Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 2 ottobre 2014

MONACO ORTODOSSO: «Cattolici, su divorziati e risposati state alla larga dalla pratica ortodossa»

Questa è la testimonianza lasciata sul blog di padre John Zhulsdorf da un suo lettore speciale:

«Sono un monaco della Chiesa ortodossa, sulla via della conversione al cattolicesimo. Ho deciso percorrere questa strada per numerosi motivi, quasi tutti di tipo dottrinale. Benché la mia presa di consapevolezza della verità del cattolicesimo sia stata un processo graduale, ci sono state comunque cose che subito mi hanno fatto capire che il cattolicesimo era da prendere sul serio.

Avendo letto i Padri della Chiesa e ciò che hanno scritto su come discernere una vocazione matrimoniale da una alla vita religiosa, mi era chiaro che gli stessi Padri avevano una idea ben definita del matrimonio e della sessualità; questa lucidità li spingeva a raccomandare la vita celibataria a tutti coloro che potevano abbracciarla e a insistere sul fatto che se un cristiano voleva tenere un piede nel mondo, la sua sessualità doveva essere indirizzata esclusivamente al matrimonio e a un matrimonio con un fine preciso: l’educazione della prole, dono di Dio, in una unità che è alla base della società e riflette l’indissolubile legame tra Cristo e la Chiesa. Nella loro visione del matrimonio e della sessualità, due cose erano certe e ineludibili: la prima, la contraccezione è inconcepibile in un matrimonio cristiano, dal momento che è un bene in sé, benché inferiore a quello della vita religiosa, il cui senso è la generazione e l’educazione dei figli nella fede. La seconda cosa, il matrimonio è di necessità permanente, deve durare fintanto che gli sposi vivono, sia per i doveri e gli obblighi dettati dalla legge naturale, sia per il suo carattere sacramentale. Gli ortodossi possono provare a vantarsi della loro maggiore fedeltà alla tradizione apostolica in certi usi e costumi (antichi calendari, digiuni, periodi in cui pregare in piedi o inginocchiati, ecc.), ma ad un certo punto ho capito che si sono allontanati dalla dottrina cristiana originaria sul matrimonio e la sessualità. È una questione di dottrina, non solo di prassi, il che dovrebbe far riflettere molti ortodossi come ha fatto riflettere me. Mi sono detto: “Se il cattolicesimo è falso e l’ortodossia è vera, come mai il cattolicesimo insegna ancora la verità su matrimonio e contraccezione mentre noi l’abbiamo abbandonata?”. Le disquisizioni dottrinali sul Filioque e l’infallibilità papale possono andare avanti all’infinito; non così per il cristallino insegnamento patristico e apostolico (cioè scritturistico), secondo cui il matrimonio è per sempre ed esclude la contraccezione (cosa che non può essere messa in dubbio da persone intellettualmente oneste). Penso quindi che sarebbe una tragedia se anche solo il cattolicesimo flirtasse con l’idea ortodossa di “oikonomia”, quando la sua fedeltà dottrinale è stata per me una prova chiara della sua rivendicazione di essere la vera Chiesa.

Da uno che è stato nella Chiesa ortodossa, lasciate che vi dica una cosa: di questo concetto di “oikonomia” si è abusato per giustificare qualsiasi violazione della disciplina canonica. E’qualcosa che il cattolicesimo dovrebbe evitare a tutti i costi. Il termine “oikonomia” significa “buona gestione della casa”. Ciò vuol dire che della “oikonomia” può far parte sia la severità quanto l’essere indulgenti. Il modo appropriato di fare “economia” si trova nella parola latina “dispensatio” – così fu tradotta la parola greca – ovvero soppesare, dosare, compensare. L’idea è che con una “dispensa” si può cercare di ottenere lo stesso bene che si dovrebbe ottenere con la legge, valutando tutte la variabili di una determinata circostanza. Non si tratta di abrogare la legge, ma di raggiungere lo scopo della legge con altri mezzi. Alle volte questo può risultare in un allentamento della disciplina, quando le circostanze indicano che l’applicazione dura e pura della legge può causare un danno. Ovviamente però, questo cercare di raggiungere il bene, lo stesso bene che si deve raggiungere con la legge, scegliendo un approccio differente dopo un’adeguata valutazione di tutti i fattori in campo, non può arrivare a violare la verità o a corrompere la morale, dal momento che ciò non è lo scopo della legge! Sarebbe il suo contrario.

Cattolici! Ascoltate un ex monaco ortodosso: fuggite questa “economia” spuria che si fa gioco dell’autentico significato del termine! La teologia degli ortodossi è diventata così distorta che giudicano sempre invalidi i sacramenti non-ortodossi, ma ammettono la possibilità che possano diventare validi “per oikonomia”. Ma come può un principio che dovrebbe permettere giudizi prudenti nell’applicazione del diritto canonico, rendere dei sacramenti validi o invalidi retroattivamente? Dove sta il “bene” in un tale confuso concetto di “oikonomia”? Ho conosciuto un prete ortodosso, sposato, psichiatra. Ha avuto una relazione con una delle sue pazienti, cosa che anche il mondo secolare giudica un crimine, meritevole della radiazione dalla professione. Tuttavia il suo vescovo gli ha permesso di divorziare dalla moglie, di “risposarsi” con la sua paziente e di tornare al servizio sacerdotale: tutto in nome della “oikonomia”. Ma io dico: misericordia un cavolo! Qual è stata la misericordia per la moglie del prete? E per i suoi figli? E per la comunità che avrebbe fatto volentieri a meno di avere come parroco un bugiardo, fornicatore e adultero? E per le altre donne che possono diventare sue vittime, ora che costui sa che non ci sono conseguenze per le sue azioni? A tutto ciò porta inevitabilmente una tale idea di “oikonomia”, riguardo alla quale dico: anathema sit! Gli ortodossi dovrebbero vergognarsi di tollerare una tale ipocrisia e un tale tradimento della fede. I cattolici dovrebbero essere orgogliosi di non avere nulla del genere. È una delle ragioni per cui ho preso il cattolicesimo seriamente in considerazione e sono arrivato a credere che rappresenti la vera fede.
Pater Augustinus»
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[Fonte: Il Timone - www.iltimone.org/32186,News.pdf]

10 commenti:

Amicus ha detto...

Deo gratias! E preghiamo perché molti altri cosiddetti 'ortodossi' ritornino nell'unica, sola vera Chiesa di Cristo, quella Cattolica Romana.

Anonimo ha detto...

Amicus ha detto...
Deo gratias! E preghiamo perché molti altri cosiddetti 'ortodossi' ritornino nell'unica, sola vera Chiesa di Cristo, quella Cattolica Romana. Che, purtroppo, oggi è difficile vedere dove sta.

Amicus ha detto...

Caro anonimo, la Chiesa, come ricorda anche la Beata Caterina Emmerich, non morirà mai, anche se dovesse restare un solo cattolico. Perché lì sarebbe concentrata la vera Chiesa.
Ma non facciamoci abbattere, vi sono ancora qua e là isole di resistenza cattolica. E al momento giusto il Signore ristabilirà ogni cosa.

Pietro C. ha detto...

Il commento è molto interessante, non c'è dubbio!

Conosco molto bene gli ambienti ortodossi (e ovviamente quelli cattolici) e in molti casi la "oikonomia" diviene la scusa - per molti ortodossi - di fare quel cavolo che gli pare o, detto meglio, i propri comodi (ma attenzione che ci sono pure anime nobili e generose, come ovunque, dunque non fare di tutta l'erba un fascio!!).

La miseria di certi ortodossi è una realtà visibile soprattutto in Italia. Se dovessi parlare mi beccherei senza dubbio una denuncia, da tante porcherie che ho visto...

Detto questo, però, dico una cosa che dovrebbe essere altrettanto ovvia ma che ovvia purtroppo non è: la Chiesa in Oriente e in Occidente ha DA SEMPRE percorso strade piuttosto diverse. Più legata alla legge, in Occidente, più legata ad una visione spirituale in Oriente. Ogni scelta ha i suoi pro e i suoi contro.

In nome della legge si può mettere una persona in un letto di Procuste, si può rendere la vita impossibile agli altri. Questo è un fatto appurato mille volte e su cui non vale la pena aggiungere altro.

In nome dello Spirito si può largheggiare e non giungere alla meta o, come dice questo monaco, distorcerla.

Ma OVUNQUE e ripeto ovunque ho visto la debolezza umana. Non ci si deve illudere pensando che ci siano giardini "migliori" (a meno che non si abbia a che fare proprio con santi, il che non è impossibilissimo!).

In questo il monaco si sbaglia, e di grosso!

Un solo esempio: il precetto domenicale.
In Oriente non esiste "condanna" se un cristiano non va in chiesa la domenica. Il motivo sta nel fatto che il cristiano non deve obbedire per paura del castigo o della legge ma per puro amore. Questo motivo è nobile ed è giusto ma, per debolezza umana, molti lo impugnano e non vanno più in chiesa...

In Occidente, almeno fino ad oggi, si pensa sia "peccato mortale" non andare in chiesa la domenica. Questo farà andare in chiesa alcuni cristiani. Ma essi finianno per amare o lo faranno per pura formalità?

Ecco mostrato in modo chiaro che ogni scelta ha veramente i suoi limiti!

Per quanto riguarda le "porcherie" che il monaco ha visto nel clero ortodosso, beh, ora che è cattolico avrà modo di vederle pure nella nuova sua casa. La miseria umana è sempre tale, sotto tutti i tetti, che si batta sulla oggettività della legge, che si batta sulla "libertà dello Spirito" o sulla "Oikonomia" altrimenti detta....

Cerchiamo, dunque, di non fare i bambini!

(Spero che Mic pubblichi questo "canto disincantato". Sarebbe pura onestà).

Anonimo ha detto...

Trovo le idee di questo monaco aberranti. Il matrimonio non è una piano di serie b rispetto al sacerdozio ma una comunione di amore tra gli sposi, che può anche generare prole.

Anacleto ha detto...

In ogni comunità ci sono miserie umane e persone di qualità. Non possiamo negare l'evidenza, che sia nella Chiesa cattolica romana, sia in quella cattolica ortodossa accanto ad abusi di ogni genere ci siano stati grandi esempi di santità, come non possiamo negare che anche nelle cd. comunità protestanti ci siano persone sincere, che vivono o cercano di vivere secondo i precetti di N.S.: amor di Dio e amore del prossimo.

La questione è squisitamente dottrinale, perché senza la verità la carità non può essere gradita a Dio, come aveva denunciato già Romano Amerio parlando della "dislocazione della divina Monotriade".

Gli ortodossi sono rimasti fedeli alla dottrina, per loro immutabile, dei concilî della Chiesa ancora unita ed hanno mantenuta integra la sacra liturgia, che per loro rappresenta tutta la vita del Cristo dalla Sua nascita, attraverso la Passione fino alla Resurrezione ed all'Ascensione, con come punto centrale la trasmutazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue dell'Uomo-Dio, sotto lo sgurado del Padre ed il soffio dello Spirito Santo.

I cattolici romani si sono "evoluti", hanno dato una nuova interpretazione alla dottrina col "Filioque" ed hanno concentrato dal Medioevo in poi l'attenzione sulle sofferenze del Cristo uomo sul Golgotha, modificando profondamente lo spirito della s. Messa, che a Roma non era diverso, malgrado la liturgia in continua evoluzione fin dal IV secolo, da quello di Costantinopoli-Nuova Roma.

Tra ortodossi e romani c'è forse una differenza maggiore che tra cattolici occidentali e protestanti e tutti i tentaivi di "mediazione" sono falliti e falliranno, perché nessuno ammetterà di essersi sbagliato per mille anni.

mesmer ha detto...

Trovo le idee di questo monaco aberranti. Il matrimonio non è una piano di serie b rispetto al sacerdozio ma una comunione di amore tra gli sposi, che può anche generare prole.

In realtà è una posizione tradizionale anche in seno al cattolicesimo (sebbene apparentemente edulcorata negli ultimi decenni). Non troppi anni fa un sacerdote recentemente proclamato santo scriveva che il matrimonio è per i soldati di Cristo, non per lo stato maggiore.

Anonimo ha detto...


In realtà è una posizione tradizionale anche in seno al cattolicesimo (sebbene apparentemente edulcorata negli ultimi decenni). Non troppi anni fa un sacerdote recentemente proclamato santo scriveva che il matrimonio è per i soldati di Cristo, non per lo stato maggiore.


Il clericalismo nella chiesa è cosa buona e giusta.
E' fuori che fa un sacco di danni!

Anonimo ha detto...

Il clericalismo (come tutti gli -ismi) nella Chiesa NON E' cosa buona è giusta.
La funzione del clero, come organo santificante e insegnante è essenziale ed è voluta da Cristo.
Ma una funzione clericale che diventi fine se stessa, chiusa in se stessa, autoglorificata, non è che clericalismo.
Ed è per il clericalismo, appunto, che in questo blog si levano alte grida di dolore contro gli abusi dell'autorità.
Non dimentichiamo queste cose base e prima di scrivere pensiamo due volte a cosa stiamo esprimendo....

Anonimo ha detto...

Il problema è diverso secondo me e scusate se viene spostato su un piano dottrinale.
Da un lato abbiamo:
- potere di sciogliere e legare della Chiesa
- Natura del Sacramento in cui lo Spirito Santo suggella perennemente una unione
Dall'altro abbiamo delle situazioni matrimoniali assolutamente insostenibili, quindi la vera domanda dovrebbe essere<>
Gli ortodossi, avendo un approccio meno legista rispondono dicendo che può essere ed in casi eccezionali si concedono seconde nozze (cosa non semplice e non immediata). Secondo il mio modesto parere, il problema è che oggi troppi non vivono in modo pieno la propria dimensione soprannaturale, per questo lo stesso sacerdote citato diceva anche <>... Maggiore educazione cristiana e maggiore consapevolezza azzererebbero i divorzi, a mio modesto parere, annullando del tutto la discussione e mantenendo de facto i due polmoni della Chiesa in sincronia!