Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 13 marzo 2021

Viganò: BXVI Soffriva di Sindrome di Stoccolma verso Bertone e Gänswein

Indice degli interventi precedenti e correlati.
Intervista a Radio Spada
di S. E. Mons. Carlo Maria Viganò 

RS: Buongiorno Eccellenza, La ringraziamo per il dialogo che intratterremo. Partiamo da Galleria neovaticana, il libro di Marco Tosatti di cui Lei ha scritto la prefazione. Ci permetta di raccontarLe un aneddoto: non era passata che qualche ora dall’annuncio dell’invio in stampa che già su Twitter si manifestava un profilo con un sondaggio – basandosi solo sulla copertina e sul titolo, evidentemente – per chiedere quanto fosse evangelico stampare un volume dedicato a scabrose accuse e a fatti non sempre edificanti. Cosa risponderebbe a questa obiezione?

CMV: Mi sia qui permesso di ricordare che Benedetto XVI nei mesi che precedettero la sua decisione di assumere il titolo singolare di “papa emerito”, istituì una Commissione cardinalizia, presieduta dal Cardinale Herranz, e composta dai Cardinali Tomko e De Giorgi, con l’incarico di svolgere un’accurata indagine concernente le notizie riservate diffuse da Vatileaks. In quell’occasione, dovetti insistere con il Cardinale Herranz perché potessi deporre, atteso che non era sua intenzione interrogarmi nonostante fossi coinvolto in prima persona come autore dei documenti riservati destinati al Pontefice, che erano stati trafugati e consegnati alla stampa. Consegnai loro un corposo dossier in cui rendevo conto di tutte le disfunzioni e della rete di corruzione di cui ero venuto a conoscenza e che ebbi a fronteggiare come Segretario Generale del Governatorato. Accompagnai quel dossier con una lettera, in cui tra l’altro scrissi: “Sono molto addolorato per il grave danno procurato alla Chiesa e alla Santa Sede dalla fuga di tanti documenti riservati… Se vi sono dei responsabili per tali atti inconsulti, ben più grave è la colpa di chi si è reso responsabile di tanta corruzione e degrado morale nella Santa Sede e nello Stato della Città del Vaticano, e quella di alcuni cardinali, prelati e laici che, pur sapendo, hanno preferito convivere con tanta sporcizia, addormentando le loro coscienze pur di compiacere al superiore potente e far carriera. Spero che almeno questa Commissione Cardinalizia, per amore alla Chiesa, sia fedele al Santo Padre e faccia tutta la pulizia necessaria da Lui voluta e non permetta che questa Sua iniziativa sia ancora una volta insabbiata… Numerosi sono stati i giornalisti di vari paesi che hanno cercato di contattarmi… Sono stato zitto, per amore alla Chiesa e al Santo Padre. La forza della verità deve sgorgare dall’interno della Chiesa e non dai media… Prego per Voi Cardinali, perché abbiate il coraggio di dire la verità al Santo Padre; e prego per il Santo Padre, perché abbia la forza di far sì che essa venga alla luce nella Chiesa.”

Quella mole di informazioni, assieme alle altre prove raccolte dai tre Cardinali, avrebbe consentito un’operazione di pulizia: tutto è stato insabbiato! [qui] e può solo costituire un ulteriore occasione di ricatto per i nomi ivi contenuti e, da ormai otto anni, un’occasione di discredito nei confronti di chi viceversa ha servito fedelmente la Chiesa e la Santa Sede.

Necesse est enim ut veniant scandala; verumtamen væ homini per quem scandalum venit (Mt 18, 7). Denunciare la corruzione dei chierici e dei Prelati si è imposto come un gesto di carità nei riguardi dei fedeli e un atto di giustizia nei confronti della Chiesa martoriata, perché da un lato mette in guardia il popolo di Dio dai lupi travestiti da agnelli e li mostra per quello che sono, e dall’altro dimostra che la Sposa di Cristo è vittima di una conventicola di lussuriosi avidi di potere, allontanati i quali essa può tornare a predicare il Vangelo. Non è chi porta alla luce gli scandali che pecca contro la carità evangelica, ma chi quegli scandali li compie e li copre. Le parole del Signore non danno adito ad equivoci.

RS: Come si sa, andando oltre il tema morale, risulta impossibile non individuare nel tracollo dottrinale il cardine stesso della crisi nella Chiesa. In relazione a questo, in più occasioni Lei ha manifestato una critica serrata al Vaticano II. Sul punto Le chiederemmo una specificazione ulteriore. Parlando con Sandro Magister ha attaccato: «la favola bella dell’ermeneutica – ancorché autorevole per il suo Autore – rimane nondimeno un tentativo di voler dar dignità di Concilio ad un vero e proprio agguato contro la Chiesa». Possiamo dunque chiarire che il problema non è individuabile solo dal Vaticano II ma nel Vaticano II? Detto in altri termini: il processo rivoluzionario ha avuto una svolta con il “Concilio” e non solo dopo il “Concilio”? Non semplicemente lo spirito vaticansecondista, ma anche la lettera è da mettere sotto accusa?

CMV: Non vedo come si possa sostenere che vi sia un presunto Vaticano II ortodosso di cui nessuno ha parlato per anni, tradito da uno spirito del Concilio che pure tutti elogiavano. Lo spirito del Concilio è ciò che lo anima, quello che ne determina la natura, la particolarità, le caratteristiche. E se lo spirito è eterodosso mentre i testi conciliari non sembrano essere dottrinalmente eretici, questo è da attribuire ad un’astuta mossa dei congiurati, all’ingenuità dei Padri conciliari e alla connivenza di quanti hanno preferito guardare altrove, sin dall’inizio, piuttosto di prendere posizione con una chiara condanna delle deviazioni dottrinali, morali e liturgiche.

I primi ad essere perfettamente consapevoli dell’importanza di mettere mano ai testi conciliari per poterli poi usare per i propri scopi furono Cardinali e Vescovi progressisti, in particolare tedeschi e olandesi, con i loro periti. Non a caso essi fecero in modo di rifiutare gli Schemi preparatori preparati dal Sant’Uffizio e ignorarono i Desiderata dell’Episcopato mondiale, ivi compresa la condanna degli errori moderni, specialmente del comunismo ateo; riuscirono anche ad impedire la proclamazione di un dogma mariano, vedendo in esso un «ostacolo» al dialogo ecumenico. La nuova leadership del Vaticano II fu possibile grazie ad un vero e proprio colpo di mano, al ruolo preminente del Gesuita Bea e all’appoggio di Roncalli. Se gli Schemi fossero stati mantenuti, nulla di quello che uscì dalle Commissioni sarebbe stato possibile, perché essi erano impostati sul modello aristotelico-tomistico che non permetteva formulazioni equivoche.

La lettera del Concilio va quindi messa sotto accusa perché è da questa che è partita la rivoluzione. D’altra parte: sapreste citarmi un caso nella storia della Chiesa in cui un Concilio Ecumenico sia stato deliberatamente formulato in modo equivoco per far sì che ciò che esso insegnava nei suoi atti ufficiali venisse poi sovvertito e contraddetto nella pratica? Ecco: basta questo per catalogare il Vaticano II come un caso a sé, un hapax sul quale gli studiosi potranno cimentarsi, ma che dovrà trovare soluzione da parte dell’Autorità suprema della Chiesa.

RS: Come è avvenuta la Sua presa di coscienza in relazione a questa crisi? Un processo graduale? Un fatto immediato e sviluppatosi nel breve periodo?

CMV: La mia presa di coscienza è stata progressiva, ed è iniziata relativamente presto. Ma comprendere, o iniziare a sospettare che quanto ci fu presentato come frutto dell’ispirazione dello Spirito Santo fosse in realtà suggerito dall’inimicus homo non è bastato a far crollare quel senso di sofferta obbedienza alla Gerarchia, anche in presenza di molteplici prove della malafede e del dolo di alcuni suoi esponenti. Come ho già avuto modo di dichiarare, quello che allora vedevamo concretizzarsi – parlo ad esempio di alcune novità come la collegialità episcopale o l’ecumenismo o il Novus Ordo – potevano apparire come dei tentativi di venire incontro al comune desiderio di rinnovamento, sull’onda della ricostruzione del dopoguerra. Dinanzi al boom economico e ai grandi eventi politici, la Chiesa sembrava doversi in qualche modo svecchiare, o così ci dicevano tutti, ad iniziare dal Santo Padre. Chi era abituato alla disciplina preconciliare, all’ossequio all’Autorità, alla venerazione del Pontefice Romano non osava nemmeno pensare che quello che ci veniva surrettiziamente mostrato come un mezzo per diffondere la Fede e convertire alla Chiesa Cattolica tante anime era in realtà un veicolo, un inganno dietro cui si celava, nella mente di alcuni, l’intenzione di cancellare progressivamente la Fede e lasciare le anime nell’errore e nel peccato. Quelle “novità” non piacevano quasi a nessuno, men che meno ai laici, ma ci erano presentate come una sorta di penitenza da accettare, avendone in cambio una maggior diffusione del Vangelo e la rinascita morale e spirituale di un mondo occidentale prostrato dalla Guerra e minacciato dal materialismo.

Cambiamenti radicali iniziarono con Paolo VI, con la riforma liturgica e la drastica proibizione della Messa tridentina. Mi sentii personalmente ferito ed impotente quando, come giovane segretario all’allora Delegazione apostolica di Londra, la Santa Sede proibì all’Associazione Una Voce la celebrazione di una sola Messa secondo il Rito Antico nella cripta della Cattedrale di Westminster.

Durante il Pontificato di Giovanni Paolo II alcune delle istanze più estreme del Concilio trovarono una spinta propulsiva nel pantheon di Assisi, negli incontri nelle moschee e nelle sinagoghe, nelle richieste di perdono per le Crociate e l’Inquisizione, con la cosiddetta purificazione della memoria. La carica eversiva di Dignitatis humanae e di Nostra ætate fu evidente in quegli anni.

Venne poi Benedetto XVI e la liberalizzazione della liturgia tradizionale, fino ad allora ostentatamente avversata, nonostante le concessioni papali successive alle Consacrazioni episcopali di Ecône. Malauguratamente le devianze ecumeniche non cessarono nemmeno con Ratzinger, e con esse l’ideologia conciliare che le giustificavano. L’abbandono di Benedetto e l’avvento di Bergoglio continuano ad aprire gli occhi a moltissime persone, soprattutto ai fedeli laici.

RS: Tema distinto ma connesso a questo è quello relativo ai protagonisti della stagione conciliare e post-conciliare. Fermiamoci un attimo sulla figura di Ratzinger: risulta innegabile, pur con sfumature diverse, il ruolo del teologo bavarese tanto al Vaticano II quanto dopo (ricordiamo che dal 1981 al 2005 è stato Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, dal 2005 al 2013 ha regnato sul Soglio di Pietro, dal 2013 è “Papa emerito”). Da parte nostra il giudizio sulla portata del ratzingerismo è certamente negativo: sotto la sua amministrazione della CdF hanno prosperato quelle stesse devianze che oggi vediamo “fiorire” in modo esplicito; appena eletto al Soglio ha tolto la tiara dallo stemma pontificio; ha proseguito sulla via dell’ecumenismo indifferentista rinnovando le scandalose celebrazioni di Assisi; a Erfurt è arrivato al punto di affermare «Il pensiero di Lutero, l’intera sua spiritualità era del tutto cristocentrica» [qui], nel Motu proprio Summorum Pontificum ha definito la Messa di sempre e il Novus Ordo come due forme dello stesso rito (quando al contrario implicano due teologie totalmente diverse); ha poi creato questo ibrido improbabile del “Papa emerito vestito di bianco” che – al netto delle intenzioni, che non giudichiamo – sembra essere non solo un pericoloso equivoco, ma un ingranaggio quasi necessario del dualismo che anima l’attuale dinamica della dissoluzione ecclesiale. Questi pochi esempi, cui ne potrebbero seguire molti altri, sono a nostro avviso rivelatori del fatto che Ratzinger, da sempre e pur con ruoli e posizioni non identiche, è stato dall’altra parte della barricata. Abbiamo già visto la Sua affermazione sulla «favola bella dell’ermeneutica», ma anche in altre occasioni Lei ha fatto notare alcuni aspetti problematici del pensiero di Ratzinger. Ci riferiamo in particolare a una sua recente dichiarazione su LifeSiteNews in cui ha sostenuto: «Sarebbe però auspicabile che egli, soprattutto in considerazione del Giudizio Divino che lo attende, si allontani definitivamente da quelle posizioni teologicamente errate – mi riferisco in particolare a quelle dell’Introduzione al cristianesimo – che sono ancora oggi diffuse in università e seminari che si vantano di chiamarsi cattolici». Le chiediamo dunque: se dovesse sintetizzare il Suo giudizio sul pensiero del teologo bavarese cosa direbbe ai nostri lettori? Inoltre: Lei ha avuto la possibilità di operare a stretto contatto con Benedetto XVI, cosa può dirci di lui sul piano umano? Non è – sia chiaro – una domanda su aspetti riservati, ma sulla personalità che ha potuto conoscere da vicino.

CMV: I punti che avete elencato, pur con alcune sfumature, mi trovano purtroppo concorde, non senza un vivo dolore. Molti atti di governo di Benedetto XVI sono in linea con l’ideologia conciliare, della quale il teologo Ratzinger è da sempre strenuo e convinto sostenitore. La sua impostazione filosofica hegeliana lo ha portato ad applicare lo schema tesi-antitesi-sintesi in ambito cattolico, ad esempio considerando i documenti del Vaticano II (tesi) e gli eccessi del postconcilio (antitesi) componibili nella famosa “ermeneutica della continuità” (sintesi); né fa eccezione l’invenzione del Papato emerito, dove tra l’essere Papa (tesi) e il non esserlo più (antitesi) si è scelto il compromesso del rimanerlo solo in parte (sintesi). La stessa mens ha determinato quanto è avvenuto per la liberalizzazione della liturgia tradizionale, affiancata al suo contraltare conciliare nel tentativo di non scontentare né i fautori della rivoluzione liturgica né i difensori del venerando rito tridentino.

Il problema è quindi di matrice intellettuale, ideologica: esso emerge ogniqualvolta il teologo bavarese ha voluto dare una soluzione alla crisi che affligge la Chiesa: in tutte queste occasioni la sua formazione accademica influenzata dal pensiero di Hegel ha creduto di poter mettere insieme gli opposti. Non ho motivo di dubitare che Benedetto XVI abbia voluto a suo modo compiere un gesto di conciliazione con le istanze del tradizionalismo cattolico; né che egli non sia consapevole della situazione disastrosa in cui versa il corpo ecclesiale; ma l’unico modo per restaurare la Chiesa è seguendo il Vangelo, con uno sguardo soprannaturale e con la consapevolezza che Bene e Male, per decreto di Dio, non possono esser messi insieme in un fantomatico juste milieu, ma che sono e rimangono inconciliabili e opposti, e che servendo due padroni si finisce per scontentare entrambi.

Per quanto riguarda la mia conoscenza diretta di Benedetto XVI, posso dire che negli anni del suo Pontificato in cui ho servito la Chiesa in Segreteria di Stato, al Governatorato e come Nunzio negli Stati Uniti, mi sono fatto l’idea che egli si sia circondato di collaboratori inadeguati, inaffidabili o anche corrotti, che hanno ampiamente approfittato della “mitezza” del suo carattere e di quella che potrebbe essere considerata come una certa sindrome di Stoccolma soprattutto nei confronti del Card. Bertone e del suo Segretario particolare.

RS: In alcuni articoli apparsi su CatholicFamilyNews.com si faceva notare come la Sua posizione sulla situazione della Chiesa sia prossima a quella di Mons. Bernard Tissier de Mallerais, uno dei quattro Vescovi consacrati da Mons. Lefebvre. Dalla stessa fonte si riportava una Sua frase secondo cui lo stesso Mons. Lefevbre sarebbe un confessore esemplare della Fede. Alla luce anche della ferma critica al Vaticano II e, d’altro canto, della Sua non adesione al sedevacantismo, verrebbe da ipotizzare che l’impostazione che Lei promuove sia molto vicina a quella della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Può dirci qualcosa in proposito?

CMV: Da molte parti del mondo cattolico, specialmente nei milieux conservatori, si sente affermare che Benedetto XVI sarebbe il vero Papa e che Bergoglio sarebbe un antipapa. Questa opinione si basa da un lato sulla convinzione che la sua Rinunzia sia invalida (per il modo in cui è stata formulata, per le pressioni esercitate da forze esterne o per la distinzione tra munus e ministerium papale) e dall’altro sul fatto che un gruppo di Cardinali progressisti avrebbe cercato di far eleggere al Conclave del 2013 un proprio candidato, in violazione delle norme della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II. Aldilà della plausibilità di queste argomentazioni, che se confermate potrebbero invalidare l’elezione di Bergoglio, questo problema può esser risolto solo dall’Autorità suprema della Chiesa, quando la Provvidenza si degnerà di porre fine a questa situazione di gravissima confusione.

RS: Parliamo del futuro. In questi anni burrascosi Lei ha inteso servire la Chiesa con interventi scritti, con video, partecipando a iniziative e con tutte le attività che chi La segue ben conosce. Per il domani intravede la possibilità che la Sua missione episcopale prenda forme diverse? Pensa a qualche attività specifica? Con una più marcata presenza pubblica?

CMV: La mia età, le vicissitudini di questi ultimi anni e la situazione della Chiesa non mi permettono di fare progetti, come peraltro non ho mai fatto in tutta la mia vita. Lascio che la Provvidenza disponga di me come crede, mostrandomi di volta in volta la via che devo percorrere. Spero di tutto cuore che la mia testimonianza, specialmente per quanto riguarda la comprensione dell’inganno che si sta consumando nella Chiesa, permetta a Cardinali, a miei Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio di aprire gli occhi, in un gesto di umiltà, di coraggio e di confidenza nella potenza di Dio. Non possiamo continuare a difendere la causa e l’origine della crisi presente solo perché non vogliamo riconoscere di essere stati tratti in inganno: questa ostinazione nell’errore sarebbe una colpa peggiore dell’errore stesso.

RS: La ringraziamo per aver risposto alle nostre domande: speriamo non manchino occasioni per confronti futuri.
11 Marzo 2021
Feria Quinta infra Hebdomadam III in Quadragesima

20 commenti:

Valeria Fusetti ha detto...

Il culmine attuale del problema sta proprio nel fatto che anche pastori potenzialmente buoni hanno scelto di tacere e, nella loro diocesi, cercare di esercitare il loro ufficio secondo l'Evangelo oppure di scappare in un eremo. O, come "terza via", da una parte denunciano le storture bergogliane, dall'altra difendono strenuamente il CVII, come se le storture dottrinali, liturgiche e pastorali si fossero presentate nel 2013. Così facendo si comportano come un medico che, per non amputare una gamba ad un paziente, curano la cancrena che avanza con un antinfiammatorio. E prega chiedendo a Dio di fare quello che il Signore ha già detto che deve fare lui. È difficile vedere l'errore ? Come ha già detto Gesù essi hanno Mose', i Profeti e San Tommaso e il Vangelo, dovrebbe essere sufficiente per credere a Colui che è risorto dai morti e siede alla destra del Padre.

Anonimo ha detto...

Io mi chiedo come faccia il "piccolo resto minutelliano" a considerare Papa UN MODRNISTA, debole, pavido, che elogia Lutero, che ha approvato e PROMOSSO Enzo Bianchi, sostenitore dell'ERETICA dottrina della "salvezza parallela" e che SI È DIMESSO!
Ha promesso OBBEDIENZA al successore!
Ha convocato e permesso un conclave!
È un delirio ritenerlo papa...ma, SE FOSSE PAPA, allora sarebbe il Papa peggiore di tutti i tempi: avrebbe giocato con la Chiesa e con il papato convocando un conclave SAPENDO DI ESSERE ANCORA PAPA...avrebbe quindi preso in giro oltre un miliardo di fedeli!
Se fosse ancora Papa (ma non lo è) sarebbe la più grande sciagura che il papato abbia mai avuto!

gianlub ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

https://www.lanuovabq.it/it/vaccino-minimizzare-i-morti-il-piano-deve-proseguire

Vaccino, minimizzare i morti: il piano deve proseguire
ATTUALITÀ13-03-2021 Paolo Gulisano
La comunicazione mediatica pandemica dimostra un totale disinteresse per l’accertamento della verità e ridimensiona gli effetti gravi dei vaccini dicendo che si tratta solo di un lotto del vaccino, quasi fosse una partita di merce avariata. La campagna vaccinale deve andare avanti, e le persone danneggiate, se non addirittura morte, come il caso del militare dopo l'antidoto di Astrazeneca, sono il prezzo da pagare. Sta scomparendo la Medicina fondata sulla persona e si fa prepotentemente strada una medicina della collettività...

Anonimo ha detto...

Tra qualche anno meno bisogni, quindi meno bisogno di denaro. Reddito universale e sarà una cosa accettata da tutti. Zitti e buoni che ci pensano gli altri per noi. Quanti si lamentano tra i percettori di reddito di cittadinanza? Spazzando via il ceto medio sarà facilissimo

"Si ma quindi cosa fare? Soluzioni?".

Sta proseguendo il grande reset, chiudono milioni di persone sane in casa per la prima volta nella storia, gli impediscono di lavorare, sradicano ogni vita sociale e culturale, eliminano il diritto alla salute per migliaia di altre tipologie di malati, smantellano il diritto all’istruzione, fanno aumentare la percentuale dei poveri assoluti.
Il denaro accumulato a strozzo dall’eurocrazia finirà non certo per la sanità bensí per digitalizzazione, truffa delle energie ‘’green’’ e parità di genere.

Cosa non vi é chiaro ancora dopo un anno?
Guardatevi attorno, la gente é mascherata per le strade, sotto ipnosi, convinta che verrà salvata da un intruglio.
Oggi é una bella giornata di sole, passeggiate, respirate all'aria aperta, non lamentatevi seguendo pedestramente le idiozie imposte. 1 - 100 - 1000 piccoli gesti quotidiani valgono piú di qualsiasi manifestazione di piazza circoscritta o lamentela sui social.

Anonimo ha detto...

Ho l'impressione che gli italiani non siano un popolo unito... ho visto manifestazioni contro le chiusure in Austria Germania Olanda Francia ecc.. manifestazioni anche numerose... ben più di quelle italiane... In Italia esistono partitucoli e associazioni che contestano la 'narrativa' covid ma ciò rende la protesta inefficace e divisiva... persone che vivono all'estero mi dicono che lì quando vanno in piazza vanno in piazza tutti... mentre in Italia vediamo personalismi e individualità varie... fra piccoli movimenti e partitucoli, non mi riferisco solo a destra e sinistra!... forse aveva ragione la Fallaci... un popolo eternamente diviso anche quando ci si riunisce fra 4gatti. Io ho questa impressione... non so voi.

Anonimo ha detto...

Mons.Viganò sta mettendo in fila quello che più o meno era ed è sotto gli occhi di tutti da anni. Non credevamo ai nostri sensi, alla nostra capacità di osservazione, alla nostra capacità di giudizio. Perché? Perché questa disistima del nostro senso critico? La capacità di giudizio è un dono di Dio. Un dono di cui essere grati, da coltivare, da incrementare, da purificare se necessario, ma mai omettere di usare. Questo è grave perché si riflette anche in ogni altro campo nel quale siamo coinvolti ed ora nella situazione folle della vita politica, sociale, economica. Il sano giudizio, non è mormorazione, non è maldicenza, è in base ai fatti conosciuti avanzare, serenamente, una valutazione pacata, né sdegnata, né accomodante, che può aiutare a comprendere, ad approfondire, a risanare, insieme ad altri, la realtà.
L'importanza dei contributi di Mons.Viganò non sta nelle sue 'rivelazioni' quanto nella sua libertà interiore, di uomo di Dio, Uno e Trino, libero dalle pastoie del mondo, in particolare dall'ipocrisia che ammorba il globo terracqueo. Pane al pane, vino al vino. E il suo pane non è la brioscina e il suo vino non dà alla testa.
I suoi interventi sono preziosi perché insegnano la beneamata parresia. Solo la franchezza dissiperà i polveroni con i quali continuamente il Nemico si affanna ad avvolgere ogni essere umano, all'interno di ogni comunità ed associazione umana. Se non saremo franchi con noi stessi, per cominciare, tutte le nostre parole non saranno che fumo che si assommerà al polverone del Nemico.

Anonimo ha detto...


In quest'intervista mons. Vigano' mette bene a fuoco diversi elementi essenziali, in modo pacato e obbiettivo.

Sullo "hegelismo" di Ratzinger si potrebbe discutere. Si tratterebbe comunque di un hegelismo da quattro palle un soldo, per cosi' dire. I modelli di Ratzinger erano Martin Buber (l'inventore della filosofia del dialogo), de Lubac, Teilhard de Chardin etc., soprattutto il filone lato sensu esistenzialista, da Blondel a Heidegger, funzionale alla visione modernista, che vede la fede soprattutto come un prodotto della coscienza del soggetto. Non ha fatto l'elogio della democrazia americana, anche se con qualche critica, e del liberalismo di John Locke, anglicano e latitudinario, il quale ha teorizzato per primo in modo netto la separazione netta tra Chiesa e Stato, alla fine del Seicento, ovvero delle guerre civivli e di religione inglesi?
Tutti gli ultimi papi, da Giovanni XXIII in poi, sono stati cattivi papi perché in vario modo inquinati dal (neo)modernismo. Con il presente abbiamo in cattedra addirittura un teologo della liberazione, in versione "teologia india", con la quale la teologia scade a folklore (non innocente pero'): e' stato come dare il papato a Leonardo Boff. Speriamo pertanto di aver toccato il fondo, pero' non si sa mai.
Su Giov Paolo II, mons. Vigano' ci e ' andato leggero, ma gli errori di questo papa restano gravi: egli credeva che lo Sprito Santo fosse davvero sceso sul Concilio, ispirandolo nell'ecumenismo all'insegna della liberta' religiosa.
Non possiamo pretenderlo da mons. Vigano' ma sarebbe utile che qualcuno prendesse spunto dal suo netto riferimento agli errori teologici contenuti nella notissima Introduzione al Cristianesimo di Ratzinger e ne facesse una opportuna sintesi, per il popolo dei fedeli.
Vigano' resta un isolato nella sua condanna giustamente radicale del Concilio e del suo falso spirito. Per non demoralizzarci dobbiamo ricordare che:
- Nelle persecuzioni che ad intervalli colpivano i cristiani nell'IMpero romano, prima della conversione, la maggioranza apostatava, solo una (piccola) minoranza si esponeva al martirio;
- Al tempo della crisi ariana, per un certo tempo a tenere apertamente il fronte della retta dottrina furono quattro gatti, St Atanasio e pochissimi altri vescovi, anche se con l'appoggio di una parte dei fedeli (quanto ampia tuttavia è difficile dire). L'essenziale era avere l'appoggio di Nostro Signore.
Percio', continuiamo nella nostra battaglia, anche se sembra senza speranza.
T.

Anonimo ha detto...


Enfin, enfin, les langues se délient sur ce Ratzinger de malheur…

Anonimo ha detto...

Evidenzio due punti....oltre alla sindrome di Stoccolma da chiarire dovuta a...1.Gli scandali li fanno quelli che fanno il male e pure chi li copre facendosi complice. 2.Da chiarire se Benedetto XVI è Papa ...se le notizie sono confermate sarebbe così. Le notizie non sono state smentite il che significa...silenzio assenso.

Anonimo ha detto...

E' così, perche' gli italiani da soli non vanno da nessuna parte . Ad esempio i gilet gialli francesi coniugano autonomamente/insieme pensiero ed azione , quando qualcosa non va bene ; invece gli italiani hanno bisogno sempre di un Capo di una Guida in altri termini di un Leader .

Anonimo ha detto...

@ 13 marzo 2021 10:46

...
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
PERCHE' SIAM DIVISI.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
...

Inno di Mameli, l'Inno degli Italiani.

Quella speranza ancora non si è compiutamente concretizzata. Chi ci ha calpesti e derisi di tanto in tanto pone il tacco sul nostro collo con lo stivale dei nostri connazionali. Così che si resti per sempre calpesti e derisi e...usati per soddisfare le voglie forestiere. L'Italia libera dal papato e dall'impero e perpetuamente divisa tra guelfi e ghibellini, tra bianchi, rossi e neri è sotto libertà vigilata, che gli amici/nemici ci regalano e ci rinnovano graziosamente se facciamo i buoni. Ora capisco che questa nostra terra, posizionata così com'è geograficamente, è una iattura. Infatti ha sollevato e solleva e solleverà sempre l'invidia di qualcuno. E noi sappiamo che l'invidia cerca la morte dell'invidiato.

Gederson Falcometa ha detto...

In ciò che riguarda la "sindrome di Stoccolma" penso che lo stesso possa se applicare al Concilio e al post-concilio. Forse, il problema sia esattamente una nuova concepzione di Dio dove lui è appena misericordia. Il Dio che a tutto perdona ha anche un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva con i suoi agressori, nemici, eretici, trasgressori della legge, ecc. Inoltre a questo, basta che ricordiamo ciò che Paolo VI ha affermato sull'incontro tra la religione del Dio che se è fatto uomo e l'uomo che se è fatto Dio: una immensa simpatia del Concilio per l'uomo luciferiano? Se resta ancora qualcuno dubbio, ricordiamo il discorso di Paolo VI sull'auto-demolizione della Chiesa, vediamo ad esempio, l'ecumenismo, il dialogo inter-religioso (specialmente con l'Islam), il migrazionismo bergogliano, ecc. Forse, se tratta della "Fenomenologia dell'autodistruzione" di che parla Marcel di Corte (in libro omonimo)

Per finire, ricordo ciò che l'allora Ratzinger diceva sui rapporti tra Antica e Nuova Alleanza:

"Per quanto riguarda i rapporti tra Antica e Nuova Alleanza, le cose si complicano. Infatti Ratzinger scrive che il termine “Testamentum” (Testamento), usato dall’antica versione latina e reso poi da San Girolamo con “foedus” o “pactum” (Alleanza o Patto), non è stata una scelta propriamente corretta per tradurre la parola ebraica berìt. I traduttori greci della Bibbia ebraica (traduzione dei Settanta) l’hanno resa, infatti, quasi sempre (267 passi su 287) non con l’equivalente greco di “patto” o “alleanza” (syn-theke), ma bensì con il termine dia-theke, che vuol dire non “un accordo reciproco” , ma «una disposizione in cui non sono due volontà a mettersi d’ accordo, ma vi è una volontà che stabilisce un ordinamento» . Sembrerebbe cosa di poco conto. Invece Ratzinger, a partire da questa distinzione, arriva – come vedremo – a formulare la teoria che l’Antica Alleanza non è mai cessata: poiché berìt, reso con Alleanza in latino, significa solo volontà divina e non comporta la corrispondenza umana, Dio ha mantenuto l’Alleanza con Israele, anche se questo è stato infedele. Ratzinger, infatti, scrive: «Ciò che noi chiamiamo “Alleanza”, nella Bibbia, non è concepito come un rapporto simmetrico tra due partner che stabiliscono tra loro una relazione contrattuale paritetica con obblighi e sanzioni reciproche. […] l’’ “alleanza” non è un contratto che impegna a un rapporto di reciprocità, ma un dono, un atto creativo dell’amore di Dio»". La strana teologia di Ratzinger da SISINONO, Anno XXXV n. 6, del 31 Marzo 2009 - http://www.doncurzionitoglia.com/strana_teologia.htm

Ora, se "Dio mantiene l'alleanza con Israele, anche se questo è stato infedele", perchè Ratzinger farebbe qualcosa contra gli infedeli Bertoni e Ganswein?




Anonimo ha detto...

Sono passato davanti a una chiesa per lavoro ieri, ho fatto fermare il collega alla guida del furgone perchè non ci credevo, speravo di aver visto male: Tutte le celebrazioni sono sospese.
Sembrava che la chiusura stavolta non toccasse le chiese.

Anonimo ha detto...

Premessa necessaria e sufficiente :
Non si può far di tutte l'erbe un fascio.
Detto questo, bisogna dire il resto.
Gli italiani, in molteplici occasioni, soprattutto nel recente passato, si sono dimostrati di una bassezza, di una falsità, di una meschinità senza pari. Del tempo presente è meglio non parlarne nemmeno. I tratti ignobili dei quali ho detto di sopra sono diventati motivi di vanto e sono rarissime le persone delle quali ci si può fidare, anche fra i cosiddetti "tradizionalisti".
Leggevo poco fa su Una Vox un articolo di don Curzio Nitoglia, che tocca pure questo argomento.
Degli italiani pochi hanno stima anche all'estero, non senza ragione.
Madonna del Buon Bastone, prega per noi!

Anonimo ha detto...


Non esageriamo sui difetti degli italiani, anche se la situazione resta grave, ma non per colpa della corruzione, enfatizzata oltre ogni dire.

Ci stimano poco all'estero un po' per i vecchi pregiudizi e un po' perché noi stessi amiamo rappresentarci masochisticamente come il popolo più corrotto della terra, il che non è affatto vero. La corruzione nel settore degli appalti o dei concorsi esiste certamente ma è anche gonfiata a scopi politici e sappiamo bene da chi. Sarebbe interessante fare l'elenco di tutti gli imprenditori o docenti finiti sotto processo o in galera con grande frastuono mediatico e poi prosciolti, magari dopo anni.
Chi vive all'estero saprà certamente che anche nelle altre nazioni non sono rose e fiori, anzi. Solo che negli altri paesi si tende d'istinto a nascondere la sporcizia, quando c'è. O a glissare. Penso a scandali clamorosi come quello in Germania delle carte di credito prepagate o a quei funzionari della City che alteravano scientificamente certe valutazioni di prezzo, valide per tutto il mondo, per anni, facendoci su la "cresta".

IL problema nostro più grave è la divisione interna e la conseguente mancanza di fiducia in noi stessi nonché l'incapacità di decidere, con l'ovvio complesso di inferiorità nei confronti degli stranieri.
Il discorso sulle cause profonde sarebbe lungo, bisognerebbe risalire addirittura al VI secolo, alla Guerra Gotica. In tempi più vicini sembra troppo anche partire dalle Guerre d'Italia, finite a metà del 500, che ci sottomisero in modo diretto e indiretto allo Straniero (agli Asburgo), tranne Venezia. Ma anche questo sembra un discorso da eruditi, data l'ignoranza galoppante della storia nazionale e non, un vero scandalo.

Diciamo allora che, con le vicende tragiche del biennio 1943-45 in Italia si è insediata una pedagogia a rovescio, basata sulla negazione della nazione, non solo dello Stato unitario, in tutti i suoi aspetti, anche culturali, spirituali. Tutto ciò con l'alibi dell'antifascismo. Anzi l'antifascismo ufficiale sacrificava la nazione e la patria alla democrazia, all'ideale democratico, che si valeva incompatibile con esse.
Adesso siamo ricaduti in un particolarismo "regionale" che non promette nulla di buono.
L'ultima arrivata, la proposta politica del cattolicesimo c.d. "tradizionalista", si limita a riproporre come modello lo statu quo ante rappresentato dall'Italia prenunitaria, quando non si risale addirittura al Medio Evo, favoleggiando di un'Italia pluridivisa in Comuni, Città, Regni, Stato delle Sante Chiavi, tutti felicemente governati dal Sacro e romano imperatore (sempre) di anzione germanica.
La "politologia" politicamente corretta è una non-entità. Quella dei cattolici che hanno riscoperto, come dicono , la tradizione del pensiero politico cattolico classico, tuttavia,
cade nell'imbalsamazione di un passato impossibile da risuscitare, un passato per l'appunto idealizzato in maniera che ha dell'incredibile.
Policratico

Anonimo ha detto...

@ 13 marzo 2021 15:14

Lei ha ragione fino ad un certo punto, là dove si tocca la voluta corruzione sistematica di un popolo. Qui le cause sono molteplici, prima di tutto la chiesa che ha assecondato l'onda, poi lo stato anche lui diventato corrotto e corruttore, infine i media che per popolare hanno voluto intendere volgare e debosciato. Negli ultimi trenta, venti anni gli Italiani hanno vissuto nello sfascio eretto a sistema. Impresentabili, sì. Accettato questo, bisogna chiedersi come mai? E', a mio parere, lo stesso concetto già accennato in un altro commento, che l'Italia fosse e diventasse sempre più impresentabile faceva il gioco di altre potenze per le quali diventava facile decidere sulla testa degli Italiani. Questo è il punto. Finché noi non capiremo che il Risorgimento fu indotto dall'esterno e quelle forze che hanno voluto l'Italia unita la volevano in realtà debole e sotto la loro influenza, continueremo a non comprendere. Le potenze straniere trattavano con la nobiltà italiana, la quale arrivando al Sud lo trattò come una lontana colonia, di esseri umani ritardati. E questi pregiudizi non son finiti con l'Unità, ma sono andati avanti fino a noi, quando chiamar terroni era d'uso, dimenticando le traversie e le glorie del Meridione. E' stata ed è una unità senza rispetto, stima ed amore. E non se ne può più. E su questa unità son calate le due guerre mondiali, ogni volta che l'Italia cercava di diventare realmente UNA, eppoi la guerra fratricida che posate le armi ha messo in campo tutto repertorio della cultura internazionale per schiacciare quella nazionale, sempre e comunque non all'altezza delle loro altezze intelligenti.Alla fine questo popolo fu educato dalla Chiesa.Ma no, anche la Chiesa doveva sparire davanti a sua maestà 'Modernità'. Infiltrata la chiesa da tempo, corrotta e corruttrice essa stessa, il popolo si è trovato solo davanti alla corruzione del consumismo e dei media quando appena aveva vinto e/o stava vincendo l'analfabetismo e l'educazione della chiesa stava venendo meno. All'estero ho frequentato poco i gruppi di italiani, un po' mi vergognavo, ma quando si è trattato di difenderli, li ho sempre difesi a spada tratta senza esitazione e senza vergogna perché un po' la loro storia la conosco e non sopporto più questo mettere la croce sulle loro spalle perché sono quello che sono. Basta. Facciamo qualcosa. Prepariamo rigorosamente la classe dirigente, offriamo una preparazione seria, dignitosa ai tecnici, basta con la pornografia e tutte le altre sesso/manie, basta. La chiesa torni a far la Chiesa. Porti chiusi e confini chiusi.Abbiamo bisogno di ritemprarci, di ritrovare onore e dignità. Chi non ha né l'uno, né l'altro si prenda qualche anno sabbatico e taccia.

Anonimo ha detto...


Luoghi comuni oggi diffusi, da smontare:

"il Risorgimento fu indotto dall'esterno e le forze straniere che volevano l'Italia unita la volevano debole etc."
Se ci rileggiamo la storia del Risorgimento vediamo che esso nacque come fatto culturale italiano, moto di reazione spirituale alla nostra decadenza e sudditanza secolari agli stranieri. Questo moto di rinnovamente ebbe un forte contributo iniziale proprio dalla classe intellettuale piemontese (Alfieri e altri, poi Gioberti) in teoria i meno italiani perché mezzo francesi, come origine. Fu soprattutto un fatto culturale e politico, all'inizio, e cattolico: si tradusse, grazie a Gioberti, nel c.d. "neo-guelfismo" (un'Italia libera dallo straniero confederata sotto il Papa). La stessa Carboneria, anche se infiltrata da massoni, nacque cattolica: si batteva per cacciare gli stranieri e per le riforme politiche, per la costituzione. Lo stesso Pio IX aderì inizialmente all'idea della riforma costituzionale. La minoranza anticlericale, repubblicana e unitaria era rappresentata dall'isolato Mazzini.
Ma nel 48 quest'aspirazione si dimostrò un'utopia, fallì completamente, per le divisioni interne nostre e perché l'Austria era militarmente troppo forte.
Nessuna potenza straniera voleva un'Italia unita, sarebbe stato contro i loro interessi.
L'unità fu un risultato dell'azzardo e della fortuna che accompagnarono l'audace e rischiosa politica di CAvour e Vitt. Eman. II. Visto che bisognava appoggiarsi ad una potenza esterna, almeno per attuare il disegno unitario in parte, si sfruttò il desiderio francese di ribaltare l'ordine stabilito a Vienna nel 1815, desiderio che prevedeva un'Italia divisa in tre grandi Stati, sotto il protettorato della Francia e giammai l'unità. Poi le cose andarono diversamente, per una serie di eventi non previsti.

"È stata un'unità senza rispetto, stima, amore". Certo, sarebbe stato bello avere un'unità che si realizzasse gradualmente, con "rispetto, stima, amore". Ma le potenze europee l'avrebbero permessa? Mai. E nemmeno il Papa, ostile da sempre a qualsiasi forma statale unitaria nella penisola, anche a una forma che rispettasse lo Stato della Chiesa.
Ci furono quindi, come in altre nazioni, guerre, rivolte, rivoluzioni, guerre civili. Nel Meridione, la guerra civile tra l'elemento liberale e il potere borbonico era iniziata all'epoca giacobina e ardeva ad intervalli. Nel 1861 riprese in grande stile per concludersi a vantaggio delle forze unitarie nel 1865 circa.
La storia non è una passeggiata o una pia recita ma un dramma sanguinoso, che periodicamente si ripete. Gradualmente la frattura con il Sud (con la sua componente antiunitaria) era stata ricomposta; nella I gm, che concludeva finalmente il Risorgimento con l'unificazione completa contro il nostro secolare nemico asburgico, i meridionali si batterono valorosamente come gli altri italiani.
Il tracollo morale è cominciato con l'antipatriottismo dell'antifascismo ufficiale e del clero uscito dal VAticano II. Quest'ultimo, tradendo la fede ha tradito anche le nazioni cattoliche.
Pol

Anonimo ha detto...

Più su c'è scritto che qualche chiesa ha sospeso le celebrazioni. Probabilmente è "solo" (notare le virgolette) perchè non c'è molto spazio e hanno ottenuto di spostare in altre più spaziose. Almeno spero. Ho sentito un parroco (che celebrerà sempre) e che mi ha dato questa spiegazione, con l'aggiunta che finalmente alla Chiesa Cattolica stavolta non è impedito di officiare (forse in forza dei Patti Lateranensi? Perchè allora non era sempre avvenuto così), c'è solo l'obbligo per i fedeli di recarsi in quella più vicina alla residenza.
Invece in "zona rossa" sono stati chiusi altri luoghi di culto (protestanti, ortodossi e via dicendo, oltre a quelli non cristiani).

mic ha detto...

Mai generalizzare.

"L'antico valor negli Italici cor non è ancor morto"

«Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sì spesse veggio,
piacemi almen che' miei sospir' sian quali
spera 'l Tevero et l'Arno,
e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.»
(Francesco Petrarca, Italia mia, vv. 1-6)