Lo splendido inno O gloriosa Domina, che apre le Lodi mattutine nelle feste mariane (Comune della Beata Vergine Maria), a testimonianza di quanto nel sensus fidei del popolo di Dio — quella sorta di istinto soprannaturale che guida i cristiani — la verità della Corredenzione (della Beata Vergine Maria, ndr) sia radicata nei secoli.
Il testo è attribuito a San Venanzio Fortunato (530-607), vescovo trevigiano di Poitiers, in Francia; il quale è autore pure di eleganti inni alla Santa Croce, come Pange lingua gloriosi proelium certaminis (quello del Venerdì Santo) e Vexilla regis prodeunt qui.
Questo inno, quasi un piccolo trattato di mariologia, è caro al cuore di tanti santi e fedeli. Era il preferito da Sant’Antonio di Padova, che lo cantò con voce flebile poco prima di spirare nel convento dell’Arcella, alla periferia di Padova, il 13 giugno 1231. Così ne scrive il gesuita portoghese Emmanuele de Azevedo nel suo capolavoro di agiografia: «Egli dopo un breve raccoglimento far volle la sagramental confessione; indi quasi cigno presso la morte, si mise a cantare, come riferiscono alcuni, l’inno O gloriosa Domina, che era solito recitare spesso contro i demonii e nelle tribolazioni». Ancora oggi quest’inno si esegue presso la tomba del santo ogni venerdì.
O gloriosa Domina,
excelsa super sídera, qui te creavit próvide lactasti sacro ubere. Quod Eva tristis abstulit tu reddis almo germine: intrent ut astra flebiles, caeli fenestra facta es. Tu Regis alti ianua et porta lucis fulgida: vitam datam per Virginem, gentes redemptae plaudite. Gloria tibi sit, Domine, Qui natus es de Virgine, cum Patre et Sancto Spiritu in sempiterna saecula. Amen. |
O gloriosa Signora, che t’innalzi sopra le stelle, tu nutri col tuo seno Chi nella provvidenza ti creò. Ciò che Eva purtroppo ci tolse tu ridoni per mezzo del Figlio tuo; come pallide stelle si avanzino i poveri; si è aperta una finestra nel cielo. Tu sei la porta del Re del cielo, la porta di una fulgida luce; o genti redente, applaudite alla vita data dalla Vergine. Sia gloria al Padre, al Paraclito, e al Figlio tuo, i quali ti rivestirono di un abito meraviglioso di grazia. |
Per l'ascolto
4 commenti:
Siamo alle speculazioni teoriche, visti i tempi che corrono, ma, se per un qualche miracolo, un prossimo Pontefice proclamasse il dogma di Maria Corredentrice, in quale giornata sarebbe opportuno collocarne la celebrazione?
Sì, non è detto che diventi festa di precetto, non ce n'è uno per la Perpetua Verginità, solo da poco la Maternità è stata fissata al primo gennaio. Se lo diventasse, quale sarebbe la giornata più coerente?
Proporrei: il sabato santo, oppure la festa dell'addolorata, oppure il 13 ottobre o -per schiacciare il capo al serpente- il 31 ottobre per entrare con un triduo nella festa dei santi e la commemorazione dei defunti.
“La Chiesa ha proclamato i dogmi mariani — prima la verginità perpetua e la maternità divina, e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo — come atto direttamente funzionale alla fede in Cristo e non, in prima battuta, per devozione verso Maria, sua madre.
Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica in Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola persona. Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende.
E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio creatore che (questo è tra l’altro uno dei significati della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può liberamente intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda ancora il concilio, «Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce in certa misura e riverbera i massimi dati della fede» (Lumen gentium, n. 65). La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e tradizione.
I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella sacra Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della tradizione così come si esprime nella liturgia, nell’intuizione del popolo credente e nella riflessione della teologia guidata dal magistero.
Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. È come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In Maria possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera.
(Joseph Ratzinger, da "Rapporto sulla fede" 1985)
Vivere la fede, senza perdersi la ragione.
Schiarire il Mistero, senza forzarlo.
La Festa dell'Addolorata...
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