Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 1 maggio 2025

Pontefice è chi decide lo stato di eccezione - dal Sola Scriptura al Sola Auctoritas?

Carl Schmitt scriveva: "sovrano è chi decide lo stato di eccezione", cioè è davvero sovrano solo chi ha il potere di stabilire che la situazione è così eccezionale da dover derogare alle leggi vigenti.


Pontefice è chi decide lo stato di eccezione -
dal Sola Scriptura al Sola Auctoritas?


Con la fine del tremendo (in senso etimologico) pontificato di Papa Francesco penso che i cattolici dovrebbero mettersi a pregare per non vivere più in “tempi interessanti”. Bergoglio ha infatti abituato il “gregge” a un continuo sballottamento fra balzi in avanti e repentine ritirate, che più che ispirate al caro vecchio cesaropapismo sembravano al contrario una traduzione in termini teologici del noto adagio io so’ io

Molti intellettuali credenti sono usciti completamente di senno giungendo a predicare che, siccome per il cattolicesimo la tradizione è un “dato vivente”, allora è il Papa a decidere cos’è questa Tradizione. Con il buon “Vescovo di Roma” argentino perciò i fedeli sono giunti a vivere sulla pelle un nuovo dogma del proprio culto, che per parafrasare Carl Schmitt, si potrebbe definire come Pontefice è chi decide sullo stato d’eccezione. O, per dirla in termini ancor più pregnanti per il cristianesimo, dal Sola Scriptura al Sola Auctoritas.

L’idea che che “Tradizione” sia ciò che afferma il Papa è tutt’altro che pacifica, a differenza di quanto avrebbero voluto certi bergoglisti della prima ora (che nel frattempo penso avranno cambiato religione, o forse parrocchia): per certi versi essa si potrebbe definire una “eresia conservatrice”. Riprendendo alcune argute argomentazioni enunciate in tempi non sospetti, l’autorità, soprattutto quella del Pontefice, nella pratica non sarebbe che un’istanza declaratoria, anche in senso “progressista” (dall’implicito all’esplicito) del contenuto oggettivo della Tradizione. Come osserva ancora l’appena citato Vigiliae Alexandrinae:

«Si assiste così a un’obbedienza che da razionale si fa occasionalista per diventare, infine, irrazionalista: “I tempi sono cambiati, l’ha detto il Papa!”. Del fatto che i vecchi nemici della sovranità pontificia siano oggi i più coerenti ultramontanisti, non c’è da stupirsi, proprio perché la svolta pastorale del Concilio Vaticano II allaccia l’ufficio petrino (non la sua intima essenza naturalmente) alla locomotiva hegeliana della storia, dell’economia e del progresso umano. Meno scontata appare invece la posizione dei conservatori odierni».

Da qui al Pietro II di Sergio Quinzio, che proclama solennemente «il dogma del fallimento del cristianesimo nella storia del mondo» (cfr. Mysterium Iniquitatis, Adelphi 1995, p.86), il passo è breve. Il Papa immaginario del teologo adelphiano è in effetti il più coerente interprete della contrapposizione tra Magistero e Tradizione: «La fede cristiana in sé non può conoscere alcun progresso storico, perché il cristianesimo fu veramente e pienamente tale nel suo inizio, soltanto in Gesù Cristo, e di lì in poi si è svolto allontanandosi dalle perfette origini» (p.32).

In tal modo Pietro II identifica nella tradizione «la secolarizzazione dell’annuncio cristiano» indotta «dal mancato compimento delle promesse e delle attese escatologiche presentate nel Nuovo Testamento come vicinissime a realizzarsi con il ritorno di Cristo».

Ora, non si sa cosa vorrà fare la Chiesa nel prossimo Conclave: certo, lo Spirito Santo veglia su tutto, ma bisogna anche capire che le dinamiche umane, in specie quando intrecciano l’inviolabilità del libero arbitrio, non possono essere neutrali. Per la forma che si è voluta dare, forse nolente, l’istituzione dopo il Concilio Vaticano II, allo stato attuale per tenere in piedi la baracca servirebbe un “conservatore”: certo, ripugna dover usare categorie politiche per parlare di cose così alate, ma è inevitabile farlo nel momento in cui ci si è voluti “mondanizzare” a tutti i costi.

Quindi, nel momento in cui venisse scelto un cardinale non completamente appiattito all’apparato mediatico-politico su alcune questioni piuttosto compromettenti per un cattolico (tipo, non so, il transessualismo, l’aborto o l’ecologismo), si può ben prevedere, senza essere dei “profeti”, che gli austeri khmer grigi della Tradizione che hanno imperversato negli ultimi anni ricordando ai fedeli che “Il Papa è il Papa e voi non siete un cazzo” torneranno immediatamente a contestare il concetto stesso di autorità con inedite -per quanto viete- movenze post-sessantottine.

(fonte: Totalitarismo Totale)

17 commenti:

Anonimo ha detto...

IN RISPOSTA A SUA EMINENZA REV. MA IL CARDINALE WALTER KASPER:

L’affermazione del cardinale tedesco Walter Kasper (92 anni), riportata dal "Corriere della Sera-edizione di Roma", secondo cui le esequie di Papa Francesco, contraddistinte da una partecipazione popolare significativa, costituirebbero un invito alla continuità nella linea del pontificato da lui esercitato fino al 21 aprile 2025, solleva problematiche rilevanti sul piano della filosofia politica applicata alla teologia, in particolare circa la natura del potere ecclesiastico, la nozione di successione e la legittimazione delle scelte magisteriali nella Chiesa cattolica. Una simile dichiarazione, infatti, se assunta in senso strettamente performativo, sembra presupporre una comprensione della continuità ecclesiale come esito di un processo storico-consensuale, piuttosto che come permanenza ontologica nell’"ordo veritatis". Dal punto di vista filosofico, si rileva una implicita adesione a una concezione immanentistica del potere, secondo la quale la legittimità delle scelte istituzionali, e dunque anche teologico-pastorali, deriverebbe dal loro radicamento nella praxis comunitaria e dalla loro accettazione sociale. Questo approccio, di matrice fenomenologico-storica, conduce a una sorta di "ermeneutica dell’accoglienza", per cui il dato ecclesiale si legittima retrospettivamente in forza della sua ricezione e condivisione. Tale visione contrasta con l’ontologia classica del potere sacro, secondo cui l’autorità nella Chiesa è partecipazione dell’autorità di Cristo, e come tale è fondata su una oggettività trascendente rispetto al consenso dei fedeli o alla storicità degli eventi. In questa prospettiva, la continuità non è una linea di sviluppo soggetta al fluire delle contingenze storiche, ma una fedeltà sostanziale alla "lex credendi", la quale precede e fonda ogni azione ecclesiale. Anche sotto il profilo strettamente teologico l’argomentazione kasperiana sembra implicare una indebita trasposizione della categoria democratica della "continuità per acclamazione" all’interno della costituzione divina della Chiesa. Essa appare, quindi, incompatibile con una ecclesiologia fondata sulla distinzione tra potere d’ordine e potere di giurisdizione, dove il ministero petrino, pur esercitato storicamente, non trae la sua forma da una dialettica tra popolo e pastore, bensì dalla struttura sacramentale della grazia. La partecipazione popolare alle esequie non può, pertanto, essere assunta come criterio teologico-normativo, in quanto le manifestazioni liturgiche, pur significative, rimangono segni espressivi e non determinazioni dottrinali. In tal senso, la funzione esequiale appartiene al livello simbolico e comunitario della pietà ecclesiale e non costituisce una fonte formale del magistero. Inoltre, il riferimento alla necessità di "proseguire lungo la medesima linea" presuppone una continuità meramente orizzontale, intesa come sviluppo storico-pastorale, piuttosto che come continuità verticale con la Tradizione, la quale, come insegna la teologia tomista, è principio formale di identità della Chiesa nel tempo. La linea interpretativa proposta da Kasper, se accolta, condurrebbe a una teologia della successione pontificia come atto pragmatico, teso a garantire una coerenza operativa piuttosto che una fedeltà al depositum fidei. Si profila, così, una ecclesiologia dell’autorappresentazione, dove la Chiesa diventa soggetto riflessivo della propria evoluzione con conseguente erosione della dimensione metafisica e soprannaturale della sua costituzione.

mic ha detto...

Discorso di Kasper. Sostanziale conseguenza dell'antropocentrismo storicista introdotto dal Vaticano II

Laurentius ha detto...

In poche parole: alla banda di modernisti che occupa la Chiesa Cattolica non importa niente della Dottrina Cattolica e di Nostro Signore Gesù Cristo, ma importa l'allineamento alle ideologie imperanti (ideología = 1. Il complesso delle idee e delle mentalità proprie di una società o di un gruppo sociale in un determinato periodo storico. 2.. Il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base politica di un movimento, di un partito o di uno Stato). Pertanto, si può disquisire e sperare fin che si vuole, ossia ricamare sogni ad occhi aperti, ma le prospettive restano alquanto magre.

Santi Filippo e Giacomo, nel giorno della vostra festa, intercedete e pregate per noi.

Aloisius ha detto...

I cardinali protestanti (vedi Marx) hanno già detto pubblicamente che ci metteranno poco tempo a nominare il nuovo Papa e che dovrà essere protestante come Francesco.
Poiché, salvo miracoli, non nomineranno Papa uno dei pochi cattolici rimasti, preghiamo incessantemente perché sia nominato perlomeno un "diplomatico", capace di mediare con i cattolici, e che non sopprima il Rito antico.

Anonimo ha detto...

Il cardinale Baldassare Reina nella sua omelia a Roma, 28 aprile:

"Di fronte all'annuncio di questa novità, non possiamo cedere a quella pigrizia mentale e spirituale che ci lega alle esperienze passate di Dio e alle pratiche ecclesiali, desiderando che si ripetano all'infinito, soggiogati dalla paura delle perdite richieste dal cambiamento necessario. Penso ai molteplici processi di riforma della vita ecclesiastica avviati da Papa Francesco, che vanno oltre le appartenenze religiose. La gente lo riconobbe come un pastore universale. Queste persone portano preoccupazione nel cuore, e mi sembra di capire in loro una domanda: che ne sarà dei processi iniziati? "

Cardinale Christophe Pierre, intorno al 26 aprile:

"Sinceramente, non vedo nessun difetto in Papa Francesco.... Il conclave è un momento dello Spirito. Sarà un tempo per ricordare l'eredità di Papa Francesco, e aprirci allo Spirito per decidere come continuare, e continuare è la parola giusta... "

Queste affermazioni mostrano che alcune persone sono un po' preoccupate che i processi e l'eredità possano NON continuare.

I progressisti insistono affinché All Things Francis debba continuare.

Se questo è vero, perché All Things Benedict o All Things Giovanni Paolo II non dovrebbero continuare? O, se è per questo, All Things Papale, visto che c'erano 265 papi prima di Francis? O è "continuità per me e non per te"?

In realtà, questa è più della stessa spazzatura "la riforma liturgica è irreversibile" con cui veniamo nutriti da anni. NIENTE nell'ordine prudenziale, niente nemmeno nell'ordine dottrinale non infallibile, è messo nella pietra per sempre.

Questi cardinali sono talmente disperati che non si rendono conto, e non si preoccupano, di sputare contraddizioni.

Anonimo ha detto...

Ultramontanismo... E fortuna che il concilio Vaticano II aveva rivalutato la figura dei vescovi e quella dei laici... E fortuna che la sinodalita' introduce nella Chiesa la democrazia... Aria fritta ereticale per coprire il totalitarismo bergoglione. Serve un Papa che abolisca tutte le ultime riforme e riporti in auge il diritto canonico.

Anonimo ha detto...

A mio parere è la Tradizione che deve purificare e dar forma alla attualità, non è l'attualità che deve farsi tradizione transeunte di generazione in generazione.

Anonimo ha detto...

È utile ritrovare anche alcune dichiarazioni del card. Versaldi che ricentra sul papato la successione, ancorandola al Cristo, di cui Francesco è stato uno dei tanti vicari. Questo il succo delle Sue dichiarazioni che dicono la tensione all'interno delle congregazioni e nei circolo informali. Sarà scontro in conclave se i giovani cardinali inesperti di curia, di Chiesa e forse anche della fede di sempre non si lasceranno guidare da giochi già fatti. Non dimentichiamo che ci sono eredi della mafia....ma sono nanetti rispetto ai loro mentori e padri.
Un uomo di compromesso sarebbe la soluzione, per una transizione. Un pontificato breve per calmare le acque dopo la tempesta. Magari un abile diplomatico che garantisca anche buone reazioni nella mutata situazione
geopolitica....

Laurentius ha detto...

Si, è così.

STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS.

La Croce rimane salda mentre il mondo gira.
La Fede rimane stabile e immutabile, anche in un mondo in continua evoluzione e cambiamento,

M.Angheran ha detto...

Molti intellettuali credenti sono usciti completamente di senno giungendo a predicare che, siccome per il cattolicesimo la tradizione è un “dato vivente”, allora è il Papa a decidere cos’è questa Tradizione. Con il buon “Vescovo di Roma” argentino perciò i fedeli sono giunti a vivere sulla pelle un nuovo dogma del proprio culto, che per parafrasare Carl Schmitt, si potrebbe definire come Pontefice è chi decide sullo stato d’eccezione. O, per dirla in termini ancor più pregnanti per il cristianesimo, dal Sola Scriptura al Sola Auctoritas

Con tutta la stima per Manfredini - ai tempi d'oro dei blog forse la promessa più dotata tra gli autori cattolici - è vero esattamente il contrario. Ciò a cui abbiamo assistito in questi lunghi anni è stato proprio il fatto che molti sono usciti di senno predicando a vario titolo con sicurezza assoluta che "Bergoglio non è il papa". E questo è avvenuto anche in ambito tradizionale dove accanto al classico slogan sedevacantista "Se ha detto questo non è papa" non si ci è fatti problemi a seguire il filone ridicolo della rinuncia invalida. Così anche su questi lidi partendo da Socci in avanti si è sempre evitato di prendere posizione, perchè bisognava approfondire...

Anonimo ha detto...

"Cristo, di cui Francesco è stato uno dei tanti vicari" (8:33).
Justement non, il ne voulait plus l'être, il en a supprimé le titre, trop limitatif, trop "autoréférentiel" comme ils disent… L'Église ne doit plus se rapporter seulement à l'Évangile, elle doit aussi promouvoir le Talmud, le Coran, les Droits de l'Homme, l'Ecologie, etc. etc.

Anonimo ha detto...

Dalla personalità del nuovo papa si dovrebbe capire se siamo alla vigilia della Parusia oppure no.
Circa il "papa di transizione": ricordo che anche Roncalli fu eletto (Giovanni XXIII) con l'idea che dovesse essere un "papa di transizione". Era anziano e non particolarmente stimato, come diplomatico, né aveva mai brillato come teologo: una personalità opaca, che la Curia credeva di poter controllare. Ma una volta eletto, si rivelò in pieno la sua anima neo-modernista, rimasta cioè fedele al modernismo del quale era stato giustiamente sospettato quand'era giovane seminarista e prete, intimo amico di Ernesto Buonaiuti.

Anonimo ha detto...

San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale.

«Ora, poiché in questi tempi tristissimi la stessa Chiesa, da ogni parte attaccata da nemici, è talmente oppressa dai mali più gravi, che uomini empi hanno pensato che infine le porte dell’inferno abbiano prevalso contro di lei, i venerabili eccellentissimi vescovi dell’universo orbe cattolico hanno inoltrato al Sommo Pontefice le loro suppliche e quelle dei fedeli affidati alla loro cura chiedendo che si degnasse di costituire san Giuseppe patrono della Chiesa Cattolica».
Pio IX, Quemadmodum Deus, 8 dicembre 1870

mic ha detto...

Questo post è al solito provocatorio perché ignora come su questo blog si siano rivelate molte derive, soppesati innumerevoli dubbi , argomentate svariate ipotesi. Soltanto si è scelto di non darsi l'autorità (che spetta alla gerarchia ecclesiastica) di trarre conclusioni e poi intervenire. È questo che è mancato e manca...

Anonimo ha detto...

La Chiesa non è un partito politico, un club ricreativo, una ONG buonista!
È annuncio di Cristo, morto e risorto. Dirlo ai 132

Anonimo ha detto...

«Le persone hanno difficoltà ad accettare che la verità sia qualcosa di universale e oggettivo.

Molti si sentono soli e isolati, le famiglie si stanno disgregando. Molte persone parlano della “mia verità e della tua verità”.

L'ideologia di genere è diffusa, ma ci sono anche voci più critiche.

-Cardinale Arborelius

Anonimo ha detto...

Il conclave avrà inizio il primo mercoledì del mese che, come tutti sappiamo, si ricorda la devozione al Cuore Castissimo di San Giuseppe. Lui, patrono della Chiesa Universale, ci ottenga dalla Santissima Trinità, la grazia di un Pontefice secondo il cuore di Cristo. Preghiamolo per questa intenzione.