Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 9 marzo 2022

L’Italia in guerra delegata - Marcello Veneziani

Una delle poche voci sensate fuori dal coro martellante, coriacemente unanime, di imbonitori addomesticati. Considerazioni già presenti in queste pagine, anche nei commenti. Ma qui sono ben articolate e repetita iuvant.

L’Italia in guerra delegata

Ma l’Italia è in guerra? Siamo passati dalla “ neutralità attiva e operante”, per dirla con Mussolini, alla belligeranza delegata, tra fornitura d’armi e ritorsioni. Il vecchio pacifismo della sinistra italiana, a volte spingendosi a manifestare la sua terza posizione – né con la Russia né con la Nato – è sceso in piazza contro la guerra e le armi che noi italiani e occidentali forniamo agli ucraini. La storia insegna che nessun pacifismo ha mai sconfitto una guerra, e l’unico effetto che produce è quello di indebolire una sola parte, la propria. Perché il pacifismo non è mai bilaterale, serve alle anime belle ma non alla risoluzione dei conflitti; è la convinzione che le buone intenzioni possano sconfiggere i misfatti. È moralismo contro la storia.
Le domande da porsi invece sono realistiche: a cosa serve armare la resistenza antirussa, a contrastare la loro avanzata fino a debellare l’invasore o solo ad allargare e prolungare il conflitto, e a coinvolgere ancor più noi paesi terzi nella rete del conflitto? Serve a dare maggior forza all’Ucraina nella trattativa o a inasprire la reazione russa e favorire l’uso di armi peggiori? Sono queste le domande realistiche per valutare l’opportunità o meno di armare gli ucraini, mandandoli allo sbaraglio e al massacro. Inviare armi aggrava la situazione e ci fa scendere in guerra pur in modo obliquo. A questo punto non siamo più terzi, ma parti in causa, nella trattativa con la Russia di Putin; e dunque toccherà ad altri – Israele, la Chiesa Ortodossa, la Cina, l’India, la Turchia – il compito di arbitrare la contesa.

La seconda questione riguarda le sanzioni. Anch’esse in generale quasi mai hanno piegato un regime, anche se le sanzioni alla Russia si sono fatte via via più forti; e le possibilità che lo pieghino alla trattativa, sono almeno pari a quelle che inaspriscano la reazione e le conseguenze belliche.

Ma la cosa più odiosa delle sanzioni è che adottano un principio degno di un regime totalitario e non di una democrazia: non colpiscono solo un dittatore e il suo regime ma la popolazione, si rivalgono sui suoi cittadini. E ancor più vile e pericolosa è la ritorsione nei confronti di singoli atleti, imprenditori, artisti. Può un paese libero e democratico, fondato sul diritto, requisire i beni a centinaia d’imprenditori russi solo perché sono connazionali di Putin? Ha senso espellere gli atleti russi dalle contese sportive mondiali, persino i disabili (e magari premiare gli ucraini), che nessuna responsabilità hanno nel conflitto; o cacciare il direttore d’orchestra della Scala di Milano solo perché è russo e da russo non è contro il suo paese (c’è un motto occidentale che dice: right o wrong, my country, ragione o torto, è la mia patria). Per non dire della cancel culture all’opera contro la letteratura russa e ciò che proviene dalla tradizione culturale russa o del caso Orsini alla Luiss. Infamie assolute.

Oltre lo sdegno che procurano queste ritorsioni vigliacche verso popolazioni, persone, simboli, figure, culture, questa guerra a tutto ciò che è russo, commette un errore e un crimine: allarga anziché restringere gli spazi del conflitto, lo fa diventare etnico, religioso, totale. Una prevaricazione degna di uno stato illiberale che non distingue tra sfera pubblica e sfera privata, tra stato e cultura, tra potenti e cittadini, tra storia e attualità. Si pensa in questo modo di esercitare un ricatto psicologico nei confronti di Putin e degli oligarchi russi che non mostrano questa sensibilità; i vantaggi pratici di questo embargo discriminatorio non sono compensati dai danni e dall’imbarbarimento del conflitto.

Per tornare alla questione generale partiamo da due premesse, semplici, vistose, nate dai fatti e dal buon senso: 1) per qualunque ragione Putin abbia deciso di invadere l’Ucraina e far guerra, l’attacco è da condannare. 2) da qualunque punto di vista si ponga chi osserva la guerra, restano incondizionati la pietà e il soccorso alle popolazioni ucraine e a ogni altro patisca senza colpa sulla sua pelle gli effetti della guerra.

Stabilito questo, resta da vedere le responsabilità di questo conflitto: sono solo di Putin o sono anche di chi ha rifiutato ogni vera trattativa per stabilire che l’Ucraina restasse neutrale né con la Russia, con cui pure è stata unita per secoli, né con la Nato, fino a piazzare basi militari alle porte della Russia? Il fine del negoziato dovrebbe essere questo, senza sperare di eliminare Putin, dall’interno o dall’esterno e trattarlo da criminale di guerra.

E ancora. Putin sta usando senza scrupoli la propaganda bellica. Mi pare che in Occidente stia accadendo la stessa cosa; si è costruito un arsenale narrativo e figurativo degno della peggior propaganda di guerra. Una Cappa. Ancora una volta succede che l’informazione libera e democratica usi formule ipocrite per adottare le stesse campagne di manipolazione come quella russa. Tra le cause che aggravano il conflitto e rischiano di prolungarlo e incattivirlo c’è il non distinguersi dai metodi putiniani ma adottarli, con le sanzioni, i danni alle popolazioni, l’armiamoci e partite, l’informazione manipolata.

Per finire, qual è il mondo ideale e possibile verso cui tendere? Non un mondo unificato e uniformato all’Occidente, non l’americanizzazione globale, peraltro velleitaria, impossibile; ma il riconoscimento di aree differenti, spazi irriducibili di diversità in un mondo policentrico dove nessuno Stato o alleanza è il gendarme e il giudice del mondo.
Maecello Veneziani, La Verità (8 marzo 2022)

29 commenti:

lorenz ha detto...

A giudicare dal clima mobilitato dei commenti e dei contributi, come esattamente osserva Mic, pare ormai che non stiamo andando verso un mondo omologato di tipo atlantico occidentale, ma verso di uno improntato alla mitologia autocratica zarista in cui tanti dei nostri agognano riconoscersi come una unica speranza.
Probabilmente è questo il vero pericolo e la vera insidia spirituale cui guardarsi.
Per usare, in senso metaforico, una metafora apocalittica, possiamo ben attenderci che sia proprio la "Bestia" a umiliare la "Grande prostituta"...ma il nostro compito d'ora in poi starà di stare attenti a non adorare la Bestia.

Anonimo ha detto...

Marchiati a vita.
Italia caso unico al Mondo in cui esiste il "green pass", il lasciapassare che ti consente di vivere o di essere escluso dalla vita.

Anonimo ha detto...

A me tutti questi allarmi per il fatto che i russi abbiano preso il controllo di alcune centrali nucleari ucraine, fra cui quella di Chernobyl, mi fanno venire il sospetto che si vuole solo impaurire l'opinione pubblica; queste centrali li ha costruite a suo tempo la Russia, come si può pensare che gli ingegneri militari russi non sappiano come gestirle? Ridicolo...
Salvatore Canto

Anonimo ha detto...

La Repubblica Popolare Cinese (seconda e tra pochi anni prima superpotenza economica mondiale dunque non proprio un attore geopolitico di basso rango) rompe gli indugi e riconosce ciò che è sotto gli occhi di tutti dal 2014: “le responsabilità della guerra sono del duo USA-NATO”. Levata di scudi dei benpensanti e sanzioni economiche anche contro Pechino? Taglieremo i ponti anche con i cinesi? Vieteremo tutto quel che è cinese così come abbiamo fatto con la cultura e il commercio russi? Solo chi è allineato con noi al 100 per cento può parlarci? Chi ci crediamo di essere? Ma soprattutto: perché in Occidente dire l’ovvio è ormai considerato alla stregua della più impronunciabile eresia? Perché siamo così ipnotizzati, arretrati, ideologizzati, arroganti e tifosi? Perché siamo sudditi più realisti del re?

Anonimo ha detto...

Il pensiero unico (dal francese pensée unique) descrive, con accezione negativa, l'assenza di differenziazione nell’ambito delle concezioni e delle idee politiche, economiche e sociali.[Treccani]

«Che cos'è il pensiero unico? È la trasposizione in termini ideologici, che si pretendono universali, degli interessi di un insieme di forze economiche, e specificamente di quelle del capitale internazionale.»
(Ignacio Ramonet)

Il termine fu coniato nel gennaio del 1995 in un editoriale di Le Monde diplomatique da Ignacio Ramonet, direttore responsabile di "Le Monde diplomatique" e membro onorario di Attac. Egli lo intende come «il concetto del primato dell'economia sulla politica, tanto più forte in quanto un marxismo distratto non lo contesterebbe» [monde-diplomatique.fr: "La pensée unique" gennaio 1995 trad. ita. a cura del Manifesto].
In altre parole, è la trasformazione in dato di natura dell’ordine economico neoliberale, rafforzatosi dopo il crollo dell’Unione Sovietica e sempre più svincolato dalla politica, al punto che—come avrebbe sostenuto anni dopo Mark Fisher in Realismo capitalista—diventa impossibile anche solo concepire un’alternativa.
Dalle critiche al conformismo della società dei consumi mosse negli anni Sessanta dalla Scuola di Francoforte (e poi in Italia da Pasolini), l’idea del capitalismo come forza omologante da combattere dal basso confluisce alla fine del secolo nel movimento no-global: “pensiero unico” e “nuovo ordine mondiale” sono espressioni che ricorrono spesso nei comunicati dei social forum e nei testi dei siti di controinformazione a cavallo del nuovo millennio.

«Il pensiero unico c’è ed è quello del neoliberismo», scrive ad il 18 ottobre 2021 sul Fatto Quotidiano il Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, che aggiunge: «la propaganda neoliberista ha talmente offuscato le menti degli italiani da impedire non la manifestazione del pensiero, ma la stessa formazione di questo, rendendo inutile addirittura l’articolo 21 della Costituzione per mancanza del suo presupposto, cioè della pluralità di pensiero».

La critica al pensiero unico intende puntualizzare la crescente riduzione del dibattito politico a temi imposti dall'alto e troppo spesso dati per scontati e non contestabili da parte della cultura dominante. Ad esempio è molto noto l'argomento populistico There Is No Alternative (non c'è alternativa) di Margaret Thatcher ex primo ministro del Regno Unito, spesso riassunto in acronimo come TINA ed ampiamente adottato da altri politici (per esempio Gerhard Schröder, ex primo ministro della Germania, tradusse l'argomentazione in tedesco: "Es gibt keine Alternativen")[Politiche sociali per 83 milioni di persone
https://www.spd.de/unterstuetzen/mitglied-werden/].

Fra gli assiomi del neo liberismo, che la critica al pensiero unico tende a contestare, si possono citare indicativamente:

L'economia di stampo liberista (e la crescita illimitata) come scienza che governa la società. La politica e tutte le altre scelte culturali tendono ad essere assoggettate al potere economico.
Il mercato come parametro principale che determina il successo o l'insuccesso di ogni attività umana in generale.
Servizi, istruzione, sanità, ambiente e welfare affidati in gran parte all'iniziativa privata ed alla legge di mercato.

AAVV (Philippe Tesson, Jean-Pierre Thiollet, Alain Griotteray, Françoise Thom, Michel Godet, Jean Foyer et alii), La Pensée unique: le vrai procès, ed. economica Jean-Marc Chardon et Denis Lensel, Parigi (1998)

Anonimo ha detto...

Scrive Veneziani: partiamo da due premesse, semplici, vistose, nate dai fatti e dal buon senso: 1) per qualunque ragione Putin abbia deciso di invadere l’Ucraina e far guerra, l’attacco è da condannare. 2) da qualunque punto di vista si ponga chi osserva la guerra, restano incondizionati la pietà e il soccorso alle popolazioni ucraine e a ogni altro patisca senza colpa sulla sua pelle gli effetti della guerra.

D'accordo sulla 2) non sulla 1).
Ci sono le prove che "i buoni" stavano architettando schifezze.
Finchè si fanno premesse sbagliate, difficilmente si migliorerà.

Anonimo ha detto...

Un’entità elettoralmente prossima allo zerovirgolaqualcosa come LeU/ArticoloUno determina:

*con Speranza, la politica sanitaria e le restrizioni alla nostra libertà
*con la Guerra, catasto e politica fiscale.
Era per questo esito che fu chiamato Draghi? Va bene a tutti così?

Anonimo ha detto...

L'Italia è storicamente tributaria degli USA dalla liberazione.
E' anche sempre stata gestita da Londra, che vinse la guerra.
Con l'Euro siamo stati gestiti dalla Germania.
Ultimamente anche la Francia fa man bassa (la Libia ora è roba sua).
La Cina si è presa gran parte delle produzioni e ci inonda di merci.
Potremmo continuare con gli arabi, che comperano in centro.
E l'elenco si farebbe lungo (abbiamo anche altre forme di influencer).
Calpesti e derisi e basta? No: anche invisi.
Siamo così impresentabili che persino i nostri padroni si imbarazzano.
Così brutti che anche spogliarci e usarci disgusta chi ne approfitta.

Anonimo ha detto...

Uno struggente Roberto Buffagni

Intanto la butto lì, poi ci penserò su. L'amputazione dei rapporti anche culturali con la Russia è un errore terribile, che può trasformarsi nel colpo di grazia alla cultura e alla civiltà europee, per quel che ne rimane. Non solo perché la cultura russa ci offre tesori inestimabili, e una continua meditazione dei rapporti tra Russia e Occidente, Asia ed Europa (l'Europa è una propaggine dell'Asia, e nel rapporto conflittuale con l'Asia si è definita).
Certo, anche questo. La cultura russa e la Russia, però, come intuitivamente tutti comprendiamo, sono per noi (anche) un'immagine della della pre-modernità "ingenua", della "vita sorgente", della "natura", della "Kultur", insomma della "infanzia perduta". E' immediatamente evidente a tutti il tratto "infantile" del carattere russo, con la sua vitalità rigogliosa e pasticciona, il suo indomabile coraggio, il suo amore sensuale per la terra, per i miti e le visioni, la sua semplicità, e la sua brutalità.
Russia e cultura russa, insomma, sono l'oggetto di un forte risentimento e di una struggente nostalgia per noi "sentimentali", per noi moderni, per noi che ci sappiamo scissi dall'infanzia e dalla natura, per noi che sentiamo orgogliosamente e dolorosamente la scissione di coscienza e vita ("l'ingenuo" è una proiezione psicologica del "sentimentale").
Dalla riflessione filosofica e artistica di questo rapporto tra moderno e antico, "ingenuo" e "sentimentale", "natura" e "spirito", Kultur e Zivilization, è nato quanto di meglio la cultura europea ci ha dato negli ultimi due secoli e mezzo, da quando ha cominciato a riflettere sul salto di paradigma della modernità con le correnti di pensiero che usiamo chiamare "Illuminismo" e "Romanticismo".
Amputare la cultura russa dalla cultura europea equivale a spedire un missile nucleare su Friedrich Schiller, lo Schiller autore dell' "Inno alla gioia", che musicato da Beethoven è stato eletto, paradossalmente, a inno dell'Unione Europea.
Schiller è anche autore del più classico dei saggi tedeschi, "il saggio tedesco che rende superflui tutti gli altri" (Thomas Mann): "Sulla poesia ingenua e sentimentale", cento pagine scritte, non casualmente, nel corso della Rivoluzione francese e pubblicate nel 1795.
Ecco che ci dice Schiller a proposito degli "oggetti ingenui", ossia dei popoli e culture che noi moderni sentiamo come arretrati, premoderni, nel bene e nel male "infantili":

"Essi sono ciò che noi eravamo; sono ciò che noi dobbiamo tornare a essere. Come loro noi eravamo natura, e ad essa la nostra cultura deve ricondurci attraverso la via della ragione e della libertà. Sono dunque rappresentazione della nostra infanzia perduta, che rimane in eterno per noi la cosa più cara, e per questo ci colmano di una vaga tristezza. E sono nel contempo rappresentazioni della nostra perfezione più alta nell’ideale, e per questo ci donano una sublime commozione."
(Schiller, "Della poesia ingenua e sentimentale", 1795)

Anonimo ha detto...

"Invecchiando si perde la pazienza. Non ne posso più della retorica occidentale. Esistono modelli di società diversi da quello americano, i primi a saperlo dovreste essere voi europei".
Roy Medvedev (storico russo e massimo esperto vivente dello stalinismo).

Non si potrebbe dir meglio.

Della serie armiamoci e i vostri figli partano...mentre i nostri vanno altrove.. ha detto...

Quando lamerica comanda..l'italia risponde

Anonimo ha detto...

L Italia obbedisce al Nuovo Ordine Mondiale mettendo il suo popolo in guerra
Invece di mettere pace fornisce armi a chi nel 2014 ha preso il potere con la forza ed ha provocato la Russia fino a costringerla ad un invasione difensiva
Preghiamo per gli amati popoli ucraino e russo
Siamo sull orlo del baratro Solo Dio può salvarci
È l ora delle Tenebre ma alla fine Il Cuore Immacolato di Maria trionferà
Dio ci aiuti e illumini

Anonimo ha detto...


Secondo un articolo de La Nuova Bussola quotidiana, l'Ucraina sarebbe il paradiso della maternità surrogata, pratica immorale chiamata volgarmente "dell'utero in affitto".

Anonimo ha detto...

"1) per qualunque ragione Putin abbia deciso di invadere l’Ucraina e far guerra, l’attacco è da condannare"

Eccola la sedicente destra italiana, spiacente a Dio e alli inimici sui.

Provo schifo a leggere un abominio del genere. Sul fatto che l'abbia scritto un intellettuale (!) di una sedicente destra, semplicemente non mi stupisco. Moriremo piddini.

Anonimo ha detto...

Ragazzo picchiato perché russo

Il potere della narrazione dei media e l' imbarbarimento causato a vari livelli dalle mode.

La cancel culture rimuove la storia e promuove le storie, quelle individuali, isolate nel magma dell'irrazionalità

Anonimo ha detto...

Questa è la risposta a chi ripete pappagallescamente "Pace per l'Ucraina".
Quando avrete capito che in questo momento il teatrino mondiale (casomai deep state è troppo difficile...), cerca di combattere l'unico che ostacola il Nuovo Ordine Mondiale, sarà troppo tardi.
Andrebbe studiata la storia, non quella dei libri e degli insegnanti politicizzati presenti nella scuola e nell'università, la storia raccontata da storici liberi.
Andrebbe studiata la geopolitica, che consente di capire le logiche che governano i vari Stati, sempre a fronte di un percorso storico.
Andrebbe spenta la tv e sputato meno veleno.
La bandiera della pace LGBT ecc.ecc. per quanto mi riguarda potete mettervela....
Fate vobis.

Anonimo ha detto...

Oddio, oddio, "Putin ha bombardato un ospedale pediatrico". Ok, potrebbe anche essere vero (fermo restando che le decisioni operative sul campo di battaglia non le prende certo Putin). Ma cosa ne sappiamo veramente? E intendo dire, veramente? Sicuri che non fosse un edificio vuoto che accoglieva una postazione nemica ucraina? A giudicare dalle foto sugli account social, a me sembra che diversi loro reparti siano acquartierati in scuole e asili. I rapporti dell'Onu nel 2014 parlano espressamente dell'uso di strutture civili - edifici residenziali, rifugi per senzatetto, persino una galleria d'Arte - come copertura da parte delle forze ucraine e dei battaglioni neonazisti a loro alleati (screenshot pubblicato pochi giorni fa, tratto direttamente dal rapporto). Detto ciò, qua la gente sembra che non abbia imparato proprio nulla di ciò che sono le guerre e la propaganda di guerra. Qualcuno è davvero convinto che gli americani abbiano sempre cercato di colpire solo obiettivi militari, nelle loro, di guerre. No, ma dico, davvero? Dopo tutti i filmati e le notizie trapelate dall'Irak e dall'Afghanistan e le migliaia di vittime civili? E vogliamo parlare dei soldati iracheni accusati di strappare i bimbi dalle incubatrici durante la guerra del Golfo salvo poi scoprire che la profuga che denunciava tale orrendo crimine era la figlia dell'ambasciatore kuwaitiano negli USA e che tutto era montato da un'agenzia americana di pubbliche relazioni? O vogliamo parlare delle armi di chimiche di Saddam? O delle fosse comuni di Gheddafi? O dell'uso del gas da parte di Assad? Davvero il mondo è ancora abitato da frotte di dementi che credono al primo titolone ad effetto sparato sulle prime pagine dei giornali (tra l'altro megafono di una delle parti in conflitto), senza porsi almeno un piccolo dubbio?

Anonimo ha detto...

Interessante come negli ultimi giorni tutti i media facciano a gara per tacciare come "complottista" la questione dei bio-laboratori ucraini che lavorano con agenti patogeni. E' pura propaganda di Putin, vero? Gli USA nulla c'entrano, la Russia mente solo per alzare il livello di tensione, e che diamine! Peccato che a fine febbraio, gli stessi meRdia scrivevano questo: Il direttore del programma Cooperative threat reduction, Robert Pope, lancia l’allarme: se i laboratori vengono danneggiati dal conflitto, anche accidentalmente, gli agenti patogeni potrebbero fuoriuscire dalle strutture ed essere potenzialmente contagiosi L’invasione russa in Ucraina potrebbe colpire una rete di laboratori, gestiti in collaborazione con gli Stati Uniti, che lavorano con agenti patogeni molto pericolosi. La denuncia, riportata dal Bulletin of the Atomic Scientists, arriva da Robert Pope, un funzionario statunitense. I laboratori operano nell’ambito del programma Cooperative threat reduction, un progetto del dipartimento della Difesa Usa che da 30 anni lavora per mettere in sicurezza le armi di distruzione di massa dell’ex Unione sovietica e riorganizzare, con intento pacifico, le strutture di stoccaggio delle armi biologiche e gli scienziati impegnati nel progetto. https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/guerra-ucraina-russia-guerra-armi-biologiche-laboratori-f3c6myao

Anonimo ha detto...

LA SEDIA VUOTA DELL'EUROPA
Potrei fare a memoria l'elenco degli ospedali bombardati che ho visto da vicino, e spesso bombardati da paesi e uniformi per bene. Conosco abbastanza le miserie delle guerre per riconoscere la stupidità delle armi intelligenti, la vergogna delle trappole - sparare per essere sparati - la macchina delle propagande, le fotografie simbolo, il cinismo dei danni collaterali: gli artiglieri non piangono sui loro sbagli, se sono sbagli. C'è un solo modo di opporvisi: far tacere le armi.
La cosa più importante, quando si negozia, è frenare l’acquisto all’ultimo minuto. Cioè le azioni militari che contribuiscono a sbilanciare a favore di una delle parti le trattative, e vengono pagate da chi muore sul campo. Allora è importante che oggi i due ministri degli esteri si parlino, ma appare evidente che manca una terza parte, in grado di mediare anche sul terreno, ad esempio organizzando e vigilando sui convogli di evacuazione, favorendo e controllando sospensioni del fuoco. Chi poteva essere la terza parte ? Le Nazioni Unite sono bloccate da veti e lentezza. Avrebbe potuto esserlo l’Europa, se non si fosse fatta parte attiva del conflitto, con l’invio di armi e le sanzioni. Non si tratta di equidistanza, nessuna confusione di ruoli tra aggressore e aggredito, nonostante il dibattito su come si sia arrivati all’invasione resti prezioso, come lezione. Si tratta di ricavarsi il ruolo che spetta a una comunità, quella europea, che dovrebbe fondare le sue politiche sul ripudio dei conflitti e sulle negoziazioni. Invece siamo scesi in trincea, e per di più solo simbolica. Li abbiamo adottati, gli ucraini che vogliono essere liberi, ma a distanza. L’unico paese che ci sta guadagnando sono gli Stati Uniti, paese per me caro, ma disastroso nelle sue politiche internazionali. Stavolta gli sta andando bene: è riuscito a mettere nell’angolo l’orso russo, e a logorarlo con la resistenza ucraina. Sì, lo ha spinto tra le braccia della Cina, ma non paga prezzo con le sanzioni, né con il fabbisogno energetico. Ha ravvivato una Nato stordita dall’Afghanistan, e ridotto a muta abbaiante l’Europa, incapace di una sua politica autonoma, lieta di essere unita come non mai, ma unita nell’impotenza. Ripeto, non si tratta di fare i Ponzio Pilato, di non indignarsi davanti alla morte di civili inermi. Si tratta di accompagnare l’Ucraina non a vendere cara la pelle – o, peggio a fare sì che sia l’Ucraina ad accompagnare noi in guerra- ma a una salvezza, con i suoi costi inevitabili (Crimea, Donbass, rinuncia alla Nato), e con i suoi meriti (il risparmio di vite umane, la sopravvivenza delle sue istituzioni, il ritorno dei profughi, la ricostruzione). E di lasciare a Putin l’eredità della sua prepotenza, tra sanzioni, costi umani del conflitto, dissenso interno: le vittorie mutilate e il silenzio delle armi per gli autocrati sono sempre più imbarazzanti del fragore della battaglia.

PS Sì, la foto non sembra una foto di guerra, e neanche una foto simbolo. E' dall'album di quella ragazza che con altri due stava portando cibo a un canile, ed è morta sotto qualche bomba. Si chiamava Anastassia, credo, ma è una storia di qualche giorno fa, già ingoiata dal diario di guerra.
Toni Capuozzo

Anonimo ha detto...

SIGNAL ha scoperto chi sarebbe una ragazza fotografata sulle rovine di un ospedale di maternità (https://t.me/ssigny/10127) a Mariupol. Si è rivelata essere una modella e una popolare beauty-blogger di Mariupol (https://instagram.com/gixie_beauty).
Il suo nome è Marianna Podgurska. La ragazza è effettivamente incinta, ma non c’era modo di “sdraiarsi” in un ospedale di maternità da tempo occupato dai neonazisti di Azov. La ragazza ha ricevuto le sue cose, è stata truccata e portata sotto le telecamere. Le “esclusive” sono state affidate al noto fotografo Eugene Maloletka (https://instagram.com/evgenymaloletka?utm_medium=copy_link), che ora collabora strettamente con le agenzie di stampa occidentali e lavora per The Associated Press.

Le sue foto sulla crisi in Ucraina si possono persino trovare (https://www.osce.org/ru/special-monitoring-mission-to-ukraine/413540) sul sito dell’OSCE. Lo stesso modello ha giocato in tre episodi.

L’8 marzo è uscita un’intervista (https://lenta.ru/articles/2022/03/08/mariupol/) con un’impiegata di un ospedale di maternità. Ha riferito che la battaglione nazista Azov ha cacciato via tutto il personale e i pazienti e ha occupato l’edificio. Il 5 marzo, è stato registrato (https://ria.ru/20220305/mariupol-1776657552.html) che i combattenti di Azov sparavano dalla stessa maternità. In più di un’occasione, abbiamo visto militanti che hanno installato posizioni in prossimità (https://t.me/ssigny/10051) di infrastrutture civili.
https://greenpass.news/strage-allospedale-pediatrico-cosi-la-propaganda-costruisce-un-falso-a-tavolino-non-hai-idea-chi-sia-la-donna-incinta-la-cui-foto-sta-facendo-il-giro-del-mondo/?amp=1

Anonimo ha detto...

1) Attenzione: in corso guerra psicologica occidentale e russa. A noi arriva solo la guerra psicologica occidentale. Non credere MAI niente a scatola chiusa Credere solo al verificabile/plausibile. Il verificabile NON SONO LE FOTO E I VIDEO.
2) Il verificabile è: quello che NON si vede. Esempio: NON si vedono paesaggi urbani lunari modello Falluja o Grozny (cercare foto). La Russia ha i mezzi per radere al suolo le città ucraine. Se lo fa, i satelliti registrano e lo vediamo in tv. Se non lo vediamo, i russi NON bombardano le città, solo obiettivi militari + errori.
3) Il verificabile è: quello che mostrano i satelliti. I satelliti mostrano la manovra di accerchiamento russa, quindi i russi hanno veramente accerchiato le FFAA ucraine, che dunque NON possono più prendere l’iniziativa.
4) Il plausibile è: CUI BONO. Esempio. A Mariupol chi impedisce ai civili di mettersi in salvo? I russi o gli ucraini? Conviene al battaglione Azov trincerato a Mariupol o ai russi che lo attaccano? Se i civili si mettono in salvo i russi possono rovesciare un diluvio di fuoco sull’Azov. Altrimenti devono snidare l’Azov casa per casa = molti più caduti russi.
5) Sintesi: NON credere a NIENTE che che non sia VERIFICABILE o PLAUSIBILE. Tutto il resto è guerra psicologica fino a prova materiale contraria.

R.Buffagni

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=CSl-tcwvxeI

Franco Fracassi: "Si intravede l'ombra di Biden dietro le tragedie dell'Ucraina"

Anonimo ha detto...

Zelesky diventa tragico

Secondo un commentatore affidabile come Fausto Biloslavo, Zelesky avrebbe i freni bloccati dai nazionalisti e dai nazisti ucraini che, in caso di un accordo con la Russia, insorgerebbero. Tradotto: o la continuazione della guerra contro i russi o la guerra civile tra nazi(onalisti), governativi e filorussi con una platea di terzi interessati esterni.
Andrea Sandri

Anonimo ha detto...

Posto che la guerra è tra USA d Russia, sulla pelle degli ucraini e, in definitiva, di noi europei, una domanda: quanto tiene l’Europa, quanto tiene l’Italia, al prestigio americano? Sinora, pare moltissimo. Europa e Italia tengono di più al prestigio americano, o all’interesse proprio e dei loro popoli, e all’interesse del popolo ucraino? Pare di sì. Per quanto tempo ancora?

Anonimo ha detto...

La mancanza dell'Europa ha fatto sì,che qualcuno riuscisse a consolidare una divisione ed un non dialogo tra la Russia e l'Europa.Detto questo,penso che un Paese come l'Ucraina non possa essere meno neutrale dell'Egitto di Nasser o meno neutrale di quanto siano stati la Svezia e la Finlandia nei confronti della NATO. Un certo fanatismo filo occidentale(NATO) impedisce alla nazione ucraina di ragionare politicamente e strategicamente. Questa mancanza di sovranità ucraina,ricercata invece dall'Egitto dei tempi di Nasser,ma estranea alle elite ed alle oligarchie che governano Kiev,è paradossalmente la vera causa della guerra,non il contrario. La destabilizzazione e,quindi,la guerra conseguente,non è il frutto della ricerca o dell'esercizio di una sovranità democratica dell'Ucraina contro una Russia che vuole mangiare il mondo. Se l'Ucraina fosse in realtà sovrana,dunque,non sarebbe scoppiata questa guerra,che è frutto di complessi grovigli geopolitici e strategici. Se ne deduce,che una eventuale apertura ed amicizia dell'Ucraina con i Paesi occidentali ed europei non avrebbe mai dovuto intaccare od escludere una amicizia,anche strategica con la Russia e,quindi,con le altre superpotenze mondiali, né mettere in pericolo la sicurezza geopolitica e strategica di queste,considerando,inoltre,che l'Ucraina fa parte storicamente e culturalmente del mondo russo. Per il momento,vince la vecchia strategia del "Divide et impera". I discorsi sulla sovranità appartengono a popoli ed a personalità di Stato di alto livello storico ed umano.Al mondo d'oggi non esistono. Le autorità ucraine sono oralmente estranee a concetti di questo genere.

Lorenzo ha detto...

L'Italietta massonica, "democratica e antifascista nata dalla resistenza" non avrebbe mai inviato in Ucraina uomini ed armi se non fosse sicura della vittoria finale della NATO e quindi dei mondialisti e della sconfitta della Russia. Lo stesso discorso vale per le altre Nazioni. Intanto la guerra, creata ad arte da artisti di eccellente livello - bisogna sempre dire la verità - consente ai mondialisti di portare a termine il great reset e il nuovo ordine mondiale. Questa operazione di ingegneria sociale chiamata great reset sarà come una nuova creazione del tutto artificiale, luciferina, ma, purtroppo, vincente e irreversibile.
L'ultima parola spetta a Gesù Cristo Nostro Signore, ma non mi sembra che abbia nessuna intenzione di impedire il great reset e il nuovo ordine mondiale.
Che il Signore benedica e protegga Vladimir Putin (nonostante non sia S. Giovanna d'Arco), il Patriarca di tutte le Russie Kirill e la Santa Russia!

Anonimo ha detto...

Si puo' affermare che l'Italia e' stata ridotta a mercenari al soldo di..?

Anonimo ha detto...

Andrea Zhok
L'altro giorno il prof. Orsini - che nell'Occidente libero sta rischiando di rimanere per strada per aver ricordato fatti ed espresso motivate valutazioni - ha ricordato incidentalmente che l'anno scorso la Nato ha fatto tre gigantesche manovre militari in Ucraina.
(Informazione nostrana sul tema non pervenuta).

Ma non essendo l'Ucraina ufficialmente nella Nato di cosa si sarebbero mai dovuti preoccupare i russi?

Dopo tutto l'adesione alla Nato è stata sì inserita dal 2019 nella Costituzione ucraina, ma senza una data.

E la Nato - dopo essersi continuamente allargata ad Est dal 1999, contravvenendo alla parola data - aveva offerto l'ingresso a Ucraina (e Georgia) sin dal 2008, ma senza definire il momento dell'ingresso.

Dunque perché preoccuparsi anzitempo?

Era più saggio che Putin aspettasse la firma ufficiale del trattato di adesione, così la guerra del Donbass o qualunque altra tensione confinaria sarebbe diventata automaticamente un casus belli da Terza Guerra Mondiale tra Nato e Russia.

Ora, la verità trasparente a chiunque non si sia bevuto il cervello è che questo conflitto è stato pervicacemente voluto, provocato e sollecitato dagli amministratori delegati della Nato, cioè dagli USA, che da esso avevano e hanno tutto da guadagnare sul piano economico e strategico, quale che ne sia l'esito.

La colpa di Putin è di aver abboccato, o meglio, di aver visto il bluff con caratteristica spregiudicatezza, il che implicava accettare costi umani ed economici immediati, ma prevedibili, invece di temporeggiare oltre, rinviando quei costi verso un futuro in cui sarebbero potuti essere insostenibili.
Non c'è dubbio che Putin sia uno col pelo sullo stomaco. E d'altro canto se fosse stato diverso non sarebbe durato un mese come successore di Eltsin, in una Russia che era divenuta il regno di mafiosi e oligarchi beneficiati dalla famiglia Eltsin. E' uno che, con metodi autoritari, ha rimesso in piedi un paese morente e ha implementato un relativo grado di rispetto delle leggi, e anche un grado di libertà personale maggiore che in passato.

Mentre la parabola storica della Russia è crescente sul piano sociale, economico e persino democratico (pur essendo assai lontani da una democrazia decente), la parabola storica dell'Occidente en bloc è quella di una pluridecennale contrazione sociale, economica e soprattutto democratica, con una costante riduzione della rappresentatività della politica e degli spazi di agibilità della libera espressione.

E come accade sempre nelle situazioni di grave crisi, in Occidente ci preoccupiamo costantemente di spostare lo sguardo pubblico fuori di noi, dipingendo il nemico (Venezuela, Corea del Nord, Cina, Iran, ecc.) con i colori più tetri, in modo da far sospirare di sollievo le proprie cittadinanze ("per fortuna non siamo così!"), distogliendo l'attenzione dalla devastante e perdurante crisi interna.

In questo contesto si staglia per incapacità e autolesionismo l'Unione Europea, che, fallimento dopo fallimento, dalla crisi subprime a oggi, sta preparando per le proprie popolazioni un futuro di miseria e irreggimentazione.

Anonimo ha detto...

Non potremo mai stare con l'atlantismo attuale e quindi con la NATO perchè è distruttivo, ipocrita e perverso. La società USA che lo domina è caratterizzata da pesanti ingiustizie interne. Le guerre che ha fatto sono state di imperialismo distruttivo e antiumano. L'alleanza con le peggiori formazioni islamiste in Siria e con i nazisti ucraini indicano una totale mancanza di scrupoli delle elites atlantiste. La comunicazione atlantista è un misto di buonismo e imbarazzante ipocrisia: mentre accusa gli altri di nefandezza, la pratica sistematicamente come avvenne in Serbia. Propone cause buone come la libertà del popolo ucraino, la salvezza degli albanesi e la democrazia in Siria e in Libia , ma in realtà usa i popoli come come carne da cannone, distriggendo Stati. L'atlantismo inoltre è foriero della cultura LGBT che minaccia l'identità umana e i bambini. Unico dato positivo è la minima libertà di parola che lascia anche se sempre più limitata dal politicamente corretto. E' una libertà molto vigilata.