Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 25 maggio 2015

d. Curzio Nitoglia. Presentazione del 'Trattato di demonologia' di Padre Paolo Calliari

Introduzione 

Le Edizioni Effedieffe (Proceno di Viterbo)[1] ristampano il Trattato di demonologia di padre Paolo Calliari[2] (ed. Il Carroccio, Vigodarzere di Padova, 1992). Raccomando vivamente lo studio di questo libro che tra i vari trattati sul problema de diavolo è uno dei migliori e meno conosciuti.

La dottrina cattolica sul diavolo

I capisaldi della dottrina cattolica sul demonio possono essere riassunti così:
  1. Dio creò gli angeli che sono buoni per natura, ma alcuni di essi peccarono e divennero per loro libera scelta angeli malvagi o diavoli; 
  2. non è il diavolo che ha creato la materia e i corpi, ma Dio; 
  3. i diavoli sono stati precipitati nell’inferno creato subito dopo il loro peccato e di lì tentano gli uomini al peccato; 
  4. sono naturalmente puri spiriti senza corpo e forniti di un’intelligenza intuitiva molto superiore a quella raziocinativa umana; 
  5. gli angeli furono elevati in grazia subito dopo la loro creazione, ma, prima di essere ammessi alla visione beatifica e alla gloria, furono sottomessi ad una prova di umiltà e obbedienza; 
  6. un certo numero di essi cadde in peccato di orgoglio e disobbedienza e si dannò per l’eternità poiché in forza della loro natura spirituale la loro volontà libera è immutabilmente fissata nella scelta fatta e quindi senza pentimento e ripensamento; 
  7. i diavoli odiano e invidiano gli uomini che hanno la grazia e son chiamati a rimpiazzarli in paradiso.
Il diavolo tenta sempre per rovinare e far peccare l’uomo (“tentatio sedutionis seu subversionis”)[3] influendo non direttamente sulla intelligenza e volontà, sulle quali può agire direttamente solo Dio, ma sui sensi e quindi indirettamente sulle facoltà nobili dell’anima umana. Non tutti i peccati vengono dalla tentazione del diavolo (S. Th., I, q. 114, a. 3), ma possono venire dalla nostra volontà e dai cattivi esempi del mondo. Il diavolo, una volta respinto, può tornare a tentare l’uomo? (S. Th., I, q. 114, a. 5). Abbiamo visto che il diavolo è il tentatore dell’uomo, anche se non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono direttamente dal diavolo, alcune traggono origine dalla triplice concupiscenza (Giac., I, 14) ed altre dal mondo. Padre Adolfo Tanquerey scrive: “quanto all’azione del demonio bisogna schivare i due eccessi: vi sono quelli che gli attribuiscono tutti i mali che ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi e inclinazioni cattive che provengono dalla triplice concupiscenza: cause naturali bastevoli a spiegare molte tentazioni. Ci sono altri, invece, che, dimenticando quanto la S. Scrittura e la Tradizione ci dicono dell’azione del demonio, non vogliono in nessun caso ammetterne l’intervento. 

A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere straordinario o per un complesso di circostanze denotano l’azione dello spirito maligno” (Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, p. 937, n. 1531). La condotta dell’uomo davanti alla tentazione deve essere quella della resistenza positiva. Non basta mantenere un atteggiamento puramente passivo, equivarrebbe ad acconsentire. La resistenza si divide in diretta e indiretta. La prima ci fa affrontare la tentazione faccia a faccia, facendo il contrario di quanto ci suggerisce. Tuttavia nelle tentazioni contro la fede e la purezza si deve resistere positivamente ma indirettamente, ossia non faccia a faccia, altrimenti si rafforza la tentazione, ma indirettamente distraendosi, pensando ad altro, occupandosi in faccende esteriori che ci tengano occupati e ci allontanino dal pericolo. In breve occorre fuggire la tentazione applicando la immaginazione e la fantasia altrove sin dal primo apparire della tentazione. 

L’ossessione è una tentazione diabolica forte e sensibile in cui l’azione del diavolo appare chiara, mentre nella tentazione non si sa se essa venga dal diavolo o dalla triplice concupiscenza che alberga nell’uomo. L’ossessione è talmente violenta e duratura, che produce nell’anima un turbamento assai profondo e cerca di spingerla al male con molta violenza. L’ossessione si suddivide in interna ed esterna. La prima si rivolge alle potenze sensibili interne dell’uomo e specialmente all’immaginazione e alla fantasia per influire poi indirettamente sull’intelligenza e soprattutto sulla volontà. L’ossessione esterna si rivolge ai sensi esterni dell’uomo: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Il miglior rimedio contro l’ossessione è la preghiera, l’umiltà, il disprezzo di sé e la fiducia in Dio. La possessione, invece, è la presenza del diavolo nel corpo del posseduto. La possessione è più impressionante ma l’ossessione è più pericolosa perché ha di mira l’anima dell’uomo affinché perda la grazia santificante. La possessione fa parte del Deposito rivelato. Non può essere messa in dubbio in sé. Nel vangelo si leggono molti casi di possessione, oltre che di tentazione e ossessione (Mc., V, 9; II, 25; III, 12; Mt., IV, 24; X, 8; Lc., X, 17; At., XVI, 18). La natura della possessione è l’invasione e la presa di possesso da parte del diavolo del corpo di un uomo (chiamato possesso, indemoniato, energumeno) di cui muove gli organi come se fosse il suo corpo. Affinché vi sia vera possessione sono richiesti due elementi: 
  1. presenza del diavolo nel corpo della vittima; 
  2. impero dispotico del maligno sul corpo dell’indemoniato. L’anima resta libera, solo il corpo è posseduto dal diavolo. Infatti solo Dio può penetrare nell’essenza dell’anima e stabilirvi la sua dimora o lo stato di grazia santificante. L’anima dell’indemoniato resta libera, tuttavia il diavolo cerca, mediante la possessione del corpo, di perturbare l’anima e trascinarla indirettamente al peccato. 
Nella possessione vi sono: 
  1. stati di crisi, con esplosioni violente, in cui il diavolo si scatena mediante bestemmie, atti convulsivi, scatti di ira e di forza sproporzionata, oscenità e volgarità; 
  2. stati di calma, durante i quali nulla rivela la presenza del demonio nel corpo del posseduto, sicché si direbbe che se ne sia andato. 
I segni della possessione diabolica datici dal Rituale romano  (Trattato XI, capp. 1-3, De exorcizandis obsessis a daemonio) sono i seguenti: 
  1. non bastano le stranezze del male che affligge il paziente: le bestemmie, le agitazioni convulse, le forze sovrumane, la voce roca, che son tutti segni spiegabili naturalmente come effetti di malattie nervose; 
  2. solo dove non vi è spiegazione naturale si è sicuri della presenza del preternaturale[4]; ad esempio parlare con ricchezza di vocaboli una lingua sconosciuta al paziente o capire perfettamente colui che parla una lingua sconosciuta; scoprire le cose occulte (i segreti dei cuori[5]) o distanti e non visibili ai presenti. Le forze sovrumane si possono spiegare con la malattia nervosa che decuplica la forza dell’ammalato. L’orrore delle cose sante, come l’acqua benedetta, potrebbe essere una reazione dell’ammalato al fatto che gli si spruzzi acqua contro o gli si imponga una stola o lo si obblighi a baciare un crocifisso e potrebbero essere reazioni patologiche e non forzatamente demoniache. 
Le cause della possessione diabolica sono le seguenti: 
  1. normalmente sono coloro che vivono in peccato grave ad essere posseduti, ma vi sono le eccezioni (padre Surin, le  suore Orsoline di Loudun, e Suor Maria Crocifissa) e in tal caso la possessione è una purificazione umiliante che Dio permette per la santificazione dell’anima, 
  2. il castigo per il peccato è la causa più comune. Specialmente per i peccati di superstizione, come frequentare sedute spiritiche, darsi a pratiche magiche o esoteriche, assistere a messe nere o a riunioni di sette massoniche,  sataniche, portare amuleti magici e demoniaci[6]. 
I rimedi sono soprattutto: 
  1. la confessione sacramentale ben fatta e generale; 
  2. la santa comunione dopo previa confessione; 
  3. la preghiera e il digiuno; 
  4. i sacramentali, specialmente il segno della croce, l’acqua benedetta e la medaglia di S. Benedetto che contiene incisa una forma di esorcismo. 
Gli esorcismi  sono molteplici: 
  1. il piccolo o semplice esorcismo composto da Leone XIII[7] e prescritto dal Rituale romano (Titolo XI, cap. 3), che può essere recitato da un sacerdote in nome della Chiesa (ed anche da un laico privatamente e non in nome della Chiesa) in grazia di Dio, per combattere le ossessioni e  non fisicamente e direttamente su un posseduto presente[8]; 
  2. l’esorcismo solenne o maggiore, che si trova anch’esso nel Rituale romano (Titolo XI, cap. 1-2) e risale nella sua sostanza al IV-V secolo[9] mentre la forma quasi definitiva rimonta alla fine dell’VIII secolo con Alcuino[10]; questo esorcismo solenne è riservato ad un sacerdote scelto dal vescovo come esorcista ufficiale della diocesi, egli lo pronuncia su un posseduto fisicamente presente e deve essere fatto in chiesa o in una cappella; solo per motivi eccezionali si può fare in una casa privata e l’esorcista deve essere accompagnato da uomini sani e robusti.
Non sempre l’esorcismo libera immediatamente il posseduto perché non è un sacramento che agisce ex opere operato (di per sé), ma è un sacramentale che agisce ex opere operantis (per i meriti del ministro), ma produce degli effetti salutari, come attenuare le forze del demonio. Se si nega l’esistenza del diavolo, si nega anche il culto che gli viene prestato. Oggi la vittoria più pericolosa di satana è quella di aver scosso la Fede cattolica sulla sua esistenza reale. Non meno perniciosa è la superstizione opposta, ossia il culto prestato a satana quale “divinità” malvagia da conciliarsi e servire per i propri tornaconti personali (onori, ricchezze e piaceri). Gli gnostici antichi avevano identificato satana col serpente del paradiso terrestre (Ireneo, Adv. haer., I, 24; Tertulliano, Praescr., 47), che viene esaltato per aver rivendicato i “diritti dell’uomo” rivelando ad Adamo la conoscenza o gnosi del bene e del male, insegnandogli la rivolta ai comandamenti di Dio. Per gli gnostici Cainiti (cfr. Ireneo, ivi, I, 31) i veri liberatori sono i grandi ribelli che si son eretti contro Dio: Caino, Esaù, gli abitanti di Sodoma e soprattutto Giuda che ha liberato l’umanità da Gesù. Pertanto non ci si deve meravigliare per la riabilitazione recente della figura dell’Iscariote fatta dal cinema e sinanco da alcuni “neo-esegeti”. Monsignor Antonino Romeo ci spiega come «il culto di satana si concentra nelle messe nere […], che ricordano formule e riti massonici. […] Covo segreto di satanismo è certamente la massoneria, la quale eredita fede e costumi dello gnosticismo cainita»[11]. La massoneria, ispirata dal giudaismo talmudico, è la contro-chiesa universale che da oltre duecento anni pianifica gli avvenimenti politici, economici e militari, dai quali dipendono le sorti dei popoli. Si constata nella storia della modernità «una direttiva di marcia costante, che tende al ‘progresso’ incontrollabile, alla religione della natura, esclusa ogni religione o morale positiva. La lotta è condotta soprattutto contro il cattolicesimo, caduto il quale il cristianesimo non sarà più che un simbolo o un ricordo»[12]. I suppositi principali e preferiti di satana sono il giudaismo anticristiano (“voi che avete per padre il diavolo”, Io., VIII, 42), il quale a sua volta ha ispirato quasi tutte le sette e le eresie anticristiane. La rivolta satanica consiste nella affermazione eroica dell’Io, difeso nella sua assoluta integrità. Monsignor Antonino Romeo scriveva: «persino alcuni teologi cattolici, per adulare la volontà o libertà umana non più rispecchiante quella divina, osano accarezzare il ‘rischio del peccato’ […], in una posa di ‘rischio’ mortale, che ha molti contatti col ‘titanismo’ odierno»[13]. Il marxismo, secondo cui “Dio è il male”, è una delle forme moderne del satanismo rivoluzionario, come pure il nichilismo filosofico post-moderno, che vorrebbe distruggere la morale, l’intelletto umano e l’essere per partecipazione il quale rimanda all’Essere per essenza.

Conclusione 

Di qui la necessità di studiare a fondo l’opera di padre Paolo Calliari che raccomando ad ogni buon cristiano soprattutto in questi giorni in cui come hanno scritto il padre Alfonso Ratisbonne e il cardinale Alfredo Ottaviani: “Quel che temo, in questi tempi, è più una seduzione che una persecuzione. I nemici della Chiesa, oggi, si credono e si dicono cristiani, ma favoriscono l’eresia e lo scisma. Ciò che li rende molto pericolosi è la generale debolezza della fede presso i cattolici, l’amore sregolato dei piaceri mondani, la licenza immorale generalizzata. La maggior parte dei cristiani è cristiana solo di nome. Gesù non è conosciuto né amato soprannaturalmente. Quindi mi sembra necessario che per guarire una società così gravemente ammalata Dio castigherà duramente, ma assieme misericordiosamente: infatti Dio colpisce soprattutto per guarire”[14]. “Maria ai nostri tempi: la Società moderna è travagliata da una febbre di rinnovamento che fa paura ed è infestata da uomini che si prevalgono di tanta nostra sofferenza per costruirvi l’impero dei loro arbìtrii, la tirannide dei loro vizi, il nido delle lussurie e delle rapine. Mai il male ha assunto caratteristiche tanto vaste e apocalittiche, mai abbiam conosciuto altrettanto pericolo. Da un’ora all’altra noi possiamo perdere non la vita soltanto, ma tutta la civiltà e ogni speranza. Sembra che anche a noi il Signore dica ‘non è ancor giunta la mia ora’, ma l’Immacolata, la Madre di Dio, la Vergine che è l’immagine e la tutela della Chiesa, Essa ci ha dato, già a Cana, la prova di saper e poter ottenere l’anticipo dell’ora di Dio. E noi abbiamo bisogno che quest’ora venga presto, venga anticipata, venga resa immediata, poiché quasi potremmo dire: ‘O Madre, noi non ne possiamo più! ’. Per i nostri peccati noi meritiamo gli ultimi eccidi, le più spietate esecuzioni. Noi abbiamo cacciato il suo Figlio dalle scuole e dalle officine, dai campi e dalle città, dalle vie e dalle case. L’abbiam cacciato dalle stesse chiese, abbiamo preferito Barabba. È veramente l’ora di Barabba [...]. Con tutto ciò, fiduciosi in Maria, sentiamo che è l’ora di Gesù, l’ora della redenzione [...]. Dica Maria, come a Cana: ‘Non hanno più vino’; e lo dica con la stessa potenza d’intercessione e, se Egli esita, se si nega, vinca le sue esitazioni come vince, per materna pietà, le nostre indegnità. Sia Madre pietosa a noi, Madre imperiosa a Lui. Acceleri l’ora sua, che è l’ora nostra. Non ne possiamo più, o Maria. L’umana generazione perisce, se tu non ti muovi. Parla per noi, o silenziosa, parla per noi, o Maria!”. 
d. Curzio Nitoglia
________________________________
1. info@effedieffe.com;  tel. 0763. 71. 00. 69.
2. Pagine 476, euro 18. 00.
3. Dio può “tentare” ossia sottomettere alla prova l’uomo affinché mostri la sua bontà e questa è chiamata “tentatio probationis”, la quale ha di mira e come fine il bene. 
4. Infatti “vi sono numerose malattie nervose che presentano caratteri esterni simili a quelli della possessione. I casi di vera possessione sono rari ed è meglio eccedere in prudenza e diffidenza che in credulità”  (A. Royo Marìn, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1961, p. 401). 
5. Per questo motivo il sacerdote che si accinge a fare il grande  esorcismo per liberare un posseduto deve confessarsi e così coloro che assistono ed aiutano il sacerdote durante l’esorcismo.
6. Cfr. C. Balducci, Adoratori del diavolo e rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1991. L’Autore spiega in dettaglio il ruolo della musica rock nelle possessioni diaboliche (I parte, cap. 9, pp. 98-112; II parte, capp. 1-7, pp. 147-240). 
7. Mons. Henri Delassus nel suo libro La conjuration antichrétiénne  (Lilla, Desclée, 1910, vol. III, p. 879, nota 1) scrive che  Leone XIII ebbe una visione estatica mentre celebrava Messa nel 1888 e vide “il mondo avvolto dalle tenebre e un abisso aperto dal quale usciva una legione di diavoli, che si sparpagliavano per il globo al fine di combattere e distruggere la Chiesa. allora S. Michele apparve e sconfisse di nuovo satana”. Fu allora che Leone XIII compose l’esorcismo minore che si trova nel Rituale romano e prescrisse la recita della preghiera a S. Michele arcangelo alla fine di ogni messa.   
8. A. Tanquerey, cit., p. 945, n. 1545.
9. L’Esorcistato è il terzo degli Ordini minori, che conferisce il potere di espellere i demoni mediante gli esorcismi. Nei primi tempi della Chiesa ogni fedele, quasi per un carisma, aveva il potere di scacciare i demoni. Alla metà del III secolo a Roma compaiono gli esorcisti come una classe speciale, della cui esistenza ci informano vari documenti del III secolo (San Paolino da Nola, l’Epitaffio di Flavio Latino, S. Damaso (Epist. ad Fabium Antioch.; PL III, 768).
10. Erudito anglosassone (735-804), che su invito di Carlo Magno organizzò la Scuola palatina (786) e contribuì a salvare il patrimonio classico greco/romano.
11. A. Romeo, voce “Satanismo”, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, vol. X, 1953, col. 1958. 
12. A. Romeo, ibidem, col. 1959. 
13. A. Romeo, ivi. 
14. Le Très Révérend Père Marie-Théodore Ratisbonne. D’après sa correspondance et les documents contemporains, Parigi, Poussielgue, 1903, tomo II, p. 488.
15. A. Ottaviani, Il baluardo, Roma, Ares, 1961, pagg. 279-283.  

8 commenti:

Anonimo ha detto...

@ Se il diavolo possa tentare di nuovo l'uomo? E piu' di prima?

L'ha detto Nostro Signore:
"Quando lo spirito immondo e'uscito da un uomo, va per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandolo, dice: Tornero' nella mia casa, dalla quale sono uscito; e quando vi giunge, la trova pulita e adorna. Allora se ne va a prendere altri sette spiriti peggiori di se', entrano in quella casa, vi si stabiliscono e la nuova condizione di quell'uomo e' peggiore della prima" (Lc 11, 24-26).
Chi non ha fatto quest'esperienza, tra i fedeli? Dopo aver combattuto forti tentazioni, in genere carnali, e averle alla fine vinte con l'aiuto della preghiera, della forza di volonta' e (secondariamente) dei buoni ragionamenti, viene un periodo di tranquillita' e di pace interiore, durante il quale tutto appare semplice e luminoso. Ma poi, all'improvviso, la tentazione riprende di colpo, violentissima, peggiore di prima, spesso senza preavviso. Non viene quasi da ribellarsi? Perche' Dio permette quest'altalena continua? La desolazione e l'orrore di questa lotta contro se stessi, che puo' durare settimane, non si possono descrivere. Chi l'ha provata, lo sa. Perche' non imparo a respingere sempre la tentazione non appena si presenta, in modo da non peccare mai, anche solo di desiderio? Non ho sufficiente fede? Non so pregare bene? Forse. Che Dio permetta al diavolo di tentarci aumentando il carico, risulta comunque dal passo del Vangelo citato: "vi si stabilirono e la nuova condizione di quell'uomo e' peggiore della prima". Vi si stabilirono, i diavoli, proprio perche' trovarono quella casa "pulita e adorna". La "pulizia" interiore non ve li tenne lontani ma anzi li attiro' e piu' di prima. Bisogna quindi capire la logica di tutto questo, nell'economia della salvezza: ad ogni nostra vittoria interiore sul demonio, corrisponde un ritorno in armi del demonio, al quale deve rispondere una nostra difesa che, con l'aiuto della Grazia, ci porti ad una nuova vittoria. E cosi' via, sino alla fine dei nostri giorni. La vita del cristiano e' appunto una milizia e dobbiamo comportarci da soldati valorosi. E quando ci troviamo "peggio di prima" dobbiamo combattere con maggior valore ossia con fede ancor piu grande. A.R. (ANONIMO ROMANO)

Josh ha detto...

dal bel passaggio di Anonimo Romano:

"Perche' non imparo a respingere sempre la tentazione non appena si presenta, in modo da non peccare mai, anche solo di desiderio? Non ho sufficiente fede? Non so pregare bene? Forse."

Dio vuole che rettifichiamo e fortifichiamo assolutamente la nostra volontà e fedeltà, sempre di più, altrimenti resteremmo statici nella fede. Ci vuole quindi determinati a non ricadere.

Ecco perchè è la buona battaglia. Mai voltarsi indietro a contemplare ciò che abbiamo lasciato. La perseveranza nel bene e nella santificazione è una virtù.
Richiede impegno e fermezza.

Gli esempi si sprecano, anche quanto ai rischi che si corrono: dalla moglie di Lot che non doveva nemmeno voltarsi a ridesiderare la vita "di prima", a 2 Pietro 22 sul non ricadere, altrimenti sarà come "il cane che torna al suo vomito", o Ebr. 6 affinchè non diventiamo come la terra che produce spine e rovi.

Certo, Dio permette al demonio di tentarci, ma sappiamo che con la vittoria di Cristo, anche noi lo possiamo vincere, e lo vinciamo.
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori, in virtù di Colui che ci ha amato.
Anche questo vincere per i meriti e il potere di Cristo è crescere nella fede.

Anonimo ha detto...

@ Ancora sul meccanismo della tentazione

Dio permette al demonio di tentarci, lo ha permesso anche nei confronti di Nostro Signore. In Lc 11, 24-26 Egli ci ammonisce a non adagiarci moralmente perche' Satana non si lascia intimidire da un'anima in stato di grazia (la "casa pulita e adorna"). Anzi, si inferocisce e torna all'attacco piu' di prima, speculando sulla fragilita' prodotta in noi dal peccato originale. Il Libro di Giobbe dimostra, con apparente paradosso, che la tentazione e' segno di Grazia. Perche'? Perche' ci mette alla prova, la prova che dobbiamo vincere contro noi stessi per entrare nella vita eterna. Questo e' un argomento che deve aiutarci nella lotta contro le tentazioni.

Ma il Vangelo ci mostra anche un altro meccanismo della tentazione: non quella che viene unilateralmente dal demonio, per l'odio che porta a Dio e al genere umano, ma quella che il demonio e' autorizzato a sviluppare facendo leva sulle nostre esplicite inclinazioni sbagliate, sulla nostra individuale tendenza al peccato. Mi riferisco a Lc 22, 24-32, che contiene la "lezione di umilta'" che si traduce in una delle affermazioni del primato di Pietro. I discepoli erano caduti nel peccato di superbia (prodromico in genere a quello di ribellione) disputando scioccamente tra di loro "su chi di essi poteva essere stimato il piu' grande". Gesu' li riprese severamente per la loro stoltezza ma senza minacce ed anzi dimostrando con precisi argomenti il loro errore.
"I re delle nazioni le dominano, e quelli che hanno autorita' su di esse, son chiamati benefattori. Per voi pero' non deve'essere cosi', ma il maggiore di voi sia come il piu' giovane, e chi comanda come colui che serve. Infatti, chi e' piu' grande , chi siede a mensa o colui che serve? Non e' forse colui che siede a mensa? Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve"(25-27). Ecco, dunque, la lezione d'umilta': non fate come i re della terra, i signori di questo mondo. Tra di voi, chi comanda deve comportarsi verso gli altri come l'ultimo dei servitori. Io non comando forse su di voi? Non sono per voi come uno che siede a mensa ed e' servito da voi? Eppure sto "in mezzo a voi come uno che serve", come uno che serve a voi che pure siete miei discepoli. A questo punto, il discorso di Nostro Signore acquista un taglio soprannaturale, facendo capire perche' Egli paragoni i suoi discepoli (gente umile e ignorante, pescatori) addirittura ai re della terra. Anzi, rivelando che essi sono stati scelti per essere molto da piu' dei re della terra! A. R. [SEGUE, per ragioni di spazio]

Anonimo ha detto...

@ Sul meccanismo della tentazione [continua l'esegesi di Lc 22, 24 ss.]

"Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove: ed io preparo per voi un regno, come il Padre mio ha preparato un regno per me, affinche' voi mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno e vi sediate sopra dei troni per giudicare le dodici tribu' di Israele" (28-30). Questa dunque la ricompensa per voi, rivelo' Nostro Signore, che "avete perseverato con me nelle mie prove": una ricompensa ultraterrena, che dura in eterno, di fronte alla quale e' del tutto privo di senso affidarsi a modi di sentire umani, vincolati alle nostre passioni, che subito creano la rissa e il conflitto, su chi sia primo o secondo, su chi debba comandare. Qui non ha senso il discorso sui "diritti", di fronte alla Grazia dell'Elezione. Voi che "avete perseverato con me nelle prove" sarete accolti nel Regno di Dio, alla mensa spirituale "del mio Regno" e avrete addirittura un trono dal quale giudicherete le dodici tribu' di Israele!
Quale uomo potrebbe desiderare una ricompensa piu' grande? Noi tutti fedeli in Cristo sappiamo, dunque, che, perseverando sino alla fine dei nostri giorni nei suoi insegnamenti con la dovuta umilta', subito dopo la mostra morte individuale andremo nel "posto" che Egli ha preparato per ognuno di noi nel Regno del Padre suo, cosi' come lo ha preparato agli Apostoli. Bisogna pertanto "perseverare nella prova", richiedendo costantemente l'aiuto della Grazia. La grandezza e bellezza incommmensurabili della ricompensa, dovuta alla bonta' divina, che gratuitamente da', e' un altro argomento che la ragione ci deve suggerire per resistere alle tentazioni.
Appena detto questo, Nostro Signore, passa a parlare dell'azione del demonio, in modo apparentemente estraneo a cio' che aveva appena detto.
"Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto che gli foste consegnati, per vagliarvi come il grano. Ma io ho pregato per te, affinche' la tua fede non venga meno: e tu, quando sarai convertito, conferma [nella fede] i tuoi fratelli" (31-32).
Si arguisce che Simon Pietro non doveva essersi tirato indietro nella disputa su chi dovesse comandare. Mi sono sempre immaginato che Gesu' Nostro Signore, nel dire queste parole, abbia scosso il capo guardando nello stesso tempo S. Pietro negli occhi con un'espressione di infinita e soprannaturale bonta'. Egli ci rivela dunque che Satana si era immediatamente inserito nel peccato di superbia dei discepoli, traendone spunto per ottenere da Dio il permesso di "vagliarli come il grano". Ma da questa prova tremenda li aveva salvati Gesu' in persona. Come? Pregando per Pietro, gia' loro capo, affinche' la sua fede non venisse meno. Il "vaglio" richiesto dal Demonio riguardava dunque la fede, muovendo dalla debolezza delle passioni umane, presente anche negli Apostoli (qui, in particolare, la superbia). Mi chiedo: quante volte sono stato salvato, senza saperlo, dal "vaglio" del Demonio ad opera delle preghiere di tutti coloro che gratuitamente pregano per la salvezza di tutti i peccatori? A.R. [segue l'ultimo tratto]

Anonimo ha detto...

@ Sul meccanismo della tentazione [fine]

Pregando ogni giorno per la salvezza dei peccatori, preghiamo dunque anche per la nostra salvezza. Pregando per gli altri, preghiamo anche per noi stessi, oltre a pregare per noi stessi quando preghiamo per noi stessi: "Pregate, per non cadere in tentazione" (Lc 22, 46). Ma perche' Nostro Signore parla qui di "conversione" di S. Pietro? Credo si sia sempre inteso in questo senso: "Ho pregato perche' la tua fede non vacillasse o addirittura non venisse meno (sotto l'assalto del demonio). Pertanto, ricordati, che, quando ti sarai fortificato nella fede (per opera dello Spirito Santo), tu avrai il dovere di confermare nella fede i tuoi fratelli. Come io ho pregato per te e ti ho ottenuto la conferma nella fede, cosi' dovrai fare tu nei confronti dei tuoi fratelli, ossia di tutti i credenti".
Da tutto questo ricaviamo, comunque, con assoluta certezza, che l'esercizio dell'umilta' nel ricorso alla preghiera e' lo strumento fondamentale offertoci dalla divina Misericordia per resistere alle tentazioni. Strumento, tuttavia, non facile ad esercitarsi quando ci troviamo sotto il "vaglio" ardente e feroce di Satana, che approfitta delle nostre manchevolezze per tentarci, con il permesso di Dio Padre. Qui sembrano mettersi in azione meccanismi psichici dei quali il demonio sembra esser esperto conoscitore, meccanismi difficili da controllare mentre siamo sotto tentazione. Si tratta di meccanismi ben piu' profondi di quelli dei quali parla la psicoanalisi (che resta sempre in superficie e vuole spiegare assurdamente tutto con il sesso) e persino la migliore psichiatria. Gli esorcisti li conoscono meglio di tutti, questi meccanismi, questi "stati" interiori profondi dai quali emergono pulsioni che ci travolgono, quando non riusciamo a resistere alla tentazione (o ci sembra di non riuscire a resistere). Per questo la Chiesa ha sempre giustamente insistito sul principio del "fuggire le occasioni prossime del peccato", di elevare una barriera fatta non solo di preghiere ma anche di sane abitudini e sani comportamenti per non trovarsi esposti di colpo all'azione di una forza spirituale negativa e oscura, che non riusciamo a controllare. Questa barriera e' assai difficile elevarla e mantenerla oggi, nella Sodoma e Gomorra in cui ci troviamo costretti a vivere, grazie anche al sempre piu' evidente "tradimento dei chierici". Tuttavia, restando fermissimi nella fede e agli insegnamenti del Magistero di sempre, ce la faremo, con l'aiuto di Dio A. R.

Josh ha detto...

"...Si tratta di meccanismi ben piu' profondi di quelli dei quali parla la psicoanalisi (che resta sempre in superficie e vuole spiegare assurdamente tutto con il sesso) ..."

Certamente che si tratta di meccanismi più profondi, anche perchè la psicanalisi mira a giustificare l'uomo così com'è.

La Grazia vuole invece trasformarlo, redimerlo, salvarlo, conferendogli vita soprannaturale.

Ancora sulla tentazione, e cosa fare quando si è presi al vaglio...

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/03/s-alfonso-maria-de-liguori-avvertimenti.html

"E quando si affaccia alla mente qualche mal pensiero, o qualche cattiva occasione, subito, senza metterti a discorrere colla tentazione, subito ricorri a Gesù Cristo, e alla Santa Vergine" (S. Alfonso)

Alba ha detto...

Dio vi benedica ! Desidero ringraziarvi per aver pubblicato questa bella , pacata e per me utile riflessione dell 'Anonimo Romano sul ruolo del diavolo e la necessita' di resistere alla tentazione .
Soprattutto in questo tempo in cui ci sentiamo sballottati ai quattro venti occorre chiedere il dono della perseveranza aggrappandoci con le unghie e con i denti alla Madre di Dio . Credo sia utile anche questa riflessione :

http://gloria.tv/media/jfwu3eeTi99

tralcio ha detto...

grazie e ancora grazie all'anonimo romano