Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 15 luglio 2024

Smascheriamo i sofismi clericali dell’inclusivismo fake

Nell'articolo che segue troviamo cose gia dette e ripetute in ordine sparso, ma vi risultano utilmente esposte in maniera sistematica. Buona lettura!

Smascheriamo i sofismi clericali dell’inclusivismo fake 
di Roberto Allieri

I sofismi sono uno strumento retorico, affinato in passato dai filosofi della scuola presocratica. Costoro, per convincere l’interlocutore, utilizzavano l’affabulazione, cioè metodi ingannevoli di persuasione fondati non sulla verità bensì insistendo su aspetti ambigui, presentati con astuta manipolazione di significato. I sofismi erano (e sono) ragionamenti capziosi, in apparenza logici ma sostanzialmente erronei.

Purtroppo, da molti decenni la teologia modernista, per far accettare sviluppi dottrinali non in linea con il Magistero bimillenario e perniciose fughe in avanti, ha abbracciato in larga misura queste tecniche subdole, nascondendo spesso la verità dietro cortine fumogene.

Intendiamoci: la collusione di parte del clero al mainstream della propria epoca è un fenomeno che c’è sempre stato. Il tentativo di aggiornare e piegare la Chiesa ai valori imperanti nel proprio tempo ha spesso portato a compromessi e asservimenti alle regole imposte da monarchi, nobili, dittatori, rivoluzionari e oligarchi di tutti i generi. A coloro cioè che, nel loro tempo, pretendevano di imporre il proprio pensiero unico.

I cristiani lapsi (cioè caduti) che nel terzo e quarto secolo dopo Cristo accettavano l’idolatria per evitare le persecuzioni dell’imperatore romano; il cardinale laico cinquecentesco, leccapiedi di nobili e re e magari lui stesso rampollo proveniente da una potente famiglia romana; il sacerdote francese di fine settecento che, a differenza dei preti refrattari, prestava il giuramento imposto dai rivoluzionari con la Costituzione Civile del Clero; il monsignore che in epoca fascista benediceva i cannoni che venivano inviati dal Duce in Abissinia; il prete guerrigliero che imbracciava il mitra unendosi ai ribelli marxisti sudamericani per promuovere la Teologia della Liberazione; e, oggi, il teologo illuminato dalla fiaccola del progresso (puntata contro la sua tempia come una pistola) che promuove l’agenda gender, ecologista, mondialista, femminista, anti-fascista, etc.: sono tutti esempi di una Chiesa che si ‘sforza di stare al passo con i tempi’, che ‘vuole vivere nel mondo’ e che, abbracciando le ideologie contemporanee, finisce per fare girare la croce attorno ad esse. Al contrario di quello che dovrebbe essere il segno distintivo della Chiesa, sintetizzato dai monaci certosini: ‘La croce resta salda mentre il mondo gira’ [Stat crux dum volvitur orbis -ndr]. Tuttavia, c’è speranza: i gravi sbandamenti del passato sono sempre stati superati rigettando le mode e mantenendo dritta la barra della sana dottrina.

La verità rimane, non si evolve
E veniamo alla Chiesa di oggi e ai sofismi inventati da alcuni dei suoi pastori per prostituirla ai potenti e alle loro ideologie. Vorrei presentare una carrellata di artifici retorici e stilemi utilizzati ambiguamente per promuovere situazioni incompatibili con la morale cristiana. Nel farlo metterò in luce un certo armamentario lessicale con sottolineatura di alcune particolari espressioni o parole totem. Con una precisazione: è sicuramente importante smascherare menzogne e ipocrisie ma queste denunce, di per sé distruttive, sarebbero dannose (oltre che dolorose per chi le fa, se è mosso da amore della Chiesa) se non avessero un fine ulteriore. Questo fine ultimo, che vorrebbe essere di restaurazione costruttiva, è qualcosa che ha a che fare con la misericordia. Non con quella materiale che ci viene tanto propalata, spesso farlocca e faziosa. Bensì rientrante nel novero delle opere di misericordia spirituale: ‘consigliare i dubbiosi’ (gli irretiti dai sofismi) e ‘insegnare agli ignoranti’ (coloro che ignorano le verità che i sofismi nascondono).

Un modo per svelare l’ispirazione menzognera di queste frasi ad effetto è quello di prenderle sul serio. Cioè di applicare ciò che dicono non solo nel contesto in cui si vorrebbero utilizzare ma anche in altre situazioni analoghe.

Prendiamo ad esempio la promozione dell’agenda gender e omosessualista. Cercherò di raccogliere e analizzare un campionario di sofismi, utilizzati con un linguaggio clericalmente corretto, per ingannare gli interlocutori cristiani e distoglierli da un punto fermo della dottrina cattolica: e cioè che certi ‘atti intrinsecamente disordinati’ siano da evitare perché allontanano da Dio. Monito che, beninteso, non riguarda solo pratiche tra omosessuali. Del resto, parliamo di atti orgogliosi che ritroviamo non di rado nei riti satanici, compiuti con il deliberato intento di offendere profondamente Dio. Altro che atti d’amore o condotte buone, addirittura da benedire! Come può essere gradito a Dio ciò che è gradito a Satana? E viceversa.

I sofisti clericali, per realizzare le loro finalità seguono uno schema di comunicazione e persuasione che richiama per certi aspetti la finestra di Overton (VEDI QUI ). Partono quindi da una necessità di approfondimento (ovvero messa in discussione) di questi temi che interpellano la Chiesa. E invocano un cambio di paradigma (cioè un ribaltamento di valori etici).

In questo cammino, caratterizzato dall’appello al dono del discernimento (cioè di vedere ciò che vogliono farvi vedere loro) si arriva a invocare uno sguardo di misericordia che sia inclusivo verso tutti.

E qui cominciamo a fare un po’ di pulci a queste belle intenzioni. La misericordia ha per oggetto il peccato o il peccatore? Non stanchiamoci mai di chiederlo ed esigiamo che non si glissi su questo punto così importante. E poi, la misericordia è per tutti o c’è qualche reietto che ne deve essere escluso? Vale anche per il mafioso, lo stupratore, il fascista, l’inquinatore (metteteci voi la feccia che volete, pescando tra quella più disprezzata) o solo per gay, donne, migranti e islamici? Come può essere che la categoria ‘tutti’ sia da declinare in due colonne: da una parte i buoni (sempre beneficiari della misericordia) e dall’altra i cattivi (gli esclusi)? Eh sì, perché l’inclusività a parole si traduce nei fatti in un club esclusivo che accoglie solo chi non disturba il manovratore.

La promozione dell’agenda omosessualista, accolta in molte diocesi con tavoli dedicati alle istanze LGBT e persino veglie di preghiera nelle chiese con il pretesto di contrasto all’omotransfobia (vedi qui programma degli eventi nazionali 2024), va di pari passo con una progressiva chiusura e condanna verso quei cattolici colpevoli di pregare troppo, magari assistendo a messe in rito antico, in latino o verso quei movimenti ecclesiali che suscitano troppe vocazioni, con un proselitismo irrispettoso dei canoni clericalmente corretti. Meglio i seminari belli vuoti che pieni di osservanti della dottrina e del Catechismo della Chiesa cattolica…

Hit parade di sofismi
Ecco una serie di sofismi misericordiosi, utilizzati a profusione per accogliere istanze e persone provenienti dalla galassia LGBT. L’invito che farei è quello di utilizzarli per un ‘approfondimento’: se sono oggettivamente giusti, perché non applicarli pari pari e specularmente, che ne so, a sostegno di fedeli seguaci di monsignor Lefebvre o di quegli ordini religiosi che sono stati negli ultimi anni commissariati, soppressi, controllati o limitati perché troppo esageratamente pii?
  • Bisogna evitare di essere giudici che solo negano, accusano, respingono, escludono…
  • Il male è negli occhi di chi lo vuol vedere.
  • Cercate di valorizzare tutto ciò che è buono, ciò che unisce e non guardare a ciò che divide.
  • Occorre cercare di capire e apprezzare chi ha un punto di vista diverso perché ogni persona è preziosa.
  • Ciò che conta è l’amore.
  • Dio non allontana mai nessuno che si avvicini a Lui.
Riguardo a quest’ultima chicca, sarebbe interessante valutare come venga interpretata quando si parla di ecumenismo. Perché anche qui mi viene da proporre un altro campionario di sofismi, solitamente validi per includere nei tavoli di dialogo alcuni religiosi o dottrine non cattolici e, stranamente, non validi per altri interlocutori sgraditi:
  • Lo Spirito di Dio soffia dove vuole.
  • La salvezza è offerta anche al di fuori della confessione cattolica
  • Occorre abbracciare i credenti di altre religioni e anche i non credenti senza escludere nessuno da dialoghi ecumenici.
Eppure, nonostante queste belle parole, in ambito cattolico sono sempre di più i ‘misericordiati’, cioè i benedetti con il bastone della misericordia, vittime di umiliazioni e di bullismo inclusivista. Le epurazioni di vescovi e fedeli tacciati di indietrismo sono infatti all’ordine del giorno mentre le rappresentazioni blasfeme, gli abusi dottrinali e quelli liturgici (per esempio qui) non solo vengono tollerati ma anche incoraggiati.

Ma allora lo Spirito di Dio soffia dove vuole o dove vogliono i misericordisti?

In ogni diocesi proliferano tavoli religiosi ecumenici di ‘molte fedi sotto lo stesso cielo’ (come recita lo slogan di una di queste rassegne). Ma quando mai in questi incontri viene dato spazio a cultori della messa in latino o a seguaci della Fraternità San Pio X o di tanti altri miseramente misericordiati? Eppure, costoro sono paradossalmente gli emarginati di oggi, quelli che sono stati cacciati e spinti nelle periferie dai benpensanti; coloro, quindi, che dovrebbero essere prioritariamente accolti da una Chiesa che si vuole proiettata ‘in uscita’.

Un modo efficace per smascherare un certo ‘inclusivismo fake’ e, perché no?, suscitare un ‘approfondimento’ è offrire questo tipo di sofisma (riproponibile con variazioni in molteplici situazioni) a chi lo ha apprezzato tanto in un’altra versione:

ma se uno ama Dio e segue la stessa liturgia eucaristica del popolo cristiano e dei santi che ci hanno preceduto negli ultimi duemila anni, professando la sua fede nella lingua universale della Chiesa, chi sono io per giudicare?

Dunque, la linea da seguire?
Come ho già detto, queste amare riflessioni non vogliono essere un invito ad uscire dalla Chiesa per quei cattolici che non si riconoscono più nel ‘nuovo corso pastorale’. Il rispetto dovuto a chi dolorosamente si è staccato o è stato colpito da anatema non implica una valutazione positiva di questa separazione. Per un cattolico, ostinatamente cattolico e tenacemente coerente, vale pur sempre il monito ‘Signore, da chi andremo?’. Ovvero, la convinzione che la salvezza è sempre nella Chiesa, che è Santa ma pur sempre formata da peccatori. Dunque, restiamo e resistiamo nella Chiesa coltivando oasi spirituali e cercando di espanderle per riconquistare il territorio perduto.

Molte volte in passato un ‘piccolo resto’, schiacciato da maggioranze eretiche, ha resistito preservando il buon seme ed ha vinto. Si è affermata cioè l’opzione ‘piccolo resto dentro’, espressione che sintetizza la scelta di campo di chi dice: sto nel piccolo resto e resto dentro.

Abbiamo queste certezze: lo Spirito Santo ha sempre sostenuto la Chiesa e la Verità è come l’olio nell’acqua: non puoi sommergerlo a lungo, alla fine viene sempre a galla e si diffonde. Fonte

7 commenti:

Anonimo ha detto...


In Irlanda (a proposito di sofismi) è scoppiata una forte polemica nel
clero perché domenica scorsa un sacerdote (P. Burke, solo omonimo del cardinale americano) si è all'improvviso rifiutato di dare la Sacra Ostia in chiesa alla Messa ad un politico locale che si dichiara cattolico e nello stesso tempo appoggia l'aborto.
Apriti cielo. Ci sono vescovi che dicono che la Comunione non si deve rifiutare a nessuno. Che questo non è l'insegnamento della Chiesa, inclusivo per tutti, come vuole papa Francesco.
Anche in Irlanda, la frequenza alla Messa è bassa e non sono molti quelli che si confessano.
Il sacerdote in questione per ora mantiene la posizione, sostenendo che ha il diritto di escludere dalla Comunione chi sostiene pubblicamente il libero aborto.

Anonimo ha detto...

15 luglio, festa del Cristo Redentore...

"L' ortodossia ha conservato qui una tradizione che l'occidente si è lasciato sfuggire, tranne che nell'arte popolare medievale. L' immagine della Redenzione, in occidente, è il Golgota. In Oriente, è la discesa di Cristo agli inferi....Cristo spezza la porta di questo stato d'esistenza — o piuttosto di inesistenza, di “vita morta”, dice Gregorio di Nissa - dove regnano la separazione e l’angoscia"

"Eccoci ora davanti al grandissimo tema, giudeo-cristiano e patristico, della discesa agli inferi. L' ortodossia ha conservato qui una tradizione che l'occidente si è lasciato sfuggire, tranne che nell'arte popolare medievale. L' immagine della Redenzione, in occidente, è il Golgota. In Oriente, è la discesa di Cristo agli inferi. Cristo spezza la porta di questo stato d'esistenza — o piuttosto di inesistenza, di “vita morta”, dice Gregorio di Nissa - dove regnano la separazione e l’angoscia, calpesta il “separatore” e tende la mano al primo Adamo, o piuttosto lo afferra al braccio e lo fa balzare fuori dalla tomba, come si vede a San Salvatore è Chora. L' umanità, nella sua condizione decaduta, si trova, per i viventi come per i morti, sepolta nell’inferno come modalità di esistenza, un inferno che non è creazione di Dio, ma espressione dello stato di separazione in cui sussiste l’umanità. Come ha sottolineato Hans Urs von Balthasar, è forse una grave lacuna della teologia occidentale quella di non considerare seriamente da che cosa Dio ci ha riscattati. Questo da che cosa per l'Ortodossia è semplicemente l’inferno. Cristo, assumendo la solitudine suprema della morte, lasciando imprigionare la sua anima dalle catene dell’esperienza infernale. introduce cosi, quando queste catene svaniscono a contatto con la sua divinità, la comunione, la vita, la luce nello stato di esistenza dove stagnano le tenebre, la morte, la solitudine."
(Oliver Clement)

Anonimo ha detto...

15 luglio, festa del Cristo Redentore...

"L'amore di Dio per il più grande dei peccatori è più grande dell'amore del più santo degli uomini per Dio."

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 21:18,
Posto che Dio ama gli uomini NONOSTANTE siano peccatori e non PER IL FATTO di essere peccatori (e ama di più coloro che hanno meno peccati attuali sulla coscienza, altrimenti la Confessione sarebbe inutile), fra i peccatori ci sono quelli che commettono peccati politicamente corretti (sodomiti, adulteri, politici abortisti, medici che praticano aborti,...) e quelli che commettono peccati non politicamente corretti (mafiosi, pedofili, politici corrotti, serial killer...).
Sembra che gran parte dell'attuale gerarchia abbia atteggiamenti diversi, a seconda che il peccato sia politicamente corretto oppure no.
Quando Bergoglio diceva "TODOS, TODOS, TODOS", intendeva veramente dire "TODOS TODOS TODOS" o si riferiva solo ad alcune categorie di persone?
Intendeva dire che TUTTI i peccatori, compresi quelli che commettono peccati non politicamente corretti, sono amati da Dio,
e bene accetti nella Chiesa?
E sottointendeva che TUTTI i peccatori, anche quelli che commettono peccati politicamente corretti, sono tenuti a cambiare vita e a pentirsi e confessarsi dei loro peccati per non finire all'Inferno?

Anonimo ha detto...

"Chi crede sa che si va avanti, non si gira intorno. Anche il cristiano potrà essere assalito dagli incubi angoscianti dell'inutilità di tutto, a partire dai quali il mondo precristiano ha creato quelle sconcertanti immagini dell'angoscia di fronte alla sterilità dell'agire umano. Ma nel suo incubo penetra la voce salvifica e trasformatrice della realtà: "Coraggio, io ho vinto il mondo" (Gv 16,33). Il mondo nuovo, raffigurato nell'immagine della nuova Gerusalemme, non è un'utopia, ma certezza cui andiamo incontro nella fede. C'è una redenzione del mondo: ecco la ferma fiducia che sostiene il cristiano e che lo convince che anche oggi vale la pena di essere cristiano."
(dalla "Introduzione al Cristianesimo" di Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, nella festa del Cristo Redentore)

Anonimo ha detto...

15 luglio, festa di San Bonaventura da Bagnoregio, filosofo e teologo francescano, che moriva in questo giorno di 750 anni fa, nel 1274; troverà la morte nel pieno svolgimento del Concilio di Lione che avrebbe dovuto portare alla sanazione dello scisma tra Roma e Costantinopoli (scisma consumato non tanto nel 1054 quanto soprattutto nel 1204 con il Sacco di Costantinopoli ad opera dei crociati veneziani), e ove sia i Greci che i Latini ammirarono le sue parole e i suoi discorsi. Non si saprà tuttavia mai cosa avrebbe potuto dire e quale contributo avrebbe potuto dare a tale intento di pacificazione e riunificazione...

Anonimo ha detto...


Dare la colpa ai "crociati veneziani" dello scisma bizantino è come minimo antistorico. I veneziani e i principi francesi interessati si inserirono nelle lotte civili che stavano dilaniando lo Stato bizantino, traendo partito a loro favore.
Fu una sventura, ma non mescoliamola con lo scisma autentico, che fu religioso e dovuto soprattutto all'ambizione sbagliata di gente come Fozio.