Non tenere la spada della parola di Dio nel fodero
Jacques Philippe e Sant'Efrem il Siro sulla ricerca di rifugio e potere nella Scrittura
Peter Kwasniewski
Nell'immagine: Dopo la stampa di Aegidius Sadeler; un emblema di un re di Sicilia. Il testo è tratto dal Magnificat: “Ha mostrato la potenza del suo braccio”
La settimana scorsa ho condiviso alcuni consigli su come combattere il DOC e la scrupolosità. Tra i miei consigli c'era il seguente:
Evagrio Pontico scrisse un'opera straordinaria chiamata Talking back (rispondere) Contro i pensieri malvagi (un'edizione italiana -ndT) in cui consiglia all'eremita, quando tentato dal diavolo, di "rispondere" a lui usando la parola di Dio, come fece Nostro Signore nel deserto, perché questa parola ha il potere di scacciare gli spiriti maligni e di rafforzare l'uomo interiore. Allo stesso modo, Padre Jacques Philippe nel suo libro Assetato di preghiera dice che ci sono alcune battaglie per le quali l'unica arma è la spada della parola di Dio. Ecco cosa devi fare: rifornisci, dalla parola di Dio, la tua faretra di frecce e lanciale ogni volta che ne hai bisogno.
Sebbene abbia raramente incontrato un cattolico tradizionale che non veneri la Bibbia come divinamente rivelata e libera da errori, che non la consideri utile nelle dispute apologetiche e che non riconosca che la solenne proclamazione liturgica della Bibbia è un modo in cui Dio ci si rende presente (anticipando la sua presenza sovrabbondante nella Santa Eucaristia), sono spesso sorpreso e sgomento dalla mancanza di apprezzamento tra gli stessi cattolici del potere della parola di Dio come fonte di preghiera e come arma nel combattimento spirituale.
Sto parlando specificamente della lettura delle Scritture come parte della routine quotidiana di preghiera e, ancora di più, dell'imparare a memoria versetti da masticare [la ruminatio -ndT] durante il giorno, da usare contro la tentazione o la depressione o da scagliare contro il diavolo stesso. Questo è uno dei motivi principali per cui Dio ci ha dato le Sue parole: affinché potessimo seppellirle nel nostro cuore e usarle vigorosamente nelle difficoltà che ci capitano.
Immagine: Jan van de Velde (II), su disegno di Willem Pietersz
Chiamare l'autorità di Dio in nostro aiuto
Per mettere a fuoco questa verità, mi appoggerò molto all’incomparabile esposizione di Padre Philippe, nel suo commento sull’identificazione biblica della “parola di Dio” con “la spada dello Spirito”:
Questa [identificazione] ci invita a prendere più pienamente coscienza del ruolo della Sacra Scrittura come aiuto indispensabile per superare i combattimenti e le prove di questa vita. È fondamentale poter contare sulla Sacra Scrittura nelle battaglie che combattiamo.Papa Giovanni Paolo ha detto che un cristiano che non prega è un cristiano a rischio. Allo stesso modo, direi che un cristiano che non legge regolarmente la Parola di Dio è un cristiano a rischio. "Non di solo pane vive l'uomo, ma di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8:3). A causa di tutta la confusione nelle menti delle persone che ci circondano, e degli argomenti con cui siamo bombardati dai media, e a causa della nostra debolezza, non possiamo permetterci di fare a meno della luce e della forza che possiamo trarre dalla Bibbia.I Vangeli sinottici, e in particolare quello di Marco, mostrano come le folle fossero colpite dall'autorità delle parole di Gesù: «Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi» (Mc 1,22). E poco più avanti: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo. Comanda con autorità perfino agli spiriti impuri e gli obbediscono» (Mc 1,27).Questa autorità, che fa tanta impressione sui suoi ascoltatori, ha due aspetti. Il primo è che Gesù parla a nome proprio, non basandosi sull'autorità di nessun altro. In questo modo si distingue dall'insegnamento usuale dei rabbini del suo tempo, che non dicevano mai nulla senza fare riferimento ai saggi che li avevano preceduti (anche se, naturalmente, vi aggiungevano il loro tocco individuale). Gesù non è un anello nella trasmissione della Parola; è la Parola stessa, nella sua stessa fonte e origine.L'altro aspetto dell'autorità della Parola di Gesù è la sua potenza e la sua efficacia. Quando scaccia un demonio, questo non può resistere, ma fugge. Quando ordina al mare in tempesta: «Taci! Calmati!», c'è una grande calma, non solo nelle onde, ma anche nei cuori agitati e spaventati dei suoi discepoli (Mc 4,39). Quando dice a una povera peccatrice: «Ti sono perdonati i tuoi peccati» (Lc 7,48), lei si sente immediatamente una persona diversa, purificata, riconciliata con Dio e con se stessa nel profondo del suo essere, rivestita di una nuova dignità e felice di essere chi è.Questa autorità non è lì per schiacciarci: al contrario, è autorità esercitata contro il male, contro i nostri nemici, contro l'Accusatore. È autorità a nostro favore per la nostra edificazione e consolazione. È indispensabile per noi imparare a fare affidamento su questa autorità della Parola di Dio, che contiene una forza non posseduta da nessuna parola umana.Ci saranno momenti in cui l'autorità benefica della Parola di Dio sarà la nostra ancora di salvezza. In certi momenti di prova, l'unico modo per rimanere sulla strada giusta sarà affidarsi, non ai nostri pensieri e alle nostre capacità di ragionamento (la cui debolezza di base diventerà fin troppo chiara), ma alle parole della Scrittura. Gesù stesso, tentato dal diavolo nel deserto, fece uso della Scrittura per resistergli. Se rimaniamo al solo livello del ragionamento e del calcolo umano, il Tentatore un giorno si dimostrerà più astuto e più forte di noi. Solo la Parola di Dio è in grado di disarmarlo.Abbiamo tutti avuto questa esperienza o un giorno la avremo. Se restiamo al livello di riflessione in certi momenti di difficoltà, dubbio o prova, non troveremo via d'uscita. Se, ad esempio, cerchiamo di calmare le nostre paure quando siamo preoccupati per il futuro elaborando le cose da soli, rischiamo di finire in un vicolo cieco totale. Perché, tra le nostre ragioni per preoccuparci e le ragioni che usiamo per rassicurarci, non possiamo mai essere del tutto sicuri di quale serie di ragioni vincerà alla fine: la ragione, dopotutto, non può prevedere e padroneggiare tutto. Invece di accumulare sempre più argomenti, l'unico modo per uscire dalla parte positiva (quella della fiducia, della speranza e della pace) è lasciare che una frase della Scrittura entri nella nostra coscienza e affidarci ad essa con piena fede: «Non angustiatevi per il domani» (Mt 6,34), per esempio, oppure «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno» (Lc 12,32), oppure «Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati» (Lc 12,7).La vera pace non è il risultato di un processo di ragionamento umano. Può venire solo dall'avere i nostri cuori attaccati alle promesse che Dio ci fa attraverso la sua Parola. Quando, in tempi di dubbio o confusione, ci aggrappiamo con un atto di fede a una promessa nella Scrittura, l'autorità di quella Parola diventa il nostro sostegno e la nostra forza. Non è una bacchetta magica che ci rende immuni da ogni complessità e angoscia. Ma nell'adesione fiduciosa alla Parola di Dio, troviamo una forza misteriosa che nient'altro può fornire. Ha un potere speciale di stabilirci nella speranza e nella pace, non importa cosa accada. Riferendosi alla promessa di Dio ad Abramo, l'Epistola agli Ebrei spiega che "in ogni controversia il giuramento è definitivo per la conferma" (Eb 6:16). La Parola di Dio, ricevuta nella fede, ha il potere di porre fine alla nostra indecisione e all'oscillazione del nostro ragionamento, e di stabilirci saldamente nella verità e nella pace. La speranza portata da questa Parola è "un'àncora sicura e ferma dell'anima" (Eb 6:19).La Scrittura contiene innumerevoli passaggi che possono essere un prezioso supporto per noi nelle nostre lotte. Se ci sentiamo soli e abbandonati, la Scrittura ci dice: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se questa donna si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Se sentiamo che Dio è lontano, la Scrittura dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Se ci sentiamo schiacciati dai nostri peccati, essa risponde: «Non ricorderò i tuoi peccati» (Is 43,25). Se sentiamo di non avere le risorse necessarie per progredire nella vita, uno dei salmi ci invita a compiere questo atto di fede: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 23[22],1).Non lasciate passare un solo giorno, quindi, senza prendervi almeno qualche minuto per meditare su un brano della Scrittura. A volte può sembrare arido o oscuro, ma se lo leggiamo fedelmente, in semplicità e preghiera, si fisserà profondamente nella nostra memoria senza che ce ne rendiamo conto. E nel giorno in cui ne avremo bisogno, in un momento di avversità, quel versetto o qualche altro tornerà alla nostra mente e sarà esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per recuperare la nostra speranza e la nostra pace.
Ciò che descrive Padre Philippe è stata esattamente la mia esperienza personale e quella di innumerevoli altre persone che si sono sforzate di pregare quotidianamente con la Scrittura. Lo si può vedere nelle vite e negli insegnamenti dei santi, in particolare monaci, monache e oblati della tradizione monastica, per i quali la Bibbia era pane spirituale quotidiano insieme alla Santa Eucaristia. C'è una forza indefinibile e invincibile nelle parole di Dio, nel prenderle sulle labbra, nel rigirarle nella mente, nel lanciarle contro gli ostacoli o nell'utilizzarle nei momenti difficili. Anche solo scrivere le parole su un foglio di carta o far scorrere il dito su una pagina stampata può calmare l'anima.
Immagine: William Blake, “La terza tentazione [di Cristo]”
Profondità inesauribili
Sant'Efrem il Siro ha scritto in modo meraviglioso delle profondità inesauribili della Scrittura. Il seguente passaggio dal suo Diatessaron merita di essere meditato.
Signore, chi può comprendere anche una sola delle tue parole? Ne perdiamo più di quanto riusciamo ad afferrare, come chi beve da una sorgente viva. Perché la parola di Dio offre diverse sfaccettature secondo la capacità di chi ascolta, e il Signore ha dipinto il suo messaggio in molti colori, così che chiunque lo guardi possa vedere in esso ciò che gli conviene. Al suo interno ha nascosto molteplici tesori, così che ognuno di noi possa arricchirsi nel cercarli.
La parola di Dio è un albero di vita che ci offre frutti benedetti da ciascuno dei suoi rami. È come quella roccia che fu spaccata nel deserto, da cui a tutti fu offerta una bevanda spirituale. Come dice l'Apostolo: Mangiarono cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale.
E così ogni volta che qualcuno scopre una parte del tesoro, non dovrebbe pensare di aver esaurito la parola di Dio. Invece dovrebbe sentire che questa è tutto ciò che è stato in grado di trovare della ricchezza in essa contenuta. Né dovrebbe dire che la parola è debole e sterile o disprezzarla semplicemente perché questa porzione era tutto ciò che gli è capitato di trovare. Ma proprio perché non è riuscito a catturarla tutta dovrebbe rendere grazie per le sue ricchezze.
Sii felice allora di essere sopraffatto, e non rattristarti perché ti ha sopraffatto. Un uomo assetato è felice quando beve, e non è depresso perché non riesce a esaurire la sorgente. Quindi lascia che questa sorgente spenga la tua sete, e non la tua sete la sorgente. Perché se puoi soddisfare la tua sete senza esaurire la sorgente, allora quando avrai di nuovo sete potrai berne ancora una volta; ma se quando la tua sete è saziata anche la sorgente si prosciuga, allora la tua vittoria si trasformerebbe a tuo danno.
Siate grati allora per ciò che avete ricevuto, e non siate affatto rattristati per il fatto che tale abbondanza rimanga ancora. Ciò che avete ricevuto e ottenuto è la vostra quota attuale, mentre ciò che resta sarà la vostra eredità. Perché ciò che non avete potuto prendere in un momento a causa della vostra debolezza, sarete in grado di afferrare in un altro momento se solo perseverate. Quindi non cercate stoltamente di prosciugare in un sorso ciò che non può essere consumato tutto in una volta, e non staccatevi per pusillanimità da ciò che sarete in grado di assorbire con il passare del tempo.
Questa descrizione si applica perfettamente anche ai riti liturgici tradizionali della Chiesa, di cui non possiamo comprendere tutto (e non lo faremo mai), ma che ci danno ogni giorno ciò di cui abbiamo bisogno e ci lasciano affamati di altro. È stata la mancata perseveranza nella preghiera di abbandono con la liturgia ereditata che ha portato al desiderio irrequieto di cambiare tutto da cima a fondo, finché non è rimasto altro che resti frantumati che spesso sembrano deboli o sterili o dannosi. Lo stesso è stato vero per gli studi delle Scritture, non appena la mente ricettiva della fede ha ceduto il passo alla mente critica e dissezionante della padronanza razionale, che ha fatto a pezzi la Parola di Dio in mille frammenti umani che avevano perso l'unità dello spirito divino.
Frontespizio di un Messale Romano del 1640, con Cristo affiancato dai SS. Pietro e Paolo ( fonte )
Consigli pratici
Questo post sarebbe troppo speculativo se non offrissi qualche consiglio pratico. Ci sono tre modi altamente efficaci per i cattolici tradizionali di impegnarsi nella Parola di Dio:
Per prima cosa, usate il vostro messale durante la messa per seguire le letture con molta attenzione. Scorrono piuttosto velocemente ed è facile lasciarsele passare sopra la testa. Quando mettete gli occhi sulle parole mentre il sacerdote legge dal suo messale all'altare, vi abituate gradualmente sia al testo latino che alla sua traduzione. Questo approccio multivalente dà i suoi frutti. Resistete alla tentazione dei "bravi ragazzi" che non si preoccupano mai di guardare un messale, o dei "corsari" che fanno solo devozione privata durante la messa e non potrebbero dirti dopo nulla di ciò che è stato pregato dal sacerdote. (Ho detto un milione di volte che nessuno ha bisogno di avere il naso ficcato in un messale e che non c'è niente di male nel pregare il rosario durante la messa di tanto in tanto, ma in realtà nulla supera la preghiera della Chiesa nella sua liturgia, e dovremmo sforzarci di trarne beneficio, almeno per i propri, che cambiano, della messa quotidiana, che sono quasi interamente tratti dalla Sacra Scrittura. È anche una questione molto diversa se, dopo decenni di esperienza, si sa già quali sono i propri e quindi non si ha bisogno di consultare un libro.)
In secondo luogo, a casa, tenete a portata di mano una traduzione preferita della Bibbia, o almeno un Nuovo Testamento e i Salmi, da cui leggere un piccolo brano ogni giorno e fare lectio divina. Per favore, non cadete nell'errore di pensare che l' unica traduzione della Bibbia che potete usare sia la Douay-Rheims. Usatela pure se vi piace, e assicuratevi di consultarla quando citate la Vulgata o fate una seria ricerca biblica; ma per la lettura devozionale, andranno bene un numero qualsiasi di traduzioni, e alcune potrebbero essere migliori per questo o quel motivo. (Potete leggere di più a riguardo nel mio articolo " Quando mediti sulla Parola di Dio, scegli una traduzione della Bibbia che funzioni "). Per consigli su come fare lectio divina o pregare con la Bibbia, vedete la mia serie:
Lectio Divina (1): Perché non provarci in questa Quaresima?
Lectio Divina (2): Cosa, dove e quando
Lectio Divina (3): L'orazione nell'orto
Lectio Divina (4): Gli strumenti della bottega
Lectio Divina (5): Proclamazione liturgica e lettura personale
E, inoltre, “ Come la lectio divina può ammorbidire i nostri cuori duri durante la Quaresima ”.
Terzo, e questo può svolgere il ruolo di lectio divina se non avete tempo per entrambe le cose, considerate di fare parte dell'Ufficio divino, che sia Prima al mattino, Sesta al pomeriggio o Compieta prima di andare a letto ( questo volume le contiene tutte e tre), o qualsiasi cosa ti si addica di più. Fare una o più delle "ore" quotidiane in modo coerente ti porterà abbastanza rapidamente al punto di interiorizzare i salmi che ne fanno parte, insieme ad altri versetti e letture. Per questo, potresti usare il breviario di Pio X o il diurno monastico. (Non farti ingannare dall'uso del termine "ore"; questo si riferisce alle ore in cui si dice l'ufficio, non alla durata del tempo. Alcune delle "ore" come Terza, Sesta e Nona possono essere recitate in 5 o 10 minuti.)
Versetti preferiti
Vorrei concludere il post di oggi con alcuni dei miei versetti preferiti della Scrittura, versetti che sono stati nella mia vita per molto tempo e mi hanno aiutato a superare alcune circostanze molto difficili, o mi hanno semplicemente dato pace e gioia. (Sono tratti da tutte le diverse traduzioni. A volte fornisco il latino perché capita che sia la versione con cui ho più familiarità in certi casi.)
Servite Domino in timore, et exsultate ei cum tremore.
Servite il Signore con timore e gioite in lui con tremore. (Salmo 2:11)
Io ripensavo ai giorni antichi, e avevo in mente gli anni lontani. (Salmo 76:6)
Perciò, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra epistola. (2 Tessalonicesi 2:14)
Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto… (1 Corinzi 15:3)
In verità, Dio è la mia salvezza, confido, non temerò. Perché il Signore è la mia forza, il mio canto, egli è il mio salvatore. (Isaia 12:2)
Figlio mio, se aspiri a servire il Signore, preparati alla tentazione. Rendi retto il tuo cuore e sii saldo, e non ti smarrire nel tempo della seduzione. Attaccati a lui e non allontanarti, affinché tu possa essere onorato alla fine della tua vita. Accetta tutto ciò che ti capita, e nelle vicende dolorose sii paziente. Perché l'oro si prova nel fuoco, e gli uomini ben accetti nella fornace dell'umiliazione. Affidati a Lui, ed Dgli ti aiuterà; raddrizza le tue vie, e spera in lui. (Siracide 2:1–7)
Confida nel Signore e fa' il bene; così abiterai la terra e coltiva la fedeltà. Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore. Affida la tua via al Signore; confida in lui, ed egli compirà la sua opera; farà brillare la tua giustizia come la luce, e il tuo diritto come il meriggio. Sta' in silenzio davanti al Signore, e aspettalo pazientemente. (Salmo 37:3–7)
Poiché il Figlio di Dio, Gesù Cristo, non fu Sì e No; ma in lui è sempre Sì. Poiché tutte le promesse di Dio sono divenute Sì in lui. Perciò noi pronunciamo l'Amen per mezzo di lui, alla gloria di Dio. (2 Corinzi 1:19)
Non sia turbato il vostro cuore; abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. (Giovanni 14:1)
Aiutaci, o Dio, nostro salvatore, e per la gloria del tuo nome, o Signore, liberaci; e perdona i nostri peccati per amore del tuo nome. (Salmo 78:9)
Quelli che temono il Signore non saranno spaventati di nulla e non avranno timore, perché egli è la loro speranza. (Salmo 112:7)
Ricordati del timore di Dio e non adirarti contro il tuo prossimo. Ricordati del patto dell'Altissimo e trascura l'ignoranza del tuo prossimo. (Siracide 28:8–9)
Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum; sana me, Domine, quoniam conturbata sunt ossa mea. Et anima mea turbata est valde; sed tu, Domine, usquequo?
Abbi pietà di me, o Signore, perché sono debole; guariscimi, o Signore, perché tremano le mie ossa. E l'anima mia è tutta sconvolta; ma tu, o Signore, fino a quando? (Salmo 6:3–4)
Exsurge, Domine, in ira tua, et exaltare in finibus inimicorum meorum: et exsurge, Domine Deus meus, in praecepto quod mandasti.
Sorgi, o Signore, nella tua ira, e sii esaltato nei confini dei miei nemici. E sorgi, o Signore, Dio mio, in difesa del precetto che hai comandato. (Salmo 7:7)
Exsurge, Domine Deus, exaltetur manus tua; ne obliviscaris pauperum.
Sorgi, o Signore Dio, alza la tua mano, non dimenticare i miseri. (Salmo 9:33)
Illumina oculos meos, ne umquam obdormiam in morte; nequando dicat inimicus meus: Praevalui adversus eum.
Illumina i miei occhi, perché io non dorma mai nella morte, perché il mio nemico non dica: «L'ho vinto» (Salmo 12:4-5).
Dominus pars haereditatis meae, et calicis mei: tu es qui restitues haereditatem meam mihi.
Il Signore è la parte della mia eredità e il mio calice; sei tu che mi restituirai la mia eredità. (Salmo 15:5)
Providebam Dominum in conspectu meo semper: quoniam a dextris est mihi, ne commovear.
Io pongo del continuo il Signore innanzi a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non vacilli. (Salmo 15:8)
Diligam te, Domine, fortitudo mea.
Io ti amerò, o Signore, mia forza. (Salmo 17:1)
Laudans invocabo Dominum, et ab inimicis meis salvus ero.
Io invocherò il Signore, lodandolo, e sarò salvato dai miei nemici. (Salmo 17:4)
Praecinxisti me virtute ad bellum.
Tu mi hai cinto di forza per la battaglia. (Salmo 17:40)
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
1 commento:
Una delle più grandi mancanze dei nostri giorni è precisamente IL SILENZIO. La vita moderna pare avere una vera passione per il chiasso, per il trambusto, per la confusione. Un desiderio eccessivo per tutto ciò che distrae, per la ricerca dei divertimenti, il continuo andare e venire, i vari eccitamenti e brividi, il movimento per il puro gusto del movimento.
Qual è la ragione di questa passione per tutto ciò che ci distrae?
La ragione vera sta in quel grande desiderio che gli esseri umani hanno di realizzare quella cosa che è a loro impossibile, cioè: sfuggire a sé stessi. Essi non amano stare soli con sé stessi perché non ci trovano gusto; non amano stare da soli con la loro coscienza perché essa li rimprovera. Essi non amano stare tranquilli perché i passi del "Levriero del Cielo" possono essere uditi nel silenzio e non nel frastuono. Essi non amano stare in silenzio, perché la Voce di Dio è simile ad un sussurro e non può essere udita nel tumulto delle vie cittadine.
Tutte queste ragioni, per cui il mondo moderno ama la distrazione, si possono ridurre a questa: ciò che distrae soffoca la Voce di Dio e anestetizza la coscienza.
Il risultato è che ben poche persone conoscono sé stesse. Conoscono gli altri meglio di loro. E questa è la ragione per cui pochi vedono le proprie colpe.
Per rimediare a questo stato di cose occorre meno musica, meno distrazioni, meno frastuono, e un po' più di silenzio. Dobbiamo ritirarci nel deserto delle nostre anime per godervi un po' di riposo, un po' di distacco dagli uomini e un po' di raccoglimento con Dio; un po' di quiete che permetta all'anima di sensibilizzarsi ai "Sussurri di Dio"; la fuga dalle massime moderne, dai cavilli delle nuove filosofie; dagli eccitamenti sensibili che disturbano l'anima.
Un po' di ritiro ispirato all'esempio di Cristo, di Colui che, tra tutti gli uomini, era quello che aveva meno bisogno di una preparazione di silenzio per una vita di attività e invece ha fatto precedere alla sua vita di apostolato una preparazione di silenzio e preghiera superiore a quella di tutti gli apostoli; un po' più di tranquillità ispirata all'esempio di Gesù che, pur assorbito da un vortice di dinamismo, sapeva passare le notti in preghiera sulle montagne.
Il silenzio è la condizione indispensabile per entrare in noi stessi, cioè, in definitiva, per trovare Dio. Non dipende dall'ambiente in cui ci troviamo, ma dipende dai pensieri coi quali c'intratteniamo. Il silenzio è quell'attività per cui ogni nostra facoltà -intelligenza, cuore, volontà- è protesa verso l'interno tutta attenta ad ascoltare la Voce di Dio.
(Venerabile Fulton J. Sheen, da "La più grande urgenza")
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