Considerazioni sulle reazioni dem nostrane all'attentato a Trump
È interessante constatare come la stampa e la politica di orientamento dem nostrani abbiano accolto la notizia dell’attentato a Trump. Tranne le reazioni istituzionali, tipo quelle di Mattarella e Schlein, nei più traspare il mal celato (a volte neanche) compiacimento per l’accaduto.
Anche qui, come per il caso del premier slovacco Fico, prevale quel “te la sei cercata”. Ma questi ambienti lasciano pure trapelare l’idea che il fatto sia stato costruito ad arte per lanciare nella campagna elettorale un Trump martire, come chiaramente scrive l’ineffabile Roberto Saviano, secondo il quale «la storia politica insegna che il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza. Il proiettile che ha sibilato all’orecchio di Trump ferendola lo ha trasformato in vittima».
Saviano odia Trump non certo perché questi sia filo israeliano, ma perché sa che la sua fortuna editoriale ed economica dipende dalla filiera dem progressista di cui è una voce narrante. Come la fortuna di tutti quegli altri che in un modo o nell’altro ieri in tv o sui social si affannavano a dare una versione complottista dell’attentato.
Interessante di striscio notare come questo mondo, che si scaglia sempre con irritazione contro coloro che osano mettere in dubbio le “narrazioni” ufficiali (che siano sulle torri gemelle o sulla pandemia poco importa), ora invece si lascino andare a una lettura “complottista” dell’attentato a Trump. Fatto che dimostra la strumentalità della loro guerra al complottismo.
Bene fa Marco Rizzo, in qualità di coordinatore nazionale di Democrazia Sovrana Popolare, a scrivere che l’odio «progressista non si ferma neanche di fronte agli attentati. Saviano cerca di giocare con le parole ma altro non fa che esprimere la dottrina del totalitarismo globalista e liberista: se ti opponi devi sparire. Questo è l’insegnamento degli amici delle multinazionali e della grande finanza, di quelli che vogliono la democrazia solo se vincono loro. Saviano si vergogni».
Siccome i fessi sono sempre all’erta, e proprio perché fessi suonano come una campana stonata, ecco che diranno: ma allora tu sei trumpiano? Non devo giustificarmi dinanzi ai suddetti fessi, a loro la risposta comunque non interessa, sono la scimmietta del potere che servono, mi limito qui a dire che non credo affatto che Trump interpreti un’America migliore, ma ciò non toglie che egli rappresenti una contraddizione che una potenza imperialista (decadente, e furente) non può e non vuole tollerare. E questa contraddizione che mi interessa, e credo che vada seguita con attenzione e serietà d’analisi.
Non perché Trump metta in discussione il ruolo di potenza mondiale degli Usa, ma perché i settori decisivi (non certo Biden, di cui è un malmesso burattino) del capitale finanziario – pappa e ciccia con la potente lobby degli armamenti – che comandano la politica estera americana non vedono nell’ex presidente (e probabile futuro presidente) il rappresentante più organico ai propri interessi.
Un po’ come succedeva, mutatis mutandis, con Silvio Berlusconi, il quale non era certo un antisistema ma indubbiamente non garantiva l’organicità ottimale al potere atlantista dell’epoca, fatto che spiega, al netto di tutto, le sue disavventure giudiziarie. Ma chi è abituato a parlare di questioni sociali e politiche ad mentula canis all’epoca mi dava del berlusconiano così come ora del trumpiano, con ciò dimostrando di meritarsi appieno l’attribuzione di fesso.
Anche qui, come per il caso del premier slovacco Fico, prevale quel “te la sei cercata”. Ma questi ambienti lasciano pure trapelare l’idea che il fatto sia stato costruito ad arte per lanciare nella campagna elettorale un Trump martire, come chiaramente scrive l’ineffabile Roberto Saviano, secondo il quale «la storia politica insegna che il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza. Il proiettile che ha sibilato all’orecchio di Trump ferendola lo ha trasformato in vittima».
Saviano odia Trump non certo perché questi sia filo israeliano, ma perché sa che la sua fortuna editoriale ed economica dipende dalla filiera dem progressista di cui è una voce narrante. Come la fortuna di tutti quegli altri che in un modo o nell’altro ieri in tv o sui social si affannavano a dare una versione complottista dell’attentato.
Interessante di striscio notare come questo mondo, che si scaglia sempre con irritazione contro coloro che osano mettere in dubbio le “narrazioni” ufficiali (che siano sulle torri gemelle o sulla pandemia poco importa), ora invece si lascino andare a una lettura “complottista” dell’attentato a Trump. Fatto che dimostra la strumentalità della loro guerra al complottismo.
Bene fa Marco Rizzo, in qualità di coordinatore nazionale di Democrazia Sovrana Popolare, a scrivere che l’odio «progressista non si ferma neanche di fronte agli attentati. Saviano cerca di giocare con le parole ma altro non fa che esprimere la dottrina del totalitarismo globalista e liberista: se ti opponi devi sparire. Questo è l’insegnamento degli amici delle multinazionali e della grande finanza, di quelli che vogliono la democrazia solo se vincono loro. Saviano si vergogni».
Siccome i fessi sono sempre all’erta, e proprio perché fessi suonano come una campana stonata, ecco che diranno: ma allora tu sei trumpiano? Non devo giustificarmi dinanzi ai suddetti fessi, a loro la risposta comunque non interessa, sono la scimmietta del potere che servono, mi limito qui a dire che non credo affatto che Trump interpreti un’America migliore, ma ciò non toglie che egli rappresenti una contraddizione che una potenza imperialista (decadente, e furente) non può e non vuole tollerare. E questa contraddizione che mi interessa, e credo che vada seguita con attenzione e serietà d’analisi.
Non perché Trump metta in discussione il ruolo di potenza mondiale degli Usa, ma perché i settori decisivi (non certo Biden, di cui è un malmesso burattino) del capitale finanziario – pappa e ciccia con la potente lobby degli armamenti – che comandano la politica estera americana non vedono nell’ex presidente (e probabile futuro presidente) il rappresentante più organico ai propri interessi.
Un po’ come succedeva, mutatis mutandis, con Silvio Berlusconi, il quale non era certo un antisistema ma indubbiamente non garantiva l’organicità ottimale al potere atlantista dell’epoca, fatto che spiega, al netto di tutto, le sue disavventure giudiziarie. Ma chi è abituato a parlare di questioni sociali e politiche ad mentula canis all’epoca mi dava del berlusconiano così come ora del trumpiano, con ciò dimostrando di meritarsi appieno l’attribuzione di fesso.
Antonio Catalano, 15 luglio 2024
22 commenti:
Facciamo finta che le cose siano andate in questo modo. Il candidato democratico alle presidenziali degli Stati Uniti viene ferito in un attentato nel bel mezzo di un comizio. Il servizio di sicurezza, di cui è responsabile una persona nominata dal presidente repubblicano in carica, mostra delle evidenti falle, tant’è vero che lo sparatore riesce inspiegabilmente a raggiungere il tetto di un edificio molto vicino al raduno, dal quale può colpire indisturbato. In tutto questo un’orda di commentatori di destra si scatena sui social: parte della ‘fan base’ conservatrice si dispera perché l’azione omicida non ha ottenuto il risultato sperato, cioè la morte del candidato progressista; molti altri elettori del Grand Old Party invece gridano al complotto e accusano il politico dem di aver orchestrato tutto per accrescere il proprio consenso in vista del voto di novembre.
Ecco, chiudiamo gli occhi e immaginiamo che i fatti si siano svolti esattamente così: davanti a un simile scenario, di cosa starebbero parlando in questo momento i media mainstream? Strali apocalittici gronderebbero dalla stampa liberal, sempre molto solerte nell’additare fake news e nello smascherare complotti di ogni risma. Ma visto che a scampare all’attentato a Butler in Pennsylvania è stato il frontman dei repubblicani Donald Trump, contestatissimo ex presidente Usa, e non un democratico, rischia di passare come normale ciò che non lo è affatto.
La mala fede dei commentatori RAI, ma non solo, è dimostrata dall'insistenza con ci è stato riferito che l'attentatore era un "iscritto al partito repubblicano". Falso, falsissimo. Semplicemente costui, quando si iscrisse alle liste elettorali (in USA, contrariamente che in Italia, è necessario per votare), venne richiesto se era rep, dem o indipendente. Questa è la prassi USA, per consentire la partecipazione dei cittadini alle primarie. L'attentatore avrà risposto rep, ma ciò non equivale a una iscrizione al partito. Contrariamente a quanto affermato dalla FBI (in mano ai liberal) l'attentatore era ben motivato ideologicamente. Lo dimostra una donazione in denaro a un comitato vicino ai dem e un video in cui dichiarava di "odiare Trump e i repubblicani". Più motivato ideologicamente di così..
Per non parlare dei giornalisti ed "esperti" chiamati, ad esempio da RAI 3, ma non solo, a commentare quanto successo. Tutte le loro dichiarazioni erano cariche di odio e di disprezzo per Trump e non sono mancate affermazioni velenose sull'attentato, quasi a metterne in dubbio la veridicità.
Silente
Il 15 luglio 1099 i Crociati liberavano il Santo Sepolcro.
"Le Crociate si proponevano la liberazione della Terra Santa, e particolarmente del Sepolcro di Cristo, dalle mani degl'infedeli: fine senza dubbio quanto mai nobile ed elevato! Oltre a ciò, esse storicamente dovevano servire a difendere la fede e la civiltà dell'Occidente cristiano contro l'Islam" (Pio XII, Alle Pontificie Opere Missionarie, 24 giugno 1944).
https://www.totalitarismo.blog/trump-doveva-morire/
Sostenere che l'attentato a Trump è stato "orchestrato" per fare di Trump un martire, va al di là dell'irrazionale.
Trump o qualche suo seguace avrebbe "orchestrato" un attentato che prevedeva il tiro al bersaglio alla sua testa da parte di un cecchino, ma solo per grattargli l'orecchio? Chi sostiene questa tesi prende il pubblico per imbecille, evidentemente.
Dimostra anche una totale incompetenza in fatto di armi. Il killer ha sparato sette colpi in successione, da quello che si capisce, non a raffica. Ha mirato alla testa di Trump il quale si è mosso un attimo prima che un proiettile gli "grattasse via" la parte alta dell'orecchio destro. Questo movimento gli ha salvato la vita.
Sparava da poco più di cento metri di distanza, il killer.
La dinamica finora nota dimostra che ha sparato per uccidere Trump colpendolo alla testa, con un'arma simile a quelle da guerra, dell'esercito regolare. Per un'increndibile fortuna Trump si è salvato. E per il fatto che il killer non era un esperto tiratore, data anche la giovane età.
Elezioni Usa, dai Marines al Senato: chi è J.D Vance, candidato vicepresidente di Trump
Trentanove anni, senatore dell'Ohio, un passato come corrispondente militare in Iraq, una laurea in legge e anni trascorsi come manager. Il nome scelto dal tycoon per accompagnarlo nella corsa alla Casa Bianca è tra i più apprezzati per l'elettorato repubblicano: la sua autobiografia del 2016 è diventato un besteller nella lista del New York Times. Ecco la sua storia
Chi è J.D. Vance, i Marines e gli studi
James David Vance – nato il 2 agosto 1984 a Middletown, Ohio, da genitori di origini scozzesi e irlandesi - ha lavorato come corrispondente militare, ruolo che fa parte a tutti gli effetti dei Marines statunitensi, durante la guerra in Iraq, tra il liceo e gli studi universitari. Poi è tornato in patria, dove si è laureato all'università statale dell'Ohio in scienze politiche e filosofia - lavorando nel mentre per il senatore repubblicano Bob Schuler - e dove in seguito ha studiato legge a Yale. Lì ha incontrato la sua attuale moglie, Usha Chilukuri, con cui ha avuto tre figli. Cresciuto protestante, nel 2019 è stato battezzato con rito cattolico.
L'autobiografia e la scalata del partito
Il candidato alla vicepresidenza di Donald Trump ha scalato le posizioni tra i repubblicani negli ultimi mesi, grazie alla sua non secondaria abilità nel raccogliere donazioni nella Silicon Valley: è riuscito a portare a casa decine di milioni di dollari in un'area tradizionalmente legata ai Democratici, quella dell'alta tecnologia. Tra gli elettori del partito in realtà era da tempo uno dei volti più apprezzati. La sua autobiografia uscita in corrispondenza delle elezioni del 2016 - Hillbilly Elegy: A Memoir of a Family and Culture in Crisis (in italiano Elegia Contadina: Memorie di una Famiglia e di una Cultura in Crisi) - raccontava dell'infanzia passata tra gli Appalachi in Kentucky e l'Ohio: è rimasto tra i libri più venduti nella lista del New York Times per mesi. Vance parlava della sua voglia di riscatto, fermentata in una famiglia povera della classe operaia bianca. Lo ha trasformato in un simbolo dell'American Dream e del suo desiderio di lottare contro le insicurezze dell'economia. Da lì è stato tratto anche un film diretto da Ron Howard, con Amy Adams e Glenn Close nel cast. Nel 2016 Vance non era però tra i più fedeli di Trump. Anzi: spesso lo criticava, accusandolo di essere troppo rigido. Pian piano si è avvicinato sempre più al leader repubblicano, fino a essere appoggiato per l'elezione - poi vinta - nel 2022 come senatore dell'Ohio.
Le posizioni di Vance, dall'aborto ai migranti
Vance è contrario all'aborto, ai matrimoni omosessuali e alle operazioni per cambiare il genere. Guardando ai cavalli di battaglia di Trump, inizialmente era lontano dalla sue politiche di zero tolleranza sui migranti, ma nel tempo ci si è avvicinato sempre di più. Anche rispetto al cambiamento climatico la pensa come il tycoon: spesso ha minimizzato gli effetti negativi dovuti all'attività umana e industriale. La campagna di Biden, secondo quanto si apprende, è pronta ad attaccare Vance, presentandolo come un "estremista" e "un'estensione delle idee del tycoon". In particolare punterà sulle sue posizioni radicali contro l'aborto e contro la comunità Lgbtq+.
Messe de Notre-Dame du Mont Carmel à l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux
https://www.youtube.com/watch?v=1BRVkThpJpA
Abbaye Sainte-Madeleine
Giorno 13, Trump scampa miracolosamente , Fatima come già GPII sempre un 13. Un 13 dà anche inizio al secondo papa del duetto. Anche Fico è scampato miracolosamente. Gli aerei invece hanno fatto i loro morti. La Provvidenza veglia , dobbiamo solo affidarci ad Essa.
Molti cattolici (vedo anche qui) vedono un intervento della Provvidenza, tipo il proiettile deviato, ma Trump e la maggioranza dei suoi seguaci sono evangelical, ossia calvinisti piuttosto duri, loro vedono un segno di predestinazione, alcuni di loro ritengono che la predestinazione riguardi non solo le persone ma anche gli stati (ho provato a cercare, da quanto ho trovato io, Calvino non l'ha mai detto).
Gira però su Trump una strana voce, venuta però dalla Francia: molti dissidenti iraniani, due terzi dei quali sono nostalgici dello Shah (andrebbe scritto così) si sono riuniti a metà giugno a Parigi insieme al loro pretendente alla corona (recatosì lì con un passaporto diplomatico monegasco) e sono convinti che l'inevitabile elezione di Trump possa dare l'avvio alla restaurazione della monarchia in Iran, nel senso che Trump sia già convinto di invadere il paese.
Con l'appoggio militare USA la restaurazione avverrebbe sicuramente, non hanno altre figure su cui contare, dopo 45 anni di repressioni; Però, altrettanto sicuramente, ci sarebbe un entusiastico appoggio britannico (restaurare una monarchia? A tutti i sudditi di Carlo III brilleranno già gli occhi...), qualche migliaio di soldati americani e britannici morti non conterebbe.
In caso scoppi questa guerra. ci potrebbe anche essere un coinvoglimento italiano, al di fuori della concessione di basi? Il "piano Mattei" pare stare in piedi da solo senza infilarsi in conflitti armati di questa portata. Mi piacerebbe però vedere cosa ne penserebbe il mondo cattolico di una simile guerra: secondo l'insegnamento cattolico tradizionale, potrebbe forse rientrare nelle guerre giuste (ricordo che, fino a non tantissimo tempo fa, per la Chiesa una guerra poteva essere giusta anche se offensiva), ma secondo quello... attuale?
Ultima osservazione: in Italia, il pretendente al trono dell'Iran è noto come "Reza Ciro", ma lui non ha mai avuto un secondo nome, nessuno sa da dove sia saltato fuori (ma lo ricordo citato prima del 1979): si chiama solo Reza, per i suoi sostenitori Reza II. Inoltre, pur vivendo negli Stati Uniti, non è cittadino americano (lo è la moglie), lui è apolide con passaporto monegasco (beh, Wikipedia italiana ha diverse defaillance, non solo a quella voce).
Tornando a Trump, non pochi (anche nella mia parrocchia) sono convinti che potrebbe credere alla storia della non-abdicazione di Benedetto XVI e convocare quello che insisto a chiamare "conclave fantasma" coi cardinali pre-2013, innescando uno scisma ben peggiore di quello che si sta profilando con Mons. Viganò. Spero siano solo voli di fantasia.
Ah, un po' OT: come mai ritiri spirituali estivi ora sono limitati a chi ha meno di 35 anni? Una vacanza di preghiera uno di 60 non può più farla? Capisco entrare in convento o in seminario, ma non poter fare un ritiro di qualche giorno mi pare assurdo.
A mio modesto parere il ritorno della monarchia in Iran sarebbe un'ottima cosa.
Anche il ritorno dei Romanov al governo in Russia lo sarebbe.
Anche un conclave che elegga papa mons. Viganò mi piacerebbe.
Ma non chiediamo troppo alla presidenza Trump.
Miracolato forse, per volere di Dio anche a prescindere da Calvino, operatore di miracoli non credo.
Le voci su possibili interventi di Trump in Iran e nelle faccende della Chiesa cattolica (?) sono solo fantapolitica.
E non della miglior specie.
In memoriam et gloriam.
Nella notte fra il 16 e il 17 luglio 1918, la Famiglia Imperiale Russa ed alcuni loro servitori furono svegliati, condotti in una cantina di Casa Ipatiev, a Ekaterinburg, dove erano detenuti prigionieri, e barbaramente massacrati dai bolscevichi. Ricorre proprio in questi giorni il triste anniversario.
Purtroppo, attualmente, non vi sono più discendenti dell'imperatore Nicola II in grado di salire sul trono, nel rispetto delle Leggi fondamentali di successione dell'Impero Russo. La soluzione è nelle mani di Dio.
https://it.wikipedia.org/wiki/Linea_di_successione_al_trono_di_Russia
La maltese Mensola è stata rieletta presidente del Parlamento europeo. Un illuminante esempio di una leader politica pro-vita che si è trasformata in pro-aborto. Ma ai nostri rappresentanti politici in Europa va bene così, per essere in linea con i tempi, attenti ai "diritti" civili.
E' desolante il panorama sociopolitico europeo, per certi versi peggiore di quello statunitense, dove l'aborto viene considerato da un crescente strato di popolazione e di politici per quello che effettivamente è, non certo un diritto. L'Europa dolente e flaccida dimostra tutti i suoi anni.
# Lo sterminio della famiglia imperiale russa.
Fu ordinato di nascosto da Lenin e Sverdlov, uno dei "Commissari del popolo" ossia ministri del governo bolscevico, nato dal colpo di Stato del 7 novembre precedente (25 ott, cal. giul.). Il barbaro eccidio fu perpetrato da una squadra di bolscevichi in prevalenza lettoni. Furono uccisi anche due dei tre cani della famiglia. Il terzo si salvò. Fu preso da uno degli assassini, che fu ucciso poco dopo a sua volta dai Bianchi giunti in zona. Alla fine questo cane si trovò con un reparto di Bianchi (zaristi) in ritirata verso la Crimea. A Sebastopoli parte di esso fu salvato da navi da guerra britanniche. Compreso il cane, che finì i suoi giorni in Inghilterra, anni dopo, mi sembra in una tenuta reale, trattato con tutti i riguardi. I reali russi e britannici erano legati da relazioni di parentela.
I bolscevichi sterminarono anche tutti gli altri Romanov sui quali poterono mettere le mani. Non c'erano processi, erano nient'altro che omicidi (metodo bolscevico, messo in pratica a ben vedere anche nell'uccisione di Mussolini, che non ebbe nulla di legale. Non per nulla M. fu condannato a morte da Radio Milano, che però trasmetteva da Mosca. Lo ricordò il segretario di Togliatti, diventato critico del comunismo).
Il fratello dello zar, il Granduca Nicola, che aveva rifiutato di salire al trono dopo l'abdicazione dello zar (non se la sentiva), fu prelevato di notte con il suo segretario inglese da casa sua e assassinato a revolverate. Così, semplicemente. Come un cane.
I beni degli ammazzati costituivano ad un certo punto una massa enorme di roba, sulla quale volteggiava una quantità di speculatori. Si intrecciavano i traffici più loschi con la polizia segreta.
Isaiah Berlin, il famoso teorico del liberalismo, era un ebreo russo sempre accesamente anticomunista. Fuggì dalla Russia all'inizio della Rivoluzione, inorridito dalla barbarie bolscevica.
I resti dei Romanov furono gettati in una miniera abbandonata. Al tempo di Yeltsin si tentò di recuperarli. Qualcosa fu trovato, pochissimo. Furono sepolti cristianamente, con una grande cerimonia religiosa.
H.
@Laurentius
La sapevo pure io: aventi diritto al trono dello zar secondo la legge di Paolo I non ce ne sono più. Un'imposizione dall'esterno di uno dei presunti pretendenti potrebbe causare una nuova guerra civile. A Trieste c'era un corso di "Diritto dei paesi socialisti" tenuto dal prof. G. Codevilla in cui il docente ha spiegato anche questo trattando del post-comunismo. La cosa è nota almeno dal 1994, quando quel corso l'ho seguito io: il corso era di Scienze Politiche ma, poichè le lezioni erano subito prima di Canonico e nella stessa aula, l'avevo seguito senza esserne iscritto.
Un intervento esterno in Iran per restaurare la monarchia creerebbe un gran caos anche per un altro motivo: Reza "II" non ha figli maschi, il secondo in linea di successione sarebbe un pronipote che non è neppure musulmano!
Sul comunismo male assoluto non penso ci siano più dubbi, con buona pace dei "diversamente rossi" in circolazione.
Ho visto con particolare emozione il film Elegia americana, di Ron Howard, su Netflix ed invito a vederlo, perché non so quanto rimarrà sulla nota piattaforma, notoriamente di sinistra. Lo avevo già visto distrattamente qualche anno fa, il film è del 2020. Ma stavolta non si trattava solo di una storia vera di un autore molto fortunato che parlava della sua vita di emerso dall'America profonda, quella dei valori americani, quella che vota Trump per intenderci. Ma si trattava della biografia del nuovo vice presidente degli Stati Unti designato da Trump, J.D. Vance.
È la storia magnifica e impossibile di un ragazzo, appartenente a una famiglia operaia, trasferitasi per lavoro dagli Appalachi all'Ohio, in cui tutto sembra parlare di distruzione, dall'abbandono paterno, alla morte del nonno, a una mamma infermiera che rinuncia a lottare e si butta nella disperazione e nella droga trascinando suo figlio, che viene però salvato dalla nonna, Mamaw, Glenn Close, straordinariamente somigliante alla nonna reale. E un protagonista, il figlio che, salvato da sua nonna, riesce ad approdare a Yale e a diventare, lui che proviene da una famiglia operaia, uno scrittore e un uomo di successo. Oggi candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti d'America.
Ho sempre pensato che la demonizzazione di Trump in realtà fosse una rimozione di una parte importante della cultura e della identità profonda americana. Come i suoi sostenitori, nonostante fossero stati criminalizzati a partire da Capitol Hill, siano rimasti come una parte considerevole della società americana, che la parte più borghese e radical dell'America troppo presto aveva rimosso.
Ora abbiamo capito che anzi tempo si erano fatti i conti senza l'oste.
“Elegia Americana” può essere considerato un ritratto dell’ "America profonda”. Un’America dove la “gente” di Vance è denominata con termine dispregiativo hillbillies (zotici che risiedono nelle aree rurali e montuose degli Usa), oppure redneck (colli rossi, per colpa del sole che abbronza chi lavora nei campi), insomma “spazzatura bianca”, la classe operaia e media bianca americana messa ai margini (anche) dalla globalizzazione: “Elegia Americana” è il loro libro. E il loro film.
Antonioalessandro Dottori
Quei "fighetti" radical chic, sempre a sinistra salvo col portafogli, quelli che ancora oggi non possono vivere senza l'antifascismo, il dogma democratico per antonomasia (e non stupisce che vi sia tra questi addirittura chi riesce oggi a individuare il fascismo nei vini c.d. "naturali", dato che la natura, che i diversamente rossi si vantano impropriamente di difendere, è stata violentata prima di tutto dalle loro politiche frutto di ideologie aberranti). Politiche, queste sì, contro-natura per definizione.
Imperdonabile fu lasciare a questa accozzaglia di cinghiali da laboratorio il terreno fertile su cui imprimere il loro marchio di fabbrica "colturale", che, come profetizzò Gramsci, si giovò in misura determinante del cavallo di troia dei popolari nostrani.
Forse Trump di suo all'Iran non pensava, ma la CNN ha riferito che qualcuno, forse i servizi segreti, temeva un attentato a Trump con mandante l'Iran.
Si sono affrettati poi a dire che non intendevano questo attentato.
https://edition.cnn.com/2024/07/16/politics/iran-plot-assassinate-trump-secret-service/index.html
Che qualcuno voglia spingere Trump all'invasione dell'Iran appena tornato alla Casa Bianca? Nel primo mandato ha evitato accuratamente di scatenare guerre (e ne ha finita una: dall'Afganistan il ritiro lo ha deciso lui), forse a certuni non va che succeda lo stesso col secondo mandato.
Il ritiro dall'Afghanistan lo ha deciso Trump ma lo ha attuato Biden nel modo incredibilmente incompetente che si è visto, lasciando tra l'altro enormi quantità di materiale bellico efficiente nelle mani degli afgani, che nel frattempo erano passati al nemico.
I militari americani volevano almeno conservare la grande base aerea costruita vicino a Kabul ma Biden ha voluto mollare tutto alla svelta.
L'incapacità e l'incompetenza dimostrate nell'occasione da Biden possono aver incoraggiato Putin nel suo progetto di invasione dell'Ucraina, per risolvere alfine la questione ucraina.
https://www.maurizioblondet.it/prima-del-tentato-di-omicidio-qualcuno-ha-fatta-unenorme-scommessa-finanziaria-contro-la-societa-di-donald-trump/
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