25-6-14. - È noto che i sedevacantisti non ammettono distinzioni di grado nel magistero: tutto il magistero del Papa, in quanto locutio papale, sembra che per loro non possa che essere infallibile. Questa è la premessa che infatti è loro indispensabile per sostenere che il Papa, questo Papa, è eretico: egli si esprime procedendo di errore in errore in interviste, allocuzioni, encicliche, esortazioni e sermoni, sicché la sua posizione reiteratamente fallace, in un magistero che dovrebbe invece fare indefettibile testo in ogni occasione, è del tutto evidente.
Questa premessa parrebbe poco generosa nei confronti del sedevacantismo, ma sono essi i primi ad affermare che Papa Bergoglio non è Papa proprio perché con i suoi insegnamenti sta attivamente operando per distruggere la Chiesa.
Ora, che stia effettivamente lavorando per distruggere la Chiesa è cosa verosimile e accertata, come dimostro anch’io nel mio La Chiesa ribaltata [qui], steso appositamente per rilevare tali fatti incresciosi con la massima forza possibile, ma ciò non significa che per questo egli non sia più da riconoscersi come Pietro, come Papa, come Pastore supremo della Chiesa: le due cose non sono affatto legate da relazione causa-effetto, cioè dalla logica, se non fosse appunto per la convinzione che gli insegnamenti considerati siano verità infallibili, la qual cosa porterebbe al sillogismo: un Papa pronuncia solo insegnamenti infallibili, non può errare; Papa Bergoglio enuncia chiare e manifeste falsità; dunque Papa Bergoglio non è Papa.
Ora, che stia effettivamente lavorando per distruggere la Chiesa è cosa verosimile e accertata, come dimostro anch’io nel mio La Chiesa ribaltata [qui], steso appositamente per rilevare tali fatti incresciosi con la massima forza possibile, ma ciò non significa che per questo egli non sia più da riconoscersi come Pietro, come Papa, come Pastore supremo della Chiesa: le due cose non sono affatto legate da relazione causa-effetto, cioè dalla logica, se non fosse appunto per la convinzione che gli insegnamenti considerati siano verità infallibili, la qual cosa porterebbe al sillogismo: un Papa pronuncia solo insegnamenti infallibili, non può errare; Papa Bergoglio enuncia chiare e manifeste falsità; dunque Papa Bergoglio non è Papa.
Se i sedevacantisti, abbandonato tale ragionamento massimalista, ammettessero invece la dottrina dei diversi gradi di magistero, riconoscerebbero che vi è un 1° grado che raccoglie solo i dogmi enunciati dalla Rivelazione e un 2° che raccoglie quelli enunciati dalla Chiesa; questi due primi livelli di insegnamento sono dogmatici, sono cioè insegnamenti le cui verità sono infallibili, e le loro enunciazioni – indefettibili, solenni e solidamente oggettive – sono da doversi ritenere da tutti come autorevoli e vincolanti al massimo, con quell’obbedienza assoluta che si dice de fide.
Vi è poi un 3° grado, che raccoglie insegnamenti e disposizioni cui è dovuto unicamente ciò che si dice un “religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza”, ed esso raccoglie tutti quegli interventi magisteriali di carattere dottrinale che non rientrano nell’ambito né delle definizioni solenni del Papa e dei concili (p. es. Esortazioni apostoliche ed Encicliche), né degli insegnamenti proposti come da tenersi in modo definitivo da parte del magistero ordinario e universale, per quanto autorevoli, vedi p. es. il Codice di Diritto Canonico.
I sedevacantisti sostengono però che tale dottrina, dei diversi gradi di magistero, è essa stessa dottrina fallibile, ossia appartenente al 3° grado di magistero, e sostengono che è impossibile stabilire infallibilmente quando ci si trovi nel terreno del dogma e quando no, appoggiandosi a una dottrina fallibile.
Ma le cose non stanno così: la dottrina è infallibile, perché è implicita di un enunciato infallibile. Al n. 3074 del Denzinger, la Costituzione dogmatica Pastor Æternus stabilisce: « Per questo noi, aderendo fedelmente alla tradizione accolta fin dall’inizio dalla fede cristiana, [...] insegniamo e definiamo (docèmus et definìmus) essere dogma divinamente rivelato che: Il vescovo di Roma, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani, definisce, in virtù della sua suprema autorità apostolica, che una dottrina in materia di fede e di morale deve essere ammessa da tutta la Chiesa, gode, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro, di quella infallibilità di cui il divino Redentore ha voluto fosse dotata la sua Chiesa quando definisce la dottrina riguardante la fede o la morale ».
Leggiamo: « quando parla ex cathedra », e non in qualsiasi altro momento e modo. Questo perché anche il Papa deve essere libero di parlare non infallibilmente, ossia deve essere libero di parlare anche senza impegnare « quella assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro » che gli dà « quella infallibilità di cui il divino Redentore ha voluto fosse dotata la sua Chiesa ».
Sarebbe assurdo che il Papa, come pretendono i sedevacantisti, ogni volta che apre bocca – fosse per un semplice fervorino dell’Angelus o per una ben più impegnativa Lettera enciclica –, ne faccia uscire un verbo infallibile che decide della sua ereticità. Ho detto che la dottrina della gradazione di magistero “è implicita”, ma potevo anche dire “consegue”, “deriva”, come un fico nasce dall’albero di fichi e una mandorla dal mandorlo, e ciò non ha niente a che fare con un’interpretazione che si può fare di un discorso, perché un fico dipende dall’albero da cui fruttifica indipendentemente dal riconoscimento che ne fa il contadino: esso resta fico anche se il contadino lo crede una mandorla.
Tale è la distinzione tra insegnamento dogmatico e insegnamento non dogmatico, tra insegnamento infallibile e insegnamento fallibile: quando la Cost. dogm. Pastor Æternus enuncia: « Il vescovo di Roma, quando parla ex cathedra…», essa vuol dire con ciò che dunque vi sono momenti in cui il vescovo di Roma parla ex cathedra e momenti in cui non parla ex cathedra.
Questa è logica, non ermeneutica; logica, non interpretazione; logica, cioè applicazione del principio di non-contraddizione, per il quale una cosa è quella che è e non è – né può mai essere – quella che non è: “Se è un fico, non è una mandorla.”
Dunque l’insegnamento ex cathedra non può essere contemporaneamente un insegnamento NON ex cathedra.
L’insegnamento dogmatico della Pastor Æternus non solo enuncia e stabilisce ciò che enuncia e stabilisce, ma, per il principio di non-contraddizione, anche ciò che non enuncia e che non stabilisce, e quando, leggendola, si pronuncia, come nel nostro caso, la parola “dunque”, si intende fare come in matematica: si desume il risultato di un’operazione logica, che in questo caso è una sottrazione: alla proposizione « Il vescovo di Roma, quando parla ex cathedra » si sottrae la proposizione contraria: « Il vescovo di Roma, quando NON parla ex cathedra »: se “quando parla ex cathedra” « gode di quella infallibilità », “quando invece NON parla ex cathedra… NON gode di quella infallibilità”. E se NON ne gode, vuol dire che al ‘momento infallibile’ si affianca un ‘momento fallibile,’ a un insegnamento infallibile un insegnamento fallibile, a un magistero dogmatico un magistero non-dogmatico, che per convenzione sarà chiamato ‘pastorale’.
I due momenti sono detti ‘gradi’, perché, sempre per logica, ossia per calcoli sillogistici, cioè matematici, sempre dalla sopra detta Cost. dogm., e sempre dalle medesime espressioni, si possono desumere il grado più alto, e non pari, né più basso, del momento dogmatico, e il grado più basso, e non pari, né più alto, del momento non dogmatico, o ‘pastorale’.
Il ragionamento è analogo al precedente, e si impernia sulla parola ‘infallibilità’: l’infallibilità è certamente da più della fallibilità, come la purezza è da più dell’impurità; dunque (= di conseguenza, come risultato) l’insegnamento infallibile, dogmatico, è da più del fallibile e pastorale, e se è da più, lo si dirà di un grado più alto dell’altro.
Posto che a sua volta l’insegnamento dogmatico è distinto in due gradi – quello dato direttamente dalla Rivelazione divina e quello enunciato dalla Chiesa appunto ex cathedra – i due gradi determinanti il superiore e l’inferiore saranno rispettivamente il II per il primo e il III per il secondo.
Il delitto d’eresia, poi, è una cosa grossa: consiste nel contraddire direttamente la dottrina rivelata da Dio e proclamata dalla Chiesa. Esso si realizza allorché il soggetto enuncia un concetto contrario alla fede, assolvendo, nel farlo, quattro condizioni: la prima: che tale enunciazione dev’essere pubblica, con segni, scritti, parole o azioni; la seconda: che dev’essere pertinace, insistente, ostinata; la terza: che dev’essere di vera e propria adesione al concetto espresso; la quarta: che dev’essere pienamente deliberata.
Anche queste quattro note non paiono a prima vista costituire di per sé una dottrina infallibile. Sono allora da rigettare? Ma si può constatare che anch’esse discendono logicamente e derivano direttamente dalla dottrina infallibile enunciata nella Cost. dogm. sopra vista, ossia che sono già tutte, per dir così, nei suoi lombi.
È del tutto ragionevole ritenere che la forza del dogma sia sufficiente a imprimere la sua potenza non solo ai concetti direttamente e intrinsecamente interessati dalle enunciazioni dogmatiche, ma pure a quelle che ne discendono direttamente per logica, anzi per quella che Antonio Livi chiama logica aletica, la logica portatrice di verità, e ciò anche a onore e lode della logica (aletica). Cosa ce ne faremmo, altrimenti, della logica (aletica)?
E non è meno assurdo poi, per tornare al punto, che un Papa sia costretto a far uscire dalla propria bocca un verbo infallibile allorché egli parli di fede e di morale, giacché egli deve poter parlare di fede e di morale anche senza parlare ex cathedra, ossia anche senza assolvere a tutte e quattro le note o condizioni rilevabili dalle righe della Cost. dogm. surriportate: I), pronunciarsi come Dottore e Pastore universale; II), nell’uso della pienezza della propria autorità apostolica; III), manifestando esplicitamente e chiaramente la volontà di definire e di obbligare a credere; IV), in fatti concernenti solo la fede o la morale.
Il Papa dev’essere libero di parlare senza impegnare l’infallibilità quando viene intervistato, quando tiene la domenica il suo fervorino, quando conversa con i giornalisti in aereo, quando pranza con ospiti a tavola eccetera. Ma anche allorché il suo magistero, pur suonando a livelli più decisamente ufficiali e formali, resta però solo propositivo, come nella Lettera enciclica Lumen Fidei o nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, anche se è chiaro che a questi livelli di magistero, pur non solenni e non definitori, dovrebbe ben aleggiare quell’atmosfera – o “ambienza” – dogmatica e veritativa che mostri che tali insegnamenti, senza impegnare formalmente il dogma, coeriscono in tutto e senza alcuna difficoltà – anzi: con estrema facilità, agio e quasi per loro intima predisposizione – con la Rivelazione e con gli insegnamenti dogmatici stabiliti dalla Chiesa, come i frutti di fico derivano dal fico e i frutti di mandorlo dal mandorlo.
Se non coeriscono come devono, essi sono manchevoli, ossia carenti di verità – come manchevoli in più punti, e gravi, cioè carenti di verità, sono i documenti del Vaticano II –, ma tali loro carenze di verità non intaccano il carisma di infallibilità perché non sono insegnamenti che potevano essere promulgati con tale carisma, che può essere utilizzato unicamente nelle definizioni.
Si noti che al n. 3075 del Denzinger, cioè appena di seguito alla proposizione letta, quella stessa Cost. dogm. conclude con un Canone (ossia con una norma, con una legge): « Se poi qualcuno, Dio non voglia!, osasse contraddire questa nostra definizione, sia anatema ». Mons. Gherardini rileva che l’anatema è tanto utilizzato in un concilio dogmatico che si può quasi dire che un concilio è dogmatico se contiene un anatema sit. Se non lo contiene sicuramente non è dogmatico (ho fatto la dovuta verifica: in effetti, non vi è un concilio dogmatico senza anatemi).
Si noti qui quanto dunque un fatto teoretico come la dogmaticità abbia ripercussioni immediate nell’ambito pratico (l’anatema è una sanzione giuridica). In ogni caso, da quell’anatema minacciato dal Papa nel Concilio Vaticano I bisogna arguire che tutto ciò che è stato detto fin qui si ha l’obbligo di crederlo, perché in caso contrario, cioè se si professasse la dottrina contraria, chi lo facesse sarebbe anatemizzato: sarebbe eretico.
I diversi gradi di magistero discendono da queste considerazioni, come è facile desumere, e le note relative della Chiesa che li suddividono – che non sono “dottrina”, ma “note dispositive” – sono state codificate dopo aver correlato i presenti insegnamenti ad altri, come nella sess. III, c. 3, di detto Concilio, DB 1792 (« Sono da credersi di fede divino-cattolica tutte le cose che sono contenute nella Parola di Dio scritta o tramandata e che sono proposte a credere dalla Chiesa, sia con giudizio solenne che con Magistero ordinario come divinamente rivelate »).
Per concludere: non si può scegliere su questo argomento una posizione a priori, una posizione purchessia diversa da quella della Chiesa, giacché essa è indicata dalla Chiesa con quelle parole di magistero infallibile sopra viste e dalle sue dirette e implicite deduzioni egualmente infallibili, e chi invece la sceglie si pone latæ sententiæ – cioè ‘per il fatto stesso’ – fuori della sua comunione, è cioè eretico.
Come già dissi anche in Sacro al calor bianco e in Il domani del dogma [qui], quella del sedevacantismo è una vera e propria eresia: la Chiesa, privata di Papa e Vescovi, non sarebbe più la Chiesa fondata da Cristo su Pietro e sugli Apostoli. I fedeli si troverebbero, senza loro colpa, senza Chiesa gerarchica, senza sacerdoti e senza Sacramenti.
Ma ciò è contrario alla fede, e avviene poi anche che questi fedeli che opinano per il sedevacantismo, cioè per una Chiesa acefala, prendono se stessi medesimi per Chiesa, fanno cioè di se stessi la Chiesa, pur non essendo successori né formali né informali di Pietro e degli Apostoli, ossia pur non avendo né genealogia né successione Apostolica, ma anche ciò è contrario alla fede. Questo è argomento sufficiente per tenersi lontano dalla teoria del tutto illogica del sedevacantismo, oltre gli altri quattro suggeriti in Sacro al calor bianco.
Chi si trova a pencolare su queste pericolosissime posizioni è meglio che al più presto se ne ritragga. Se Papa e Vescovi lo scandalizzano, che costui lavori, viva, e specialmente preghi affinché le false e scandalose posizioni magisteriali « vadano a sbattere contro il muro invalicabile del dogma », come dico in La Chiesa ribaltata, p. 215, fatto che succederà come sempre è successo prima che la Chiesa o un Papa diventino eretici.
E. M. R
40 commenti:
La paziente rivoluzione di Francesco
Sandro Magister
"Su omosessualità e divorzio nel sinodo è mancato l'accordo, ma alla fine a decidere sarà il papa. E i cambiamenti che vuole introdurre li ha già in mente, anzi, li mette già in pratica.
Non è vero che Francesco sia stato zitto, nelle due settimane del sinodo. Nelle omelie mattutine a Santa Marta martellava ogni giorno gli zelanti della tradizione, quelli che caricano sugli uomini fardelli insopportabili, quelli che hanno solo certezze e nessun dubbio, gli stessi contro cui si è scagliato nel discorso di congedo con i padri sinodali.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350910
Ma ci ha scritto un libro sulla "teologia"(?), sulla forma, linguaggio ed amenità varie di Bergoglio e poi mi viene a dire: "sì, vabbè, però..."
Allora il padre di famiglia che dice ai figli:
-non preoccupatevi di rubare o di spacciare, tanto poi ve la cavate con pochi mesi di galera
-al figlio gay, non c'è problema si fai le zozzerie col tuo compagno perché ormai è tutto concesso
-alla figlia, prostituisciti quanto ti pare ma guadagnaci il più possibile
-alla moglie, non fa niente se mi metti le corna visto che dobbiamo essere moderni, aperti...
questo padre ha ancora diritto alla patria potestà?
D’accord avec E. M. Radaelli — dont j’apprécie toujours beaucoup les écrits — quand il écrit que tout ce que déclare le Pape n’est pas infaillible.
Pas d’accord, en revanche, quand, après avoir affirmé : « Ora, che stia [Bergoglio] effettivamente lavorando per distruggere la Chiesa è cosa verosimile e accertata, come dimostro anch’io nel mio “La Chiesa ribaltata” », il ajoute : « ma ciò non significa che per questo egli non sia più da riconoscersi come Pietro, come Papa, come Pastore supremo della Chiesa: le due cose non sono affatto legate da relazione causa-effetto, cioè dalla logica »…
Essayons d’y voir clair.
Qu’un Pape, croyant bien faire, commette des maladresses, fasse des affirmations hasardeuses, aux limites de l’hérésie (et même que, dans un moment d’égarement, il profère carrément une hérésie), tout cela est parfaitement admissible et pardonnable, étant donné la faiblesse humaine, et n’autorise certes pas, pour autant, à mettre en cause sa légitimité, même si cela diminue son prestige. Malgré tout, il reste le Pape. Et il y a eu, dans le passé, nous le savons, de mauvais papes.
Mais qu’il travaille effectivement à détruire l’Église (“ effettivamente lavorando per distruggere la Chiesa ”), comme l’écrit Radaelli, et le cas, me semble-t-il, change complètement de figure. Et on ne peut plus dire, comme il le fait : « ma ciò non significa che per questo egli non sia più da riconoscersi come Pietro, come Papa, come Pastore supremo della Chiesa ».
Le Pape, en effet, n’a pas été élu pour détruire l’Église mais pour la conserver et l’édifier.
S’il fait le contraire, s’il travaille effectivement (et donc délibérément, à moins d’être fou) à la détruire, il me paraît évident, ET LOGIQUE, qu’il n’est pas pape.
Une chose est causer, occasionnellement, par sottise, par incapacité, par faiblesse, pour quelque raison que ce soit, des dommages à une institution, autre chose est travailler délibérément à sa démolition (comme dans le cas des FI — cas emblématique, s’il en est, de cette volonté de destruction de Bergoglio).
Que dirait-on d’un chef des Armées qui détruirait délibérément et effectivement l’appareil militaire qui lui a été confié ? Que mériterait-il sinon la destitution immédiate et le peloton d’exécution pour haute trahison ?
Ne sommes-nous pas dans une situation analogue ?
Je poserai finalement la question : ce Pape, chef de l’Église militante, est-il un Pape ou le contraire d’un Pape ?
Et donc…
Caro Radaelli, se non erro lei è di Milano. il suo arcivescovo Scola è d'accordo nell'affermare che il "religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza" non implichi l'OBBEDIENZA?
cordiali saluti
s.
Professor Radaelli,
allora, di fronte a Colui che dovrebbe essere la norma prossima e la guida della vita cristiana, come può fare il semplice fedele a decidere, tra ciò che gli giunge, cosa merita obbedienza, cosa un semplice "ossequio" (che spesso non va oltre il flatu vocis) e cosa va combattuto.
Domanda a chi e' esperto di Diritto Canonico. Prima di essere ufficialmente proclamato Sommo Pontefice il cardinale eletto e' obbligato a giurare di mantenere intatto il "depositum fidei" oltreche' quello della morale come definito dalla dottrina tradizionale? Non e' questa la condicio sine qua non per la validita' della presa di potere?
Perfetto, Raoul!
Agata Christie diceva che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova. Ed il nostro ci ha fornito molti di più che tre indizi...
Su il fatto quotidiano articolo su monsignor Oliveri
Ho aggiornato l'articolo in base ad una comunicazione di sacerdoti liguri.
Stimo molto il prof Radaelli ,il suo libro "IL domani...ecc"l'ho letto ,riletto ,e talvolta ne leggo qualche brano per puro piacere . Chiarissimo il ragionamento sui gradi di magistero e mi pare ineccepibilmente logico .Una cosa però non capisco Vero che il Papa non parla sempre infallibilmewnte , talvolta può , per sbaglio , proferire errori . Ma quando questi errori sono reiterati in maniera pervicace (e ritengo che qualche avvertimento gli sia arrivato , se non altro per via mediatica , lui che è così attento a questo settore )si può ritenerlo eretico (e quindi destituito , sia pure solo moralmente ,non giuridicamente, di autorità )? Sembrerebbe di no ,per il professore , perchè comunque in questi reiterati insegnamenti erronei saremmo sempre su un piano inferiore ,in cui , in qualche modo il Papa è "libero "di sbagliare . Ne consegue che MAI un Papa potrebbe essere eretico :per essere tale dovrebbe impegnare l'infallibilità , ma questo è impossibile per definizione :per verità dogmatica un vero Papa non può insegnare infallibilmente una eresia. Non essendo formalmente eretico , potrebbe imperversare come vuole , trascinando tutti alla rovina , distruggendo la Chiesa , pur rimanendo vicario di Cristro . Mah...
Scusate, qualcuno si ricorda cosa diceva al riguardo S.RobertoBellarmino?
Perché ormai e' chiaro che: o Bergoglio non e papa per vizio giuridico ( cfr Socci ) o perché l' abdicazione di BXVI non e' valida, o per entrambi i motivi, o e' de iure Papa, ma non de facto, nel senso che e' un NON cattolico.
Oppure noi stiamo sbagliando tutto e lo Spirito Santo opera attraverso lui.
Rr
Raoul de Gerrx ha perfettamente ragione. A quello che dice va aggiunta la moltitudine di dubbi, coincidenze e errori della rinuncia di Benedetto XVI e dell'elezione di Bergoglio.
Rr
"Oppure noi stiamo sbagliando tutto e lo Spirito Santo opera attraverso lui."
Si può dire con certezza che lo SS non è che proprio non si sa dove e come soffi....
Spirito di Verità (Gesù stesso in alcune occasioni lo chiama così; Gv 14,17; Gv 15,26; Gv 16,13)
"Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" ,
quella discesa di ardore, vigore spirituale, ma anche di Verità, che quando fu data a Pentecoste tolse il velo alla comprensione delle S. Scritture e sulle realtà più complesse della fede (velo che gli Apostoli ancora avevano a quel tempo) e questo Paraclito è quello che convince
_della Vita Eterna,
_della salvezza,
_del peccato,
_del Giudizio,
_di tutte le verità di fede (non è dunque solo un "amore" e basta).
«insegnerà» e «ricorderà», «renderà testimonianza», «guiderà alla verità tutta intera»
«Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato».
non si contraddice mai e non esprime mai verità difformi dalla S. Scrittura.
per cui....
C'è anche un errore grave di logica in questo articolo. Dire che il Papa è infallibile quando parla ex cathedra non implica che non lo sia quando non parla ex cathedra. Dal fatto che il mio computer sia Dell, non si segue che i vostri non lo siano (o siano).
@Franco 10:2
L'unico giuramento è quello antimodernista, che Bergoglio avrà ben pronunciato a suo tempo...
Cfr. http://blog.messainlatino.it/2010/09/centanni-fa-il-giuramento.html
Altri giuramenti non risultano.
La Universi Domini Gregis recita così:
87. Avvenuta canonicamente l'elezione, l'ultimo dei Cardinali Diaconi chiama nell'aula dell'elezione il Segretario del Collegio dei Cardinali e il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie; quindi, il Cardinale Decano, o il primo dei Cardinali per Ordine e anzianità, a nome di tutto il Collegio degli elettori chiede il consenso dell'eletto con le seguenti parole: Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? E appena ricevuto il consenso, gli chiede: Come vuoi essere chiamato? Allora il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, con funzione di notaio e avendo per testimoni due Cerimonieri che saranno chiamati in quel momento, redige un documento circa l'accettazione del nuovo Pontefice e il nome da lui assunto.
88. Dopo l'accettazione, l'eletto che abbia già ricevuto l'ordinazione episcopale, è immediatamente Vescovo della Chiesa Romana, vero Papa e Capo del Collegio Episcopale; lo stesso acquista di fatto la piena e suprema potestà sulla Chiesa universale, e può esercitarla.
Quanto al codice di Iritto Canonico:
Can. 331 - Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l'ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.
Can. 332 - §1. Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l'elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l'eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell'accettazione. Che se l'eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo.
§2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.
Can. 333 - §1. Il Romano Pontefice, in forza del suo ufficio, ha potestà non solo sulla Chiesa universale, ma ottiene anche il primato della potestà ordinaria su tutte le Chiese particolari e i loro raggruppamenti; con tale primato viene contemporaneamente rafforzata e garantita la potestà propria, ordinaria e immediata che i Vescovi hanno sulle Chiese particolari affidate alla loro cura.
§2. Il Romano Pontefice, nell'adempimento dell'ufficio di supremo Pastore della Chiesa, è sempre congiunto nella comunione con gli altri Vescovi e anzi con tutta la Chiesa; tuttavia egli ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa, il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio.
§3. Contro la sentenza o il decreto del Romano Pontefice non si dà appello né ricorso.
Can. 334 - Nell'esercizio del suo ufficio il Romano Pontefice è assistito dai Vescovi, che possono cooperare con lui in diversi modi, uno dei quali è il sinodo dei Vescovi. Inoltre gli sono di aiuto i Padri Cardinali e altre persone, come pure diverse istituzioni, secondo le necessità dei tempi; tutte queste persone e istituzioni adempiono in suo nome e per sua autorità l'incarico loro affidato per il bene di tutte le Chiese, secondo le norme determinate dal diritto.
Can. 335 - Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze.
Se ho dimenticato qualcosa, scusate, intervenite e correggetemi.
humilitas
Humilitas,
Bergoglio non hapronunciato alcun giuramento antimodernista, perché questo e' negletto o addirittura abolito dal CvIi. Bergoglio e' diventato prete a CVIi terminato, con il nuovo rito dell' Ordinazione.
Rr
@Luis Luiz: "C'è anche un errore grave di logica in questo articolo. Dire che il Papa è infallibile quando parla ex cathedra non implica che non lo sia quando non parla ex cathedra. Dal fatto che il mio computer sia Dell, non si segue che i vostri non lo siano (o siano)."
Il Prof.Radaelli ha scritto: "alla proposizione « Il vescovo di Roma, quando parla ex cathedra » si sottrae la proposizione contraria: « Il vescovo di Roma, quando NON parla ex cathedra »: se “quando parla ex cathedra” « gode di quella infallibilità », “quando invece NON parla ex cathedra… NON gode di quella infallibilità”. E se NON ne gode, vuol dire che al ‘momento infallibile’ si affianca un ‘momento fallibile,’ a un insegnamento infallibile un insegnamento fallibile, a un magistero dogmatico un magistero non-dogmatico, che per convenzione sarà chiamato ‘pastorale’."
Lei sig Luiz, secondo me ha frainteso ciò che dice Radaelli.
Quella di Radaelli è pura logica aristotelica e tomista. Il concetto- riferito ad un'affermazione papale- di "non godere della (presunzione assoluta di) INFALLIBILITA'", non equivale affatto ad altro e differente concetto di "essere errato". Semplicemente, se non soddisfa ai requisiti richiesti per il discorso infallibile, un'affermazione PUO' essere errata, cioè non è "EX SE" infallibile: ciò non vuole affatto escludere che possa, invece, essere giusta e corretta, pur non godendo della assoluta "infallibilità" per definizione...Non so se sono stato chiaro, o se ho finito per confonderle maggiormente le i9dee..Ma le assicuro, che il discorso di Radaelli, è puramente LOGICO!
Bergoglio non hapronunciato alcun giuramento antimodernista,
Il giuramento antimodernista è stato sostituito dal "credo di Paolo VI".
Ne ho scritto qui
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/12/cosi-una-nostra-cara-lettrice-ci-scrive.html
luis Luiz , ilfocohadaardere ha ragione : essendo ben definite le condizioni di infallibilità ,quanto è fuori da queste condizioni non è infallibile (si intende , se non rientra nel magistero ordinario , infallibile anch'esso ,e le stramberie anche papali non vi rientrano ). Questo non vuole assolutamente dire che contenga errori , ma che POTREBBE contenerli , non essendo assistito dal carisma dell'infallibilità
Le Pape, en effet, n’a pas été élu pour détruire l’Église mais pour la conserver et l’édifier.
S’il fait le contraire, s’il travaille effectivement (et donc délibérément, à moins d’être fou) à la détruire, il me paraît évident, ET LOGIQUE, qu’il n’est pas pape.
......
Que dirait-on d’un chef des Armées qui détruirait délibérément et effectivement l’appareil militaire qui lui a été confié ? Que mériterait-il sinon la destitution immédiate et le peloton d’exécution pour haute trahison ?*
Ne sommes-nous pas dans une situation analogue ?
Je poserai finalement la question : ce Pape, chef de l’Église militante, est-il un Pape ou le contraire d’un Pape ?
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restiamo in attesa di una risposta sensata ed autorevole (magari qualche sacerdote) a questo stringente quesito di Raoul, che da oltre un anno molti si pongono (forse solo interiormente) con sgomento crescente, di fronte a parole e fatti di inaudita gravità.
* il personaggio della similitudine sarebbe giustamente incriminato di alto tradimento.
E un simile "vicario di Cristo", impegnato quotidianamente a devastare Chiesa, gregge e Dottrina, sarebbe sciolto da ogni onere morale e giuridico, mentre attivamente devasta come Attila lasciando terra bruciata nei pascoli erbosi della bimillenaria CC?
Tutte le definizioni ex cathedra sono infallibili. Questa non è una definizione ex cathedra. Dunque questa definizione non è infallibile, ecco un errore grossolano di logica.
Sarebbe come: Tutti gli uomini sono mortali; il mio cane non è un uomo, dunque il mio cane non è mortale.
Sarebbe corretto se la maggiore fosse: Tutte le definizione ex-cathedra e solo le definizioni ex cathedra sono infallibili.
@ ilfocohadaarder
Quando fa freddo uso scarpe > Quando non fa freddo non uso scarpe?
Tutte le definizioni ex cathedra sono infallibili. Questa non è una definizione ex cathedra. Dunque questa definizione non è infallibile, ecco un errore grossolano di logica.
L'ex cathedra è la condizione.
Ma una definizione non ex cathedra è infallibile se ribadisce, esplicitando ma non sovvertendo, principi già definiti solennemente.
"Per questo noi, aderendo fedelmente alla tradizione accolta fin dall’inizio dalla fede cristiana, [...] insegniamo e definiamo (docèmus et definìmus) essere dogma divinamente rivelato che: Il vescovo di Roma, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani, definisce, in virtù della sua suprema autorità apostolica, che una dottrina in materia di fede e di morale deve essere ammessa da tutta la Chiesa, gode, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro, di quella infallibilità di cui il divino Redentore ha voluto fosse dotata la sua Chiesa quando definisce la dottrina riguardante la fede o la morale" (Vat. I, cost. dogm.). Interpretare- come lei suggerisce, Luiz-l'espressione "QUANDO parla ex cathedra....QUANDO definisce" come "una delle diverse e molteplici ipotesi", significa semplicemente o ignorare la ratio, ed il significato che da sempre la Chiesa ha costantemente assegnato a tale dogma (insegnato ex cathedra,e dunque esattamente "infallibile").Le sue ulteriori affermazioni/pretesi esempi sono dei meri "paralogismi" se non sofismi.La frasetta delle scarpe e dell'inverno ("Quando fa freddo uso scarpe>Quando non fa freddo non uso scarpe?), mi perdoni,lungi dal rappresentare un sillogismo,ricade nel banale paralogismo.Se infatti,non avessi voluto dire (implicitamente)che (dunque) "quando non fa freddo,non uso scarpe",non avrei dovuto specificare "quando fa freddo", ma solo dire "uso scarpe".Una simile affermazione,così posta, significa esattamente che "quando fa freddo", e non sempre, "uso scarpe": altrimenti, la sola alternativa, è che tale affermazione(premessa)non avrebbe nessun senso specifico,ma sarebbe,semmai, una tautologia.Vuole affermare che la proclamazione dogmatica in commento è una tautologia?Ovvero, che il Vaticano I volesse in realtà dire: "Quando il papa definisce una verità di fede e morale ex cathedra..etc..è infallibile. Ma anche in tutti gli altri casi, a prescindere di tali suddette condizioni,può ugualmente essere infallibile"?Si,sig. Luiz, questo mi pare che lei stia affermando... Si accomodi....
@Luiz:
No, Luiz, non fila il suo dire, ma arranca! Semmai:
"Tutte gli insegnamenti ex cathedra sono infallibili. Questo non è un insegnamento ex cathedra. Dunque, PUO' non essere infallibile": chiamasi sillogismo, che E conforme a logica. Il suo (riesce infine a intuire la differenza?) è un paralogismo, ha solo l'apparenza del sillogismo...spiacente. :)
Scusate, avete ragione, non avevo controllato la data di ordinazione del Bergoglio.
È che sono abituata al fatto che i preti più vecchi dei miei genitori l'hanno fatto tutti, il giuramento antimodernista, ma in questo caso evidentemente no.
Forse sono troppo giovane e ingenua. Imparerò...
Pardon.
humilitas
Può non essere infallibile e può essere infallibile = una tautologia che non dice assolutamente niente.
A o ~A.
Il fatto è che non si può dedurre logicamente della definizione del dogma dell'infallibità papale ex cathedra la sua fallibilità quando non parla ex cathedra.
Caro Louiz,
a me la logica dice che se il Papa è infallibile solo quando parla ex cathedra, quando parla normalmente non si può considerare sempre infallibile; e dunque è contemplata la fallibilità.
Il che non significa che sia in errore ma non lo esclude.
Sta di fatto che nessun papa post-conciliare ha fatto alcuna proclamazione solenne e definitoria. la 'pastorale' lo esclude.
Di fatto questo questo Magistero non definitorio è accoglibile de fide solo quando non è difforme alla dottrina perenne.
Il problema è che l'anomia e il disprezzo della dottrina, che sembrano aver superato il livello di guardia, stanno rendendo il tutto difficilmente inquadrabile ma soprattutto difficilmente contestabile secondo la dottrina e il diritto.
Quello che Radaelli restituisce delle ragioni dei cosiddetti "sedevacantisti" è pura caricatura, destituita di ogni serietà. (Mai sentito che qualcuno sostenesse che il Papa ogni volta giocasse la schedina facesse tredici... !). Qui non si tratta nemmeno di quale che sia pronunciamento più o meno ufficiale (magistero solo autentico, non infallibile), ma del Magistero ordinario universale, quello riguardante le "verità connesse", inerenti l'oggetto secondario dell'infallibilità - quindi INFALLIBILE proprio perché UNIVERSALE, come insegna il Concilio Vaticano I, Cost. dogm. “Dei Filius”, Denz. 3011 - cui i fedeli sono tenuti a prestare assenso "con fede divina e cattolica". Di esso fanno parte: le conclusioni teologiche, i fatti dogmatici, le canonizzazioni, la legislazione ecclesiastica (della quale fanno parte le leggi liturgiche universali e il Diritto Canonico) (vedi la voce "Infallibilità" dell'Enc Catt.) Riguardo anche l'ultimo punto, quello della legislazione ecclesiastica occorre comprendere che la Chiesa guida i fedeli alla salvezza non solo per mezzo di enunciazioni solenni, ma mediante disposizioni pratiche che quando sono rivolte per un tale fine (la salvezza dell'anima) ad ogni fedele ("universalmente") godono parimenti delle garanzie promesse alla Chiesa dal suo Divin Fondatore, che a tale scopo l'ha istituita. "Ciò non vuol dire che tale disciplina sia dogma di fede, né che sia irreformabile, o che sia la più perfetta, ma che non può contenere nulla che sia in qualche modo opposto alla regola della fede o alla santità del Vangelo. In ciò, la Chiesa è infallibile. La Chiesa e il Papa non possono dare del veleno ai propri figli".
Riguardo il "Vaticano II", "Paolo VI, promulgando almeno apparentemente, il 7 dicembre 1965, la Dichirazione: Dignitatis humanae personae, ha posto un atto che dequalifica l’«autorità». [...] questa dichiarazione avrebbe dovuto, in considerazione del modo della promulgazione, essere infallibile. E ciò, per l’insieme di queste tre ragioni. 1. La Dichiarazione: Dignitatis humane personae appartiene, secondo il parere dello stesso Paolo VI, al Magistero ordinario solenne; e in effetti, essa emana dalla più alta autorità che vi sia nella Chiesa, ossia il Papa e il Concilio insieme. [...] 2. La Dichiarazione Dignitatis… tratta di una dottrina accolta e definita dalla Tradizione, e SOLENNEMENTE ricapitolata da Pio IX nel Sillabo e nell’Enciclica Quanta cura. 3. Questa dichiarazione è espressamente presentata come integrata al dato rivelato."
@mic. "Di fatto questo Magistero non definitorio è accoglibile de fide solo quando non è difforme alla dottrina perenne."
No affatto, e credo sia un errore un errore importante, perché ciò supporrebbe che la validità del pronunciamento divenisse tale sono qualora vi accedesse il consenso della Chiesa. Si veda la “Inter multiplices” (1690) e "Auctorem fidei" (1794) che parimenti condannano i quattro articoli del cosiddetto clero gallicano (1682), specialmente il II, il III e il IV. Che difatti esso possa risultare "difforme alla dottrina perenne" è escluso dalla stessa promulgazione papale dell'atto magisteriale universale. Esso difatti trae la propria autorità non da altri che dal Papa, il quale in questo caso comunica il carisma dell'infallibilità all'assise conciliare o al corpo dei vescovi dispersi sulla terra. Tali pronunciamenti sono cioè di per sé infallibili in virtù del carisma divino concesso da Cristo al Papa, cioè "de fide" - se di Papa si tratta - non perché la chiesa discente vi acconsenta o meno.
P.S. Come vede ho accolto il suo invito a cogliere l'occasione per un ulteriore eventuale approfondimento... che non s'è fatto attendere da quanto vedo, :) johannes borgen.
Ricordo che l'infallibilità cui si è tenuti aderire de fide riguarda le questioni di fede e di morale.
@Johannes bergen
beh se crede così, lei intanto sta contraddicendo il Magistero Infallibile della Evangelii Gaudium perchè è troppo preciso e definitorio nell'illustrare un principio
Che poi molti pronunciamenti siano "difformi dalla dottrina perenne" è di un'evidenza abbacinante a chi conosce anche solo i rudimenti della dottrina perenne: lei può citare qualunque articolo e testo a garanzia, ma se uno fa sparate anticristiane e perverte la dottrina o addirittura la inverte, la cosa ha evidenza di per sè
Cara Mic, Sono 100% d'accordo sul problema teologico; parlo soltanto del problema logico: formalmente, non si può dedurre dalla definizione del Concilio Vaticano I niente sull'infallibilità o meno delle altre manifestazioni non ex cathedra dei papi, come ha voluto fare Radaelli in questo articolo.
In effetti ,per fare l'avvocato del diavolo con me stessa , i rilievi riguardanti il magistero ordinario( infallibile per dogma ) non sono campati per aria . Io cercavo di superare questa difficoltà (che porterebbe per logica al sedevacantismo )dicendo a me stessa che le esternazioni strampalate per usare un eufemismo cui siamo abituati (e prima ancora , alla radice , la promulgazione dei documenti conciliari e del NO )NON SONO MAGISTERO ORDINARIO .Ma ,d'altro canto , è anche vero , come qui si dice , che così facendo noi ci arroghiamo di decidere cosa è e cosa non è magisteroMah , è un po' che mi dibatto in questo dilemma. Mons Williamson lo supera (mi pare )dicendo che le categorie teologiche d'altri tempi (in questo caso riguardanti ciò che rientra nel magistero ordinario :canonizzazioni , ecc)non si applicano in questi tempi di disfacimento . Ma anche questa è opinione soggettiva .
Il dilemma si risolverebbe SOLO se noi potessimo essere sicuri che fa parte del magistero ordinario (quindi infallibile )UNICAMENTE ciò che si inscrive in un filone continuo di magistero , e questa sicurezza ci derivasse non da opinioni teologiche , ma da pronunciamenti magisteriali precisi .Si può forse invocare il principio del Lerinense...ma questo principio è opinione teologica per quanto autorevole o fa effettivamente parte del magistero ? Lo chiedo a voi , io purtroppo non ho la preparazione adeguata
@ mic. "Ricordo che l'infallibilità cui si è tenuti aderire de fide riguarda le questioni di fede e di morale", certamente si! dovrebbe però aggiungere : le questioni di fede e morale definite infallibilmente dalla Chiesa "... sia con un giudizio solenne, sia nel suo magistero ordinario e universale" ("Dei Filius"), cioè proprio come è avvenuto nel caso del dettato della Dignitatis humanae riguardo la libertà religiosa; la quale recita: "QUESTO CONCILIO VATICANO DICHIARA CHE LA PERSONA UMANA HA IL DIRITTO ALLA LIBERTA' RELIGIOSA. [...] Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana, quale si conosce, sia PER MEZZO DELLA PAROLA DI DIO RIVELATA che tramite la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società. [...] Anzi, una tale dottrina sulla libertà affonda le sue radici NELLA RIVELAZIONE DIVINA, per cui tanto più dai cristiani va rispettata con sacro impegno".
In questo documento, presentato da Montini dichiaratamente come atto di "Magistero supremo ordinario" (né avrebbe potuto essere altrimenti, constando di fatto il Soggetto proferente in quello del Papa insieme a tutti i vescovi della cristianità a lui concordi riuniti in concilio), la libertà religiosa "è espressamente presentata come integrata al dato rivelato", cioè facente parte del Deposito della fede - come ripete P. Guérard des Lauriers più sopra, al terzo punto già citato - ovvero RIGUARDANTE UNA QUESTIONE DI FEDE, in merito alla quale la Chiesa docente qui si esprime, sebbene non solennemente, comunque i n f a l l i b i l m e n t e "nel suo magistero ordinario e universale". Qui la Chiesa parlando per bocca propria di cosa di cui è unica e diretta testimone (essendo cosa che riguarda la fede ed essendo lei garante del dato rivelato), n o n p u ò e r r a r e, come potrebbe avvenire invece nel caso in cui - insegna San Tommaso - la Chiesa trattando il giudizio di casi particolari e limitati sbagliasse a causa dei “falsi testimoni”, nel qual caso si parlerebbe appunto allora di “Magistero non infallibile o mere authenticum”.
@Josh. Non può esserci un “Papa eretico”, per la semplice ragione che smetterebbe di essere tale, se mai lo fosse stato. L’eletto del conclave può cioè smettere d’esser Papa senza che altri siano stati eletti al posto suo : egli, l’eletto, sarebbe Papa solo “materialmente”, cioè in potenza perché non godrebbe dell’Assistenza divina promessa solo al Successore di Pietro (analogamente a come, aggiungo, nella Storia Sacra viene raccontato di Saul, rigettato da Dio e rimasto lo stesso sul trono). Non mi risulta infatti che fosse “sedevacantista” anche S. Alfonso M. de Liguori, Dottore della Chiesa, il quale scrisse (in "Verità della fede") che "non esser dubbio che il papa possa essere deposto dal concilio, quando fosse stato dichiarato eretico, come quegli che definisse una dottrina opposta alla divina legge" [*]. Appunto “deposto” perché non più Papa, essendo divenuto eretico, perché altrimenti rimarrebbe del tutto inconcusso che : «Prima sedes a nemine iudicatur» !
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[*] http://apologetica-cattolica.net/magistero/item/162-s-alfonso-m-de-liguori-affermo-che-un-papa-eretico-puo-essere-condannato-e-deposto.html
Il Papa non può cambiare la dottrina costante della Chiesa. Egli non è il padrone della dottrina cattolica, ma ne è il custode, ed è ad essa vincolato. Neppure un atto solenne di magistero emanato dal Papa può contraddire, né in toto né in parte, il Magistero perenne. Non lo può in senso morale, perché non ne ha l'autorità da Dio. Se però lo contraddice de facto, in quel caso il suo insegnamento è nullo, non ha alcun valore e, anzi, va rifiutato.
Il magistero, sia ex-cathedra sia ordinario, è infallibile se ribadisce, e per questo infallibile, Verità sempre credute e professate dalla Chiesa.
E ocorre distinguere anche tra quando il Papa parla come dottore e pastore della Chiesa universale (costituzione Pastor Aeternus del Vaticano 1) e come dottore privato (interviste et similia). Il problema, oggi, è che queste ultime sono diventate la forma di magistero più anomala e penetrante nelle masse grazie alla risonanza data dai media e dalle ermeneutiche progressiste secondo le varie lobbies che rappresentano.
Un magistero pontificio che per assurdo si dovesse opporre a quello tradizionale in materia di fede e di morale non mi metterebbe in crisi, perché in caso di contrasto tra antico e nuovo ci si deve attenere all'antico, perché lì è la pienezza della Verità. Sofismi teologici e affabulazioni cervellotiche proprie dei modernisti sono come il canto delle sirene : incantano solo chi non è ben fondato. Non cèè più spazio per le nuances storiciste.
Quanto alla dignitatis humanae, ha effettuato il trasferimento del tema della libertà religiosa dalla nozione di verità a quella dei diritti della persona. Se l’errore non ha diritti, una persona ha dei diritti anche quando sbaglia. È un diritto rispetto agli altri, alla comunità e allo Stato. Ma davanti a Dio? Dalla tolleranza siamo passati al diritto. Se non è discontinuità questa!
Se può interessarle, ne ho scritto qui
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/p/2.html
Dice don Barthe, confermando mons. Ghreardini
"Se quindi "Humanae vitae", che è nella linea della continuità con l'insegnamento anteriore a riguardo della condanna della contraccezione, non è stata mai proposta come infallibile, a maggior ragione "Dignitatis humanae", la quale propone in una maniera che può essere intesa in diversi modi, una dottrina che ha tutte le apparenze di una novità, non può avere questa pretesa. L'argomento, sicuramente insufficiente se preso in se stesso, ci rimanda ad un'inquietudine delle origini per quanto riguarda l'infallibilità, la quale é introdotta dal famoso fine semplicemente "pastorale" del Concilio."
http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2009/06/il-magistero-ordinario-infallibile.html
Gent.ma sig.ra Maria Guarini (non avevo ancora capito lei fosse "mic"). Salve di nuovo! Lei ha certamente il diritto di censurare tutti i miei interventi quando vuole. Potrebbe però almeno comunicarlo con due righe (o anche mezza) nell'albero dei post inviati di averlo fatto? Credo ne vada almeno della cortesia.
Auguro sinceramente una buona Domenica a lei e ai suoi lettori (visto mai dovessi comparirvi anch'io! ;). johannes borgen
Mi pare che qualcuno stia facendo non poca confusione coi e tra i concetti di "Magistero Infallibile", Magistero Straordinario, e Ordinario. E tra insegnamento infallibilmente definito, e insegnamento vero e corretto e conforme alla dottrina di sempre....Confusione tra gli strumenti di definizione e i contenuti, definiti e veicolati dagli strumenti...
e allora aspettiamo che papa Jorge ( "call me jorge!" ) salga finalmente in cattedra e solennemente condanni le sue affermazioni contro la fede e la morale cattoliche! E' semplicemente assurdo... Per fortuna che il principio di non contraddizione non è appannaggio dei professori, col quale anzi questi paiono piuttosto a disagio.... Un capo della Chiesa Cattolica che smentisce la dottrina cattolica da privato, e la riafferma da "pubblico ufficiale": un non-sense!
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