Nella nostra traduzione da Crisis Magazine. Un lungo ma veramente superbo articolo che riassume la storia delle diaconesse e l'intero motivo per cui non fossero, nell'antichità, e non potranno mai essere l'equivalente dei diaconi maschi clericali. Tutto, ambientato in una corretta antropologia ed ecclesiologia. Ottimo lavoro! Ma meglio completato dalla mia nota in calce, sulla quale richiamo l'attenzione perché inquadra il problema di fondo, ineludibile.
Diaconesse donne? Ecco perché no
Molti nella Chiesa considerano l'ordinazione delle donne come diaconesse una questione irrisolta e sperano che la Chiesa ammetta presto le donne al diaconato. Si tratta di una speranza infondata.
Chi può essere un'icona di Cristo? La domanda mi tormenta. I documenti del Concilio Vaticano II insegnano che tutte le persone buone che fanno parte della Chiesa... tutte queste persone buone che confidano nella squisita promessa della risurrezione di Cristo sono il Corpo di Cristo. Sarebbe quindi logico che "tutte le persone buone" significhi proprio questo. "Tutte le persone buone" significa tutti gli uomini e... le donne buoni.Eppure la Chiesa cattolica ha espulso metà dei suoi membri. Tutte le donne sono libere. Come? Le donne non possono essere ordinate al ministero ecclesiastico, anche se le storie ecclesiastiche più chiare e complete includono donne ordinate. Qual è l'argomento contro l'ordinazione delle donne? La semplificazione del ragionamento complesso è che le donne non sono immagine di Cristo. Le donne non possono simboleggiare Cristo. Le donne non sono icone di Cristo... È uno scandalo. È più di uno scandalo; è una deturpazione dell'intero corpo di Cristo da parte di coloro che negano sia la storia che la teologia... che è probabilmente formalmente eretico.
L'atto d'accusa di cui sopra è tratto da "Donne: Icone di Cristo", scritto da Phyllis Zagano. Questa stimata studiosa è probabilmente la principale sostenitrice dell'ordinazione delle donne al diaconato, una questione a cui ha dedicato la sua carriera teologica. È stata membro della Commissione per lo studio del diaconato femminile istituita da Papa Francesco nel 2016, riconvocata nel 2020. Tuttavia, i rapporti finali di entrambe le commissioni non sono stati resi pubblici; e riguardo all'esito della commissione del 2016, Francesco ha commentato durante una conferenza stampa in volo nel 2019 che "tutti avevano posizioni diverse, a volte nettamente diverse, hanno lavorato insieme e si sono trovati d'accordo fino a un certo punto. Ognuno aveva la propria visione, che non era in accordo con quella degli altri, e la commissione si è fermata lì". Si può ragionevolmente supporre, a causa della sua mancata pubblicazione, che anche la commissione del 2020 non sia riuscita a raggiungere un consenso.
Molti nella Chiesa considerano l'ordinazione delle donne come diaconesse una questione irrisolta e sperano che forse il neoeletto Papa Leone XIV ammetta le donne al diaconato. Il fatto è che, durante i primi secoli della Chiesa, le donne prestavano servizio come diaconesse, con il primo riferimento che si trova nella Lettera ai Romani di San Paolo, quando riconosce il servizio di Febe "che è diaconessa della Chiesa di Cencre" (Romani 16:1). La domanda è quale fosse esattamente la funzione e lo status ecclesiale delle diaconesse nei primi secoli della Chiesa. Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, la Commissione Teologica Internazionale (CTI) ha prodotto uno studio esaustivo sul diaconato permanente, intitolato: Dalla diaconia di Cristo alla diaconia degli Apostoli, pubblicato nel 2002.
Lo studio offre un'analisi dettagliata della storia del diaconato, concentrandosi sulle testimonianze del Nuovo Testamento, sui Padri Apostolici e sui primi documenti della Chiesa che includono i riti di ordinazione. Secondo questa Commissione, i tre gradi del clero – vescovo, presbitero e diacono – erano già stati riconosciuti da Papa Clemente di Roma alla fine del I secolo. Anche Sant'Ignazio di Antiochia, martirizzato non più tardi del 117, riconobbe i tre gradi della gerarchia ecclesiastica nella sua "Lettera ai Tralliani" (3, 1): "Tutti venerino i diaconi come Gesù Cristo, il vescovo come immagine del Padre, e i presbiteri come senato di Dio e assemblea degli Apostoli. Senza di loro, infatti, non si può parlare di Chiesa".
I tre gradi della gerarchia, l'«unicità degli ordini», furono riconosciuti anche da san Cipriano, vescovo di Cartagine del III secolo, quando nella Lettera 15 dovette ammonire i diaconi di non prendere il posto dei sacerdoti, poiché i diaconi «venivano al terzo posto nell'ordine della gerarchia».(1) Ciò dimostra che l’“unicità degli ordini” – in altre parole, i tre gradi di diacono, sacerdote e vescovo – non fu uno sviluppo tardivo e difficilmente un’“aggiunta moderna” come sostiene Zagano.(2)
I tre gradi della gerarchia, l'«unicità degli ordini», furono riconosciuti anche da san Cipriano, vescovo di Cartagine del III secolo, quando nella Lettera 15 dovette ammonire i diaconi di non prendere il posto dei sacerdoti, poiché i diaconi «venivano al terzo posto nell'ordine della gerarchia».(1) Ciò dimostra che l’“unicità degli ordini” – in altre parole, i tre gradi di diacono, sacerdote e vescovo – non fu uno sviluppo tardivo e difficilmente un’“aggiunta moderna” come sostiene Zagano.(2)
Il diaconato nella Chiesa primitiva
Non sarà possibile, nello spazio di questo articolo, fornire un riassunto completo della storia della Chiesa primitiva in merito alle donne diaconesse. Se qualcuno desidera approfondire la storia delle diaconesse nella Chiesa, consiglio la monumentale opera di Aimé Georges Martimort, "Deaconesses: An Historical Study" . Ma quanto segue offrirà almeno ai lettori una comprensione della natura del ruolo delle diaconesse nei primi secoli della Chiesa. Al di fuori del Nuovo Testamento, la Tradizione Apostolica di Sant'Ippolito, scritta non oltre il 220, contiene istruzioni sull'"insediamento" delle vedove, poiché le vedove erano riconosciute come parte di una sorta di ordine all'interno dell'assemblea.
La Tradizione Apostolica afferma che le vedove venivano “insediate” e “non ordinate” e non c’era “l’imposizione delle mani perché non offrono il sacrificio [προθύματα] e non hanno una funzione liturgica [λειτουργία]. L’ordinazione [χειροτονία] è per i chierici destinati al servizio liturgico”.(3) Sebbene questo brano riguardi l'insediamento delle vedove, esso serve a indicare che le donne destinate al ministero non venivano ordinate perché non erano chieriche al servizio dell'altare. La Tradizione apostolica conferma anche che i diaconi maschi venivano ordinati mediante l'imposizione delle mani da parte del vescovo, il che significa che l'“unicità degli ordini” era riconosciuta anche in questo documento del III secolo.
L'istituzione delle diaconesse era più diffusa nella Chiesa d'Oriente che in Occidente. Il documento della Chiesa d'Oriente, la Didascalia Apostolorum, risalente alla prima metà del III secolo, fornisce testimonianza di diaconesse. La questione fondamentale riguardante la possibilità di ordinare le donne al diaconato, come giustamente osserva Zagano, riguarda la possibilità che le donne possano essere sacramentalmente immagine di Cristo. A questo punto, è interessante notare che la Didascalia insegna che mentre il vescovo "deve essere onorato da voi come Dio stesso", è il diacono "che sta al posto di Cristo". E quanto alle diaconesse "devono essere onorate da voi come lo Spirito Santo", molto probabilmente perché nelle lingue semitiche "spirito" è un sostantivo femminile.(4) In ogni caso, secondo questo documento, le diaconesse non rappresentavano Gesù.
La Didascalia fornisce informazioni dettagliate sui compiti esatti delle diaconesse, e sembra che esse fossero necessarie per soddisfare esigenze pastorali pratiche. Le donne si prendevano cura di altre donne, poiché era sconveniente per gli uomini farlo. Le diaconesse assistevano alla cerimonia battesimale delle donne che erano effettivamente nude durante il rito. Le diaconesse ungevano i loro corpi e le loro teste. La diaconessa teneva un paravento o un drappo per nascondere il corpo della donna che stava per essere battezzata, mentre il vescovo, eseguendo il rito battesimale, stendeva la mano sul drappo per evitare di vedere la donna.
È importante notare che le diaconesse non potevano amministrare il sacramento del battesimo. Secondo la Didascalia, questo poteva essere conferito solo da un vescovo, un sacerdote o un diacono.(5) Dopo il battesimo, le diaconesse continuavano a istruire le donne, nutrendole nella fede. Infatti, per modestia e per evitare scandalo, solo le donne potevano istruire altre donne, e questo ministero era svolto da diaconesse.
Un documento della Chiesa orientale del V secolo, intitolato "Il Testamento di Nostro Signore Gesù Cristo", rivela i doveri delle vedove e delle diaconesse. In effetti, le vedove svolgevano molti dei compiti propri delle diaconesse, come assistere nel battesimo delle donne e istruirle. Curiosamente, in questo documento, il ministero delle vedove aveva la precedenza su quello delle diaconesse, "occupando un posto molto umile nello schema delle cose".(6)
Le donne venivano effettivamente ordinate diaconesse? Il rito di insediamento delle vedove secondo la Tradizione Apostolica di Sant'Ippolito afferma: "L'ordinazione... delle vedove deve essere eseguita nel modo seguente...". Tuttavia, egli è molto chiaro sul fatto che questa "ordinazione" non prevedeva "l'imposizione delle mani". E il Testamento, seguendo Ippolito, indica che l'imposizione delle mani era limitata ai tre ordini sacerdotali.(7)
Secondo un altro documento del V secolo, l'Ordo e Canoni riguardanti l'ordinazione nella Santa Chiesa, il vescovo imponeva le mani sulla donna che stava per diventare diaconessa, ma allo scopo di pregare per lei. Il documento afferma che questa preghiera "non assomiglia in alcun modo alla preghiera usata nell'ordinazione di un diacono. La diaconessa non dovrebbe avvicinarsi all'altare; il suo compito consiste principalmente nell'assistere all'unzione nei battesimi".(8) Ci sono occasioni in cui i termini greci “insediamento” e “ordinazione” venivano usati in modo intercambiabile quando si trattava di cerimonie per vedove e diaconesse.
Secondo le Costituzioni Apostoliche, testo dipendente dalla Didascalia, datato tra il 375 e il 380, alle diaconesse era proibito insegnare anche ad altre donne, né potevano amministrare i battesimi, come invece potevano fare i diaconi uomini.(9)
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna:
L'Ordine sacro è il sacramento mediante il quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa fino alla fine dei tempi: è quindi il sacramento del ministero apostolico. Comprende tre gradi: episcopato, presbiterato e diaconato. (1536)
L'articolo 1538 afferma: "Oggi il termine 'ordinazione' è riservato all'atto sacramentale che integra un uomo (vir) nell'ordine dei vescovi, dei presbiteri o dei diaconi". L'articolo 1577 è particolarmente significativo. Qui vediamo, citando direttamente il canone 1014, che
«Solo un uomo battezzato (vir) riceve validamente la sacra ordinazione». Il Signore Gesù scelse degli uomini (viri) per formare il collegio dei dodici apostoli, e gli apostoli fecero lo stesso quando scelsero i collaboratori che sarebbero succeduti loro nel ministero. Il collegio dei vescovi, con cui i sacerdoti sono uniti nel sacerdozio, rende il collegio dei dodici una realtà sempre presente e sempre operante fino al ritorno di Cristo. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo, l'ordinazione delle donne non è possibile.
Si può affermare con certezza che, a questo punto dello sviluppo della dottrina della Chiesa riguardo al ruolo e al ministero dei diaconi, le donne siano escluse dalla partecipazione agli Ordini Sacri. Ciò che bisogna comprendere è che la riserva degli Ordini Sacri agli uomini è ontologicamente ordinata, nel senso che esiste una relazione oggettiva tra ciò che significa essere maschi e la ricezione di un "carattere spirituale indelebile" che fa sì che coloro che ricevono l'ordinazione siano sacramentalmente immagine di Cristo.
L'uguaglianza ontologica tra uomini e donne
Zagano sostiene, tuttavia, che uomini e donne sono ugualmente immagine di Gesù, quindi le donne possono certamente essere, mediante l'ordinazione, configurate sacramentalmente “in persona Christi servi, nella persona di Cristo servo”, il ministero a cui sono ordinati i diaconi.(10) Zagano si rende conto che, affinché la sua posizione prevalga, deve dimostrare come le donne siano un'immagine sacramentale di Cristo. Afferma:
La questione non è di funzionalità. La questione è che la Chiesa proclami il Vangelo in un modo nuovo-antico. Dietro ogni obiezione al ripristino del diaconato ordinato delle donne c'è l'insinuazione che le donne non possano essere un'immagine di Cristo. Naturalmente le donne non sono un'immagine esatta del Gesù, uomo-umano. Ma il fatto straordinario dell'Incarnazione è che Gesù, Dio, si è fatto uomo. Le donne sono umane. E tutti gli esseri umani sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. Il punto cieco androcentrico nelle teologie che negano la capacità delle donne di essere un'immagine di Cristo smentisce un ingenuo fisicalismo insito nelle argomentazioni contro l'ordinazione delle donne a qualsiasi grado di ordine, incluso il diaconato.(11)
L'argomentazione di Zagano su come le donne siano icone di Cristo è superficiale e semplicistica. Infatti, come verrà dimostrato, è proprio perché le donne non "rappresentano" e non possono "rappresentare il Gesù maschio umano" che non possono essere ammesse agli Ordini Sacri. Per lei, tutto ciò che è richiesto è che una persona, uomo o donna che sia, sia battezzata per poter ricevere il sacramento dell'Ordine. Tutto qui. Questo perché, per Zagano, la sessualità umana non ha essenzialmente alcun significato sacramentale. Questa posizione si riflette nella sua affermazione: "In effetti, l'umanità di Cristo supera i limiti di genere e nessun documento della Chiesa sostiene una distinzione ontologica tra gli esseri umani, tranne i documenti che affrontano la questione dell'ordinazione".(12)
Se l'uguaglianza ontologica è tutto ciò che serve alle donne per essere ordinate, non esiste una vera ragione per escluderle dal sacerdozio ministeriale. Nel suo articolo del 2003 sulla rivista America, Zagano afferma: "Non sto sostenendo il sacerdozio femminile".(13) Tuttavia, basandosi sulla sua argomentazione secondo cui sia gli uomini che le donne battezzati rappresentano Gesù allo stesso modo, nel suo libro del 2011, Donne e Cattolicesimo: Genere, Comunione e Autorità, ha sostenuto l'ordinazione delle donne al sacerdozio e al diaconato. Questo ben dopo che San Giovanni Paolo II, nel 1994, aveva chiuso la porta alla questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio. Nella sua lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis, egli aveva proclamato infallibilmente che il sacerdozio esclusivamente maschile rientrava "nella stessa costituzione divina della Chiesa" e che "la Chiesa non ha alcuna autorità di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa".
Per rendere le donne capaci di ricevere gli Ordini Sacri, la piatta teologia dell'immagine di Zagano ignora completamente la natura stessa del patto di redenzione: un patto che è ordinato sponsalmente secondo il modo stesso in cui Dio in Cristo è in unione con il Suo popolo. Sì, in termini di ciò che significa essere umani, creati a immagine di Dio, uomini e donne a quel livello sono ontologicamente uguali. Ma secondo il patto ordinato sponsalmente, maschi e femmine sono effettivamente differenziati secondo il significato sacramentale del loro genere.
Le donne non possono, e non possono, "immaginare il maschio umano Gesù" perché, secondo l'ordine nuziale dell'alleanza, questo non è il significato della sessualità femminile. Il mondo è salvato dal matrimonio tra Cristo e la Chiesa. Non si tratta semplicemente di un modo di dire gradevole. Si tratta di una realtà soprannaturale, ordinata da Dio, resa sacramentalmente presente nella sessualità umana di uomini e donne. L'insegnamento di San Paolo conferma questa verità.
Mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa. Egli ha dato se stesso per lei, per santificarla, purificandola nel lavacro dell'acqua mediante la potenza della parola, per farsi comparire davanti la Chiesa, gloriosa, senza macchia, senza ruga o alcunché di simile. I mariti devono amare le loro mogli come il proprio corpo. Chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno odia mai la propria carne; anzi, la nutre e la cura, come Cristo ha cura della Chiesa, perché siamo membra del suo corpo. "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne". Questo mistero è grande; intendo dire che si riferisce a Cristo e alla Chiesa. (Efesini 5:25-32)
Ciò è notevole. Cos'ha appena affermato Paolo? Vale a dire, che fin dal Principio la sessualità maschile e femminile è stata intesa da Dio come trascendente, un segno sacramentale – un segno sacramentale del patto di redenzione ordinato dal matrimonio. Ciò significa che a maschi e femmine vengono assegnati ruoli redentivi sessuali – che il genere maschile e femminile non è solo una biologia funzionale applicata all'anima asessuata. Zagano tende certamente a questa antropologia dualista quando afferma che la Chiesa deve accettare l'ordinazione sacramentale delle donne perché "l'anima incarnata come femmina può ricevere la grazia e il carisma degli ordini".(14)
L'ordine matrimoniale del patto
Che il patto di redenzione sia ordinato in senso matrimoniale è stato confermato dalla Dichiarazione del Vaticano del 1976 Inter Insigniores, emanata sotto l'autorità di San Papa Paolo VI. Il documento spiega perché le donne non possono essere ammesse al sacerdozio ministeriale. Fornisce essenzialmente cinque ragioni. La quinta ragione si riferisce al carattere nuziale del patto:
Perché la salvezza offerta da Dio agli uomini, l'unione con Lui a cui essi sono chiamati – in una parola, l'Alleanza – ha assunto, fin dai Profeti dell'Antico Testamento, la forma privilegiata di un mistero nuziale: per Dio il popolo eletto è visto come la sua sposa ardentemente amata. Sia la tradizione ebraica che quella cristiana hanno scoperto la profondità di questa intimità d'amore leggendo e rileggendo il Cantico dei Cantici; lo Sposo divino rimarrà fedele anche quando la Sposa tradirà il suo amore, quando Israele sarà infedele a Dio (Os 1-3; Ger 2).
E questo documento fa un'affermazione quasi sconvolgente: "Perché Cristo stesso era e rimane uomo (vir)". In altre parole, anche ora Cristo nella gloria non ha abbandonato il suo genere maschile, che è per sempre parte essenziale della Sua identità personale, vale a dire che Egli, come Salvatore, è per sempre sposo della Chiesa, che è la Sua sposa. L'assunzione da parte di Cristo della sessualità maschile non è accidentale o casuale: piuttosto, il genere maschile di Cristo ha valore salvifico.
Il rapporto coniugale tra Cristo e la sua Chiesa è stato ratificato una volta per tutte con la sua morte sacrificale sulla Croce, quando Egli "ha dato se stesso per lei". La morte di Cristo forma la Nuova Alleanza, ed è proprio questa alleanza che si rende presente nel sacrificio della Messa. Il sacerdote, in persona Christi, pronuncia le parole stesse che significano questa alleanza: "Questo è il mio Corpo offerto, questo è il mio Sangue versato per voi". Nel sacrificio di Cristo, è l'uomo che dà la sua vita per la donna. Questo significa – ed è questa la questione che dobbiamo prendere più seriamente se vogliamo capire perché le donne non possono essere ammesse agli Ordini Sacri – che le donne, lungi dall'essere, come sostiene Zagano, "escisse", lungi dall'essere membri di seconda classe del Corpo di Cristo, le donne sono la Chiesa in relazione a Cristo suo Capo.
Santa Edith Stein, grande filosofa e martire tedesca, che scrisse ampiamente sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa, affermò: “La donna… è chiamata a incarnare nel suo sviluppo più alto e puro l’essenza della Chiesa, a esserne il simbolo”.(15) Se gli uomini nell'Ordine Sacro rappresentano Cristo per il Suo popolo, la natura sacramentale del genere maschile è in relazione come Cristo maschio Salavatore è in relazione a ciò che è femminile, vale a dire il popolo di Dio. Si noti che la Chiesa è chiamata la Sposa di Cristo e, risalendo fino ai Padri della Chiesa, è chiamata mater ecclesia, madre Chiesa, che genera nuovi figli di Dio nel grembo del fonte battesimale, come disse notoriamente San Cipriano in De catholicae Ecclesiae unitate : "Non puoi avere Dio per Padre, se non hai la Chiesa per Madre".
Tenendo presente che l'Eucaristia è il sacrificio di Cristo ordinato in modo nuziale, offerto da coloro che per ordinazione sono in persona Christi Capitis – il sacrificio dello Sposo per la Sua Sposa – la domanda è: in che modo allora i diaconi sono icone di Cristo dalla parte di Cristo Sposo? La Lumen Gentium, nel ristabilire il diaconato permanente, insegna:
A un livello inferiore della gerarchia si trovano i diaconi, ai quali vengono imposte le mani «non per il sacerdozio, ma per un ministero di servizio». Infatti, rafforzati dalla grazia sacramentale, in comunione con il vescovo e il suo gruppo di presbiteri, essi servono nel diaconato della liturgia, della parola e della carità al popolo di Dio. ( LG 29)16
Qui vediamo che il diaconato fa parte del sacramento dell'Ordine Sacro e i diaconi sono inseriti nella gerarchia. La gerarchia della Chiesa, composta da vescovi, sacerdoti e diaconi, è tutta immagine di Cristo per la Chiesa. Questo è in realtà un punto importante, poiché ho deliberatamente sottolineato “per la” perché la gerarchia è in relazione alla Chiesa come Sposa. I diaconi sono in comunione con il vescovo e il suo gruppo di sacerdoti della Chiesa. La Didascalia descrive il ruolo del diacono:
Poiché siamo imitatori di Lui e teniamo il posto di Cristo. E ancora nel Vangelo trovate scritto come nostro Signore si cinse un lenzuolo intorno ai fianchi e gettò dell'acqua in un catino, mentre eravamo a tavola (a cena), e si avvicinò e lavò i piedi di tutti noi e li asciugò con il lenzuolo [Gv 13,4-5]. Ora, Egli fece questo per mostrarci (un esempio di) carità e amore fraterno, affinché anche noi facessimo lo stesso gli uni verso gli altri [cfr. Gv 13,14-15]. Se dunque nostro Signore fece così, esiterete voi, o diaconi, a fare lo stesso per i malati e gli infermi, voi che siete operai della verità e portate l'immagine di Cristo?17
Che un diacono sia o meno configurato dall'ordinazione in persona Christi Capitis, è chiaro che il suo servizio ministeriale non è separato dalla persona di Cristo sacerdote, ma intimamente associato al servizio che Cristo Sposo offre al Suo popolo. Si potrebbe dire che l'"unicità degli ordini" è legata all'unicità della persona di Cristo. Cristo sacerdote e Cristo servo sono uniti in ciò che Cristo è per il Suo popolo. Se questo è vero, l'ordinazione diaconale delle donne crea incoerenza sacramentale, come abbiamo dimostrato che il Patto di Redenzione è ordinato in modo matrimoniale. Le donne sono dalla parte della Chiesa verso Cristo, non dalla parte di Cristo Sposo maschio verso la Sua Chiesa.
Commentando la distinzione tra il servizio di un laico e la natura sacramentale del diacono, il documento dell'ITC afferma:
[I]l fattore decisivo sarebbe ciò che il diacono era piuttosto che ciò che faceva: l'azione del diacono avrebbe provocato una presenza speciale di Cristo Capo e Servo che era propria della grazia sacramentale, la configurazione con Lui… Il punto di vista della fede e la realtà sacramentale del diaconato avrebbero permesso di scoprire e affermare la sua particolare distinzione, non in relazione alle sue funzioni ma in relazione alla sua natura teologica e al suo simbolismo rappresentativo.
L'errore più comune commesso da quasi tutte le teologhe femministe è che le donne non saranno mai uguali agli uomini se non saranno nel santuario accanto ai sacerdoti, come se il santuario fosse il grande livellatore. Ma, come mostrato qui, la dignità delle donne è già garantita dal loro essere il segno della Chiesa Sposa di Cristo. E francamente, come mai prima d'ora, ogni sorta di ministero è aperto alle donne, che a vario titolo esercitano un'enorme autorità nella Chiesa, alcune ricoprono persino la carica di cancelliere diocesano e guidano alcuni dicasteri vaticani, come Suor Simona Brambilla che presiede il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Tuttavia, la Chiesa potrebbe reintrodurre le diaconesse? La risposta è sì, ma si tratterebbe dell'insediamento di un ufficio formale riconosciuto, che consacra le donne a un servizio completamente separato dall'ordinazione diaconale maschile all'interno del sacramento dell'Ordine Sacro*[vedi nota in calce -ndT]. Ma considerando le molteplici possibilità di ministero ora aperte alle donne, c'è davvero bisogno di un ufficio formale femminile? In ogni caso, come afferma il Canone 1024: "Solo un uomo battezzato riceve validamente la sacra ordinazione".
Monica Miller_________________________
1. Dalla diaconia di Cristo alla diaconia degli apostoli, Cap. II, iii. Commissione teologica internazionale, 2002.
2. Phyllis Zagano, Donne: icone di Cristo, (Mahwah, NJ, Paulist Press, 2020), p. 36.
3. Aimé Georges Martimort, Diaconesse: uno studio storico, (San Francisco, Ignatius Press, 1986), p. 31.
4. Ivi, p. 37.
5. Ivi, p. 42.
6. Ivi, p. 49.
7. Ivi, p. 51.
8. Ivi, p. 53.
9. Ivi, p. 62.
10. Zagano, p. xiv.
11. Ivi, p. 119.
12. Phyllis Zagano, “Donne diaconesse cattoliche”, America Magazine, 17 febbraio 2003, p. 4/9.
13, Ivi, p. 3/9.
14. Zagano, Donne , p. xvi.
15. Edith Stein, The Collected Works of Edith Stein, Vol. 2: Essays on Woman, a cura del Dr. L. Gebler e Romaeus Leuven (Washington, DC: ICS Publications, 1987), p. 230.
16. Lumen Gentium – Costituzione dogmatica sulla Chiesa , Concilio Vaticano II. Il documento cita (Costituzioni Ecclesiae A Egyptiacae , III, 2: ed. Funk, Didascalia, II, p. 103. Statuta Eccl. Ant. 371: Mansi 3, 954).
17. https://www.earlychristianwritings.com/text/didascalia.html, Cap. 16.
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Nota di Chiesa e post-concilio
Il problema attuale nasce da quanto segue.
1. Secondo la Tradizione della Chiesa:
- l'episcopato si identifica nel sacerdozio di Melchisedech e ricorda quello di Aronne;
- i sacerdoti - presbiteri (anziani) (come i 72 mandati da Gesù) si identificano con i 70 anziani. I "cohanim" officiavano l'offerta dei sacrifici quotidiani. L'ebraico=cohen designa colui che sta "in piedi" davanti e alla guida dell'Assemblea nell'impartire la benedizione sacerdotale;
- gli ordini maggiori o sacri (suddiacono, diacono, sacerdote) e tutti gli altri ordini minori (accolito, esorcista, lettore, portiere) si identificano con i leviti (discendenti della tribù di Levi con un ruolo cultuale subordinato a quello del sacerdote), e cioè gli aggiunti gli aiutanti.
Paolo VI (con la Ministeria quaedam) ha trasformato i cosiddetti "ordini minori" (ostiariato, esorcistato -svolto in altre forme-, suddiaconato) cambiando la definizione stessa degli "ordini sacri" in "ministeri", rendendoli parzialmente accessibili anche ai laici, secondo l'indirizzo del Concilio Vaticano II. Deduzione ovvia: abolito il Sacrificio, trasformato in Cena, viene abolito anche il 'servizio all'Altare' [qui]. Dunque cosa ha eliminato Paolo VI? Ha eliminato la "classe sacerdotale", insieme al dato ontologico conseguente all'assegnazione di una specifica funzione ora declassata a mero ministero laicale, cui venivano introdotti i giovani seminaristi attraverso la tonsura che non constava soltanto del taglio di alcune ciocche di capelli, simbolo della rinuncia al mondo e dell'appartenenza a Cristo. Nel corso del rito i futuri sacerdoti vestivano per la prima volta la veste sacerdotale, veste che, se non avessero abbandonato il seminario prima della loro ordinazione presbiterale, sarebbe rimasta la stessa per tutta la loro vita futura.
Ogni ordine minore porta con sé alcune funzioni ad esso proprie che consentono al chierico di partecipare più da vicino nella sacra liturgia, peraltro provvidenzialmente ancora presenti nel mondo tradizionale. Mentre oggi, con la riforma di Paolo VI e derive conseguenti, il clero stesso si è trasformato ideologicamente in "servizio", visto che tutti i fedeli sono anch'essi sacerdoti (si crea infatti confusione tra il sacerdozio ordinato del sacerdote - alter Christus - e quello battesimale dei fedeli). Una riforma che, se nelle intenzioni era volta ad eliminare la distanza fra fedeli e clero, e a ridurre gli effetti del clericalismo degli "ordinati", in realtà non ha fatto altro che portare un certo scompiglio nel cattolicesimo, producendo ciò che Benedetto XVI ha definito "la clericalizzazione dei laici e la laicizzazione del clero", ma di fatto corrisponde alla diminutio del sacerdozio ordinato.
- gli ordini maggiori o sacri (suddiacono, diacono, sacerdote) e tutti gli altri ordini minori (accolito, esorcista, lettore, portiere) si identificano con i leviti (discendenti della tribù di Levi con un ruolo cultuale subordinato a quello del sacerdote), e cioè gli aggiunti gli aiutanti.
Paolo VI (con la Ministeria quaedam) ha trasformato i cosiddetti "ordini minori" (ostiariato, esorcistato -svolto in altre forme-, suddiaconato) cambiando la definizione stessa degli "ordini sacri" in "ministeri", rendendoli parzialmente accessibili anche ai laici, secondo l'indirizzo del Concilio Vaticano II. Deduzione ovvia: abolito il Sacrificio, trasformato in Cena, viene abolito anche il 'servizio all'Altare' [qui]. Dunque cosa ha eliminato Paolo VI? Ha eliminato la "classe sacerdotale", insieme al dato ontologico conseguente all'assegnazione di una specifica funzione ora declassata a mero ministero laicale, cui venivano introdotti i giovani seminaristi attraverso la tonsura che non constava soltanto del taglio di alcune ciocche di capelli, simbolo della rinuncia al mondo e dell'appartenenza a Cristo. Nel corso del rito i futuri sacerdoti vestivano per la prima volta la veste sacerdotale, veste che, se non avessero abbandonato il seminario prima della loro ordinazione presbiterale, sarebbe rimasta la stessa per tutta la loro vita futura.
Ogni ordine minore porta con sé alcune funzioni ad esso proprie che consentono al chierico di partecipare più da vicino nella sacra liturgia, peraltro provvidenzialmente ancora presenti nel mondo tradizionale. Mentre oggi, con la riforma di Paolo VI e derive conseguenti, il clero stesso si è trasformato ideologicamente in "servizio", visto che tutti i fedeli sono anch'essi sacerdoti (si crea infatti confusione tra il sacerdozio ordinato del sacerdote - alter Christus - e quello battesimale dei fedeli). Una riforma che, se nelle intenzioni era volta ad eliminare la distanza fra fedeli e clero, e a ridurre gli effetti del clericalismo degli "ordinati", in realtà non ha fatto altro che portare un certo scompiglio nel cattolicesimo, producendo ciò che Benedetto XVI ha definito "la clericalizzazione dei laici e la laicizzazione del clero", ma di fatto corrisponde alla diminutio del sacerdozio ordinato.
2. Precisazione ulteriore:
La spiegazione canonistica è interessante ma va integrata dal punto di vista liturgico, che non si concentra solo sui ruoli ma anche sul contesto nel quale le persone agiscono: la Santa Messa.
La spiegazione canonistica è interessante ma va integrata dal punto di vista liturgico, che non si concentra solo sui ruoli ma anche sul contesto nel quale le persone agiscono: la Santa Messa.
La Liturgia Eucaristica, a differenza della Liturgia delle Ore, è interamente l'espressione del Sacerdozio ordinato. Dividerla, dicendo che una parte lo è (il canone) e un'altra non lo è interamente (la Liturgia della Parola), significa intorbidire le acque.
Se l'intera Liturgia Eucaristica è espressione del Sacerdozio ordinato, si comprende perché pure le letture, un tempo, erano fatte dal sacerdote o da un ministro ordinato e ciò pure in un monastero femminile.
Quello che osserviamo oggi, è esattamente questo: l'abbassamento della Liturgia Eucaristica (con un prete sempre più simile ai laici nella sua missione e nella sua essenza) e l'innalzamento dei laici (con l'introduzione del concetto di "popolo di Dio" che "concelebra" alla sua maniera alla Liturgia Eucaristica). L'offerta del fedele (e dell'assemblea) è conseguente a quella di Cristo, quando tutto è compiuto [vedi]
Invece, la Liturgia Eucaristica pur ricevendo l' "Amen" dei fedeli, non li fa concelebrare in alcun modo perché colui che la anima è il sacerdote che invoca lo Spirito e rende presente Il Signore, nel pane e nel vino, agendo in persona Christi. Non a caso, dai primi secoli, si diceva che il vescovo è "vicario di Cristo" o meglio lo rappresenta nella celebrazione eucaristica (Ignazio di Antiochia).
Rifiutare questo titolo (come per altro ha fatto Bergoglio recentemente) significa, pure qui!, abbassare il sacerdozio che si rappresenta per avvicinarsi sempre più al ruolo e all'identità laicale. Di conseguenza, la Messa stessa viene abbassata e se il ministero ordinato viene abbassato, di fatto si avvicina sempre più ai cosiddetti "ministeri" voluti da Paolo VI, realtà puramente funzionali (anziché ontologiche), come funzionale è il titolo di "pastore" nel mondo luterano.
Introdurre ufficialmente le donne nel campo della Liturgia Eucaristica, dunque, non è un tributo al sesso femminile (come potrebbe essere visto da alcuni) ma un rimarcare una funzione prettamente laicale in campo eucaristico, campo che dovrebbe essere di esclusiva pertinenza clericale, con l'ufficiale ulteriore diminutio del sacerdozio. (Maria Guarini)
2 commenti:
Di tutto ciò poco so e, vista la mia ignoranza, non posso dire nulla. Tuttavia questo voler dare alle donne questo o quell'ufficio proprio degli uomini mi sembra tanto una tentazione diabolica. Visto che Satana non ha distrutto abbastanza, avanti con le diaconesse! A mio personale parere è solo lo spirito di contraddizione che innesta queste diavolerie. Non commento assolutamente il caso della monaca che presiede il Dicastero xy ché si inserisce a quanto scritto sopra.Gli italioti non hanno capito che il proibire tutto e il concedere tutto pari sono ed hanno come risultato il caos.
(di Cristus vincit) VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Paramenti violacei.
Vigilia antichissima e solennissima è quella dell'Assunta. La santa Madre Chiesa vuole degnamente preparare i suoi figli a festeggiare l'Assunzione, la Pasqua di Maria.
Cristo riposò nella tomba solo tre giorni, poi risuscitò e salì al cielo. Nello stesso modo la morte di Maria rassomiglia piuttosto a un breve sonno, donde il nome di Dormitio, poiché prima che la corruzione abbia potuto toccare il suo corpo, Dio «la risuscitò e la glorificò nel cielo». È il triplice oggetto della festa dell'Assunzione, che deriva come una conseguenza logica dal privilegio dell'Immacolata Concezione, dal Mistero dell'Incarnazione, dalla Maternità Verginale, dal consorzio eterno fra lei Corredentrice e il divin Figlio Redentore. Poiché il peccato non aveva macchiato l'anima di Maria, era conveniente che il corpo, esente da tutte le macchie e nel quale era stato incarnato il Verbo, non provasse i principi della corruzione della tomba.
Siamo invitati a pregare e ad imitare Nostra Signora, che, come Mediatrice di grazia e Avvocata nostra, ci aiuta, ci difende, ci ottiene la salvezza eterna.
• Commemorazione di sant'Eusebio, Confessore
Eusebio, sacerdote e confessore romano, è il fondatore della basilica che porta il suo nome. Egli dall'Ariano Imperatore Costanzo, per aver difeso la fede cattolica, fu rinchiuso in una camera della sua casa; ivi, avendo perseverato costantemente sette mesi in orazione, si riposò in pace il 14 agosto 353. Il suo corpo fu raccolto dai Preti Gregorio ed Orosio e fu sepolto nel cimitero di Callisto, sulla via Appia. Il suo culto è sempre molto celebrato a Roma. Nell'antica basilica a lui dedicata si fa la stazione nei Venerdì della IV Settimana di Quaresima.
Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 20 sul Vangelo di san Giovanni, cap. 2, verso la fine.
Poiché tu hai ascoltato quella donna che diceva: «Beato il seno che ti ha portato e il petto che ti ha nutrito», e in seguito il Signore che rispondeva: «Beati, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono», considera ciò che è stato detto in questo pensiero: non che non tenesse in conto la Madre, ma mostrasse che il nome di madre non avrebbe arrecato niente a lei di vantaggio, se non prevalesse nella bontà e nella fede. Poiché, se l'affetto materno non era per niente di vantaggio a Maria senza la virtù, di gran lunga la bontà di padre, fratello, madre e figlio è meno a noi, se non arrechiamo qualcosa di noi.
Infatti in nient'altro, se non nelle sole virtù di se stesso, dopo la divina grazia, qualcuno deve nutrire speranze della salvezza. Infatti, se ciò era di vantaggio a Maria per sé, sarebbe stato utile anche ai Giudei, di cui Cristo era consanguineo secondo la carne; sarebbe stato utile alla città, in cui nacque; sarebbe stato utile ai fratelli. Eppure, mentre i fratelli ebbero la cura delle sue cose, il nome della parentela non fu utile per niente a loro, ma con il restante mondo erano dannati.
Appunto cominciarono poi ad essere oggetto di ammirazione, quando le qualità rifulsero per la virtù. Anzi la patria, che quindi non aveva seguito nulla, cadde, e fu consumata dall'incendio; i concittadini perirono miseramente uccisi; i consanguinei secondo la carne non guadagnarono nulla per la salute, venendo meno il patrocino della virtù. Invece gli Apostoli divennero illustrissimi davanti a tutti, perché si portarono alla sua vera e desiderabile familiarità e consuetudine per obbedienza. Da qui noi capiamo di aver bisogno sempre della fede e della vita che risplenda per le virtù: questa soltanto potrà salvarci.
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