Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 2 dicembre 2025

Il presepe fantasma, monumento all’Europa che si vergogna di avere un volto

Per colpa degli ignavi, la sottomissione completa è prossima. In Belgistan e nell'ex Danimarca è quasi completata.
Il presepe fantasma, monumento all’Europa
che si vergogna di avere un volto


Che metafora perfetta: il vuoto è il nuovo pieno. E il mondo inclusivo lavora al Gesù profugo climatico siriano con tre mogli e trasformerà la capanna in una kaaba. Hanno vinto senza sparare un colpo

Che capolavoro!

Ecco il monumento più sincero che l’Europa abbia mai eretto a se stessa. Un monumento alla nostra viltà.

A Bruxelles è arrivato il presepe nella Grand Place e le tradizionali figure della Natività sono sostituite da manichini realizzati con stracci riciclati. I volti di Maria, Giuseppe, Gesù bambino e i Re Magi sono cancellati a favore di tessuto beige e marrone. Un mix inclusivo di “tutti i colori della pelle” è stato scelto “affinché tutti possano vedersi rappresentati”.

“Un cristianesimo compatibile con la sharia”, ha ironizzato l’antropologa Florence Bergeaud-Blackler. “La violenza simbolica di questo presepe, che si erge nella Grand-Place di Bruxelles, senza volto, letteralmente sfigurato in nome di un’inclusività salafita, cancella la specificità iconografica del mondo cristiano e, più in generale, della cultura occidentale”, sostiene la filosofa Valérie Kokoszka.

Tradotto per i profani: il cristianesimo reso compatibile con la sharia, quella legge coranica che vieta le raffigurazioni umane per non idolatrare l’uomo al posto di Allah. Brava Florence, hai centrato il bersaglio. Non è un caso che in Arabia Saudita o in Iran le statue vengano decapitate o fatte esplodere, e ora eccoci qui, a Bruxelles, a fare lo stesso per “inclusività”.

Se domani un gruppo di cattolici andasse in Arabia Saudita a pretendere un presepe in piazza a Riad, li farebbero a pezzi in dieci minuti netti.

Immaginate se facessimo lo stesso con l’Eid in Europa: niente mezzelune, niente dolci, solo pupazzi neutri per non offendere i cristiani. Risate inclusive? No, urla di razzismo dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu.

A Holsbeek, Bruxelles, non era stato allestito il presepe per “non offendere i musulmani”. Nella Grand Place della capitale europea avevano già installato un albero di Natale scristianizzato.

Ma chi è questo “altro” che si offende se Gesù ha un volto? La risposta è ovvia, anche se nessuno osa dirla ad alta voce nei corridoi del potere europeo: la legge islamica salafita e wahhabita, che considera haram (proibita) qualsiasi raffigurazione realistica di esseri umani, soprattutto profeti e figure sacre.

Che fare allora? Un presepe islamicamente corretto che sembra uscito da un campo di concentramento dell’arte contemporanea: pupazzi senza identità, senza anima, senza storia.

Niente facce, niente croci, niente che ricordi che il presepe è roba cristiana, non un buffet halal per anime sensibili.

Facce cancellate, come se fossero testimoni protetti in un processo contro la mafia salafita. Bruxelles non ha più un presepe. Ha un sudario. E noi europei ci stiamo avvolgendo dentro, tranquilli, sorridenti, inclusivi, mentre il mondo ride di noi.

Nel cuore della capitale d’Europa, davanti al Palazzo del Berlaymont, è comparso il presepe più onesto che il Vecchio Continente potesse partorire: un presepe senza Gesù, senza Madonna, senza Giuseppe, senza pastori, senza angeli. Niente facce. Letteralmente. È la resa definitiva. Il modo migliore per non offendere nessuno è non essere nessuno.

Il sindaco socialista Philippe Close, maestro nel parlare senza dire nulla, ha liquidato la polemica con la solita litania progressista: “Progetto ecosostenibile e inclusivo”. Inclusivo di chi, esattamente? Dei cattolici che vedono la loro festa più importante ridotta a un’installazione neutra da centro commerciale scandinavo? Degli atei che se ne fregano? O dei salafiti che, guarda caso, ottengono esattamente ciò che la loro dottrina esige: niente volti, niente immagini, niente che ricordi che questa terra è stata cristiana per duemila anni?

C’era una volta il paese dell’Adorazione dell’agnello di Van Eyck, della Madonna di Bruges di Michelangelo, dei quadri di Bruegel, della cattedrale di Anversa, del cane di Sant’Uberto e dell’Università di Lovanio (fondata da Papa Martino V).

E quel che è peggio è che la diocesi cattolica ha approvato il presepe islamizzato.

Dunque fare un vero presepe si aggiunge alla lista delle cose che non potete più fare in una capitale europea caduta all’Islam, come portare la kippah o presentare un libro controverso in una libreria.

Ecco una schifezza di pupazzi di stoffa riciclata che sembrano i fantasmi di Guantanamo in versione soft. Gesù è un sacco informe che potrebbe essere un neonato, un cuscino o un pacco di kebab avanzato. Maria sembra un burqa. Un orrore che fa paura ai bambini e fa ridere i salafiti.

Non è una installazione natalizia. È una lapidazione simbolica.

È dhimmitudine in diretta, è il tributo che i vigliacchi pagano ai prepotenti. È il jihad più economico della storia: zero martiri, zero spese, solo qualche lacrima di coccodrillo inclusivo e Gesù finisce senza testa.

Pensateci: i musulmani non sono “ancora” maggioranza a Bruxelles, ma è la minoranza a dettare legge. Perché? Paura. Paura di fatwe, di no-go zone, di coltelli che volano per una vignetta. E i progressisti, quei campioni dell’uguaglianza, applaudono: “Bravi, inclusivi!”. Inclusivi un cavolo: è supremazia culturale camuffata da virtù. Il salafismo non è “diversità”, è regresso: donne velate, omosessuali lapidati, apostati impiccati. Ma guai a dirlo, sei islamofobo. Meglio decapitare Gesù che ammettere che l’Islam non è compatibile con la laicità che tanto decantiamo.

Caroline Sägesser, ricercatrice del Crisp belga, dice a L’Echo: “Bruxelles era in prima linea nella secolarizzazione prima di confrontarsi con una minoranza musulmana attiva. La prima religione a Bruxelles oggi è l’Islam. Questo ha ripercussioni nel dibattito politico, è logico”.

Non è più questione di “laicità”. È la cancellazione volontaria dell’identità. L’Europa che per duemila anni ha raccontato se stessa partendo da quella grotta di Betlemme, che oggi è venerata in Occidente meno di un tunnel di Hamas, tira giù la saracinesca e chiede scusa per essere esistita.

L’Occidente, terrorizzato dalla propria ombra, si autocensura per non urtare la “sensibilità” di chi, invece, non ha alcun problema a imporre la propria.

E il bello è che lo fanno con il sorriso ipocrita dell’inclusività. “Non è censura, è rispetto!”, strillano i benpensanti. Rispetto per chi? Per una minoranza che cresce demograficamente a ritmi vertiginosi e che, in molti casi, non ha la minima intenzione di integrarsi, ma solo di sostituire?

La scena è da antologia del ridicolo.

Ci mancava soltanto un cartello che lampeggia: “Questo spazio è vuoto perché voi non meritate di avere una storia”.

Una capanna di compensato riciclato (certificato C02-neutral) con dentro: niente. Proprio niente. Legno recuperato dai barconi di Lampedusa? Sarebbe riciclaggio etico almeno, due piccioni con una fava: ecologia e senso di colpa incorporato. La capanna sembra uscita da un Ikea posseduto da Greta Thunberg.

Nemmeno il bue e l’asinello, perché gli animali potrebbero offendere i vegani e chi soffre di zoofobia.

Ecco il presepe più coraggioso della storia. Finalmente abbiamo sconfitto l’odio natalizio.

Le uniche figure presenti sono sagome di cartone ritagliate a forma di blob informe, colore beige inclusivo (“beige di Bruxelles”, quello che usano anche per le divise dei burocrati).

Un passante sussurra: “Ma allora è una moschea travestita da presepe?”. Gli rispondono in coro: “No, è un presepe travestito da Europa”.

Il Bambino? Scomparso. Troppo cristiano, troppo bianco, troppo maschio, troppo… tutto.

La Madre? Eliminata. Una donna vergine che partorisce? Messaggio patriarcale tossico.

Giuseppe? Cancellato. Un uomo anziano che accetta di crescere il figlio di un altro? Modello familiare non abbastanza woke per il 2025.

I Re Magi? Impresentabili: tre uomini che portano oro, incenso e mirra. Roba da colonialisti.

È la metafora perfetta dell’Europa attuale: una culla senza bambino. Denatalità ai massimi, dice anche Mattarella.

Gesù: rimosso per “privilegio cis-maschio-bianco”. L’hanno mandato a Calais su un gommone. Tanto lì c’è ancora posto per i minori non accompagnati. Purché non si chiamino Gesù.

Maria: qualcuno propone di metterle un burqa con la scritta “My body, my choice, my sharia” in glitter.

Giuseppe: radiato per “toxic masculinity” da falegname e per “greenwashing”.

Pastori: licenziati per rappresentazione classista del proletariato rurale.

Pecore: accusate di islamofobia (troppo simili al montone del kebab).

I Re Magi: condannati per reati di appropriazione culturale (oro africano, incenso arabo, mirra yemenita, tutto portato da uomini barbuti privilegiati).

Il bue e l’asinello: denunciati dalla Lega antivivisezione e da Hamas per “sfruttamento animale” e per “simbolismo ebraico troppo evidente”.

Una civiltà che ha deciso di non riprodursi più – né biologicamente né culturalmente – e che, per non sentire il rimorso, rimuove anche il ricordo di quando era capace di generare qualcosa di grande. Guardatelo bene, quel presepe senza volto: è il ritratto dell’uomo europeo del 2025.

Senza radici, senza sesso, senza storia, senza futuro.

A Molenbeek brindano con il tè alla menta: “Ancora dieci presepi così e ci ridanno pure la Spagna e la Sicilia”.

Standing ovation. Qualcuno singhiozza. È il commissario al Bilancio che ha appena scoperto quanto è costato il nulla.

Mi immagino quel bambino di cinque anni, portato lì dalla maestra per l’ora di educazione alla decristianizzazione, con la maglietta “Free Palestine From The River To The Kindergarten”, indica la capanna vuota e chiede: “Ma dove è Gesù?”. La maestra risponde: “Gesù è un costrutto sociale, tesoro. Oggi può essere chiunque. Qui adesso c’è il vuoto, che è molto più inclusivo di un ebreo. E Gesù può esserlo anche un profugo climatico siriano con tre mogli e un bonus bebè belga”.

I giornalisti di regime applaudono in piedi. Solo un cronista freelance osa fare la domanda sbagliata: “Ma non è un po’… vuoto?”.

Risposta corale delle autorità: “Esattamente! Il vuoto è il nuovo pieno”.

Un manichino ben vestito che chiede permesso prima di esistere, che si scusa per il solo fatto di essere nato qui e non altrove. Natale è diventato “festa delle luci”. Presto sarà “festa del nulla”.

E quando anche le luci si spegneranno – perché consumano troppa CO₂ e offendono i talebani del clima – resterà solo la capanna vuota.

Benvenuti nell’Europa inclusiva. Dove tutti sono benvenuti, tranne noi. E fra vent’anni la Grand Place avrà una kaaba in miniatura.

Le Vif-L’Express (la principale testata giornalistica in lingua francese) ha pubblicato una prima pagina provocatoria intitolata “Bruxelles musulmana nel 2030”.

Nei centri culturali finanziati dal Qatar brindano con il succo d’arancia. Hanno vinto senza sparare un colpo: basta fare la faccia offesa per cinque minuti e l’Occidente si genuflette da solo. Siamo il continente che si scava la fossa e poi paga l’impresa funebre perché sia “eco-friendly”.

E mentre cala la sera, le luci a led della capanna si accendono di verde smeraldo. È l’ora della preghiera. I tappetini sono già pronti sotto il pavimento rimovibile. Il presepe vuoto diventa una moschea piena. Perché a Bruxelles il Natale dura cinque minuti, la preghiera cinque volte al giorno.

I pochi turisti cristiani vengono gentilmente invitati a togliersi le scarpe. Uno osa protestare. Gli agenti della Polizia del Pensiero gli spiegano: “Signore, qui vige la sharia light: o ti converti o paghi la tassa sul Natale”.

Un imam sussurra al microfono spento: “L’anno prossimo ci mettiamo direttamente il minareto, tanto la capanna già c’è”.

Si sa, in Europa c’è posto per tutti. Tranne che per chi c’era prima. Svegliamoci, prima che l’inclusività ci renda tutti senza volto.

Domani i titoli dei giornali: “Record storico: presepe con zero visitatori cristiani.
Obiettivo raggiunto”. Buon suicidio assistito, ex Europa. Firmato: i vostri padroni, che almeno loro un’identità ce l’hanno.
Giulio Meotti

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma se non ci credono, che lo fanno a fare!

Anonimo ha detto...

Quest'anno, sulla Grand Place di Bruxelles, le figure del presepe erano limitate a Gesù, Giuseppe, Maria e un asinello. La caratteristica di quest'anno è che le figure non avevano un volto. I loro volti sono sostituiti da un patchwork di tessuto multicolore, presumibilmente a rappresentare il multiculturalismo. L'aspetto sottile e perverso di tutto ciò è che in Francia, alcune bambole destinate ai bambini musulmani sono anch'esse senza volto. La spiegazione fornita è che solo Allah crea i volti, non l'uomo.

Anonimo ha detto...

Tutto questo è avvenuto perché i non credenti, che guidano i paesi europei, per far vedere che sono misericordiosi, pur non essendolo, hannno fatto finta di esserlo, e come tutti gli ipocriti hanno ecceduto nella sceneggiata e ora devono continuare a recitare per non perdere la faccia che, in verità, hanno perduto fin da adolescenti. Queste compagnie di teatranti hanno occupato l'Europa e la plutocrazia li usa in tutti i posti di comando per salvaguardare la propria faccia. Non ho idea come e quando sarà possibile uscire da questo vomitevole spettacolo di quart'ordine. A mio parere quando il Cattolicesimo ritornerà ad essere tale, essendo anch'esso ormai uno spettacolo nello spettacolo del mondo, entrambi senza sale, senza dignità, senza vergogna.

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

L'anno scorso mi è capitato di acquistare da un privato, erede del realizzatore, un presepe animato. Due di quei tre elettricisti miei clienti e soci fra loro me lo assemblano, vengono domenica prossima, perchè sono fermodellisti e se la cavano bene tanto con la micro-meccanica quanto con l'elettricità (quest'ultima è il loro lavoro!). Con tutto che uno è ateo e uno è metodista, non hanno chissà che problemi a farmi un lavoro simile. A casa loro non lo fanno, pazienza, affar loro (il metodista si fa l'albero).
Per presepe animato intendo non solo che le statuine si muovono, ma esse stesse sono snodate e mosse con movimenti piuttosto naturali da motorini nascosti sotto, una roba da far diventare verdi dall'invidia degli esperti di robotica! Le schede di controllo sono sì elettroniche ma non computerizzate, devo chiedere che generazione dell'automazione sia. Quel che sta sotto ogni statuina mobile è il triplo di quel che si vede (l'elettronica è in un vero armadietto da quadri elettrici, se si guarda sotto il piano di base sembra davvero di guardare in una centrale telefonica).
Pare ne esista un secondo esemplare, simile anche se non identico, che l'Autore realizzò circa trent'anni fa per una parrocchia del Goriziano, ma non so quale sia la parrocchia, nè se quel presepe esista tuttora.
Voglia questo mio presepe essere una sorta di pernacchia a chi va a fare presepi assurdi o con chiare motivazioni politiche.

PS: ma che giorno lo si dovrebbe levare? Alcuni dicono quello del Battesimo dei Gesù, altri (come faceva il defunto parroco del rione triestino di Barcola, lo hanno riportato quando il sacerdote è morto) lo tengono fino alla Presentazione, o Candelora, il 2/2. Io lo tengo funzionante fino a quando i due elettricisti riusciranno a venire a scomporlo e riporlo!

Anonimo ha detto...

Aldo Maria Valli 5 ore fa
“Katechon” nel tempo della dissoluzione: la contro-rivoluzione cattolica di Martino Mora

Anonimo ha detto...

Aspetto un articolo di Meotti che ci spieghi come viene descritto Gesù nel Talmud.

Anonimo ha detto...

Non credo che la Salis a Genova abbia fatto una bella cosa eliminando il presepe a Palazzo Turci. Essere inclusivi in una società che diventa multietnica non è negare le proprie radici religiose e comunque culturali. A mio avviso essere inclusivi è rispettare e avallare nei limiti del possibile le tradizioni, la cultura, la fede degli immigrati, ma anche ribadire con energia la nostra identità.
Questa che io definirei una delle confusioni della sinistra non fanno bene alla stessa, ne riducono a mio avviso l'orizzonte concettuale. Per me un immigrato deve trovare in Italia sì un ambiente accogliente, ma deve anche adeguarsi alla nostra cultura, non dico condividerla in tutto sotto costrizione, ma nemmeno abolirla. Il rischio è quello di perdere la nostra identità.

Anonimo ha detto...

Purtroppo non mancano preti della neochiesa anch'essi nemici del presepe o intenzionati ad annacquarlo! D'altronde il presepe è una tradizione antica e secondo questi sciagurati ogni tradizione anteriore al Concilio Vaticano II non è mai buona!!!

Anonimo ha detto...

Oggi arriva un’ombra pesantissima dal Pakistan.
Quattro uomini cristiani pakistani, semplici lavoratori in una fornace di mattoni, sono scomparsi nel nulla. Quattro padri, quattro fratelli, quattro figli… svaniti dopo aver avuto il coraggio di chiedere giustizia e dopo aver vinto una causa presso l’Alta Corte di Lahore per i salari che non erano mai stati pagati.
Le famiglie denunciano che il proprietario della fornace li abbia fatti rapire.

Eppure, la polizia tace. Nessuna indagine seria. Nessuna risposta. Nessuna protezione. E io, come cristiana pakistana, mi ritrovo ancora una volta a chiedermi con dolore: perché il mondo è così silenzioso?

Perché le vite dei cristiani in Pakistan sembrano non valere agli occhi della comunità internazionale? Perché dobbiamo sempre piangere in silenzio mentre i nostri fratelli scompaiono, vengono minacciati, sfruttati, perseguitati?

Vi chiedo, con il cuore in mano: pregate per questi uomini scomparsi e per le loro famiglie. E, per favore, non restate in silenzio. Continuate a parlare, a denunciare, a far conoscere quello che sta accadendo. La nostra voce, unita, può essere l’unico raggio di speranza per chi non ne ha più.
Zarish Imelda Neno

Anonimo ha detto...

Ben detto, amico 12:42, senza dignità e senza vergogna, che tristezza! Non se ne può davvero più di questi commedianti in abito clericale, a vederli e ascoltarli prende uno scoramento tale, siamo ormai oltre l' indignazione, il fastidio, l'insofferenza; umanamente sono irrecuperabili, come i loro sodali in politica e in quasi tutti i posti di potere, di autorità, di gestione delle grandi realtà economiche e delle istituzioni di ogni ordine e grado. Ricordo che Gesù disse in una locuzione ad un'anima affranta "ti basti il Mio amore", ecco oggi per i pochi, o molti, veri cattolici rimasti in circolazione siamo a questo punto, rifugiamoci nel Suo amore. LJC Catholicus

Anonimo ha detto...

Purtroppo siamo dentro l'indifferentismo e purtroppo in tutto il mondo. Credo che la cultura del '900 abbia installato questo cancro dell'anima più o meno in tutto il mondo.

Anonimo ha detto...

Er presepe”

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

“ Trilussa “