Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 21 luglio 2024

Mons. Viganò chiarisce la propria posizione dopo il Decreto del PDF - Parte I

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Mons. Viganò chiarisce la propria posizione
dopo il Decreto del PDF - Parte I

Matt Gaspers
Nella sua nuova dichiarazione (qui), Lei distingue la “Chiesa conciliare” dalla Chiesa cattolica in modo tale da affermare che ci sono “due Chiese, certamente”, mentre in passato (qui) ha affermato che: “Ovviamente non ci sono due Chiese, cosa che sarebbe impossibile, blasfema ed eretica”. Sembra quindi che la sua posizione sia cambiata. Ora ritiene che la “Chiesa conciliare” sia completamente separata dalla Chiesa cattolica, piuttosto che una setta sovversiva che esiste all’interno della vera Chiesa?

La mia posizione non è cambiata: vi è una sola vera Chiesa, ed è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Ma vi sono di fatto due realtà sovrapposte, per così dire, di cui una è la vera Chiesa, appunto; e l’altra è la falsa chiesa, la deep church. Se presta attenzione, nella mia dichiarazione J’accuse ho espressamente scritto “two churches” con l’iniziale minuscola, a sottolineare l’anomalia di questa compresenza.

Cosa c’è di nuovo in questa setta rispetto alle altre che nel corso della storia hanno messo in discussione i dogmi della Chiesa?

La Chiesa si è confrontata con mille eresie nel corso dei secoli. Gli eretici sostenevano di avere “scoperto” la vera dottrina e accusavano la Chiesa di aver errato, sottraendosi alla sua autorità. La Chiesa, dal canto suo, condannava l’eresia e gli eretici erano allontanati dal corpo ecclesiale. Continuavano a fare danni, ma almeno era chiara la loro separazione dalla Chiesa Cattolica e i fedeli si tenevano lontano da essi. Questa volta invece abbiamo degli eretici (e apostati) i quali sapevano che se si fossero separati dalla Chiesa di Roma, avrebbero fatto la fine miserabile di tutti gli eresiarchi. Si sono perciò organizzati per essere loro al vertice della Chiesa, così da poter promulgare l’eresia dal Soglio di Pietro imponendola come verità da credersi in forza dell’autorità del Romano Pontefice; e per poter mettere a tacere con sanzioni canoniche e scomuniche ogni voce di dissenso, e allo stesso tempo usare i pulpiti, le cattedre, i seminari e gli atenei per diffondere sistematicamente l’errore. In precedenza ci si poteva rivolgere alla Santa Sede per dirimere questioni dottrinali e disciplinari, mentre oggi è la Santa Sede stessa che è lo strumento istituzionale degli eretici che la hanno occupata.

Come avviene nel mondo civile, dinanzi a palesi violazioni della Legge da parte dell’autorità, è impossibile ottenere giustizia da quella stessa autorità corrotta, che si avvale proprio della complicità di tutti gli organi amministrativi e giudiziari che rendono possibile la sua azione. In teoria, quell’autorità è usurpata e nulla, ma di fatto, essa agisce indisturbata. Occorre prendere atto dell’usurpazione della Sede Apostolica – che non è meramente vacante, ma occupata – per porre fine ad una gravissima situazione; senza dimenticare che l’illegittimità di Bergoglio comporta anche la nullità di tutti gli atti di governo e di magistero da lui compiuti, cancellando undici anni di errori e di orrori.

Chi riconosce come valida e legittima quell’autorità o lo fa perché è suo complice e non vuole essere scoperto nel proprio tradimento, o perché non vuole accettare le conseguenze necessarie che ne derivano: prima fra tutte, prendere atto che questo colpo di stato è iniziato con il Concilio Vaticano II. Ammettere di essere caduti in un inganno terribile richiede anzitutto umiltà, e sinora nessuno tra Cardinali e Vescovi ha avuto il coraggio di riconoscere che la Chiesa Cattolica è stata ostaggio di eretici per decenni, e che questi eretici l’hanno umiliata e screditata dinanzi al mondo proprio per toglierle autorevolezza.

Tutto questo risponde ad uno schema preciso?

Certamente! Il modus operandi è lo stesso che la Massoneria utilizza per delegittimare i governi e appropriarsi della sovranità nazionale. Prima le Logge minano la formazione professionale e morale della futura classe dirigente; poi corrompono questi politici in gran parte incompetenti, facendo sì che i loro scandali screditino la politica e le istituzioni che presiedono; poi additano la corruzione della politica e delle istituzioni per privatizzare i servizi pubblici, con enormi profitti; e alla fine assumono i politici corrotti nelle loro aziende o fondazioni per continuare a manovrarli.

Anche nella Chiesa Cattolica la corruzione morale e la formazione ereticale del Clero sono state strumentali all’accettazione dei cambiamenti in materia dottrinale, morale e liturgica. Ma una volta che il vincolo di complicità che lega indissolubilmente il deep state e la deep church sarà portato alla luce, l’orrore che circonderà questi criminali sarà tale da costituire una vera e propria Apocalisse, nel senso etimologico del termine, ossia “svelamento”, “rivelazione”.

Lei ha spesso creato un parallelo tra quanto avviene nel mondo civile e nella Chiesa.

Nella sfera civile stiamo assistendo ad un colpo di stato organizzato da una lobby eversiva, nel quale i capi di governo, i ministri e i funzionari dello Stato che dovrebbero essere i rappresentanti dei cittadini agiscono contro l’interesse dei popoli a vantaggio della lobby che li ha designati. Sono funzionari statali? Sì. Sono traditori? Sì. Non dovrebbero esserlo, in un mondo normale, ma di fatto chi ricopre l’autorità nello Stato è quasi ovunque asservito a una forza nemica che vi si è infiltrata per usarlo a proprio vantaggio e distruggerlo. Sono due stati? No: uno è lo Stato, l’altro è il deep state, la sua contraffazione, che proprio in quanto tale riesce ad agire e a farsi obbedire.

Ci troviamo dinanzi alla medesima situazione nella sfera ecclesiastica. La stessa lobby massonica che da oltre due secoli demolisce sistematicamente i governi civili, è riuscita a penetrare nella Chiesa Cattolica, a farvi nominare i propri emissari, ad eliminare progressivamente ogni opposizione interna e a imporre una serie di cambiamenti radicali che sovvertono l’insegnamento magisteriale di duemila anni. Lo scopo di queste quinte colonne è stato quello di appropriarsi dell’autorità della Chiesa per demolirla dall’interno, usando la forza della legge per lo scopo opposto a quello che la legittima. Sono due chiese? certo che no: una è la vera Chiesa, l’altra è la deep church, ossia la sua contraffazione, la controchiesa, l’anti-chiesa dell’Anticristo. L’Arcivescovo Fulton Sheen scrisse: «Il Falso Profeta avrà una religione senza croce. Una religione senza un mondo a venire. Una religione per distruggere le religioni. Ci sarà una chiesa contraffatta. La Chiesa di Cristo [la Chiesa cattolica] sarà una. E il falso profeta ne creerà un’altra. La falsa chiesa sarà mondana, ecumenica e globale. Sarà una federazione di chiese. E le religioni formeranno un certo tipo di associazione globale. Un parlamento mondiale delle chiese. Sarà svuotato di ogni contenuto divino e sarà il corpo mistico dell’Anticristo. Il corpo mistico sulla terra oggi avrà il suo Giuda Iscariota, e sarà il falso profeta. Satana lo assumerà tra i nostri vescovi».

Ma la deep church non si manifesta ufficialmente come tale, perché perderebbe immediatamente il proprio potere sui fedeli. Il suo scopo è di far accettare non tanto e non solo questo o quel cambiamento di dottrina, di morale, di liturgia, ma il cambiamento in sé, ossia l’idea di una rivoluzione permanente secondo cui l’insegnamento della Chiesa deve mutare e addirittura contraddirsi a seconda delle epoche e dei contesti. Una volta che la deep church è riuscita a far accettare questo principio, essa può agire su tutti i fronti, contraddicendo ciò che la Chiesa ha insegnato fino al Vaticano II.

I fedeli e i chierici che non conoscono questo inganno continuano ad appartenere alla Chiesa Cattolica, ovviamente, così come sarebbero appartenuti alla Chiesa di cent’anni fa. Quelli invece che si considerano membri della “chiesa conciliare”, cent’anni fa sarebbero stati condannati come eretici, e quindi non si possono considerare nemmeno oggi come in comunione con la Chiesa Cattolica. Il paradosso è che il capo della chiesa conciliare, che è eretico e apostata, possa essere considerato anche Pontefice della Santa Chiesa Cattolica Romana, e usurpare a Nostro Signore la voce della Sua Sposa per disonorare lei e Gesù Cristo stesso.

Anche in questo caso abbiamo una sovrapposizione delle due entità – Chiesa e anti-chiesa – in una medesima Gerarchia, ed è questo che costituisce il “colpo da maestro di Satana” che mons. Lefebvre denunciò sin dal principio.

Nella sua nuova dichiarazione (qui) lei afferma che “la Gerarchia conciliare… appartiene a un’altra entità e quindi non rappresenta la vera Chiesa di Cristo”, mentre in passato (qui) ha parlato della “compresenza di due entità in Roma: la Chiesa di Cristo è occupata ed eclissata dalla compagine modernista conciliare, la quale si è imposta nella stessa gerarchia ed usa l’autorità dei suoi Ministri per prevalere sulla Sposa di Cristo e Madre nostra”. Lei ora ritiene che la “gerarchia conciliare” sia completamente separata dalla Chiesa cattolica? Inoltre, chi considera parte della “Gerarchia conciliare”?

La “chiesa conciliare” è dottrinalmente, moralmente e liturgicamente separata dalla Chiesa Cattolica, ma allo stesso tempo la sua gerarchia si definisce cattolica, e come tale pretende obbedienza dai fedeli della vera Chiesa. Questa gerarchia non rappresenta la vera Chiesa di Cristo, ma pretende di rappresentarla, perché se si separasse ufficialmente da essa non potrebbe più avvalersi dell’autorità e dell’autorevolezza della vera Chiesa e dovrebbe agire come qualsiasi setta eretica. Il Modernismo, seguendo la strategia tipica delle sette massoniche, ha insegnato ai propri emissari a nascondersi, per arrivare indisturbati ai posti di comando. San Pio X, con un’organizzazione ferrea e avvalendosi di fedeli collaboratori, riuscì ad estirpare questa “cloaca di tutte le eresie”, ma essa riprese vigore non appena il sistema di difesa voluto dal Santo Pontefice venne prima depotenziato per ingenuità e poi deliberatamente cancellato da chi allora deplorava i “profeti di sventura” come oggi si bollano i “complottisti”. Lo scopo è lo stesso di chi ha ispirato e finanziato il pacifismo: far disarmare l’avversario per poterlo conquistare senza che opponga resistenza. Il nemico ha potuto infatti appropriarsi di tutte le roccaforti che la Gerarchia ha lasciato colpevolmente sguarnite.

L’ultima roccaforte ancora rimasta dopo il postconcilio – quella della sacralità della vita – è oggi messa in grave pericolo dalla presenza di notori abortisti neomalthusiani tra i membri della Pontificia Accademia per la Vita (che hanno ricoperto o ricoprono ancor oggi ruoli di rilievo in organizzazioni apertamente ostili alla Chiesa Cattolica) e dalla ammissione alla Comunione di governanti favorevoli all’aborto – pensiamo ad esempio a Joe Biden e a Nancy Pelosi.

Il vergognoso silenzio della Gerarchia americana e della stessa Santa Sede sull’inserimento dei movimenti pro life da parte dell’Amministrazione Biden tra le organizzazioni terroristiche ci lascia inorriditi.

Il problema non è dunque se noi siamo nella Chiesa, ma piuttosto se sono parte della Chiesa coloro che usurpano la sua autorità per demolire la Chiesa. Sono loro a dover essere cacciati, e non noi a dovercene andare! Costoro non sono parte della Chiesa di cui ne hanno usurpato l’autorità; pertanto non sono legittimati a fare ciò che fanno e non possono in alcun modo pretendere l’obbedienza dai fedeli.

38 commenti:

Anonimo ha detto...

Apprezzando il senso del discorso, rivolgo una rispettosissima domanda: attualmente (2013-2024) la sede è usurpata/occupata, mentre dal 1962-1965 (se si preferisce dal 1958) è soggetta ad errore. La situazione dal 2013 è oggettivamente differente da quella 1958-2013.
In altre parole, chi potrà stabilire nulle tutte le disposizioni post 2013 saranno giocoforza coloro che erano (Mons. Viganò incluso) al loro legittimo posto tra il 1958 al 2013.
Anche perchè, pur credendo alla comunione dei santi, legittimati ad agire temporalmente sono solo quelli della Chiesa militante, vivi. Perchè allora non essere più chiari, smarcandosi da equiparazioni indebite che metterebbero sullo stesso piano Giovanni Paolo II e Bergoglio?
Anche il "santo subito" (e sospetta fu tanta fretta...) ha commesso qualche errore, ma stiamo parlando di un uomo dalla fede limpida, pur con i suoi limiti umani. Idem dicasi di Benedetto XVI, che è poi colui al quale dobbiamo lo smascheramento del cancro già in atto da ben prima di Pio XII (chiedere a San Padre Pio)

Anonimo ha detto...

"_deliberatamente _cancellato _ da chi allora deplorava i profeti di sventura" = Giovanni XXIII (profeti di sventura i santificati pastorelli di Fatima, la chiesa santifica chi ha perseguitato come il sinedrio: voi fate le tombe ai profeti che i vostri padri hanno perseguitato e con ció vi autocondannate...)

Così il giustiziere, don Elia ha detto...

... È motivo di acuto dolore che un uomo così retto e intelligente, accecato da uno zelo poco illuminato, abbia fornito a individui così perversi l’occasione di usarlo in modo tanto volgare. Un successore degli Apostoli, soprattutto se a riposo, dovrebbe conoscere i limiti delle proprie incombenze e possibilità d’intervento, lasciando alla Provvidenza la cura di districare matasse che superano le capacità umane. Pretendere di risolvere problemi che non sono alla propria portata non può ottenere altro che danno per sé e per gli altri, in questo caso per l’unità della Chiesa visibile, già tanto lacerata. Chi ragiona correttamente sa bene che assumersi incarichi che non competono alla propria posizione perturba l’ordine stabilito dal divino Fondatore e fa così cadere in palese contraddizione con lo scopo che ci si è prefissi: in nome della difesa della fede, si nega la fede.
La giusta reazione

«In verità, il cuore dell’apostolo sanguina nel vedere le tribolazioni della Chiesa, ma non c’è nulla di comune tra il suo modo di patire e quello dell’uomo che non è animato da spirito soprannaturale. Nel momento in cui sopraggiungono le difficoltà, lo dimostrano il contegno e l’attività febbrile di costui, le sue impazienze e il suo abbattimento, la sua disperazione e, talvolta, il suo annichilimento di fronte a rovine irreparabili. Il vero apostolo, invece, utilizza tutto, trionfi e rovesci, per accrescere la sua speranza e dilatare la sua anima nel fiducioso abbandono alla Provvidenza» (dom Jean-Baptiste Chautard, L’anima di ogni apostolato, parte III, 3.e). Il problema sta tutto qui, nel modo di affrontare le situazioni spinose: modo mondano o modo cristiano. Non basta che l’oggetto di cui ci si occupa sia religioso perché anche l’opera sia santa, se la si realizza con spirito naturalistico.

Chi agisce secondo la modalità mondana predilige dichiarazioni, contestazioni, accuse, ribellioni e altre forme di rifiuto dell’autorità costituita, la quale non cessa dalle sue funzioni in forza delle elucubrazioni con cui qualcuno ne nega la legittimità e neppure a causa dell’indegnità di coloro che la detengono. Questo dovrebbe esser chiaro anche all’uomo della strada, ma quanto più a chi conosce il diritto e ha svolto compiti diplomatici! In ogni caso, questa non è la modalità cristiana di porsi di fronte ai problemi; quest’ultima, fondandosi sull’umile riconoscimento del proprio posto nonché sulla fiducia nella Provvidenza, spinge ad adempiere fedelmente il proprio dovere entro i limiti delle proprie attribuzioni, senza travalicarli indebitamente né scavalcare i ruoli altrui, nella serena certezza di dare, insieme a tanti altri, un contributo al bene dell’intero Corpo.

La modalità cristiana presuppone però il costante sforzo ascetico di rientrare in sé stessi, evitando di disperdere la mente nel rincorrere fatti e misfatti dell’attualità e mantenendola abitualmente raccolta in Dio. Intus, in nostro corde est, ubi redire iubemur, sentenzia san Girolamo con lapidaria efficacia: è dentro, nel nostro cuore, che ci è comandato di tornare. Là possiamo ritrovare il Signore con la sua signoria pacifica e mite, che ci rasserena, conforta, istruisce e fortifica in ogni circostanza, purché sappiamo far tacere l’io e placare le sue passioni, che non sono al servizio del Regno dei Cieli né mai potranno esserlo. Et erit opus iustitiae pax, et cultus iustitiae silentium (Is 32, 17 Vulg.), asserisce il Profeta, ripreso dall’Ufficio della Beata Maria Vergine del Monte Carmelo: la pace sarà opera della giustizia, ma per coltivare la giustizia ci vuole il silenzio… che permette – fra gli altri vantaggi – di non prestarsi agli sporchi giochi degli affaristi vaticani.

Anonimo ha detto...

"Et erit opus iustitiae pax, et cultus iustitiae silentium"

E perchè lui non tace?
E non conosce la parola "denuncia"?
E quando il silenzio è vigliaccheria?
E come fa ad essere così sicuro di discernere tra mondanità e parresia?

Anonimo ha detto...


J'approuve de tout mon cœur, sans aucune restriction, ces réponses, admirables de profondeur et de sagacité, de Mgr. Viganò. Que l'Esprit-Saint l'illumine toujours !

Laurentius ha detto...

Esprimo a Mons. Viganò tutto il mio apprezzamento per la sua chiarezza e il suo coraggio, e innalzo al Preziosissimo Sangue le mie preghiere affinché lo benedica e protegga.

Laurentius ha detto...

... Chi riconosce come valida e legittima quell'autorità...

Anonimo ha detto...

Sembra che a "Don Elia" diano molto più fastidio coloro che denunciano gli errori che coloro che li spargono!
Lui se ne sta ben nascosto e attacca chi ha il coraggio di fare qualcosa!
Ecco come la pensa "don Elia":
"Un successore degli Apostoli, soprattutto se a riposo, dovrebbe conoscere i limiti delle proprie incombenze e possibilità d’intervento, lasciando alla Provvidenza la cura di districare matasse che superano le capacità umane."
Se Sant'Atanasio avesse "ragionato" come lui ora la "Chiesa Cattolica" sarebbe semiariana e quindi soltanto una delle tante sette eretiche!
Don Elia non riesce proprio a capire che la Divina Provvidenza agisce abitualmente tramite le persone e che non è né saggio né prudente evitare di occuparsi dei problemi con la comoda scusa che, prima o poi, ci penserà Lei?

Ambrosius ha detto...

Caro Anonimo21 luglio, 2024 12:33,

La situazione dal 2013 non è oggettivamente differente da quella 1958-2013. Tutti i papi conciliari in alcuna misura sono neomodernisti. Il proprio Benedetto XVI ha amesso la continuità dal suo pontificato con l'attuale, la differenza secondo lui, è appena nel stilo. Francesco non ha portato nessuna novità che in alcuno modo non già non se trovasse all'interno della chiesa conciliare.
Chi ha smascherato il cancro è stato Mons. Lefebvre, Ratzinger fa parte della malattia.

Anonimo ha detto...

Mons. Viganò in un video disse: "quello che non possiamo fare, perché non ne abbiamo l'autorità, è di dichiarare ufficialmente che Jorge Mario Bergoglio non è papa. La terribile impasse nella quale ci troviamo rende impossibile qualsiasi umana soluzione. Il nostro compito non dev'essere quello di cimentarci in astratte speculazioni da canonisti" (ascolta audio dal secondo 39 al minuto 1,17: https://www.youtube.com/watch?v=QrB2NH4-uYI)

Lui stesso si è contraddetto e alle astratte speculazioni canoniche ne ha aggiunte anche di teologiche. Bisogna essere equilibrati nei giudizi: non si può dar ragione a Mons. Viganò solo perché grida contro ogni passo falso della gerarchia e condanna il Concilio Vaticano II e tutto ciò che è scaturito da esso: la verità è che lui è stato punito giustamente poiché ha negato pubblicamente o perniciosamente che Francesco sia papa. Viganò stesso aveva detto che nessuno ha l'autorità di dichiararlo ufficialmente. Se dunque non lo puoi dichiarare ufficialmente e lo fai commetti una colpa grave e ti devi assumere la responsabilità, ossia la condanna per scisma.
Ha ragione Don Elia che così facendo non ha risolto niente ma ha creato ancor più confusione e divisione.
Bisogna essere oggettivi: smettiamola di far passare l'idea che sia stato condannato unicamente per aver negato il Concilio Vaticano II. Se fosse stata solo questa l'accusa, allora avreste ragione ma in realtà è stato condannato anche per questo (poi giustamente se ne deve discutere sulla giustezza o no di aver inserito anche questa voce nella lista dei capi di accusa) e non credo che sia stata la colpa determinante la scomunica per scisma. Negare pubblicamente che un papa non sia papa è una colpa gravissima. Mi sorprende che tutti i defensor fidei in questa situazione si dimenticano di cosa dice la teologia, il magistero e il diritto canonico riguardo questo delitto: bisogna essere imiparziali e non usare due pesi e due misure.
Chi vuole il vero bene di Mons. Viganò dovrebbe provare a farlo riflettere e non a confermarlo nell'errore.

Anonimo ha detto...

Ci sono due tipi di silenzio: quello ebete e quello santo, nel mezzo le varie sfumature. Così  per la parola: quella vuota e quella piena. Nel mezzo ognuno si situa dove può. 

Monsignore sta spiegando fatti che nessuno cita e tanto meno spiega. Chi non  vuol sentire si tappi le orecchie o chiuda il telefonino. 
m.a.

Anonimo ha detto...


Quando i vescovi tedeschi chiesero all'allora Prefetto della Dottrina della Fede se si potevano benedire le coppie irregolari e omosessuali, il Prefetto rispose di NO perché la Chiesa "non può benedire il peccato".
Ma il nuovo prefetto, card. Fernandez, proprio questo ha autorizzato, con l'approvazione esplicita del papa: benedire il peccato.
Dunque, con chi abbiamo a che fare? Non è vero che la fede di GP II e di Benedetto XVI fosse "limpida". Poteva sembrarlo ma non lo era, basta vedere la deriva ecumenica da loro mantenuta e anzi da GP II incoraggiata e potenziata in tutti i modi.
Però hanno sempre cercato di salvaguardare la morale cristiana, anche se con l'handicap di aderire alla non cattolica definizione del matrimonio di GS 48, che elimina il concepimento e l'educazione della prole quale scopo primario del matrimonio.
Il presente e regnante, invece, si è, tra le altre cose, dato ad un sistematico lavoro di demolizione dell'etica cristiana, favorendo in modo sempre più evidente l'omosessualizzazione della Chiesa e l'avanzata del femminismo, deviazione alla prima collegata.
Sembra quindi legittimo chiedersi se papa Francesco possa considerarsi un vero papa. Ma stabilire se un papa che devia della fede non sia un vero papa fa sorgere il problema della deposizione del papa, praticamente insolubile in base al diritto canonico e alla teologia attualmente prevalenti.
La contestazione agli errori di papa Francesco deve quindi svolgersi sul piano religioso e politico-religioso (quando necessario) senza disperdersi in questioni praticamente insolubili, come quella della vacanza della Sede, della nullità dell'accettazione da parte di Bergoglio etc.
In questo senso si può dire che mons. Viganò abbia sbagliato ad addentrarsi in certe questioni. Sbagliato,si intende, dal punto di vista tattico. Ma non ha sbagliato nel denunciare "il tumore" che è il Vaticano II e gli errori in fide di papa Francesco.

La condanna di "don Elia" fa di ogni erba un fascio e non è accettabile. Ripete poi sempre lo stesso ritornello, che è quello dell'invito al silenzio e alla pazienza, insomma ad un atteggiamento di vile desistenza di fronte a Pastori che stanno demolendo la Chiesa e sono arrivati ad autorizzare "la benedizione del peccato"!
T.

Anonimo ha detto...

anonimo 13,13. Già perchè non dà l'esempio di ció che predica? Il giustiziere di don Elia dice a mons. Viganó che deve tacere? Ma grideranno le pietre, se si tace, di fronte all'abominio di un vangelo anticristico, desolazione nel luogo santo ove le pachamame sono portate a spalle dal presidente cei ! in san Pietro. Questa gente è condannata da san Paolo e da san Pietro e pure da san Giovanni. È scomunicato chi predica novità ( peraltro vecchie come il paganesimo) . Se nessuno denuncia si diventa pagani ritenendosi pure cristiani, ecco a noi davanti agli occhi come i popoli son divenuti pagani, ed i veri Pontefici come Melchisedec ( da Sem , anzi lui dovrebbe essere Sem) son divenuti pontefici alla Nerone. Monsignor Viganó fa il suo dovere e la Provvidenza farà, ma l'accidia di chi predica, ed applica, il silenzio sul male ( oggi si va contro il primo comandamento, e poi contro gli altri pure) è vizio mortale. Il nuovo Atanasio è pressochè solo come il primo, ma come infine prevalse la verità così sarà di nuovo.

Ambrosius ha detto...

"Però hanno sempre cercato di salvaguardare la morale cristiana, anche se con l'handicap di aderire alla non cattolica definizione del matrimonio di GS 48, che elimina il concepimento e l'educazione della prole quale scopo primario del matrimonio".

Caro T,

Benedetto XVI nel testo "La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali" ha riconosciuto già nel 68 il collasso della teologia morale cattolica, come se può leggere:


"Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società. Cerco di delineare molto brevemente lo svolgimento di questa dinamica. Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica veniva largamente fondata giusnaturalisticamente, mentre la Sacra Scrittura veniva addotta solo come sfondo o a supporto. Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia. Ricordo ancora come la Facoltà dei gesuiti di Francoforte preparò un giovane padre molto dotato (Bruno Schüller) per l’elaborazione di una morale completamente fondata sulla Scrittura. La bella dissertazione di padre Schüller mostra il primo passo dell’elaborazione di una morale fondata sulla Scrittura. Padre Schüller venne poi mandato negli Stati Uniti d’America per proseguire gli studi e tornò con la consapevolezza che non era possibile elaborare sistematicamente una morale solo a partire dalla Bibbia. Egli tentò successivamente di elaborare una teologia morale che procedesse in modo più pragmatico, senza però con ciò riuscire a fornire una risposta alla crisi della morale".

In quello hanno è stata promulgata anche la lettera Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI che se basa proprio sul diritto naturale. Così allo stesso tempo che se affermava l'uso della legge naturale in uno documento ritenuto infallibile, se lavorava una nuova morale "basata interamente sulla bibbia". Se non me ricordo male, lo stesso accade anche con Giovanni Paolo II ha riaffermato la legge naturale nell’enciclica Veritatis Splendor. Quindi, me pare impossibile salvaguardare la morale cristiana senza andare direttamente contro il Concilio. Questo non è stato fatto nè per GPII E nè per BXVI. Sembra che anche qui la reductio ad unum della Tradizione e del Magistero alla Sacra Scrittura, come ha denunciato Mons. Gherardini, ha prodotto i suoi cattivi frutti.

Anonimo ha detto...

anonimo 17,16. Il pensiero di mons. Viganó si è andato maturando, come egli stesso ha affermato. Quanto riteneva 50 o 20 anni fa ha dovuto ri-elaborarlo di fronte a fatti nuovi , e quanto riteneva due anni fa idem. Siamo onesti: lo ha scritto. Anonimo17,42 : quanto lei dice insolubile è supersolubile, in base a grandi teologi del passato, ed anche allo stesso Viglione, ed altri contemporanei, ed è detto papale papale da mons. Viganó: non si depone nessun Papa perchè il Papa non c'è. Dimostrato dalla pertinacia negli errori e dall'aggravamento del paganesimo di mons. Bergoglio (vescovo dovrebbecesserlo) per cui si deduce il vizio di consenso. Inoltre mons. Viganó arcivescovo e già nunzio apostolico ha anche denunciato in uno scritto come eretico da prima del 2013 del collega. E citato la bolla Papale di Paolo IV. Bergoglio è condannato dagli Apostoli e da un Papa suoi Superiori.

Anonimo ha detto...


# Non si depone nessun papa perché il papa non c'è...inoltre si deduce il vizio di consenso...

Lei deve usare l'impersonale ma chi concretamente caccerebbe papa Francesco dalla Cattedra pur indegnamente occupata?
Ci vuole qualcuno o un organo che inizi una procedura in tal senso.
O lei crede davvero che bastino dichiarazioni private sull'indegnità del papa? Anche quella di mons. Viganò resta una dichiarazione privata, sua personale di vescovo.

Prendiamo il caso della scomunica latae sententiae: vi si incorre automaticamente ma occorre pur sempre un organo che la dichiari. E quest'organo è in genere lo stesso papa, cui è riservata la remissione della stessa. Ma dichiarare questa scomunica rientra nei poteri del papa. Invece nessuno, nè individuo nè organo, ha nella Chiesa il potere di dichiarare scomunicato latae sententiae il papa per via di suoi eventuali errori, anche nella fede, visto che nessuno può giudicare il papa. Il papa può giudicare tutti mentre nessuno può giudicare lui.
Una qualsiasi procedura mirante a dichiarare deposto il papa per eresia sarebbe possibile solo se si ripristinasse lo "a meno che non devii dalla fede", lasciato cadere dal codice di diritto canonico del 1917 e del 1982.
T.

Anonimo ha detto...

Chi voglia portare per sé la Bolla di Paolo IV deve fare 3 cose:

a) dimostrare che inerisca ciò che sostiene, giacché siamo come i fisici innanzi all'interpretazione della meccanica quantistica. D'altronde visto il livello medio dei sedeprivazionisti, converebbe fare un ripasso sulla stessa QPT di Pio V e sullo stesso concilio tridentino. Cioè il tradizionalista medio è l'antitridentino per antonomasia.

b) vedersela col codice di oggi e ricordarsi di scindere il vaticano dal papato apriori.

c) ricordarsi che l'utilizzo logico di tale argomentazione autoesclude l'altro approccio del vizio di consenso, nella semplice parallela esposizione, cosa che chiunque intuisce mira in sè.

Ad ogni modo il problema del punto c) è poco male, giacché il vizio di consenso è un non sequitur ed un falso dilemma, tipico di chi intercambia carismi solidali, misteri sacramentali ut vincoli canonici.
Cioè qua stamo a livello di pubblicità spiccia. E non me rompete se la faccio pure io, sennò nu la vedevate.

Semplicemente siamo al redde rationem da vanti a DIO, del feudalesimo. Cosa avverrà è difficile a scorgersi, il modernismo ormai deve fungere da pretesto ed innesco, o per una deriva pagana, o per una pseudo restaurazione.
MA i precedenti 800 anni non ve li scordate

DAVIDE TROIANO

Anonimo ha detto...

È molto facile convincere se stessi, non altrettanto convincere gli altri.

"Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi" (Prov 16).

A don Elia sembra puro esaltare il silenzio, ma c'è un tempo per tacere e un tempo per parlare.

A mons. Viganó sembra puro affermare senza veri argomenti la Sede vacante, non offrire alcuna soluzione e gettare nella confusione le anime dei semplici e non tanto semplici.

Chi ha compreso le cose per tempo e ha fatto ciò che era necessario fare, coepit facere et docere, è Mons. Lefebvre, il vero Atanasio dei nostri tempi a cui inutilmente Mons. Viganò cerca di paragonarsi.

Preghiamo perché sorgano altri Pastori illuminati e coerenti nella parola e nell'azione, per risollevare (senza viltà e/o protagonismi) le sorti della Catholica.

Laurentius ha detto...

... affermare senza veri argomenti la Sede vacante, non offrire alcuna soluzione e gettare nella confusione le anime dei semplici...

Mons. Viganò di "veri argomenti" per delucidare l'attuale situazione della Chiesa Cattolica ne ha forniti a volontà, facilmente comprensibili da tutti i fedeli di buona volontà perché spiegati con franchezza, senza tortuosità; è vero che non ha compilato un trattato di teologia vero e proprio, può darsi che, a tempo suo, lo compili, lo vuole subito? Quale "soluzione" dovrebbe offrire Mons. Viganò? L'unica "soluzione" è quella di di seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo. Le "anime dei semplici", docili alla grazia dello Spirito Santo, non hanno bisogno di elaborati trattati di teologia per discernere la verità dall'errore. Mons. Lefebvre, che conobbi, a tempo suo, ha avuto certamente grandi meriti, ma non è più tra noi. Perché disprezzare Mons. Viganò, continuare a fare dei paragoni, pretendere delle "soluzioni" e magari nel contempo collaborare con i distruttori della Chiesa, i quali - e in questo caso non vi sono dubbii - spediscono le anime all'inferno?

Anonimo ha detto...

anonimo 22,32. Chi scaccerebbe l'usurpatore? Chiunque abbia la forza e l'Autorità per farlo. Di fatto ...mons. Viganó l'ha già fatto e non solo lui. La sua dichiarazione è già un giudizio di un'Autorità che condanna l'apostata. Egli stesso ha invitato le guardie svizzere a provvedere, se ben ricordo. La pavidità di molti impedisce il compimento pieno. Scomunica latae sententiae comminata da un non Papa che valore ha? Nulla. Scomunica latae sententiae sull'apostasia quale valore ha? Totale. Viene da Dio stesso, chi si separa da Dio è separato: scomunica latae sententiae. La dichiarazione formale l'ha dichiarata pure mons. Viganó e non solo lui.

Anonimo ha detto...

anonimo 0,20. Mons. Lefevbre ha fatto bene e mons. Viganó male? Andiamoci piano con assurdità del genere perchè il papa eretico sta fuori della Chiesa. E Paolo VI non era eretico , seppure ha fatto errori. Bergoglio è supereretico, apostata ed idolatra, fuori della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Anonimo 23,18. La bolla di Paolo IV è tanto combattuta perchè è un Papa che condanna il vescovo Bergoglio? a)è sufficiente la lettura della bolla da parte di un normodotato per capire cosa afferma b) il vaticano non è il papato? Il vaticano infatti fu sede orgiastica dei riti satanici, ove Pietro fu martire. Il vaticano puó essere benissimo separato dalla sede papale ora che se ne sono appropriati usurpatori. Ottima idea la sua. Quanto ai codici non ci sono problemi in merito. c) il vizio di consenso e la bolla di Paolo IV si autoconfermano. Poi non comprendo il suo pessimismo ...per cui Dio sarebbe morto? ... tra paganesimo ( già imperante peraltro socialmente ed anche nell'ecclesia purtroppo) e una pseudo restaurazione. Sappia che Dio vincerà, stia certo che il Cuore Immacolato trionfa.

Simone Veronese ha detto...

Quindi, se intendo bene, il pensiero di mons. Viganò si sarebbe evoluto portandolo a ipotizzare (quando non, a dare per certo...) questo "vizio di consenso" nell'accettazione di Bergoglio e così verrebbe a risolversi il "problema" del "prima sedes a nemine idicatur" (aggirato, più che risolto, in realtà).

Innanzitutto rilevo che, se l'accento viene spostato sull'accettazione, significa che si ritiene valida la rinuncia di Ratzinger, cosa non proprio di poco conto, viste le mille teorie a riguardo (anche tra i sostenitori di Viganò).

In secondo luogo, la cosa che reputo poco convincente è che questo "vizio di consenso" non mi pare sia mai stato lontanamente previsto o accennato da nessuno, neanche come questio disputata, per quel che riguarda l'accettazione del papato (lascio da parte il paragone col sacramento del matrimonio, emerso di recente, perché onestamente mi pare poco calzante).
L'impressione (mia e non solo mia) è che Viganò, assumendo questa posizione, si erga allo stesso tempo come legislatore e giudice ed è qui che il paragone con mons. Lefebvre non regge più.

Ma poi, mi chiedo, ammesso e non concesso che sia vero questo "vizio di consenso" nell'accettazione di Bergoglio, siamo così sicuri che, lo stesso "vizio" non sia poi ipotizzabile anche per tutti i papi postconciliari, avendo la certezza della loro incrollabile adesione agli errori di quell'assise (uno su tutti, l'ecumenismo)?

Per carità, tutto può essere, però se ci si incammina in certi ragionamenti, poi bisogna avere il coraggio di portarli alle loro logiche ed estreme conseguenze.
Ed eventualmente fare un passo indietro.

Gederson Falcometa ha detto...

"Anonimo 23,18. La bolla di Paolo IV è tanto combattuta perchè è un Papa che condanna il vescovo Bergoglio?"

Non si tratta di combattere la Bolla di Paolo IV, ma le sue false interpretazioni. Ciò che afferma la Bolla è che un Papa riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito. La interpretazione del documento secondo la quale un Papa deviato della fede dopo l'elezione era già un'eretico prima dell'elezione è falsa. Questa è già stata confutata da Alessandro Sanmarchi anni fa in due testi pubblicati nel sito Effedieffe:

Il "sedevacantismo" e la bolla "cum ex apostolatus officio" - https://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=3996&Itemid=100021

Ulteriori specificazioni contro il "sedevacantismo"
https://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=7587&Itemid=100021

Anonimo ha detto...

Gederson Falcometa. 1) se legge la bolla trova la condanna : fosse pure la primazia. 2) mons. Viganó ha dichiarato Bergoglio ( ed è notorio pure questo) eretico anche già prima dell'elezione. Rilegga tutto. Quindi si applica doppiamente a Bergoglio.

Anonimo ha detto...

Simone Veronese. Il discorso della rinuncia di Benedetto è un discorso diverso, che nulla centra . Dai fatti pare invalida. E il vizio di consenso non la rende valida. Il Bellarmino e fior di teologi hanno scritto sull'incompatibilità del Papato con l'eresia, in primis san Paolo. E compreso Paolo IV Papa. Si legga Viglione che fa un riassunto delle tesi. Un eretico non fa parte della Chiesa latae sententiae per cui si va a monte di come sia invece possibile che ci sia: e ne deriva che mai volle fare il Vicario di Cristo (vizio di consenso) e si tolse persino il titolo. Il giudizio sul fatto diventa evidente solo dopo , non all'atto. Vizio di elezione. Il paragone col matrimonio è calzante, si tratta di una Consacrazione da Dio. Per i papi postconciliari col concilio si dovrà giudicare, mons. Viganó ha scritto degli errori dell' uno e degli altri.

Catholicus ha detto...

Concordo pienamente con la risposta che le ha dato il blogger Laurentis; è ora di smetterla di fare le pulci a Mons. Viganò ( che ha ragioni da vendere, a vagonate) e tapparsi occhi e orecchi di fronte a un' infinita serie di tradimenti, menzogne, depistaggi, perfida persecuzione dei buoni cristiani, colpe di cui si rendono colpevogli Viganò, Tucho e tutti i loro complici ogni giorno che Dio mette in terra. Facile far finta di non vedere e portare acqua al mulino degli attuali vincitori ( ma per quanto ancora? quanto tempo concederà ancora loro la giustizia divina?). Chi ha orecchi per intendere, fatebbe meglio a schierarsi dalla parte giusta, che è quella scelta da mons. Viganò.

Catholicus ha detto...

Chiedo scusa per la gaffe sfuggitami nel mio commento delle 15:09 : le colpe quotidiane le riferivo a Bergoglio, Tucho e loro complici, non certo anche a mons. Viganò.....

Ambrosius ha detto...

Anonimo22 luglio, 2024 14:14,

Appena ripeto ciò che ho detto nel primo commento:

"La interpretazione del documento [Bolla Cum ex Apostolatus Officio] secondo la quale un Papa deviato della fede dopo l'elezione era già un'eretico prima dell'elezione è falsa".

La bolla afferma prima dell'elezione, dopo il Papa riconosciuto deviato dalla fede può appena essere redarguito. Prima dell'elezione Bergoglio non faceva altra cosa che appliccare il proprio Vaticano II, e dopo eletto non ha fatto nulla che in alcun modo già se trovava all'interno della Chiesa conciliare.

Anonimo ha detto...

Lefebvre afferma: «Non dico che la Chiesa cattolica siamo noi. Non l’ho mai detto. Nessuno può accusarmi di aver mai preteso di essere papa. Tuttavia, noi rappresentiamo veramente la Chiesa cattolica com’era un tempo, perché continuiamo a fare ciò che essa ha sempre fatto. […] Sia ben chiaro, noi non siamo contro il Papa in quanto rappresenta tutti i valori della Sede Apostolica che sono immutabili, della Sede di Pietro, ma contro il Papa che è modernista, che non crede alla sua infallibilità, che pratica l’ecumenismo». In una conferenza tenuta poco tempo dopo, mons. Lefebvre aggiunge: «Ho creduto di dover restare al di qua di una simile eventuale realtà, di dover mantenere un contatto con Roma, di pensare che a Roma vi è comunque un successore di Pietro. Un cattivo successore, certo, un successore che non bisogna seguire perché ha idee liberali e moderniste, ma che nondimeno si trova là».

https://fsspx.it/it/news/si-puo-parlare-di-una-chiesa-conciliare-24430

Anonimo ha detto...


Il paragone col matrimonio è calzante, si tratta di una Consacrazione da Dio, dice l'anonimo delle 14:25.

Ma il matrimonio è un Sacramento i cui ministri sono gli sposi.
L'accettazione del papato invece no. Tant'è vero che si può dimissionare. Il papa riceve il suo potere non dal Collegio cardinalizio che l'ha eletto ma direttamente dal Signore, una volta che abbia accettato. Ma non c'è nessuna consacrazione. Il papato non è un carattere indelebile.
Non si tratta di "far le bucce a mons. Viganò". Più semplicemente, di evitare la confusione tra argomenti validi ed invalidi, questi ultimi validi solo sul piano morale ma incapaci di portare ad una soluzione del problema, per le note ragioni (lo scoglio rappresentato all'impossibilità di giudicare il papa, in base alla normativa vigente).
Molti di quelli che commentano non si rendono conto del problema rappresentato dal fatto che una scomunica latae sententiae (o dichiarazione di sede vacante) deve pur esser dichiarata da qualcuno che abbia l'autorità per dichiararla, in base alla normativa e consuetudine esistente. Questa autorità nessuno ce l'ha nei confronti del papa, a meno che non si reintroduca nel CIC l'inciso famoso "purché non devii dalla fede", cancellato dai presenti codici di diritto canonico.
Bisognerebbe quindi insistere sul piano del merito, mobilitando l'opinione pubblica cattolica contro gli errori propalati da papa Francesco, sulla scia del Concilio e dei suoi predecessori "conciliari".

Anonimo ha detto...

Nei fatti con 'vizio di consenso' si intende nel Sacramento del matrimonio che uno dei due sposi ha una qualche intenzione diversa da quelle proprie che il matrimonio richiede.

Nel trattato di Minsk una parte dei firmatari aveva intenzioni diverse da quelle che il trattato avrebbe dovuto sancire. Quindi una parte dei firmatari, nei patti, firmò per la pace mentre intendeva preparare la guerra. 

Per similitudine e/o per estensione possiamo dire che nel trattato di Minsk ci fu una sorta di 'vizio di consenso'.

Il Signore Gesù Cristo investe xy del Triregno per essere a pieno titolo suo Vicario in terra. Se già da tempo il papa si è disfatto del simbolo del Triregno e parimenti attualmente ha espunto da sé anche la qualifica di Vicario di Cristo e si autoafferma unicamente vescovo di Roma, che Papa è?  Cioè nel minimalismo modernista, finto umile, noi ci troviamo con personaggi, nei fatti, inqualificabili, i quali hanno con le loro mani hanno allontanato il Signore da se stessi per rifiutare la primazia e con essa i doni, le virtù, di cui il Signore avrebbe voluto investire Pietro.

In tutto questo annoso processo di allontanamento degli uomini dai compiti che il Signore Gesù Cristo aveva assegnato loro, rimane solo la tragica e ad un tempo ridicola smorfia di quello che avrebbe dovuto essere.

Coprendo pietosamente il tutto con la dicitura 'vizio di consenso, Mons.Viganò ha di certo sbagliato, avrebbe dovuto dire che molti consacrati si sono macchiati di Alto Divino Tradimento come e peggio di Giuda.
m.a.

Anonimo ha detto...

A Gederson h 17,53. Le ho già risposto, forse non ci siamo compresi. Lei dice che un papa eretico puó essere solo redarguito in base alla bolla. Al di là del fatto che ció non è per fior di teologi, per i quali un extra Chiesa non puó esserne Capo. Ma le rispondo sul suo punto, spero meglio: mons. Viganó ha scritto di eresia bergogliana ---- precedente ----all'elezione. Confermata da fatti, lo stesso suo superiore lo giudicó negativamente ( ció nonostante fu avanzato in grado ?). Inoltre la bolla cita pure: fosse anche la Primazia. Quale primazia più primazia del Papa?

Gederson Falcometa ha detto...

Non sono io che dico, lo dice la bolla che un Papa riconosciuto deviato della fede può essere redarguito. Tu dice che una volta redarguito e se confermato deviato della fede, basta un arcivescovo scrivere delle sue eresie precedente che se prova il “vizio di consenso”. Questa è un’interpretazione falsa della bolla che avresti riconosciuto se avessi letto i testi di Alessandro Sanmarchi. Se non legge, infatti, non può compreendere.

Lui me dice: “Al di là del fatto che ció non è per fior di teologi, per i quali un extra Chiesa non puó esserne Capo”

Veramente lui pensa che il sedevacantismo nasce con Francesco?

Il sedevacantismo esiste dalla morte di Pio XII e dall'elezione di Giovanni XXIII.Da allora si è tentato di applicare la Bolla Cum Ex Apostolatus Officio a tutti i Papi conciliari. Il punto è che tu, come altri, conosci bene solo il pontificato di Francesco, ma non conosci quello dei suoi predecessori, e questo ti scandalizza. Ma di chi è la maggior parte da incolpare? Pilato che eseguì la sentenza contro Nostro Signore o coloro che Glielo consegnarono?

Il limite della questione del Papa eretico è stato posto molto bene da D. Eugênio Cecconi:

Quindi pone l'illustre prelato l'estremo caso d'un Papa caduto nell'eresia. Tal caso, rispondo , non occorse mai. Che andiamo a cercare eventi, che mai non furono e che, confidiamo in in Dio, mai saranno ?
- Ma se avvenisse ? - Ebbene, in ogni libro il più elementare di teologia o di diritto canonico ne sta lo scioglimento. Un Papa eretico cessa da quell'istante di esser Papa, e diventa straniero alla Chiesa, da cui uscì . È come se fosse morto, chè l'eresia è la morte dell'anima ; e, se volete, è come se avesse abdicato, chè negar la fede è rinunziare alla Chiesa.

Ma chi lo giudicherà - , questo Papa eretico ? Invero siccome il caso non è avvenuto, nè è molto probabile che avvenga, non si è pensato al tribunale. Chi lo giudicherà, un Papa eretico? Ogni Vescovo, ogni fedele, il primo che lo avvicina o che lo incontra. Ad un caso simile saprà ben provvedere Iddio, qualor permettesse che avvenga ; e se suscitò un san Pietro Damiani, un san Bernardo, un san Bonaventura, un san Carlo perchè levassero alta la voce in cose disciplinari, ben saprebbe suscitare chi difendesse le più gravi ragioni della fede. Storia del Concilio Ecumenico Vaticano, Mons. Eugenio Cecconi,Arcivescovo di Firenze - https://books.googleusercontent.com/books/content?req=AKW5Qae-IrgJo8JPDObA5PRK63JYDmY01zpNtrvG92iBoXTYi2uOjUhUjMqsxVKmLpa_EbCD6yWaZjsstPL2hHiY8yfC6yXwWv3IQUbR2wdMo2ZQjq0dNhKooL1_fOXuLSFAs53-tMZr9auKG_B912EzEIPxBl2Ot3ayw2vdqqKVdfG3WPBOipK5oRIGU5KzhMECcX7F2BHAF0cGdwH5bvfvWM3H1T6I6QkAO8_LXDtTOcgbEJMB5tW_yOVljx1aoH9LUii2IvyqDwYtk14pKyWJ7oJY805nvCJJr9TdkWLB6EE16YM2HmA


Il modo con cui i sedevacantisti vogliono affrontare il problema dell’eresia papale non è diverso da come i rivoluzionari francesi trattarono Luigi XVI o i bolscevichi russi trattarono i Romanov.

Anonimo ha detto...


Lo stesso suo superiore lo giudicò negativamente, Bergoglio...

Ma lo accusò di eresia? Qual'era questa eresia?

L'opinione di famosi teologi sul fatto che un papa eretico decada automaticamente dalla Cattedra non è diventata dottrina insegnata dalla Chiesa, il Magistero non l'ha fatta propria.

Anonimo ha detto...

La posizione: il papa puó essere eretico, il papa è eretico, Paolo VI fu eretico e con lui tutti i successori ( e si salva Giovanni XXIII?), un papa non è giudicabile , si deve andare dietro al papa comunque.... cozza contro fior di teologi e lo ammettete voi stessi sostenitori del papa eretico. Ma dite : chi lo dichiara eretico? Ora, premesso che siete proprio voi a dichiararli eretici da decenni, quindi fate ció che dite di non potersi fare e pubblicamente, vi chiedo: diventiamo pagani ? La lettera uccide, dice Gesù. Voi uccidete la Chiesa. Inoltre mons. Viganó ha detto ( con fior di teologi) che non sta giudicando il Papa ma ha detto altro: il Papa non c'è. E chiunque, anche il semplice fedele, ha il dovere di giudicare ció: non sapete che giudicherete gli angeli ( qui penso si tratti dei figli di Dio del cap.6 Gn)? Lo dice san Paolo. Gesù ha detto a Pietro, conferma, amami, seguimi. Pietro si giudica se è Pietro da questo. Lo giudico io, pure. Nessuno sta giudicando un Papa, si sta giudicando un eretico che sta FUORI. Lo ammettete voi. Quest'uomo che non è Papa, e non lo è per plurimi cause già sviscerate da molti. Nessuno giudica Papa Bergoglio ma tutti giudichiamo l'uomo Bergoglio perchè ha dimostrato di non confermare, non amare, non seguire, di non essere ció che voi dite sia. Se voi lo ritenete Papa NON potete giudicarlo in fede e morale. Seguitelo.

Anonimo ha detto...

Vicario è  colui che fa le veci di un superiore nella Chiesa Cattolica. Sinonimo  di supplente.
Quando, durante la guerra, il padre di famiglia moriva in guerra, il figlio maggiore, anche se ancora bambino, diventava capo famiglia.
Così  in un ufficio statale davanti ad una urgenza, ad esempio lo scoppio di un incendio, in assenza del capo gerarchico, prende il comando il fattorino che ha fatto il pompiere.
Si conoscono molti re bambini arrivati al trono, sotto tutela della madre o di un alto e stimato dignitario di corte, per la morte improvvisa del padre.
Così è per il Vicario di Gesù Cristo in terra.
Molti poi hanno cercato, nella Storia, di impadronirsi di questo particolarissimo compito con la frode. 
Nel 1958, quando si aprì il conclave dopo la morte di Pio XII,  i voti dei Cardinali si indirizzarono sul Cardinale Siri per ben due volte sembra. Ma il Cardinale fu minacciato della morte dei suoi familiari, se avesse accettato la nomina, così rinunciò.  Queste notizie furono raccolte dal giornalista Benny Lai, in un libro intervista, molti anni dopo i fatti, allo stesso Cardinale Siri.

Quindi si può  dire che dal 1958 le cose iniziarono ad andare storte. Ed il Papa buono Dio solo sa con, per, su quali criteri fu eletto. Visti, da questa prospettiva temporale, i problemi del presente presentano lunghi e stretti  intrecci inimmaginabili. 
m.a.

Catholicus ha detto...

Caro m.a., io avrei wualche risposta, o ipotesi, sul Conclave 1958 e su quelo 1963, nella mia ampia " Rassegna antologica del modernismo nella Chiesa Cattolica", ma purtroppo nessun sito cattolico si prende il disturbo di metterla on line, in rete, disponibile per chi vuole approfondire l' origine e gli sviluppi del male oscuro che affligge la Santa Chiesa di NSGC dai tempi di Pio IX in qua. Mi metta lei una buona parola, caro amico, chissà che lei riesca dove io non riesco (.Dio vede e provvede).