Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 3 maggio 2025

Rifare l’unità della Chiesa 'Confirma fratres tuos' (Lc 22, 32)

Interessante l'articolo di Res Novae – Perspectives romaines, che ringrazio, sul pre-conclave e prospettive...

Rifare l’unità della Chiesa
Confirma fratres tuos (Lc 22, 32)

Don Claude Barthe

Ancora prima che si aprano le Congregazioni generali del pre-conclave, la Città eterna è entrata in uno stato di intensa eccitazione. La questione è di sapere se i 135 cardinali elettori, di cui circa l’80% sono stati nominati da Francesco, faranno ascendere al pontificato un uomo che manterrà la sua linea di governo o al contrario un cardinale di compromesso, il quale terrà conto, in misura maggiore o minore secondo la proporzione delle forze in campo, delle lamentele dei conservatori.

Se ci si fermasse qui, il ristabilimento dell’unità perduta non sarebbe all’ordine del giorno. Nel «rifare unità» nella Chiesa tutti i papi del post-Vaticano II hanno in definitiva fallito: tanto i papi «di restaurazione», Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI, quanto il papa «di progresso» Francesco. Fallirà, in questo, anche un papa di progresso moderato.

Sì, perché il problema di fondo è totalmente diverso. Il problema di fondo è magisteriale, e più precisamente consiste nel mancato esercizio del magistero come tale. L’aspetto più visibile di questa deficienza consiste nell’omissione della condanna dell’eresia. Da ciò deriva uno scisma latente, cosa in un certo senso peggiore di uno scisma visibile, perché i fedeli di Cristo non sono più in grado di individuare il confine tra la fede e l’errore.

Oggi, di fatto, l’autorità rifiuta di fungere da strumento di unità, almeno di unità nel senso classico, ovvero di unità nella fede. Essa si presenta al contrario come amministratrice di un certo consenso nella diversità. Il suo ruolo è piuttosto quello di federare che di unire, dal momento che i princìpi dell’ecumenismo e della libertà religiosa trovano campo di applicazione all’interno stesso del corpo ecclesiale.

Da una cinquantina d’anni, salvo casi rari o marginali, nessuna sentenza di esclusione dalla Chiesa per eresia è stata spiccata da parte delle istanze gerarchiche, episcopali o romane. Ci sono stati effettivamente, nel passato, dei periodi di diffusione massiva di errori, se non così gravi almeno drammatici. Ma oggi la diversità non si manifesta in clamorose lacerazioni: fedeli, sacerdoti, cardinali e papi possono pronunciare affermazioni divergenti su punti di fede o di morale un tempo considerati come fondamentali (il rispetto dovuto unicamente alla religione di Cristo o l’indissolubilità del matrimonio, per esempio) pur continuando tutti a essere considerati cattolici. Questo stato di cose è evidentemente disastroso per la missione della Chiesa, ma è anche disastroso in prima battuta – e una cosa spiega l’altra – per la stessa identità dei cattolici.

La sinodalità, come tutti gli obiettivi del pontificato di papa Francesco (liberalizzazione della morale, estirpazione della liturgia antica) ha avuto per così dire il vantaggio di svelare, portandole all’estremo, le linee di faglia del progetto conciliare. La sinodalità viene a dare compimento alla collegialità. La collegialità, che si esprime in modo particolare con il Sinodo dei Vescovi, voleva imitare per quanto possibile – le assemblee del Sinodo sono solo consultive – il parlamentarismo della democrazia liberale. La sinodalità di papa Francesco prova a ricalcare, ancora una volta in modo lontano, una sorta di suffragio universale di cui è l’insieme del Popolo di Dio a essere beneficiario. Allo stesso modo in cui, nelle democrazie moderne, le leggi dello Stato non si concepiscono più come applicazioni concrete della legge naturale ma come espressioni della volontà generale, così l’insegnamento pastorale non si attribuisce più il preciso scopo di far conoscere il contenuto della Rivelazione, ma quello di interpretare il messaggio evangelico mettendosi all’ascolto dell’umanità presente, pur attuando una certa perequazione rispetto alla dottrina anteriore.

«Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?» (Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?). È la domanda che sarà presto rivolta nella Cappella Sistina al nuovo eletto: domanda che avrà per oggetto la sovrana autorità cristica concessa al Pontefice che succede a Pietro per confermare i suoi fratelli.
Don Claude Barthe, 3 maggio 2025

7 commenti:

Bagnasco. Sorprendente? ha detto...

CARDINALE BAGNASCO ALLARMATO: "L'OCCIDENTE PROPAGA IL VUOTO DELL'ANIMA". E POI ANCORA: "IL PRIMO ATTO D'AMORE È DIRE LA VERITÀ DI CRISTO!"

Ecco di seguito alcuni concetti espressi dal Cardinale Angelo Bagnasco durante l'intervista concessa al Corriere della Sera in data 30 aprile 2025:

« (..) Non si può non vedere il vuoto dell’anima che è l’obiettivo della modernità. So di potermi tirare addosso l’accusa di oscurantista, antimoderno, e di essere preso a sassate. Ma la cultura occidentale sta propagando questo vuoto come un virus che va oltre i confini dell’Occidente. Alla fine, vince questo — dice indicando il telefono cellulare sulla scrivania —. Il trionfo di una società isolata e sottomessa, anche se si crede continuamente connessa.
-----------------------------------------‐------
So bene che posso essere visto come un profeta di sventura. Ma lo penso e lo dico, perché credo sia urgente riscoprire la fede, che è incontro e vita con il Signore Gesù, e coltivare la ragione al fine di un pensiero critico, che oggi appare proibito. Negli anni Cinquanta del secolo scorso Jacques Maritain scriveva che la mancanza di metafisica creava il vuoto del pensiero, e che l’assenza di verità assolute è “il crimine”. Aveva ragione. Il consumismo è il valletto della finanza e del mercatismo: sono guidati da pochi. E mirano alla costruzione di una società di smarriti da sottomettere docilmente.
-----------------------------------------‐------
Oggi è più evidente che l’umanità è piena di paure. Per questo è spesso arrogante e violenta. Anche verso se stessa. A volte percorre le vie della droga e dell’alcol. Questo potrebbe portare tutti a riflettere e a reagire, e in fretta. C’è bisogno di ritrovare le ragioni del vivere.
-----------------------------------------‐------
Il primo atto d’amore è dire la verità di Cristo, nel quale si trova anche la verità dell’uomo, del cosmo e della storia. E questo senza timore, anche se non è politicamente corretto. Questa verità aiuta gli uomini a stare insieme e a costruire comunità di vita e di destino, aperte a Dio, senza il quale l’uomo non si spiega a se stesso. L’idea di una società senza Dio è contro l’uomo e non crea una società più giusta e più umana. I vari progetti, anche del secolo scorso, stanno fallendo.
-----------------------------------------‐------
(..) Con la fede, l’Occidente perde anche la ragione: bisogna saperlo. O si apre al divino, o perde le sue fondamenta, la sua ragione di essere: la sua identità rimane profondamente cristiana. Ciò potrebbe accadere anche in altre parti del mondo, in altre culture. Bisogna camminare insieme, dietro al successore di Pietro, al quale Cristo ha dato il compito di confermare nella fede i fratelli. »

Anonimo ha detto...

Josef Seifert

Intanto pubblicata una lettera aperta di Josef Seifert al Cardinale Re nella quale si chiede la verifica dell'ortodossia delle dottrine di Francesco come condizione preliminare per la corretta celebrazione del Conclave.

Anonimo ha detto...

L'abbandono delle condanne degli errori è stato imposto alla Chiesa da Giovanni XXIII, in nome di una falsa misericordia. Lo disse prima del Concilio e lo disse durante la sua famosa Allocuzione di apertura del Concilio. Disse che la Chiesa preferiva ora usare la medicina della misericordia al posto delle condanne, anche perché, disse, molti errori gli uomini del suo tempo erano giunti a condannarli da se stessi! E citava, come prova, il diffondersi del rispetto per la persona umana, per la dignità dell'uomo!
Difficile trovare argomenti più superficiali e pedestri e meno cattolici. Già da un anno negli USA era entrata in commercio "la pillola", e i dozzinali bestsellers delle femministe americane incitavano le donne a divertirsi, finalmente si poteva fare senza tante preoccupazioni...
Il divieto di condannare gli errori e le eresie, ossia di esercitare il magistero che le viene dal Signore, la Chiesa gerarchica l'ha mantenuto sino ad oggi. Anche qui, come nelle nostre società civili, non c'è governo ma "governance", una forma "liquida" di gestione del potere che trova il compromesso necessario tra diversi interessi e si ammanta di una falsa patina di democraticità, falsa perché il potere è poi sempre gestito (nel caso della Chiesa) da forze arroccate nel centralismo vaticano, come si è visto con papa Francesco, un autentico despota, che ha imposto brutalmente la sua eterodossa agenda "progressista".
Dio solo sa come sarà il prossimo papa. È inutile fare previsioni.
Bisogna comunque esser preparati al peggio.

Anonimo ha detto...

Mala tempora currunt sed peiora parantur.

"La nona Congregazione Generale dei Cardinali, questa mattina, ha avuto inizio alle ore 9:00, con un momento di preghiera comune. Erano presenti 177 cardinali, di cui 127 elettori.

(...) Si è riflettuto sul duplice compito della Chiesa: vivere e testimoniare la comunione al proprio interno, e promuovere la fraternità nel mondo. È stato ricordato con gratitudine il magistero di Papa Francesco e i processi avviati sotto il suo pontificato, sottolineando la responsabilità di proseguirli e custodirli.

Tra i temi emersi, la collaborazione e la solidarietà tra le Chiese locali, il ruolo della Curia in relazione al Papa, il servizio della Chiesa e del Pontefice alla causa della pace, e il valore dell’educazione come strumento di trasformazione e speranza. Non sono mancati riferimenti al Giubileo e al desiderio che il prossimo Papa abbia uno spirito profetico, capace di guidare una Chiesa che non si richiuda su sé stessa, ma sappia uscire e portare luce a un mondo segnato da disperazione.

Sono stati ripresi anche alcuni temi già affrontati nei giorni precedenti, come la sinodalità e la collegialità, e si è posto lo sguardo sul mondo e sull’attenzione che questo rivolge alla Chiesa. È emersa la consapevolezza del rischio che la Chiesa diventi autoreferenziale e perda la sua rilevanza se non vive nel mondo e con il mondo. Importanti anche i richiami al dialogo ecumenico e alla missione."

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/comunicazioni/2025/05/03/comunicazione-ai-giornalisti.html

Anonimo ha detto...

I temi trattati nella nona congregazione dei cardinali.
È sempre la ormai consueta aria fritta che ci amministrano dal VAticano II in poi.
Fritta e maleodorante, visto che è in sostanza eretica.

Anonimo ha detto...

Anonimo 17,28. É Gesù che ammonisce tali cardinali che continuano a menarla con la chiesa del mondo: NON PREGO PER IL MONDO MA PER COLORO CHE. NON SONO DEL MONDO. Non hanno mai letto i cardinali la preghiera sacerdotale di Gesù pre Passione?

Anonimo ha detto...

Nel cammino di fede c'è una reale tentazione, quella di ripiegarci su noi stessi di fronte ai problemi e difficoltà. Uno dice: io non sono capace di testimoniare Cristo vivo e risorto perché sono debole. La debolezza di un credente fa contrasto con la forza del mondo. È il contrasto che Cristo stesso ha sperimentato nella Sua vita: si aspettava un profeta potente, ma Gesù si presenta come mite e umile.
Tutte le volte che la Chiesa si è rivestita di potenza umana e potere terreno, si è allontana dallo Spirito Santo e ha inaridito le sorgenti della sua azione. Un credente, un discepolo di Gesù, è testimone della morte e risurrezione di Cristo, è testimone della povertà evangelica e di amore, e insieme di coraggio e di chiarezza di posizione in ogni situazione: "prudente come un serpente e semplice come una colomba".
Quindi, nel seguire Cristo, non bisogna guardare noi stessi, e nemmeno il mondo, bensì orientarsi verso Cristo. Ci sentiamo impotenti, deboli, scoraggiati ed oppressi perché siamo imperniati troppo su noi stessi e non abbastanza aperti allo Spirito Santo. Allora, in questo periodo, invochiamo con insistenza lo Spirito di donarci un Papa santo. Puntiamo gli occhi non su noi stessi o sul mondo, ma su Gesù. E se riuscissimo a farlo davvero!

Don Nikola Vucic