Il Principio Mistico
e l'attuale crisi della Chiesa e del mondo
Giotto (1266–1337), Francesco d'Assisi riceve le stimmate
Unione dell'essere umano con Dio: questa è, in breve, la definizione di ciò che qui chiamo "principio mistico". Ciò che desidero sottolineare è l'importanza cruciale della dimensione mistica del cristianesimo. Questo, a sua volta, indica che la mistica – che non è altro che lo scopo e il culmine della vita cristiana – è stata marginalizzata fino all'esclusione. Ecco perché dobbiamo impegnarci per recuperare la tradizione mistica cristiana, brillantemente rappresentata da santi come Dionigi l'Areopagita, Gregorio di Nissa, Basilio Magno, Giovanni Cassiano, Atanasio il Grande, Massimo il Confessore e altri.
Per quanto riguarda la scolastica medievale, credo che il più grande interprete e sviluppatore di questa teologia sia stato, in effetti, San Bonaventura. Per ora, è necessario affermare fin dall'inizio che questa teologia è sia ortodossa che tradizionalmente molto amata dalla Chiesa. A causa di una ricezione eccessivamente razionalistica del tomismo nell'ultimo secolo circa, tuttavia, questa teologia e la catechesi mistagogica attraverso la quale viene trasmessa sono state ingiustamente emarginate. Credo che sia giunto il momento del loro ritorno al centro della vita cattolica.
Per rendere le cose il più chiare possibile, citerò il più famoso autore mistico cristiano, che ci ha lasciato forse il trattato teologico più breve e tuttavia più influente mai scritto. Mi riferisco a San Dionigi l'Areopagita e al suo trattato Περὶμυστικῆς θεολογίας ( Teologia mistica ), che, pur non superando le 10 pagine di testo, è stato commentato in numerose opere dalle menti più brillanti della tradizione cristiana (tra cui entrambi i Santi Dottori, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino). Ecco, quindi, il brano che presenta il principio mistico e il suo compimento:
Questa sia dunque la mia preghiera; ma tu, o caro Timoteo, con il tuo persistente contatto con le visioni mistiche, abbandona sia le percezioni sensibili che gli sforzi intellettuali, e tutti gli oggetti dei sensi e dell'intelligenza, e tutte le cose che non sono e che sono, e sii elevato inconsapevolmente all'unione, per quanto raggiungibile, con Colui che è al di sopra di ogni essenza e conoscenza (enfasi mia). Poiché attraverso l'estasi irresistibile e assoluta in ogni purezza, da te stesso e da tutto, sarai portato in alto, al raggio sovraessenziale dell'oscurità divina, quando avrai gettato via tutto e sarai diventato libero da tutto.
Tradizionalmente identificato come discepolo di San Paolo Apostolo, convertitosi in seguito alla predicazione di Paolo all'Areopago di Atene (Atti 17, 16-34), Dionigi non fa altro che sviluppare l'insegnamento del suo maestro apostolico, che ha descritto con semplicità cosa significhi raggiungere le vette più alte del misticismo nella vita cristiana:
E non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me (Galati 2:20).
L'insegnamento dei santi Paolo e Dionigi riguardo all'unione con Dio non equivale a una sorta di "nirvāṇa" cristiano. Non implica affatto una sorta di "fusione" del "sé" o "ego" in un "tutto" supremo, "assoluto" e infine impersonale. Al contrario, implica un'unione profonda e armoniosa tra un essere creato e limitato, dotato di libero arbitrio, e l'Essere supremo, increato, assolutamente libero e infinito, vale a dire Dio stesso.
Il principio mistico è il fulcro che guida l'intera vita cristiana, sia nella sua dimensione morale elementare, basata sull'osservanza dei Dieci Comandamenti, sia in tutti gli altri aspetti implicati nella risposta alla chiamata di Dio: penitenza, liturgia, sacramenti e preghiera. Per dirla in modo ancora più concreto – e forse più suggestivo – l' unione mistica con Dio è l'asse attorno al quale ruotano tutte le dimensioni della vita cristiana, proprio come l'intera volta celeste ruota attorno alla Stella Polare.
Quando il primato del misticismo viene dimenticato o ignorato, tutto crolla, lentamente e inesorabilmente, nel caos. Tutto perde il suo significato. E se non conosciamo personalmente nessuno come l'apostolo Paolo (che fu rapito fino al terzo cielo del Paradiso; vedi 2 Corinzi 12:2), o come Dionigi l'Areopagita, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce o Padre Pio, che possa testimoniare la realtà del Regno di Dio sulla base dell'esperienza personale, come manterremo la fede e la forza necessarie per portare le nostre croci?
Robert Lazu Kmita, 8 agosto[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
10 commenti:
Ogni parte del Cattolicesimo è importante, difficile seguirle tutte contemporaneamente, anzi impossibile. Ognuno, da adulto, dopo che ha ricevuto una sana formazione di base, sceglierà cosa e quando approfondire, senza dimenticare che anche la parte mistica è esposta alle illusioni del Nemico e ricordando sempre che è Grazia, dono di Dio che guarda il nostro sincero impegno verso di Lui. La parte mistica può fare irruzione anche in chi è lontano mille miglia da Dio, Uno e Trino, le possibilità sono infinite. Oggi che siamo così deboli nella Fede si sono inserite nella nostra debolezza altre religioni, altre filosofie, occultismi, esoterismi vari e anche tutte le immagini filmiche ed i suoni musicali dai più primitivi e rumorosi a quelli più elevati. Quindi la maggior parte di noi è occupata, vuoi o non vuoi, da una magna confusione. Primo passo quindi far silenzio in noi stessi e darsi una piccola regola che riordini la nostra interiorità intorno al poco e al semplice.
Grazie! Tutto vero ed è un bel dono all’inizio della giornata!
Santa Chiara di Assisi, prega per noi!
La critica moderna ritiene da tempo vero autore del Corpus degli scritti di "Dionigi l'Areopagita" un anonimo del VI secolo dC, che ha preso il nome d'arte di Dionigi l'Areopagita, convertito da san Paolo. I suoi scritti sono stati di importanza enorme per lo sviluppo del pensiero cristiano. Mostrano tuttavia una discreta influenza del platonismo e del neoplatonismo. Dal punto di vista filosofico lo scritto più importante è quello sui "nomi divini", articolato alla dimostrazione dell'essere della "Divinità soprasostanziale" (hyperousia theotes).
Non accontentarsi di qualcosa di meno dell'essere santi... Cioè di essere cristificati!
Ma dai?! Sii più umile! Non esagerare! Siamo tutti pieni di difetti e di peccati...
C'è un impossibile all'uomo che non è impossibile a Dio, dato che è la Grazia di Dio che riempie un cuore aperto e puro e non noi a riempirci sforzandoci a muso duro!
Il Principio Mistico affonda le radici e trova fondamento in Cristo re, che regge e regna.
In quanto regge sta sotto (umiltà), in quanto regna porta in alto, dove si governa.
San Bonaventura e San Tommaso non sono antitetici e la razionalità non disdegna la mistica: è il cuore duro di chi si distacca dal cristificarsi a renderli quasi inconciliabili.
La pienezza di Grazia di Maria santissima serve a Bonaventura come a Tommaso!
Ecco il cuore dell'articolo: la sapienza dei santi, come Paolo e Dionigi, rispetto all'unione con Dio non c'entra con una sorta di "nirvāṇa" cristiano che comporterebbe una "fusione" del "sé" o "ego" in un "tutto" supremo, "assoluto" e infine impersonale.
La comunione dei santi non è fusione (tanto meno confusione), perchè è partecipazione individua all'Intero-integro, (cattolico, kata holos, secondo l'intero) ovvero nella bellezza originaria di tutte le relazioni tra le parti, ognuna ordinata secondo la volontà di Io Sono Colui che Sono-l'Assoluto! Perciò si apre all'armonia tra un essere creato e limitato, dotato di libero arbitrio, e l'Essere increato, assolutamente libero e infinito. Un'armonia che l'Assoluto creatore partecipa alla sua creatura, avendola redenta dal male (dal rifiuto) che la libertà creaturale ha voluto scegliere perdendo la Grazia. L'Agnello immolato fin dalle fondamenta, Verbo presso Dio, dice misticamente non della necessità del male, ma della coeterna volontà di Redimere, partecipata nella charis, nella grazia dello Spirito santo alle creature salvate.
Senza questa visione mistica, che ci fa corpo mistico, resterebbero soltanto dubbi e riluttanze, razionalismi votati alla superbia e un rifiuto del soprannaturale, per crogiolarci nello psichico giustificarci per le nostre debolezze senza nutrirci della forza di Dio, il suo soffio di vita che non puoi dimostrare, ma ti invade, se non chiudi il cuore.
“Cercate ogni giorno il volto dei santi …”
#11agosto SANTA CHIARA
“ ... La spiritualità di santa Chiara, la sintesi della sua proposta di santità è raccolta nella quarta lettera a Sant’Agnese da Praga. Santa Chiara adopera un’immagine molto diffusa nel Medioevo, di ascendenze patristiche, lo specchio. Ed invita la sua amica di Praga a riflettersi in quello specchio di perfezione di ogni virtù che è il Signore stesso.
Ella scrive: “Felice certamente colei a cui è dato godere di questo sacro connubio, per aderire con il profondo del cuore [a Cristo], a colui la cui bellezza ammirano incessantemente tutte le beate schiere dei cieli, il cui affetto appassiona, la cui contemplazione ristora, la cui benignità sazia, la cui soavità ricolma, il cui ricordo risplende soavemente, al cui profumo i morti torneranno in vita e la cui visione gloriosa renderà beati tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.
E poiché egli è splendore della gloria, candore della luce eterna e specchio senza macchia, guarda ogni giorno questo specchio, o regina sposa di Gesù Cristo, e in esso scruta continuamente il tuo volto, perché tu possa così adornarti tutta all’interno e all’esterno… In questo specchio rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità” (Lettera quarta: FF, 2901-2903).
Grati a Dio che ci dona i Santi che parlano al nostro cuore e ci offrono un esempio di vita cristiana da imitare, vorrei concludere con le stesse parole di benedizione che santa Chiara compose per le sue consorelle e che ancora oggi le Clarisse, che svolgono un prezioso ruolo nella Chiesa con la loro preghiera e con la loro opera, custodiscono con grande devozione.
Sono espressioni in cui emerge tutta la tenerezza della sua maternità spirituale: “Vi benedico nella mia vita e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni con le quali il Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i figli e le figlie, e con le quali un padre e una madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen” (FF, 2856). “
(BenedettoXVI, Udienza generale, 15/09/2010)
Si precisa che il calendario tradizionale celebra la festa di santa Chiara d'Assisi domani.
".. la sapienza dei santi, come Paolo e Dionigi..". Dionigi detto l'Areopagita non era santo. Non si sa nemmeno chi sia, a maggior ragione non può esser stato innalzato agli altari. L'articolo sembra metterlo tra i Santi ma è un errore. Una grande mente speculativa, che è rimasto tuttavia un'ombra.
Sui "Nomi divini" o attributi della divinità c'è una corposa Expositio dell'Aquinate.
Ci sono santi noti e santi ignoti alla terra, ma noti al Cielo. C’è una sapienza che viene trasferita ai santi (es. i cori angelici)… c’è poi il notaio, con i suoi cavilli. Si perde la parte migliore.
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