Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 23 agosto 2025

Retorica della crisi, deserto della politica: Il vuoto discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini

Scrive Davide Lovat: "Puntuale come la morte, Mario Draghi, il principale portavoce europeo dell'élite globalista apolide comunica - nel suo intervento, a Rimini, al tradizionale Meeting di Comunione e Liberazione - che l'Unione Europea così com'è non basta più e che bisogna aumentare il processo d'integrazione, facendo Debito Pubblico comune, un Esercito comune, nuove istituzioni con procedure decisionali più snelle e slegate dai veti degli Stati Membri. In pratica e tradotto: gli Stati Uniti d'Europa (USE) al posto dell'UE e degli Stati sovrani. Come volevasi dimostrare... Poi, di fronte ai ciellini plaudenti (ma capiscono qualcosa, ancora, costoro?) non ha mancato di mettere la firma con la frase in codice, per chi la sa capire: "Dove c'è il deserto costruiremo con mattoni nuovi". E i "mattoni nuovi" sono già in fabbricazione, nei luoghi dove viene plasmata la classe dirigente globalista...
Aggiungo: che senso ha questa sorta di NATO Europea, senza basi giuridiche, strutture logistiche, catene di comando e oltretutto in contrapposizione alle condizioni russe per le trattative della pace? Per quanto ci riguarda contrarietà su tutta la linea. Non resta che provare a RESISTERE; ma chi pone in essere una resistenza consapevole e ben congegnata?"

Retorica della crisi, deserto della politica:
Il vuoto discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini


Il discorso pronunciato al Meeting di Rimini, da parte dell'ex Presidente del Consiglio dei Ministri ed ex Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, si è offerto come paradigma della sostituzione della politica con la retorica, della decisione con la rappresentazione. La parola non si è dispiegata come atto ordinatore, capace di generare forme istituzionali e percorsi normativi, bensì come liturgia del declino, costruita per rafforzare l’immagine di chi parla piuttosto che per edificare il contenuto di ciò che viene detto.

La diagnosi di un’Europa che si sarebbe illusa di trasformare la propria forza economica in potere politico non è il risultato di un’analisi strutturale dei rapporti tra economia e istituzioni, tra mercato e decisione, tra produttività e sovranità. È, piuttosto, la riduzione semplificata di un processo complesso, la narrazione moralistica che sostituisce la comprensione della causa con la spettacolarizzazione dell’effetto. La crisi diventa parabola, non oggetto di riforma. Nell’evocazione delle tragedie internazionali, il discorso si è arrestato alla dimensione del patetico.

L’Europa spettatrice dei massacri e delle guerre (Gaza, Ucraina) è un’immagine che commuove, ma che non ordina. Senza un pensiero sulla funzione diplomatica, senza la delineazione di meccanismi di rappresentanza esterna, senza l’indicazione di strumenti giuridici di mediazione, senza un pensiero forte, quella rappresentazione resta sospesa tra teatro e cronaca.

Non c’è la politica, c’è la sua ombra. Non c’è la decisione, c’è la sua estetizzazione. Lo stesso vale per la denuncia della dipendenza industriale e tecnologica: si è parlato di terre rare, di dazi, di marginalizzazione, ma senza alcun progetto normativo, senza alcuna proposta di revisione delle competenze, senza alcuna visione di riforma dei trattati.

È il paradosso di una parola che descrive il vincolo ma non prefigura la liberazione, che esalta la necessità ma non ne supera la costrizione. La crisi è nominata, non superata. È invocata, non affrontata. L’unità evocata come obiettivo politico appare come una formula astratta, priva di fondamento giuridico e di struttura istituzionale.

Dire che l’Europa deve agire «come uno Stato» non significa nulla se non si affronta la questione della legittimazione, se non si risolve il deficit democratico che affligge le istituzioni comunitarie, se non si decide di ridefinire i rapporti di competenza tra organi sovranazionali e Stati membri, se non si abbatte definitivamente questo «Leviatano tecnocratico».

L’unità retorica è fantasma, non istituzione; è parola, non forma; è suggestione, non decisione. In questo modo, il discorso si è collocato interamente sul piano estetico: non ha ordinato il reale, lo ha teatralizzato. La crisi è diventata lo scenario, l’oratore l’attore principale, il pubblico la platea passiva. È la negazione della politica come arte della decisione "regale" ed è la celebrazione della politica come arte della rappresentazione.

In tale sostituzione, Draghi è stato gonfiato oltre misura: non è apparso come servitore delle istituzioni, ma come figura salvifica, come simbolo di un’autorità che si alimenta del vuoto che essa stessa contribuisce a perpetuare. Il risultato è stato un discorso che non ha aggiunto nulla al cammino europeo, se non la conferma di una dipendenza simbolica dalla retorica dei salvatori.

L’Europa è stata evocata come fragile e impotente, ma non per trovare un fondamento politico nuovo, bensì per rendere più luminoso il carisma del narratore. Non è stata delineata una costituzione, è stato celebrato un mito. Non è stata costruita un’architettura, è stato ripetuto un incantesimo.

In ultima istanza, l’intervento di Mario Draghi al Meeting ha mostrato la logica profonda di un linguaggio che si nutre della crisi senza superarla, che amplifica l’illusione della necessità senza ordinarla in categorie giuridiche e politiche. È la trasformazione della politica in spettacolo e della parola in rito. È la conferma che ciò che viene celebrato non è l’Europa da costruire, quanto la figura che parla, pompata e inviata come simbolo, mentre il continente rimane privo di pensiero istituzionale e di volontà costituente-ordinatrice.
Daniele Trabucco

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Il rappresentante del potere bancario, quello del menzognero "se non ti vaccini muori e fai morire", dà la colpa agli USA per l'umiliante irrilevanza dell'UE. Ma insiste a ritenere giusta la causa del disastro, cioè il sostegno finanziario crescente e perenne all'Ucraina per la "pace giusta".

Che nei fatti vuol dire insistere nella guerra persa contro la Russia, per ora solo per procura e con i morti ucraini (circa un milione), a costo di aggiungere i morti europei per una guerra più ampia, anche mondiale e nucleare.

Continuando a seguire la più isterica, arrogante e bellicista delle nazioni europee, il Regno Unito, che sebbene sia uscito dall'UE, la dirige dietro le quinte, e più di tutte insiste ad aumentare l'intensità della guerra contro la Russia.
Aloisius

Anonimo ha detto...

Diego Fusaro
Nel suo recente intervento al consesso di Rimini, detto meeting con la lingua dei mercati, è intervenuto anche l'immarcescibile Mario Draghi, l'impenitente eurinomane delle brume di Bruxelles, l'austerico passato da Goldman Sachs alla BCE. L'unto dai mercati ha fatto un intervento decisamente duro nei toni contro la postura - meglio sarebbe dire l'impostura - dell'Unione Europea. Ha asserito testualmente che essa è "marginale e spettatrice", condannata all'irrilevanza sul piano geopolitico. In questo caso, l'euroinomane ha perfettamente ragione, anche se la questione è decisamente più grave di come egli la ha dipinta. Infatti, l'Unione Europea non è semplicemente irrilevante, marginale e spettatrice: essa si è condannata al pessimo ruolo di semplice colonia di Washington, finendo addirittura per essere più realista del re. È l'Unione Europea, addirittura più della civiltà del dollaro, a volere oggi che la guerra in Ucraina continui all'infinito. È l'Unione Europea a lanciare il folle e manicomiale piano del Rearm Europe, un vero e proprio disastro sul piano strategico ma poi anche sul piano dello spreco dei danari pubblici. Oltretutto, ciò che Mario Draghi si guarda bene dal sottolineare è che non si tratta di una patologica deviazione rispetto a una struttura in sé sana: l'Unione Europea è nata marcia nelle sue stesse fondamenta, dato che si è venuta costituendo come l'unione del capitale europeo contro i lavoratori e i popoli d'Europa, dunque come una riorganizzazione verticistica del capitale dopo la data epocale del 1989. Ancora, l'Unione Europea non ha rappresentato lo strutturarsi dell'Europa come potenza autonoma e sovrana: al contrario, ha rinsaldato la subalternità del vecchio continente alla civiltà del dollaro e alla sua libido dominandi di marca schiettamente imperialistica. Ovviamente, Mario Draghi, come tutti gli euroinomani, anche al cospetto del fallimento plateale dell'Unione Europea continuerebbe a dire che essa deve essere salvata whatever it takes, per usare una celebre espressione impiegata a suo tempo dallo stesso unto dai mercati. Magari direbbe anche che "ci vuole più Europa", per riprendere il mantra prediletto della schiera omologata degli euroinomani di Bruxelles: slogan folle, basato sul principio per cui se la cura produce la morte del paziente, allora bisogna aumentare le dosi della cura stessa. Diciamolo apertamente e senza ambagi: l'Unione Europea è un treno in corsa verso l'abisso, pilotato da sfasciacarrozze allo sbaraglio.

Anonimo ha detto...

Draghi è stato invitato e ha detto quello che pensa.
Il problema è: come si fa ad invitare uno come Draghi?
Che fine ha fatto l’eredità di don Giussani? Che fine ha fatto ad esempio la sussidiarietà? Niente da dire sulla denatalità in un ambito di famiglie che avevano tanti figli? E che dire della sanità diventata ambito di lager e green pass?

Vergogna, vergogna e ancora vergogna!

Anonimo ha detto...

Ricapitoliamo, caro Mario: sino a oggi abbiamo seguito la disastrosa linea tracciata da te e da quelli come te.

Al comando ci sei stato tu e quelli come voi.

Avete passato tutto il tempo a ripudiare ogni minima forma di contraddittorio accusando chiunque non la pensasse come voi di essere un pericoloso estremista collaborazionista...

E ora mi vieni a dire che siamo "spettatori irrilevanti" e che "è evaporata l'idea di un'Europa che conti"?

E ce lo vieni a dire così, quasi fischiettando, come se tu fossi un passante appena arrivato e non già uno dei responsabili principali della situazione? E pretendi pure di spiegarci cosa dovremmo fare per uscire dal vicolo cieco? Ma davvero non c'è un limite alle prese per i fondelli che ci tocca sopportare?
(F. Forciniti)

Anonimo ha detto...

Immaginando che qualcuno l’abbia applaudito: si faccia delle domande se sia giusto riunirsi nel nome di Colui che è la Via, la Verità e la Vita.
Via il dragone, per carità!!

mic ha detto...

LA UE NON CONTA UNA CIPPA: DRAGHI DICE BANALITA'.
Il guru Draghi dice banalità (se non ti vaccini muori e fai morire; volete la pace o il condizionatore acceso....): nel suo rapporto sulla competitività dell'Europa ha affermato che la crisi del vecchio continente è da attribuirsi principalmente a 3 cause esterne: la globalizzazione, le guerre, l'aver rinunciato alla Russia quale maggiore provider di energia (mah và!). Oggi, invece, ci stupisce dicendo una sonora verità: che l'embrione dell'Europa Nazione e degli statiuniti d'europa, ovvero questa UE che sottrae sovranità agli stati membri, NON CONTA UNA CIPPA!
Poi scade nel grottesco e afferma "L’Ue è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini"...E quali sarebbero questi obiettivi? La spesa di 800 miliardi in armi? L'obbligo a comprare macchine elettriche e buttare le nostre funzionali caldaie a gas? Aprire le porte a tutti gli immigrati della terra seguendo i dettami della religione dei diritti umani? Lo Pfizergate, il Qatargate e il Greengate? Oppure inventarsi la tassa contro la flatulenza dei bovini?
Gli Europeisti applaudono.
Grazie Mario Draghi per le sue perle di saggezza!
Cito Roberto Vannacci

Da Fb ha detto...

CHE COSA HA DETTO VERAMENTE DRAGHI AL MEETING DI RIMINI
Draghi ha ammesso che il modello della democrazia liberale è finito. L'Europa ha bisogno di rafforzare l'unione politica e il potere centrale combattendo ogni forma di sovranismo.

Come sempre accade con i discorsi di Draghi, per capire il senso profondo occorre leggere con attenzione il testo integrale, inclusi gli incisi, senza fermarsi ai titoli o alle sintesi dei giornali, che il più delle volte sono solo forieri di fraintendimenti. Sì, è vero, Draghi ha effettivamente riconosciuto che l’Europa si è rivelata un’entità marginale e debole a livello geopolitico e che il 2025 verrà ricordato come l’anno in cui è evaporata l’illusione di essere una potenza per il semplice fatto di avere un mercato di 450 milioni di consumatori. Se è per questo, Draghi è andato addirittura oltre. Ha anche ammesso, di fatto, la fine del modello della democrazia liberale, che si basava sulla “fede nel libero scambio e nell'apertura dei mercati” e nella “condivisione del rispetto delle regole multilaterali”. Questo modello, insieme all’illusione su cui si fondava, oggi non è più funzionale. Dunque, che cosa propone Draghi affinché l’Europa possa uscire da questo impasse? Per lottare alla pari con le grandi potenze moderne, l’Europa ha bisogno di rafforzare il potere centrale (“La nostra organizzazione politica deve adattarsi alle esigenze del suo tempo quando esse sono esistenziali: noi europei dobbiamo arrivare a un consenso su ciò che questo comporta.”), limitando ulteriormente il potere dei parlamenti nazionali e combattendo ogni istanza di sovranismo. Draghi chiede inoltre la rimozione delle barriere che ancora ostacolano gli scambi interni, l’integrazione tecnologica e - cosa che certo non piacerà ai tedeschi - debito comune (“Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare.”) Tra le righe, Draghi trova poi anche il tempo per suggerire sottilmente che gli aiuti all’Ucraina non devono cessare (“Anche coloro che sostengono che l'Ucraina dovrebbe arrendersi alle richieste della Russia non accetterebbero mai lo stesso destino per il loro paese”). In sostanza, Draghi chiede più Europa: più integrazione politica, più integrazione fiscale, più integrazione militare e tecnologica, maggiore controllo del potere centrale (Commissione e Consiglio Europeo), ulteriori riduzione dei margini di manovra dei parlamenti nazionali e, fatalmente, degli spazi di democrazia di base.

Draghi si augura, insomma, che la simultanea sfida rappresentata dalla minaccia russa e dei dazi americani faccia compiere all’Unione Europea quel salto evolutivo che non è riuscita a fare in quaranta anni di esistenza. Come se diventare una potenza fosse un qualcosa che si può decidere a tavolino cambiando i trattati e le regole, per semplice volontà dei firmatari. E, soprattutto, come se fosse possibile raggiungere questo traguardo senza avere autonomia energetica e autonomia militare e partendo per di più da uno spaventoso ritardo tecnologico.

Anonimo ha detto...

Rimini quest’anno è stata meno piena del solito anche in spiaggia. Il meeting di CL si sta vuotando. Draghi è vuoto di suo, i suoi discorsi vanno bene per conservare i cibi avanzati nelle mense.

Anonimo ha detto...

Forse non era chiaro che 450 milioni di consumatori sarebbero diventati in breve tempo terreno di caccia di tutti gli altri Paesi. A meno che l'Europa non li avesse considerati persone, prima ancora che consumatori. Ma questo, a Mario Draghi, non si può chiedere.

Anonimo ha detto...

A che titolo interviene lorsignore? Chi rappresenta lorsignore? Perché gli si dà cotanto spazio? Domande retoriche, ovviamente.
A noi, umilmente, basti la consapevolezza di fare l'opposto di quanto lorsignore sostiene.

Anonimo ha detto...

CL ormai non ha piu nulla di seppur vagamente cattolico, basta scorrere la lista degli invitati, Draghi ha una notevole faccia tosta a fare predicozzi social politico economici, dopo che lui stesso negli anni 90 era nel pool dei liquidatori dell'Italia, all'epoca 3/4 potenza economica, ci vuole proprio lui per dire queste cose, quanto a Rimini il modello nostalgia anni 60 non funziona piu da un pezzo, ma non lo hanno ancora capito, ormai anche in Albania si sta molto meglio e si paga il giusto, forse dopo 80 anni di ininterrotto governo rosso sangue qualcosa dovrebbero inventarsi, ormai la barca è al palo, per chi vuole capire....

Da Fb ha detto...

Draghi esordisce al Meeting dicendo che si è scoperto che 450 milioni di consumatori non sono bastati all'Europa per avere peso geopolitico.

Avete capito come considera i popoli europei Sua Competenza? Come guarda a una storia trimillenaria di fede, pensiero, diritto, scienza, guerre, opere d'ingegno, arte?

Ha davanti la Venere di Milo ma ci vede un attaccapanni, magari anche un po' difettosetto perché alla figura mancano le braccia.

Poi ci meravigliamo se non ne becca una.

Anonimo ha detto...

Dopo Draghi parla Giorgetti… ecco dove abbeverare il cervello per la liberazione! manca solo il fantasma di Bergoglio, ma non c’è da escludere che aleggi tra un atto d’amore e l’altro.

Anonimo ha detto...

Pourquoi cet acharnement des « mondialistes » contre les nations européennes ? Parce que leur objectif final est la disparition définitive de la civilisation chrétienne en Europe. Le monde qui vient doit être gouverné par les juifs talmudistes (héritiers des pharisiens qui ont rejeté Jésus et qui gouvernent déjà depuis longtemps à Londres et à Washington), et il doit avoir sa capitale à Jérusalem, selon le vœu maintes fois répété de Jacques Attali.

Quant à l'Union Européenne, dont Ursula von der Leyen déclarait récemment — à Jérusalem précisément — que les valeurs qui l'inspirent sont celles du Talmud, elle ne doit pas être entendue « comme une nation de plus », mais, selon les mots de Bernard-Henri Lévy, comme « un dispositif de nature à travailler, fracturer, pulvériser et, finalement, nécroser les identités et les fixations nationales » (voir "Récidives", Grasset, 2004, p. 458). L'identité d'Israël restant sauve, bien entendu…

mic ha detto...

Trasferisco da un'altra pagina:
Non capisco come Mario Draghi non si sia ancora ritirato a vita privata, né capisco bene chi lo sferzi a farsi banditore di ideologie disumane, né capisco chi ancora lo ingaggi. "Draghi ci ha lasciato" disse il Professor Caffè quando Draghi andò in America. Il verbo 'lasciare' ha tra i suoi sinonimi: smettere di sostenere, abbandonare, separarsi da qualcuno e altro. Personalmente quel lasciare l'ho sempre percepito come abbandonare, tradire.

Anonimo ha detto...

Conosco persone di CL fedeli alla santa messa quotidiana e perseveranti nelle loro scuole e ritiri. Purtroppo un minuto dopo la benedizione fuori dalla chiesa corrono a far colazione al bar “per non far aspettare chi deve scappare”. Comunione in mano e tanta stima per Bergoglio, anima green (le preghiere non stamparmele, mandamele su what’s up) e deltoide facile alle punture oltre che disponibili al volontariato agli hub.
Ovviamente filoucraini e nervosetti se gli nomini i russi. E su Gaza…

Anonimo ha detto...

Dove va CL ? 304

Nessuno ha capito e nessuno ha spiegato perché il meeting di CL si sia offerto come palcoscenico per Draghi e per le sue operazioni politiche. Egli rappresenta ideologicamente l'opposto di quello che CL era con Don Giussani.
Cosa è diventata oggi?

https://x.com/antoniosocci1/status/1958921774881440194?s=48&

Anonimo ha detto...

La cosa più grave è che al meeting "cattolico" di Cl vengano invitate certe personalità, libere di esternare le loro castronerie senza il minimo contraddittorio... E il popolo bue ciellino applaude, nel caso di draghi anche con standing ovation.
Un gran successo mondano. E cielle che rincorre il mondo si è ridotta al lumicino, percorrendo la stessa parabola discendente della vecchia Azione Cattolica, perché ormai ha molto poco da offrire di veramente cristiano e tanto tanto conformismo, dal bergoglionismo al vaccinismo e tutto quello che ci sta in mezzo. Ma adesso forse con lestezza sono già tutti leonciniani, convintamente o ruffianamente. Ai posteri l'ardua sentenza.

Anonimo ha detto...

Forse su google news ho letto, più o meno, che il Mario ha ricordato che in gioventù era contro la UE che riteneva una sorta di prigione...non avendo letto altro ho pensato che il Mario si stesse riposizionando e...fosse entro una novella conversione!!! Illusione mia presto sfumata. Evidentemente quella verità giovanile, poi distorta e negata, gli è servita per introdurre la tiritera del più Europa con tutte le bestialità che comporta.

Anonimo ha detto...

I tecnocrati stanno al bene comune come i parchi a quello agrosilvopastorale.
Uno scempio del territorio, uno scempio del bene comune.
Il deserto spirituale elevato a fine ultimo.
Ciò che ritengo di poter dire con sufficiente certezza è che si sta chiudendo l'era dei mercanti, durata più di tre decenni, e si sta aprendo quella degli eroi.
Sta a ognuno di noi, a partire dalla base, seminare il terreno e farlo fruttare senza darlo in mano al mercante di turno, resistendo all'arma più potente e corrosiva, che è quella del vile denaro.

Anonimo ha detto...

Gli immarcescibili: sanremo,draghi,latelevisione,

Anonimo ha detto...

Il presupposto che la guerra voluta da Putin sia stata da lui vinta e' falso. Se veramente Putin avesse vinto la guerra oggi non sentiremmo piu' parlare della guerra perche' a Kiev ci sarebbe un governo fantoccio come quello di Lukaschenko in bielorussia.

Anonimo ha detto...

Il filo putin diego fusaro ha fatto del suo meglio per descrivere a tinte forti i problemi derivanti da una gestione verticistica del potere nell'unione europea. Unione che ha fatto veramente del suo meglio per non costruire l'unione. Stati rigorosamente separati con governi autonomi che vanno a Bruxelles come servi della gleba nei confronti del signore feudale. Almeno i nostri.
Moneta unica ma tasse diverse , ragion per cui il signor nutella paga le tasse in olanda e il giocatore Sinner le paga invece a Montecarlo. Mentre, in nome dell'unione europea tappi dalla difficile apertura sono spuntati sulle bottiglie di tutta europa e i termometri a mercurio sono stati banditi dal commercio. Ma forse non e' troppo tardi per cercare di costruire una vera unione.

Anonimo ha detto...

Questi ciellini sempre pronti a mettere il naso nelle lenzuola altrui (purchè non siano quelle di Berlusconi, Formigoni o altri potenziali protettori)...Draghi è l'usato sicuro, non sia mai che diventi presidente della repubblica

mic ha detto...

https://www.vietatoparlare.it/salvini-macron-e-la-cesura-di-meloni-quando-il-re-e-nudo/

Anonimo ha detto...

Si sono ingabbiati da soli ed hanno ingabbiato le Nazioni Europee, ognuna con la
sua lingua, tradizioni, storia, moneta. Di sicuro la gabbia maggiore e' stata messa
all'Italia che non ha piu' storia, non ha piu' radici. Con tutto lo sversamento dall'Africa,
dal Pakistan,dal Bangladesh, al mercato ortofrutticolo ci sono in prevalenza commercianti di quei Paesi, macellai di quei Paesi, fiorai di quei Paesi, i bar e gli
alberghi sono pieni di lavoranti di quei Paesi. Invasi da meganegozi e negozianti
cinesi che non parlano italiano (ma perche' dovrebbero?)visto che il loro soggiorno sara' temporaneo. Si parla e si ode dai mezzi di comunicazione un inglesestorpiato, si
predilige pesce crudo alla cinogiapponese, frutta esotica. Usi e costumi pressoche' sradicati. Senza Patria, mossi a piacimento dai burattinai.Salviamo l'anima!

Anonimo ha detto...

ECCO IL PIANO SEGRETO PER FARE DELLA SARDEGNA LA PIU’ GRANDE CENTRALE AL LITIO D’EUROPA
Maurizio Blondet 24 Agosto 2025

Ettari di territorio con pannelli solari
Pale eoliche su terra e nel mare
Ora l'arrembaggio delle centrali al litio

MA QUESTI PERMESSI DALL'INTERNO DELLA REGIONE SARDEGNA DELLO STATO ITALIANO CHI DIAVOLO LI FIRMA?

Anonimo ha detto...

Noi ci lamentiamo giustamente della ue, ma nessuno entra in casa tua se qualcuno, da dentro, non apre. Allora quello che BISOGNA capire chi sono e chi sono stati gli "apriporta" italioti. Molti sperano che la ue vada a ramengo, noi con loro speriamo, ma ricordiamo che almeno un milioncino di "apriporta italioti" rimangono dentro e nell'ombra. Che fare?1) Individuare le eccellenze italiane che siano capaci, oneste, ma non al passo dei tempi, che sono proprio quelli che devono essere sostituiti dalla dignità privata e pubblica che non ha tempo misurabile.
2) Gli apriporta vanno, con calma e precisione, identificati. Poi quando la ue sarà andata a ramengo, indiciamo le elezioni politiche che porteranno al governo le autentiche eccellenze che sostituiranno gli apriporta sparsi ovunque. Questi apriporta riceveranno una pensione di sussistenza e non potranno più occuparsi né di cosa pubblica, né di cosa privata e sarà loro tolto il passaporto.