Domenica ottava dopo la Pentecoste
Intróitus Ps.47,10-11 - Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terrae: iustítia plena est déxtera tua. Ps. 47, 2 - Magnus Dóminus, et laudábilis nimis: in civitáte Dei nostri, in monte sancto eius. Glória Patri... Ps.47,10-11 - Suscépimus, Deus,... |
Introito Sal. 47, 10-11 - Abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia nel tuo tempio; la tua lode, come si conviene al tuo nome, si stende fino alle estremità della terra: la tua destra è piena di giustizia. Sal. 47, 2 - Grande è il Signore, e degnissimo di lode nella sua città e nel suo santo monte. Gloria al Padre… Sal. 47, 10-11 - Abbiamo ricevuto, o Dio... |
All'ufficio.
Questa Domenica veniva chiamata, nel medioevo, sesta e ultima Domenica dopo la Natività degli Apostoli o festa di san Pietro, negli anni in cui la Pasqua toccava il suo punto estremo in aprile. Essa non era invece che la prima della serie domenicale cosi denominata quando la Pasqua seguiva immediatamente all'equinozio di primavera.
Abbiamo visto che a motivo dello stesso moto così variabile impresso a tutta l'ultima parte del ciclo liturgico dalla data di Pasqua, questa settimana poteva essere già la seconda della lettura dei libri Sapienziali, benché il più delle volte vi si debba continuare ancora quella dei libri dei Re. In quest'ultimo caso, è l'antico tempio innalzato da Salomone alla gloria di Dio che attira oggi l'attenzione della santa Chiesa; e i canti della Messa sono allora in perfetta armonia con le lezioni dell'Ufficio della notte.
Messa
EPISTOLA (Rm 8,12-17). - Fratelli: Noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne. Se quindi vivrete secondo la carne, morrete; se invece collo spirito darete morte alle azioni della carne, vivrete, essendo, tutti quelli che son mossi dallo spirito di Dio, figli di Dio. Difatti, voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per nuovo timore, ma avete ricevuto lo spirito di adozione in figli, pel quale gridiamo: Abba (Padre). Questo stesso spirito attesta allo spirito nostro che noi siamo figli di Dio. E se figlioli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo.Il programma della vita soprannaturale.
"Se lo Spirito di Dio è il legame della nostra unione con Nostro Signor Gesù Cristo, se è l'anima della nostra nuova vita, il soffio e l'ispiratore di tutte le nostre opere, spetta dunque a lui dare dappertutto l'inizio. A dispetto di quella parte di concupiscenza che il battesimo ha lasciato nelle mie membra per obbligarmi a combattere, non ho più nulla a spartire con la carne e la vita di un tempo. Dio non voglia che io torni indietro e che, ingannato dall'egoismo, mi sottragga allo Spirito di Dio per riappartenere ad opere di morte! No. Dopo essere entrato nell'intimità di Dio, sarebbe insensato distogliermi dalla Tenerezza, dalla Beltà, dalla Purezza; e per chi e per che cosa? Ormai, la carne non ha più nulla a esigere da me. Essa viene troppo tardi. Onde vivere eternamente, ridurrò di giorno in giorno e porterò fino alla completa eliminazione, se è possibile, tutto ciò che in me si erge contro la vita di Dio. I veri figli di Dio - dice l'Apostolo in una incomparabile sentenza - sono quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio. Tutta la vita soprannaturale che ha inizio con la fede e il battesimo, si riporta alla docilità, alla malleabilità, all'abbandono, agli influssi dello Spirito di Dio" [1].
VANGELO (Lc 16,1-9). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: C'era un ricco il quale aveva un fattore che fu accusato davanti a lui come dissipatore dei suoi beni. Ed egli, chiamatolo, gli disse: Che è mai quello che sento di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più tenerla. E il fattore disse fra sé: E ora, che farò, che il padrone mi leva la fattoria? A zappare non son buono, a elemosinare mi vergogno. So ben io che farò, affinché, levata che mi sia la fattoria, ci sia chi mi riceva in casa sua. Chiamati pertanto ad uno ad uno i debitori del padrone, disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? E quello rispose: Cento barili d'olio. Ed egli: Prendi la tua scritta, siedi presto, e scrivi cinquanta. Poi chiese ad un altro: E tu quanto devi? E quello: Cento staia di grano. Gli dice: Prendi la tua carta, e scrivi ottanta. E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva agito con accortezza; ché i figli di questo secolo sono, nel loro genere, più avveduti dei figli della luce. Ed io vi dico: fatevi degli amici colle ricchezze ingiuste: affinché quando veniate a mancare, quelli vi ricevano nelle tende eterne.Per acquistare le vere ricchezze.
"I vari termini della parabola che ci è proposta sono facili a comprendersi e racchiudono una profonda dottrina. Il Signore vuole insegnarci quale uso dobbiamo fare delle ricchezze di questo mondo. Descrive quanto avvenne a un economo poco scrupoloso, e quindi nei versetti 8 e 9 di questo capitolo XVI di san Luca ce ne fa l'applicazione morale: 'I figli di questo secolo - dice - sono più abili nei loro rapporti con la propria generazione, di quanto lo siano i figli della luce'. Come sarebbe fiorente, infatti, il Regno dei Cieli se i buoni attendessero ai loro interessi spirituali e alle cose della vita futura come i mondani ai loro interessi perituri! Se il padrone di casa, per quanto leso, ha potuto lodare l'abilità del suo intendente, come non si compiacerebbe Dio, che nulla può perdere, della prudenza soprannaturale dei suoi? Essi hanno infatti, nei beni terreni di cui ci si è parlato, la materia d'una industria per l'eternità. A voi che dovete essere illuminati, a voi che siete i figli non più di questo mondo tenebroso ma della luce, ecco quanto dico - soggiunge il Signore -: imitate sotto un certo aspetto l'economo ingiusto. Con il tesoro d'ingiustizia, con quella ricchezza mediante la quale l'intendente e tanti altri come lui offendono l'equità, voi potete procurarvi degli amici: quando la ricchezza materiale vi sarà tolta insieme con la vita, essi vi accoglieranno, non nelle case terrene, ma nei tabernacoli eterni. La preghiera del povero, infatti, mette in moto la mano che governa il mondo" [2].
Applicazione agli Ebrei.
Questo è il senso ovvio e diretto della parabola che ci viene proposta. Ma se vogliamo penetrare pienamente l'intenzione per cui la Chiesa ha scelto oggi questo passo del Vangelo, è necessario che ricorriamo a san Girolamo che se ne è fatto l'interprete ufficiale nella Omelia dell'Ufficio della notte. Continuiamo con lui la lettura evangelica: Chi è fedele nel poco - continua il testo sacro - è fedele anche nel molto, e chi è ingiusto nel poco lo è anche nel molto. Se voi dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere? (Lc 16,10-11). Gesù parlava così - osserva san Girolamo - davanti agli scribi e ai farisei che lo deridevano, avendo ben inteso che la parabola era contro di loro. L'infedele nelle piccole cose è infatti l'ebreo invidioso che, nel campo ristretto della vita presente, rifiuta ai fratelli l'uso dei beni creati per tutti. Se dunque - vien detto a questi scribi avari - voi siete convinti di malversazione nella gestione di ricchezze fragili ed effimere, chi potrebbe affidarvi le vere, le eterne ricchezze della parola divina e dell'ammaestramento delle genti? Grave domanda, che il Signore lascia oggi in sospeso sul capo degli infedeli depositari della legge delle figure. Ma come, fra poco, sarà terribile la risposta!
Preghiamo
Concedi, o Signore, la grazia di pensare ed agire sempre secondo giustizia affinché, noi che non possiamo esistere senza di te, riusciamo a vivere secondo il tuo volere.
_______________________ [1] Dom Delatte, Epîtres de Saint Paul, I, 668.
[2] Dom Delatte, Evangile de N. S. J. C., II, 148.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 457-460)
[2] Dom Delatte, Evangile de N. S. J. C., II, 148.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 457-460)
12 commenti:
ATTENTATO A TRUMP
Non possiamo sapere la verità dai mass media, nel pieno della lotta per il Potere tra le fazioni dei veri potenti.
Non sulla guerra in Donbass tra Occidente e Russia, non sulla lotta perenne in Terrasanta, non sulle dinamiche elettorali europee, non sui torbidi interni alle gerarchie vaticane, non sulla campagna elettorale in USA.
Di certo c'è che entrambe le fazioni sono disposte a tutto con qualsiasi mezzo, mentre noi siamo considerati come mandrie da governare e sfruttare, oppure insetti da schiacciare se finiamo sotto il comando della fazione avversa.
Sull'attentato a Trump, se è vero, dico solo che era talmente scontato che si discuteva se sarebbe arrivato a settembre o a ottobre. Ma anche questo è rappresentazione, non realtà, perché tanto Trump quanto Biden sono marionette sostituibili.
Noi possiamo solo scegliere tra rassegnarci, pregare oppure dare un segnale che non siamo ciechi e perciò dissentiamo, in un modo o nell'altro. Noi, ovviamente, è riferito a quel 5% di "apoti", che "non se la bevono"; per tutti gli altri "lo dice la TV, lo dice la shenzah, lo dice il cantante o l'attore figo di turno". Oggigiorno lo dice pure il Papa... Siamo messi male assai...
Il Washington Post è il giornale della CIA. Fischietta guardando per aria e sente stormir d'augelli. Chi potrebbe mai sospettare qualcosa?
Del resto l'attentatore è stato fatto fuori per tempo
Trump sta bene. Notizia rai news.
Siamo dei riceventi opportunità e Grazia: non va mai dimenticato e trascurato questo ruolo costitutivo, provvisorio e ricettivo. Non illudiamoci o insuperbiamoci ingannevolmente pensando “nostro” quel che abbiamo ricevuto. Abbiamo un ruolo nell’amministrazione dei beni e i talenti per sviluppare competenza nel farlo.
I potenti di questo mondo si sono nascosti dentro le istituzioni con le quali mantengono il potere corrompendo i meccanismi che teoricamente dovrebbero funzionare "democraticamente".
Anche la Chiesa come istituzione è soggetta a questa corruzione, sinodaleggiando e pilotando il "discorso" dove vogliono i padroni, lontano dal vero e dal dogma.
Questi poteri, ben nascosti al di sotto delle marionette messe in vista per reggere il moccolo alla messinscena, sono la deep will anticristica, che Cristo proprio lo detesta.
Adesso questi potentati, amministratori disonestissimi, sono prossimi al licenziamento e hanno perduto la testa. Le loro frottole non sono più nascondibili, dalla pandemenza al grenpass, all'inoculo di massa, alle peggiori edizioni di disumanità qua e là per il globo.
Hanno ancora tanto potere e ormai sparano, letteralmente, a chi tra poco, inevitabilmente, segnerà la loro fine. Sparano e pagano benissimo i sicari.
L’amministratore della parabola era stato licenziato dal padrone. Per questo dice: “So io che cosa fare perché quando sarò allontanato dalla amministrazione ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua” (Lc 16,4). Dove? Su questa terra… L'orizzonte dell'amministratore della parabola è terreno. Considerando il mondo nell'uni-verso (nel tutto intero) è un granello di polvere...
E' facile riconoscere anche un certo modo di amministrare i comandamenti attualmente in voga. Tutt'altro che “iota unum”! Abbarbicato al potere terreno, servo dei "potenti".
Il Vero Solo Padrone lodò l’amministratore per la sua scaltrezza. Non l’ha lodato perché gli aveva inferto l’ennesimo danno e tradimento, ma ne riconosceva l’abilità nel perseguire i suoi (quelli del disonesto) interessi. Gesù non loda l’amministratore per la sua disonestà, ma per la sua determinazione e astuzia, dicendo che “i figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16,8).
I figli di questo mondo sono quelli che sono preoccupati solo dei beni che servono a un futuro agiato su questa terra: esso, per quanto possa essere lungo, sarà sempre provvisorio.
I figli della luce, i suoi discepoli, non mostrano la medesima accortezza per preparare in grande il loro futuro eterno. Invece dovremmo essere più scaltri nell’assicuracelo beato.
Si tratta dell’unica ragione per cui Dio creandoci non ci ha messi subito di là, ma di qua.
Nel mistero (senza perché, ma così com’è) Dio ha voluto che il paradiso non ci venisse regalato o tirato dietro, ma che fosse un nostro desiderio. Siamo amministratori della Grazia, responsabili del nostro futuro eterno: la Sua gloria può diventare pienamente nostra!
L’uso delle ricchezze terrene per fare del bene dischiude le porte del paradiso, diversamente da quei ricchi per i quali è più facile che un cammello transiti per la cruna dell’ago (Mt 19,24). Gesù l’ha detto: senza di me non potete far nulla.
I falliti, che hanno grondato odio a Cristo, sparano a chi sta per farli finire in qualche umana galera per le loro efferatezze.
Farebbero meglio a preoccuparsi dell'inferno. Come ognuno di noi, timorato di Dio. R.S.
Questi attentati sono strani assai...eppoi tutti in fila ravvicinati. Armare un ventenne poi è da irresponsabili. Negli USA poi si sono scientemente bruciate almeno quattro generazioni.
m.a.
Attentato a D. Trump
I mondialisti non esitano un solo istante a passare all'azione, quando si sentono in pericolo. Purtroppo, sono gli altri che esitano, che si accontentano di bei discorsi, che cercano di compiacere i loro peggiori nemici. Per esempio, mentre Peskov sciorinava i suoi discorsi retorici sui missili russi puntati (puntati e basta, dormiamo sonni tranquilli, sono 'missili retorici'!) sulle capitali europee, l'ambasciatore russo negli Stati Uniti d'America invitava amabilmente Austin per uno scambio di vedute; certo, da un ambasciatore non ci si può aspettare altro, ma i mondialisti preferiscono indiscutibilmente i lanci di missili, i colpi di pistola e di siringa agli abboccamenti diplomatici. Speriamo che l'orecchio di D. Trump guarisca in breve tempo.
Anni fa lessi un articolo, un piccolo saggio, sulle scuole americane, quelle lontane dalle Università fiore all'occhiello. Il quadro che ne usciva fuori era disperante, ignoranza, droga, violenza la facevano da padrone ed il corpo insegnante non era meglio degli scolari.
Se i genitori, i governanti, le chiese sono incapaci di curare, educare, proteggere i nuovi nati è bene che vadano a ramengo per l'eternità. I piccoli delinquenti sono poi usati per i lavori sporchi in ambito civile o militare, carne da cannone da spendere con noncuranza. Il primo compito della Chiesa e dello Stato è quello di fare il bene del popolo che è stato loro affidato, di rendere dignitosa la vita dello scalpellino come quella dei massimi rappresentanti di Chiesa e Stato.
Lo Stato ipocrita guerrafondaio, commerciante di droga e di ogni altra lordura deve essere bonificato ora!
m a.
SE L'INIQUITA', PER UNA SAGGIA DISTRIBUZIONE, SI MUTA IN GIUSTIZIA, QUANTO PIU' LA PAROLA DI DIO SARA' CAPACE DI ELEVARE AL CIELO
Se il dispensatore dell’iniqua ricchezza è lodato dalla parola del padrone, poiché con cosa iniqua ottenne per sé clemenza, e mentre il padron tollera i furti a suo danno e loda la scaltrezza dell’amministratore che certamente nei suoi confronti agì fraudolentemente ma in modo accorto per sé, quanto più Cristo che non può ricevere alcuna perdita ed è sempre proclive alla clemenza, loderà i suoi discepoli, quando li vedrà trattare con misericordia quelli che devono credere in lui?
Infatti dopo la parabola Gesù concluse: E io vi dico, fatevi degli amici col mammona di iniquità (Lc. 16,9). Mammona non è parola ebraica e nella lingua siriaca così sono denominate le ricchezze, quando siano raccolte con l’ingiustizia. Se dunque l’iniquità, per una saggia distribuzione si muta in giustizia, quanto più la parola di Dio, nella quale nulla vi è d’ingiusto, e di cui gli Apostoli hanno ricevuto l’ufficio della distribuzione, sarà capace, saggiamente dispensata, di elevare al cielo quelli che la dispensano?
Per questa ragione Gesù prosegue: Chi è fedele nel poco, ossia nelle cose carnali, sarà fedele nel molto, ossia nelle cose spirituali. Chi infatti è iniquo nel poco da non permettere ai fratelli l’uso di ciò che Dio ha creato per tutti, questi sarà ingiusto anche nel distribuire la ricchezza spirituale sì da dispensare la divina dottrina non secondo la necessità ma per la qualità delle persone. Se quindi, Egli dice, non amministrate bene le ricchezze carnali, che passano, chi vi presterà fede quando dispenserete le vere ed eterne ricchezze della divina dottrina?
VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Lc.16,1-9
S.GEROLAMO,
Epistula 151 ad Algas, quaest. 6, t.3
Breviario Romano, Mattutino, Letture del III Notturno
IL RE SALOMONE FIGURA DI GESU' CRISTO, VERO PRINCIPE DELLA PACE.
Si è avuta una certa allusione a un evento futuro in Salomone per il fatto che costruì il tempio e realizzò la pace in aderenza al proprio nome, perché Salomone in un idioma latino significa "operatore di pace" e all'inizio del suo regno fu meravigliosamente degno d'encomio. Ma anche egli, con la sua personalità attraverso l'adombramento del futuro, preannunciava, non rappresentava Cristo Signore. Quindi sono state tramandate di lui alcune notizie, come se le parole citate fossero una predizione sulla sua persona, mentre la Scrittura santa, anche quando profetizza mediante fatti avvenuti, configura in qualche modo in lui l'allegoria di avvenimenti futuri.
Infatti, oltre i libri storici della Bibbia, in cui si narra che fu re, anche il Salmo 71 è intestato al suo nome. In esso sono esposte tante idee che non è assolutamente possibile applicare a lui e al contrario con luminosa chiarezza si applicano a Cristo Signore, sicché appare con evidenza che in Salomone è stata accennata una certa allegoria e in Cristo è stata manifestata la stessa verità dei fatti.
È noto da quali confini era limitato il regno di Salomone, eppure in quel Salmo si legge, per non parlare d'altro: Sarà signore da un mare all'altro e dal fiume fino ai confini della terra (Ps.71,8). Comprendiamo che questa predizione si è realizzata in Cristo. Iniziò ad esser signore dal fiume quando, battezzato da Giovanni, dietro la sua segnalazione iniziò ad essere conosciuto dai discepoli che lo chiamarono non solo Maestro ma anche Signore (cfr. Gv 1, 35-42).
VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
S.AGOSTINO,
De civitate Dei, Lib. 17, cap.8 sub medio
Breviario Romano, Mattutino, Letture del II Notturno
Il giudizio del Re Salomone
Messaggio di solidarietà di Mons. Viganò a Trump.
Marco Rizzo scrive: questa è la democrazia occidentale.
L’omelia di oggi del sacerdote era incentrata sulla vocazione. Ha criticato un vescovo che in un’intervista ha detto che sono importanti tutte le vocazioni e non solo quella al sacerdozio. “Si, sono tutte necessarie ma il sacerdozio è una chiamata ancora più importante perché il sacerdote permette di sostenere anche le altre vocazioni del laicato”. Ha aggiunto che oggi non riteniamo così importante pregare per le vocazioni poiché si sta perdendo la fede nell’Eucaristia e nei sacramenti. Se questi non sono importanti non lo sarà nemmeno il sacerdote.
Preghiamo dunque per le vocazioni al sacerdozio!
Antonio Rossix
Lascia allibiti il peggioramento di molti all'interno della loro stessa vita che fino a poco tempo fa sembrava coerente coesa tesa al Bene. Si stanno aprendo crepe ovunque e in chiunque e si peggiora. Diventa molto difficile e fin dall'inizio precario dar fiducia a chicchesia, non rimane che una generica fiducia in Dio. La chiesa è collassata su se stessa e anche il sacerdozio sopravvissuto sembra sempre più mestiere. Forse ci attende una soluzione Noè, se ne esiste ancora uno. Non ho idea con quale metro il Signore Onnisciente ci giudicherà. Non si tratta più neanche di usare misericordia, occorre dell'altro. La vita personale e sociale è un grande bordello dove tutti vendono e si vendono, sì, il liberalismo, il comunismo, il fascismo..il sistema, qualsiasi sistema, è sempre a rischio e di fatto sempre diventa bordello. Anche la chiesa, le chiese sono a rischio bordello, quando diventano solo sistema, struttura, e oggi vediamo con i nostri propri occhi che lo diventano sul serio. L' unica possibilità di salvezza personale e sociale è la libertà dei figli di Dio che va conquistata in ogni istante di bene in meglio.
m.a.
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