Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 3 maggio 2025

Pasqua: Haec dies, quam fecit Dominus: exsultemus et laetemur in ea

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis estraggo un punto da tener bene a mente, ma soprattutto nel cuore.
Primavera, Amore, Bellezza, Poesia... e Pasqua
Le gioie pasquali del cielo e della terra nella cultura medievale
Robert Keim
Haec dies, quam fecit Dominus: exsultemus et laetemur in ea.
La Chiesa canta questa semplice frase ogni giorno della Settimana Santa, dalla domenica al sabato, e c'è una perfezione accattivante nella sua poesia. "Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso". Un'analisi razionalistica, tuttavia, troverebbe da ridire. Come possono sette giorni distinti essere tutti questo giorno ? E in ogni caso, "che ha fatto il Signore" non ci dice molto: non è forse ogni giorno fatto da Dio?

Sappiamo che il vero significato si trova sotto la superficie delle parole, che sebbene di origine biblica ed ebraica – la fonte è il Salmo 117 – hanno acquisito un'esistenza indipendente come espressione liturgica e latina. La chiave è dies, "giorno". Il latino non ha un equivalente di "il" o "un", quei piccoli determinanti, chiamati articolo determinativo e indeterminativo, che spuntano ovunque in inglese ,(e in italiano). Un libro di grammatica latina potrebbe dirti che devi usare il contesto per inserire l'articolo appropriato, ma l'idea più vera è che il rapporto del latino con la realtà semplicemente non richiede questa distinzione. La differenza tra "the day - il giorno" e "a day - un giorno" è importante quando pensi in inglese (o spagnolo, o italiano o francese, o tedesco), ma i due significati possono coesistere in un'affermazione come haec dies, quam fecit Dominus : "questo è il giorno, che il Signore ha fatto". È il giorno, in cui un Uomo che fu torturato a morte uscì dalla Sua tomba; è un giorno, un giorno qualunque, ogni giorno, perché non c'è mai stato e non ci sarà mai un giorno che non tragga in qualche modo speranza, potere e significato dal sole nascente della Resurrezione; è il Giorno, la perfetta "giornalità", la forma platonica (per così dire) di quella cosa che chiamiamo "giorno" e la somma ultima della sua bontà e del suo simbolismo; e infine, poiché haec può essere un aggettivo oltre che un pronome, è questo giorno, questa Pasqua, questa specifica festa liturgica che è la magnificenza del momento presente, un evento meraviglioso nella storia, il compimento mistico del primo giorno della Creazione e un filo di pura Luce che tesse l'eternità nell'anno cristiano, nel tempo pasquale, nella settimana pasquale, nel tempo stesso.

Quando si vive una giornata come questa, è difficile non condividere il suggerimento della Chiesa: exsultemus et laetemur in ea.

Ci ricorda, come già qui, che Pasqua dura fino a Pentecoste, "e tutti questi cinquanta giorni", come disse Sant'Ambrogio, "sono come tante domeniche".

1 commento:

Anonimo ha detto...

3 maggio, Invenzione [ritrovamento] della Santa Croce.
"A Gerusalémme l’invenzione della santa Croce del Signore, all’epoca dell’Imperatore Costantino".
Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Cor­po Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.