Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 22 luglio 2016

Gänswein, Papa e Chiesa. A tutto campo

Marco Tosatti su La Stampa del 21 luglio.

Georg Gänswein, segretario di papa Benedetto XVI, e Prefetto della Casa pontificia, nei giorni scorsi ha rilasciato una lunga intervista allo Schwäbische Zeitung, in cui con molto candore ha parlato di sé, del Pontefice regnante e della Chiesa tedesca. Chi è interessato può trovare qui l’originale

Il fatto di essere stato segretario di Benedetto XVI, e il suo lavoro precedente alla Congregazione per la Dottrina della Fede rappresentano “un marchio di Caino” agli occhi di molti nella Chiesa in Germania. Il che rende improbabile che possa tornare in Germania come vescovo. Nelle diocesi tedesche, il Capitolo della cattedrale gioca un ruolo importante nella selezione dei candidati, e in generale, ha detto Gänswein, i membri non sono noti per “avere la più grande lealtà verso Roma”. E non ha comunque “ambizione di diventare un vescovo diocesano”. 

E comunque, ha detto, la Chiesa tedesca ha un grande problema, e sono i soldi. La legge tedesca dà alla Chiesa una percentuale sulle tasse pagate. Ciò fa della Chiesa tedesca un ente molto ricco, e il secondo datore di lavoro dopo lo Stato. Ma se decidi di non registrarti più come cattolico, sei fuori. “Sì, questo è un problema serio. La Chiesa reagisce con l’espulsione automatica dalla comunità, in altre parole la scomunica! Questo è eccessivo, incomprensibile. Se metti in questione un dogma, non importa a nessuno, non ti cacciano. Il non pagamento della tassa alla Chiesa è un’offesa maggiore alla fede della violazione dei principi di Fede?”. E ha continuato: “Le casse piene e chiese vuote, questa forbice è terribile, e non può andare molto più a lungo bene. Se i registratori di cassa si riempiono ed i banchi si svuotano, ci dovrà essere un giorno un’implosione. Una chiesa vuota non può essere presa sul serio”. E “l’effetto Francesco” che qualche vescovo tedesco aveva predetto dopo l’elezione in Germania “non sembra essersi realizzato”. 

Sulle controversie che hanno fatto seguito all’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, in particolare per quanto riguarda la possibilità per i divorziati-risposati di essere ammessi ai sacramenti, Gãnswein ha detto: 
“Se un papa vuole cambiare un aspetto della dottrina, deve farlo con chiarezza, per renderlo vincolante. Principi magisteriali importanti non possono essere modificati da mezze frasi o note a piè di pagina in qualche modo ambigue. Le dichiarazioni che possono essere interpretate in maniere diverse sono una cosa rischiosa”. 
Sul rapporto dei fedeli, in particolare di quelli più conservatori, con il Pontefice attuale ha detto: 
La certezza che il Papa, come una roccia di fronte alle onde, era l’ultima ancora, si sta, in effetti, dissolvendo. Se questa percezione corrisponda alla realtà e rifletta correttamente l’immagine del papa Francesco, o si tratta di un’immagine mediatica, non posso giudicarlo. Però le insicurezze e a volte anche la confusione e il disordine sono aumentati… c’è un corto circuito fra la realtà mediatica e la realtà dei fatti”. [Bisogna vedere se il cortocircuito è tra la realtà mediatica e quella dei fatti o tra la realtà attuale della Chiesa e la sua Tradizione, il suo insegnamento costante, che non appartiene solo al passato -ndR]
Mons. Gänswein ha risposto a una domanda sul modo di comunicare del Pontefice, e ha ammesso che
“nel discorrere, a volte a paragone dei suoi predecessori sia un po’ impreciso, addirittura scorretto, semplicemente bisogna accettarlo. Ogni papa ha il suo stile personale. E’ la sua maniera parlare così, anche con il rischio di dar luogo a malintesi, e a volte anche a interpretazioni stravaganti. Ma continuerà a parlare senza peli sulla lingua”.  

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Qui c'è anche altro
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-gnswein-la-dottrina-non-si-cambia-con-mezze-frasi-16847.htm

Flavio B. ha detto...

che bella vita che fa'.......Gesu' predicava..andate...a predicare il Vangelo..non ha detto fatte l'interviste....

Luisa ha detto...

“Se un papa vuole cambiare un aspetto della dottrina, deve farlo con chiarezza, per renderlo vincolante. Principi magisteriali importanti non possono essere modificati da mezze frasi o note a piè di pagina in qualche modo ambigue. Le dichiarazioni che possono essere interpretate in maniere diverse sono una cosa rischiosa”.

Perfetta descrizione dello stile e della strategia presenti nell`AL.

-L’intervistatore ha poi chiesto al monsignore se, a suo parere, vi è una svolta nella vita della Chiesa con Papa Francesco.

«La mia impressione, ha concluso Gänswein, è che Papa Francesco come persona goda di grande simpatia, più di qualsiasi altro leader mondiale. Però questo non sembra avere quasi nessuna influenza sulla vita di fede, e l’identità della fede.»

Che il papa piacione che suscita le simpatie non certo gratuite del mondo non stia migliorando lo stato comatoso della fede cattolica, ce ne eravamo resi conto, che sia simpatico a chi non solo non ha la fede ma la combatte, a chi da tempo calpesta i principi fondamentali della Fede pur continuando a dirsi "cattolico" dovrebbe come minimo interrogare le coscienze.
Che sia Mons. Gänswein a dirlo senza mettersi dei guanti di velluto mi fa pensare che la misura del sopportabile deve essere colma.

Luisa ha detto...

Qui la traduzione completa dell`intervista:

http://benoit-et-moi.fr/2016/actualite/linterview-de-mgr-gaenswein-au-schwaebischen-zeitu.html

mic ha detto...

Grazie Luisa :)

Anonimo ha detto...

Bah, ci sarebbe anche la storiella del discorso mai letto, scritto non si sa bene da chi, firmato senza nemmeno essere stato sfogliato dal vdr, ed indirizzato alla KEK dove l'ignoto autore frusta impietosamente la KK e che pare abbia fatto non poco infuriare Marx, che precipitosamente ha chiesto un incontro privato col vdr che candidamente ha confessato di non saperne nulla, peccato non esista copia visibile.....Gaenswein parla perché sa che la rana è bollita, ma che la pentola sta per esplodere, alla faccia di Papin. Leggo che il 29 luglio p.v. il vdr sarà a Birkenau-Auschwitz, visita con ristretta cerchia di partecipanti, nessuna cerimonia, graditissimi quanti più fotografi e giornalisti possibile, ah, quanto alle scorribande con ogni marca di auto ecologiche, c'è inflazione di foto in ogni dove, quando si dice che classe e discrezione sono per pochi eletti.....Anonymous.

Pietro C. ha detto...

Fare il vescovo diocesano non è un "lusso" come riferisce il monsignore ma una normalità in una Chiesa che funziona come dovrebbe.
È semmai un lusso divenire arcivescovo per timbrare carte o fare il valletto di corte che introduce i dignitari mondani dal papa. Anzi, non è un lusso è precisamente una contraddizione: un vescovo senza popolo è come uno che, pur senza moglie, vuole farsi chiamare marito a tutti i costi!

Minuto per minuto : ha detto...

Ho letto che andra' o forse entrera' ad Auschwitz in autobus .

" E a proposito dell'autonomia degli ordini – ogni ordine nella sua realtà è sovrano - il Papa insiste nel far sì che l'autonomia non diventi sinonimo di isolamento e auto referenzialità. "

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_suore_internet-1870675.html

Anonimo ha detto...

L'analisi più logica dell'intricata rinuncia papale, con le ultime strane uscite di mons.Gaenswein e le parole forti di Brandmuller qui:
https://cronicasdepapafrancisco.wordpress.com/2016/07/20/la-rinuncia-di-benedetto-xvi-e-il-cardinale-brandmuller/

Rr ha detto...

Giusto mi chiedevo quando sarebbe andato a rendere omaggio al Tempio della Nuova Religione Mondiale, dopo averne visitato la succursale a Tel Aviv.
Ma nessuno gli fa notare quanto "carbon printing" hanno i viaggi aerei ? O se la fa tutto in autobus da Roma ad Auschwitz, a mo' di pellegrinaggio di parrocchia ?
Usque tandem...
Anonymous, che la stragrande maggioranza dei suoi scritti, a cominciare dalla cosidetta "sua" prima enciclica, non siano suoi, ce ne siamo accorti quasi subito: uno non può parlare cosi male qualsiasi lingua dica di conoscere, e poi scrivere in quel modo.
E' un bluff, sotto tutti i punti di vista, come uomo, religioso, capo di Stato, verosimilmente anche come tanguero.

Luisa ha detto...

Dall`intervista:

"La metodologia teologica ha un criterio molto chiaro. Una legge che non è chiara per se stessa non può obbligare. La stessa cosa è appicabile alla teologia.
Le dichiarazioni dottrinali devono essere chiare per avere un adempimento obbligatorio. Le dichiarazioni che permettono diverse interpretazioni presentano un rischio"


E ancora:

"Per fare onore alla verità devo aggiungere che certi vescovi sono veramente preoccupati dal fatto che la dottrina possa soffrire dalla mancanza di un linguaggio chiaro."

E la sua risposta (vedi più sopra) sulla concretezza dell`"effetto Francesco" sulla "vita religiosa" nei diversi Paesi non manca di coraggio, Gänswein aggiunge che le ciffre dele statistiche confermano la sua impressione.

Luisa ha detto...


"Un papa che non s'era mai visto. Un po' protestante "

"L'idillio tra Francesco e i seguaci di Lutero.
L'allarme di cardinali e vescovi contro la "protestantizzazione" della Chiesa cattolica.
Ma anche la diffidenza di autorevoli teologi luterani."

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351342

Anonimo ha detto...

il fatto che Padre Georg rilasci interviste di questo tenore non è però la prova che papà Benedetto non è né vittima ne prigioniero?
Antonino

tralcio ha detto...

La figura di Mons. Gaenswein non è priva di chiaroscuri, in parte per il ruolo che attualmente occupa sulla scacchiera e in parte per i modi e i toni con i quali sta distillando informazioni sull'andazzo vaticano.

L'intervista non sembrerebbe il modo migliore per edificare e rendere edotte le pecore delle intenzioni dei pastori... a meno che -detto con tutto il rispetto possibile, ma restando nella metafora del gregge al pascolo- il ruolo non sia proprio quello del cane (pastore) che -a ovile ormai senza recinto ne' tetto- cerca di tenere unito il gruppo quanto basta per evitare che gli agnellini finiscano troppo in campo aperto, alla mercé di lupi e altri predatori.

In fondo a Mons Gaenswein dobbiamo recentemente almeno quattro interventi (abbaiando abbastanza forte da farsi sentire tra le fanfare che da mesi occupano San Pietro) i quali hanno permesso di capire dove stiamo (andando):
-ha parlato serenamente nientepopodimenoche di un "mafia club" di cardinali che hanno fatto un partito nel conclave;
-ha attirato l'attenzione sulla cerimonia per i 65 anni di Benedetto XVI, facendone emergere clima e temi, soprattutto quello usato da Joseph Ratzinger per dire grazie, "transustanziando" il discorso;
-ha riacceso l'interesse sulla questione del papa-pastore-allargato, che come "cane" conosce benissimo, in questa strana temperie;
-adesso segnala che non si fa magistero con le note a piè di pagina (in un documento di 300 pagine, spiegandosi approssimativamente quando si parla) nemmeno se si è il pastore in capo, del quale evidentemente il "cane" conosce abbastanza per sconcertarsene quando si comporta in modo strano.

In più, essendo tedesco, conosce bene il circolo di altolocati pastori teutonici, già messi in riga da Benedetto XVI a Friburgo nel settembre 2011 quando si rivolse al loro "comitato centrale", laici inclusi...

Dunque l'intervista -come strumento- può anche lasciare più di una perplessità a chi ha il palato fine e vorrebbe riconoscersi in uno stile comunicativo maggiormente evangelico. Tuttavia anche concedendosi a rispondere alle domande si possono far passare messaggi importanti.
In fondo persino il vangelo è pieno di domande e risposte.
I segni dei tempi ci interrogano.
E se qualcuno dice di "tenere l'abito bianco perchè in Vaticano non ci sono altri vestiti disponibili", c'è da pensare che alla domanda abbia pur risposto...

Evidentemente questi non sono tempi normali.
A 500 anni dall'eresia luterana si va a "festeggiarla" insieme alla pastora.
Si vocifera di Inter-comunione. L'avranno comprata i cinesi?
Quelli che, per bocca del cardinal Giuseppe Zen-ze kiun, non accettano che il "glegge" sopravvissuto a dispetti, soprusi e carcere, sia ovilizzato dal Governo ateo con il beneplacito vaticano, in ossequio al mantra del dialogo?
Evidentemente questi non sono tempi normali.

Il "cane" abbaia per dire che, tutto sommato,"ca nisciuno è fesso".

Luisa ha detto...



"Don Georg non va in vacanza e dice la sua su papa Francesco"


http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/22/don-georg-non-va-in-vacanza-e-dice-la-sua-su-papa-francesco/

Silvano M. ha detto...

Ci possono anche stare le interviste , a patto che siano chiare o comunque inequivocabili, questa non mi sembra....

Elia72 ha detto...


Posto qui il link ad alcune interessanti riflessioni sulla rinuncia di Papa BXVI.

https://cronicasdepapafrancisco.wordpress.com/2016/07/20/la-rinuncia-di-benedetto-xvi-e-il-cardinale-brandmuller/

Un estratto dall'articolo:

Tornando alla Rinuncia, Benedetto XVI la descrive come un fatto personale, eppure lui conosce a memoria tutto ciò che ha riportato Brandmüller è evidente allora che le questioni sono due:

1) Benedetto XVI fa parte di una cospirazione che vuole cambiare il primato petrino…

Oppure:

2) o Benedetto XVI è stato costretto ad andare via, e mite ed umile quale è sempre stato, se ne è assunto la responsabilità ma con un paletto chiaro: Bene, me ne vado come volete voi, ma “Il “sempre” è anche un “per sempre” – non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo.”

Come a dire: mi assumo la responsabilità del gesto e delle conseguenze per amore alla Chiesa, ma non potete chiedermi di abdicare a quel giuramento fatto, restituisco il mandato “a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005..“, ma non quel giuramento fatto a Cristo.

Vaneggiamo? Forse sì, ma anche no! Del resto la recente uscita di mons. Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia – che non chiarisce affatto, al contrario, ingarbuglia di più la situazione, inquietando maggiormente gli animi – è davvero l’atto più strano e strampalato che sia accaduto sulla vicenda…. – vedi qui tutta la raccolta di interventi sull’argomento – e riteniamo plausibile che proprio questa recente uscita abbia sollecitato il cardinale Brandmüller a scrivere questo suo saggio.

Mons. Gänswein
Quelle affermazioni di mons. Gänswein possono “comprendersi” solo all’interno di un “gioco” più grande di noi, che sta avvenendo dal 2005 nella Chiesa…. Di fatti strani ne riscontriamo almeno tre:

1) mons. Georg aveva scritto il testo, quindi si era preparato: a chi era indirizzato? non certo a noi “comuni mortali”….

2) che il suo testo fosse indirizzato a “qualcuno” è chiaro perchè dopo non ha fatto smentite o altre interviste importanti per spiegare meglio il suo messaggio e tutti gli interventi che ne erano scaturiti. Perché non rispondere alle mille domande che le sue parole avevano suscitato da molti ambienti?

3) che cosa c’entrava tirare in ballo il “Gruppo di San Gallo” e il conclave del 2005?

Dice mons. Georg: “…nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”…

E allora: o si è davvero sprovveduti a tal punto che nessuno sa più cosa dice o fa; oppure è chiaro che è in atto una guerriglia interna alla Chiesa e la posizione assunta da Benedetto XVI sarà, alla fine, una vera protezione alla supremazia del papato, una protezione che ha pagato con la Rinuncia.

Anonimo ha detto...

Magister è un grandissimo.bobo