Di seguito due visioni interessanti dell'importante incontro di ieri in Alaska. Qui l'indice degli articoli sulla guerra in Ucraina.
Un incontro che ufficializza una svolta già in corso
L'incontro tra i due leader politici delle due forze contrapposte nella guerra in Donbass - dove l'Ucraina è solo lo Stato fantoccio che ha offerto il terreno di scontro e la carne da macello per conto degli USA - getta le premesse per la fine dei combattimenti.
Un conflitto voluto dall'élite globalista che comandava negli USA da 30 anni e che è stata scalzata - dopo otto anni di conflitto sociale interno - dall'élite americanista, che ha Trump come testa d'ariete e che ora governerà, magari tramite Vance o Rubio, per almeno una dozzina d'anni, e forse per 20.
L'élite globalista sconfitta alle urne negli USA, tuttavia, comanda ancora in quasi tutta Europa (tranne Ungheria, Slovacchia e nell'extra-UE Serbia), in Canada e in Oceania, cioè nell'Anglosfera o "Occidente globale" che si sta opponendo al processo di pacificazione e di riapertura dei rapporti con la Russia che gli americanisti stanno promuovendo.
Le due diverse visioni del mondo hanno obiettivi diversi (per semplificare fino all'osso: Repubblica Globale no borders guidata dai mercati finanziari, per i globalisti; mondo multipolare con USA prima potenza, per gli americanisti), sono inconciliabili e saranno causa di ulteriori tensioni e conflitti sociali interni all'Occidente, con la terza componente non americana per adesso minoritaria, ma che sta iniziando a RESISTERE ovunque (quella parte dei popoli non addomesticata e che rivendica libertà, indipendenza e tradizione spirituale / culturale).
Il futuro parte da questa svolta storica, rappresentata dalla presa di potere di una élite alternativa negli USA che non vuole il conflitto con la Russia e, in ultima analisi, nemmeno quello aperto con la Cina, poiché punta ad affermare la propria supremazia per vie diverse da quella militare, tanto cara invece ai fanatici totalitari del pensiero globalista infarcito di woke, gender, cancel culture, progressismo, sincretismo religioso, materialismo consumista e "etica" liberal/radical.
In tutto ciò, Zelenski e il suo regime, e le istituzioni UE con tutti i "volenterosi", valgono al massimo come il due o il quattro di briscola, ma ogni giorno che passa diventano come le stesse carte di bastoni quando va a denari. Poco, sempre meno, quasi niente. E il conflitto con la Russia in Donbass finirà come avevo scritto nel 2022, se si ferma adesso, ma molto peggio se non si accetterà subito l'agenda dettata da Trump con Putin.
Davide Lovat * * *
Anchorage, Il sipario che cade sull’Europa: L’incontro Trump-Putin e la crisi di una diplomazia smarrita
Il vertice di Anchorage, in Alaska, tra Donald Trump e Vladimir Putin, pur privo di esiti formali, ha rappresentato un evento di grande rilevanza simbolica e politica. Non è nel risultato immediato che si misura la sua portata, bensì nella capacità di mettere a nudo le contraddizioni dell’attuale ordine internazionale e, in particolare, l’irrilevanza strutturale dell’Unione Europea.
L’esclusione di Bruxelles dal tavolo delle trattative non costituisce un incidente marginale, ma l’indicatore di una crisi profonda: l’Europa ha progressivamente rinunciato alla dimensione della decisione politica, rifugiandosi nella retorica dei valori universali, sempre anfibi e contingenti, dei diritti declinati secondo il paradigma della "libertá negativa", abdicando ai principi ed alla loro attuazione la quale richiede una effettiva capacità ordinativa.
È proprio il concetto di forza, inteso ovviamente non come violenza ma come energia ordinatrice, a rivelarsi centrale per comprendere la crisi.
La tradizione classica, da Aristotele a Tommaso d’Aquino, ha sempre legato la legge alla sua capacità di farsi obbedire. La "polis" aristotelica, ordinata al bene comune, non poteva reggersi solo su norme scritte: era la forza della comunità, l’autorità condivisa e riconosciuta, a garantire la stabilità dell’ordine. Analogamente, Tommaso sottolineava che la legge "humana" obbliga in quanto espressione di una ragione sostenuta da un’autorità capace di imporla. In questo senso, la forza non è antitesi del diritto, bensì sua condizione di possibilità: senza forza, la legge è mera esortazione, priva di efficacia.
L’Europa, priva di questa forza in quanto mancante di un pensiero "regale", è rimasta estranea agli sviluppi geopolitici reali, riducendosi a spettatrice di dinamiche che altri dominano. In questo quadro, l’Italia non è stata e non è da meno, manifestando in modo ancora più evidente la propria inconsistenza. Con la stagione tecnocratica di Mario Draghi (2021-2022), la politica estera si è ridotta a un esercizio di fedeltà incondizionata alle linee euro-atlantiche; con Giorgia Meloni (2022-in corso), al contrario, il linguaggio "sovranista" non ha trovato corrispondenza in decisioni effettive. Ciò che è venuto meno non è solo l’influenza nei processi internazionali, quanto la coscienza stessa del proprio ruolo. L’Italia ha rinunciato alla sua storica vocazione mediterranea di mediazione, divenendo marginale non per esclusione altrui, ma per autoannullamento. Ad Anchorage, la sua assenza non è stata ignoranza o dimenticanza: è stata la naturale conseguenza della perdita di un’identità autonoma.
Ancora più radicale si presenta la questione ucraina. La narrazione dell’"aggredito innocente" non basta a spiegare una vicenda che affonda le sue radici in una rottura costituzionale e politica mai sanata. Gli eventi di Euromaidan degli anni 2013-2014 non furono una semplice rivolta democratica, bensì un atto di destabilizzazione che scardinò la legalità costituzionale, aprì una frattura profonda nel corpo politico ucraino e consegnò il Paese a logiche esterne. Invece di concepirsi come Stato ponte, capace di integrare le diverse anime etniche e linguistiche e di valorizzare la sua posizione geostrategica, l’Ucraina scelse la via dell’allineamento esclusivo all’Occidente, rinunciando a una politica di equilibrio. Da quel momento, il Paese non fu più soggetto ma oggetto, pedina di una partita geopolitica più ampia, sacrificando la propria autonomia e trasformandosi in campo di battaglia.
L’incontro di Anchorage mette, quindi, in luce tre verità ineludibili.
La prima: l’Unione Europea è irrilevante, si sta suicidando con le proprie mani (si veda l'adozione delle inutili sanzioni a Mosca) e si sta avviando verso la sua fine.
La seconda: l’Italia, smarrita tra retorica e subordinazione, ha rinunciato a ogni funzione diplomatica autonoma.
La terza: l’Ucraina è divenuta corresponsabile della propria tragedia per aver scelto la via della rottura invece di quella dell'equilibrio.
La lezione che si trae da Anchorage è che la politica internazionale non può ridursi a norme astratte o a slogan ideologici, dal momento che richiede la capacità di coniugare legge e forza, ragione e decisione, politica e regalitá. Oggi, l’Europa e l’Italia, incapaci di incarnare questa verità classica, si condannano all’oblio politico, mentre il dialogo tra Stati Uniti d'America e Federazione Russia, benchè non abbia comportato risultati immediati e concreti, testimonia che lo spazio della diplomazia resta aperto solo a chi possiede ancora la forza necessaria per sostenerlo.
Daniele Trabucco
19 commenti:
https://www.informazionecattolica.it/2025/08/13/perche-il-vertice-in-alaska-non-fermera-la-guerra/
Io trovo assurdo che l’Europa, totalmente avulsa da ogni forma di diplomazia, sia riuscita ad enfatizzare agli occhi del mondo il suo ruolo marginale.
Lasciando inoltre agli USA il merito di un’eventuale pace.
Ritengo che questo sia il “nostro” più grande fallimento. Non dovremmo pensare solo a riarmarci ma anche, ed in primis, ad avere un ruolo centrale nella diplomazia internazionale.
Quanto all'Italia continua l'assurda e insana subalternità a forze sovranazionali peraltro fuori da ogni etica ancorata alla realtà.
Analisi e sintesi ineccepibili del prof. Trabucco, da cui estrapolo il fatto storico fondamentale, e censurato, per il quale due anni fa si passava per "putiniani" degni di pubblica condanna e liste di proscrizione sui giornali:
".........Gli eventi di Euromaidan degli anni 2013-2014 non furono una semplice rivolta democratica, bensì un atto di destabilizzazione che scardinò la legalità costituzionale, aprì una frattura profonda nel corpo politico ucraino e consegnò il Paese a logiche esterne. Invece di concepirsi come Stato ponte, capace di integrare le diverse anime etniche e linguistiche e di valorizzare la sua posizione geostrategica, l’Ucraina scelse la via dell’allineamento esclusivo all’Occidente, rinunciando a una politica di equilibrio. Da quel momento, il Paese non fu più soggetto ma oggetto, pedina di una partita geopolitica più ampia, sacrificando la propria autonomia e trasformandosi in campo di battaglia....."
I fantocci della U.E. ridicolizzati, come accade ai guitti e servi di corte, continueranno a squittire per raccogliere quante più briciole possibili (anche a costo di beccarsi tra loro: non ora per il momento).
Prepariamoci a una escalation di provocazioni per calcolo e per frustrazione.
Forza, non forza. Il punto centrale risiede nel fatto che l'unica forza necessaria è quella interiore. E qui casca l'asino. Infatti solo nell'ampio campo della Religione Cattolica, realmente vissuta e santamente trasmessa alle giovani generazioni, si sarebbe potuto mostrare di essere uomini e donne capaci di distinguere il Bene dal Male e di seguire il Bene per sé stessi e per la comunità allargata, sia essa familiare, nazionale ed internazionale. Non sarà la forza delle armi, né quella della economia, né quella dei più scaltri, né quella di una chiesa dei compromessi con il mondo, a salvarci. Stupisco nel vedere d'estate quanti uomini e donne tra noi sono tatuati. Un regresso che parla da solo. Se la Chiesa non tornerà a distinguere chiaramente il Bene dal Male, il Vero dal Falso ed ad insegnare con grande forza interiore, non ci salverà nessuno, tanto meno la UE dell'inganno. Se la Chiesa Cattolica riuscirà a purificarsi davanti a Dio, Uno e Trino , allora solo allora, ritroveremo la forza interiore per uscire dal pozzo della decadenza nel quale ci siamo infilati per essere al passo dei tempi balordi.
"Gentile Signor Presidente (Trump), Signore, Signori;
I nostri negoziati sono stati svolti in un'atmosfera costruttiva e di rispetto reciproco. Abbiamo lavorato per lungo tempo e ancora una volta devo ringraziare la controparte americana per la proposta di un incontro qui in Alaska.
Ha senso esserci incontrati qui, perchè i nostri Paesi sono separati dall'Oceano e sono, appunto, vicini, separati da pochi chilometri. Quando sono sceso dall'aeroplano e ho incontrato il presidente gli ho detto "Buon pomeriggio, caro vicino! E' un piacere vederla in buona salute, evviva!"
Beh, penso che sia un ottimo atteggiamento che dovrebbero tenere i vicini. Sono state delle parole gentili quelle che ci siamo scambiate.
Noi siamo separati dallo Stretto di Bering e l'Alaska in effetti ha a che fare con la storia che condividiamo con gli Stati Uniti. Tanti eventi positivi hanno a che fare con questo territorio, abbiamo un lungo passato condiviso, ad esempio, la chiesa ortodossa e poi qualcosa come più di 700 nomi la cui origine geografica deriva proprio dal russo. L'Alaska è stato, ed è, uno Stato molto importante, perchè abbiamo diversi programmi che noi condividiamo. Ci sono dei percorsi ancora pericolosi che si intrecciano e scavalcano montagne, attraversano foreste... E' però vero che tutti noi abbiamo fatto tutto il possibile per non combattere ed arrivare insieme a dei risultati vincenti. C'è anche una memoria che abbiamo dedicato ai piloti russi (sovietici) ed anche a quelli americani. E in quella località (Magadan) conserviamo ancora due bandiere, quella della Federazione Russa e quella degli Stati Uniti.
Poi c'è anche un cimitero, un luogo di riposo eterno, dove c'è quello che rimane dei piloti che sono morti per poter aiutare i nostri Paesi. Dobbiamo ricordarci di loro ed è un gesto nobile farlo. Abbiamo insieme combattuto in uno spirito di collaborazione, ci siamo aiutati e ci siamo veramente facilitati la vita in passato molto spesso.
Adesso abbiamo in effetti creato dei collegamenti, dei legami che sono veramente fortissimi, anche in questo momento e anche spesso in condizioni molto difficili. Non ci sono stati incontri tra Russia e Stati Uniti nell'arco degli ultimi quattro anni, mi sembra veramente un tempo molto lungo. Sono tanti quattro anni quando si vuole portare avanti un insieme di contatti e trattati bilaterali.
Penso che questo silenzio non abbia fatto bene ai nostri due Paesi e non fa bene in generale.
In questo momento abbiamo una situazione che dobbiamo prendere in esame, spostarla in avanti, farla entrare nel futuro e qui, forse, la scadenza è ormai passata. Abbiamo fatto un grande lavoro per incontrarci e in generale ci siamo scambiati delle idee. Col presidente Trump siamo in contatto, abbiamo parlato diverse volte in totale apertura, trasparenza e franchezza in alcune conversazioni telefoniche. Abbiamo anche ringraziato Witkoff che è venuto da noi in Russia ormai diverse volte, abbiamo parlato con i consulenti, abbiamo sempre mantenuto dei contatti. E ancora una volta abbiamo parlato immediatamente, costantemente, delle situazioni che riguardano i nostri due Paesi.
Ne avevamo parlato col presidente Trump ed anche in generale con la sua amministrazione che cerca di dissolvere il problema ucraino.
Quindi dobbiamo veramente capire cosa fare insieme rispettando le nostre storie reciproche.
La situazione in Ucraina ha a che fare con la grande minaccia che si chiama "sicurezza".
Noi abbiamo sempre pensato che con l'Ucraina, per quanto possa sembrare particolare questa situazione, abbiamo le stesse radici. Quello che sta accadendo per noi è grave, è una ferita profonda che lascia delle lacerazioni. Nel contempo, lo diciamo ancora una volta, siamo certi, siamo convinti davvero che per poter finalmente arrivare ad un accordo, un accordo che deve essere firmato quanto prima e deve essere a lungo termine, bisogna lavorare sulle radici primarie, sulle cause profonde di questo conflitto.
Segue
Questo vuol dire prendere in esame tutti quanti i vincoli e le costrizioni ma anche le possibilità di dialogo.
Ed è esattamente ciò di cui abbiamo parlato col presidente Trump. Si è parlato della sicurezza ucraina che deve essere offerta e garantita. Noi siamo pronti fin da questo momento a lavorarci sopra e spero che l'accordo raggiunto oggi possa aiutarci a raggiungere questo obiettivo.
Spero anche che le varie capitali europee possano capire questo nostro sforzo e non facciano tentativi di portare avanti nuovamente dei problemi oppure vadano direttamente a silurare quelli che sono stati, in questi ultimi minuti, dei passi in avanti. Tra l'altro, quando la nuova amministrazione (USA) è arrivata al potere abbiamo rielaborato anche i nuovi accordi bilaterali. A volte rimangono ancora simbolici ma abbiamo avuto una crescita del 20% a livello di scambi commerciali. Tutto questo è frutto di un lavoro congiunto e di collaborazione.
I flussi di investimento tra i nostri due Paesi hanno tutti in ogni momento - e soprattutto in futuro - un grande, grande potenziale. La tecnologia, il digitale, l'esplorazione dello spazio e la cooperazione per quanto riguarda lo sfruttamento dei minerali dell'Artico, delle foreste russe e quelle della costa occidentale degli Stati Uniti.
Dobbiamo veramente cambiare pagina e andare avanti non solo simbolicamente. Dobbiamo risolvere queste nostre difficoltà. Noi abbiamo anche questa linea immaginaria che passa dallo Stretto di Bering ed è quella che divide l'oggi dal domani, non solo geograficamente parlando.
Voglio ringraziare fin da ora il presidente Trump per il lavoro svolto e lo sforzo congiunto.
Sono certo di poter affermare che i toni della conversazione sono stati positivi, corretti e gentili.
Abbiamo lavorato per raggiungere un risultato, il presidente ha le idee molto chiare sui suoi obiettivi e tiene veramente moltissimo alla prosperità e alla ricchezza del suo Paese. Anche la Russia ovviamente ha degli interessi da salvaguardare che ritiene importanti. Spero quindi che oggi possa essere il punto iniziale non solo per risolvere il tema Ucraina ma per tornare a rapporti veramente pragmatici tra Russia e Stati Uniti.
Infine permettetemi di aggiungere un'ultima cosa.
Nel 2022, durante i contatti con la precedente amministrazione, avevo tentato di convincere l'ex presidente americano che la situazione sarebbe stata risolvibile. Ho detto: "Non dobbiamo arrivare alle ostilità, non bisogna arrivare al punto di non ritorno", perchè sarebbe davvero un grande errore.
Ero stato molto chiaro qualche anno fa.
Oggi il presidente Trump mi ha detto che se fosse stato lui il presidente in quel momento, non ci sarebbe stata la guerra. Credo veramente a ciò che mi ha detto e lo confermo. Penso infatti in generale che io e il presidente Trump abbiamo appena creato un nuovo contatto, basato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione.
Quindi ho mille motivi per credere che continuando su questo percorso potremo assolutamente arrivare alla fine del conflitto in Ucraina. Grazie."
EUROPA PAGANTE IN PLATEA
Noi europei sembriamo il pubblico di un film che non abbiamo scritto. Sul tappeto rosso si stringono la mano in due, gli onori di casa li fa il cerimoniale, e il nostro posto resta in platea. È l’istantanea di una storia raccontata da anni: le decisioni che toccano la nostra casa maturano altrove, tra due protagonisti che sanno occupare la scena, mentre il Vecchio Continente commenta fuori campo.
Questa immagine punge perché dice una verità semplice: quando si rinuncia a un’anima condivisa e a una politica comune, altri scrivono il copione. L’Ucraina, l’Europa, le nostre paure e speranze scorrono nel sottotitolo.
Ma non è destino immutabile. O l’Europa torna soggetto con una voce sola e una visione all’altezza della sua storia, oppure resterà spettatrice pagante. Tocca a noi alzarci dalla poltrona, smettere di litigare sui posti a sedere e tornare sul palco, con la memoria delle nostre radici e il coraggio della libertà.
Mario Proietti
l'Europa non ha una voce sola, non l'ha mai avuta.
A dire il vero piu che in platea stiamo dietro alle quinte, se Rubio e Vance sono il futuro, ciao core, meglio spararsi, non sappiamo su che base saranno gli accordi, a noi europoidi briciole sotto al tavolo, se VZ è furbo capirà che il suo ruolo è finito ed esce di scena con piu o meno stile, questo tocca a lui, prima che lo buttino fuori in malo modo.
L'Italia è stata prima infiltrata e destabilizzata (dagli anni di piombo a Falcone e Borsellino passando per divorzio ed aborto), poi letteralmente occupata rendendola una colonia sempre più docile e asservita.
Da quando esiste l'Euro (per noi italiani 1 Euro=1936,27 lire) viviamo in una gigantesca operazione di impoverimento programmato che si è sviluppata su più fronti propagandistici, culturali ed economici: immigrazionismo, genderismo, politiche green, spread 2011 con attacco alle pensioni, swift e usurpazione del papato (2013), sperimentazione vaccinale dal 2014 (poi psicopandemia, mRNA e green pass), sostegno al conflitto Ucraino (dal 2022) con un ostentato l'Europa ce lo chiede e da una parte un sindacato allineato all'abbassamento reale dei salari, dall'altro un finto sovranismo d'accatto, con figuri passati con nonchalance dal muro sul Po al ponte sullo Stretto... Quasi come i cattolici a loro agio nel passare dai valori non negoziabili ad Amoris laetitia, Pachamama e Fiducia supplicans.
Veniamo da decenni di finestra di Overton spalancata sull'Europa, con pseudo-operazioni "antisistema" in cui si sono distinti i peggiori killer di democrazia, che del Sistema (con la S maiuscola) sono stati esecutori e garanti di qua e di là del Tevere.
Malgrado tutto, è quasi un miracolo, c'è ancora qualche traccia di consapevolezza e l'encefalogramma nazionale (laico e cattolico) non è del tutto piatto. Però almeno smettiamola con l'Euro, gli euroinomani e i (n)eurodeliri. La fresca Alaska può aiutare.
Il prof. Trabucco riesce sempre ad essere lucido e incisivo, anche se lo preferisco nelle sue analisi filosofico giuridiche. Dal punto di vista politico, mi sembra piuttosto ingeneroso con l'Italia, in questo frangente.
l'Italia, ricordiamolo, non è (purtroppo) solo la Meloni, che si sta muovendo peraltro bene sul versante mediterraneo. Abbiamo (purtroppo) altre spine nel fianco interno, che ci tocca sopportare e che contribuiscono a irrigidire i rapporti con Mosca (con cui, tuttavia, Roma è in rapporti storicamente buoni).
l'Europa è militarmente la Francia, economicamente la Germania e politicamente la GB, in quanto prossima agli USA. l'Unione Europea è sempre stata in mano tedesca e francese. Anche se la Meloni è politicamente vicina a Trump non ha, nell'attuale configurazione europea, molto spazio di manovra.
Quindi, quando parliamo di Europa dobbiamo chiarire che le responsabilità sono franco-tedesche prima di tutto e ovviamente britanniche e che si sta, volenti o nolenti, chiudendo un'era all'insegna del monocolore angloamericano e il banco si sta trasferendo in Oriente (India- Cina-Russia). Trump sta cercando di rendere meno cupo il tramonto dell'Occidente.
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Le critiche alla posizione "irrilevante" dell'Italia sono astratte.
Come lo è la retorica della supposta funzione mediatrice dell'Italia
nei conflitti internazionali, che mezzo mondo sarebbe contento di
affidarci, se solo sapessimo farci valere.
Balle. Nessuno vuole affidarci niente. Siamo un paese oggettivamente
irrilevante perché disarmato, afflitto da complessi d'inferiorità, inquadrato
dalla fine della II gm nel sistema "imperiale" americano, piaccia o meno.
Non si capisce per quale motivo l'Italia avrebbe dovuto esser
invitata in Alaska. A far cosa, tappezzeria?
L ' Unione Europea, a prescindere dai demeriti ormai storici delle sue classi dirigenti woke, non conta nulla sulla scena mondiale in primo luogo perché è disarmata. Non c'è e non ci può essere un esercito europeo, per costruirlo bisognerebbe smantellare la Nato. Ma il gioco non varrebbe comunque la candela.
Le questioni della pace e della guerra a livello mondiale le trattano i capi di Stato che possiedono la forza : Usa, Russia, Cina. A livello regionale, con il permesso di uno dei Grandi, Israele si impone come potenza militare dominante nella sua zona.
Putin nel suo discorso è rimasto sulle generali. Ma un avvertimento diretto all'EU a non impicciarsi nelle questioni ucraine l'ha fatto. Da notare poi l'accenno sfumato alle "radici comuni" con l'Ucraina (tradotto : gli ucraini sono russi, l'Ucraina come nazione non esiste) e al fatto che l'attuale crisi si può risolvere solo prendendo in considerazione queste "radici comuni". Questo, per chi vuol capire, è un accenno molto preoccupante per l'indipendenza di una futura Ucraina, anche dimezzata e neutrale.
Il sovranismo di Meloni è costretto ad una politica di compromesso a causa delle forti opposizioni interne che incontra : ha contro le toghe e il Vaticano, oltre ad un'opposizione che mantiene un clima da guerra civile. Inoltre, è a capo di una coalizione che non garantisce un tenuta costante, alcuni suoi membri favoriscono la penetrazione trasversale di tematiche woke (vedi la ministra della famiglia, tanto per non far nomi). In queste condizioni, cosa vogliamo da Meloni e dal suo governo? Dovrebbe far saltare il banco con mosse rivoluzionarie. Per esempio: di fronte alla perdurante drammatica denatalità porre apertamente il problema della legge sull'aborto, sulla necessità di condannarlo di nuovo come reato, sulla necessità di cambiare mentalità se si vuole rovesciare la tendenza negativa dominante. C'è tutto un sordido circo equestre da abolire, dagli anticoncezionali ai siti pornografici etc. Limiti culturali impediscono forse a Meloni uno stacco di questo tipo ed anche, forse, la convinzione che tale stacco l'isolerebbe completamente.
L'inazione di Meloni e del suo governo non è comunque così grave come l'inazione del nuovo Pontefice sulle gravi questioni che affliggono la Chiesa. Un papato che finalmente operasse una rottura con la falsa ecumene instaurata dopo il Vaticano II, indubbiamente aiuterebbe un capo di governo come Meloni a prender certe posizioni.
Potrebbe sembrare un ragionamento corretto.
Ma allora perche' , nonostante Euromaidan, Putin non ha mosso le sue colonne di carri armati durante la presidenza Poroschenko cioe' durante il primo mandato di Trump alla casa bianca ?
Trump per salvare gli USA dalla bancarotta ha fatto un accordo con putin per obbligare la Cina a rallentare e spartirsi il.mondo in 3, l'Ucraina è già venduta e la pax sarà russa, la UE andrà verso la recessione con nemici potenti ad est ed a ovest e invasione di disperati da sud
Al vertice di Anchorage, Alaska, il Presidente Donald Trump ha fatto sfilare Vladimir Putin sotto il segno della potenza americana. Un B-2 stealth, lo stesso che ha colpito il super impianto nucleare iraniano di Fordow con una cluster bomb GBU‑57A/B MOP ha sorvolato il tappeto rosso sulla testa dello Zar. Due file di F-35 hanno formato il corridoio d’onore, e il presidente russo è stato fatto accomodare sulla Beast, l’auto blindata presidenziale USA. Poi la colazione di lavoro congiunta è stata cancellata senza dare preavviso alla delegazione russa.
Capisco l’ostilità preconfezionata della stampa globalista anti-Trump, e comprendo la politica; sono consapevole del tentativo di costruire una narrazione pro Cicero e di imbastire un ruolo diplomatico per l'UE (che continua a non avere alcun ruolo diplomatico nella soluzione del conflitto). Ma qui siamo oltre lo spin, in territorio realtà immaginaria. Ciò che si è visto non è una sfumatura di interpretazione: è un’esibizione di potenza americana talmente soverchiante da azzerare ogni alibi retorico.
Gli USA hanno imposto la loro realtà, e financo il ministro degli esteri di Putin, Sergej Lavrov, solitamente ben armato di retorica contundente, non ha trovato una sola parola da aggiungere.
IL BUON SENSO NON E’ DI QUESTA TERRA
I “volenterosi”, quelli che non vogliono che Zelensky ceda territori che, primo non sono loro e, secondo, non propongono una alternativa. Non passa giorno che l’esercito russo non avanzi di qualche chilometro su un fronte lungo migliaia di chilometri. In tutte le guerre quando un esercito ha un fronte che collassa e il nemico che può avanzare quasi incontrastato i comandanti dell’esercito chiedono un cessate il fuoco disposti ad accettare condizioni anche poco piacevoli per impedire il peggio. Ma qui siamo all’assurdo che chi non ha mai combattuto sul fronte e non ha soldati che sono morti a migliaia pretendono che gli ucraini continuino a morire pur non vedendo una alternativa. Trump non vuole Zelensky all’incontro in Alaska con Putin rendendo EVIDENTISSIMO, anche per i più duri di comprendonio, che la guerra è stata combattuta dall’America e gli ucraini hanno combattuto per “interposta persona”. Ovviamente gli ucraini hanno combattuto per la loro terra ma avrebbero potuto, ed io credo dovuto, accettare le condizioni stilate nei tratti di Minsk e firmate anche dall’Ucraina. Ucraina fuori dalla Nato e regioni del sud est, quelle in cui la popolazione è russofona al 90%, a regime autonomo. In Crimea, quando andai nel 2008, la maggioranza della popolazione neppure conosceva la lingua ucraina!! Ma chi dovrebbe muoversi per il benessere del proprio paese se non il suo presidente? E cosa fa Zelensky ? Tergiversa, spera nell’aiuto divino? I “volenterosi” sono solo dei spara balle che non hanno potere militare da investire. Urlano, sbraitano ma non sono in grado di cambiare il risultato. L’Ucraina ha perso la guerra e dunque che lascino chi l’ha iniziata, cioè America e Russia, stipulare un trattato. Purtroppo i volenterosi, ed anche tanti giornalai nostrani, continueranno a sbraitare tanto a morire non sono i propri figli!!!
SE NO?
MARCO TRAVAGLIO – IL FATTO -15.08.2025
Noi, italioti ed europoidi, lungimiranti, abbiamo vicino di casa il ben di dio e causa un gioco di parole da ebeti, aggressore ed aggredito, molliamo il vicino di casa ben di dio, per farci spennare ed ignorare dagli anglo. Bruciando anche quella amicizia che il sempre criticato Berlusca aveva sempre coltivato. Non ci ha trattenuto neanche il banale interesse...invece abbiamo preferito il suicidio non assistito. Siamo tarati! Vergogna.
Tatuaggi ? Ma un'altra pratica si e' diffusa ovunque . La pratica della cremazione. Stiamo forse diventando tutti indu'?
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