Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 24 agosto 2025

I misteri dell’Altare della Cattedra di San Pietro

I misteri dell’Altare della Cattedra di San Pietro
da Memorie d’Oriente in Roma del Cardinale Vincenzo Vannutelli (1836-1930)

Si giunge quindi all’ altare della Cattedra di S. Pietro. Questo altare sorge grandiosissimo al fondo della immensa Basilica, ed è con ragione dedicato allo Spirito Santo, che manda i suoi raggi sulla Tiara e sulla Cattedra di S. Pietro. Se nella confessione si venera il corpo del Santo Apostolo, qui invece si adora veramente l’anima della Chiesa, cioè lo Spirito Paracleto, di cui l’assistenza è assicurata alla Cattedra Romana, e al Triregno che regge i destini del mondo. Intorno all’aureola trasparente in cui si vede lo Spirito Santo, vi è un circuito confuso di raggi e di angeli, che si muovono in un modo forse un po’ troppo umano. Ciò non impedisce, che i raggi di luce del Santo Spirito, arrivino diretti e puri al popolo fedele, che trovasi nella Chiesa. Né il moto artificioso di quegli angeli porta la minima alterazione ai lumi che si comunicano alla Cattedra, al Triregno, e alla Cristianità. Appunto come qualche umano difetto che possa trovarsi all’intorno della suprema autorità, o nella corte non diminuisce in nulla la purità e santità del Magistero infallibile, di dottrina e di morale, che si spande su tutta la Chiesa. L’Oriente peccò contro lo Spirito Santo, col ricusarne la processione dal Padre e dal Figlio, e con ciò lo pose troppo in alto per poterne ricevere l’influsso e i lumi necessari. Ma se il peccato dell’Oriente fu un mero pretesto politico da parte di qualche ambizioso prelato, per sottrarsi alla dipendenza della Santa Sede; non perciò i fedeli, vittime infelici di un simile intrigo, furono egualmente colpevoli; anzi son degni di tanto maggior compassione e simpatia, in quanto sono meno responsabili della loro sciagura. Si rivolgano essi alla Catedra di S. Pietro, e cosi potranno partecipare ai lumi ed alla assistenza dello Spirito Santo, che è assicurata solo alla Chiesa Cattolica, la quale perciò diventa indefettibile ed eterna.

Del resto si noti bene che la Cattedra di San Pietro è sostenuta da quattro dottori, due Orientali e due Occidentali, cioè S. Atanasio e S. Giovan Crisostomo, S. Ambrogio e S. Agostino; ed in ciò viene mirabilmente espressa l’Unione dell’ Oriente coll’Occidente in una sola fede, nella sommessione unanime ad un solo capo del Collegio Apostolico. Ben furono scelti a rappresentare l’Oriente nel sostener la Cattedra di S. Pietro, S. Atanasio e S. Giovanni Crisostomo, ambedue Patriarchi l’uno di Alessandria, e l’altro di Costantinopoli; poiché essi più che altri nei loro scritti e nei loro atti lasciarono prove imperiture della loro adesione alla Chiesa Romana. Il Primo perseguitato dagli Ariani e condannato da un conciliabolo, fece ricorso al Papa S. Giulio I, ed appoggiato alla sua suprema autorità, ritornò alla sua sede, promovendo sempre più la Cattolica Unità: e l’altro perseguitato e condannato dal Conciliabolo della Quercia, fece ricorso al Pontefice S. Innocenzo I, per ottener dalla sua suprema decisione il trionfo della sua causa. Questi due Padri furono veramente i più nobili sostegni della Santa Sede in Oriente, e i loro scritti debbono servire di grande lezione agli Orientali dissidenti per riconoscere i torti dello scisma, ed unirsi alla Cattolica Unità, qui è veramente il Centrum Unitatis e Cathedra Veritatis, secondo la sublime espressione di S. Agostino, dalla quale chi si separa non partecipa più della vita, che procede dallo Spirito Santo: ma si inaridisce e muore, né è più atto ad altro che ad esser gettato al fuoco come tralcio secco ed inutile. Se lo scisma d’Oriente non ha avuto conseguenze ancora più dolorose di quelle che ebbe, ciò è stato perché i popoli non essendo tanto colpevoli, quanto chi li traviò, la Divina Provvidenza li ha sempre riguardati con occhi di materna compassione, per richiamarli all’ unione colla Santa Sede.

Memorie d’Oriente in Roma, Tipografia della Vera Roma, Roma, 1893, pp. 112-116 - Fonte

1 commento:

Anonimo ha detto...

Convinto come sono che soltanto la bellezza (la charis) può salvare, bisogna rimanere affascinati da tanta bellezza e insieme avvertiti che il nostro tempo gronda bruttezza.
Siamo meccanici in un meccanismo tecnico che vanta un'intelligenza priva di poesia.

Il contrario della grazia e della bellezza è il contrario del Cristo, il pastore bello.
Non solo buono, perchè la legge, l'etica, la morale, la dedizione e l'ascesi sono tutte cose molto buone, ma attengono ancora allo sforzo del nostro agire e non sono la parte migliore. Quella ci supera: estetica, mistica, senza sforzo. Non ci sarà tolta!

Passiamo dall'anima all'architettura sacra del tempio eretto dall'uomo a gloria di Dio.
Molte sono le vestigia di questi sforzi celebrativi, ma in San Pietro c'è un mistero.

Nella città Santa il tempio più bello è stato distrutto e resta solo il muro del pianto.
E' luogo di memoria e di nostalgia, di orgoglio e di velleità future.
Nostro Signore ne anticipò l'epilogo, riportato dai vangeli scritti molto prima dei fatti.
In San Pietro c'è una colonna antica con un fusto avvitato avvolto da tralci di vite.
Un'antica tradizione si tratterebbe dell'ultima colonna del tempio che fu.
Il Bernini vi si ispirò per realizzare le quattro colonne dell'altare sulla tomba di S. Pietro.

Così vi è una continuità nella bellezza, pur subentrando la nuova alleanza all'antica.
Vi è continuità nella santità di Elia, di Daniele o di Eleazaro, resistenti agli usi pagani.
Vi è continuità anche negli abusi purtroppo perpetrati anche dentro San Pietro.
C'è continuità nella sfida che la bruttezza dell'antico serpente porta all'Eterna bellezza.
Non stupiamoci che proprio lì, nella Sede, venga portata la sfida più catastrofica.

Forse stiamo riemergendone, ma non neghiamo nè la tentazione (prova) nè la croce.
Certi luoghi di grande bellezza sono stabiliti per vagliare la fede di chi vi sta.