Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 3 maggio 2025

3 Maggio. Invenzione della Santa Croce

Precedente qui. Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.

Invenzione della Santa Croce

II trionfo della Croce
Era conveniente che il nostro Re divino si mostrasse ai nostri sguardi appoggiato allo scettro della sua potenza, affinché nulla mancasse alla maestà del suo impero. Questo scettro è la Croce, e apparteneva al Tempo pasquale presentargliene l’omaggio. Una volta la Croce veniva presentata a noi quale oggetto di umiliazione per l’Emmanuele, come il letto di dolore sul quale spirò; ma poi egli non vinse la morte? E cosa è divenuta questa Croce, se non il trofeo della sua vittoria? Che essa, dunque, venga mostrata e si pieghi ogni ginocchio davanti all’augusto legno per mezzo del quale Gesù conquistò l’onore che noi oggi gli rendiamo. Il giorno di Natale cantavamo con Isaia: «Ci è nato un bambino e ci è stato dato un figlio: il suo impero poggia sugli omeri suoi» . Poi l’abbiamo visto che portava sulle spalle questa Croce, come Isacco portò la legna per il suo sacrificio; ma oggi, per lui, non è più un peso. Essa brilla di uno splendore che rapisce lo sguardo degli angeli; e dopo che sarà stata adorata dagli uomini finché durerà questo mondo, apparirà d’un tratto sulle nubi del cielo per assistere, presso il giudice dei vivi e dei morti, alla sentenza favorevole di coloro che l’avranno amata, alla condanna di quelli che l’avranno resa inutile per essi, a causa del loro stesso disprezzo e del loro oblio. Durante i quaranta giorni che passò ancora sulla terra, Gesù non giudicò conveniente glorificare lo strumento della sua vittoria. La Croce non dovrà apparire che nel giorno in cui, pur essendo rimasta invisibile, avrà conquistato il mondo a colui del quale ripete le meraviglie. Egli riposò tre giorni nella tomba: quella rimarrà seppellita durante tre secoli nella polvere. Ma risusciterà anch’essa; ed è questa ammirabile risurrezione che oggi celebra la Chiesa. Una volta compiutosi il tempo, Gesù ha voluto accrescere le gioie pasquali, rivelando questo monumento del suo amore per noi. Lo lascerà tra le nostre mani, per nostra consolazione, fino all’ultimo giorno; non è dunque giusto che noi gliene rendiamo omaggio?

La Croce sepolta e perduta
L’orgoglio di Satana non aveva mai subito una disfatta così pungente quanto quella che piombò su di lui quando vide lo stesso legno, che era stato strumento della nostra perdizione, divenire quello della nostra salvezza. La sua rabbia impotente si rivolse contro quell’albero salvatore che gli ricordava così crudelmente sia la potenza irresistibile del suo vincitore, sia la dignità dell’uomo riscattato a un tale prezzo. Egli avrebbe voluto annientare quella Croce che paventava; ma, sentendo la sua impotenza a realizzare un simile colpevole proposito, tentò almeno di profanare e di nascondere un oggetto per lui così odioso. Spinse quindi gli Ebrei a nascondere vergognosamente quel sacro legno, venerato dal mondo intero. Ai piedi del Calvario, non lontano dal sepolcro, si apriva una voragine profonda. Fu là dentro che gli uomini della Sinagoga fecero precipitare la Croce del Salvatore, insieme con quelle dei due ladroni. I chiodi, la corona di spine, l’iscrizione staccata dal legno andarono a raggiungerla in quel baratro che i nemici di Gesù fecero riempire di terra e di detriti. E il Sinedrio credette che fosse così scomparso completamente il ricordo di quel Nazareno che si lasciò crocifiggere senza discendere dalla Croce. Quarant’anni dopo, Gerusalemme soccombeva sotto il peso della vendetta divina. Ben presto i luoghi della nostra redenzione furono macchiati dalla superstizione pagana; un piccolo tempio a Venere sul Calvario, un altro a Giove sopra il Santo Sepolcro: tali furono le indicazioni per mezzo delle quali, senza volerlo, la derisione pagana conservò il ricordo dei fatti meravigliosi che si erano compiuti su quel sacro suolo. Appena avvenuta la pace di Costantino, i cristiani non ebbero che da rovesciare quei vergognosi monumenti: la terra bagnata dal sangue del Redentore riapparve ai loro occhi e la gloriosa tomba venne riaperta alla devozione. Ma la Croce non si rivelò ancora e continuò a riposare nelle viscere della terra.

Il ritrovamento della Croce.
La Chiesa non rientrò in possesso dell’istrumento della salvezza degli uomini, che qualche anno dopo il 337, data della morte dell’imperatore Costantino, generoso restauratore degli edifici del Calvario e del Santo Sepolcro (2). L’Oriente e l’Occidente trasalirono alla notizia di questa scoperta, che, condotta dal cielo, veniva a mettere l’ultimo suggello al trionfo del cristianesimo. Cristo confermava la sua vittoria sul mondo pagano, innalzando così il suo trofeo, non più come figura ma nella realtà: era il legno miracoloso, una volta di scandalo agli Ebrei, follia agli occhi dei pagani, ma di fronte al quale, d’ora in avanti, ogni cristiano avrebbe piegato il ginocchio.
Nel IV secolo il sacro albero fu venerato in quella basilica che riunì nel suo vasto recinto il glorioso Sepolcro e la collina della crocifissione. Un altro santuario fu innalzato nel luogo ove riposò la Croce durante tre secoli; una scala formata da numerosi gradini, conduce i pellegrini sino al fondo di questo misterioso asilo. Allora cominciò un succedersi di innumerevoli viaggiatori, venuti dalle quattro parti del mondo, per onorare i luoghi nei quali si attuò la redenzione dell’uomo, e per rendere omaggio a quel legno di liberazione. Ma i disegni misericordiosi del cielo non permisero che quel prezioso pegno di amore del Figlio di Dio verso la nostra misera umanità fosse riservato ad un solo santuario, per quanto sacro esso fosse. Una parte considerevole di esso fu destinato a Roma: riposerà nella basilica innalzata nei giardini di Sessorio, e il popolo romano chiamerà, d’ora in poi questo santuario col nome di basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Le reliquie.
Ma nel corso del tempo, la Santa Croce onorò con la sua presenza molti altri luoghi della terra. Già nel IV secolo san Cirillo di Gerusalemme attestava che i pellegrini che ottenevano per loro qualche piccolo frammento, avevano esteso a tutto il mondo questo divino beneficio (3). Nel VI secolo santa Redegonda sollecitò ed ottenne dall’imperatore Giustino II il frammento di proporzioni considerevoli che possiede il tesoro imperiale di Costantinopoli. La Gallia non poteva entrare in maniera più nobile a partecipare al privilegio di avere una reliquia dell’istrumento della nostra salvezza, che per mezzo delle mani della sua virtuosa regina; e Venanzio Fortunato compose, per l’arrivo di detta augusta reliquia, quell’inno ammirabile che la Chiesa canterà sino alla fine dei secoli, ogni qual volta vorrà esaltare gli splendori della Santa Croce.
Gerusalemme, dopo l’alternativa della perdita e del ritrovamento, finì di perdere per sempre quell’oggetto divino che formava la sua gloria principale. Costantinopoli ne fu ancora l’erede; e questa città divenne la sorgente di ripetute prodigalità, che specialmente all’epoca delle crociate, servirono ad arricchire la Chiesa d’Occidente. Si fondò una specie di nuovi centri di devozione verso la Santa Croce, nei luoghi dove si conservavano gli insigni frammenti; da ogni dove si desiderava una particella del legno salutare. Il ferro ne divide le parti più considerevoli, ed a poco a poco le nostre regioni se ne trovano riempite. La vera Croce è ormai da per tutto, e non v’è cristiano che, nella sua vita, non abbia avuto possibilità di venerarne qualche frammento. Ma chi potrebbe contare gli atti d’amore e di riconoscenza che la vista di un oggetto così commovente genera nei cuori? e chi non riconoscerebbe in questa successiva profusione uno stratagemma della bontà divina per ravvivare in noi il sentimento della redenzione sul quale riposano le nostre speranze eterne?
Che sia dunque amato questo giorno in cui la Chiesa unisce il ritorno trionfale della Santa Croce alle gioie della Risurrezione di colui che conquistò, con quel mezzo, il trono su cui noi lo vedremo presto ascendere.
Offriamo atti di riconoscenza per l’insigne beneficio che, con l’aiuto dei prodigi, restituì agli uomini un tesoro, il cui possesso sarebbe mancato al patrimonio della Santa Chiesa. Aspettando il giorno in cui il Figlio dell’uomo dovrà innalzarla sopra le nubi del cielo, la sua Sposa la conserva, perchè lui stesso gliel’ha affidata, quale pegno di questo secondo avvento. In quel giorno egli ne raccoglierà, con la sua potenza, i frammenti sparsi sulla terra, e l’albero della vita si mostrerà in tutta la sua bellezza allo sguardo degli eletti e sotto la sua ombra l’inviterà al riposo eterno (4).

Lode alla Croce.
«Cristo crocifisso è potenza e sapienza di Dio» (I Cor. 1, 23). E’ la celebre parola del tuo Apostolo, o Gesù, e noi oggi ne costatiamo la verità. La Sinagoga volle annientare la tua gloria inchiodandoti su di un patibolo e si dilettava nel pensiero che è scritto nella legge di Mosè: «Un appeso è un oggetto di maledizione divina» (Deut. 21, 23). Ed ecco che questo patibolo, questo legno infame è divenuto il tuo più insigne trofeo. Negli splendori della tua Risurrezione, la Croce, ben lungi dal gettare un’ombra sulla luminosità della tua gloria, fa risaltare di nuovo splendore la magnificenza del tuo trionfo. Tu fosti inchiodato ad un legno, hai preso su di te la maledizione; crocifisso tra due scellerati, sei passato per un vile impostore, ed i tuoi nemici ti hanno insultato nella tua agonia su quel letto di dolore. Se non fossi stato che un uomo, non sarebbe rimasto di te che un ricordo disonorato; la Croce avrebbe divorato per sempre la tua gloria passata, o Figlio di Davide! Ma tu sei il Figlio di Dio, ed è la Croce che ce ne dà la prova. Tutto il mondo si prostra di fronte ad essa e l’adora; è lei che te l’ha conquistato, e gli omaggi che riceve vendicano abbondantemente la tua gloria dell’eclissi passeggera che il tuo amore per noi le impose un giorno.
Non si adora un patibolo; o, se si adora, è il patibolo di un Dio. Benedetto sia colui che è stato sospeso a quel legno! In cambio degli omaggi che ti rendiamo, o divin Crocifisso, mantieni in nostro favore la promessa che ci facesti: «Ed io quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me» (Gv. 12, 32).

Le reliquie.
Per attirarci con maggiore efficacia, deponi oggi tra le nostre mani il legno stesso, dall’alto del quale ci tendesti le braccia. Questo monumento della tua vittoria, sul quale ti reggerai nell’ultimo giorno, degnati di affidarcelo sino alla fine dei secoli, affinché noi attingiamo in esso un salutare timore della divina giustizia che ti ha inchiodato a quel legno vendicatore dei nostri delitti, e un amore sempre più tenero verso di te, nostra vittima, che non hai indietreggiato di fronte alla maledizione, affinché noi fossimo benedetti. Tutta la terra oggi ti ringrazia per il dono inestimabile che le hai concesso. La tua Croce, divisa in innumerevoli frammenti, è presente in moltissimi luoghi. Ora in tutto il mondo cristiano non vi è una regione che essa non renda sacra e non protegga.

La Croce ed il Sepolcro.
Il Sepolcro ci grida: Egli «è risuscitato, non è più qui»; la Croce ci dice: «Non l’ho trattenuto che per un momento, e poi si è slanciato nella sua gloria». O Croce! O Sepolcro! quanto breve è stata la sua umiliazione; mentre ci è assicurato il regno da Lui conquistato per tuo mezzo! Noi adoriamo in te le vestigia del suo passaggio, e tu rimani sacra per sempre, perché si è servito di te per la nostra salvezza. Gloria dunque sia a te, o Croce, oggetto del nostro amore e della nostra ammirazione in questo giorno! Continua a proteggere il mondo che ti possiede; siigli scudo per difenderlo contro il nemico, soccorso sempre presente che conserva il ricordo del sacrificio unito a quello del trionfo; poiché è per mezzo tuo, o Croce, che Cristo ha vinto, regna e impera. CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT.
____________
(1) Introito della Messa del giorno.
(2) Questi santuari erano stati consacrati il 13 settembre 335.
(3) Catechesi, IV, X, XIII.
(4) Ogni anno, il 14 settembre, aveva luogo a Gerusalemme la cerimonia dell’Esaltazione, od ostensione, della Croce. Quest’uso passò poi a Costantinopoli e più tardi a Roma (cfr. Anno Liturgico 14 settembre). Nella Gallia e nella Spagna si festeggiava la Santa Croce il 3 maggio, data che fu in seguito adottata dalla Liturgia romana, ciò che spiega perché abbiamo due feste della Croce. Noi non conosciamo infatti il giorno esatto dell’Invenzione, cfr. VINCENT et ABEL, Jérusalem Nouvelle, II, Parigi, 1914, pp. 201 ss.).
(P. GUÉRANGER, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 599-604.)

8 commenti:

mic ha detto...

FESTA DEL RITROVAMENTO DELLA SANTA CROCE

PROPRIO DELLA S.MESSA

INTROITUS
Gal 6:14.- Nos autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus, allelúja, allelúja. ~~ Ps 66:2.- Deus misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri. ~~ Glória ~~ Nos autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus, allelúja, allelúja.

Gal 6:14.- Di null'altro mai ci glorieremo se non della Croce del Signor nostro Gesù Cristo: Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati, alleluia, alleluia. ~~ Ps 66:2.- ci usi pietà e ci benedica, faccia splendere il suo Volto su di noi ed usi pietà verso di noi. ~~ Gloria ~~ Di null'altro mai ci glorieremo se non della Croce del Signor nostro Gesù Cristo: Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati, alleluia, alleluia.

Gloria

ORATIO
Orémus.

Deus, qui in præclára salutíferæ Crucis Inventióne passiónis tuæ mirácula suscitásti: concéde; ut, vitális ligni prétio, ætérnæ vitæ suffrágia consequámur: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.

Dio, che nel celebre Ritrovamento della Croce portatrice di salvezza hai fatto scaturire miracoli: concedici che, con il prezzo del legno vitale, raggiungiamo i suffragi della vita eterna: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Philippenses.
Phil 2:5-11

Fratres: Hoc enim sentíte in vobis, quod et in Christo Jesu: qui, cum in forma Dei esset, non rápinam arbitrátus est esse se æquálem Deo: sed semetípsum exinanívit formam servi accípiens, in similitudinem hóminum factus, et habitu inventus ut homo. Humiliávit semetípsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltávit illum: et dojiávit illi nomen, quod est super omne nomen: hic genuflectitur ut in nomine Jesu omne genu flectátur coeléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris.

Fratelli, abbiate in voi i sentimenti che furono in Gesù Cristo. Egli, pur essendo di natura divina, non considerò come geloso privilegio il suo essere alla pari con Dio: ma annientò se stesso, assumendo una natura di schiavo. facendosi simile agli uomini. E, riconosciuto al suo aspetto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni nome: perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e negli inferi; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre.

ALLELUIA
Allelúja, allelúja
Ps 95:10

Dícite in géntibus, quia Dóminus regnávit a ligno. Allelúja.

V. Dulce lignum, dulces clavos, dúlcia ferens póndera: quæ sola fuísti digna sustinére Regem coelórum et Dóminum. Allelúja.

Alleluia, alleluia
Dite a tutte le genti che il Signore regnò dalla Croce.
Alleluia.

O dolce legno, amati chiodi, che sostenete l’amato peso: tu che sola fosti degna di sostenere il re dei cieli, il Signore. Alleluia

mic ha detto...

Segue/1
EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joannes 3:1-15

In illo témpore: Erat homo ex pharisaeis, Nicodémus nómine, princeps Judæórum. Hic venit ad Jesum nocte et dixit ei: Rabbi, scimus, quia a Deo venísti magíster; nemo enim potest hæc signa fácere, quæ tu facis, nisi fúerit Deus cum eo. Respóndit Jesus et dixit ei: Amen, amen, dico tibi, nisi quis renátus fúerit denuo, non potest vidére regnum Dei. Dicit ad eum Nicodémus: Quómodo potest homo nasci, cum sit senex? numquid potest in ventrem matris suæ iteráto introíre et renásci? Respóndit Jesus: Amen, amen, dico tibi, nisi quis renátus fúerit ex aqua et Spíritu Sancto, non potest introíre in regnum Dei. Quod natum est ex carne, caro est: et quod natum est ex spíritu, spíritus est. Non miréris, quia dixi tibi: opórtet vos nasci dénuo. Spíritus, ubi vult, spirat, et vocem ejus audis, sed nescis, unde véniat aut quo vadat: sic est omnis, qui natus est ex spíritu. Respondit Nicodémus et dixit ei: Quómodo possunt hæc fíeri? Respóndit Jesus et dixit ei: Tu es magíster in Israël, et hæc ignóras? Amen, amen, dico tibi, quia, quod scimus, lóquimur, et. quod vídimus, testámur, et testimónium nostrum non accípitis. Si terréna dixi vobis et non creditis: quómodo, si díxero vobis coeléstia, credétis? Et nemo ascéndit in coelum, nisi qui descéndit de coelo, Fílius hóminis, qui est in coelo. Et sicut Moyses exaltávit serpéntem in desérto: ita exaltári opórtet Fílium hóminis, ut omnis, qui credit in ipsum, non péreat, sed hábeat vitam ætérnam.

Tra i farisei c’era un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte a trovare Gesù e gli disse: «Maestro, noi sappiamo che sei venuto da parte di Dio, come un dottore, poiché nessuno può fare i miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli domandò: «Come mai un uomo può nascere, quando è già vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere di nuovo?» Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è generato dalla carne è carne, e ciò che nasce dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se io ti ho detto: “Bisogna che voi nasciate di nuovo”. Il vento soffia dove vuole e tu ne odi la voce, ma non sai donde venga né dove vada: così capita a ogni cosa nata dallo Spirito». Nicodemo gli domandò: «Com’è possibile che questo avvenga?» Gesù gli rispose: «Tu sei maestro in Israele e non lo sai? In verità, in verità vi dico: Noi parliamo di quesl che sappiamo e attestiamo quel che abbiamo visto; e voi non accettate la nostra testimonianza. Se non credete quando vi parlo delle cose terrene, come potete credere quando verrò a parlarevi delle celesti? Nessuno è salito a cielo, all’infuori di Colui che è disceso dal cielo, il Figliuol dell’uomo che è in cielo. Come Mosè ha innalzato il serpente nel deserto, così è necessario che il Figliuol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna».

Credo

OFFERTORIUM
Ps 117:16; 117:17

Déxtera Dómini fecit virtútem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam et narrábo ópera Dómini, allelúja.

La destra del Signore ha manifestato la sua potenza; la destra del Signore mi ha esaltato: io non posso morire, perché vivo per narrare le azioni del Signore, alleluia.

mic ha detto...

Segue/2
SECRETA

Sacrifícium, Dómine, quod tibi immolámus, placátus inténde: ut ab omni nos éruat bellórum nequítia, et per vexíllum sanctæ Crucis Fílii tui, ad conteréndas potestátis advérsæ insídias, nos in tuæ protectiónis securitáte constítuat. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Rivolgiti placato, o Signore, al sacrificio che ti immoliamo: affinché ci sottragga da ogni ingiustizia delle guerre, e per il vessillo della santa Croce del tuo Figlio, ci rafforzi nella sicurezza della tua protezione per debellare le insidie della potenza nemica. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

COMMUNIO

Per signum Crucis de inimícis nostris líbera nos, Deus noster, allelúja.

Con il segno della tua croce, liberaci, Dio, dai nostri nemici, alleluia.

POSTCOMMUNIO
Orémus.

Repléti alimónia coelésti et spiritáli poculo recreáti, quaesumus, omnípotens Deus: ut ab hoste malígno deféndas, quos per lignum sanctæ Crucis Fílii tui, arma justítiæ pro salúte mundi, triumpháre jussísti. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Rifocillati con l’alimento celeste e rafforzati con la bevanda spirituale, ti preghiamo, o Dio onnipotente, affinché tu difenda dal nemico maligno noi che hai ordinato di trionfare tramite il legno della santa Croce del tuo Figlio, arma di giustizia per la salvezza del mondo. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Anonimo ha detto...

Messe de l'Invention de la Sainte Croix à l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux
Abbaye Sainte-Madeleine
https://www.youtube.com/watch?v=rAdQPStGfdk
Per i fedeli che sono impossibilitati a spostarsi per raggiungere la chiesa per la S. Messa.

Anonimo ha detto...

3 Maggio 2025 - Devozione del Primo Sabato del Mese al Cuore Immacolato di Maria
Santuario Madonna dei Boschi ore 21:oo
https://www.youtube.com/watch?v=B96I_4w8zmI

Anonimo ha detto...

3 maggio
Festa dell’inventio crucis, il ritrovamento della croce da parte della madre dell’imperatore Costantino (†337) Elena (†329) venerata dai cattolici come santa Elena Imperatrice.

"Ecce Crucem Domini, fugite partes adversae" . "Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche":
questa gloriosa affermazione è attribuita a sant'Antonio di Padova: nessuno resiste alla Croce che ha riconciliato la terra e il Cielo. Ricordiamolo: la Croce non è un segno di morte, di lutto, di dolore: è garanzia di vita eterna, segna il trionfo sulla morte del Cristo presente oggi nella sua Chiesa. Il 3 maggio la Chiesa ricorda il ritrovamento (l' "invenzione", come si dice) della Vera Croce di Gesù. E in questa data, all'inizio della stagione delle crescite, nei campi si piantano le croci, per unire la terra al cielo e implorare un buon raccolto. La Croce baciata il Venerdì Santo, divenuta il segno glorioso per eccellenza dei cristiani, non si trova solo nelle chiese e nelle case, ma diviene uno dei segni più belli con i quali i cristiani hanno picchettato l’Europa. E’ una croce di materiale povero, un segno effimero, come vedremo, ma proprio per questo commovente perché scende nel dettaglio della vita quotidiana.
Ne vediamo ancor oggi, nei campi coltivati: esili croci realizzate con due canne incrociate, in pianura, oppure con rami di castagno giovane, piegati poi anche a creare un decoro, nell’Appennino intorno a Vergato. Si preparano con cura, ponendo al centro un ramo dell’ulivo benedetto dell’anno, oppure un cero della Candelora, si benedicono e si pongono nei campi coltivati - siano piantate di viti o campi di grano- a protezione del raccolto. Vengono poi tolte, seguendo il destino delle piante che hanno protetto, alla mietitura e alla raccolta. L’uso è diffuso nelle campagne, ma oggi c’è anche chi lo pianta nel giardino in città, o anche in un vaso della terrazza dell’appartamento.
Vale la pena di saperne di più, di questa festa di sapore antico e agreste, dato anche che la festa della “invenzione della Croce”, sembra avere quasi un suo “doppio” nella festa dell’ “Esaltazione della Croce” del
14 settembre.
La vera Croce fu ritrovata da parte della regina Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si fece pellegrina a Gerusalemme alla bella età di 78 anni: salpò da Napoli nel 326 (morì poi nel 329).
Elena riportò dal viaggio molte importanti reliquie, tra cui anche quelle della vera Croce, che si venera oggi nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme in Roma: qui, nell’abside, un grande affresco (di A. Romano, 1492-96) mostra la storia del ritrovamento della Croce, secondo la versione del Leggendario dei Santi (presente all’epoca nella biblioteca della basilica): è la stessa vicenda che dipinse in Arezzo, nella chiesa di San Francesco, Piero della Francesca (1453- 1464).

Anonimo ha detto...

Segue
Elena fece abbattere un tempio a Venere costruito sul Calvario per costruire una basilica: durante gli scavi, furono trovate tre croci. La cosa non deve stupire perché la memoria dei luoghi della Passione era stata conservata e quando i Romani nel 70 d.C. rasero al suolo Gerusalemme non ne rimossero le rovine ma vi costruirono sopra un’altra città, Aelia Capitolina: fu possibile quindi, per chi lo voleva, conservare i ricordi dei luoghi e degli eventi. Tra le tre, si individuò la Croce di Cristo probabilmente per la famosa iscrizione (oggi a Roma, nella Basilica di Santa Croce) e anche, secondo la tradizione
raccontata negli affreschi, ponendovi sopra il cadavere di un giovane che subito risorse: era il 14 settembre.
Questa festa fu di grande importanza a Gerusalemme: ce ne parla la pellegrina Egeria (ca. 395), che la ricorda come paragonata alla Pasqua e all’Epifania. Con le reliquie, anche la festa giunse poi a Roma fissata al 14 settembre, mentre la Liturgia Gallicana (cioè quella in uso in Gallia tra il V e il IX secolo) la celebrava invece il 3 maggio, ricordando un prodigio, l’apparizione di una croce nel cielo di Gerusalemme, nel 351, secondo la testimonianza di san Cirillo di Gerusalemme (P.G,33,1169). Parte delle preziose reliquie ritrovate dalla regina Elena fu portata a Roma, parte rimase a Gerusalemme: quando la città fu conquistata dai Persiani nel 614 il re di Persia Cosroe si impadronì della reliquia. Eraclio, imperatore di Costantinopoli, nel 627-28 sconfisse i Persiani, uccise Cosroe e riconquistò la reliquia, che venne riportata trionfalmente a Gerusalemme. Era un altro 3 maggio, nel 628, ed è bello ricordare questa tradizione: Eraclio, vincitore, si incammina per ricollocare la Croce a Gerusalemme, ma la porta della città si chiude miracolosamente, e un angelo invita l’imperatore a entrarvi come Gesù; allora Eraclio si spoglia delle insegne imperiali, prende la croce in spalla, e davanti a lui la porta si apre. (La preziosa reliquia fu poi portata a Costantinopoli nel 636, quando l’imperatore Eraclio, non potendo sostenere l’impeto dei Musulmani, lasciò la città; due anni dopo, il patriarca Sofronio consegnò Gerusalemme al califfo Omar, che ne ebbe grande rispetto). La vicenda commosse il mondo e risvegliò la devozione verso la Croce: nacque così la festa in Exaltatione S.Crucis, che presto si diffuse da Oriente a Occidente. Risultarono così due feste, che nel 1960, nel riordinamento del Messale e del Breviario, furono ridotte a una, quella del 14 settembre.
Ma rimangono, nei nostri campi, le croci fragili come la fede umana e tenaci come l’amore di Dio, che ogni anno devono essere rinnovate, come la fede appunto che non va mai data per conquistata una volta per tutte.

Anonimo ha detto...

Aelia Capitolina, insediamento pagano sulle rovine di Gerusalemme, non fu fatta costruire dall'imperatore Adriano, dopo aver represso la seconda rivolta giudaica, quella di Bar Kocheba?
Ciò deve esser avvenuto nel 132 dC, circa cinquant'anni dopo la distruzione del Tempio. Con la prima conquista non sembra comunque che Gerusalemme sia stata rasa al suolo, pur essendo stata devastata in più parti. Raso al suolo fu il Tempio, nonostante l'ordine di Tito di risparmiarlo. Secondo Giuseppe Flavio, un soldato tirò dentro il tempio una fiaccola accesa approfittando di una finestra che era stata lasciata aperta. Le mura erano ricoperte di legni preziosi che cominciarono subito a bruciare.
Se la Gerarchia cattolica attuale continuerà nell'apostasia e nel tradimento della fede, come verrà distrutta dal castigo divino la Basilica di S. Pietro, profanata da papa Francesco con i riti pagani della Pachamama?
Meglio non pensarci....