Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 15 febbraio 2023

Cosa sta accadendo veramente in Ucraina. Pagine libere contro le menzogne occidentaliste

È in corso una battaglia che è anche mediatica e culturale. Tra le varie armi, ci sono i libri. Non restiamo disarmati di fronte all’arroganza e alla disinformazione dei nostri avversari. Indice degli articoli sulla guerra in Ucraina.

Cosa sta accadendo veramente in Ucraina.
Pagine libere contro le menzogne occidentaliste


È vero, verissimo che, come dice il Vangelo di Giovanni, la verità ci fa liberi. Liberi di conoscere, innanzi tutto, liberi di sapere, di giudicare, di informare gli altri. Sulla storia dell’Ucraina, sul conflitto in corso, sulle sue cause remote e prossime, su ciò che veramente è accaduto e tuttora accade, su chi è l’aggressore e chi l’aggredito, su chi sono le vittime e chi i carnefici, grava una pesantissima cappa di disinformazione, di diffamazioni, di menzogne, di censure delle fonti informative. I mandanti di questo assassinio della verità sono gli Usa e quell’innaturale alleanza che è la Nato. Gli esecutori sono l’Unione Europea, quel che resta dei governi nazionali, i media di tutti i generi, tutto l’apparato dell’egemonia culturale liberal.

Certo, talvolta qualche notizia sgradita ai mondialisti russofobi di Kiev, di Bruxelles e di Washington riesce a filtrare, con difficoltà e quasi sempre subito silenziata. Qualche quotidiano ha raccontato, sia pure in poche righe, della persecuzione in atto in Ucraina contro la Chiesa Ortodossa, con monasteri e chiese perquisite e occupate, sacerdoti arrestati, rischio concreto di essere messa fuori legge. E la situazione peggiora di giorno in giorno. È grazie ai reportage del giornalista indipendente Giorgio Bianchi che sappiamo che la città di Donetsk, capitale dell’omonima repubblica russofona resasi indipendente dal feroce regime di Kiev che, dal 2014, dopo il colpo di stato di Maidan, aveva iniziato un sistematico genocidio delle popolazioni russe (circola la cifra di 14.000 russofoni assassinati) è quasi completamente distrutta, ridotta a una città fantasma per i continui bombardamenti ucraini.

È filtrata qualche notizia sulle uccisioni, da parte delle milizie ucraine nelle zone rioccupate, dei cosiddetti “collaborazionisti”, cioè russi che vogliono vivere liberamente da russi. L’esercito di Kiev impedisce ai giornalisti di accedere alle zone rioccupate per molti giorni, in modo da consentire agli agenti dei servizi di svolgere il loro sporco lavoro senza testimoni scomodi.

Tuttavia ci sono ancora alcune voci libere che, almeno nel mondo editoriale, riescono a sfondare la pesantissima coltre delle menzogne e delle censure atlantiste e a raggiungere almeno una parte della pubblica opinione. È il caso di due libri pubblicati in tempi recenti. Vogliamo darvene conto.

Vittorio Nicola Rangeloni, Donbass. Le mie cronac di guerra, Idrovolante edizioni 

Vittorio Nicola Rangeloni è un reporter e fotografo di guerra che da Kiev prima e dal fronte del Donbass indipendente poi ha raccontato, con passione e partecipazione, gli eventi d’Ucraina. Era a Kiev prima del colpo di stato del 2014 quando il legittimo governo del presidente Janukovyc venne abbattuto da una rivolta di piazza a lungo preparata dal governo degli Stati Uniti (in particolare dall’Assistente Segretario di Stato Viktoria Nuland) e delle lobbies facenti capo al solito mestatore Soros.

Il colpo di stato riuscì e iniziarono le persecuzioni contro i politici, i giornalisti e i semplici cittadini che si opposero al nuovo governo golpista e alle sue decisioni russofobe: arresti di centinaia di oppositori e di giornalisti, divieto di tutti i media e dei partiti di opposizione, repressione delle manifestazioni di protesta fino al massacro di Odessa, quando un centinaio di manifestanti vennero uccisi, molti dei quali bruciati vivi, da bande armate di nazionalisti ucraini.

All’est la reazione dei russofoni (in realtà semplicemente russi) contro il golpe si trasformò in rivoluzione armata, con la costituzione delle due repubbliche indipendenti di Donetsk e Lubiansk difese da milizie popolari poco addestrate e male armate ma che riuscirono (e tuttora ancora riescono) a impedire il genocidio dei civili russi da parte dell’esercito ucraino armato e addestrato dalla Nato. È stata la stessa Nuland ad ammettere in una conferenza del 2013 che gli Usa avevano investito in Ucraina 5 miliardi di dollari “per dare al paese il futuro che si merita”. Fu su pressioni Usa che il governo fantoccio golpista di Kiev sottoscrisse gli accordi di Minsk, che avrebbero garantito una pur parziale autonomia alle regioni del Donbass, accordi che il governo ucraino non rispettò mai: la ex cancelliera tedesca Merkel ha recentemente ammesso che tali accordi erano stati sottoscritti in mala fede dal regime di Kiev solo per consentire agli autocrati ucraini di “prendere tempo”.

Sintetizza Rangeloni: “Si può dire che il piano americano abbia funzionato. Non solo hanno strappato l’Ucraina dall’influenza russa, ma sono riusciti ad addossare tutte le colpe su Mosca. Nel corso degli anni seguenti alla rivoluzione i media occidentali hanno continuato a ripetere il ritornello dell’“invasione russa” e dell’“ingerenza del Cremlino” in Ucraina per giustificare le sanzioni economiche contro Mosca e il supporto economico e militare a Kiev da parte dell’Occidente, dimenticandosi che senza lo zampino degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, non ci sarebbe stato nessun Euromaidan”.

Il libro, scritto da chi gli eventi li ha visti rischiando la pelle sul fronte dei russi del Donbass nel conflitto scoppiato nel 2014, nelle loro trincee, nei loro rifugi, assieme alle famiglie private delle case distrutte dall’artiglieria ucraina e dai missili di fabbricazione Usa, è una fonte notevole di informazioni e di notizie che non sentiremo mai dai media occidentali asserviti al più bieco atlantismo. Come il fatto, facilmente dimostrabile, che all’interno degli odierni confini ucraini non è mai esistita un’identità nazionale condivisa.

Kiev, come buona parte del resto del territorio, è a maggioranza russofona. O le informazioni documentate sulle uccisioni dopo torture di cittadini russofoni da parte delle bande ucraine. O gli assassinii di giornalisti russi pur riconoscibilissimi per le scritte sui giubbotti. Oppure del ruolo sporco giocato dagli osservatori dell’Osce, che spesso passano informazioni sulle forze dei filorussi agli ucraini. O ancora dei moltissimi greci che si sono arruolati volontari nelle milizie del Donbass, portando con orgoglio la patch della bandiera ellenica sulla divisa a fianco di quella della Repubblica di Donetsk. O di quel famigerato sito web creato dai servizi di Kiev chiamato “Il pacificatore” che censisce tutti gli oppositori, interni ed esterni, della dittatura ucraina, con foto, indirizzi, informazioni e l’implicito invito ad ucciderli. In quella lista c’è anche il nome del giornalista italiano Andrea Rocchelli che documentava la guerra nel Donbass e venne assassinato dai soldati di Kiev. Sulla sua foto, i gestori ucraini del sito hanno apposto la scritta “liquidato”. Questi sono “gli aggrediti” che gli euroatlantici difendono con le nostre armi e i nostri soldi.

Il senso della lotta, iniziata con l’aggressione ucraina nel 2014, data del vero inizio del conflitto, delle Repubbliche del Donetsk e di Lugansk (quelle che i media occidentali si ostinano con malafede a definire “autoproclamate”), per la loro libertà, la loro lingua e la loro storia è ben riassunto dalle parole, raccolte in un’intervista da Rangeloni, di un ufficiale delle milizie volontarie che combattono contro gli ucraini che ormai da anni bombardano le loro città e i loro villaggi, nel silenzio dei media occidentali:
“A Kiev ci chiamano terroristi. Hai mai sentito di atti terroristici nella capitale ucraina, a Leopoli o Ivano Frankovsk? Sono loro che vengono qui da ogni angolo del paese dicendo di voler liberare la loro terra. Mentre noi eravamo, siamo e saremo qui! Perché alle nostre spalle ci sono le nostre case dove vivono le nostre famiglie. Non siamo stati noi ad iniziare la guerra. In seguito al loro colpo di stato col quale hanno pensato di imporre a tutto il paese la loro lingua e la loro visione della società, con nuovi eroi e riferimenti storici che non ci appartengono, noi, abitanti dell’est, siamo usciti in strada chiedendo solamente di venire ascoltati. Volevamo semplicemente vivere come abbiamo sempre vissuto e garanzie sui nostri diritti. Invece di venirci incontro, hanno deciso di metterci a tacere con le armi, accusandoci di separatismo.”
Infatti, le minacce dei golpisti di Kiev alle popolazioni “separatiste” del Donbass che si battevano per la loro libertà risalgono al 2014, quando il neo-presidente golpista Petro Poroshenko così tuonò, giungendo a minacciare i bambini russofoni: “Noi avremo lavoro, loro no. Noi avremo pensioni, loro no. I nostri bambini andranno a scuola e all’asilo, mentre i loro saranno costretti a stare negli scantinati”. Però non aveva previsto che se gli ucraini riescono oggi quanto meno a mangiare, è grazie agli imponenti aiuti in miliardi di euro pagati dei contribuenti europei e americani. L’Ucraina è, da anni, uno stato fallito.

Il testo di Rangeloni è anche una vivida galleria di personaggi incontrati e intervistati dall’autore. Come il ritratto di Arsen Pavlov, leggendario comandante di un battaglione delle milizie del Donbass significativamente denominato “Sparta”, proveniente dal nord della Russia, amatissimo dai suoi soldati, un soldato con una vasta e solida cultura storica, filosofica, geopolitica e bravissimo nella comunicazione. Le sue gesta militari erano audaci, imprevedibili.

Non riuscendo ad ucciderlo in combattimento, gli ucraini ricorsero al terrorismo: piazzarono una bomba dell’ascensore della palazzina in cui abitava, facendolo esplodere mentre Pavlov stava rientrando. Al suo funerale parteciparono almeno 50.000 persone. D’altronde l’uso del terrorismo è abituale da parte dei servizi ucraini, come dimostra l’assassinio nel 2018, anche in questo caso con una bomba, del presidente della Repubblica di Donetsk, Alexandr Zakharchenko, anche lui amatissimo dal suo popolo.

Di lui Rangeloni scrive: “Zakharchenko si era battuto per la libertà della sua terra contro le imposizioni volute da Kiev, dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale. Voleva che la sua gente fosse libera di decidere autonomamente come vivere, quali valori ritenere giusti e quali sbagliati, quale lingua parlare e con chi commerciare. Per questo occorreva ristabilire la giustizia storica, per riportare quella terra ad essere parte di quella Patria più grande che è la Russia.

In tempi più vicini a noi e a conferma del terrorismo di stato dell’Ucraina ricordiamo l’assassinio, da parte di un agente di Kiev, di Darya Dugina, giornalista e figlia del noto filosofo russo Aleksandr Dugin. Ma, ancora una volta, nessuno in occidente si è scandalizzato.

Non si può parlare con ragionevole cognizione di causa dell’Ucraina e del Donbass se non si ha letto questo libro. Quel Donbass che, come recitano le ultime parole del testo: “ha dimostrato di essere la trincea d’Europa, di quell’Europa che non si riconosce in Washington e in Bruxelles.”

AA.VV. Ucraina 2022. La storia in pericolo, a cura di Franco Cardini, Fabio Mini e Marina Montesano, Edizioni la Vela

Uno dei più grandi storici italiani, Franco Cardini, un generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano, Fabio Mini e un’altra storica esperta dei rapporti tra Oriente e Occidente, Marina Montesano hanno curato questa raccolta di saggi sulle origini remote e prossime, la genesi e lo sviluppo del conflitto in Ucraina. Venticinque interventi di giornalisti, storici, esperti di strategia e di geopolitica, filosofi, intellettuali che ci illustrano con un mosaico ben composto la realtà degli accadimenti passati e presenti. Gli autori hanno posizioni culturali e politiche tra loro diversissime, a dimostrazione del fatto che il cleavage destra/sinistra non sempre funziona.

È impossibile elencare tutti i contributori e difficile anche operare una scelta dimostrativa considerata l’assoluta qualità, sia essa accademica, giornalistica, di analisi storica e militare di tutti loro. Se il testo è difficile da riassumere, il suo senso è ben esplicitato nella presentazione nel risvolto di copertina: combattere una ricostruzione della storia del conflitto basata su una narrazione faziosa e quindi iniqua e fuorviante. Non potendo sintetizzare tutti gli interventi e citare tutti i contributori, ci limitiamo a proporre, come “assaggio” del libro e invito alla sua lettura, qualche spigolatura, consapevoli che la scelta risente ovviamente delle preferenze personali.

Vale la pena soffermarsi sull’ampia introduzione di Franco Cardini che rappresenta una sintesi di molti dei temi poi più analiticamente esposti dai coautori. Ecco dunque, nel racconto dello storico fiorentino, la sistematica penetrazione, ad opera Usa e delle sue “quinte colonne”, dei “valori” occidentali nel tessuto civile ucraino; la “fanatica impudenza” di Zelensky; la natura storica dell’Ucraina quale “sentinella di confine” dell’ecumene imperiale russa; il processo di ingegneria sociale consistente nell’invenzione di una nazione ucraina iniziato nel 1991 e rilanciato nel 2014; la russofobia di origine franco-britannica che dalla rivoluzione francese e dalla guerra di Crimea s’aggira come un fantasma per l’Europa; la vera data dell’inizio della guerra, che non è il febbraio 2022, “bensì nel 2014 con il golpe che a Kiev rovesciò il legittimo governo di Janukovyc”.

La sensibilità etica di Cardini emerge con forza nella parte del suo scritto nel quale esprime la sua indignazione per l’atto non solo di ostilità, ma anche di guerra alla Russia con cui il parlamento italiano ha deciso l’invio di armi a Zelensky e che ha provocato la giusta reazione di rabbia di molti russi da sempre innamorati dell’Italia e della sua cultura. Reazione d’indignazione dietro la quale c’erano “amore e delusione, passione e rabbia per un “tradimento”. Noi siamo – prosegue Cardini – russofobi bovinamente fieri di esserlo e pecorescamente felici che il padrone d’Oltreoceano premi la nostra infamia con una carezza”. Le parole finali manifestano tutta la sua indignazione morale per il tradimento nei confronti dell’amica Russia: “vergogna, vergogna, vergogna”.

Eugenio di Rienzo, docente di Storia moderna alla Sapienza di Roma e direttore della “Nuova rivista storica” smentisce definitivamente la bufala secondo la quale non vi siano prove di un accordo verbale a Malta tra Bush senior e Gorbačëv nel quale, in cambio dell’assenso alla riunificazione tedesca, Bush assicurava la non estensione della NATO ai paesi dell’Europa dell’est, promessa poi non mantenuta. Fu un accordo verbale, un gentlemen’s agreement, per cui non v’è accordo scritto, ma che venne verbalizzato dalle cancellerie. Se ne parla nel carteggio tra Gorbačëv e Andreotti.

Inoltre, testimonia di Rienzo, l’esistenza dell’accordo di Malta venne confermata dal primo ministro inglese, dal cancelliere tedesco, dal presidente francese e dalla testimonianza dell’allora ambasciatore americano a Mosca. Lo stesso Gorbačëv confermò più tardi questo accordo, rammaricandosi “della sua ingenuità” per non aver preteso, anziché un gentlemen’s agreement, una esplicita convenzione diplomatica, considerato che, oltre agli accordi di Malta, vi furono successivamente ampie assicurazioni del Segretario di Stato Usa, James Baker, secondo le quali: “la Nato non si sarebbe allargata nemmeno di un centimetro verso oriente”. Ulteriori dettagli su questa falsa promessa degli Usa ci vengono forniti, in un altro saggio del testo, dal giornalista Pietro Andrea Annicelli, che cita altri particolari contenuti in un verbale desecretato nel 2017 e pubblicato da Der Spiegel in cui il cancelliere Hemuth Kohl e il ministro degli esteri Hans-Dietrich Genscher si dichiararono d’accordo con il rappresentante statunitense riguardo al fatto che “non intendiamo far avanzare la Nato oltre l’Oder.”

Il generale Mini illustra i vari aspetti della guerra ibrida in corso che è anche finanziaria, demografica e d’informazione. In quest’ultima: “la propaganda ucraina sta però riuscendo a penetrare nel nostro sistema di pensiero”, anche grazie al fatto che, essendo state tacitate tutte le altre fonti d’informazione: “da mesi sappiamo del conflitto soltanto ciò che viene dalla parte ucraina”, soprattutto per la feroce censura imposta dall’Unione Europea nei confronti di fonti informative e media russi.

Queste misure censorie seguono, da parte dei media euroatlantici, a “otto anni di silenzi su quanto stava accadendo in Donbass, sulle misure punitive adottate dai governi ucraini contro la minoranza di lingua russa e sugli eccidi ai suoi danni”; otto anni durante i quali gli Stati Uniti e la Nato preparavano la guerra armando e finanziando l’Ucraina. Osserva il generale Mini sulla situazione della libertà d’informazione in Europa: “Si sanziona anche il pensiero, si alimenta l’autocensura e si sottopone a linciaggio fino alla criminalizzazione chi pensa o si crede che pensi o si accusa di pensare in maniera diversa.”

Di largo respiro storico e geopolitico è l’analisi del filosofo del diritto Paolo Becchi che ci offre ottimi spunti di riflessione, come sul senso di comunità che anima ancora la Russia e che è stata rivendicata da Putin quando “si è rivolto ai russi del Donbass, sottoposti da anni a violenze, repressioni, persecuzioni da parte del regime centrale ucraino.” Nota ancora: “Putin pur rischiando un’operazione dagli esiti incerti non ha fatto altro che difendere questo senso russo di comune appartenenza.”

Di contro, Becchi guarda all’Europa occidentale in cui “viviamo sciolti da ogni legame, come individui anonimi provvisti di identità digitale che pongono al centro della loro esistenza solo la soddisfazione dei loro desideri. La nostra è un Europa da tempo decadente, un mondo senza Dio in cui tutto è permesso”. E ancora sull’occasione persa dall’Europa che: “poteva ridisegnarsi un assetto politico autonomo, da grande potenza, non più alle dipendenze della Nato e degli Stati Uniti. Poteva capire che la Russia aveva già sopportato abbastanza umiliazioni nella sua area di influenza e per questo alla fine ha reagito con la forza militare.

Di sicuro interesse è il saggio dello storico Marco Di Branco: Alle origini di Russia e Ucraina. Il testo, ricco di fonti, ripercorre le origini della Rus’ di Kiev, cuore e antenata della futura civiltà russa, con la fusione di popolazioni slave con gruppi di vichinghi, poi convertite al cristianesimo dai Bizantini. Ecco quindi come Russia, Ucraina (“piccola Russia”) e Bielorussia hanno indubitabilmente un’origine e una storia comune e questa è l’evidenza innegabile che fa dire a Vladimir Putin: “L’Ucraina non è solo un Paese vicino a noi. E’ parte integrante della nostra storia, della nostra cultura e del nostro spazio spirituale.” Ad analoghe conclusioni storiche, ma con un approfondimento sulla storia medioevale, perviene Antonio Musarra, docente alla Sapienza di Roma che, esaminando gli eventi passati e recenti, cita un’altra affermazione di Putin: “L’Ucraina moderna è interamente frutto dell’era sovietica a spese della Russia storica”.

Mentre Roberto Mancini, storico presso l’università di Middlebury traccia la storia della russofobia dal Settecento a oggi, Giovanni Buccianti, già ordinario di Storia delle Relazioni internazionali all’università di Siena ripercorre gli eventi degli ultimi decenni sottolineando le continue provocazioni, le minacce degli Usa e della Nato nei confronti della Russia, il silenzio e le insensibilità dei paesi occidentali riguardo alle ragionevoli richieste della Russia di non proseguire nel “dilagante e minaccioso” accerchiamento e di non portare l’Ucraina nella Nato. Interessante l’elenco, da parte di Buccianti, di numerosi analisti, ex diplomatici, membri dell’amministrazione Usa e della Cia, responsabili delle Nazioni Unite che misero in guardia gli Usa a non umiliare e provocare ulteriormente la Russia. Inascoltate Cassandre che volevano evitare la guerra. Ma forse gli Usa e quindi la Nato era proprio la guerra che volevano.

Una lettura attenta merita certamente il saggio del filosofo Diego Fusaro, di notevole densità e profondità, accattivante sin dal titolo: Catechon. La Russia come freno all’imperialismo Usa, con il richiamo emblematico al concetto di katéchon (ciò che trattiene) tratto da una lettera di San Paolo. Fusaro ben illustra, con molte ricche argomentazioni, come la mondializzazione sia in realtà un tentativo di americanizzazione del globo e ripercorre le ultime guerre d’aggressione statunitensi: Panama, Iraq, la Jugoslavia con i “bombardamenti umanitari” a cui partecipò anche l’Italia, l’invenzione dell’autoproclamata repubblica del Kossovo nella quale installare Camp Bondstell, la più grande base USA in Europa, per meglio controllare il nostro continente asservito.

Il significato del conflitto attuale è delineato da Fusaro con parole decise, chiare e coraggiose: “Zelensky – il guitto prodotto in vitro a Hollywood – non sta lottando per la libertà e la sovranità dell’Ucraina, come ripetono i nostrani giornali aziendali, ancora una volta svolgendo la parte di grancassa dell’interesse washingtoniano: il guitto Zelensky sta mandando il suo popolo al massacro per favorire il passaggio dell’Ucraina all’impero della NATO e del dominio a stelle e strisce. Sta, letteralmente, recitando un copione scritto a Washington, come si addice a un guitto che danzava discinto sui tacchi a spillo prima di diventare presidente del proprio Paese.”

Marina Montesano, tra i curatori del volume, interviene raccontandoci la tradizionale “Ipocrisia dell’Occidente” (è il titolo del saggio) in diverse occasioni: dalla Georgia ai massacri di civili a Kiev nel 2014 provocato da cecchini assoldati dagli USA.

Infine, Francesco Borgonovo si sofferma su alcuni aspetti sull’opera di menzognera disinformazione in corso, una meta-narrazione volta alla demonizzazione dell’avversario: “Il cattivo Vladimir non è semplicemente un invasore, bensì il rappresentante di un universo antico e deprecabile. I progressisti sono in guerra peri diritti”, si battono contro gli omofobi, contro i sostenitori della Chiesa Ortodossa e la loro visione tradizionale dell’esistenza.” Borgonovo, a proposito dell’irruzione della retorica omosessualista, a cura della Ue, nello “scontro di civiltà” in corso ricorda come: “in Ucraina, Moldavia e Georgia l’adozione di leggi contro la discriminazione è stata un criterio fondamentale per la firma di accordi di associazione”. Ed è quindi con qualche ragione che il patriarca di tutte le Russie Kirill ha definito “lotta metafisica” quella in corso.

È in corso una battaglia che è anche mediatica e culturale. Tra le varie armi, ci sono i libri. Non restiamo disarmati di fronte all’arroganza e alla disinformazione dei nostri avversari.
Antonio de Felip - Fonte

43 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho molto apprezzato questo articolo. Comprerò senz'altro entrambi i libri recensiti.
Veni Creator Spiritus,
Mentes tuorum visita,
Imple superna gratia,
Quae tu creasti pectora.

Anonimo ha detto...

Ex nihilo nihil fit

Lucrezio, poeta e filosofo latino, espresse questo principio nel primo libro del De rerum natura.
“Nulla viene dal nulla”.
Al di là delle molteplici speculazioni della filosofia, la locuzione in esame nasconde e mostra una verità che non è difficile da acquisire per chi postula, per fede ragionevole, l’esistenza di un Dio creatore. Anche se questa ipotesi per certe mentalità positiviste è inaccettabile, perché essi trattano - il libero arbitrio glielo consente -, il divino alla tregua di una cavia sotto la lente orba di occhi ottenebrati, a ben vedere è congrua e “logica”. Nessun uomo, infatti, sarebbe disposto a dirsi sano di mente se, contestualmente a questa pretesa, affermasse che una locomotiva, ad esempio, si fosse auto-costruita o che la sua esistenza fosse da attribuirsi al Caso.
Eppure la realtà è molto più ardita, perché esiste un complicatissimo mondo pieno di meraviglie tra le quali svetta l’essere umano che ha pure la coscienza di se stesso e del creato. La medesima considerazione non può farsi per un cavallo o per una quercia, ignari dei problemi connessi al senso dell’esistenza.
Orbene, Lucrezio, dopo Parmeide che è il primo a formularla, sono portatori di un convincimento comune a quasi tutta la filosofia greca. Il cattolico, invece non credendo, come gli atomisti, che la materia sia eterna, a maggior ragione schiude mente e cuore al trascendente che crea e che - udite udite - ama. Che si incarna, patisce, redime e salva.
Mi sento di chiosare con: “tutto viene dal Tutto”, e peccato per chi, pur credendo alla locuzione in oggetto, non voglia fare quel passo che conduce, pur nel rispetto del Mistero, alla soluzione felice di ogni enigma.

Roberto Bonaventura
Elucubrazioni Latine

Anonimo ha detto...


I due libri sull'Ucraina e la Russia in guerra.

Occorre certamente riequilibrare le nostre fonti di informazione, che pencolano tutte dalla parte dell'Ucraina.
I due libri riportati hanno il merito di far vedere le cose anche dal punto di vista dell'avversario, presentato ingiustamente da noi come il Male assoluto. Bisogna tuttavia precisare alcune cose:

1. il linguaggio di questi saggi ha un tono propagandistico (dall'altra parte) dal quale bisogna guardarsi. Mi riferisco in particolare al concetto di "russofobia". Cardini, stimato storico, sembra usarlo in modo molto ampio, non accettabile. Lo riporta infatti addirittura alla Rivoluzione Francese. Da Napoleone ad oggi dominerebbe in Occidente la "russofobia". Allora anche la giustificatissima paura che faceva la plumbea e sanguinaria Russia di Stalin sarebbe stata nient'altro che "russofobia" da condannare?
Questa è una tesi che fa di ogni erba un fascio, sembra usata al modo della propaganda moscovita. Condanniamo la folle politica usa di espansione della Nato ad Est e l'ulteriore follia di armare l'Ucraina contro i legittimi interessi della Russia, ad esempio sottraendole la Crimea, tuttavia nemmeno dobbiamo adottare le categorie della propaganda russa.
2. Che non esista una nazionalità ucraina non è vero. È intrecciata con quella russa e non solo ma tuttavia ha una sua faticosa esistenza.
L'Ucraina slava, la Rus' di Kiev scomparve sotto gli zoccoli dei cavalli dei mongoli, tanti secoli fa. Il territorio è stato da allora per secoli conteso fra turchi, turco-mongoli o tatari, polacchi, lituani, russi e chi ne ha più ne metta. Alla fine prevalsero i russi, giungendo nella seconda metà del SEttecento a togliere la Crimea ai tatari. Non dimentichiamo che la zarina Caterina propose all'Imp. austriaco Giuseppe II di dividersi l'Europa: a voi l'Occidente con Roma, a noi russi l'Oriente con Costantinopoli e il Baltico. La Russia nel Settecento fece la parte del leone nella spartizione della Polonia. E cominciava a far paura. INgiustificata?
L'Ucraina ancora cosacca attuò sanguinose ribellioni contro gli zar. Al crollo dell'impero russo nel 1917, Ucraina (e Bielorussia) si resero indipendenti. Ma i bolscevichi le ripresero. Ci fu poi la famosa crudelissima carestia imposta da Stalin, per favorire l'industrializzazione forzata del Paese.
Sbaglia Zelensky a voler mantenere una "grande Ucraina" che ricaccerebbe la Russia all'interno, separandola dal Mar Nero; sbagliano però i russi (e chi li sostiene in questo) a negare l'esistenza di una nazione ucraina, con una sua lingua, tradizioni, letteratura,cugina per così dire di quella russa.
L'Ucraina alla destra del Dnieper ha diritto alla sua esistenza indipendente, ovviamente come Stato neutrale, che non minacci la Russia.
Miles

Anonimo ha detto...


Il tutto viene dal Tutto?

Se si adotta questo concetto, come si giustifica l'idea della Creazione?
Se "il tutto viene dal tutto", questo non è come dire che "il tutto è eterno"? E se è eterno, allora è increato.
Il Dio creatore può esser solo totalmente separato dal Tutto, precederlo anche nel tempo e nello spazio, l'Essere soprasostanziale (Dionigi Areop.) eterno ed infinito di per sé.

Anonimo ha detto...

Sì, ma non si preoccupi! Quei due libri non li leggerà nessuno, al limite i classici quattro gatti. Per esempio, tutti i clienti della palestra dove io pratico cultura fisica li brucerebbero, se finissero fra le loro mani rosso-pomodoro piddino. Tutti tranne me.

Anonimo ha detto...

Quando USA e GB hanno fatto saltare gli accordi
https://piccolenote.ilgiornale.it/mondo/bennet-quando-usa-e-gb-hanno-fatto-saltare-laccordo-mosca-kiev

Anonimo ha detto...

15 febbraio 2003: vent'anni fa Tareq Aziz, ministro e ambasciatore cristiano caldeo del governo baathista iraqeno di Saddam Hussein, si reca in viaggio diplomatico e religioso in Italia per chiedere aiuto contro; in questa data si recò in preghiera sulla tomba di San Francesco ad Assisi per scongiurare l'ingiusta guerra angloamericana contro il suo Paese, l'Iraq; la Guerra del Golfo del 2003, basata su menzogne, decapitò la classe dirigente iraqena e portò alla morte di una cifra non stabilita tra i 95.000 e il milione di iraqeni e all'estrema riduzione, tra morti, rapimenti ed esili, dell'antica comunità cristiana iraqena, risalente agli Apostoli...

Anonimo ha detto...

Ottimo intervento. Ma mi consenta di aggiungere che sono i russi a temere di essere fagocitati dall'occidente. O meglio ricordano sia l'invasione di Napoleone che quella di Hitler e sanno perfettamente di averli vinti entrambi.
Mi stupì quando scopersi che nel rincorrere Napoleone, un tempo suo amico lo zar Alessandro primo arrivo' fino a Parigi e celebro' con il suo esercito una Divina Liturgia. Mi si disse che la nobiltà russa parlava francese e nel contempo i grandi scrittori russi venivano tradotti e letti in occidente. E dobbiamo essere chiari nell'affermare che la letteratura russa del dissenso ha profondamente influenzato la nostra visione della storia che è sostanzialmente storia di verità e di libertà anche religiosa. Premesso questo ritengo che le provocazioni di Berlusconi possano essere invece le condizioni di Putin per fermare lo sforzo bellico che ,secondo un telegiornale di oggi ha dovuto vendere dell'oro per compensare i mancati introiti del petrolio.

Anonimo ha detto...

Intanto, le bollette del gas e della luce sono raddoppiate, i generi alimentari e la benzina sono fortemente aumentati. Tuttavia, gli italiani tacciono, prenotano per le vacanze di Pasqua, al più non vanno a votare - ma di questo ai padroni del vapore poco importa - e tutto prosegue come prima del 25 settembre, compresa la 'buona scuola'. Che vinca o perda Putin oppure la Nato, dopotutto, a noi che cosa importa? A che cosa servono i bei libri, le fini analisi, se poi tutto continua come prima, peggio di prima? A che cosa servono tante preghiere, se poi rimangono del tutto inascoltate?

Anonimo ha detto...

Il Parlamento europeo ha approvato la sostituzione definitiva delle auto a benzina e gas con quelle elettriche entro il 2035. FdI, Lega, FI hanno votato contro. L'agenda di Davos, il great reset e il nuovo ordine mondiale avanzano inesorabilmente. È impossibile affermare il contrario.

Anonimo ha detto...


Tutto è aumentato e gli italiani tacciono...

Si dice che gli italiani abbiano quantità enormi di risparmi in banca, in varie forme (e non solo loro li hanno). Certo non equamente distribuiti. Ma se continuano a vivere più o meno come prima ciò significa che milioni di loro possono attingere a questi famosi risparmi. Diverso il caso dei negozianti rovinati dal costo astronomico delle bollette. Ma il governo qualche aiuto non l'ha dato?
Quanto detto qui per gli italiani vale anche per quasi tutti i popoli europei.
Intanto Bruxelles continua ad esserci ostile. Sta aprendo una procedura l'infrazione contro l'Italia per via del reddito di cittadinanza (in via di sparizione) e dell'assegno unico, che sarebbero discriminatori nei confronti degli stranieri.
Continua pure la persecuzione dell'Ungheria in sede comunitaria, sostenuta anche dalle iniziative dell'ambasciata americana in Ungheria e altrove.
Ormai comincia a formarsi questa angosciosa convinzione: solo una sconfitta militare può far crollare questa nefasta e finta Unione Europea. Dico: sconfitta (il crollo dell'Ucraina) e non "occupazione".

Di poche ore fa comunque una buona notizia, per quello che vale: la premier scozzese, Nicola Sturgeon, ha annunziato che si dimetterà al più presto. A sorpresa. È una lesbica militante anche se non dichiarata, che ha aperto le porte della Scozia al movimento arcobaleno, al transgenderismo, alla persecuzione di chi citi la Bibbia contro il peccato contronatura, etc. Insomma, un personaggio deleterio, in tutti i sensi. Negli ultimi tempi ha subito duri attacchi, forse le sono saltati i nervi.

Anonimo ha detto...

Riuscirà l'attuale UE ad arrivare al 2034?!?

Anonimo ha detto...

A che cosa servono tante preghiere, se poi rimangono del tutto inascoltate?
Prima o poi, se non altro all'altro mondo, ma anche in questo, scopriremo cosa hanno ottenuto. E vedremo che TUTTO è stato esaudito. O in modi e tempi che sembrano diversi da quelli che ci attendevamo, o che, quanto meno hanno ridotto/rinviato/alleggerito i danni. A prescindere poi, dall'aspetto più importante: i meriti che ci hanno fatto guadagnare per l'eternità .

Anonimo ha detto...


IL parlamento europeo ha approvato etc il gran reset avanza inesorabilmente...Avanza anche la Russia nel Donbass, a quanto pare...

Il nostro simpatico menagramo si fa sempre sentire, implacabile. Avanza il gran reset, ma "inesorabilmente"? Da qui al 2035 molta acqua deve ancora passare sotto i ponti.

E poi c'è la guerra in corso. I russi erano dati dai Media per morti e finiti da tempo, invece adesso stanno di nuovo avanzando e gli ucraini appaiono in crescente difficoltà nel Donbass, settore chiave della guerra. Il problema delle munizioni per l'artiglieria sta diventando grave, se è vero quello che si legge in rete e cioè che, contro 5000 colpi d'artiglieria sparati dagli ucraini, i russi rispondono in media con 20.000 (4 a 1 il rapporto).
Da dove prende Putin tutte queste munizioni? Dai depositi immensi dell'ex Unione Sovietica, che evidentemente non sono stati distrutti e soprattutto, credo, dalla produzione industriale. Non si è notato abbastanza che, quando ha richiamato i famosi 300.000 riservisti Putin ha anche ordinato che (tutta) l'industria lavorasse per la guerra: mobilitazione industriale a tempo pieno e disponendo delle materie prime. Una mobilitazione del genere l'Europa e l'America non possono al momento farla.
Qui forse si decide questa sciagurata guerra, militarmente parlando. Adesso al fronte ci sono se non tutti notevoli contingenti dei riservisti nel frattempo addestratisi e notevoli quantità di munizioni. Nel frattempo i russi devono anche aver preso le misure agli ucraini, dopo le sgradevoli sorprese dei primi tempi della gueerra (non si sente più parlare di generali uccisi ovvero di interi comandi tattici polverizzati da missili sganciati ad hoc, grazie alle intercettazioni satellitari).
Salvo imprevisti, la guerra dovrebbe andare avanti ancora per diverso tempo. Ma solo se le difese ucraine continueranno a tenere. Se le molteplici linee fortificate ucraine dovessero esser alla fine "spianate" in un settore relativamente largo, i russi potrebbero scagliarvi dentro le loro divisioni corazzate, che al momento sono tenute indietro, perché l'erosione della Maginot ucraina è affidata per forza di cose a fanterie e artiglierie varie. E sarebbe il crollo, perché alle spalle delle Maginot di Zelensky ci sono solo vaste pianure, le stesse sulle quali nella II gm si sono combattute gigantesche battaglie di carri tra sovietici e tedeschi. E Zelensky i carri armati da contrapporre non ce l'ha, lo dimostra la questua che ha appena fatto in Occidente.
La Russia deve dunque sfruttare la presente inferiorità ucraina in fatto di artiglierie, carri e anche probabilmente truppe.
La situazione ad alcuni commentatori sembra in stallo ma a ben vedere non lo è.
USA e Nato continuano a sostenere ciecamente Zelensky "sino alla vittoria" ha ripetuto l'ineffabile generale Stoltenberg, norvegese.

Zelensky è ancora in condizione di trattare per una pace dignitosa, se solo volesse rinunciare alla Crimea, che non è ucraina, e ad entrare nella Nato. Ma è tutto il nazionalismo ucraino al potere, fortemente antirusso, che non sembra rendersi conto della situazione. Continua a cullarsi nell'idea folle di una vittoria militare capace di abbattere Putin.
Miles


Anonimo ha detto...

Mi pare che anche la solitamente neutrale Svizzera si sia esposta pro Ucraina, e Israele, nonostante la folta comunità russa, stia facendo il possibile per aiutare l'Ucraina. Ma l'Occidente, nonostante le apparenze, sta boccheggiando, il suo tramonto sa di putrefazione, ormai, dopo avere sparso in Oriente le sue ideologie e culture di morte (si pensi solo al comunismo).
Un Occidente senza Dio è destinato al suicidio.

Il menagramo risponde ha detto...

Riposte laïque
Nos ennemis sont Washington et l'atlantisme
André Posokhov

La mia visione dello stato attuale delle cose coincide con quella a mio avviso ben delineata nell'articolo sopracitato, letto stamattina, tranne dove scrive "de religion judéo-chrétienne", in quanto bastava scrivere 'chrétienne'.

Anonimo ha detto...

Sì, è vero, gli italiani - e non solo - sono ricchi, ma, sovente, di una ricchezza fittizia, del tutto apparente. Per esempio, le quattro famiglie che sono in locazione da me sono nullatenenti (non possedendo nemmeno la prima casa di abitazione), ma possiedono auto di lusso (io detesto e le auto e la guida e la mia auto fra poco diventa storica; ho conosciuto un notaio di Maranello (MO), nobile, gran signore, con i miei stessi 'gusti' in tema di auto e non solo...), prenotano le vacanzette mesi prima, apparentemente sembrano miliardari... Diciamo meglio allora: gli italiani tacciono o perché non vogliono fare la figura di morti di fame, quindi per orgoglio, oppure perché non osano ribellarsi, essendo pesantemente drogati dalla propaganda televisiva (anche Sanremo è propaganda). Gli italiani sostanzialmente sono entusiasti del modello liberista, senza nessun ideale, senza nessuna fede religiosa, ricchi per davvero o in apparenza, e vogliono continuare così. Per cui, stiamo tranquilli che tutto continuerà come prima, che non ci sarà nessun terremoto, nessuna conversione miracolosa, nessuna rivoluzione. La storia è finita, come sostengono i liberisti più accaniti. A ragione.
Io pero mi regolo così:

La felicità consiste nell'avere spirito libero e fiero, intrepido e costante, lontano dal timore e dal desiderio.

La serenità, la quiete è data dall'indifferenza dinnanzi alla sorte.

Seneca, La vita felice

Anonimo ha detto...


Torna di moda l'atarassia di tipo stoico?

Non è comunque un atteggiamento buono per un cattolico.
La sua origine è nella filosofia materialistica di Epicuro.
Una visione del mondo basata sulla rinuncia, sul rinchiudersi
in se stessi, senza lottare per nessuna causa.
Visione tipica delle epoche di decadenza profonda dei valori
fondamentali.

Anonimo ha detto...

'Gli Italiani sono ricchi' in apparenza è così, ma conosco personalmente persone che fanno sfoggio di abiti e auto di lusso, ma che in casa non hanno neppure i mobili e andavano a prendere la pastasciutta alla Caritas, adesso è più difficile, ci vuole il tesserino magnetico, non lasciatevi ingannare dall'esterno, bisogna vedere, alcuni montano i portasci strafighi e poi non vanno da nessuna parte, spariscono per un po' e poi tornano dalle vacanze bianche, non so se sapete che esistono app che vi fabbricano foto finte di vacanze esotiche mai effettuate, ma con voi in bella evidenza......ora le cose serie, l'industria bellica lavora h.24 in Russia, non mancano mezzi, né uomini, anche le sofisticate armi di spionaggio e i sat devices sono stati rapidamente acquisiti, ho sentito il racconto di un free lancer che diceva di aver visto coi propri occhi il rapido commercio delle armi di ogni tipo fornite da NATO e UE, gli Ucraini e i Polacchi sono abilissimi in questo tipo di 'affari', le armi arrivano a ISIS, Boko Haram e limitrofi, molti stati africani, che non ne vogliono di guai, stanno protestando, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, VZ sta finendo i suoi bonus, non deve tirare troppo la corda, VP si sta arrabbiando sul serio........

Anonimo ha detto...


# I nostri nemici sono Washington e l'atlantismo..

Vero. Sono diventati nostri nemici nel momento in cui l'America è diventata nemica della civiltà occidentale, facendo trionfare il femminismo, la rivoluzione sessuale, il capitalismo finanziario più sfrenato, etc. Gli USA, con Biden, vogliono mettere nella costituzione i principi della rivoluzione sessuale, cioè il rovesciamento della morale naturale e cristiana. Una cosa incredibile.

Invece la Russia postcomunista nella sua costituzione ha codificato nel 2020 la difesa della famiglia naturale affermando che il matrimonio è tra l'uomo e la donna, ha nominato Dio e sta adottando una politica di restrizioni nei confronti del fenomeno omosessuale. Chiusura totale agli orrori del transgenderismo, utero in affitto etc.
Retaggio sovietico, mantiene ancora il diritto ad abortire liberamente, anche se cerca di limitarne l'esercizio.
La Russia postcomunista, con la riforma costituzionale del 2020, ha
rimesso al centro valori cristiani. Anche se resta divisa a metà tra questi valori e il passato comunista, che in qualche modo si mantiene. Anche per colpa della politica americana (espansione della Nato ad est), la Russia coltiva profondi legami con i vari Stati comunisti al mondo, Sud America incluso. La sua posizione è quindi per vari aspetti ambigua.
In ogni caso, la Russia non è nostra amica. Non dobbiamo dimenticare che per la Russia Ortodossa Roma cattolica è un nemico, la vera "Roma" si considerano loro, arbitrariamente. A causa della presente decadenza del cattolicesimo, l'ostilità degli Ortodossi nei suoi confronti è ancora più forte.
Se le milizie euro-asiatiche di Putin occupassero l'Italia (per dire), verrebbero da conquistatori, con tutte le conseguenze del caso. Non coltiviamo l'equivoco di prendere per liberatori eventuali conquistatori, nostri nemici da sempre (come è successo al tempo della II gm), che ci invadevano per conquistarci ed opprimerci.
Non mi auguro i cavalli dei cosacchi alle fontane di Piazza S. Pietro.
Anche se mi rendo conto che la cappa di piombo anticristiana della Commissione Europea sui popoli europei può (a questo punto) saltare solo in conseguenza di una sconfitta militare. Spero solo che sia sufficiente alla bisogna una sconfitta netta e clamorosa in Ucraina.

Gli uccelli del cielo... i gigli dei campi... ha detto...

Conosco e apprezzo Epicuro, fondatore del 'Giardino', scuola filosofica dell'età ellenistica.
Coltivo diligentemente l'atarassia.
Citaz. enc. Treccani = Atarasia = Termine già usato da Democrito, ma che venne particolarmente in uso nella terminologia delle scuole postaristoteliche, epicurea, stoica e scettica, per designare lo stato di serenità indifferente del saggio, che contempla il mondo senza subirne la pressione affettiva. Il termine equivale ad apatia e adiaforia, più propriamente cinico-stoici. - Seneca è citato continuamente nel primo volume dell'opera del venerabile Ignazio del Nente 'La tranquillità dell'animo', Edizioni Cantagalli.

Anonimo ha detto...

Nazionalismo ucraino al potere , dice Miles. Ma come si può dimenticare che , dalla rivoluzione bolscevica l'Ucraina è sempre stata il campo di battaglia di tutte le guerre ? E quando non c'era la guerra c'era la carestia voluta dal governo di Mosca.

Anonimo ha detto...


La filosofia epicurea è un concentrato di edonismo ed utilitarismo.
Essa inoltre implica l'ateismo. Epicuro non poteva negare apertamente l'esistenza degli dèi, avrebbe risciato la condanna a morte. Li mette negli intermundia, negli spazi siderali, divinità beate che non si impicciano con gli affari del mondo. Entità inutili, a ben vedere.
Certo, Epicuro esercita pur sempre il fascino tipico dei pensatori greci, di tutte le scuole, sempre sottili ragionatori, dal taglio metafisico.
Ma tutta la sua impostazione è quella limitata di una ricaduta in se stessi, senza scampo e senza conforto.
La "consolazione" cui mira la filosofia di Epicuro è racchiusa in frasi come questa, celebre: "La morte non è nulla per noi. Infatti, quando noi siamo essa non è; quand'essa è, noi non siamo".
Citazione a memoria. Sembra esprimere una verità profonda ma a ben vedere è solo un sofisma.

tralcio ha detto...

Perchè l'Occidente è putrefatto?

Primo, perchè non è più radicatamente cristiano.
Secondo, perchè è al soldo di chiunque paghi.
Terzo, perchè -privo di spina dorsale- paga chiunque ricatti.
Quarto, perchè ha nel soldo, nell'utile, l'unica bussola reale del vivere.
Quito, perchè "istruisce" le giovani generazioni di vizio e vanità per il presente.
Sesto, perchè non crea presupposti affinchè i giovani pensino a vivere il futuro.
Settimo, perchè -quando non parla di sesso e soldi- sa parlare solo di calcio e cibo.
Ottavo, perchè -privo di una pratica religiosa diversa dall'abitudine social- non prega.
Nono, perchè mentre non prega Dio si affida alla cabala, numeri, smorfia, scaramanzie.
Decimo, perchè si sente moderno e libero smarcandosi da chi ragiona "all'antica".
Undicesimo, perchè -senza discernimento- crede a ogni idiozia data in pasto dal potere.
Dodicesimo, perchè quando soffre, si deprime e dispera, non vede alcun senso in questo.
Tredicesimo, perchè i suoi nemici non devono nemmeno ucciderlo: si suicida da sé.
Quattordicesimo, perchè tutte le Istituzioni sono marce e corrotte nelle loro fondamenta.
Quindicesimo, perchè non sa proprio che farsene della Grazia e della Provvidenza divina.
Sedicesimo, perchè la misericordia, l'ambiente e la pace di cui parla sono pura ipocrisia.
Diciassettesimo, perchè la cultura dominante non fa che moltiplicare l'insensatezza.
Diciottesimo, tre volte sei, perchè non manca chi si affida apertamente al diavolo.
Diciannovesimo, perchè malgrado tutti i punti precedenti, si sente il migliore di sempre.
Ventesimo, perchè manca di umiltà, per cui non sa più misurarsi con la verità e la realtà.

Anonimo ha detto...


# I nazionalisti ucraini al potere.

Chiarisco. Non era una condanna del patriottismo degli ucraini che stanno combattendo valorosamente, dimostrando ad abundantiam sul campo la loro dedizione alla patria: resistere così a lungo all'assalto di un esercito come quello russo non è cosa da poco, richiede un morale alto. Era una condanna dell'atteggiamento oltranzista dell'elemento nazionalista ucraino, indubbiamente al potere, il quale elemento si sta cullando nella pericolosa illusione di sconfiggere militarmente la Russia in modo tale da vincere la guerra, recuperando anche la Crimea, e far addirittura cadere il regime putiniano.
Questa prospettiva appare megalomane e funesta per il destino stesso dell'Ucraina ed è da incoscienti e sventati, nonché incompetenti, averla incoraggiata da parte dei vertici americani e britannici.

C'è indubbiamente in Ucraina un nazionalismo estremista che non vuole venire a patto con i russi, a nessun costo, venga anche la III g.m.
e insomma l'Apocalisse. Questa componente, per quanto possiamo capire, sembra prevalere rispetto ad elementi moderati, del resto impossibili a quantificarsi visto che Zelensky ha soppresso tutti i partiti tranne il suo e di fatto governa come un dittatore. Cosa utile in tempo di guerra quando le cose vanno bene ma pericolosa quando cominciano ad andar male.
Bisogna ribadire ancora una volta che, almeno in Europa, qualche nazione dovrebbe avere il coraggio di rompere l'omertà quasi assoluta (solo l'Ungheria si distingue) che regna a proposito della guerra in Ucraina e affermare chiaramente che il fine della guerra per l'Europa può essere solo quello di difendere la giusta libertà dell'Ucraina dai russi ma non mai quello di sconfiggere la Russia e far cadere il regime. Sarebbe un primo passo importante, si significato strategico, visto che la strategia, diceva Clausewitz, esprime "il fine della guerra", ciò per cui si combatte.
Miles

Anonimo ha detto...

Dice Miles che Zelensky si culla nel sogno di abbattere Putin. Temo che Miles abbia ragione. L'esercito di Putin noi immaginiamo che sia 3 volte piu' numeroso e meglio armato di quello di Zelensky.
Inoltre sfugge a Miles la parte religiosa del conflitto. Questa guerra non e' solo una guerra militare ma purtroppo e' anche una guerra economica e di religione.
Economica perche' corrono voci che il tanto conteso Donbass abbia le riserve mondiali di litio , divenuto indispensabile per il futuro sia per la preseza in Ucraina di 3 diverse chiese cristiane in lotta fra loro.

Anonimo ha detto...


# Sfugge a Miles la parte religiosa del conflitto

L'ho lasciata da parte, anche per mancanza di documentazione diretta sulle lotte tra le varie confessioni locali. Cerco di occuparmi, per quanto possibile, soprattutto dell'aspetto strettamente militare e geo-strategico del conflitto, che sappiamo avere anche un importante risvolto economico.

Andrebbe fatto certamente anche il discorso sui valori per i quali si dice di combattere. Mi sembra di avervi anche accennato.

L'Ucraina di Zelinsky persegue il modello occidentale attuale, pessimo dal punto di vista etico in generale. Qui l'abbiamo denunciato tante volte. La Russia postsovietica invece si è rifatta di nuovo a valori cristiani essenziali e li difende anche se mantiene forme (e valori) del passato comunista e i suoi valori cristiani sono (agli occhi di cattolici anteconcilio) pur sempre quelli di scismatici ostili al cattolicesimo.
Tra i due modelli, sul piano dei valori morali, migliore senza discussione quello russo, anche se mantiene ancora il "diritto di abortire", che speriamo venga un giorno non lontano abolito.

Tornando alla questione militare. Le informazioni che abbiamo sono sempre scarse, ovviamente. L'analisi che uno tenta di fare resta quindi sempre approssimativa. Stupisce la lentezza dell'avanzata russa nel Donbass. Ma si viene a sapere che Bachmut, epicentro dei combattimenti, è (era) una città di circa 70.000 abitanti, quasi tutti evacuati, trasformata in piazzaforte: un istrice non facile da conquistare visto che i russi non sono in grado di accerchiarla con formazioni corazzate. Una battaglia d'attrito come quella per Mariupol, che mi sembra sia durata circa tre mesi. Le fonti occidentali dicono che questa Bachmut non sarebbe tanto importante, altre fonti invece affermano che lo sarebbe. Se non è così importante strategicamente perché allora accanirsi così tanto a difenderla e ad attaccarla? Solo per logorare le forze del nemico?

Si sta rotolando lentamente ma inesorabilmente verso un confronto diretto tra Nato e Russia ossia all'inizio di una possibile III gm. Questo perché si lascia intendere che bisogna appoggiare l'Ucraina sino alla "vittoria finale" possibilmente seguita dal collasso della Federazione Russa. Un prospettiva demenziale contro la quale si sta battendo invano Kissinger, mi sembra, uno dei pochi ad affermare pubblicamente che occorre trovare al più presto una soluzione negoziata a questa sciagurata guerra.
Il governo italiano di CD dovrebbe trovare il coraggio di sostenere pubblicamente una linea simile, anche se si troverebbe tutti o quasi contro, in Occidente.
Miles

Anonimo ha detto...

Il governo Italiano di cdx conta come il 2 di coppe a comanda bastoni, non farà un fiato se non dopo gentile concessione da WDC, il presidente Biden ha dovuto ammettere obtorto collo di avere speso centinaia di migliaia di $ per abbattere innocui palloni sonda che fanno rilevazioni meteo, ad ora 5 x 400.000 $ spesi in ogni abbattimento, per i razzi, in USA la stampa comincia a ribellarsi alle balle spaziali dei dems, WP, WSJ, NYT, cominciano a chiedere la testa dei collaboratori, anche Nuland fra le richieste, in conferenza stampa Biden è stato bombardato di domande cui non ha dato risposta, se non qualche farfugliamento, qualcosa dovrà pur fare per riacquistare credibilità, i Russi combattono sempre colla stessa tattica, costi quel che costi, tattica lenta da schiacciasassi, non rimarrà più niente, ha voglia VZ a fare la solita ormai penosa e scontata comparsata al festival di Berlino, fossi in lui comincerei a trovarmi una via di uscita o di fuga, se preferite.

Anonimo ha detto...

# Il CD non conta niente ma Berlusconi le canta chiare sulla guerra: bisogna iniziare subito trattative di pace.

Ma per contare qualcosa nella vita bisogna anche volerlo, in certe situazioni. Bisogna ammettere che l'unico che abbia manifestato idee controcorrente e chiare sul conflitto in Ucraina è stato di recente Berlusconi.
Si legge adesso su il Giornale che il PPE ha annullato la partecipazione ad un paio di giornate di studio che si dovevano tenere a Napoli con Forza Italia, un evento con molte personalità, per protesta contro le dichiarazioni di Berlusconi critiche di Zelensky.
Berlusconi si è giustamente arrabbiato e ha replicato che chiederà formalmente in sede europea che si istituisca immediatamente un tavolo per aprire negoziati di pace sulla guerra in corso, la quale comporta il rischio concreto di un conflitto nucleare. Questo, senza ovviamente smettere di aiutare l'Ucraina.

Commento: bene ha fatto Berlusconi, la sua posizione dovrebbe essere quella del governo italiano. Ma Meloni e gli altri del governo, capiscono la gravità della situazione? Sembra di no.

Questa presa di posizione non è contraddittoria. Si aiuta l'Ucraina a difendersi dall'invasione russa per non esser fagocitata dai russi, non la si aiuta perché vinca la guerra e faccia crollare la Federazione Russa, oggi la prima potenza nucleare, obbiettivo semplicemente demenziale, obbiettivo ribadito di recente anche da Soros (Reuters). Questa guerra va fermata, il più presto possibile, le perdite umane e le rovine sono già enormi, devono iniziare seri negoziati di pace, che tengano conto della giusta libertà degli ucraini e delle legittime esigenze di sicurezza della Russia.

Il governo italiano si fa di fatto dettare la sua politica sulla guerra da quelli che hanno fomentato il caos scatenatosi in Ucraina?
Sarebbe ora che in questa vitale questione il nostro esecutivo la smettesse di vestire i panni dello scolaretto sempre allineato e coperto per paura di qualche colpo di righello sulle dita - sarebbe il momento di mostrare fegato.
PP

Anonimo ha detto...

Gli operatori del servizio di sicurezza della Federazione Russa FSB hanno arrestato cittadino ucraino appartenente alla formazione militare nazista dell’esercito ucraino conosciuta come reggimento Azov. L’uomo entrato in Russia fingendo di essere rifugiato e da subito ha iniziato diffondere la propaganda nazista, cercando di organizzare un gruppo paramilitare sul territorio russo per organizzare gli attentati terroristici.
L’appartenenza alle organizzazioni naziste in Russia è punibile con la legge, così come il terrorismo. Forse il nazista ucraino ha confuso la Russia con qualche paese della zona UE, dove i nazisti si sentono liberi di agire e hanno persino il sostegno dei vari governi democratici.

Anonimo ha detto...

Magari fossimo come lo scolaretto, siamo stesi a tappetino su cui si strusciano stivali speronati ed anfibi........per chi sa come vanno le cose e chi comanda, come dice argutamente R.Cammilleri in un suo fondo, tra Ollio e Stanlio, la mente che ideava era il secondo.

mic ha detto...

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-meloni_a_kiev_va_alla_guerra_con_i_soldi_di_chi/40832_48808/

Anonimo ha detto...

Alfonso Aliberti
Possa l'impero yankee sprofondare all'inferno con tutti i suoi satelliti.
Anche tu Meloni giù!
W l'Italia amica di tutti i popoli liberi

ALCUNI STRALCI DEL POTENTE DISCORSO DI PUTIN
Voglio ricordare che negli anni 30 si è aperta la via alla Germania nazista affinché si sviluppasse, quest'anno lo hanno fatto con l'Ucraina, questa è storia (...)
Noi difendiamo la vita delle persone, la nostra casa, dal potere infinito degli Stati Uniti e dell'Occidente.
Ai paesi più poveri il G7 ha dato circa 60 miliardi di dollari in 6 anni, alla guerra oltre 150 miliardi in meno di un anno! (...)
Guardate cosa fanno con la loro società, la pedofilia diventa la norma. Guardate cosa sta succedendo anche con la distruzione della famiglia.
Tutto viene messo in dubbio. Parlano addirittura di un Dio di un gender neutro, ma cosa significa?
Milioni di persone in Occidente capiscono che stanno andando verso una catastrofe spirituale e le élite impazziscono, è un problema loro, noi difenderemo i nostri figli dalle devianze!(...)

Ringrazio Rossella Fidanza per la traduzione

Anonimo ha detto...

Perdonatemi, ma non posso concordare con la posizione del Governo italiano sulla crisi Ucraina.
La sudditanza a Biden nuoce in maniera drammatica agli interessi del nostro Paese, compromettendone oltretutto e in modo serio la sicurezza.
Tutto questo per prendere le parti di uno Stato che non è esente da colpe per quanto gli è accaduto e verso il quale noi non abbiamo alcun obbligo di trattato, essendo l'Ucraina fuori dalla NATO.
Il ruolo del nostro Paese dovrebbe essere quello di mediatore internazionale fra le parti in lotta, di promotore di un processo di pace, senza schierarsi in alcun modo, pur assicurando un conveniente supporto umanitario alle popolazioni civili vittime del conflitto. Siamo una nazione che per vocazione, per posizione geografica e per disponibilità di materie prime, non può permettersi nemici né da una parte, né dall'altra. Ne rimarrebbe inevitabilmente schiacciata in ogni caso.
G.Morcellini -

Dichiara Veneziani ha detto...

Cari Lettori,
a quanti hanno ieri espresso dissenso a proposito del post da me pubblicato sulla Meloni, voglio che sia ben chiara una cosa: divido ormai i fatti dalle idee perché non c’è modo di tenerli insieme. Le idee che esprimo sono e restano quelle che difendo da sempre, sui grandi temi culturali e civili, sugli scenari mondiali e sulla critica radicale al modello vigente; sul piano dei fatti, però, non mi unisco alla lotta contro il governo “di destra”, non do una mano a quelli che vogliono cacciare Larussa perché non ha detto che vorrebbe un figlio gay o il ministro della PI Valditara perché ha osato criticare l’antifascismo becero e intollerante della preside di Firenze. E dico questo pur non condividendo molte scelte del presente governo, a partire da quella militarista filo-Usa-Ue-Ucraina. E lo scrivo.
Se la gente non capisce questa distinzione inevitabile, e non capisce che il pensiero critico non è in bianco o nero ma più articolato, non so che farci. Mi piacerebbe avere una posizione unitaria sul piano delle idee e dei fatti ma politicamente oggi si traduce nel nulla, non porta a nulla. Le idee se ne stanno da una parte, i fatti vanno per conto loro.
Viceversa dissento anche dalle opposte semplificazioni. Leggo per esempio che una pagina finora a me dedicata, ora si chiama Amici di Giorgia Meloni e Marcello Veneziani. Prendo le distanze da questa idea e torno a invitare i suoi curatori a non usare il mio nome. Senza alcuna polemica verso la Meloni o chicchessia. Come ho già detto ai promotori di quella pagina che me lo comunicavano: sarete pure liberi di fare quello che volete, ma io preferirei non figurare in questa accoppiata, tengo troppo all’autonomia del libero pensiero critico rispetto a qualsiasi leader politico e a qualsiasi partito. “Fate direttamente una pagina dedicata a lei”.
Ma non mi hanno ascoltato. Considerando che già molte volte sotto il mio nome hanno pubblicato scritti e tesi che non condivido, prendo le distanze da quella pagina. Come è difficile mantenere semplicemente le proprie idee da chi ti vuole ridurre al bianco o al nero… poi posso pure sbagliare, intendiamoci, ma sono le mie idee, e preferisco sbagliare in proprio, e non per conto terzi.

Anonimo ha detto...

Pensare che siano tutti corrotti ed eterodiretti è tutto sommato una comoda spiegazione atta a nascondere la reale gravità della situazione: la stragrande maggioranza della nostra classe politica, da destra a sinistra, è realmente convinta che il vincolo esterno sia una cosa positiva.
Ogni volta che cercate di intravedere un unico ordine perentorio o una coercizione ineluttabile state dando a questi omuncoli una scappatoia. Gli fornite una foglia di fico dietro cui nascondere la loro vergogna.
Da destra a sinistra, il politico medio italiano considera il proprio Paese solo in funzione dell'interesse altrui. C'è chi lo fa con più zelo e chi negando tale tendenza, ma alla fine si torna sempre allo stesso punto: è giusto e normale che qualcuno, da fuori, ci dica cosa fare. È una disgrazia culturale, una tara mentale costruita con decenni di propaganda.
Certo, esistono i prezzolati, così come esistono le teste di cavallo nel letto e le pistole alle tempie, ma la volontà politica sa ancora tracciare una linea tra una nazione che porta acqua al proprio mulino e un'altra che quel mulino lo usa come legna da ardere.
E l'Italia, non a caso, si contraddistingue per voler essere sempre la più realista del re. In pratica, se anche ci fosse uno spazio di manovra di un metro quadro, noi staremmo all'angolo. In attesa del tozzo di pane, sempre che arrivi.
Il problema non è solo il fatto che abbiamo un guinzaglio.... è che non pensiamo nemmeno a tirarlo.
Matteo Brandi

Anonimo ha detto...

Primo anniversario della guerra in Ucraina? No. Oggi non ricorre nessun “primo anniversario”.
La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014 con l’aggressione del Donbass da parte di Kiev. Decine di migliaia di civili massacrati nel totale silenzio internazionale, rei unicamente di opporsi a un governo golpista, neonazista e fantoccio della NATO.
Se proprio si vuol commemorare qualcosa, quindi, si ricordi che l’intervento russo è in difesa delle popolazioni russe del Donbass, da 9 anni sotto le bombe. Una nutrita minoranza di milioni di persone prima discriminata, poi oppressa al punto da vedersi vietato anche il solo insegnare e parlare la propria lingua madre e infine massacrata senza pietà dagli stessi che oggi fanno le vittime.
Iniziamo da qui. Perché la pace si ottiene con la verità. Non attraverso la menzogna che altro non è che squallida propaganda di guerra.
Fine delle trasmissioni.

Antonio di Siena

Uno sl di sopra di ogni sospetto ha detto...

TRAVAGLIO SENZA PELI SULLA LINGUA.

"Abbiamo abolito la storia. È vietato raccontare ciò che è accaduto in Ucraina prima del 24 febbraio 2022: gli otto anni di guerra civile in Donbass dopo il golpe bianco (anzi, nero) di Eromaidan nel 2014 e le migliaia di morti e feriti causati dai continui attacchi delle truppe di Kiev e delle milizie filo-naziste al seguito contro le popolazioni russofone e russofile che, col sostegno di Mosca, chiedevano l’indipendenza o almeno l’autonomia. Il tutto in barba ai due accordi di Minsk. La versione ufficiale, l’unica autorizzata, è che prima del 2022 non è successo niente: una mattina Putin s’è svegliato più pazzo del solito e ha invaso l’Ucraina. Se la gente scoprisse la verità, capirebbe che il mantra atlantista “Putin aggressore e Zelensky aggredito” vale solo dal 2022: prima, per otto anni, gli aggressori erano i governi di Kiev (l’ultimo, quello di Zelensky) e gli aggrediti i popoli del Donbass. Fra le vittime, c’è il giornalista italiano Andrea Rocchelli, ucciso dall’esercito ucraino...Abbiamo abolito la geografia. Proibito mostrare la cartina dell’allargamento della Nato a Est negli ultimi 25 anni (da 16 a 30 membri)...Eppure, che la Nato si sia allargata a Est, accerchiando e assediando la Russia, minacciandone la sicu- rezza con installazioni di missili nucleari sempre più vicine al confine, in barba alle promesse fatte a Gorbaciov nel 1990, fino all’ultima provocazione di annunciare l’imminente ingresso nell’Alleanza dei vicini di casa della Russia – Georgia e Ucraina – è un fatto storico indiscutibile...
L’altra cartina proibita è quella dei Paesi che non condannano o non sanzionano la Russia, o se ne restano neutrali: quasi tutta l’Asia, l’Africa e l’America Latina, cioè l’87% della popolazione mondiale. Ma al nostro piccolo mondo antico occidentale piace far credere che Putin è isolato e noi lo stiamo circondando. Sul fatto che Cina, India, Brasile e altri paesucoli stiano con lui o non stiano con noi, meglio sorvolare: altrimenti lo capiscono tutti che le sanzioni non funzionano...Solo abolendo la storia si può credere al presidente Sergio Mattarella quando ripete che “l’Ucraina è la prima guerra nel cuore dell’Europa nel dopoguerra”. E Belgrado bombardata anche dall’Italia nel 1999 dov’è, in Oceania? E chi era il vicepremier del governo D’Alema che bombardava Belgrado? Un certo Mattarella...Abbiamo abolito il rispetto per le altre culture. In una folle ondata di russofobia, abbiamo visto ostracizzare direttori d’orchestra, cantanti liriche, pianiste di fama mondiale, fotografi, atleti (anche paralimpici), persino gatti e querce, soltanto perché russi. E poi censurare corsi su Dostoevskij, cancellare dai teatri i balletti di Cajkovskij, addirittura estromettere la delegazione russa dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz. Come se il lager l’avessero liberato gli americani o gli ucraini e non l’Armata Rossa...i trombettieri della Nato propagandano la bufala dell’“euroatlantismo” e gli scemi di guerra se la bevono, senz’accorgersi che mai come oggi gli interessi dell’Europa sono opposti a quelli dell’America".

Marco Travaglio

Anonimo ha detto...

ANSA stamani:
"Certo, si può continuare a pompare armi al regime neofascista di Kiev e bloccare ogni possibilità di rilanciare i negoziati. I nostri nemici stanno facendo proprio questo, non volendo capire che i loro obiettivi portano ovviamente a un fiasco totale. Sconfitta per tutti. Apocalisse. La vita precedente dovrà essere dimenticata per secoli, fino a quando le macerie fumanti cesseranno di emettere radiazioni".

D. Medvedev (presidente della Federazione Russa)

Anonimo ha detto...

IMMENSO!

Il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, ha rilasciato una dichiarazione:
Voi, Anthony Blinken, Victoria Nuland, Jake Sullivan e gli altri siete i principali provocatori.
Avreste potuto fare un lavoro migliore negli ultimi 30 anni senza commettere molti errori:
- avreste potuto non spingere la NATO al confine russo
- avreste risposto alla proposta di Putin alla conferenza di Monaco nel 2007
- avreste potuto rinunciare all'espansione della NATO verso est nel 2008.
- avreste potuto rifiutare di organizzare un colpo di stato in Ucraina nel 2014.
- avreste potuto sostenere gli accordi di Minsk nel 2019.
Quegli accordi sono stati la piattaforma su cui Zelensky è stato eletto. Ma avete ingannato tutti.
- avreste potuto impedire a Boris Johnson di volare in Ucraina e interrompere i colloqui di pace.
- Nel settembre 2022, secondo un famoso giornalista, avete fatto esplodere Nord Stream. Se questo è vero, è un atto di guerra.
Quando è troppo, è troppo!
Chiediamo un cambiamento!
Fermate la guerra in Ucraina oggi

Anonimo ha detto...

In pratica, confermato a bassa voce anche dagli alti comandi americani, è successo questo, a proposito di quando mi soffermavo sulle molte storiche risorse dei polacchi, esclusa l'intelligenza:

ghiotti all'idea di annettere (la vera ragione come ormai sapete è questa, che dichiarai sin dall'aprile scorso, non perché sono bravo ma perché avevo chiesto a persone più preparate di me) una parte dell'Ucraina per perseguire il delirante progetto della Grande Polonia che invece li porterà allo stato ante 1980, con la speranza che ci restino stavolta, hanno mandato

20MILA soldati polacchi in Ucraina.
Soltanto che appena ci hanno messo piede dentro, l'esercito russo ne ha seccati in pochi minuti 2.500 più, pare, circa 7mila feriti.
E che hanno fatto? Si sono caricati i caduti e alla chetichella li hanno riportati in patria a seppellire.

Una preghiera per chi tra loro non fosse volontario, vittime anzitutto di un governo di deficienti assoluti che si sono fatti abbindolare dagli USA che gli hanno lasciato immaginare la grandezza futura.

Da segnalare, sempre a proposito della loro intelligenza prossima all'uomo di Neanderthal, che il primo a ringraziare su twitter "gli americani per aver distrutto il Nord Stream" è stato guardacaso un deputato europeo, ed ex ministro mi pare, polacco.

Anonimo ha detto...

Franco Damiani
Signor Cesare Lanza, nella sua "Scommessa" di domenica 26 febbraio sulla "Verità" lei scrive fra l'altro:

"Musica, teatri, musei in Ucraina lottano anche per non permettere a Putin di cancellare la loro cultura".

Gradirei sapere in che consiste la "cultura ucraina" che Putin cercherebbe di "cancellare", dal momento che l'Ucraina altro non è che il nucleo originario dello Stato russo (la Rus di Kiev) e quindi "cancellare la sua cultura" equivarrebbe a cancellare la storia stessa della Russia. Mi preoccuperei piuttosto del tentativo, quello sì reale, dell'Occidente di cancellare la grande cultura russa e di "normalizzare" il paese di Putin, omologandolo a sé.

Anonimo ha detto...

La Cgil si fa fotografare con le bandiere ucraine, davanti alla Casa dei Sindacati di Odessa. Il luogo in cui, il 2 maggio 2014, i neonazisti sostenitori del regime allora appena insediatosi a Kiev hanno bruciato e massacrato almeno 42 sindacalisti e antifascisti russofoni.
Vergogna infinita per la sigla di Landini, che offende la sua storia un tempo gloriosa.