Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 2 maggio 2015

I martiri non piacevano al dialogo

Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VIII n° 5 - Maggio 2015

E siamo di nuovo in tempo di Martirio.

  Ciò che sta accadendo ai cristiani in Asia e in Africa ha riportato prepotentemente sulle nostre labbra la parola “martirio”. Cristiani uccisi, e in massa, nelle maniere più orrende, semplicemente perché cristiani; tutto questo ci fa dire che è tornata l'era dei martiri.

  Per la verità la Chiesa non è mai uscita dal tempo del martirio. Gli studi pubblicati in occasione dell'ultimo anno santo, quello del 2000, ci avevano già ricordato che il numero dei martiri, in venti secoli di cristianesimo, è enorme: circa 80 milioni! e dato ancora più impressionante, di questi 80 milioni, circa la metà appartiene all'ultimo secolo concluso, il '900!

  Nonostante questi dati, noi cristiani pasciuti d'occidente facciamo fatica, tanta fatica, a credere che la Chiesa sia in perenne stato di martirio. Siamo stati abituati, dalla scuola e dalla cultura laica, a pensare, piuttosto, che la Chiesa debba chiedere perdono del suo passato violento e impositivo: è la leggenda nera che dipinge la Sposa di Cristo come strumento di potere. Per questo resistiamo nel vedere invece la verità, e cioè che i cristiani nel mondo hanno sofferto e hanno continuato a versare il proprio sangue per la fede.

  A questo lavoro di disinformazione fatto dalla cultura laicista, tendente a minimizzare se non a negare il martirio dei cristiani, si è affiancata, in questi ultimi decenni, la più grande impresa di depistaggio intellettuale, operata, dentro la Chiesa, dai cattolici stessi. Dopo il Concilio Vaticano II, la dittatura del Dialogo ha imposto il silenzio sul fenomeno del Martirio: la Chiesa deve riconciliarsi col mondo moderno e per questo non deve più parlare di chi muore per la fede. I Martiri costituivano il più grande ingombro e inciampo per quest'opera di trasformazione della Chiesa, che si è voluta mondanizzare a tutti i costi .

  Il concetto di martirio, secondo questi emancipati cattolici moderni, appartiene a un passato ormai superato; appartiene all'epoca della contrapposizione con il mondo, e questo passato non deve tornare più. Secondo questi, e sono tanti, c'è un modo più efficace per lavorare nel mondo come cristiani, più efficace che quello di dare la vita unendo il proprio sangue a quello di Cristo: c'è l'arma del comprendere le ragioni dell'avversario, del parlare con lui, del dialogare con lui, per scoprire infine che, in fondo, la si pensa allo stesso modo.

  Tutto questo triste lavoro di rifiuto del martirio e di sostituzione con l'ideologia del dialogo, ebbe tragiche conseguenze negli anni '60 e '70: mentre i cristiani dell'Est venivano eliminati o condotti ai lavori forzati nei gulag, la Santa Sede privilegiava con la Ostpolitik i buoni rapporti con le dittature marxiste, ricercando con esse un accordo possibile, ritenendo erroneamente che il Comunismo fosse eterno. Fa parte di questa vergogna la mancata condanna del Comunismo durante il Concilio stesso: la storia arriverà a giudicare severamente questo meschino cedimento ereticale.

  Negli ultimi anni, l'imposizione del silenzio sul fenomeno del martirio è stata comandata dall'altrettanto dogmatico dialogo interreligioso: occorre stare in pace con le altre religioni, non fare proselitismo, e dunque occorre tacere sui cristiani uccisi.

  Ma i fatti parlano oggi in nome di Dio.

  Si voleva una nuova era per la Chiesa, l'era della serenità con il mondo a 360°, ed ecco che, invece, il sangue dei cristiani crocifissi, sgozzati, bruciati, fucilati, impiccati e lapidati è venuto a rompere l'ingannevole idillio.

  Tutto questo dolore dei nostri fratelli - per i quali non dobbiamo smettere di pregare, affinché questa terribile prova sia loro abbreviata - è un potente richiamo per noi cristiani, immersi nella più grande falsa ideologia della storia, quella della Modernità.

  La modernità, che rifiuta come stoltezza Cristo crocifisso, ha portato dentro la Chiesa la mortale illusione di poter separare la Resurrezione dalla Croce.
Si è voluto fare un nuovo cristianesimo che pone l'accento sulla Vita nuova in Cristo, dimenticando la sua Passione e Morte.

  È vero, Cristo ha vinto la morte, è risorto; è costituito Signore di tutto. È vero che questa vittoria del Risorto è partecipata alla Chiesa e ai santi, ma occorre stare attenti: questa vittoria, come spiega il grande père Calmel, “lungi dal sopprimere la Croce e renderla inutile, si realizza soltanto attraverso la Croce. Dicite in nationibus quia Deus regnavit a ligno”. (R.T. Calmel, Per una teologia della storia, Borla 1967, pag. 44).

  E' proprio questa coscienza che è mancata nella Chiesa degli ultimi tempi. Si è vissuto l'inganno di pensare la Resurrezione come superante la Croce. Così si è fatta una nuova chiesa che parla di vita e non di martirio; che parla di aspirazioni umane e non di martirio; di dialogo col mondo e non di martirio; di pace universale e non di martirio; di costruzione della società terrena e non di martirio...

  Anche per questo la presenza della Chiesa si è sgretolata, e la vita dei cristiani è scivolata nell'infedeltà profonda.

  È stata una mortale illusione, demoniaca. Un “sogno talvolta infantile e tenero, ma forse più spesso vile e odioso, che fa sperare per la vita del cristiano una fedeltà a Cristo senza tribolazioni e per l'avvenire della Chiesa un fervore di santità che non dovrebbe più subire dall'esterno le persecuzioni del mondo, né all'interno i tradimenti dei falsi fratelli e talvolta del clero e dei prelati” (ibid. pag.44)

  Da questa illusione ci sta svegliando Dio con il dono di nuovi martiri, quelli del secolo XXI. Sono loro che ci ricordano che fino all'ultimo giorno “possiamo rendere testimonianza a Gesù soltanto immergendo la nostra veste nel sangue di quell'Agnello Divino che ci ha amati e ci ha riscattati dai nostri peccati. Non andremo a Lui senza attraversare il torrente della grande tribolazione” (ibid. pag. 44)

  Allora, non protestiamo soltanto delle persecuzioni, come fanno i politici del mondo, ma lasciamoci educare da Dio alla grazia del martirio.

17 commenti:

Ambrosius ha detto...

I martiri erano diffensori di bastioni e di muraglie o meglio dicendo, loro avevano uno e altro:l'anima di un martiri esiste dei bastioni e muraglie contro la carne, il mondo e satana, loro sono una "citadella privilegiata"...

Luisa ha detto...

Vi segnalo un articolo di Magister:

Sinodo. La proposta di una "terza via"

Inflessibile contro il divorzio, misericordiosa con i peccatori. La suggerisce un teologo francese. È una nuova forma del sacramento della penitenza, sull'esempio della Chiesa antica"

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351041

Epiphanio ha detto...

Condivido completamente l'articolo. Purtroppo, il concetto di "martirio" nel linguaggio della Chiesa moderna è stato allargato al punto di considerare il martirio in actu dei cristiani (ad es. in Africa e Medio Oriente) come conseguenza di una loro ideologia, cioè la loro uccisione è stata causata da loro, per un concetto ristretto di fede. Per molti dottori moderni, direi indottrinatori, il concetto di martirio è molto più esteso, includendovi il martire della carità, il martire del dialogo, il martire dell'ecologia, ecc. Avremo un altro esempio con la beatificazione di Mons. Romero.
Sia il concetto di martirio come molti altri sono stati estesi e generalizzari per includere ciò che è specificamente contrario. Sono questi concetti che, in una visione modernista, rimandano strumentalmente a una realtà più generica, unita, fraterna, armoniosa. Tutto ciò che contraddica questo stato di cose viene sussunto da questi tipi di idee.
Saluti alla Sig.ra Mic e i blogger di questo edificante sito.

Josh ha detto...

"Si è vissuto l'inganno di pensare la Resurrezione come superante la Croce."

"La modernità, che rifiuta come stoltezza Cristo crocifisso, ha portato dentro la Chiesa la mortale illusione di poter separare la Resurrezione dalla Croce.
Si è voluto fare un nuovo cristianesimo che pone l'accento sulla Vita nuova in Cristo, dimenticando la sua Passione e Morte."

tristemente d'accordo con l'art.
è andata esattamente così.

sui passi che ho riportato: la questione è particolarmente evidente anche nei movimenti "carismatici" e nel pentecostalismo: la festa per la vita nuova, lo spirito,
che si vuole intendere hanno superato quando non rimosso la croce.

La storia purtroppo ci sta insegnando diversamente.

Anonimo ha detto...

A proposito dell'articolo segnalato da Luisa, che ne pensate?

mic ha detto...

Per molti dottori moderni, direi indottrinatori, il concetto di martirio è molto più esteso

Di per sé il "martirio" designa le sofferenze e/o perfino la morte che una persona per i propri ideali e i "martiri" cristiani sono coloro che hanno seguito il Signore fino all'effusione del loro stesso sangue.
Aggiungo che di certo sono morti per LUI e non per affermare un astratto "diritto alla libertà di religione", come purtroppo contrabbandato da Ratzinger-Rohnaimer & C. (ne abbiamo già discusso)
Oggi effettivamente, pur non mancando purtroppo i casi drammatici di martirio crudele e cruento, anche questo termine ha perso la sua pregnanza (come tutto il nostro linguaggio. E' un discorso da riprendere) ed è prevalsa la versione laica dello stesso, entrata fin nel linguaggio ecclesiale, come giustamente sottolinea Epiphanio.

mic ha detto...

A proposito dell'articolo segnalato da Luisa, che ne pensate?

Ne pensiamo molto. Dobbiamo trovare il tempo per esprimerlo. E lei, che ne pensa?

Marius ha detto...

La nuova geniale idea del dottorando dell'uni di Friborgo Michelet, la terza via per salvare capra e cavoli:
accanto all'ordo virginum, all'ordo poenitentium, e ai vari altri ordini monastici... ecco il neoconiato ordo divortiatorum, che si fonderebbe, attenzione attenzione, sulla grande tradizione cattolica dei primi secoli, in modo da potenzialmente accontentare anche i più testardi tra i tradizionalisti.

Questa sì che è un'autentica sorpresa, in perfetta linea con quanto auspicato dal vdr, che in S.Marta il 28 aprile insiste sul suo concetto prediletto del Dio delle sorprese!

Luisa ha detto...

A chi interessa ecco l`articolo del padre domenicano Thomas Micheleet sull`"ordine dei penitenti" vista come terza via per il problema della Comunione ai divorziati risposati.

Siccome padre Michelet ammette che "non vede come si possa modificare il regime dei sacramenti dell`Eucaristia e del matrimonio nel senso suggerito da taluni senza cambiare la dottrina, argomenta che, "invece, il sacramento della penitenza ha conosciuto nel corso della storia delle forme molto differenti, successive o simultanee e potrebbe prestarsi a dei veri cambiamenti pur rispettando le condizioni relative alla verità del sacramento
Ciò permetterebbe d`assumere la parte giusta e tradizionale dell`idea di un "cammino di penitenza".


http://novaetvetera.ch/index.php/fr/la-revue/a-la-une/40-synode-sur-la-famille-la-voie-de-l-ordo-paenitentium

Ambrosius ha detto...

"Condivido completamente l'articolo. Purtroppo, il concetto di "martirio" nel linguaggio della Chiesa moderna è stato allargato al punto di considerare il martirio in actu dei cristiani (ad es. in Africa e Medio Oriente) come conseguenza di una loro ideologia, cioè la loro uccisione è stata causata da loro, per un concetto ristretto di fede."

Caro Ephinio,

Questo che hai detto è vero. Il problema è che i martiri riffiutano il dialogo e la lotta per la libertà religiosa. Come non fanno così esiste un dissenso tra loro e gli uomini della Chiesa modernistica.

Qui ricordo le parole di Benedetto XVI nel discorso alla Curia Romana di 22 diciembre 2005. In questo discorso lei parla che i martiri in certo senso morrivano per la libertà religiosa. Però, non credo che sia possibile morrire per la fede e per la libertà religiosa. Forse, per avere più attenzzione del Vaticano attuale i martiri dovevano lottare e morrire per la libertá religiosa. Ma me domando:

Sarà che qualcunno che muorri per la liberta religiosa, muorri in odium fidei?

rr ha detto...

Bisognerà ammettere alle Olimpiadi un nuovo sport, quello dell'arrampicata sugli specchi dei "cattolici" per accordare le Parole del Signore con l'andazzo del mondo.
Mi vien da ridere: ma se il SIgnore voleva approvare il divorzio, non doveva far altro che riaffermare la legge mosaica. Invece...
e San Giovanni avrebbe salvato la testa. Per non parlare di San Tommaso Moro e San Giovanni Beckett, oltretutto più "vicini" alla Chiesa dei primi secoli (questa "mitica" Chiesa di una "mitica" età dell'oro) di noi.
MA PERCHE NON SI FANNO TUTTI PROTESTANTI ? Capisco i Tedeschi ed Austriaci che non vogliono perdere la Kirchenstauer, ma i Francesi, belgi, Olandesi, ecc. perché non lasciano semplicemente al Chiesa cattolica? Un tempo poteva esser disdicevole socialmente o controproducente politicamente, ma oggi non è più così, quindi CHE SE NE VADANO !!
RR

Josh ha detto...

Epiphanio, Gederson....

E' tristemente così: "martirio" nella Chiesa moderna, per es. dei cristiani in Africa e Medio Oriente, è presentato come conseguenza di una loro "ristrettezza mentale" (in realtà loro fedeltà), cioè la loro uccisione si vuol dire è stata causata da loro, per un concetto fondamentalista del cattolicesimo. Cose simili diceva anche scandalosamente Paolo VI.

Aggiungo che 'martirio' nella vulgata corrente sarebbe anche quello dei musulmani autoesplodenti.

Mi pare molto differente dal martirio cattolico, testimonianza fino alla fine di fedeltà a Cristo, ma non certo usato per far fuori altra gente.
Il musulmano autoesplodente si fa saltare in aria per la "libertà religiosa"? fino a che punto arriveranno questi arrampicatori sugli specchi? questi sono negatori dell'aut aut, del sì sì o no no.

E' chiaro che i santi martiri cattolici non hanno 'rifiutato il dialogo', ma sono stati uccisi in odio alla fede cristiana.

E come potevano testimoniare per la libertà religiosa "degli altri senza Cristo", quando i loro carnefici li hanno uccisi per il loro essere di Cristo?
Come si può, mentre si vive e muore per Cristo, lottare per la libertà d'eresia dei senza Cristo? Come si può vivere e morire per Cristo e insieme lottare per maometto?
Come si può vivere e morire per Cristo, e insieme vivere e morire per Buddha?
Nemmeno Panikkar c'è riuscito a conciliare queste follie.

2Corinzi 6,15

Ma quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele?

Maria ha detto...

Buonanotte sono d'accordo con articolo troppe cose sbagliate chi pagherà per tutti sbagli fatti nessuno non rispetta più niente anche i sacerdoti sono molto indifferenti spero che dio ci illumini sulla strada giusta.

Gederson ha detto...

Se non accadere un'intervenzione divina, sarà il matrimonio ad essere martirizzato neo prossimo sinodo. Come gli uomini di Chiesa hanno martirizzato tantissime cose nei ultimi 50 anni.

Gederson ha detto...

Caro Josh,

Sono d'accordo con te: siamo davanti a una piena sovversione, davanti al martirio del bene e della verità.

Hai le parole di Paolo VI sui martiri? Me interessa quello che questo Papà ha detto.

Un saluto dal Brasile

Gederson ha detto...

A proposito dell'articolo segnalato da Luisa, che ne pensate?

Penso che queloo che se vuole è continuare a parlare della rottura dela Chiesa pre-conciliare con la Chiesa antica. Il sociologo, economista e protestante Max Weber, afferma nel libro "L'ettica protestante e lo spirito capitalista" che la Chiesa è stato sempre misericordiosa con gli peccatori, ma implacabile con gli eretici. L'idea della Chiesa essere contro il divorzio e misericordiosa con i peccatori essere una nuova pratica del sacramento della penitenza, è falsa. Quello che può avere cambiato è il senso della parola misericordia, se con misericordia se vuole dare la comunione ai divorziati risposati, questo non trova fondamento in nessuno momento della storia della Chiesa.

Josh ha detto...

Gederson, non le riesco a trovare le parole precise di Paolo VI. Forse ricorda l'episodio Maria, ne avevamo parlato anche qui, ma anni fa.

In pratica, in occasione di una ricorrenza di Cristiani martirizzati-santi, una festa, dedicata ad un episodio avvenuto secoli prima, Paolo VI adombrò che il martirio se lo fossero andato a cercare, perchè noi oggi, invece, dialoghiamo....ma un dialogo che talvolta sembra un abiurare la propria fede, un rinnegare Cristo, come l'antico caso dei lapsi.