In attesa dell'esito dell'incontro tra Trump e Putin di domani, il tanto deprimente quanto realistico punto nave della situazione per l'UE. Qui l'indice degli articoli sulla guerra in Ucraina.
L'Unione Europea e la guerra permanente:
strategia, interessi e fallimento
Sotto la facciata di dichiarazioni solenni sulla "pace giusta" e la "difesa dei valori" (quali? I "gay pride" a Budapest?), l’Unione Europea ha trasformato la guerra in Ucraina da tragedia da risolvere in architrave della propria politica estera e interna.
Non esiste un piano di pace europeo credibile: le istituzioni di Bruxelles non hanno mai assunto l’iniziativa per mediare, limitandosi a ribadire il sostegno a Kiev e a esigere il ritiro russo, sapendo che queste condizioni, in assenza di un equilibrio sul campo, rendono il negoziato impossibile.
Questa scelta non è frutto di ingenuità, bensì di calcolo: il conflitto, congelato ma irrisolto, serve a cementare un blocco politico-militare, benché fortemente messo in discussione dalla seconda presidenza Trump iniziata il 20 gennaio 2025, e a mantenere uno stato di emergenza permanente.
Geopoliticamente, la guerra ha riportato l’Europa sotto il pieno ombrello della NATO e della leadership statunitense, azzerando ogni pretesa di autonomia strategica. La linea dura dettata da Polonia e Baltici ha spostato l’asse dell’UE verso un atlantismo radicale, mentre le diplomazie storiche dell’Europa occidentale, come Francia e Germania, hanno perso peso e capacità di iniziativa. In questo contesto, la pace sarebbe destabilizzante, mettendo in discussione la coesione forzata raggiunta.
Sul piano economico, il prolungamento della guerra ha legittimato una corsa al riarmo senza precedenti: il programma "ReArm Europe" dello scorso marzo, con oltre 800 miliardi di euro previsti, alimenta un’industria bellica che prospera solo in un contesto di tensione costante e di creazione di un nemico immaginario. Allo stesso tempo, il distacco energetico da Mosca ha creato nuove dipendenze, quali gas liquefatto, peraltro costosissimo, dagli Stati Uniti d'America, forniture instabili dal Nord Africa etc., che diventerebbero meno strategiche in tempo di pace.
È evidente, sul punto, che interessi contrattuali e investimenti infrastrutturali, sigillati nel quadro bellico, vincolano l’UE a mantenere alta la conflittualità per preservare il nuovo assetto energetico. Internamente, la guerra è stata e continua ad essere un potente strumento di distrazione e legittimazione. Il richiamo all’emergenza esterna, infatti, ha oscurato problemi strutturali: inflazione, stagnazione industriale, crisi sociali.
Tuttavia, il consenso si sta sgretolando: sondaggi recenti mostrano un calo netto del sostegno a un impegno illimitato per Kiev, soprattutto nei Paesi più esposti al caro energia e all’impatto delle sanzioni che hanno creato piú problemi all'UE che a Mosca, e lo stesso Volodymyr Zelensky è sempre piú contestato dall'opinione pubblica interna.
Il paradosso di questa strategia esplode oggi, alla vigilia dell’incontro Trump–Putin in Alaska. Dopo tre anni di spese e forniture militari colossali, l’UE, al di là della "sceneggiata" della video call con USA ed Ucraina, rischia di essere esclusa dal tavolo dove si decide il destino della guerra. È la prova che Bruxelles non ha mai perseguito una vera capacità negoziale autonoma.
La pace raggiunta senza l’Europa sarebbe, e aggiungo finalmente, la smentita definitiva della sua pretesa di "attore globale". Questo approccio, comunque, è già un fallimento: strategico, perché l’Europa ha rinunciato a decidere del proprio destino; economico, perché il costo della guerra erode competitività e benessere; politico, perché la retorica si sta sgretolando di fronte alla realtà.
L’UE, proclamandosi custode della pace, ha reso sé stessa prigioniera della guerra. E quando la pace arriverà, si troverà non protagonista, bensì spettatrice irrilevante di un ordine postbellico deciso da altri, dimostrando di aver perduto in questo modo sia la guerra, sia la pace.
Daniele Trabucco
5 commenti:
Per l'ntercessione dell'Immacolata Assunta in Cielo
e di tutti i Santi Patroni d'Italia e d'Europa e di S.
Michele Arcangelo e dei Nove Cori Angelici, siano
sconfitti i figli dei demoni, tacciano le armi e torni
a regnare la Pace di Gesu' su ogni Nazione. Amen!
La classe dirigente di molti stati europei e della cosiddetta unione europea è in quei posti ché avvantaggiano loro stessi, delle reciproche e totali popolazioni: chissene...Vergogna!
Il dibattito della stampa di regime in queste ore sarebbe davvero divertente, se solo il momento non fosse drammatico.
Questi fenomeni sono passati dal raccontarci di un Putin pazzo, moribondo, col cancro, fuori di testa a causa di malattie cerebrali e incapace di ragionare, al venirci a dire che una delle paure più grandi, nel prossimo vertice tra Russia e USA, è rappresentata dal fatto che Putin possa abbindolare Trump.
Ma come può un personaggio descritto come un cretino in fin di vita prendere per il naso il presidente di uno dei Paesi più potenti al mondo? Vi rendete conto di quante balle ci hanno raccontato in questi ultimi anni?
L’altra cosa, importantissima, sta in queste parole di Putin, non nelle fantasie che continuano a scrivere su concessioni, materie prime, accordi eccetera eccetera di cui nessuno sa nulla. Dice così: «L’America sta compiendo sforzi sinceri per porre fine ai combattimenti in Ucraina».
Questa frase, pesantissima, dice alcune cose: l’Unione Europea, Ursula, Macron, Meloni, Merz, la NATO e compagnia cantante sono politicamente dei morti che camminano. Gli USA, dopo aver scatenato questa guerra, faranno pagare a noi europei ogni singolo prezzo. Mosca e Washington si stanno accordando, facendosi beffe di Bruxelles e soci, per spartirsi, nell’ordine, Ucraina e il resto dell’Unione Europea.
Infine: Putin non è pazzo o cretino come ci hanno raccontato e Trump, da perdente, riuscirà a vincere qualcosa. C’è un detto che recita testualmente: «Se non sei seduto al tavolo, allora sei nel menù». Ecco, la portata si chiama Ucraina e Unione Europea, e i commensali sono Russia e Stati Uniti d’America. E meno male che il cretino era Putin…
T.me/GiuseppeSalamone
Il 14 agosto 1480 813 abitanti di Otranto, nel Salento, furono martitizzati dai maomettani per aver rifiutato la conversione all'Islam
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2016/08/oggi-14-agosto-ricordiamo-gli-813.html?m=1
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