Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 2 febbraio 2023

Fede e musica. Maria Corredentrice, anche lo Stabat Mater canta di Lei

Maria Corredentrice? La festa  odierna della Purificazione della Vergine, oggi sottolineata come Presentazione del Signore, ci dà occasione di pensare a questa verità, per le parole che Simeone, nel preannunciarle la missione del Figlio, rivolse alla Santa Vergine («E anche a te una spada trafiggerà l’anima», Lc 2, 35).  Precedenti su Maria Corredentrice quiquiqui - qui (e precedenti nei link).

Pio XI è stato il primo papa a usare direttamente, in discorsi ufficiali, il titolo di Corredentrice. Ma questa verità, insita pure nelle parole di Simeone, già da tempo era chiara al popolo di Dio. Si pensi a Iacopone da Todi e al suo Stabat Mater [vedi], musicato da grandissimi compositori fin dal XV secolo.
Maria Corredentrice? La festa della Presentazione del Signore ci dà occasione di pensare a questa verità, per le parole che Simeone, nel preannunciarle la missione del Figlio, rivolse alla Santa Vergine («E anche a te una spada trafiggerà l’anima», Lc 2, 35). Di corredenzione, nel solco dei suoi predecessori, parlò cent’anni or sono, il 2 febbraio 1923, Pio XI nella lettera apostolica Explorata res, in cui insegna: «… e non incorrerà in una morte eterna colui che godrà specialmente all’ultimo momento dell’assistenza della Beata Vergine. Questa opinione dei dottori della Chiesa, consona al sentimento del popolo cristiano e costantemente verificata da una lunga esperienza, si fonda soprattutto sul fatto che la Vergine Addolorata ha preso parte con Gesù Cristo all’opera della Redenzione» (Acta Apostolicæ Sedis, 15, 1923, p. 104. Nostra versione).

In seguito, il 30 novembre 1933, lo stesso Pio XI usò direttamente - primo papa a farlo - il titolo di Corredentrice, parlando a un gruppo di pellegrini di Vicenza: «Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre Sua alla Sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice. Essa ci ha dato il Salvatore, l’ha allevato all’opera di Redenzione fin sotto la Croce dividendo con Lui i dolori dell’agonia e della morte in cui Gesù consumava la Redenzione di tutti gli uomini. E proprio sotto la Croce, negli ultimi momenti della Sua vita il Redentore la proclamava madre nostra e madre universale» (cit. in Insegnamenti Pontifici – 7. Maria SS., 2a edizione aggiornata, Edizioni Paoline, Roma 1964, p. 242; cf. L’Osservatore Romano, 1° dicembre 1933, p. 1). Papa Ratti userà ancora il termine Corredentrice in due occasioni ufficiali, il 23 marzo 1934 e il 28 aprile 1935.

Tuttavia, quella specie di istinto soprannaturale che guida il popolo di Dio noto come sensus fidei già da tempo faceva celebrare nella sacra liturgia e cantare dal francescano Iacopone da Todi († 1306) con il suo Stabat Mater la commossa partecipazione al dolore di Maria, presente sotto la croce di Cristo, e la corredenzione mariana. Facendo nostre le parole della scrittrice spagnola Emilia Pardo Bazán († 1921), riconosciamo in quella poesia «un grido di dolore che attraversa i secoli; ispiratore di grandi pittori e musicisti, ha fatto piangere le generazioni passate e fa piangere quelle di oggi. Mai infatti la Musa di Iacopone si è manifestata più umana quanto nella divina elegia dello Stabat Mater ai piedi della Croce» (E. Pardo Bazán, San Francisco de Asís, Parigi 1890, p. 531. Nostra versione).

La sequenza si può dividere in due parti. Nelle prime otto terzine il poeta mistico scruta il dolore della Madonna nel vedere il Figlio che pende dalla Croce.

Stabat Mater dolorosa / iuxta crucem lacrimosa, / dum pendebat Filius. // Cuius animam gementem, / contristatam et dolentem / pertransivit gladius. // O quam tristis et afflicta / fuit illa benedicta / Mater Unigeniti! // Quæ mœrebat et dolebat, / Pia Mater dum videbat / Nati pœnas incliti. // Quis est homo, qui non fleret, / Matrem Christi si videret / in tanto supplicio? // Quis non posset contristari, / Christi Matrem contemplari / dolentem cum Filio? // Pro peccatis suæ gentis / vidit Iesum in tormentis / et flagellis subditum. // Vidit suum dulcem natum / moriendo desolatum, / dum emisit spiritum.

In piedi, presso la Croce, cui era appeso il Figlio, la Madre dei dolori piangeva. // L’anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada. Quanto triste, quanto afflitta era quella benedetta Madre dell'Unigenito. // Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto Figlio. // Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe? // Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore? // Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo. // Vide il dolce suo Figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.

Le rimanenti dieci terzine sono una supplica accorata e fidente alla Madre dolorosa, affinché ci faccia sentire la sua propria compassione, così da prendere parte al suo dolore, che è quello del Figlio, e di poter piangere insieme a Lei (Fac me tecum pie flere): nel suo Cuore immacolato «si è ripercosso in modo unico ed incomparabile il dolore del Figlio per la salvezza del mondo» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la II Giornata Mondiale del Malato, 8 dicembre 1993, n. 6).

Eia Mater, fons amoris, / me sentire vim doloris / fac, ut tecum lugeam. // Fac, ut ardeat cor meum / in amando Christum Deum, / ut sibi complaceam. / Sancta Mater, istud agas, / crucifixi fige plagas / cordi meo valide. // Tui nati vulnerati, / Tam dignati pro me pati, / pœnas mecum divide. / Fac me tecum pie flere, / Crucifixo condolere, / donec ego vixero. // Iuxta Crucem tecum stare, / et me tibi sociare / in planctu desidero. / Virgo virginum præclara, / mihi iam non sis amara: / fac me tecum plangere. // Fac, ut portem Christi mortem, / passionis fac consortem, / et plagas recolere. // Fac me plagis vulnerari, / fac me Cruce inebriari / et cruore Filii. // Flammis ne urar succensus, / per te, Virgo, sim defensus / in die iudicii.

Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te. // Fa’ che arda il mio cuore nell’amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli. // Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del Figlio tuo. // Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me. // Fa’ che finché avrò vita, pianga piamente con te e compatisca al Crocifisso. // Desidero stare presso la Croce con te e unirmi a te nel pianto. // Vergine, la più nobile delle vergini, non essere severa con me, fa’ che mi unisca al tuo pianto. // Fa’ che io porti in me la morte di Cristo, che io partecipi alla sua passione, che ne mediti le sofferenze. // Fa’ che le sue ferite siano le mie, che io mi inebrii della croce e del sangue del tuo Figlio. // Le fiamme non mi tormentino: nel giorno del giudizio, sii tu, o Vergine, la mia difesa.

In particolare, nelle due ultime terzine Cristo è invocato, mediante Sua Madre Corredentrice, perché, compiuto il pellegrinaggio terreno, ci faccia raggiungere la vittoria finale e ci assicuri la gloria del Cielo, la gioia eterna.

Christe, cum sit hinc exire, / da per Matrem me venire / ad palmam victoriæ. // Quando corpus morietur, / fac ut animæ donetur / paradisi gloria. Amen.

O Cristo, quando dovrò morire, fa' che la Madre mi conduca alla palma della vittoria. // Quando il corpo morirà, fa’ che l'anima raggiunga la gloria del Paradiso. Così sia.

Grandissimi compositori come Després († 1521), Palestrina († 1594), Lasso († 1594), Astorga († 1757), Vivaldi († 1741), Alessandro († 1725) e Domenico Scarlatti († 1757), Pergolesi († 1736), Boccherini († 1805), Haydn († 1809), Rossini († 1868), Verdi († 1901), Dvořák († 1904), Szymanowski († 1937), Poulenc († 1963), Bartolucci († 2013) e Penderecki († 2020) hanno musicato quella bella sequenza medievale. Siamo grati a Pio XI, il primo papa a usare il termine «Corredentrice» in discorsi ufficiali, ma non per questo dovremmo sottovalutare il patrimonio musicale che la corredenzione mariana ha suscitato. (Massimo Scapin - Fonte)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicché Maria non offerì solamente nel tempio il Figlio alla morte, ma l’offerì in ogni momento di sua vita; poich’ella rivelò a S. Brigida che questo dolore che l’annunziò S. Simeone non si partì mai dal suo cuore, finché fu assunta in cielo: Dolor iste usquedum assumpta fui corpore et anima in caelum, numquam defecit a corde meo

Anonimo ha detto...

Ecco il mistero del quarantesimo giorno, che chiude la serie dei giorni del Tempo di Natale con la festa della Purificazione della santissima Vergine. La Chiesa Greca e la Chiesa di Milano pongono la festa nel numero delle solennità di Nostro Signore; la Chiesa Romana l'annovera tra le feste della santa Vergine. Senza dubbio il Bambino Gesù viene offerto oggi nel Tempio e riscattato, ma è in occasione della Purificazione di Maria, di cui quell'offerta e quel riscatto sono come la conseguenza. I più antichi Martirologi e Calendari dell'Occidente presentano la festa sotto il nome che ancora oggi conserva, e la gloria del Figlio, lungi dall'essere oscurata dagli onori che la Chiesa rende alla Madre, ne riceve un nuovo aumento, poiché egli solo è il principio di tutte le grandezze che noi celebriamo in essa.
(Guéranger)

Duc in altum, semper ! ha detto...

Gentile Amministratrice, e' ri-apparsa in internet questa bellissima "istruzione" e poiche' il suo blog e' molto frequentato, magari potrebbe invogliare qualche seminarista di passaggio o qualche Sacerdote dal cuore giovane a re-imparare. Spero riterra' utile salvarlo nella casella di destra.

La Santa Messa Tridentina passo passo
https://gloria.tv/post/p8cwyDDsYvnw3mxtyTFExG3r3

Anonimo ha detto...

“Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”

Anonimo ha detto...

Oltre a commemorare la presentazione di Cristo al Tempio, questo giorno ha un altro significato, perché si chiama Candelora. La candela è uno dei sacramentali più usati nella Chiesa; uno benedetto in una Messa speciale.

Usiamo candele al Battesimo, alla S. Messa e ad altri servizi ecclesiastici. In particolare, all’ordinazione di un sacerdote, la consacrazione di un vescovo, alla Pasqua, a Natale per significare in diversi eventi la venuta e presenza di Cristo in mezzo a noi. Le candele benedette dovrebbero essere in ogni casa, da usare nei momenti di malattia, morte, tempeste e calamità.

Nella benedizione delle candele, la Chiesa ci ricorda che le candele significano luce; sono benedette per il servizio degli uomini, per la salute del corpo e dell’anima. Onore anche per coloro che desiderano portarle nelle loro mani perché significa portare Cristo, la vera luce e il fuoco della carità. Tutti noi siamo invitati a benedire queste candele per dissipare l’oscurità della “notte”, per liberarci dalla cecità del vizio e discernere ciò che è gradito a Lui e fruttuoso per la nostra salvezza.

Nella festa della Purificazione di Maria, La salutiamo con le candele accese, splendenti di fede e comprensione, ardenti d’amore e di zelo, mentre Sion, il popolo di Israele, dà il benvenuto a Cristo Re; oggi andiamo a Cristo attraverso Maria, a Cristo, la nuova Luce che dà Fede, Speranza e Carità a tutti noi.

Anonimo ha detto...

...segue
I due riti ebraici a cui la Sacra Famiglia si sottopose in questa occasione furono la purificazione legale della madre dopo il parto e l’offerta del primogenito figlio maschio al Signore. Anche se queste leggi non erano pensate per loro, mostrarono in tutta la loro vita, una grande riverenza per la Legge del Padre adempiendo ai suoi obblighi, e così la Madre Immacolata, tutta pura, si sottomise alla Purificazione in tutta umiltà. Gli angeli videro meravigliati quale fosse il più grande evento a cui persino il Tempio avesse mai assistito. Come i profeti hanno predetto questa venuta del Signore nel Suo Tempio. Alla Presentazione, il Figlio di Dio fatto uomo, prese possesso del Tempio costruito per la gloria del Suo Padre e ratificò così il culto che viene offerto a Dio nelle corti sacre e nelle chiese.

Questa semplice cerimonia è il legame tra il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione; qui il Salvatore rinnova l’oblazione di Sé stesso;

” Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”. (Ebrei 10,5-7)
Gesù inizia veramente la sua passione in questo mistero della presentazione; e così anche Maria inizia i suoi dolori. È per le mani di Maria che Gesù fa l’oblazione che è prelude al suo sacrificio. Riteniamo la Presentazione tra i misteri gaudiosi, ma è anche al primo posto tra i Dolori di Maria. Simeone illuminato dallo Spirito Santo, capì il mistero e così anche Maria. Dopo i suoi primi moti di gioia nel vedere il Messia, li benedisse e disse a Sua Madre:

“Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”

Questa profezia ci ricorda che Maria è sempre da associare al destino di Gesù, l’unico socio solitario del suo destino, scelto per soffrire con Lui. Le eresie e i peccati che trafissero il Figlio hanno trafitto anche la Madre. La Chiesa primitiva custodiva le dottrine di Gesù definendo e difendendo i titoli e l'onore di Maria; Oggi coloro che ripudiano l’onore di Maria, ripudiano anche l’onore al Figlio, perché nella mente di Satana come nella mente della Chiesa, l’onore del Figlio e della Madre vanno insieme.

Questa festa ci ricorda come intimamente Maria è associata a suo Figlio nell’opera della Redenzione. Accogliamo il suo Bambino nei nostri cuori con amore e fede, benediciamo anche la Madre; perché “non ha risparmiato la sua vita a causa dell’angoscia e della tribolazione del suo popolo, ma ha impedito la nostra rovina con la presenza del nostro Dio”.

Anonimo ha detto...

«Nunc dimittis servum tuum, Domine,
secundum verbum tuum in pace:
Quia viderunt oculi mei salutare tuum
Quod parasti ante faciem omnium populorum:
Lumen ad revelationem gentium,
et gloriam plebis tuae Israel.

.....

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo, Israele»

Deo gratias! ha detto...

Lisi Sterndorfer
Momenti preziosi ❤️ Madre e padre ricevono la benedizione del figlio Cedric Cortes FSSP, appena ordinato.
https://gloria.tv/post/6qUpc2EWzUQnAZxoHzUdkwLCG

Anonimo ha detto...

Mi permetto (da incompetente) di dire che il "quando corpus morietur." insieme all'"Amen" di Pergolesi è una composizione di una tale potenza e bellezza che sembra veramente venuta dal Signore e sua Madre.

Roberto

E anche a te una spada trafiggerà l'anima - perché siano svelati i pensieri di molti cuori " (Lc 2,34-35).Stabat Mater.. ha detto...

OCTOBER BABY- Film Inno alla Vita Nascente tratto dalla storia vera di Gianna Jessen. Da vedere!
https://gloria.tv/post/aqyjaGUMNKUJ1SysrDMdjiSwo