il bordo inferiore della cornice, dove si legge la datazione dell’opera e la firma: “Simone di Siena mi ha dipinto nell’anno di Nostro Signore 1342”. Inoltre, un’altra iscrizione latina si trova sul libro che la Madonna tiene in mano, nella quale si legge: “Fili, quid fecisti nobis sic?” (Figlio, perché ci hai fatto così?).

Il dipinto, di medie dimensioni (49 x 35 cm) si trova in Gran Bretagna, a Liverpool, alla Walker Art Gallery. È un’opera veramente singolare, perché si sofferma sull’emozionalità e l’intimità della Sacra Famiglia, una cosa fuori dal comune e un aspetto mai trattato da nessun altro artista. Il quadro, con la sua combinazione molto interessante di elementi antichi e moderni e la sua straordinaria qualità, è un vero capolavoro, pieno di grazia.

Simone Martini in questo dipinto presenta un soggetto unico e originale in tutta l’iconografia cristiana: infatti, l’artista non è interessato alla disputa con i dottori del Tempio, ma ritrae i tre protagonisti della Sacra Famiglia, evidenziando le loro reazioni a seguito del ritrovamento di Gesù, dopo tre giorni di ricerca angosciata da parte di Maria e Giuseppe. È insolita questa scelta che sposta la scena sul versante più intimo delle relazioni familiari. Il pittore ci fa entrare nel mistero della crescita di Gesù, narrata dal Vangelo, e ce ne presenta degli aspetti inediti con un'eccellente capacità d’introspezione psicologica dei personaggi. Guardando il dipinto, sembra di partecipare ad una normale scena di conflitto familiare: due genitori, sollevati di avere ritrovato il figlio che pensavano perduto e che cercano di farglielo capire; e un adolescente in apparente ribellione che non vuole sentire ragioni. Chi contempla l’opera, che tratta di un mistero ricco di significato, non può che riconoscere la reale umanità assunta dal Figlio di Dio nell’evento dell’Incarnazione.

Simone Martini, talvolta detto anche Simone Senese, nato nel 1284 a Siena, e morto ad Avignone nel 1344, è un pittore e miniatore senese, contemporaneo di Ambrogio Lorenzetti e allievo di Duccio, che utilizza le tecniche dell’affresco e della tempera su tavola. Il suo lavoro ha esercitato una notevole influenza sul gotico internazionale. Considerato uno dei maestri della scuola senese e sicuramente uno dei più grandi e influenti artisti del Trecento italiano, è l’unico in grado di competere con Giotto. La sua formazione avvenne probabilmente nella bottega di Duccio di Buoninsegna.

La prima opera datata di Martini, da molti riconosciuta come il suo capolavoro, è il grande affresco della Maestà, realizzato nel 1312-1315 per la Sala del Consiglio del Palazzo Pubblico di Siena dove è ancora oggi appeso, e che egli stesso restaurò nel 1321 perché l’opera era già gravemente danneggiata dall’umidità. Nel luglio del 1317 Simone fu chiamato a Napoli da Roberto d’Angiò, che lo nominò cavaliere e gli concesse una pensione annuale. Inoltre, gli commissionò il dipinto San Ludovico da Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò, ora conservato nel museo di Capodimonte a Napoli.

Pittore errante e geniale, Martini passa da Siena a Napoli, da Assisi ad Orvieto, per arrivare finalmente ad Avignone, dove si spegne nel 1344. Anche se comunemente Simone Martini è considerato un pittore laico, chi scrive pensa che fosse un uomo di grande fede, a giudicare dalla bellezza e la sensibilità con la quale umanizza i personaggi divini, in un tentativo cortese e rispettoso di avvicinarli a noi. E ci riesce. (Liana Marabini - Fonte)

13 commenti:

stefanoSTRONG ha detto...

che bell'articolo!
Grazie!

Anonimo ha detto...

Bella meditazione e un ottimo ripasso di storia dell'arte!

Meditiamo e preghiamo, consapevoli dei nemici che incombono ha detto...

Si fa chiamare Amadeus, ma dovrebbe chiamarsi Ama-diabolus.
Il suo dio, infatti, è "quel dio che è il contrario di Dio" (Bataille).

Da quando questo giullare col sorriso ebete presenta e dirige "artisticamente" (si fa per dire) la maleodorante cloaca sanremese, essa ha assunto come ragion d'essere la blasfemia, la dissacrazione, il sacrilegio, l'insulto ai simboli religiosi, il vilipendio anticristico. Cose che un ateo o un agnostico non sentono alcun bisogno di fare.
Amadiabolus, infatti, risponde probabilmente allo stesso Padrone il cui simbolo, tra una blasfemia e l'altra, il signor Lauro mostra esibizionisticamente, tatuato sul suo petto nudo. Non sappiamo più riconoscere un simbolo, mostrato apertamente?
E'lo stesso Padrone del giullare Fiorello, che l'anno scorso indossava una corona di spine per deridere Cristo, parodiandolo. E' lo stesso Padrone che Virginia Raffale evocò, chiamamandolo per nome proprio a Sanremo, qualche anno fa.

Gli ingenui possono pensare che questa strategia del vilipendio, visto il deserto dei contenuti, serva soltanto ad aumentare gli ascolti e a fare parlare di sè. Si ingannano.
Esiste da sempre - ed ora è più forte che mai- una contro-religio anticristica che oggi, nel regno universale del denaro e dello scatenamento istintualistico, emerge progressivamente agli occhi di chi non sia ancora spiritualmente oscurato.
E' la spiritualità alla rovescia, la contro-religione, il sacro rovesciato, l'esito ultimo del materialismo assoluto.
Quando il cielo è oscurato, l'uomo guarda solo verso la terra. Ma esiste un sottosuolo, un modo ctonio, infero, ed esso emerge, prima o poi, in questo deserto spirituale.
E' almeno da Woodostock in avanti che il capitalismo e l'americanismo corteggiano e incentivano lo scatenamento delle forze ctonie della spiritualità alla rovescia. E' ciò che chiamo il "sistema orgiastico-mercantile" e che il signor Soros definisce "società aperta". E' il mondo "liberal", che tramite il potere della plutocrazia ultracapitalista incentiva ossessivamente l'anticristiano e l'antiumano. L'arte contemporanea, la musica, il cinema, la tv, lo spettacolo ne sono sempre più spesso la nauseabonda avanguardia, sguaiata e vociante.
Cominciamo a raccoglierne i frutti, nel silenzio quasi unanime del clero inbecille e traditore.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Grazie, riproporre la bellezza fa' da contraltare alla bruttezza

Anonimo ha detto...

Quando gli ascolti già altissimi di una trasmissione siffatta aumentano ancora - come è avvenuto - la serata successiva, io mi chiederei semmai soprattutto,e anzi in primo luogo, che cosa e quanto sia rimasto di veramente cattolico in Italia. Se fosse infatti stata una nazione cattolica, lo share il giorno successivo - dopo cotanto blasfemo spettacolo e tacendo sul resto - sarebbe letteralmente crollato.
Invece, come sappiamo, si è verificato esattamente il contrario e quasi di sicuro altri records negli ascolti fino a sabato potranno essere battuti. Di questo dovremmo maggiormente ed essenzialmente parlare, quindi. E tutta la categoria ecclesiastica degli ultimi decenni dovrebbe farsi, finalmente,due domande anziché fare in ordine sparso qualche (fintamente? tardiva? ormai inutile?) flebile sdegnata dichiarazioncina.

Anonimo ha detto...

LA GRANDE APOSTASIA

Tutti proni dietro a un individuo affetto da un devastante disturbo di personalità. È la fine ingloriosa della cristianità nel nostro paese. I nostri Pastori dovrebbero avere un sussulto di dignità, ma prevalgono l'inconsistenza teologica e spirituale e la vigliaccheria. È la pastorale della resa. Risponderanno anche di questo.

Anonimo ha detto...


Il Corriere della Sera presenta oggi in prema pagina la fota di una giovane donna, cantante dele gruppo noto come Maneskin, sdraiata in bikini su un divano. La poveretta, seminuda e dallo sguardo spento, mostra sul reggipetto del bikini la scritta Father - Son. Avendo una croce al collo, il Corriere ci spiega che costei vuole simbolizzare la Trinità!
Sempre il Corriere dice di aver pubblicato la foto per vedere se ci saranno polemiche!
L'ondata blasfema e dissacrante non si ferma, avallata da tutti o quasi i media mainstream, al servizio immaginiamo bene di quali lobbies.
Costoro, i dissacratori e chi da loro spazio, devono aver perso del tutto "il ben dell'intelletto". Non si rendon conto della gravità inaudita di quello che stanno facendo. Il Castigo divino si abbatterà implacabile su tutti loro e su tutti noi. E non risparmierà di certo la Gerarchia cattolica attuale, complice di questo Male assoluto con il suo silenzio.
Non contenti di praticare la miscredenza e l'ateismo sostanziale e radicale, i facitori di opinione del nostro tempo sono passati al dileggio sistematico della religione cristiana (con quella mussulmano non ci provano, ovviamente). Un dileggio che si accompagna ai vandalismi sempre più diffusi.
Di fronte a questi fatti, diffusi anche dai media pubblici, il premier Draghi, formalmente cattolico, non ha nulla da dire?
Finora l'unico che ha avuto il coraggio di intervenire è stato il vescovo di S.Remo-Ventimiglia, sia onore a lui.
Z.

Anonimo ha detto...

Spegnere la televisione, NO?

Anonimo ha detto...

Realtà. Si chiama realtà. Quando manca il senso della realtà manca tutto. Quando non sappiamo distinguere nella realtà la differenza reale tra il vero Dio e il falso dio tutto è inutile, pure i Dieci Comandamenti. Quindi: fare quello che dice un governo di Giuda è bene! Non obbedire a un governo tirannico nemico del popolo significa essere disobbedienti a Dio. Ricordiamoci che coloro che condannarono a morte Gesù sapevano la Bibbia a memoria. Sapevano spiegare a tutti i Dieci Comandamenti. Ma mancavano di una sola cosa. Il senso della realtà. Per loro, profondi conoscitori ella Bibbia, Gesù era il male. E Barabba era il bene. Per loro il Drago è il buono e l'Agnello è il cattivo. Non hanno il senso della realtà. - Quando manca il seno della realtà si chiamiamo bene il male e male il bene. Manca la realtà. Manca la Verità. Senza realtà, senza verità, i Dieci Comandamenti non sono Dieci Parole di Vita, ma sono solo dieci chiacchiere. - rdv

Anonimo ha detto...

Dio ci vuole liberi, veramente liberi. Dio ci dona la grazia per essere liberi. Liberi interiormente e storicamente. Per essere liberi non dobbiamo fare quello che a noi apparentemente piace, ma quello che Dio vuole ci piaccia veramente. Cosa significa essere liberi? Essere se stessi? E chi siamo noi? Noi siamo dei chiamati alla figliolanza divina. Libero è chi ha il coraggio di vivere da Figlio di Dio, sempre, in tutte le circostanze, in ogni momento della vita, soprattutto nei momenti di profonda sofferenza, a qualunque costo, a costo di perdere tutto ciò che ci piace, a costo d'amare solo colui che ci toglie tutto. Libero, quindi, è colui che non dipende da nulla, fuorché da colui che toglie tutto e dà tutto. Infatti, tutto ciò che il cuore desidera, tutto ciò che ci piace, tutto ciò che amiamo, non è altro che un dono di colui che tutto toglie e tutto dà. E' inutile amare Isacco ... se non amiamo il Padre di Isacco. - rdv

Anonimo ha detto...


La Stampa di Torino di oggi riporta con evidenza una dichiarazione del cardinale tedesco Hollerich che, in una intervista, ha dichiarato che bisogna cambiare la dottrina sull'omosessualità !!
Ricopio:
"Credo che il fondamento sociologico-scientifico di questo insegnamento non sia più vero. Penso sia ora di fare una revisione fondamentale della dottrina....Il modo in cui il Papa si è espresso in passato puù portare a un cambiamento della dottrina."

Semplice, no? Il "modo in cui si è espresso il Papa in passato" risale sicuramente dalla famosa dichiarazione sul "chi sono io per giudicare?" mai spiegata da Bergoglio, lasciata cioè libera di esser interpretata come uno sdoganamento del peccato contronatura. Dichiarazione seguita da altre, anche recenti, e da determinati atti.

Ogni giorno ce n'è una nuova, peggiore di quella del giorno precedente.
L'alta gerarchia appare sempre più dominata dagli omofili.
Speriamo che qualcun altro, vescovo o cardinale, abbia il coraggio di imitare il vescovo di Sanremo-Ventimiglia e prenda pubblicamente posizione contro questo scempio.

Anonimo ha detto...

«Perché ci si agita tanto per quanto si fa, per come si governa la Chiesa, per quello che non si fa e si vorrebbe che fosse fatto? [...] non solo i santi del medioevo potevano vivere la loro unione con Cristo e con la Chiesa senza occuparsene troppo, ma perfino i santi della Controriforma non erano, non sono stati mai eccessivamente turbati per quanto si faceva a Roma. Chi ne fu turbato non fu Ignazio ma Lutero» (don Divo Barsotti)

Insieme alle 03:00, per quelli che potranno. ha detto...

Confederazione Triarii
https://www.youtube.com/watch?v=r-B02dQol3A

TRIARII TV - SABATO 5 FEBBRAIO 2021 - 0RE 03:00 A.M.
SANTO ROSARIO NOTTURNO
PER LA LIBERAZIONE DEGLI ITALIANI E LA SALVEZZA DEL GENERE UMANO