Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 13 febbraio 2015

Arcivescovo di Erbil: Per battere lo Stato islamico serve un’azione militare di terra

Mons. Warda nel suo intervento al sinodo anglicano
Da AsiaNews [qui].
Intervenendo al Parlamento britannico mons. Warda - Arcivescovo caldeo di Erbil, nel Kurdistan irakeno - spiega che “non resta molto tempo” e i raid aerei “non bastano” per sconfiggere i jihadisti. Il prelato ricorda il crollo della popolazione cristiana in Iraq e descrive una situazione “peggiore” di quella in Afghanistan. Intanto le forze curde strappano territori controllati da Daesh attorno a Mosul.

Ai cristiani in Iraq "non resta molto tempo", se non sarà attuata una azione militare diretta sul terreno perché i raid aerei "non bastano" per sconfiggere le milizie dello Stato islamico. È quanto ha affermato l'arcivescovo caldeo di Erbil (Kurdistan irakeno) mons. Bashar Warda, intervenendo ieri al Parlamento di Londra; il prelato ha "implorato" i governi occidentali affinché schierino truppe sul campo, unica via per battere i jihadisti e consentire ai cristiani - fuggiti da Mosul e dai villaggi della piana di Ninive - di tornare nelle loro abitazioni. Il governo britannico ha assicurato che gli sforzi per combattere gli islamisti sono "globali".

L'intervento a Westminster di mons. Warda si inserisce nel contesto di una visita dell'arcivescovo caldeo di Erbil in Gran Bretagna, per perorare la causa dei profughi cristiani irakeni vittime delle violenze islamiste. Dopo il discorso di ieri alla Camera, egli ha in programma per oggi un incontro col Sinodo generale della Chiesa anglicana. 

Nell'ultimo decennio, ha spiegato il prelato, il numero dei cristiani è "drammaticamente crollato" rispetto agli 1,4 milioni di tempi della dittatura di Saddam Hussein. "Da cattolico, trovo molto difficile fare queste affermazioni" ha sottolineato mons. Warda, ma "auspico una azione militare, perché non c'è ad oggi altra via" per risolvere la situazione. "Vi prego di considerare - ha aggiunto, facendo riferimento alle truppe britanniche - di concentrare la vostra attenzione sulla necessità di un'azione militare". 

Per il vescovo caldeo la situazione in Iraq "è peggiore di quanto è successo in Afghanistan" sotto i talebani, con un numero sempre crescente (in particolare fra i giovani) di persone che "vogliono combattere fra le fila di Daesh", il nome arabo dello Stato islamico. Negli ultimi tempi i vertici della Chiesa caldea e i leader cristiani irakeni riconoscono, con sfumature diverse, la necessità di un intervento militare contro i jihadisti, anche se si tratta di una "soluzione spiacevole". Al contempo il patriarca, i vescovi e i sacerdoti moltiplicano gli appelli alle famiglie cristiane, perché non abbandonino il Paese svuotandolo di una presenza minoritaria ma significativa per lo sviluppo dell'intera nazione. 

Nel frattempo le forze di sicurezza curde, col sostegno dei raid aerei statunitensi, hanno riconquistato alcune porzioni di territorio allo Stato islamico nei pressi di Mosul, nel nord dell'Iraq. L'avanzata attorno alla roccaforte jihadista e seconda città per importanza del Paese è considerata cruciale a livello strategico, in vista di una offensiva di più ampia portata da parte delle forze della coalizione contro i terroristi.

I consiglieri militari hanno inoltre fornito "assistenza a livello di intelligence" ai combattenti curdi, pronti a proseguire nella loro avanzata. Fonti dell'esercito statunitense affermano che Baghdad "nelle prossime settimane" lancerà una vasta operazione per la riconquista dei territori nelle mani di Daesh. 

6 commenti:

RIC ha detto...

Qui la foto del sacerdote Yacoub Boulos DECAPITATO in Siria. Ma naturalmente nessuno ne parla: non si tratta ne' di un fratello "maggiore" ne' di un fratello mussulmano ne' di un fratello protestante....

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=891864034168602&set=gm.10152650191360509&type=1

Franco ha detto...

Dopo che per decenni si sono demonizzate in blocco le Crociate, come compiere all'improvviso gesti che vanno in senso opposto? Riguardo alle Crociate occorreva non solo chiedere perdono, ma anche promuovere un lavoro di contestualizzazione storica ad alto livello ( qui penso a Franco Cardini ), con successiva ampia divulgazione, tale da metterne in luce anche gli aspetti di difesa da un attacco secolare, anzi millenario. Le incursioni saracene furono un flagello per le coste mediterranee dei paesi cristiani ancora fino al '700. Tutto sommato non e' improprio lo spostamento del card. Burke all'Ordine di Malta: i cavalieri furono gli ultimi effettivi difensori armati della Cristianita'.

Angheran70 ha detto...

Per le crociate non occorreva chiedere un bel niente perchè non sono mai state operazioni di conquista o di difesa. Erano solo pellegrinaggi armati per consentire ai pellegrini la visita ai luoghi santi. Niente a che vedere con le pagliacciate teocon che vorrebbero ancora intruppare i cattolici nelle "guerra sante" del XXI sec. Bisogna uscire da queste ambiguità una volta per tutte.

mic ha detto...

È per questo che ho pubblicato un interesssante articolo di Viglione.

Annarè ha detto...

Il fatto è che per voler fare un'azione di terra, bisognerebbe essere meno massoni, invece con gli aerei si può sempre raccontare che si è sbagliato obiettivo e stranamente si sono bombardati i cristiani. Come è successo tempo fa che con la scusa di buttare armi per i cristiani, in realtà, chissà perchè (loro dicono un errore umano) le armi sono cadute sopra l'accampamento del ISIS. ma guarda un po' sti americani che sbagliano sempre mira, anche nella seconda guerra mondiale due bombe atomiche cadute per sbaglio in villaggi giapponesi dove resistevano gli unici cattolici rimasti dopo il massacro dei Samurai. Attaccare da terra significa fare ciò che si deve, invece per loro è meglio far sparire i cristiani e fare comunque la figura degli eroi. La storia insegna.

Silente ha detto...

Non occorre essere von Clausewitz per sapere che le guerre si vincono "con gli stivali sul terreno". Se l'Occidente (qualcuno mi spieghi che cos'è) vuole veramente vincere l'Isis, dovrebbe ammettere e correggere gli errori commessi: cessare ogni ostilità con la Siria di Assad, smettere di appoggiare i ribelli anti-siriani, visto che gli aiuti in armi poi finiscono (chissà come mai) nelle mani dell'Isis, riconoscere che l'Iran è una potenza regionale, ferocemente anti-wahabita, la cui voce va ascoltata con rispetto e il cui contributo alla sconfitta del "Califfato nero" è essenziale, e denunciare gli aiuti "occulti" di Israele all'Isis in odio all'Iran e a Hezbollah.
E, sullo sfondo, smetterla di provocare bullescamente Putin (la cui difesa degli interessi russi e della popolazione russa in Ucraina è storicamente e politicamente ineccepibile). L'aiuto (politico e forse anche militare, meglio se un po' manesco) di Putin nel liquidare definitivamente l'Isis sarebbe risolutivo.
Ma, in nome degli interessi "atlantisti", ma non europei, l'Occidente (questo "non luogo" né politico, né culturale, né storico) preferisce sostenere il corrotto e illegittimo regime di Poroshenko, anziché combattere sul serio la barbarie islamista.