Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 8 aprile 2015

Ratzinger e la Teologia della liberazione: "Fu falsificazione della fede"

Matteo Matzuzzi su Il Foglio di ieri.

Le parole di Benedetto XVI apriranno il nuovo libro su Papa Wojtyla. 
Saranno le parole di Benedetto XVI ad aprire il libro "Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici & i collaboratori raccontano" (Ares) curato dal vaticanista Wlodzimierz Redzioch di cui il Corriere della Sera offre ampi stralci. Ratzinger ha risposto per iscritto e ha personalmente voluto verificare la traduzione in italiano delle sue parole. Alla domanda su quali siano state "le sfide dottrinali" affrontate insieme a Karol Wojtyla durante il mandato alla guida della congregazione per la Dottrina della Fede, Benedetto XVI risponde così:
"La prima grande sfida che affrontammo fu la Teologia della liberazione che si stava diffondendo in America latina. Sia in Europa che in America del Nord era opinione comune che si trattasse di un sostegno ai poveri e dunque di una causa che si doveva approvare senz'altro. Ma era un errore. La povertà e i poveri erano senza dubbio posti a tema dalla Teologia della liberazione e tuttavia in una prospettiva molto specifica. (…) Non era questione di aiuti e di riforme, si diceva, ma del grande rivolgimento dal quale doveva scaturire un mondo nuovo. La fede cristiana veniva usata come motore per questo movimento rivoluzionario, trasformandola così in una forza di tipo politico. (…) Naturalmente, queste idee si presentavano con diverse varianti e non sempre si affacciavano con assoluta nettezza, ma, nel complesso, questa era la direzione. A una simile falsificazione della fede cristiana bisognava opporsi anche proprio per amore dei poveri e a pro del servizio che va reso loro". (…) Giovanni Paolo II "ci guidò da un lato a smascherare una falsa idea di liberazione, dall'altro a esporre l'autentica vocazione della chiesa alla liberazione dell'uomo".

46 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco perché a breve la beatificazione dell'arcivescovo rosso, e padre della teologia della liberazione, Elder Camara!!!

Anonimo ha detto...

Che ci sia come vdr un uomo della TDL mi ha sempre dato i brividi. L'elezione di Bergoglio e' stato uno schiaffo ai pontificati di GPII e BXVI preghiamo perché questo periodo di tenebre finisca presto.
Neri

RIC ha detto...

A questo proposito riporto un brevissimo estratto dell'intervista che (ovviamente) Vatican Insider ha fatto all'immarcescibile Mons. Bettazzi


Quale Papa sente più affine?
«Giovanni XXIII, tale la sua umanità. Luciani mi invitò a non turbare la fede della gente. Giovanni Paolo II mi bacchettò: “Si fa presto a scrivere una lettera a Berlinguer, quando non si è vissuto sotto i comunisti"

Felice ha detto...

Camara beato. Spero che chi ne ha promosso la causa abbia letto il libro di De Mattei sul Concilio Vaticano II, dove si analizza l'azione subdola e infida di Camara!

mic ha detto...

Ne parla oggi proprio Corrispondenza romana

http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/chi-era-davvero-dom-helder-camara/

lister ha detto...

Ma costui, in fondo, non fu altro che una scheggia impazzita della bomba fatta esplodere da GXXIII prima e da PVI poi: il "via libera" al comunismo.
Se "santi" sono quelli, ovviamente e conseguentemente lo sarà questo... :(

Franco ha detto...

@ Avendo letto parecchie biografie per motivi professionali sono arrivato a chiedermi fino a che punto i cosiddetti "grandi uomini" agiscono in funzione della causa che dicono di servire e fino a che punto se ne servono per dare sfogo al loro protagonismo e alla loro voglia di "incidere sulla realtà", costi quel che costi a loro stessi e, quel ch'è peggio, agli altri. Penso al "santo laico" Giuseppe Mazzini, che organizzava rivolte sanguinose, come quella abortita del 6 febbraio 1853 a Milano, risoltasi nell'accoltellamento per le vie di alcuni poveracci di soldati austriaci in libera uscita e nella successiva impiccagione di parecchi giovani rivoltosi. Sulla base di questo concetto non mi meraviglio che il "santo" Camara abbia potuto essere un militante filonazista: era una cosa "molto forte".

Da CR, parole di Helder Camara 1965 in conferenza ad un gruppo di padri conciliari:
"Credo che l'uomo creerà artificialmente la vita, arrivando all risurrezione dei morti e ( ... ) otterrà miracolosi risultati di rinvigorimento di pazienti maschi tramite l'innesto di ghiandole genitali di scimmie."
La citazione per ribadire come in realtà il progressismo ecclesiale "orizzontalistico" fosse legato a filo doppio a una versione estrema delle teorie di Teilhard de Chardin,
come sua espressione politica a medio
termine; come nel suo nucleo essenziale la sfida a cui la Chiesa deve rispondere è quella della tecnoscienza, che fa all'uomo d'oggi le promesse del Serpente ad Adamo ed Eva; come i tradizionalisti per lo più non capiscano che i concetti-pilastro, come quello della Legge Naturale, debbano essere non già aboliti, ma riargomentati in un confronto sistematico e capillare con la visione del mondo, darwinista-evoluzionista in biologia e postcopernicana in cosmologia.
Chi lo ribadisce appare cavilloso e perditempo, magari anche da parodiare, quando "basta tenersi attaccati alla sana dottrina tradizionale" ed è inutile rompersi la testa con la filosofia.

RAOUL DE GERRX ha detto...

Un religieux très haut placé dans la hiérarchie de l'Église me disait à la fin des années 70 : "L'avenir est au communisme ; il faut nous y préparer"…

Toute l'Ostpolitik de Paul VI est là. Quelle clairvoyance !
Helder Câmara était un de ces préparateurs dans le sous-continent américain. Son but clairement avoué : baptiser Marx… Un visionnaire, lui aussi !

mic ha detto...

come i tradizionalisti per lo più non capiscano che i concetti-pilastro, come quello della Legge Naturale, debbano essere non già aboliti, ma riargomentati in un confronto sistematico e capillare con la visione del mondo, darwinista-evoluzionista in biologia e postcopernicana in cosmologia.

Ciò di cui noi, che non siamo tradizionalisti ma cattolici e basta, non riusciamo a capacitarci è il fatto che un papa possa allontanarsi dalla sana dottrina e dalla tradizione per cedere a suggestioni ideologiche, senza riuscire ad universalizzare la sua formazione "periferica". Se in buona o in cattiva fede non posso saperlo, dato che il 'gesuitismo' è un'ulteriore aggravante.
Il "come" possa accadere è spiegato dalla rivoluzione copernicana post-conciliare.
Pare tuttavia che, pur essendo state individuate cause effetti e rimedi, manchino i soggetti capaci di invertire la rotta.

Oltre e prima che a quelle con la tecnoscienza la Chiesa deve innanzitutto rispondere alle sfide contro Cristo Signore: è Lui il vero bersaglio. Le forze anticristiche sono particolarmente convergenti in questa epoca, ma se si risveglia la Fede retta, anche per tutto resto si troveranno le coordinate giuste.
Non è un discorso semplicista, siamo al cuore del problema: da una società da cui è stato espulso Dio e il Suo Figlio, occorre prima rimettere al suo posto il Creatore e Redentore, il resto è conseguenza (e impegno non solo individuale, naturalmente).
Lei va cercando la "mens unificatrice" sui massimi sistemi in un'epoca di estrema frammentazione (che oggi è polverizzazione) come questa. Probabilmente arriverà, ma quando sarà tempo. Se ce ne sarà, come spero, perché non possiamo prevederlo noi...
Individuato il cuore del problema, se ognuno parte da se stesso è già qualcosa.

Anonimo ha detto...

" Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; "
E' stata ascoltata ?
No !

Gederson Falcometa ha detto...

Benedetto XVI anni fa ha detto che la teologia della liberazione è "eresia singolare" e adesso dice che "Fu falsificazione della fede". Purtroppo non leggiamo questo nei documenti che parlano della TL. La "Libertatis nuntius" è una "Istruzione su alcuni aspetti della "Teologia della Liberazione". Questo fa domandare: come se può dare istruzione su alcuni aspetti di una teologia che è una "eresia singolare", "una falsificazione della fede"? Come non se dice questo nell'esercizio dell'autorità e se dice questo informalmente?

Benedetto XVI nella sua tese di dottorato "La teologia della storia in S. Bonaventura" diffende:

"San Bonaventura studia Gioacchino da Fiore come Generale dell’Ordine francescano, “che era quasi giunto al suo punto di rottura a causa della questione gioachimita”, più che come teologo privato, ma, nonostante ciò, «Gioacchino viene interpretato all’ interno della tradizione, mentre i gioachimiti lo interpretarono contro la tradizione. Bonaventura non rifiuta totalmente Gioacchino (come aveva fatto Tommaso): egli lo interpreta piuttosto in modo ecclesiale, creando così un’alternativa ai gioachimiti radicali»" (Branno strato di SISINONO, Anno XXXV n. 6, del 31 Marzo 2009 - http://www.doncurzionitoglia.com/strana_teologia.htm) . Non possiamo dire che lo stesso è stato applicato al problema della teologia della liberazione? S. Bonanvetura ha letto Gioacchino da Fiore all'interno della tradizione, lo stesso se deve fare al Concilio e lo stesso almeno ufficialmente alla teologia della liberazione. Adesso tutte l'eresie possono avere una lettura o interpretazione alla luce dalla tradizione. Come ho detto, il compiuto della CDF è un compiuto ermeneutico in una chiave dove la comunione ha primazia sulla dottrina (l'ermeneutica della comunione). Se quello che Ratzinger afferma informalmente fosse affermato formalmente avrebbe un scisma nella Chiesa.

Piave ha detto...

La gravità del fatto che si beatificherà e canonizzerà questo vescovo rosso è che di fatto il marxismo è divenuto a tutti gli effetti una presunta soluzione anche ecclesiastica al problema della povertà. Povertà che dove c'è stato il marxismo invece che retrocedere è dilagata ancora di più. Sarà contento Casaroli e altri sostenitori della ostpolitik di questa beatificazione e tutti coloro che dai mitici anni '60 hanno osato mettere assieme il nome di Cristo con quello di Marx. Come può una fede come la nostra buttarsi a braccia aperte addosso ad una ideologia che la storia ha mostrato già essere fallita e deleteria? Come si fa a essere comunisti e quindi mettere come fondamento la non esistenza di Dio e poi insegnare agli uomini come vivere partendo dal fondamento che Dio esiste e ci ama? Per di più ci si butta in braccio a una ideologia che farebbe sparire la Chiesa al più presto se solo i suoi sostenitori potessero. Con questa beatificazione-canonizzazione godranno i kompagni e l'opera di ridurre la Chiesa ad una mera associazione socialmente utile, priva di riferimenti verso l'Alto, riceverà un'ulteriore spinta. bergoglio ancora una volta dimostra di essere figlio di quel conciliarismo sinistrorso della peggior specie. S. Giovanni Paolo II lottò contro il comunismo mentre bergoglio lo vuole iscrivere nel libro dei Santi e così facendo dimostrerà totale menefreghismo verso tutti quei fratelli cristiani dell'est Europa che sotto questa terribile dittatura hanno sofferto prigionia, tortura e annientamento.

Anonimo ha detto...

OT
dopo il silenzio quaresimale che mi ero imposta, ricordando che Rr tempo fa aveva chiesto aggiornamenti in materia, segnalo che le Sentinelle in Piedi veglieranno a Milano domenica 12 aprile alle 17:30 all'Arco della Pace.
humilitas

Roberto ha detto...

"come i tradizionalisti per lo più non capiscano che i concetti-pilastro, come quello della Legge Naturale, debbano essere non già aboliti, ma riargomentati in un confronto sistematico e capillare con la visione del mondo, darwinista-evoluzionista in biologia e postcopernicana in cosmologia.
Chi lo ribadisce appare cavilloso e perditempo, magari anche da parodiare, quando "basta tenersi attaccati alla sana dottrina tradizionale" ed è inutile rompersi la testa con la filosofia."

Intanto voglio far notare a Franco che ormai sono rimasti quasi solo i tradizionalisti a difendere in ambito cattolico il carattere di veritá della loro religione e quindi la sua intrinseca dimensione razionale.
Anzi, il tradizionalismo nel senso migliore (e questo lo si vede giá in Amerio per esempio) si distingue proprio nel dare prioritá alla dimensione intellettiva rispetto a quella volontaristica ed emozionale (che invece caratterizzano il cattolicesimo attuale).
Cosa significa poi qui "ripensamento"? Se per ripensamento si intende l'abbandono della classica filosofia cattolica (che é soprattutto quella tomistica) a favore di "nuove e piú aggiornate" correnti di pensiero, questo é un atteggiamento che va guardato con sospetto. Ricordo solo che furono i progressisti al Concilio Vaticano secondo a chiedere con insistenza l'apertura a nuove correnti filosofiche, che si sono poi rivelate piú che problematiche.
Se per "ripensamento" si intende invece, non l'abbandono della filosofia che la Chiesa ha utilizzato per centinaia d'anni, ma il metterne in evidenza la sua perenne validitá tramite la risposta alle sfide della contemporaneitá questo é una cosa giusta, ma non lontana dalla spirito della tradizione. Faccio notare anzi che autori vicini alla tradizione, come per esempio Edward Feser, portano avanti questa fatica in maniera egregia.

Roberto

Franco ha detto...

@ Mic. Lei è degna di stima e considerazione proprio perchè lei si tiene stretta a Cristo Signore e a Sua Madre, operando di conseguenza, con grande fatica e sopportando sofferenze morali non da poco. Nè io mi sarei imbarcato in una certa impresa se non avessi avuto come modello da imitare l'esempio di un uomo di Dio e della Chiesa, don Bosco. Si capisce che di questi tempi "motus in fine velocior"; ma per agire sui mass media bisogna avere idee chiare, che sono la
scrematura di idee ahimè necessariamente
complicate.
Esemplifico: il discorso sugli animali non è
affatto secondario, perchè è implicato in una
visione del mondo ottimistica-armonistica
( questa sì pelagiana! ) che trova collegamento ed espressione in un ecologismo
similfrancescano ad alta concentrazione di
melassa. Temo che questo sarà lo sfondo
della prossima enciclica. Purtroppo la
natura non è solo un giardino, è anche una
giungla, e per rendere credibile il discorso
cristiano, che offre la speranza di "cieli nuovi e terra nuova" ( non più la nostra terra "maledetta") occorre mettere meglio a fuoco per quanto possibile nel rispetto del Mistero il modo, il tempo e il luogo in cui e con cui il peccato di Adamo ha coinvolto la Natura. Altrimenti non si riesce a conservare
il discorso della lotta, del sacrificio e della indispensabile gerarchia in un tempo in cui
tutto si fa "liquido". Le dame illuministe ( le "radical chic" del tempo ) erano animaliste e amavano la loro "vergine cuccia delle Grazie alunna"; animalista era stato anche Robespierre. L'esito è noto.

Luís Luiz ha detto...

Una ottima lettura sull'Ostpolitik vaticana è il libro del grande E. Michael Jones su Medjugorje, The Medjugorje Deception (http://culturewars.com/medj.htm). Lettura utile anche per capire la teologia della liberazione, una scommessa disperata del Vaticano durante la guerra fredda.

Paolo Pasqualucci ha detto...

@ FRANCO

1. Non mi ricordo se, nelle sue numerose e citate letture, lei abbia incluso le opere di Marcel De Corte, il filosofo cattolico belga. Ne hanno appena ristampato "L'intelligenza in pericolo di morte", mi sembra. Quest'autore ha sviluppato in diversi scritti una critica radicale alla "modernita'" da un punto di vista aristotelico-tomistico perfettamente condivisibile. Penso che le sarebbe utile per la "riformulazione" del concetto di legge naturale da lei auspicata.
2. MG ha ragione: la cosa essenziale e' innanzitutto che la Gerarchia ritorni a predicare la vera fede cattolica. Bisogna quindi insistere nella confutazione degli errori penetrati nella pastorale odierna. Tra questi errori vi e' anche un'impropria sudditanza nei confronti del pensiero moderno, scientifico e non. Non e' pero' l'errore principale.
3. Non metterei sullo stesso piano Mazzini e un Camara. Con tutti i suoi gravi limiti e contraddizioni, il primo era animato da un sincero ideale di riscatto e rinnovamento dell'Italia, che voleva unita e forte. Piaccia o meno, e' stato anche un pensatore politico importante, uno degli artefici dell'idea della "religione della Patria", di una concezione "etica" della vita civile, improntata ad ideali di sacrifico e dovere (la "virtu'" delle Repubbliche, di cui a Machiavelli e Montesquieu) - anche se questa "etica laica" noi cattolici non possiamo accettarla perche' ostile alla religione rivelata e votata al principio d'immanenza. Camara non lo conosco, ma mi sembra un personaggio intellettualmente molto modesto, uno dei tanti chierici subdoli pervertitori della fede che imperversano dal Vaticano II in poi.

mic ha detto...

E' stata ascoltata ?
No !


Potevano farlo quei papi che promuovevano l'Ostpolitik?

Che dobbiamo fare, con questa tiritera, più che pregare, anonimo?

A che serve star lì a rimestare su ciò che non è stato fatto?

mic ha detto...

Adesso tutte l'eresie possono avere una lettura o interpretazione alla luce dalla tradizione.

Quest'ambiguità è purtroppo nota. Ma alla luce di QUALE tradizione?

D'altronde, se parla di "falsificazione della fede", non credo possa esserci lettura che tenga...

mic ha detto...

AVVISO per Franco.
Perché invece di lanciare solo domande non ci dà anche - insieme alla domanda di solito sempre piuttosto impegnativa - anche una sua possibile risposta mutuata dalle sue enciclopediche letture e conseguenti assimilazioni?
Magari ci è anche di maggiore aiuto oltre che di stimolo e pungolo.

Silente ha detto...

Cara Mic
scrivi: "noi, che non siamo tradizionalisti ma cattolici e basta".
Sì, il senso generale è chiaro, soprattutto nella sua parte positiva: "cattolici e basta". Noi lo sappiamo bene: essere cattolici include necessariamente e obbligatoriamente anche l'essere tradizionalisti.
Ma non pensi che la prima parte della tua affermazione, negativa, e che letta decontestualizzata può apparire sorprendente, "noi che non siamo tradizionalisti" sia ambigua e necessiti, come dicono i wikipediani, di una opportuna "disambiguazione"?
In altri termini: se il termine "cattolico" è ormai diluito in una indefinita significazione di valori diversi, e spesso non ortodossi, non pensi che l'aggettivazione "tradizionalista"diventi opportuna, ancorché teoreticamente non necessaria, ma indispensabile da un punto di vista semantico e comunicazionale?
E poi c'è la parte affettiva e identitaria, che pure credo che abbia fondamenti dottrinali e storici: io al termine "tradizionalista" non ci rinuncio e non potrò mai affermare: "io non sono tradizionalista".
Mi piacerebbe, se lo ritieni, conoscere il tuo pensiero.
Silente

mic ha detto...

L'ho detto molte volte: non siamo tradizional-isti, in quanto inseriti in un contesto di conio ideologico, ma ovviamente custodiamo e riaffermiamo la Tradizione, quella autentica non storicista, quella che è vita e giovinezza perenne della Chiesa...

Gederson Falcometa ha detto...

"Quest'ambiguità è purtroppo nota. Ma alla luce di QUALE tradizione?"

Condivido con te questa domanda: QUALE tradizione? Non possiamo pensare che tra ermeneutica della riforma nella continuità e quella della rottura, non sta quello mistero della Nouvelle Théologie?

Mic, guardate che passo curioso del P. Perrone S.J. nel testo "La stessa regola, considerata teologicamente, si dimostra menare al razionalismo" (http://progettobarruel.comlu.com/novita/12/Perrone_protestantesimo_razionalismo.html):

"Se premendo le orme segnate da' primi riformatori, cioè di quelli che in virtù della regola o principio da sè proclamato riformarono la chiesa, i sociniani in virtù della regola stessa riformarono la riforma, i razionalisti alla lor volta riformarono la riforma della riforma".

Curioso, no?

mic ha detto...

Insomma, Gederson, comunque la giriamo, a noi non resta che riformare noi stessi ;)
O no?

Paolo Pasqualucci ha detto...

@ TRADIZIONE E NO

A me, personalmente, il termine "tradizionalista" non piace troppo. Mi considero un "cattolico fedele alla Tradizione della Chiesa", o meglio che vuol esser fedele a questa Tradizione. Il concetto di "tradizionalismo" mi sembra molto ampio. V'e' incluso anche un modo di intendere "la tradizione" a mio avviso non buono perche' inquinato da elementi esoterici e gnostici. Che questo "tradizionalismo" si riscontri anche presso certi cattolici, non si puo' certo escludere. Si e' gia' parlato di queste cose, mi sembra, ma non e' male ritornarci. Per me, nota distintiva di un concetto (anche inconsapevolmente) non cattolico di tradizione, professato da cattolici peraltro convinti e sinceri, lo si ha quando si concepisce la "tradizione" rappresentata dalla Chiesa (il suo insegnamento orale e scritto, dai Vangeli in poi) all'interno di un piu' ampio o profondo concetto di "tradizione", riconducibile in varia misura ad una (supposta) sapienza primordiale. In quest'ottica, la Tradizione rappresentata dalla Chiesa sarebbe allora a sua volta espressione "della Tradizione", di un sapere che a sua volta in qualche modo la trascende. Ma quest'impostazione e' incompatibile con l'esistenza di una Verita' Rivelata, della quale solo "la Tradizione" rappresentata dalla Chiesa cattolica e' l'unica legittima interprete.

mic ha detto...

Infatti, Paolo, dovremmo dir meglio e più completamente la Tradizione della Chiesa, che è quella della Rivelazione di Cristo e poi Apostolica. E, dunque, cattolica apostolica e romana... Quel che ci costringono a vedere oggi fa acqua in ognuna di queste peculiarità.

Gederson Falcometa ha detto...

"Insomma, Gederson, comunque la giriamo, a noi non resta che riformare noi stessi ;) O no?"

Veramente Mic, a noi resta solo questo, non possiamo portare ordine a nessuno luogo se non abbiamo l'ordine in noi. Quello che non possiamo è fare una riforma della continuità in noi stessi ;)

Franco ha detto...

@ Paolo Pasqualucci. Joseph de Maistre è considerato il più autorevole fra gli scrittori della Restaurazione, termine che non credo si debba tanto facilmente disconoscere, anche perchè ha una sua valenza concettuale ormai fissata nell'ambito degli studi storici. Lo scrittore savoiardo è considerato ispiratore della linea di pensiero che portò alla condanna del Liberalismo con la "Mirari vos" del 1832 e la "Quanta cura"del 1864 col Sillabo; inoltre autorevolissimo propugnatore con il libro "Du Pape" del dogma dell"infallibilità papale
( questo senza dimenticare il ruolo di Donoso Cortes ). Ebbene, nell'opera principale, le "Soirees de Petersbourg" De Maistre con il discorso sulla mattanza universale e sulla guerra presenta elementi che possono essere facilmente additati come gnostici. Bisogna vedere se l'istanza principale dello Gnosticismo ( la spiegazione del male nella natura ) sia stata considerata adeguatamente, distinguendo le sue diverse sfumature, oppure liquidata in tronco nei primi secoli per esigenze pastorali, lasciando inevasi problemi che oggi, con una conoscenza della natura enormemente più vasta e capillare, vengono alla luce e attendono risposte precise, non semplicemente metafisiche.

Silente ha detto...

Caro Professor Pasqualucci, cara Mic,
non mi risulta che Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro abbiano mai rifiutato il termine "tradizionalista". Né mi risulta che l'abbia fatto il Professor de Mattei. E sono semplicemente degli esempi, a cui potrei aggiungere testimoni "storici", da Attilio Mordini a Pino Tosca a Pucci Cipriani. E' un termine più che onorevole, veritiero e nobile, accettato in tutta la pubblicistica, appunto, tradizionalista (come ci si può autodefinire, altrimenti?), da Sì Sì No No a Radici Cristiane. E' nelle intestazioni di molti siti. Poi esiste un problema di praticità definitoria: "Cattolici fedeli alla Tradizione" mi sembra impraticabile. E che differenza ci sarebbe?
Solo "Cattolici"? Sarebbe la verità, ma purtroppo la realtà dei fatti ci propone una cattolicità inquinata e spesso ambigua. Dobbiamo distinguerci. E' una necessità al contempo dottrinale e comunicazionale.
Quindi perché rinunciare al termine "tradizionalista"? E' bello, sintetico, immediato, riconoscibile e identitario. E corrisponde alla verità.
Non rinunciamoci. O forse si vuole rinunciare a ciò che esso significa?


mic ha detto...

Silente, io non rinuncio a un bel niente. Di fatto dico cattolici e basta (magari aggiungendo fedeli alla Tradizione) per sottolineare la totale estraneità a qualunque connotazione ideologica.
Ma se mi dicono tradizionalista mica mi offendo ;)

Silvano M. ha detto...

Quando un comunista e un cattolico sono d'accordo: "il comunismo è una dottrina ed è in antitesi all'insegnamento della Chiesa..." questo è quello che mi ha detto un comunista con le idee chiare.
"sono d'accordo" gli ho risposto.

Angheran70 ha detto...

Non rinunciamoci. O forse si vuole rinunciare a ciò che esso significa?

Il problema , come è stato già evidenziato da Pasqualucci , Vassallo ecc. è che con "tradizione" certi ambienti per lo più legati a formazioni politiche , friggono e rifriggono da più generazioni autori e concetti più vicini alla gnosi che al cattolicesimo (sia pre che post conciliare).

Angheran70 ha detto...


Quest'ambiguità è purtroppo nota.

Di quale ambiguità si tratterebbe? Ratzinger non è un tomista , non è una grande scoperta, ma risulta molto difficile affermare che su varie questioni non sia stato chiaro. E ci vuole davvero molta fantasia nello specifico per attribuirgli ambiguità nel sanzionare la TdL. Che è poi uno dei motivi che gli ha inimicato l'ala progressista.

Angheran70 ha detto...

Gederson ha detto:

"La "Libertatis nuntius" è una "Istruzione su alcuni aspetti della "Teologia della Liberazione". Questo fa domandare: come se può dare istruzione su alcuni aspetti di una teologia che è una "eresia singolare", "una falsificazione della fede"? Come non se dice questo nell'esercizio dell'autorità e se dice questo informalmente?

Scusa , ma mi sembra una polemica gratuita. Istruzione su alcuni aspetti non significa approvazione del resto o degli stessi. Sfido a trovare elementi di ambiguità nel testo che citi. L'impossibilità di conciliare la TdL con l'istanza evangelica è chiara. Che poi Ratzinger non sia un tomista è cosa nota. Ma nel vagheggiare l'età dell'oro continuiamo anche noi con i calci dell'asino?

Paolo Pasqualucci ha detto...

@ TRADIZIONE E TRADIZIONALISMO

Una cosa e' "la tradizione della Chiesa" costituita dall'insegnamento orale e scritto della Chiesa, altra cosa "il tradizionalismo". Faccio un esempio: fedele alla tradizione della Chiesa e' il credente che ritiene esser l'insegnamento di san Paolo interamente ed unicamente ispirato da Nostro Signore, come afferma egli stesso. "Tradizionalista", invece, il fedele che vede in san Paolo colui che, impossessatosi delle porzioni di conoscenza fornite dalle filosofie e dalle fede preparatorie, ha dal Figlio il dono della conoscenza assoluta che gli permette di indicare la via regale alla trascendenza. Il san Paolo del fedele "tradizionalista" e' di fatto uno gnostico.

@ FRANCO
Non so se e fino a che punto nelle condanne degli errori moderni, quali il liberalismo, i Papi si basassero su fonti diverse da quelle rappresentate dalla tradizione cattolica (i Padri, san Tommaso) e dal magistero anteriore. Che poi lo gnosticismo sia stato agli inizi condannato per ragioni solo "pastorali" lo escluderei: fondamentali sono e restano le ragioni dottrinali, essendo lo gnosticismo una falsificazione completa del cristianesimo, ridotto ad una salvezza conseguibile da pochi eletti grazie ad una conoscenza o gnosi di tipo iniziatico, esoterica, basata sul simbolismo e senza escludere le pratiche magiche.

mic ha detto...

Grazie, caro Paolo. :)
Se non avessi scritto con la solita fretta non mi sarebbe rimasta nella tastiera "estraneità a qualunque connotazione gnostica o esoterica" oltre che ideologica.
In effetti è la ragione per cui sono sempre stata un "elettrone libero" rispetto ai diversi contesti, di vario genere, incontrati sin qui.

Roberto ha detto...

"fedele alla tradizione della Chiesa e' il credente che ritiene esser l'insegnamento di san Paolo interamente ed unicamente ispirato da Nostro Signore, come afferma egli stesso. "Tradizionalista", invece, il fedele che vede in san Paolo colui che, impossessatosi delle porzioni di conoscenza fornite dalle filosofie e dalle fede preparatorie, ha dal Figlio il dono della conoscenza assoluta che gli permette di indicare la via regale alla trascendenza. Il san Paolo del fedele "tradizionalista" e' di fatto uno gnostico."
La distinzione é, a mio parere, appropriata nel senso che impone la separazione tra l'ambito naturale e quello soprannaturale. Tuttavia va ricordato anche che l'oggetto della rivelazione é veritá ed é dunque per noi inaccessibile paradossalmente per eccesso e non per difetto di razionalitá (é suprarazionale non irrazionale o arazionale).
Detto in altri termini: il contenuto della rivelazione non puó essere contraddittorio e dunque é legittimo, e anzi, giusto sforzarsi di trovare argomenti (tramite l'uso di sani strumenti filosofici) che ne mostrino (quad nos) la consistenza e anche la plausibilitá, fermo restando il fatto che non se si può dare una dimostrazione nel senso pieno del termine come nel caso delle veritá della "teologia naturale".

Roberto

Anonimo ha detto...

L’aggettivo “tradizionalista” qualificativo di “cattolico” presuppone necessariamente una connotazione ideologica del “tradizionalismo”, perché presuppone una “tradizione” diversa dalla Tradizione a cui ogni cattolico vero (non sedicente cattolico) é legato e che qualifica ogni cattolico, tradizione quindi intesa non come fonte della Rivelazione, ma come prassi e forme non essenziali e non funzionali alla fede che andrebbero conservate a prescindere da ogni considerazione e ogni ragionamento perché, e solo perché, appartenenti al passato. Presuppone che sia cattolico anche chi non è legato alla Tradizione intesa correttamente (e non come l’intero insegnamento e prassi attuale della gerarchia ecclesiastica, compreso quello in discontinuità con il magistero infallibile precedente). Richiama un modo nostalgico di essere e di vivere, una chiusura al futuro a prescindere e un sostanziale disadattamento rispetto al presente.

So bene che questo termine viene solitamente impiegato da chi se lo attribuisce con riferimento esclusivo alla Tradizione e che è idoneo ad individuare immediatamente l’orientamento del cattolico che si definisce tale in contrapposizione al sedicente cattolico “progressista”. Ma secondo me, non solo è una specificazione tautologica (come dire che un uomo è umano), ma è anche fuorviante perché, siccome ogni cattolico è, in quanto tale, legato alla Tradizione, allora la specificazione non può fare che riferimento alla “tradizione” con la minuscola ed allora implica necessariamente una ideologia e una connotazione psicologica della persona. E infatti questo termine è usato dai modernisti (sedicenti cattolici ma veri eretici) come una clava per stigmatizzare i cattolici che difendono la Tradizione, cioè la fede, come tristi nostalgici chiusi al futuro e disadattati.

Anna (continua)

Anonimo ha detto...

La distinzione va allora fatta tra i cattolici e i modernisti, che sono eretici, o al più tra cattolici consapevoli e resistenti e cattolici ignoranti, ingannati, erranti, passivi, che non è una distinzione in categorie ideologiche o psicologiche. La qualificazione degli interlocutori in categorie di “appartenenza” funziona come elemento deviante dell’attenzione dalla questione da discutere alle persone che discutono , è una scappatoia per non affrontare il merito dei problemi, ha l’effetto di buttare benzina sul fuoco, concimare la zizzania, nutrire l’ira, suscitare il giudizio sul foro interno delle persone, fomentare la forza centrifuga a dismisura perché all’interno di una categoria, contrapposta d un’altra categoria, ci sarà sempre una sottocategoria contrapposta all’altra, e così all’interno della sottocategoria, fino ad arrivare al singolo individuo che non può scindersi da se stesso (altrimenti lo farebbe certamente).

Parlare delle cose è utile. Parlare delle persone, valutare le persone è utile solo per decidere come rapportarci con loro (quindi è un po’ meno utile), mentre il giudizio intimo sulla persona non solo non è utile, dato che non abbiamo il potere di deciderne le sorti ultime, ma non ci è nemmeno consentito perché non ne siamo capaci (solo Dio può leggere nelle “reni” degli uomini). Eppure noto che nelle discussioni troppo spesso si discetta e ci si infervora sulle persone e a volte anche sulle “reni” delle persone, così perdendo tempo ed energie, peccando di superbia e barricandosi dentro fortezze e sottofortezze di appartenenza, allontanandosi gli uni dagli altri ed abbandonando il campo della buona battaglia, che è la difesa della fede cattolica, della Chiesa ed il bene delle anime.

Anna (continua)

Anonimo ha detto...

In questi giorni io mi sono sentita dire da un prete che Gesù era un eretico perché contrario alla “tradizione” (inutile la mia replica che la tradizione cui si opponeva era quella umana dei farisei e non la Tradizione mosaica e profetica), che Pannella ci sta davanti nella strada per il Regno, che Gesù stava tra i peccatori, non chiedeva la conversione, ma si limitava a guarire le “ferite” (quando gli ho detto che invitava il “guarito” a non peccare più mi ha risposto che era successo una volta sola). Mia figlia mi racconta che la professoressa di religione insegna le nuove dottrine, illustrando le meraviglie dell’attuale rivoluzione pauperistica e misericordiosa della Chiesa e dicendo che Gesù si è incarnato soprattutto per dimostrarci che esiste la vita oltre la morte e che è stato crocifisso non perché si proclamava il Messia, il Figlio di Dio (non lo aveva mai detto) ma perché era un rivoluzionario che si preoccupava dei poveri, stava coi peccatori e predicava l’amore e il perdono. Il Venerdì Santo il prete a chiusura della Via Crucis ci fa presente che la passione e il sacrificio di Cristo non sono solo un evento accaduto nel passato ma … (e io gioisco perché penso che voglia riferirsi al Sacrificio che si ripete nella Messa) un evento che continua ad esistere nelle nostre menti e nei nostri cuori, nelle nostre croci… Un seminarista mi dice che Gesù non si è incarnato per essere crocifisso (e così redimerci) ma solo per predicare l’amore di Dio (la sua uccisione dunque era stata un “accidente”, avrebbe dovuto morire vecchio nel suo letto o di dissenteria), che la giustizia di Dio appartiene al passato preconciliare e non ha nulla a che fare con la Croce che è frutto solo di amore(non si capisce poi perché l’amore di Dio si sia espresso attraverso il Sacrificio, invece che con uno schiocco delle dita o magari, come di moda ora, con bacio lanciato o un batti cinque).

Chi soffre per questo smarrimento della fede non è un “tradizionalista” è un cattolico consapevole, che conserva la sua fede, che resiste, chi contrasta questi errori queste ambiguità non è un tradizionalista, è un cattolico che difende la fede per il bene della Chiesa e degli uomini che purtroppo non ne fanno o non ne fanno più parte.

Anna

Gederson Falcometa ha detto...

Angheran ha detto:

Scusa , ma mi sembra una polemica gratuita. Istruzione su alcuni aspetti non significa approvazione del resto o degli stessi. Sfido a trovare elementi di ambiguità nel testo che citi. L'impossibilità di conciliare la TdL con l'istanza evangelica è chiara. Che poi Ratzinger non sia un tomista è cosa nota. Ma nel vagheggiare l'età dell'oro continuiamo anche noi con i calci dell'asino?

La polemica non è gratuita per quelli che capiscono il problema di fondo: non se parla di alcuni aspectti di "una eresia singolare" de "una falsificazione della fede" questo se condanna, come sempre è stato fatto. Non se parla di eresia nella Chiesa come se fosse qualcosa normale.

Tu dice "Istruzione su alcuni aspetti non significa approvazione del resto o degli stessi" quindi, che cosa significa ? Adesso non esiste più TL nella Chiesa? Istruzione per alcuni aspetti non significa che ci sono aspetti d'accordo con il Vangelo, como accade in tutti l'eresie? È ovvio che quando se parla sul alcuni aspetti, se vuole fare una correzione. Però, prima la Chiesa non faceva correzione di eresia, condannava, come diceva S. Agostino:

“In molti punti, gli eretici sono con me, in qualche altro no; ma a causa di questi pochi punti in cui si separano da me, non serve loro a nulla di essere con me in tutto il resto”
(S. Aug., In Psal. 54, n. 19; PL 36, 641).

La "Libertatis Nuntius" legge la TL alla luce della tradizione ratzingeriana, quella che vede S. Bonaventura fare una lettura ecclesiale di Gioacchino di Fiore. La stessa lettura è fatta del CN, Movimento Comunione e Liberazione, quello di Chiara Lubici e lo stesso principio di leggere il Concilio alla luce della detta tradizione.


Angheran70 ha detto...

Tu dice "Istruzione su alcuni aspetti non significa approvazione del resto o degli stessi" quindi, che cosa significa ? Adesso non esiste più TL nella Chiesa?

Se esiste non è certo a causa di Ratzinger , se viene approvata non è certo a causa di Ratzinger. Si continua ad addebitargli esattamente le cose che ha sempre combattuto, e questa è la cosa più assurda ed ingiusta.

Rr ha detto...

Anna,
il prete è un omosessuale più o meno nascosto, diventato prete perché così non doveva giustificare il suo non andare a donne, l' insegnate di religione e' un' ignorante che ha trovato il posto nel classico, vecchio sistema, cioe' aprendo le gambe, ed il seminarista è come il prete di cui sopra.
Cattiva? maligna? No , semplicemente realista.
Rr

Anonimo ha detto...

ben venga la chiesa impegnata nel concreto per i poveri!

mic ha detto...

quando mai la Chiesa non è stata impegnata nel concreto per "i poveri", che non sono solo quelli materiali o quelli delle favelas, ma innanzitutto gli evangelici "poveri in spirito"?

Ma prima e oltre che di solidarietà e umanitarismo (che sono solo conseguenze e non fini), la Chiesa, nel Suo Signore, è portatrice di salvezza dalla schiavitù del male e del peccato che è all'origine di tutte le povertà...

E da sempre ha messo insieme le "Opere di misericordia" sia spirituali che corporali.
Si ripassi il catechismo di San Pio X!

Anonimo ha detto...

Sinceramente, c'è da riflettere sul fatto che il Concilio Vaticano II abbia prestato il fianco a simili interpretazioni, è noto che da operazioni esegetiche su di Esso venne elaborata, in buona parte la TDL. Se la Chiesa cattolica avesse aperto le porte, senza riserve, alla TDL ne sarebbe stata fagocitata e oggi non esisterebbe più nemmeno quel poco che ne rimane. Il kerigma cristiano e la metodologia rivoluzionaria marxista non sono compatibili tra di loro. Resta il fatto che di Cristo la Chiesa ne parla sempre di meno e il concetto stesso di teologia sta via via svanendo; presto la Chiesa sarà una delle tante Onlus socialmente impegnate.