La Russia mette al bando i satanisti
In un’epoca sempre più segnata dalla confusione spirituale, dal relativismo etico e dall’indifferenza verso le radici cristiane dell’Europa, le recenti decisioni prese rispettivamente dalla Russia e dalla Polonia appaiono come due lampi nel buio, due segnali opposti e complementari che meritano di essere accolti non solo con attenzione, ma con rispetto e gratitudine.
La Corte Suprema russa ha scelto di mettere al bando i movimenti satanici, riconoscendoli ufficialmente come organizzazioni estremiste e vietandone ogni attività sul territorio nazionale.
Non si tratta, come alcuni vorrebbero far credere, di una misura repressiva o liberticida, bensì di un provvedimento necessario, urgente e perfettamente coerente con la difesa dell’ordine morale, della dignità umana e della religione tradizionale.
Il procuratore generale Igor Krasnov ha illustrato con chiarezza le motivazioni: il satanismo non è una semplice “contro-cultura” esoterica o una forma di ribellione giovanile, ma si configura come un movimento fondato sull’odio sistematico verso il sacro, sulla violenza contro i simboli religiosi, sulla blasfemia ritualizzata, su crimini efferati – compresi quelli contro i minori – e su una vicinanza preoccupante a ideologie neonaziste e nazionaliste radicali.
Si tratta dunque di una minaccia reale, tangibile, che giustifica l’intervento deciso dello Stato a tutela della società e del patrimonio religioso del popolo russo, profondamente radicato nella tradizione cristiano-ortodossa.
In parallelo, con spirito complementare ma altrettanto deciso, la Polonia ha compiuto un atto altamente simbolico e profondamente cristiano: il presidente Andrzej Duda ha proclamato Gesù Cristo come Re del Paese attraverso un solenne atto di accoglimento e ha riaffidato la nazione alla Vergine Maria, nella venerata icona della Madonna di Czestochowa.
Non è la prima volta che il popolo polacco, forgiato nella sofferenza e nella fedeltà, si affida al Cielo per protezione e guida, ma questo gesto ha un valore straordinario nell’odierno contesto geopolitico e culturale.
Mentre l’Occidente post-cristiano rinnega le proprie origini e si abbandona all’apostasia silenziosa, la Polonia riafferma pubblicamente che il destino di una nazione non può prescindere da Dio, che la regalità sociale di Cristo è fonte di giustizia, pace e vera libertà, e che senza l’intervento materno di Maria, la civiltà è condannata a perdersi.
Questi due atti – la condanna del satanismo da parte della Russia e la consacrazione della Polonia a Cristo Re e alla Madonna – non sono affatto contraddittori, ma si integrano perfettamente nella visione di una civiltà che vuole sopravvivere, ritrovare la propria anima e proteggere i propri figli.
La battaglia spirituale oggi non è una metafora: è una realtà concreta, visibile nelle leggi, nei costumi, nella cultura dominante, nei media, nella scuola. Si vuole normalizzare l’innaturale, glorificare l’osceno, relativizzare il male, mentre chi osa ancora parlare di verità, ordine morale, famiglia, sacralità e bene comune viene ostracizzato o ridicolizzato.
Di fronte a questo scenario desolante, Russia e Polonia – pur con limiti umani e complessità politiche – dimostrano che è ancora possibile resistere, difendere il sacro, riconoscere pubblicamente Dio, combattere contro l’oscurità.
In questo senso, la messa al bando del satanismo non è solo un atto di giustizia, ma anche un atto profetico: significa rifiutare il culto del male, del caos, della morte che si nasconde dietro l’apparente libertà di autodeterminazione.
Allo stesso modo, proclamare Cristo Re non è una semplice formalità religiosa, ma un atto sovrano che afferma chi deve regnare nei cuori, nelle leggi, nelle istituzioni. Si tratta, in ultima analisi, di scegliere tra due regni: quello di Dio, fondato sulla verità, la grazia e la giustizia, o quello del nemico di Dio, fondato sulla menzogna, la violenza e la distruzione.
Non è possibile alcuna neutralità. Chi tace, chi esita, chi si rifugia nella comoda zona grigia della tolleranza indifferente, finisce – volente o nolente – per lasciare campo libero al male.
Il futuro dell’Europa e dell’umanità non può che passare da una nuova evangelizzazione delle istituzioni, delle culture, delle famiglie.
Per questo le scelte di Mosca e di Varsavia, pur diverse nei modi, convergono nel riconoscere un principio fondamentale: non può esserci vera civiltà senza Dio, e non può esserci pace se non si combatte ciò che la distrugge.
Se l’Occidente non saprà imitare questo coraggio spirituale e politico, sarà inevitabilmente travolto dalla sua stessa decadenza. Ma se ci saranno altri popoli che, come la Russia e la Polonia, sapranno alzare lo sguardo verso il Cielo e rifiutare le lusinghe dell’oscurità, allora ci sarà ancora speranza per l’umanità. - Fonte
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