Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 30 luglio 2024

Una rara rappresentazione del Cristo Pantocrator

Una rara rappresentazione del Cristo Pantocrator

Sappiamo, perché ne hanno scritto molti autori sia barocchi che contemporanei come Camillo Lilii e Otello Gentili, che i monaci di San Basilio da Cesarea, giunsero nella valle pressappoco sul finire del V secolo e, con l’evangelizzazione dei pievani, trasformarono i templi pagani in Cristiani, prassi poi generalizzata dai Benedettini. 
I monaci “d’oriente” composero armoniosamente il saper costruire delle maestranze picene con modelli formali dell’oriente romeo. 
Le valli del Chienti, del Potenza e di Valfucina dimostrano nelle matrici delle loro chiese l’arrivo dei Basiliani. La presenza dei monaci greci a Santa Maria è testimoniata in modo inequivocabile dal fatto che la loro rappresentazione iconica di Dio non è quella del Cristo in croce adottata dal papato e dai farfensi, ma il Cristo Onnipotente, dal greco detto Pantocratore, perché signore di tutto il creato. Nella loro immutabile iconografia, il Cristo è stato costantemente raffigurato in vesti regali e con l’aureola. 
Nel Catino absidale della chiesa, giganteggia l’affresco di un meraviglioso ed espressivo Cristo Pantocratore racchiuso in mandorla che tuttora continua la memoria dei Basiliani primevi, perché è noto che la teosofia basiliana imponeva di rappresentare la sacra icona invariabilmente in questo modo, seduto in trono, col vangelo nella sinistra e la destra benedicente come ancora oggi benedice il Metropolita ateniese. Non c’è altra spiegazione che questa origine altomedievale a giustificare la Deesis di Santa Maria a Pié di Chienti, nessuno al di fuori dei Basiliani avrebbe fatto affrescare questa icona, soprattutto non lo avrebbe mai fatto un priore di abbazie laziali cattoliche come Farfa, che ebbe per un certo periodo una sporadica presenza in valle. 
L’eccezionalità di questo Cristo è che è l’unico che si conosca posto seduto su un sarcofago anziché sui cuscini di un trono a simboleggiare che ha vinto la morte, dimostrando un’ascendenza antichissima di quest’icona, addirittura a quando il monachesimo era agli inizi. (Medardo Arduino)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Cristo Pantocrator è di suo piuttosto raro nell'iconografia cattolica dopo lo scisma d'oriente, dato che è stata data preminenza al Cristo crocifisso, che è diventato (anche per gli anticattolici, ho visto...) simbolo della Chiesa Cattolica stessa.
Non so se sia vero, ho scoperto che spesso i docenti di scuola inventavano quel che non sapevano, ma il docente di storia dell'arte ci aveva spiegato che il Cristo crocifisso fosse stato introdotto da S. Francesco d'Assisi proprio in contrapposizione al Pantocrator che è invece tuttora molto usato nell'iconografia ortodossa. Chiedo ad altri più esperti d'arte se una simile storia possa essere vera.

catholicus ha detto...

Personalmente, a me piace molto anche il noto Trigramma di San Bernardino da Siena, J H S, cioè Jesus Hominum Salvator, che fino al secolo scorso era diffusissimo in Toscana, nelle città come nelle campagne; si usava farlo incidere sugli stipiti delle porte, come buon auspicio e protezione della casa e della famiglia, specialmente nei casolari di campagna, dove la fede resisteva meglio che nelle città; una eccezione, era ed è tutt'oggi, la città di Lucca, unica città bianca in una regione tutta rossa; i lucchesi hanno sempre avuto una forte fede cattolica, un forter senso di indipendenza e di autinomia; infatti per secoli sono stati indipendenti dal resto della Toscana, come repubblica aristocratica, la Serenissima Repubblica Lucense, fino a quando l'invasore corsò, il Bonaparte, pose fine ad entrambe le serenisime Repubbliche, la veneta e la toscana. P.S. : anche il dialetto lucchese si differenzia molto dal dialetto fiorentino-pisano-livornese : non biascica la lettera C, anzi spesso la raddoppia. Un'isola felice sulle coste liguri-tirreniche, quindi (il mare della versilia, fino a Massa-Carrara, è infatti ancora mar ligure).

Anonimo ha detto...

Messaggio di Mgr Nicolas Brouwet, vescovo di N îmes a seguito della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici a Parigi 🙏🏽

"Una vera offesa al Signore a Parigi alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi eseguendo una parodia dell'Ultima Cena. "

Questi Giochi che uniscono così tante nazioni nella ricerca del superamento delle capacità fisiche e dello spirito di squadra - più veloci, più alti, più forti, insieme - sono stati manipolati per insultare la fede cristiana in uno di questi più grandi misteri: il dono che Cristo fa. di se stesso nella sua Eucaristia.

Da questa domenica leggiamo il discorso sul Pane della Vita, vogliamo ribadire solennemente il nostro impegno verso Cristo di cui siamo discepoli liberi, gioiosi e orgogliosi.

Chiedo ai sacerdoti di celebrare una Messa di Riparazione e di offrire un'Ora Santa prima del Santo Sacramento alle comunità parrocchiali e religiose.

Chiedo a tutti i fedeli dispersi in queste festività, di associarsi dove si trovano, a questa professione di fede.

Celebrerò questa messa e presiederò l'Ora Santa il prossimo sabato 3 agosto alle 9:00 nella Cattedrale di Nimes.

Cristo è il Signore! Lui è la nostra salvezza e la nostra speranza. "

+ Mgr Nicolas BROUWET

Laurentius ha detto...

I vescovi francesi hanno invitato per le elezioni europee e soprattutto per le elezioni legislative a votare per Macron e il NFP per fare diga contro il RN. Se l'offesa fosse stata arrecata ad un'altra religione li avremmo visti sconvolti, scatenati, in prima fila insieme a Macron e Mélenchon in manifestazioni antifasciste oceaniche. Altro che i gridolini di uno strangolato per lo spettacolo blasfemo dell'apertura dei giochi olimpici!

Anonimo ha detto...

Non sono esperto d'arte. Ma vorrei proporre alla vostra considerazione alcuni punti. Nella seconda meta' del primo millemnio divampo' nell'Impero romano d'oriente la lotta iconoclasta. Ragion per cui ci fu la fuga da oriente verso occidente di monaci e anche di icone.
Il Pantocrator absidale e' ben visibile in alcune chiese monumentali del primo millennio o di poco tempo dopo.
Da sant'Ambrogio a Milano ad altre chiese lombarde taggiungendo Ravenna, e alzando lo sguardo nella cupola del Battistero di Santa Maria del Fiore.
Non dimentichiamoci san Marco a Venezia e il Duomo di Monreale a Palermo.

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

All'amico delle 15:48 di ieri:
Nemmeno io ho grande conoscenza dell'arte figurativa (forse colpa, come per l'amico delle 12:15, di come insegnato a scuola), ma riguardo a quella versione l'ho trovata pure io, più completa, perchè ovviamente anche gli artisti erano fuggiti in occidente.
Se poi la figura del Pantocrator sia stata trascurata o perfino rimpiazzata nell'iconografia cattolica a causa dello scisma d'oriente non so. Come ho detto, l'insegnante di storia dell'arte a scuola (ist. magistrale) era alquanto scarso. Però se non sapeva, taceva.
Forse perchè non me l'hanno insegnata dopo le medie, come arte preferisco la musica.

lorenz ha detto...

Splendida la raffigurazione.
Ci riporta all'iconografia del primo millennio che è propria di tutte le Chiese. Una simbolica che viene persa più tardi in Occidente, così come era stata persa, e poi recuperata anche proprio tramite l'Italia, nell'Oriente dei secoli iconoclasti e muslim-friendly.
L'immagine del Cristo in croce morto e/o sofferente non è della tradizione latina occidentale, quanto piuttosto la rivoluzione apportata da Francesco già nel dodicesimo secolo.
Pensate che in occidente sino al tardo medioevo non si rappresentava Dio Padre con fattezze sue proprie, ma solo e rigorosamente tale e quale al Cristo, che è la sua vera immagine.
Se guardiamo alla tradizione occidentale autentica del primo millennio ed oltre ci risultano familiari e pervasive le immagini del Signore Pantocratore, assiso su un trono, o assiso sul Sepolcro Risorgente glorioso.
Come sempre, si tratterà di capire di quale Occidente, o di quale Oriente, si stia parlando.
Attenzione a non sorvolare con tanta disinvoltura sopra i secoli e secoli di vera tradizione occidentale. Sarebbe come dire che l'Oriente non ha tradizione vera solo perché nei tempi ormai moderni non ha saputo custodire la perfezione del canto neumatico monodico come invece ha saputo rivendicarsi l'Occidente.

Anonimo ha detto...

No, il crocifisso di san Damiano è evidentemente precedente a san Francesco, ma snche il volto santo di Lucca (e quella che pare una sua copia a Sansepolcro) dovrebbero essere dell'VIII secolo.
Forse è il modo di rappresentarlo che cambia: prima Cristo in Croce è re, cioé vince il dolore e la morte; dopo prevale la commiserazione sul Suo dolore assoluto, mentre la Resurrezione passa in secondo piano.

mic ha detto...

Che la Resurrezione passi in secondo piano è un sofisma dei modernisti per giustificare la riforma liturgica che mette a centro la Cena e abbandona il sacrificio, passaggio ineludibile per espiare e ricevere la vita rigenerata....

Viator ha detto...

La radice e la sostanza del Cristianesimo è, agli occhi della società in cui viviamo, la logica del "perdente", del "fallito", perchè la logica del cristiano non è di questo mondo. Chi si dica cristiano e non accetti di essere un "perdente" nelle varie circostanze e sfide della vita quotidiana, non è cristiano. Cristo stesso è stato ed è - secondo le logiche di questo mondo - il primo e più grande sconfitto e "perdente" della storia.
Cosa c'è, infatti, di "vincente" nel perdono di chi ti fa del male? O che logica vincente c'è in chi, rinuncia ai facili profitti, alle ambizioni più sfrenate, ad una vita di agi per una nuova esistenza tutta appassionata al bene e non orientata al male?
'Chi te lo fa fare', dicono in tanti. E' vero: Chi? E, infatti, solo la conoscenza viva nell'esperienza in atto di un grande Amore può mutare l'illogico del mondo nella più grande forma di libertà e di soddisfazione continua dei desideri (quelli che ci si ritrova addosso già appena nati). E, infatti, che uno lo voglia credere, accettare o no, Cristo ha vinto per sempre su tutto e tutti, perchè è veramente Risorto. Questa certezza rende logico e bellissimo l'illogico orribile di questo mondo.