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martedì 16 luglio 2024

Viktor Orbán ha discusso delle possibilità di pace con Donald Trump

Nella nostra traduzione da Medias Presse Info una notizia di qualche giorno fa che acquista un peso diverso dopo i recenti eventi già ricordati qui - qui. Staremo a vedere gli effetti sull'Europa in via di ridefinizione  proprio in questi giorni e sul super-atlantismo della nostra Presidente del Consiglio...

Viktor Orbán ha discusso delle possibilità di pace con Donald Trump

Giovedì sera (11 luglio scorso -ndT), come passo successivo nella sua missione di pace durante la sua presidenza dell'Unione Europea , il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha incontrato l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che potrebbe presto tornare alla Casa Bianca.
Nell'incontro a Mar-a-Lago, in Florida, le parti hanno discusso questioni relative alle prospettive di pace, si legge nella dichiarazione successiva all'incontro. 
I guerrafondai si stanno irritando.
Questa missione di pace sembra infastidire particolarmente i guerrafondai dell’Unione Europea (è significativo notare che Ursula von der Leyen e molte altre personalità dell’UE dimostrano così di volere la continuazione della guerra tra Ucraina e Russia): ma Viktor Orbán non si lascia scoraggiare e continua i suoi incontri in questa direzione. (Pierre-Alain Depauw)

19 commenti:

Anonimo ha detto...

"Oltre all’orecchio destro di Trump e a quel che resta di Biden e del suo Secret Service, il proiettile esploso sabato sera da Thomas Matthew Crooks ha colpito anche Zelensky. Che ieri, tomo tomo cacchio cacchio, appena riavutosi dallo choc, ha dichiarato con l’aria di dire la cosa più logica del mondo (quale effettivamente è) che, al summit autunnale di pace, “dovranno esserci anche rappresentanti russi”. Prima o poi, ne pronuncerà anche il nome (non è difficile: Vladimir Putin) e revocherà il suo decreto del 4 ottobre 2022 che proibisce a tutti gli ucraini, cioè anche a lui, di negoziare con i russi. In attesa che qualche atlantoide nostrano dia anche a lui del putiniano, non basta una Treccani per raccogliere gli insulti, le calunnie, le gogne, gli ostracismi subìti da chi osa dire la stessa cosa da due anni e mezzo: la guerra fra Russia e Ucraina si chiude solo con un negoziato fra Russia e Ucraina con i rispettivi alleati (Cina e Brics, Usa e Nato). L’avevano capito le stesse Russia e Ucraina già nel marzo 2022, cioè 28 mesi e centinaia di migliaia di morti fa, quando si accordarono con la mediazione di Erdogan e Bennet. Poi gli oltranzisti Nato paracadutarono Boris Johnson su Kiev per intimare a Zelensky di non firmare e di far massacrare il suo popolo per sconfiggere la Russia. Un’idea paranoica che era già costata cara a Napoleone e a Hitler. E ora ha condannato a morte l’Ucraina, precipitata da 44 a 28 milioni di abitanti, semidistrutta nelle infrastrutture, decimata nei suoi giovani, ancor più fallita economicamente e ora anche militarmente. Ma ha devastato anche l’Europa con le sanzioni che dovevano abbattere il sanzionato Putin e hanno rovinato i sanzionatori. E ha trascinato la Nato nell’ennesima sconfitta, come se non bastassero i disastri nei Balcani, in Libia, in Niger e dintorni e la fuga ignominiosa da Kabul.
Intanto Putin, che dovevamo isolare, ci ha isolati con tutti i Brics presenti e futuri. E assiste sadicamente alla disgrazia dei leader che puntavano sulla sua e cadono come birilli: Johnson, Truss, Sunak, Draghi, Letta, Marin, Morawiecki, Macron, Scholz, Biden… Resta da capire se potrà essere Zelensky, lo sconfitto, a convocare i negoziati dopo averli irrisi per due anni, o se l’Ucraina dovrà trovarsi un rappresentante più credibile per la nuova parte in commedia, anzi in tragedia. E si vedrà se Putin, il vincitore, aderirà al vertice autunnale o attenderà il 20 gennaio, quando la Casa Bianca avrà un nuovo inquilino che gli pare tanto di conoscere. Di certo nessuno chiederà un parere ai cani da riporto e da compagnia della cosiddetta Europa, che infatti, diversamente da Zelensky, non hanno ancora neppure sentito gli spari di Butler. Magari qualcuno li avviserà poi a cose fatte, come si addice alla servitù." (cit. Il Fatto Quotidiano)

Anonimo ha detto...


Questo articolo de Il Fatto Quotidiano dice alcune cose giuste.
La faccenda dell'intervento inglese che avrebbe fatto fallire l'accordo con i Russi andrebbe tuttavia approfondita. Sembra che il famoso articolo di Foreign Affairs che rivelava il fatto, dicesse anche un'altra cosa, sfuggita ai più: e cioè che Zelensky voleva una garanzia americana diretta sull'accordo ossia in pratica un impegno diretto americano che Biden non si è sentito di dare, poiché in futuro avrebbe potuto coinvolgere gli USA direttamente in una guerra per garantire gli accordi di pace russo-ucraini ossia l'indipendenza dell'Ucraina. Insomma, si sarebbe trattato di una garanzia come quella che Regno Unito e Francia diedero alla Polonia, che li obbligò poi a dichiarare guerra a Hitler, non appena Hitler attaccò la Polonia. Sarebbe stato questo il motivo per il quale l'accordo è saltato, non il pirotecnico intervento di Johnson.
Bisognerebbe approfondire.

Però l'articolo è pieno d'odio, si sente sempre ormai quest'odio circolare dappertutto. È il frutto della corruzione dei costumi dominante, che comporta il dissolvimento della morale e il prevalere dei peggiori istinti, tra i quali appunto l'odio, peraltro inoculato da decenni di ideologie basate sull'odio, come il marxismo, o lo stesso antifascismo, ideologia dell'ANTI, votata alla demonizzazione dell'avversario, artitrariamente eletto a Male Assoluto, da eliminare fisicamente appunto.
Anche nei confronti della politica italiana troppo supina ai desiderata americani, non si sa fare altro che coprire Meloni e Co. di vituperi, senza mai cercare di proporre qualche soluzione che consenta di impostare una diversa politica.
Circa le iniziative recenti di Orban non sembra che Meloni si sia dichiarata contro.

Lssciate ogni speranza... ha detto...

Se è vero questo...

https://www.maurizioblondet.it/ecco-il-gestore-di-vance/

Anonimo ha detto...

Beh, coi tempi che viviamo... diciamo che Meloni non si sia dichiarata contro, è già tanto! Purtroppo, però.

Anonimo ha detto...

Oggi, domani e sempre il globalismo rossoverde è il nemico da combattere.
In questo programma è lecito uscire dal binomio destra sinistra, in quanto gli "utili idioti" del capitalismo comunisteggiante, quello radical chic (tanto caro al WEF), democraticamente intollerante con chi non sta al gioco, sono da individuare nelle forze politiche di centro, sempre pronte a vendersi per un piatto di lenticchie.
Chi vota al centro, lo vediamo anche oggi in Francia come in Europa, fa il gioco della palude, dove classe media e piccole aziende vengono soffocate dagli interessi delle multinazionali.
In questo pantano ribollente, il nuovo clero "verde" di conciliare memoria è a tutti gli effetti un attore al servizio dei burattinai.

Anonimo ha detto...

Io personalmente spero che un'eventuale vittoria di Trump porti a una pace duratura con la Russia e scongiuri le follie belliciste della Nato.
Per quanto riguarda il Medio Oriente penso che i cattolici dovrebbero cercare di comprendere le principali radici teologiche del sionismo cristiano.
Bisognerebbe approfondire l'eresia dispensazionalista che benché ormai minoritaria nei seminari evangelici americani è ancora diffusissima tra i fedeli evangelici. Nella nostra lingua purtroppo il materiale è pochissimo. È una questione della massima importanza spesso trascurata nelle analisi della politica estera americana.Temo anch'io che le categorie destra e sinistra servano a poco per capire la politica attuale. Vorrei fare un sommesso invito: non dimentichiamoci delle sofferenze dei nostri fratelli cristiani arabi e dei civili di Gaza. Seguiamo San Pio X non gli sciagurati cattosionisti protestantizzati.

Anonimo ha detto...


Non dimenticare le sofferenze degli arabi cristiani e dei civili di Gaza va bene.
Ma nei commenti su questo blog non mi sembra di aver letto condanne del modo di combattere dei terroristi di Hamas, che utilizzano cinicamente la popolazione come scudo.
Chi riconosce allo Stato ebraico il diritto ad esistere (che gli viene negato dalla controparte araba e musulmana) per qual motivo dovrebbe esser considerato "sionista"? L'uso di questo aggettivo è apertamente fazioso.

mic ha detto...

Qui si è sempre condannato il sionismo senza confonderlo con lo stato d'Israele. In ogni caso purtroppo anche Israele non riconosce alla Palestina il diritto di esistere...
Forse, se da anni lo Stato palestinese
fosse stato riconosciuto avrebbe potuto contestare ad Israele l'occupazione selvaggia dei territori, come uno stato di diritto senza l'esasperazione del terrorismo

Anonimo ha detto...


Lo Stato palestinese come Stato di diritto? Forse...
Si tratta solo di un pio desiderio.
Questi conoscono solo la sharia.
Si ha tutto il diritto di criticare e condannare il sionismo, ideologia nazionalista a sfondo messianico. Non però di usarne l'aggettivo a scopo intimidatorio nelle discussioni contro chi sionista non è.
Per riconoscere Israele come Stato, i palestinesi vogliono la loro capitale a Gerusalemme Est non a Gaza. Condizione inaccettabile per gli israeliani. Hamas ed Hezbollah sono due emanazioni dell'Iran e gli ayatollah continuano a ripetere che "l'entità sionista" deve sparire e sarà distrutta.
Per i musulmani, Israele è "casa della guerra" in quanto infedele. Con gli infedeli la pace non è possibile, solo delle tregue, regolarmente interrotte da atti di guerra, come l'attacco terroristico del 7 ottobre 2023. Ogni tregua non dovrebbe durare più di dieci anni al massimo.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente. Ricordo che pure gli italiani hanno sofferto durante la 2GM, bambini compresi, ma gli aiuti americani sono giunti solo DOPO LA RESA e non prima.
I palestinesi potrebbero essere ricchi come molti paesi arabi, ma si dovrebbero prima arrendere, accordare e omologare agli israeliani. Evidentemente preferiscono vivere di aiuti.

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

@lasciate ogni speranza...
Sembra quindi che ci siano davvero, l'ho commentato nel post sull'attentato, più gruppi che vogliono che Trump scateni una guerra contro l'Iran: se ci siano anche i monarchici iraniani fra di essi non si capisce ancora, ma potrebbe non esserci altro movimento che possa appoggiare un intervento militare probabilmente non solo americano ma pure britannico. Se vi partecipasse l'Italia, temo sarebbe solo per impedire le elezioni politiche (previste nel 2027), a norma dell'articolo 60 della Costituzione.
Non so se il Magistero Cattolico tradizionale possa accettare una simile guerra come "giusta", nè sono in grado di capire se qualche altro paese, europeo o non, voglia intraprenderla.

Anonimo ha detto...

Diversi sono gli articoli su questa guerra  ipotetica. Ora,  o stanno distraendoci dalle dinamiche ed omissioni dell'attentato a Trump, o vogliono tenerci in ansia per finire di sfibrarci, o sono matti da legare... che, nei fatti, hanno, ampiamente e da tempo, dimostrato di esserlo.
m.a.

Anonimo ha detto...

Semplice cronaca

Alcuni siti americani stanno mettendo in rilievo il fatto che nel 2017, in occasione della presa in possesso della Casa Bianca da parte del neoeletto presidente Trump, il padre Andrew Mahana esorcizzò l'edificio (l'ultimo inquilino era stato Barak Obama) e regalò a Trump una statua della Santa Vergine di Fatima. Gli stessi siti ricordano che il 13 luglio, giorno dell'attentato, si compiva il 107° anniversario delle apparizioni di Nostra Signora a Fatima.

https://catholicexchange.com/did-our-lady-of-fatima-save-president-trump/

Anonimo ha detto...


Gli auspici di una guerra americana all'Iran sono solo fantapolitica.
Intanto Trump deve ancora vincere le elezioni. Le vincerà? Da oggi all'inizio di Novembre molte cose potrebbero ancora accadere, e molte di loro non buone.
Inoltre, forse che la Russia assisterebbe inerte ad un assalto in grande stile all'Iran?
Non bisogna perdere troppo tempo dietro a siti che sparano bufale a ripetizioni.

Anonimo ha detto...

Orban svela i piani di Trump per porre fine alla guerra in Ucraina

In una lettera indirizzata ai rappresentanti dell’Unione Europea, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha avvertito che un’eventuale rielezione di Trump il prossimo 5 novembre comporterebbe un cambiamento radicale della posizione degli Stati Uniti circa il conflitto in Ucraina. Secondo il politico magiaro, una volta eletto, Trump dovrebbe dare priorità alle questioni interne rispetto alla politica estera e, dunque, non ci dovrebbe essere alcuna iniziativa di pace sull’Ucraina fino all’anno prossimo. Tuttavia, Orban ha fatto sapere che «Trump ha piani dettagliati e ben fondati su questo». All’interno di questa cornice, dunque, secondo il primo ministro ungherese l’Unione Europea dovrebbe cambiare al più presto posizione per non rimanere sola a sostenere finanziariamente e militarmente l’Ucraina e, soprattutto, per non rimanere isolata: la rielezione dell’esponente repubblicano, infatti, modificherebbe le dinamiche finanziarie tra Stati Uniti ed Europa, lasciando quest’ultima a sostenere l’onere maggiore di sostegno a Kiev. Dopo aver sintetizzato brevemente il contenuto dei colloqui con i capi di Ucraina, Russia, Cina e Turchia e con lo stesso Trump, Orban ha chiesto all’UE di avviare colloqui politici di alto livello con la Cina per definire le modalità di una nuova conferenza di pace sull’Ucraina e di riaprire i canali diplomatici diretti con la Federazione Russa.

Il capo ungherese ha apertamente criticato la strategia europea sull’Ucraina, in quanto priva di pianificazione e indipendenza e ha quindi esortato i vertici europei a sfruttare il possibile nuovo corso della politica americana per rivedere le loro posizioni e cambiare approccio sulla guerra, sostenendo il cessate il fuoco e lavorando per avviare trattative diplomatiche. Già nella sua “missione di pace” che ha lo ha portato a incontrare Putin e Xi Jinping, il capo di Budapest era stato fortemente criticato e screditato dalle istituzioni comunitarie, le quali ora hanno deciso di sabotare apertamente il semestre di presidenza ungherese del Consiglio dell’UE: «Alla luce dei recenti sviluppi che hanno segnato l’inizio della presidenza ungherese, la presidente [Ursula von der Leyen] ha deciso che la Commissione europea sarà rappresentata a livello di alti funzionari solo durante le riunioni informali del Consiglio», ha annunciato lunedì sera il portavoce capo dell’esecutivo, Eric Mamer. Secondo la Commissione, i viaggi di Orban sarebbero stati un affronto all’unità del blocco europeo. Mentre, dunque, il clima a livello internazionale sta evidentemente cambiando, tanto che anche Zelensky recentemente ha aperto alla possibilità di invitare la Russia al prossimo vertice di pace, l’Ue pare statica sulle sue posizioni, incapace di cambiare atteggiamento o prospettiva e di analizzare il contesto per fare le scelte più convenienti e oculate per la prosperità e la sicurezza del Continente.
di Giorgia Audiello

Anonimo ha detto...


Il partito di Giorgia Meloni ha comunque votato contro la rielezione dell'infausta Ursula alla presidenza europea, anche se inutilmente.

Viandante ha detto...

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!»

(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)

Anonimo ha detto...

"La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri"
Hannah Arendt

Anonimo ha detto...

"Se von der Leyen non fosse stata rieletta sarebbe stato il caos, i Mercati ci avrebbero punito e i cittadini ne avrebbero pagato il prezzo" (Antonio Tajani).

Il nostro ministro degli Esteri ce lo dice chiaramente; la von der Leyen l'hanno scelta e voluta i Mercati finanziari.
Cioè i grandi potentati del denaro, che dei Mercati sono i protagonisti assoluti.
O fai come dicono i Mercati, oppure il Caos. E' il grande ricatto.
Le elezioni sono ormai una farsa, la democrazia una burla.
Lo dice Tajani.
Tu chiamala se vuoi, PLUTOCRAZIA.
Martino Mora