Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 9 marzo 2025

Regalità sociale di Cristo. Inizia la Scuola in 10 lezioni

Su segnalazione dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân.
Regalità sociale di Cristo. 
Inizia la Scuola in 10 lezioni

Cento anni fa, il pontefice Pio XI pubblicava una fondamentale enciclica per definire la dottrina cattolica sulla Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo e per fissarne la festa liturgica. L’enciclica Quas primas fu pubblicata l’11 dicembre 1925, ma senza attendere quella data, collocata in coda all’anno, molti la ricordano e la celebrano durante tutta questa annata: questo 2025 può essere considerato l’anno della Regalità sociale di Cristo. La Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio Cardinale Van Thuân dedicano quindi la prossima Scuola nazionale sulla Dottrina sociale della Chiesa, che si aprirà il prossimo venerdì 21 marzo con la Prolusione del Cardinale Raymond L. Burke, all’analisi dell’enciclica, spaziando anche sull’intero magistero di quel pontefice, ricco di insegnamenti e di prospettive.

Pio XI ha promulgato la Quadragesimo anno (1932), iniziando così la periodica commemorazione della Rerum novarum poi continuata dai suoi successori. La nostra Scuola dedicherà due lezioni a questa enciclica, una riguarderà il principio di sussidiarietà per la prima volta esposto nel paragrafo 80 del documento, mentre una seconda illustrerà i famosi passaggi dell’enciclica contro il monopolio internazionale della finanza, argomento quanto mai attuale. Altre lezioni presenteranno la Casti connubi (1930), tra i più alti insegnamenti della Chiesa sul matrimonio e la famiglia, e la Divini illius magistri (1929) sulla vera educazione cattolica. Si tratta di insegnamenti organici ed esigenti, validi ancora oggi.

Il quadro sul magistero di Pio XI verrà poi completato dall’analisi del suo atteggiamento verso i totalitarismi del suo tempo e da una riflessione critica sul suo rapporto con il movimento cattolico che, dal punto di vista storico, ha presentato dei chiaro-scuri

La parte principale della Scuola di primavera è comunque rappresentata dalle lezioni sulla Regalità sociale di Cristo, che fa da filo conduttore dell’intero corso. Come ricordato sopra, la prolusione del cardinale Burke presenterà il quadro teologico in cui si inserisce questa dottrina, poi altri interventi la metteranno in relazione con l’idea di “cristianità”, mostreranno l’evoluzione, anche liturgica, della relativa festa e metteranno a fuoco le “variazioni” postconciliari da essa subite. Uno degli aspetti più importanti e delicati di queste analisi sulla evoluzione della dottrina di Cristo Re sarà certamente l’aspetto politico della regalità sociale di Cristo, ossia se non solo le persone né solo le società debbano essere informate da questo principio ma anche la dimensione dell’autorità politica.

Il principio della regalità sociale di Cristo formulato dalla Quas primas non nasce con essa ma affonda le proprie radici nella Scrittura e nella tradizione della Chiesa – si pensi anche solamente alle parole di Gesù davanti a Pilato o all’insegnamento paolino secondo cui ogni autorità viene da Dio – ed era ben presente nelle encicliche sociali dei pontefici precedenti Pio XI, soprattutto Leone XIII, in modo particolare la Diuturnum illud (1881) e la Immortale Dei (1885), oltre che riassumersi pienamente nel progetto di Pio X di instaurare omnia in Christo. Questi pontefici avevano anche previsto che, eliminata o ridotta la portata di questa dottrina, la Chiesa si sarebbe ridotta ad una delle tante agenzie sociali, senza più un proprio dovere/diritto originario circa il proprio ruolo unico, fondamentale e insostituibile anche per la costruzione storica della comunità degli uomini. L’indebolimento di questa dottrina avrebbe riconosciuto al piano naturale della vita sociale e politica la capacità di raggiungere da solo i propri fini e, quindi, di “salvarsi” al suo proprio livello. Avrebbe ammesso la dipendenza della vita sociale e politica dalla morale (naturale), ma non dalla religione come garanzia della tenuta della morale stessa.

L’argomento della Scuola di dottrina sociale della Chiesa di quest’anno è quindi di importanza centrale, perché dalla sua impostazione deriva una serie di questioni vivamente collegate con la Chiesa di oggi. Si potrebbe dire che tutti i nodi più controversi oggi nella Chiesa si incontrino con questo centrale argomento teologico. Per esempio il tema della “laicità” della politica, che oggi viene intesa e vissuta dagli stessi cattolici come una vera e propria separazione, con la conseguenza che la negazione di un ruolo pubblico della religione vera ha comportato anche una progressiva corrosione della legge naturale. Oppure possiamo far presente il tema della società multireligiosa che, se intesa come il fine ultimo dell’impegno cattolico nella società, e quindi non più sottoposto al bene comune, rende impossibile la regalità sociale di Cristo. Se Dio stesso vuole la pluralità delle religioni, come di recente autoritativamente affermato, diventa impossibile che esista un religio vera avente dei diritti di riconoscimento pubblico diversi dalle altre. Rifiutando però che esista una religio vera, anche la ragione politica – come ha più volte ammonito Benedetto XVI – si atrofizza e si annulla in un suo progressivo circolo vizioso.

Ci sono molti buoni motivi per iscriversi e partecipare. Lo si può fare presso l’Osservatorio, oppure presso la Bussola.
Stefano Fontana - Fonte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Fuori tema ma non troppo:
‼️ PREMIERE NAZIONALE‼️

LA MESSA DI SEMPRE - Mass of the Ages
1° episodio - Alla scoperta della Messa Tradizionale

3 aprile 2025 - ore 20.45
Multisala Starplex - Romano di Lombardia - BG

Con la presenza e l'intervento di
Don Nicola Bux
Don Marco Begato
Julio Loredo

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Con preghiera di massima diffusione
Don Luca Paitoni (Brescia)

OT Lettura della cronaca ha detto...

C'è solo una cosa che riesce ad essere più fastidiosa della sentenza della cassazione che ha di fatto appena sancito come ogni africano possa entrare illegalmente in Italia senza documenti, senza alcun titolo, senza alcuna reale ragione che non sia quella del pretendere di farsi mantenere, col presupposto di doverlo pure risarcire con una cifra pari al TFR di una intera vita di un lavoratore italiano nel caso qualcuno dovesse provare ad impedirglielo.
È la faccia con la quale, dopo una aberrante decisione come questa, il loro rappresentante si presenta ai giornalisti sorridendo, spiegando che i magistrati non sono politicizzati, non emettono sentenze ideologiche, e che il governo la deve smettere di fomentare i sospetti sulla magistratura.
Come se ci fosse bisogno di fomentarli i sospetti, e non fossero più che circostanziati proprio grazie a sentenze come questa.
Il loro partito di riferimento ha perso le elezioni, e per la prima volta in 10 anni non è riuscito a tornare al governo grazie a qualche intrallazzo di palazzo mediato dal "commemoratore" ufficiale che su queste aberrazioni continua ostinatamente a tacere, così hanno calato definitivamente la maschera avviando una campagna fatta di sentenze che intendono umiliare, offendere, sino a quasi provocare il comune sentire dei cittadini italiani.
Così imparano, a non preferire il PD...
Dai dinieghi dei trattenimenti di sfaccendati e potenziali delinquenti in Albania dove non possono far perdere le loro tracce correndo ad "arricchirci culturalmente" in ogni stazione e parco pubblico, al tentativo di mandare in galera Salvini per 6 anni sventato solo perchè perfino da Bruxelles gli hanno suggerito di evitare qualche sommossa popolare, ad ogni fascicolo aperto contro poliziotti e carabinieri "rei" di essersi difesi da boscimani primitivi armati di machete e martelli, sino a questa immane aberrazione della cassazione, risulta quanto meno difficile pensare che non si tratti di una continuata e reiterata sottile vendetta contro un paese che ha osato mandare al governo una coalizione diversa da quella che avrebbero voluto loro, oltre che una forma di rivalsa verso un governo chi sta portando avanti un piano di riforma della giustizia verso il quale loro sono totalmente contrari.
Però pretendono che il governo ed i cittadini subiscano in silenzio.
Senza commentare.
Tacendo.
Prego Dio che a questi signori nessuno faccia nulla di violento, perchè si vestirebbero immediatamente da "martiri" evocando la fine di altri magistrati che non sono proprio sicuro che avrebbero avallato simili decisioni, addossando al governo Meloni l'aver fomentato l'odio.
Ma spero che agli incontri che faranno nelle piazze come dicono, per "spiegare ai cittadini", questi portino loro quintali di cicorie, lattughe, pomodori, cetrioli, depositandogliele per terra attorno ai loro gazebo, per poi andare via senza manco guardarli in faccia.
Quale segno del sentimento popolare che si sono meritatamente guadagnati, raggiungendo con questa sentenza un livello tale per il quale non ci deve essere alcun discorso, se non quello del fargli passare un mese intero a fare la "separazione delle verdure".
Perchè 70 mila euro al clandestino, è uno sfregio per chi lavora onestamente..
Sfregio assolutamente politico.
Null'altro.

La Verità di oggi ha detto...

La vera opposizione toglie la maschera

La rivolta dei giudici

L’Anm cavalca le critiche per il risarcimento imposto ai clandestini e parla come un partito: «Porteremo la protesta ovunque anche se con i media è difficile. Andremo da Mattarella e non sarà un incontro formale». Ora tocca alla Corte d’Appello decidere quanto dovremo dare ai migranti

- In piazza per la pace mentre l’Ue fa la guerra
- Il Ppe fa le pulci a Ursula sui contratti con le Ong
- Da Tokyo il Quirinale picchia sull’imperialismo di Putin

Il PM aveva chiesto di rigettare il ricorso dei clandestini ha detto...

Nella magistratura è in atto una guerra intestina...c'è chi lavora codice alla mano e c'è chi odia e sfascia a prescindere pur di andare contro il governo.
Risultato: credibilità zero