Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 31 maggio 2015

Don Elia. La scure non è un bisturi

La scure è la Croce impugnata dal Padre che,
piantata sulla terra, fa scaturire la vita
(part. mosaico Abside S. Clemente al Laterano)
Da La scure di Elia. Ottima, edificante puntualizzazione. Come lo capisco!

Sono ben consapevole dei miei eccessi di zelo e, se con essi ho ferito o scandalizzato qualcuno, ne chiedo perdono dal profondo del cuore, innanzitutto a Dio e poi alle persone interessate. Il profeta al quale mi ispiro, quando il Signore lo interpella nel deserto, gli risponde con queste parole: Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum (1 Re 19, 10). È il modo in cui la Vulgata tenta di tradurre un costrutto caratteristico della lingua ebraica: si ripete il medesimo verbo in due forme differenti per conferire all’espressione la massima intensità possibile; in italiano si potrebbe tradurre: «Ardo di zelo incontenibile per il Signore, Dio degli eserciti». Altro esempio, ma di diverso ambito semantico: Gaudens gaudebo (Is 61, 10), ovvero: «Gioisco di gioia immensa».

È evidente che lo zelo, oltre che ardente, deve essere in pari tempo conforme sia alla ragione che alla carità. Una sua eruzione incontrollata può fare più danno che altro, ottenendo in definitiva un effetto contrario a quello che si prefiggeva. Detto questo, rimane pur vero che il suo strumento più adatto non può essere il bisturi, che si usa invece nella direzione delle anime. Per denunciare e stroncare l’errore ci vuole un altro attrezzo, quello che dà il nome a questo sito. Se nella vita naturale non è la stessa mano ad usare il bisturi e la scure, nella vita dello Spirito è possibile, purché si usi discernimento. Nella confessione, generalmente, non uso la seconda – a meno che non abbia davanti un cuore indurito che non vuol riconoscere i suoi peccati. Siamo tutti peccatori a cominciare da chi scrive: ma Dio solo vede le lacrime che verso per averlo tanto offeso...

Ecco dunque quel che ci vuole: uno zelo intelligente e caritatevole, che non miri cioè a sfogare il proprio sdegno, ma a pulire e dissodare il terreno per potervi piantare qualcosa. L’esasperazione, talvolta, fa brutti scherzi, ma l’importante è rendersene conto subito – anche grazie alla carità delle osservazioni altrui, che sono voce di Dio – e rimediare nel miglior modo possibile. In ogni caso, preferisco cedere di tanto in tanto all’imprudenza infiammandomi come un cerino che cadere in quel letargo spirituale in cui ho visto scivolare anche validi e combattivi confratelli, pur di non ammettere con semplicità che certi gesti e parole, da parte di chi è considerato Capo visibile della Chiesa, sono inammissibili. C’è una prudenza benefica, perfezionata dalla grazia e illuminata dallo Spirito Santo, così come c’è una prudenza letale per l’anima propria e per quelle altrui, quella “prudenza” tipicamente clericale, viscida e tortuosa, che riduce insensibilmente ad un habitus morale di inafferrabile e indefinibile ambiguità.

Due sono le strade possibili; la scelta si impone. Se guardo ai Santi predicatori, non ho alcun dubbio sulla direzione da prendere. San Domenico, per esempio, è rappresentato con una torcia ardente; san Vincenzo Ferrer con la fiamma dello Spirito sul capo; san Luigi Maria Grignion de Montfort, al quale è dedicata la parrocchia virtuale, con la Croce in mano nell’atto di arringare le folle per spronarle alla conversione. Lo zelo “imprudente” di quest’ultimo gli valse di farsi cacciare da tutte le diocesi in cui passava, nonostante la “patente” di missionario apostolico concessagli da Clemente XI. Altri tempi, altri papi… Alla fine, il vescovo della Vandea lo prese sotto la propria protezione e il Santo consumò là le sue ultime energie, prima di rendervi l’anima all’ètà di quarantatré anni. Le imperscrutabili vie della Provvidenza: proprio la regione che, ottant’anni dopo, avrebbe eroicamente combattuto per la sua fede, la quale avrebbe resistito perfino al barbaro genocidio perpetrato dalle colonne infernali inviate dai giacobini di Parigi.

Con questa fede nella guida provvidenziale della storia e in quella materna della Regina celeste, anche noi intraprendiamo la santa battaglia per la rinascita della Chiesa dalle sue radici. Un uragano sta per spazzare via i rami secchi, quei tralci che non sono rimasti uniti alla Vite vera con una fede retta e un’autentica vita di grazia; pur essendo ancora sulla pianta, non ne ricevono più la linfa. È pur vero che il Signore ha il potere di innestarli di nuovo, ma a questo fine è indispensabile una radicale conversione, che al momento è per molti umanamente impossibile a causa di un generale accecamento delle coscienze. Quando però, dopo che tutti gli appelli saranno caduti nel vuoto, arriverà il castigo divino quale ultimo rimedio disponibile, folle e folle correranno alla ricerca di un rifugio spirituale. In fondo in fondo sanno bene di non essere nel giusto: una vocina, per quanto fievole e negletta, sussurra sempre ai loro cuori intorpiditi il richiamo alla verità immutabile che salva; la loro violenta intolleranza verso i pochi che ancora la difendono pubblicamente è solo un tentativo di zittire quello scomodo, ma amorevole bisbiglio.

Formiamo dunque dei focolai di resistenza, dei cenacoli di preghiera e di carità operosa che non solo sostengano la lotta, ma siano pronti ad accogliere quanti, quando sarà il momento, chiederanno aiuto di fronte alla minaccia. Al cancro generalizzato che ha invaso la Chiesa militante a partire dal clero può porre rimedio unicamente un intervento dall’alto; coloro che, scossi dal terrore, apriranno gli occhi sui propri peccati e accetteranno di rinunciarvi realmente, troveranno luoghi accoglienti e risplendenti della luce di Dio per ricominciare una vita nuova nella grazia. Perché ciò sia possibile bisogna però prender le distanze dagli ambienti ecclesiali in cui regnano confusione dottrinale e corruzione morale: la donna dell’Apocalisse deve fuggire nel deserto per esservi protetta e nutrita da Dio (cf. Ap 12, 6). È là che il Signore cresce i Suoi con la manna nascosta (cf. Ap 2, 17) e la Vergine Madre prepara il Suo esercito di piccoli, quelli che il Montfort preconizzò quali apostoli degli ultimi tempi. Che Ella stessa ci mostri i passi concreti da compiere.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Se può servire a qualche cosa, posso dire che nella mia esperienza di insegnante sono successe cose molto, molto belle, ma anche alcune gaffes del tutto involontarie ( pochissime : a enumerarle bastano le dita di una mano ); però così gigantesche da farmi provare amarezza ogni volta che ci penso. Quando si ha un carattere bollente ( e io ce l'ho ) è facile farsi scappare i cavalli ( espressione guareschiana ). Don Elia può consolarsi pensando a padre Cristoforo, la cui scelta di vita è determinata da un colpo di testa ( il duello con il nobile altero e sprezzante, con il seguito immediato di due morti, fra cui un padre di famiglia ). Però l'amarezza della convinzione di averla fatta grossa o grossissima, con l'aggravante della consapevolezza che "voce dal sen fuggita più richiamar non vale" può essere mitigata dall'umiltà: la cosa si risolve ( col tempo ) utilizzandola come "lezione" "occasionata" da Dio perchè ci convinciamo tangibilmente di quanto siamo deboli, fragili, colposamente maldestri anche se non maliziosi e amanti del male per il male.
Credo che Giuda si sia autofregato non tanto per il senso di colpa del nefando tradimento, quanto per l'incapacità di accettare che fosse andata in frantumi l'immagine che si era fatta di se stesso come persona "retta e corretta", dal comportamento sempre ineccepibile e "impeccabile". Credo che la caratteristica del Cattolicesimo sia l'indulgenza
( ovviamente non indiscriminata e a certe condizioni; indulgenza molto più nei confronti degli altri ( "State buoni, se potete" di San Filippo Neri ) che di se stessi; comunque senza accanirsi in sensi di colpa da tragedia greca, perchè c'è Qualcuno che può perdonare tutto, se si ha almeno un inizio di pentimento.
Comunque sia, la richiesta del perdono da parte di Lodovico in procinto di diventare fra Cristoforo, con la consegna del quasi sacramentale "pane del perdono" è una delle pagine più belle, commoventi e autenticamente cattoliche dei
"Promessi Sposi".

Franco ha detto...

Stavolta non mi sono scappati i cavalli, ma il dito indice.

irina ha detto...

L'importante è distinguere sempre tra peccato e peccatore. Il peccato, gira gira, è sempre uguale a se stesso, il peccatore è sempre nuovo. Scagliamoci dunque contro il peccato. Con il peccatore bisogna ogni volta trovare la strada, il sentiero che porta al suo cuore. Quello incallito non vede, non capisce, si è fatto alleato dei demoni e suadente loro promotore con gli altri uomini. Con questo occorrono cristiani giganti e sempre supplicato, l'intervento di Dio Onnipotente che lo atterri prima e lo consoli poi. Da tuttigli altri peccatori aspettarsi solo resistenze, scuse,opposizioni fino al momento in cui la Grazia di Dio faccia una piccola breccia nel loro cuore o un lampo di Verità rischiari la loro mente.La Chiesa ha sempre insegnato a riconoscere le colpe nostre, le uniche che possiamo realisticamente emendare e trasformare in virtù. Non ci chiede quali colpe siano state dei nostri genitori, fratelli, parenti, superiori. No, ci chiede di riconoscere le nostre mancanze: per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Questa autoaccusa, se sincera, libera, consola ed ad un tempo è radice del fermo proposito di non cascarci più.

rr ha detto...

OT: ho letto un bellissimo articolo sul Giornale di oggi. E' un'intervista di Lorenzetto ad una signora, psicologa di professione, che anni fa perse la giovanissima figlia, suicida. La tragedia l'ha riavvicinata alla Fede, ed ha fondato un'associazione di laici, che riunisce genitori che abbiano perso i figli, morti per qualsiasi motivo. Ciò che mi ha più colpito è il come ha ritrovato la Fede, entrando in una chiesetta di periferia, ed osservando delle ragazze che, inginocchiate, adoravano il Santissimo. "Perchè il Signore era là che mi aspettava. Oh, ci avessi portato mia figlia, invece che dai mie colleghi!"

RR

Anonimo ha detto...

OT la prossima enciclica ha già un titolo, 'Laudato sii o mio Signore' uscirà in italiano, non si sa se verrà tradotta nella ex lingua ufficiale della ex cc, ai posteri l'ardua sentenza.....

rr ha detto...

Anonimo,
speriamo sia almeno in Italiano e non in portegno.
Grande lavoro degli spin doctors e dei copywriters.
rr

T. ha detto...

Grazie Dio perche' susciti sempre nuove anime/iniziative per farci giungere alla vera preghiera e all'amore vero che non distingue piu' le cose , non distingue il giusto dal peccatore , ma ugualmente tutti gli uomini e non li giudica . Proprio come Te che fai splendere il sole e cadere la pioggia sui buoni e sui cattivi . " Signore Gesu' Cristo Figlio di Dio , abbi pieta' di me peccatore "
Grazie cari Sacerdoti per le S.Messe celebrate devotamente perche' solo così consentite all'anima di elevarsi fino al Calvario .

Alla fine della S. Messa un sacerdote della nostra Diocesi mi dice: "se avessimo sempre un Messa così convertiremo mezza Diocesi". Una giovane signora: "non riesco a staccarmi neanche adesso, non mi capacito di come sono stata proiettata per tutto questo tempo in un'altra dimensione dalla quale mi rende triste l'idea di dover uscire (non si preoccupi signora questa l'hanno già sperimentata i due discepoli i sul monte della trasfigurazione). Tre giovanissimi fanno i salti dalla gioia quando prospetto loro che il loro Parroco potrebbe farci celebrare una Messa nella loro Parrocchia per il giorno di Pentecoste ("glielo diciamo da tempo che vorremmo la Messa tradizionale" - mi dicono - "e uno di noi ha imparato a servirla studiando su internet"). Altri ci ringraziano per quello che stiamo facendo, diffondendo la forma straordinaria in ambienti che lo desideravano da tempo e portandola a persone che per svariate ragioni non frequantano le celebrazioni della domenica mattina.
Un ragazzo mi colpisce con una espressione, dicendo che la Messa cui ha appena assistito è una Messa "power", e che spera possa influire su un caso personale un po complesso di cui si sta interessando per dovere di carità. Altri ragazzi vengono in visita 'ecumenica' da una comunità il cui statuto giuridico è oggetto ultimamente di valutazioni assai diverse: sono lì e basterebbe quello per far partire tutta una attività di contatti e di dialoghi che sarebbe sicuramente benedetta dalla mano di Dio e foriera di frutti. Per finire i ragazzi di Parigi (5 ministranti fra i 16 e il 20 anni circa) mi spiegano che il loro viceparroco manda ogni anno in seminario/monastero due ragazzi e ne battezza una decina, conquistando i loro cuori al Cristo conosciuto e amato nelle liturgia tradizionale. Tutto questo mi fa riflettere. Siamo su una buona strada e dobbiamo perseverare.


Associazione Cardinal G. Saldarini Riprendendo l'omelia di oggi di mons. Pozzo: la messa antica non può e non deve essere mai considerata divisiva, come qualcuno tenta di fare per motivi ideologici. Grazie al Cielo gli incoraggiamenti, in pubblico e in privato, non mancano.
1 · 3 maggio alle ore 5.14

tralcio ha detto...

Grazie don Elia per queste riflessioni.
San Luigi Maria, nella sua settima pratica, cita il "disprezzo del mondo".
Le grazie che Dio ci dona sono un tesoro prezioso contenuto in un vaso fragile...
I diavoli sono ladri astuti: ci spiano in attesa del momento favorevole, che si presenta tanto più pericolosamente quanto viene meno l'umiltà. Ecco perchè la Vergine è un forziere antiscasso. La Santa Vergine è lo strumento con il quale Dio è venuto a noi ed è perciò la via migliore per andare a Lui, sapendo, tramite lei, rinunciare a noi stessi, specie a ciò che c'è di cattivo.
Essere Apostoli degli ultimi tempi transita da questa dolorosa passione, sul nostro peccato, fuoco ardente dell'amore divino per purificare innanzitutto la nostra anima, cioè l'uomo psichico, i nostri pensieri che ostacolano lo Spirito santo e l'azione della grazia, di cui Maria è piena. E' la via stretta di Dio, nella pura verità del vangelo e non secondo il mondo. La spada o doppio taglio di Apocalisse (1,16) e della lettera agli Ebrei (4,12), che separa l'anima (l'uomo psichico) e lo spirito (l'uomo spirituale). Bisturi o scure che sia, è necessario distinguere...
A proposito: ma se Apocalisse sarebbe stata scritta "in epoca tarda" mentre la lettera agli Ebrei è scritta sicuramente prima della distruzione del tempio, non è che la lettera agli Ebrei grondi troppo di riferimenti all'ultimo libro della rivelazione per esserle distante nel tempo? E se tutto il nuovo testamento è stato scritto prima del 70 d.C., non è che le profezie siano da prendere molto più sul serio? Non è una cosa da nulla, se dobbiamo essere tra coloro che dovranno estendere il regno di Dio su empi, idolatri e islamici... quando il tempo si compirà.

tralcio ha detto...

Gentile Fabio Massimo,
tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, per cui non mi illudo di essere uno che sappia fare sempre la volontà di Dio, soprattutto nella versione cristallina della Beata Vergine e Madre nostra.
Cerco però di non sottrarmi all'opera di misericordia spirituale da lei richiesta e provo a risponderle, dall'alto della mia inadeguatezza.
Innanzitutto "l'estendere il Regno di Dio" non è una mia pretesa, ma quel che scrive San Luigi Maria nel trattato della vera devozione a proposito degli apostoli di Maria, i quali saranno chiamati a questo servizio alla gloria di Dio. Se lei o io saremo tra costoro non lo so, ma questo non è un buon motivo per non provarci.
La volontà di Dio è facile e difficile al tempo stesso, naturale e soprannaturale.
Facile perchè Gesù l'ha "ridotta" all'aver fede, fidandosi di Lui.
Difficile perchè chiede di amare come ama Lui (offrendo se stesso, per amore).
Soprannaturale, collegando l'uomo Gesù (vero uomo), al Padre, Dio creatore.
Soprannaturale, collegando la fede in Lui (il Figlio) allo Spirito santo (che è Dio)

Fare la volontà di Dio passa dai comandamenti (il minimo per essere "giusti").
Ma fare la volontà di Dio è rinuncia a ogni merito e soddisfazione personale nell'agire secondo la Sua Parola (da servi inutili).
Fare la volontà di Dio è amare anche il nemico e pregare per lui.
Fare la volontà di Dio è restare dietro a Gesù, senza tirarlo di qui o di là...
Fare la volontà di Dio è imparare da Maria: molto discreta, molto contemplativa, poco o nulla nel mondo. Sembrerebbe quasi pretenziosa nel dire "d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata", ma questo succede perchè Dio ha visto l'umiltà della sua serva, perchè la misericordia di Dio (sempre giusto) si stende su quelli che Lo temono. Fare la volontà di Dio passa dall'adorare Dio e confidare in Lui, prima che nell'uomo o peggio nelle seduzioni del mondo e il suo astuto principe.
Fare la volontà di Dio è abbandonarsi (legga l'atto di abbandono di Don Dolindo), evitare l'agitazione e la rabbia, che sono già sintomi dell'azione di quell'altro.
Bisogna anche pregare tanto, almeno quanto si "fa". E non avere pretese di merito.
Posso dire di essere un disastro. Ma forse lei sarà molto meglio. AMGD