Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 22 luglio 2024

Abendland: note sulla civiltà del tramonto

Interessante, da condividere. Qui indice precedenti.
Abendland: note sulla civiltà del tramonto

“Possiamo già dirci occidentali nel senso rivelato dal nostro passaggio attraverso la notte del mondo?”. Così Martin Heidegger si interrogava sulla natura dell’Abendland, cioè della terra del tramonto, ovvero dell’Occidente. Occidente: un termine tanto usato e abusato quanto vasto e denso nella sua poliedricità semantica, storica e filologica. Ma forse anche qualcosa di più di questo, intendendolo dal singolare punto di vista della prospettiva filosofica, come quella heideggeriana appunto, che a differenza di altre prospettive non ne monodimensionalizza la struttura, anzi la arricchisce, la approfondisce, donandole appunto profondità, cioè quello spessore umano, intellettuale, sostanziale che l’Occidente sembra aver perduto o quanto meno dimenticato. L’Occidente, infatti, sembra aver smarrito la propria strada, la consapevolezza intorno alla propria vocazione, la stessa capacità di pensare alla propria natura, così impegnato a produrre beni di consumo e di lusso, così concentrato a perfezionare i ritrovati della tecnica e della tecnologia, così immerso nel raggiungimento di sempre nuovi traguardi di crescita economica e industriale. L’Occidente ha smesso di pensare, perché ha cessato di essere e ha cessato di essere perché ha smesso di pensare.


L’Occidente, del resto, non può essere pensato finché non si pensa esso stesso per ciò che è, come Abendland, cioè finché non riscopre la propria essenza, il proprio essere terra del tramonto, spazio di passaggio tra la barbarie e la civiltà, momento di raccoglimento tra l’essere e il divenire, pensiero tra il silenzio e la parola, elemento di raccordo tra lo sfacelo nebbioso della storia che si ossida con il tempo e l’eternità della salvezza ultramondana che adamantina e luminosa come un’alba si staglia oltre le finestre del tempo, al di là dei confini della storia. Abendland: questa terra del tramonto che si specchia nella linea dell’orizzonte che cela il sole, che proviene dal fragore del giorno e che attende, come con il fiato sospeso, l’ingiungere della notte. Abendland: quella terra del tramonto in cui la notte trova dimora e si possono compiere tutti i sogni o tutti gli incubi di cui l’animo umano è capace, come il Tempio della concordia di Agrigento o il campo di sterminio di Auschwitz. Abendland: la terra del tramonto che ha visto sorgere l’umanità, l’umanità come consapevolezza cosciente di sé, l’umanità come compito di fuoriuscire dalle tenebre della natura empirica innalzandosi al di sopra dell’animalità, ergendo il busto e sollevando lo sguardo fino alla contemplazione estatica del cosmo.

L’Occidente, dunque, come terra del tramonto, come tempo di attesa tra il giorno e la notte, come terra di mezzo, come campo di coltivazione dell’umano tra l’al di qua e l’al di là, come vocazione dell’umano e all’un tempo come tentazione di una sua possibile negazione. Un Occidente diadico e bicefalo, diviso tra un’Europa che vive della rendita degli antichi fasti delle sue glorie culturali, ma che poi se ne vergogna, e un nuovo mondo privo di pudore e di storia che vive militarmente proiettato verso la conquista del futuro e delle stelle. All’Europa impietrita, immobile sotto il peso dei suoi capitelli dorici, dei suoi contrafforti gotici, dei suoi pilastri ideologici, si contrappone la febbrile e inarrestabile macchina produttiva dell’America, sorda ai principi fondativi dell’umano, cieca dinnanzi a qualunque dimensione ontologica intesa come ostacolo allo sviluppo dell’ homo faber che trova Oltreoceano il suo habitat naturale. L’Occidente come terra del tramonto pare al tramonto esso stesso: ma in quale senso? Cosa sta tramontando? Perché sta tramontando? Quali forze lo spingono verso la linea dell’orizzonte della storia?

Destino inesorabile probabilmente, dato che il verbo latino “occido”, da cui proviene il termine Occidente, significa all’un tempo “tramontare”, nella sua forma intransitiva, e “uccidere”, nella sua forma transitiva, per cui l’inevitabile domanda: cosa sta facendo tramontare l’Occidente? Cosa sta uccidendo l’Occidente? Le risposte potrebbero essere storiche, retoriche, ideologiche, geopolitiche, economiche, ma tutte insufficienti a cogliere l’effettiva gravità della realtà se svincolate dal piano fondamentale, cioè da quello ontologico. L’Abendland è oramai la terra del tramonto del senso, la terra del crepuscolo della ragione, la terra della notte dello spirito. L’Occidente non è più in grado di esercitare le forze dello spirito, divenendo destinato a essere cancellato dai cieli della storia, come un giorno nell’ora della sua fine, come una stella non più in grado di emettere la sua energia, come un sole destinato a calare dietro la linea del tempo. In Occidente non si pensa più all’umano, del resto è sopraggiunto il post-umano; non si pensa più all’essere, del resto è l’epoca dell’apparire; non si pensa più, del resto è l’epoca dell’agire. [vedi La dislocazione della divina Monotriade, Romano Amerio -ndr]

L’Abendland, allora, è la terra in cui il pensiero trova la sua fine: lo dimostrano, tra i vari esempi possibili, le miserrime condizioni in cui ovunque, al di qua come al di là dell’Atlantico, versano le istituzioni universitarie così ricche di saperi, ma così povere di verità, così piene di mezzi e di tecniche, ma così vuote di scopi e di umanità, così ricolme di concetti, ma così carenti di razionalità. L’Abendland è terra dei ruderi dello spirito, in cui Dio è stato ucciso dai teologi, il diritto è stato assassinato dai giuristi, l’arte è stata annientata dagli artisti, la filosofia è stata annullata dai filosofi, la medicina è stata eutanasizzata dai medici, la scienza è stata distrutta dagli scienziati: ciascuno ignaro del fatto eppure ognuno fiero del proprio misfatto, poiché, in sostanza, è sempre estremamente difficile presiedere il tribunale che giudica se stessi o, più semplicemente, perché non tutti sanno leggere e scrutare nell’abisso oscuro del proprio stesso analfabetismo. L’Abendland, in conclusione, è davvero terra del tramonto e, forse, nessuno dei suoi abitanti potrà impedire l’ineluttabilità di questo tramonto, poiché, sempre con le lucidissime parole di Martin Heidegger, “ormai solo un Dio ci può salvare”.
Aldo Rocco Vitale, 10 maggio 2024 - Fonte

20 commenti:

Anonimo ha detto...

LA 'MASCHERATA' POLITICA

Nel giro di poco più di una settimana appena, due 'rantoli' dell'ormai incancrenitosi 'sistema' del potere americano e, più in generale, di quello 'marittimo', come lo avrebbe definito Carl Schmitt .

Dapprima l'attentato a Trump che, al netto delle migliaia di tesi che si sono sovrapposte al fatto (o, anzi, proprio perchè esse vi si sono sovrapposte), testimonia il degrado umano, civile e dell'ordine complessivo di quel Paese.

Di seguito la fine (ma sarà davvero così?) del teatro attorno alla rinuncia di Biden, con la successiva 'investitura' di quell'altro fenomeno della Kamala.

Quest'ultima vicenda conferma il sistema assoluto di disvalori in cui vive da decenni la 'comunità' liberal negli Stati Uniti.

Partendo, sia chiaro, da Biden stesso il quale ha di fatto certificato -ma, come vedremo, fino ad un certo punto- non solo la sua incapacità psicofisica di reggere i ruoli e le relative responsabilità, gettando la spugna, ma anche la sua totale malafede ed attaccamento al 'supporto vitale' del potere fine a sè stesso, dimostrando come il suo stato non fosse da tempo all'altezza.

Il punto è che il 'coraggioso e il patriota Biden' -come lo incensano, adesso quei prezzolati del media system che, dopo averlo sostenuto, da qualche settimana pressavano affinchè passasse la mano- ha abbandonato... solo la ricandidatura alla Casa Bianca, guardandosi bene dal lasciare... la Casa Bianca!

Insomma, l'anziano, il debilitato, e il 'non più idoneo' Joe, non andrebbe più bene per viaggiare per Stati, per dibattiti con Trump, per polarizzare i fondi degli amici altolocati dei Dem amricani, pur continuando ad essere -nel pieno dei suoi poteri- il Presidente degli Stati Uniti e il Commander in chief di tutta una serie di agguerriti apparati bellici, pronti a scattare in un mondo che brucia sempre più...

Lo zenit assoluto dell'ipocrisia, della malafede, del pigliaculismo di cui quella parte politica è in grado di esprimersi viene toccato con il dispiegamento di elogi assortiti per una scelta che, in fondo, investe solo il piano elettorale. Anzi, nulla porta ad escludere che il compromesso più spiccio si sia consumato proprio nel baratto fra il 'dopo' a cui Biden ha rinunciato con il 'qui ed ora' del potere effettivo con il quale lui (o chi per lui) deve riuscire ancora a completare alcune operazioni.

Ma il caso Biden la dice lunga sullo svuotamento di autorità della politica e della democrazia (toccato con mano anche qui in Europa con le elezioni francesi e il post factum di quelle Europee): ci dice, insomma, che il livello politico è solo una rappresentazione, una mascherata, posto che pressioni, interventi anche 'eterodossi' (si pensi a quello, sconcertante, di un George Clooney), svuotamenti di conti correnti per le campagne possono cancellare il voto dei delegati e possono indurre anche l'uomo 'più potente della Terra' a lasciar perdere...

Il vero potere, insomma, sta altrove...

E questo potere, dopo non essersi minimamente curato, in circa 4 anni, della pesantissime gaffes della Vicepresidente, oggi lanciata ex pectore da Biden per succedergli, già sta facendo cucinare lunghi spaghetti di narrazioni positive da propinarci, per giustificare la presenza un'altra disadattata alla Casa Bianca.

Un altro 'volto' da buttare in pasto al flusso infinito delle chiacchere che ci impegnano, mentre le vere decisioni si assumono altrove.
Cit. Sebastiano Mallia

Anonimo ha detto...

E' la decadenza dell'essere occidentale in quanto tale, è la decadenza spirituale rintracciabile nella componente predominante della società civile e nella Chiesa (dove l'eresia modernista non è mai stata così potente). E', purtroppo, anche la decadenza visibile in certo tradizionalismo cattolico gay-friendly, affiorante dalle viscere sempre così ben oliate dell'esoterismo, pericoloso proprio perché oscuro e camuffato.

Anonimo ha detto...

"Europa, ascolta noi cristiani d'Oriente o farai la nostra fine". Sono a Istanbul e ho sentito un vescovo ortodosso avvertirci: "Quello che è successo a noi succederà a voi, la mia storia è la vostra storia. Se non aprite gli occhi un giorno vi sveglierete minoranza nei vostri paesi".

https://meotti.substack.com/p/europa-ascolta-noi-cristiani-doriente

Anonimo ha detto...


".. mentre le vere decisioni si assumono altrove", dice l'intervento delle 12:58.

Altrove, dove? È sempre la solita tesi, quella di un potere mondiale occulto esercitato da una élite di potentissimi sconosciuti.
Una tesi che si condanna da sola.

Silente ha detto...

L'Occidente non esiste. Non esiste storicamente, politicamente, culturalmente. Europa e Stati Uniti hanno culture, storie e soprattutto interessi divergenti. I "padri della patria" ultra-protestanti americani odiavano i valori europei, che giudicavano intrisi di assolutismo, corruzione e papismo. Dalla Rivoluzione americana in poi, gli USA si sono sempre dimostrati antieuropei. Quante guerre hanno fatto contro l'Europa? Solo il Sud della Confederazione mantenne un solido legame culturale con la tradizione classica europea, ma fu sconfitto. Quando Oswald Spengler parlava di "tramonto dell'Occidente" pensava al mondo europeo, ai suoi imperi e alla sua civiltà, non certo al mondo transatlantico. Oggi il cosiddetto "Occidente" è un trucco semantico per facilitare l'asservimento, per mezzo della Nato, dell'Europa agli interessi USA. L'intera Europa è oggi una colonia, soggiogata con il soft power culturale, con la finanza e con le centinaia di basi militari.
Scrive Alain de Benoist: "L’Europa non può essere confusa con l’ "Occidente" […]. Questo spazio non è il nostro. I suoi interessi non sono i nostri […]. Noi siamo a pronti a batterci per la difesa del continente e del modello europeo. Non ci batteremo per la "difesa dell’Occidente"."
E Franco Cardini: "Occidente” non è una cosa, una realtà geostorica o geoculturale: è una parola equivoca, che ha subito nel tempo una serie di slittamenti semantici e il cui attuale significato è tanto recente quanto equivocamente e perversamente diverso da come lo intendono molti europei convinti che esso ed Europa siano quasi sinonimi. […] La categoria di Occidente è un’invenzione ideologica".
Silente

Anonimo ha detto...

Il 22 luglio 1968 moriva a Cervia, all'età di 60 anni, l'indimenticabile Giovannino Guareschi, scrittore, giornalista e vignettista, difensore della Messa Romana.

"Ognuno nasce e muore per conto proprio e Dio considera gli uomini uno per uno e non gregge per gregge. Guai a chi rinuncia alla sua coscienza personale per partecipare a una coscienza e a una responsabilità collettiva" ("Peppone marca visita").

Anonimo ha detto...

Antonio Margheriti
Hanno iniziato col far rinunciare Benedetto, sono finiti a rinunciare loro
Col la differenza che la testa di Ratzinger era a posto, e semmai l'hanno rimpiazzato con uno svitato. Come pressappoco sono tutti i leader occidentali della generazione Davos, eccettuato Orban che infatti non appartiene al giro.

Anonimo ha detto...


La parola Occidente come valore.

Chi critica quest'espressione ha la memoria corta. Si affermò soprattutto nel secondo dopoguerra in contrapposizione alla Russia sovietica, quella di Stalin, schierata minacciosa dietro la Cortina di Ferro, operante in Occidente attraverso i partiti comunisti.
L'Occidente, al di qua della Cortina, era di fatto la parte dell'Europa dominata dagli americani. Rispetto all'URSS era la terra della libertà. Non c'era l'ateismo di Stato né la cappa di piombo del totalitarismo sovietico, potevi andare a Messa e professare la tua religione, si praticavano le libertà tipiche della democrazia parlamentare, cosa in Italia per molti gradita dopo il ventennio dell'autoritarismo fascista. C'erano anche i difetti della democrazia liberale, si cominciavano a vedere anche se si era ancora molto lontani dall'odierna decadenza.
L'Occidente, in quanto simbolo di libertà nel rispetto della legge e della morale, oggi come simbolo non regge più: proprio l'Occidente appare per vari aspetti nemico e persecutore dei valori fondamentali, più ancora dell'Oriente, essendo in preda ad una democrazia impazzita, per i noti motivi.
Ma non diciamo che non è mai esistito e che non ha mai rappresentato un valore positivo. Bisognerebbe cercare di cogliere i fenomeni storici nel loro sviluppo concreto, essi mostrano sempre un intrecciarsi di ascesa e decadenza.
Oggi siamo nella fase della decadenza avanzata, il simbolo dovrebbe esser riveduto e corretto.
Il tentativo di sostituirlo con il mito dell'Oriente, dal quale verrebbe la liberazione dai presenti affanni, appare come minimo ingenuo.
Politicus

Anonimo ha detto...


Manca una riflessione approfondita sul fenomeno della decadenza.

Sulla decadenza dei popoli e delle istituzioni come fenomeno storico, che è impossibile negare. Sulla decadenza delle visioni del mondo, che a un certo punto intristiscono e non soddisfano più.
Una cosa si può affermare con certezza: nella decadenza operano cause esterne ma anche interne. Anzi, le cause interne preparano la via a quelle esterne: l'edificio era tarlato ma la cosa non diventava apparente finché una causa esterna non lo faceva crollare, p.e. una guerra, seguita da un'invasione straniera.
Le cause interne sono di diverso tipo, materiale e spirituale. Esse creano alla fine dei dualismi insuperabili, che possono portare anche alla guerra civile. La fine di una civiltà è spesso preceduta da una guerra civile.

Esistono anche le guerre civili spirituali.
Esempio di esaurimento dall'interno: la crisi della Scolastica, ben anteriore al sorgere dell'Umanesimo. Apparve con il nominalismo di Ockham, che negava validità ai concetti universali. Si intrecciò con la grave crisi politica tra papato e impero, cioè tra il potere religioso e quello civile, che finì col dissolvere l'unità medievale, per quanto riguarda la visione del mondo.
Lo scisma protestante fu l'inizio della guerra civile nella cristianità occidentale, prima solo spirituale poi guerreggiata. La guerra durò più di un secolo e segnò la separazione tra la Chiesa e lo Stato nonché una soluzione di compromesso tra cattolici e protestanti (1648).
La Chiesa si riprese, con la Controriforma, e riuscì nell'opera gigantesca di evangelizzare le Americhe. Il cristianesimo tuttavia non era più lo stesso di prima dello scisma luterano.
Il pensiero cattolico (inteso in senso lato) apparve in difficoltà di frone all'assalto portato in nome della scienza, che rimodellava l'universo sulla base della nuova fisica.
Solo nel 1822 la Chiesa dichiarò moralmente legittimo credere nell'eliocentrismo.
Politicus

Anonimo ha detto...


Il senso della storia deve dare un significato anche alla decadenza e al tramonto dei popoli e delle civiltà.

"Noi vediamo un enorme quadro di eventi e di azioni, d'infinitamente varie formazioni di popoli, Stati, individui, in un succedersi instancabile. Tutto ciò che può penetrare nell'animo dell'uomo e interessarlo, ogni sentimento del buono, del bello, del grande vien messo in campo, dappertutto vengono proposti e perseguiti fini di cui riconosciamo il valore e il cui conseguimento desideriamo; fini per i quali nutriamo speranza ed apprensione. Diffuso su tutti questi eventi e casi noi vediamo un umano agire e soffrire, una realtà nostra dovunque..[...] [La storia appare un mutamento continuo].

"Il lato negativo di questa idea del mutamento ci arreca dolore. Ciò che può deprimerci è il fatto che la formazione più ricca, la vita più bella, trovino nella storia il loro tramonto, che noi ci aggiriamo fra le rovine di ciò che fu eccellente. Da ciò che è più nobile e bello, e a cui ci lega l'interesse, la storia ci strappa: le passioni lo hanno distrutto, esso è transeunte. Tutto appare caduco, nulla stabile. Ogni viaggiatore ha sentito questa malinconia. Chi avrebbe potuto fermarsi tra le rovine di Cartagine, Palmira, Persepoli, Roma senza esser mosso a considerazioni sulla caducità dei regni e degli uomini, a rimpianto per la forte e ricca vita di un tempo? Rimpianto che non si attarda, come presso la tomba di esseri amati, su perdite personali e sulla caducità dei fini propri, ma che è disinteressato dolore per il tramonto di una splendida cultura umana.
A questa categoria del mutamento è però subito connesso anche l'altro motivo, che dalla morte sorge nuova vita. È questo un pensiero che hanno concepito gli Orientali..." (Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, tr. it. G. Calogero e C. Fatta, I, La Nuova Italia, FI, 1941, 1963, pp. 14-15).
[Politicus]

Anonimo ha detto...

Il grande storico cattolico Christopher Dawson nota che nel caos dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente, la liturgia ha mantenuto insieme la vita.

Credo che sia per questo che molti giovani oggi propendono per una liturgia reverente e ultraterrena. Abbiamo lo stesso bisogno oggi.

"Qualsiasi altra cosa potesse andare perduta, e per quanto oscure possano essere le prospettive della società occidentale, l'ordine sacro della liturgia rimase intatto e, in essa, tutto il mondo cristiano, romano, bizantino e barbaro, trovò un principio interiore di unità.

Inoltre, la liturgia non era solo il vincolo dell'unità cristiana. Era anche il mezzo con cui la mente dei gentili e dei barbari era in sintonia con una nuova visione della vita e un nuovo concetto di storia. ”

Christopher Dawson, "La religione e l'ascesa della cultura occidentale" (Ch. 2) (1950)

Anonimo ha detto...

All'anonimo che nega il complotto dietro le quinte : lo scriveva mons. Benigni nei primi anni del 1900. 13 famiglie di cui una al vertice.

Anonimo ha detto...

I DEM ITALIANI TIRANO UN RESPIRO DI SOLLIEVO
( di Antonio Catalano )

"Archiviato come fosse mai accaduto l’attentato a Trump, messo fuori scena l’impresentabile Biden, the show must go on, siore e siori ecco a voi la giovane, la sorridente, la rilassante, la divina Kamala! La stampa dem italiana tira finalmente un respiro di sollievo, ce la possiamo fare, anzi ce la faremo senz’altro, Kamala è già avanti nei sondaggi, Trump ha i giorni contati. Come in un circo della Roma imperiale, il popolo è chiamato a esultare per la donna del destino, la speranza della nuova America, la paladina dei diritti e della democrazia, la nuova tedofora della libertà.

Da noi il migliore ripetitore di questa favoletta è il mondo dem, quello che trepida per la minaccia del ritorno di Trump e che ora può invece riprendere a sognare con la signora alla quale il suo marketing office fa dire che l’ex presidente repubblicano è un truffatore, un predatore sessuale che ha abusato delle donne…

È utile fare un’escursione negli ambienti dem nostrani, leggere i commenti entusiasti per una Kamala Harris considerata l’antemurale alla minaccia di uno stato autoritario dominato da suprematisti bianchi cristiani evangelici, con i migranti deportati e le famiglie separate; se vincesse Trump, non vi sarebbe nessuna opposizione al fascismo russo che così si papperebbe tutta l’Ucraina… con la terribile conseguenza del crollo dell’Ue.

Insomma nel mondo dem, principalmente rappresentato dal partito democratico, la Harris è migliore perché democratica, e questo è tutto, così come io sarei bravo se mi chiamassi bravo. Inutile stare a fare ragionamenti su chi davvero comanda negli Usa, sul ruolo concreto e determinante che hanno non i politici (Biden lo ha ampaimente dimostrato) ma quel potere profondo che agisce secondo dinamiche che spesso mortalmente si scontrano per affermare ognuna la sua logica, che la partita si gioca non tra Harris e Trump ma tra due settori della potenza americana portatori di diverse idee sul come uscire dalla irreversibile crisi della potenza che pretende di essere l’unico polo nel mondo.

È istruttivo vedere come il mondo piddino sia completamente intriso di atlantismo, al punto che chiunque ne minacci il suprematismo venga tacciato di fascismo. Ecco da dove nasce la moda “antifà”, qual è la sua scaturigine. L’antifascismo odierno non ha assolutamente nulla a che fare con l’antifascismo storico, è solo l’altra faccia della medaglia dell’ideologia imperialista atlantista, per cui chiunque si opponga a “libertà” funzionali alla sua riproduzione subisce la taccia di fascista.

A nessuno di questi che venga in mente il pensiero molesto che la minaccia alla “democrazia” (bellicista) americana giunge non dai trumpiani ma dai quattro quinti del mondo che non intende più saperne dell’unipolarismo Usa che utilizza la sua “difensiva” Nato per imporre ob torto collo le sue regole, le sue condizioni… la sua morale".

Antonio Catalano

Anonimo ha detto...

Sul Corriere della Sera di oggi, vi è una pagina interna con al centro la foto in bikini di…Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria.
Credevo di averle viste tutte, invece no.
Il Guadagno è al mare in Sardegna, e mentre è in spiaggia ama mostrarsi in bikini sui social. Il Corriere riprende la foto e lo intervista.

Un tempo la stampa pubblicava il primo bikini di Rita Hayworth , detta l’”atomica”, o poi di Brigitte Bardot. Era già in opera il sistema orgiastico-mercantile. Ma se non altro era un bel vedere.
Oggi invece la stampa ci dà la primizia del bikini di Vladimiro Luxuria. Un bel progresso, non c’è che dire. Dalle dive ai... trans.
Siamo alla grottesca imitatio del femminino, fatta passare, cialtronescamente, per “emancipazione”.
Viviamo nell'era dei simulacri, delle grottesche contraffazioni a tutti i livelli.

Eppoi, premesso che sappiamo bene che i fini di queste operazioni mediatiche sono solo ideologici, che cosa pensa di guadagnarci, Il Corriere, con la pagina di Luxuria in bikini?
Crede forse di attirare ammirati ed estasiati nuovi lettori?
Ancora una volta, con Vladimiro nessun Guadagno.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

«Da Santiago ti lancio, vecchia
Europa, un grido pieno d'amore: Ritorna
per trovarti Sii te stesso. Scoprire
le tue origini. Ravviva le tue radici. Ravvivare
quei valori autentici che
Hanno reso gloriosa la tua storia.
- San Giovanni Paolo II

Buona festa di Santiago, Patrono di
Spagna!

Anonimo ha detto...

Davvero Kamala rappresenta l'ultima speranza, l'ultima spiaggia, l'estremo tentativo di resistere: non lo è però per il popolo americano e tantomeno per i popoli del mondo occidentale. Lo è per una élite decadente e guerrafondaia che se la sta facendo sotto: se arriva Donald Trump, per loro i giochi sono davvero finiti.
È un circo grottesco, una farsa: non so cosa stia accadendo negli USA e cosa si dica da quelle parti. Sono certo che il servilismo della nostra "informazione", della nostra "stampa", dei nostri opinionisti e dei nostri commentatori sia tale che la metterebbe persino in imbarazzo, Kamala, se sapesse come sbavano dalle nostre parti. Una sorta di Draghi al femminile, così la trattano e la omaggiano.
Si affannano nell'argomentare che Biden si sarebbe tirato indietro per senso dello stato: la verità è che l'hanno messo da parte perché, per quanto comodamente manovrabile, era ormai imbarazzante e totalmente impresentabile. Non lo ammetteranno mai perché lo hanno esaltato negli anni, eletto a grande statista, sostenendo quanto giuste fossero le sue scelte nella gestione delle crisi internazionali, nonostante i fallimenti inanellati uno dietro l'altro. E poi se ammettessero che Joe Biden è completamente bollito, fuso, come accettare che resti a comandare dalla Casa bianca?
E adesso, nell'eleggere Kamala Harris a donna dell'anno, provano a far apparire Trump vecchio, stanco, attempato: loro! Gli stessi che leccavano gli stivali del vecchio Joe, quello che stringeva la mano ai fantasmi e si accomodava su sedie invisibili.
E Harris ti viene raccontata come una che non hanno visto arrivare, un po' come una Schlein un po' più presentabile o come una Salis ancora più presentabile: si costruisce il personaggio, pian pianino, facendo leva su elementi tanto romanzati quanto ininfluenti.
È donna e quindi farà del bene alle donne: quante cose buone hanno fatto, dopotutto, Von der Leyen e Lagarde, per le donne. Tante quante ne avrebbe fatte Hillary Clinton e tante quante ne farebbe Kamala che ora è in testa in tutti i sondaggi (i loro "sondaggi").
È di colore, una sorta di american Soumahoro, e giù li a ricamare e ricamare. Come se un Presidente di colore non ci fosse già stato da quelle parti, tale Obama, e non avesse bombardato mezzo mondo dopo aver finto di fare la predica ai Bush.
E la cesura deve essere scavata a fondo tra la nuova eroina radical e il Presidente in carica, più a fondo che sia possibile, nel ridicolo tentativo di far dimenticare alla gente che lei ne era la vice e ne condivideva ogni scelta.
FIGHT
(Savino Balzano)

Anonimo ha detto...

Guai a ironizzare contro Kamala...
Guai a fare post contro Kamala...
Fb ti invita a rimuoverli, non li accetta perché Fb è totalmente schierato a favore di Kamala...
Tutti schierati con Kamala, i grandi divi americani, la sinistra italiana Schlein in testa e tutta o quasi la stampa italiana...
Tutti a tessere le lodi di una donna che ha sposato e attuato in toto il programma fallimentare di Joe Biden e ne è la naturale prosecuzione, guerre comprese...
Tutti l'hanno già proclamata prossimo presidente degli Stati Uniti d'America...
Proprio come fecero 8 anni fa con Hilary Clinton...poi tutti sappiamo come andò a finire. La Clinton perse contro Trump come accadrà anche questa volta perché, per fortuna, votano gli americani non la stampa nostrana...

Laurentius ha detto...

Non dir gatto finché non è nel sacco.

Il mondo è senza pace perché rifiuta il Vangelo ha detto...

La Chiesa semina nel mondo la parola del regno di Dio insegnando con la sua infallibile autorità le Verità eterne, ma quante volte il mondo rende vano il suo insegnamento, lo stronca e lo soffoca, rimanendo nelle sue barbarie anche quando sembra avere fulgori di civiltà!
Le strade del mondo sono piene di insidie diaboliche, poiché l’errore vi circola, le appesta e fa sparire ogni segno di verità. Dove sembra che la fede ancora alligni, spesso è semente sbocciata fra le pietre e fra le spine; non ha vita rigogliosa, ma pochi germogli che intristiscono senza frutto.
È così che la vita di tanti popoli cristiani a mano a mano si paganizza, e di tanta semina fatta dai primi Apostoli non rimangono che sterpi inutili, apparenza senza vita, rami disseccati, senza frutto.

Il Vangelo avrebbe potuto dare alle nazioni una vita di vera prosperità e di profonda pace, e il mondo l’ha rifiutata; si dibatte fra le strette di morte e non capisce che non avrà pace finché non sia ritornato alla luce del Vangelo nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
Quante volte il Signore ci fa ascoltare la sua parola per mezzo dei sacerdoti e noi l’accogliamo come se fossimo strade pubbliche, con animo dissipato o come pietre, con il cuore indurito o come spine, soffocati da tante passioni! Raccogliamoci in Dio e offriamogli un cuore fecondo come terra buona, dove la sua grazia possa germinare. La terra è buona quando è vangata e concimata, e il nostro cuore è concimato dal dolore e dalla tribolazione, ed è vangato dalle umiliazioni della vita e delle persecuzioni del mondo.
O mio Gesù, quale ricchezza produrrebbe questo cuore se fosse tutto tuo, se non si facesse avvelenare dalle miserie della natura, se si aprisse a te nella più profonda umiltà!
Don Dolindo Ruotolo

Anonimo ha detto...

L anonimo di cui sopra ci ricorda che mons. Benigni avrebbe dato i nomi di 13 famiglie con una a capo quali artefici del "complotto" contro la Chiesa. Bene. Quali sono i nomi di queste famiglie? Penso che non siano coperti dal segreto, dopo tanti anni.