Il padre Louis Bouyer, pastore protestante convertito alla Chiesa cattolica VS il vescovo Annibale Bugnini, mandarino subdolo e protetto di Montini, Paolo VI, distruttore della Santa Messa gregoriana.
Paolo VI giocava su due tavoli, fingendo di difendere la Santa Messa, mentre dava tutta l'autorità a Bugnini. Che fosse o meno un mandilone è irrilevante, gli effetti sono stati disastrosi.
Padre Bouyer racconta:
«Ho scritto al Santo Padre, Paolo VI, per presentargli le mie dimissioni da membro della Commissione incaricata della riforma liturgica. Il Santo Padre mi ha convocato immediatamente:
PAOLO VI: Padre, lei è un'autorità indiscutibile per la sua profonda conoscenza della liturgia e della Tradizione della Chiesa, e uno specialista in questo campo. Non capisco perché presenti le sue dimissioni, dato che la sua presenza non solo è preziosa, ma indispensabile.
P. BOUYER: Santo Padre, se sono uno specialista in questo campo, le dirò semplicemente che rinuncio perché non sono d'accordo con le riforme che lei ci impone. Perché non tiene conto delle indicazioni che le presentiamo, ma fa tutto il contrario?
PAOLO VI: Non capisco: io non impongo nulla; non ho mai imposto nulla in materia, ma mi rimetto totalmente alla vostra competenza e ai vostri suggerimenti. Siete voi che mi presentate le proposte. Quando viene il padre Bugnini, mi dice: «Questo è ciò che chiedono gli esperti». E poiché gli esperti in questo campo siete voi, mi rimetto al vostro giudizio.
P. BOUYER: Nel frattempo, quando noi studiamo una questione e decidiamo cosa ci sembra bene proporre a Vostra Santità in coscienza, padre Bugnini prende il nostro testo e ci dice subito, dopo avervi consultato: «Il Santo Padre desidera che introduciate questi cambiamenti nella liturgia». E poiché non sono d'accordo con le vostre proposte, perché esse sono una rottura con la Tradizione della Chiesa, allora presento le mie dimissioni.
PAOLO VI: Non è affatto così, Padre. Mi creda, Padre Bugnini mi dice esattamente il contrario: non ho mai respinto una sola delle vostre proposte. Padre Bugnini viene da me e mi dice: «Gli esperti della Commissione incaricata della riforma liturgica hanno chiesto questo e questo». E poiché non sono uno specialista in liturgia, gli ripeto che mi sono sempre rimesso a voi. Non ho mai detto questo a Monsignor Bugnini. Sono stato ingannato; padre Bugnini ha ingannato me e voi.
P. BOUYER: Così è, cari amici, come è stata fatta la riforma liturgica. Da «Inside the Vatican», Robert Moynighan.
Francesco Sartori
59 commenti:
liturgia tradizionale
“Messa di sempre”, dietro l'equivoco c'è un fondo di verità
https://lanuovabq.it/it/messa-di-sempre-dietro-lequivoco-ce-un-fondo-di-verita
Domanda:
" Bugnini sta alla Messa del/post Vat.II come Kiko Arguello sta alla
Messa cattogiudaizzante dei neocatecumenali?"
Per meglio dire: "
La Chiesa Cattolica Apostolica Romana celebra la Messa della Tradizione
trasmessa dagli Apostoli seguendo le rubriche del Messale Romano
( evolutosi nellaTradizione) oppure celebra la Messa di Bugnini per la
chiesa secondo Bugnini? La Chiesa Cattolica e' ancora Apostolica
Romana oppure e' diventata l'ennesima setta protestante?
Caro Francesco,
leggendo il dialogo che riporta (aneddotico e non documentale, non verificabile, sebbene citato da Robert Moynihan (Inside the Vatican), e non da una fonte diretta, né da documenti ufficiali della Chiesa o da scritti autobiografici di Bouyer), una cosa è certa: non è lecito affermare che Paolo VI “giocava su due tavoli”, a meno di cadere in un giudizio temerario e in una lettura distorta della realtà.
Il racconto tra Paolo VI e padre Bouyer, ammesso sia autentico, non dimostra affatto doppiezza, ma semmai una debolezza di governo o un’eccessiva fiducia in collaboratori inaffidabili, come il discusso mons. Bugnini — che infatti fu rimosso nel 1975 dallo stesso Paolo VI.
Attribuire a Montini una regia occulta contro la Messa gregoriana o contro la Tradizione è non solo indimostrabile, ma anche offensivo verso un Papa legittimo, al quale si deve rispetto e obbedienza, anche nella sofferenza.
Paolo VI non è stato perfetto — nessun Papa lo è — ma è stato il Papa, e come tale ha esercitato un’autorità reale e non delegittimabile da opinioni private.
È assurdo giudicare “la legittimità teologica” delle decisioni di un Papa: non siamo noi la misura del Papa, ma è il Papa il principio visibile dell’unità della Chiesa, come insegna il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 23).
Che Paolo VI abbia sofferto per gli abusi postconciliari è evidente. Basta rileggere le sue parole sull’“autodemolizione della Chiesa” (1972) o le lacrime versate per la perdita del senso del sacro.
E soprattutto, basta vedere il suo magistero: la Humanae Vitae, il Credo del Popolo di Dio, la difesa dell’indissolubilità del matrimonio, l’ostinato rifiuto delle ordinazioni femminili.
Tutto questo non è il profilo di un doppio giochista, ma di un pastore afflitto, consapevole delle derive, eppure fermo nella fede.
E poi, Cristo non ha promesso pastori perfetti, ma che le porte degli inferi non avrebbero prevalso.
Chi ama davvero la Chiesa, combatte per la verità senza colpire il principio dell’unità, che è il Papa. Anche quando non capiamo tutto.
Don Pietro Paolo
ma si come il ministro che aveva comprato la casa vista Colosseo a sua insaputa.. ma come si fa a credere a ste cose? Mauro
C'é perfetta coerenza tra quelko che si dicevano. Bugnini diceva"gli esperti sostengono che..." non "Bouyer dice che..." bene ha fatto BOuyer a dare le dimissioni, esendo palesemebte in minoranza nel gruppo degli esperti
Forse Paolo VI sperava che Bouyer, un ex pastore protestante, collaborasse con Bugnini alla protestantizzazione della Santa Messa?
Ingannato o meno da Bugnini, che sembra abbia giocato sui due tavoli, Paolo VI rimane responsabile del risultato... Per quanto a suo dire non fosse un esperto in materia, perché affidarsi ciecamente alla Commissione? Anche un qualunque fedele, ignaro di ogni teoria liturgica, si sarebbe accorto delle vistose differenze tra VO e NO, così come delle incongruenze dei nuovi testi liturgici con la dottrina cattolica di sempre. Ma Montini era ignorante anche riguardo alla dottrina? Si sarebbe detto altrimenti, ma ovviamente non è così. Oppure una altra spiegazione è il dolo. Povero lui, quanto dovrà pagare in Purgatorio?
Questa comprovata doppiezza porterebbe, di regola, a rivederne l'intera vita.
Se Paolo VI fosse stato in buona fede dopo il colloquio con p. Bouyer avrebbe convocato il Padre Bugnini (Padre ? de che ?) e lo avrebbe mandato a quel paese, magari in compagnia di "osservatori" vari, annullato tutto quanto già fatto e ricominciato il lavoro, magari sotto la direzione di Padre Bouyer. Così Paolo VI non ha fatto, e così il doppio gioco è continuato...e continua tutt'ora. Oggi, ad esempio nel " campo da gioco " della pedofilia è tutta un'apertura a vecchi giocatori. Dopo Pio XII mi sembra che il percorrere questa " via ", per nulla evangelica, continui con una certa costanza. Sembra cambiare il "campo di gioco" ma la sostanza è sempre la stessa. La costanza quando è applicata all'esercizio di una virtù è, essa stessa, virtù, ma quando è applicata al male è un grave peccato poiché amplifica il peccato stesso. Valeria Fusetti
Uno l'hanno fatto santo, l'altro (Bugnini) non ancora.
Caro don Pietro Paolo, perché ritiene che i Papi siano incriticabili e che fare loro qualche dovuta critica, basata sui fatti, sia "colpire il principio dell'unità"? (Domande retoriche, lo specifico perché non si senta in dovere di ammannirci anche su questo una delle sue lezioncine, per riportarci alla pretesa "verità"...).
Il Papa sempre infallibile è una eresia (ultramontanismo) condannata già nell'800 e ritornata in auge - stranamente - con l'impostore Bergoglio. Quanti di questi ultramontanisti attuali che sono usciti dalle loro tane dopo il 2013 non si facevano scrupoli di attaccare violentemente alle spalle il povero "pastore tedesco" e prima di lui il poi santo subito (da morto, ovviamente) "wojtylaccio" (come lo definì Benigni) o "papocchio" (Arbore, se non erro)?
Il Papa come "principio dell'unità" non è criticabile se è davvero tale. Ma se è "principio di divisione" come è stato Bergoglio in maniera eccellente, o se ha causato divisione (dalla retta dottrina, dalla retta liturgia) come "San" Paolo VI, non solo un Papa è criticabile ma dovrebbe essere corretto (come San Pietro fu corretto da San Paolo) e la retta dottrina e la retta liturgia ristabilite. Perché il "padre della menzogna" così come "principio di divisione" è il diavolo.
Per quanto riguarda Bugnini, è vero che fu rimosso da Papa Montini dopo che gli furono portate le prove della sua appartenenza alla massoneria, ma Montini avrebbe dovuto cancellare anche la riforma liturgica bugniniana ed eventualmente ricominciare da zero più in linea col Vaticano II, che chiedeva una traduzione in lingua volgare di alcune parti della vecchia Messa, non un nuovo rito. Non lo cancello', questo rito in stile protestan-massonico... Dov'è la proverbiale onestà intellettuale dell'intellettualmente sopraffino Montini? Dov'è la sua supposta integrità morale? Onestà intellettuale e integrità morale, se davvero presenti, avrebbero condotto ad azioni concrete per rimettere le cose a posto. A tutt'oggi tali azioni correttive non sono pervenute...
« Anche quando non capiamo tutto… »
Il n'y a pas besoin d'être grand clerc — il suffit de savoir lire — pour comprendre que Paul VI, dans un moment d'égarement, a voulu faire disparaître la liturgie millénaire de l'Église et la remplacer, avec l'aide de disciples de Luther, par un bricolage néo-protestant (la « cène », etc.), si justement critiqué par les cardinaux Ottaviani et Biacci dans leur fameux « Bref examen critique », mais si allègrement approuvé par les pasteurs de Taizé et d'ailleurs qui affirmaient que, désormais, l'Église Romaine priait comme eux… Ah, bien sûr, Paul VI, comme Guillaume II devant le désastre de la Grande Guerre, « n'avait pas voulu ça » ! Mais nous non plus, à qui on n'a jamais rien demandé, et qui en payons encore aujourd'hui les conséquences…
Caro don Chichì, su ciò a cui si sarebbe andati incontro con la riforma liturgica, Paolo VI era stato messo in guardia dai cardinali Bacci e Ottaviani.
Il fatto è che, ogni qualvolta si fa una seria e fondata critica, si tira in ballo, per ingenerare sensi di colpa, la questione del giudizio temerario.
Dopo discorsi come quello sulla religione dell' uomo (Sic) che si incontra con quella di Dio, le lacrime di Paolo VI mi sembrano proprio quelle del coccodrillo.
Siete troppo abituati ad avere a che fare con pecoroni (non pecorelle) alquanto ignoranti, qui ci cascano in pochi, certi giochini alla Tralcio, non funzionano.
Antonio
Credo che questa domanda la deve fare a se stesso: ma lei è cattolico oppure è protestantoide. Lo sa che il Papa è il liturgo supremo della Chiesa e che può agire come ritiene più opportuno
E' lo stesso Louis Bouyer che racconta il colloquio con Paolo VI, insieme a vari altri episodi sulla composizione della nuova messa e il comportamento di Bugnini, in un libro di Mémoires pubblicato in francese, mi pare nel 2014, ancora disponibile su Amazon.fr.
Mi sembra che il commento di Valeria Fusetti sia incontestabile. Se il Papa sbaglia glielo si deve dire. O si crede che non possa errare, sempre? Possibile che Bugnini avesse tutto questo potere, quando nelle segrete stanze le voci su di lui si rincorrevano? Perché è stato concesso a Bugnini tutto questo potere in tema liturgico? Sulla base di che? Mi pare che i rilievi di illustri personaggi, inclusi ecclesiastici di alto livello, in tema di liturgia con il Breve esame critico della Messa fossero molto pertinenti. Perché il Papa non ritorna sui suoi passi? Suvvia! E poi questo continuo girovagare attorno agli abusi postconciliari mi sembra pretestuoso, come se il problema non fosse a monte. Gli abusi ci sono stati perché non sono stati repressi e continuano indisturbati, mi pare. Ma il vero problema è l'uso più che l'abuso, o, meglio, vi è una certa malleabilità nel Novus Ordo, o no?
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L'altro giorno abbiamo detto che Pio XII negli ultimi 5 anni non aveva nominato Cardinali. PioXII morì il 9 Ottobre 1958.
Il Conclave durò dal 25 al 28 Ottobre 1958.Venne eletto Giovanni XXII.
Il15 dicembre 1958 Giovanni XXII nominò Montini Cardinale.
Dopo poco tempo Giovanni XXIII, sotto ispirazione del mondo spirituale, indisse un Concilio detto Vaticano II.
C ' è un episodio che dimostra la malafede di Paolo VI. Quando uscì la Institutio del nuovo rito (NO) i cardinali Bacci e Ottaviani, come è noto, ne sottoposero ad impietosa critica le numerose pecche, anche gravi. In particolare scandaloso appariva l'art. 7, che in pratica dava della Santa
Messa una definizione protestante. Ebbene Paolo VI rispose che non ci trovava nulla da correggere nella Institutio. Lasciò poi attenuare la dizione dell'art. 7, ma non in modo decisivo. Questa, credo, l'unica concessione che fece.
Quando diceva che era stato ingannato da Bugnini, come se lui, Paolo VI, non avesse alla fine approvato, in piena coscienza di quello che stava facendo, tutta la riforma, evidentemente mentiva.
Ne bastava uno per legittimare il Concilio...
Ci sono preti che evidentemente non hanno altro da fare, il che di questi tempi appare sconcertante, che seguire questo ed altri blog intervenendo con amenità varie. Quantomeno bizzarro che, quando fa comodo, si faccia riferimento alla “regalità” del papa che “loro” hanno completamente delegittimato, riducendola a quella di presidente di un’associazione di “fratellanza” con l’unico potere di convocare, per le sue decisioni, più tavoli, ovviamente rotondi perché non ci deve essere neanche un’apparenza di privilegio. Ovviamente tutto convalidato da citazioni di documenti conciliari dell’unico Concilio della storia della Chiesa.
Per tentare di cogliere il clima che vivevano i “padri conciliari” consiglio di leggere il diario di mons. Carlo Borromeo, vescovo di Pesaro, scaricabile da internet. Per quanto invece riguarda papa Paolo VI consiglio, a chi non è debole di stomaco, di leggere l’articolo di don Luigi Villa sulla rivista Chiesa Viva aprile 2013.
Claudio Gazzoli
Lei dimentica o ignora che il papa non è un sovrano assoluto perché la sua azione è vincolata, olte che dalla legge naturale, dalle disposizioni del magistero vincolante (definitorio) dei suoi predecessori....
Giovanni XXIII, ho sbagliato.
Aborto prima causa di morte al mondo, confermata anche nel 2024.
La teologa tedesca difende la sua "ordinazione come sacerdotessa".
https://gloria.tv/post/48k4LWHjcdTwB1jdQMiuyJnBx
Ecchelella'...le vestali
Caro Claudio, di don Villa non ce ne sono più o, quantomeno pochi. Purtroppo questa è la realtà del clero ( ma anche dei fedeli ) attuale.
Mons. Fisichella- La Santa Sede, i giovani, il futuro e il Giubileo | Esplosi Podcast 15
Realemusica
https://www.youtube.com/watch?v=r79gBXaB3AA
Quello che dice questo articolo conferma che la nefasta sinodalita' era già entrata nella vita e nella pratica della Chiesa con il Concilio. Il Papa Paolo VI nominava delle commissioni ed era loro succube, non osando contraddirle. Lo fece solo una volta a proposito di anticoncezionali.
Però le tesi di don P.P. sono contraddittorie: sta gioiosamente e convintamente nella Chiesa Sinodale Bergogliona e poi se la prende se qualche laico osa criticare un Papa? Non ha capito che sinodalita' è sinonimo di democrazia, anzi ancora meglio distruzione della gerarchia e potere al popolo, anzi potere ad una banda di rivoluzionari? Come osa lui prete sinodale riprendere un laico che ha scritto un articolo? Vergogna!
Ovviamente scherziamo... Noi crediamo nella vera Gerarchia che corregge chiunque affermi delle vere eresie, non coloro che sono ortodossi e affermano la Verità.
Bravo Antonio, complimenti ! ottimo il riferimento a don Chichì che, messo a confronto con don Camillo in quel famoso film, ci fa una figura meschina, vede tutto il lecchinaggio vuoto e acritico dei tanti don Chichì di allora e di adesso, che non hanno nessun argomento per controbattere i seguaci della Tradizione cattolica bimillenaria, del si si, no no, e ricorrono o ad insulti o alla papolatria più sfegatata (ovviamente non riferita ai papi preconciliari).
Ho letto l'articolo su Chiesa Viva aprile 2013. Sempre più in fretta. Forse bisognerebbe leggere sullo stesso periodico molto altro. Il quadro che ne esce fuori è infernale. Come si possa purificare questo verminaio non so. E verminaio esportato in tutto il mondo. Una rete di complicità da romanzo sessuale di quart'ordine. Non so qui occorrerebbero guerrieri
Segue:
...qui occorrerebbero Santi guerrieri vergini senza paura di intelletto fine! Maschi!!!
Del vizio contro natura di Montini avevo già sentito parlare....letto anche qualcosa, ma il resoconto di Chiesa Viva è molto dettagliato. In ogni caso, anche al di là di queste brutte evidenze, è chiaro storicamente parlando che i due pontefici lombardi hanno avuto enormi responsabilità per ciò che è avvenuto negli anni sessanta; e di lì in poi, aperta la breccia, è venuta giù la diga....
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Consiglio vivamente la lettura del libro del Sac. don Luigi Villa: Paolo VI beato?, Editrice Civiltà Brescia.
Cato amico Anonimo 11:01 : purtroppo Chiesa Viva ed il suo fondatore, don Luigi Villa, non sono molto graditi nell'agone mediatico tradizionalista, forse perché il linguaggio ed i giudizi sono molto crudi e severi, con tutti i papi da Roncalli in poi, ma specialmente con Montini. Don Villa fu incaricato da Padre Pio di andare da Pio XII per indagare sulle infiltrazioni massoniche nella curia vaticana. Pio XII lo appoggiò apertamente, ma arrivati poi Rincalli e Montini, don Villa fu sommerso dalla macchina del fango. Ricordo di aver letto che un cardinale disse a Montini " non possiamo misurarci con lui in un dibattito pubblico, non abbiamo argomenti per smentirlo, perché dice la verità", al che Paolo VI rispose " allira fatelo passare per matto, invasato", e così fu. Oltre a ciò, don Villa subì ben 6 attentati alla sua vita, ai quali scampò quasi provvidenzialmente. In quel periodo uccisero il giornalista Mino Pecorelli, che aveva pilubblicato nomi di aderenti alla massoneria, tracui anche alti prelati. Pi la strana, inorovvisa morte di papa Luciani, dopo una furiosa lite con il Segretario di Stato, Jean Villot (udita anche all'esterno dello studio pontificio): Luciani voleva espellere dalla Curia tutti i prelati in odore di massoneria, Villot si opponeva tenacemente ( forse era anche lui nella lista), ma GP I° non ne ebbe il tempo, quella stessa notte mori
Gentile Anonimo (23 luglio 2025, 20:24 — sarebbe corretto scrivere un nome),
mi accusa di ritenere i Papi “incriticabili” e di colpire l’unità ogni volta che si fa un’osservazione. Ma il problema non è ciò che ho detto io, bensì il modo in cui lei interpreta, distorce e discredita.
1. Criticare non è delegittimare
La storia della Chiesa è piena di santi che hanno espresso rilievi anche forti verso i Papi. Ma una cosa è la critica filiale, altra è l’insulto, l’accusa gratuita, l’eresia mascherata da zelo.
Chi grida “massone!”, “impostore!”, “anti-papa!” appena il Pontefice non dice ciò che gli piace, non è un fedele critico, è un settario.
2. Nessuno ha detto che il Papa è sempre infallibile
Il Concilio Vaticano I lo definisce infallibile solo quando parla ex cathedra su verità di fede o di morale (Pastor Aeternus).
Criticarlo non è vietato; farlo con arroganza e con spirito di rottura, invece, è un peccato contro la comunione ecclesiale.
3. Bugnini e la Messa
Lei accusa Paolo VI di non aver cancellato tutto ciò che Bugnini toccò. Ma Bugnini non ha autorità magisteriale. La Missale Romanum del 1969 è stata promulgata da un Papa legittimo, secondo quanto deliberato da un Concilio Ecumenico (SC).
Dire che la Messa riformata è “protestante-massonica” significa accusare la Chiesa di ingannare i fedeli da oltre cinquant’anni. È un’assurdità teologica e una bestemmia ecclesiologica.
4. Io celebro ogni giorno la Messa riformata: mi dica dov’è l’eresia
Nella Messa del 1970:
• Offro il Sacrificio eucaristico;
• Proclamo la fede della Chiesa;
• Adoro il Corpo e il Sangue di Cristo;
• Invoco la Vergine Maria e i santi;
• Professo il Credo;
• Chiedo perdono dei peccati;
• Distribuisco con riverenza il Corpo del Signore.
Dov’è il protestantesimo? Dov’è la Massoneria? O lo Spirito Santo ha forse abbandonato la Chiesa?
5. Papa Francesco ha generato confusione, ma resta il Papa
Lo ammettiamo: alcune sue affermazioni sono state discutibili. Ma non è per questo che possiamo trattarlo da “falso Papa”. Ha esercitato, anche con limiti e ambiguità, il suo munus.
Il cattolico fedele non nega il Papa legittimo solo perché non soddisfa i suoi criteri. Sarebbe come volere Pietro senza il suo Getsemani.
6. Volete un Papa, ma non volete che governi
Volete un successore di Pietro… ma solo finché dice ciò che piace a voi. Se governa, lo aggredite. Se parla, lo screditate. Se decide, lo accusate.
È questa la fedeltà cattolica? No. Questo è clericalismo ideologico travestito da Tradizione.
Conclusione
Non voglio “ammanire lezioncine” a nessuno. Ma se la verità le sembra una “lezioncina”, forse il problema non è la verità, ma la sua allergia a sentirla da dentro la Chiesa.
Io sono sacerdote cattolico. Celebro la Messa. Obbedisco alla Chiesa. Soffro per le sue piaghe, ma non la tradisco.
E lei, da che parte sta?
Don Pietro Paolo
Gentile Anonimo (24 luglio, 10:31 – ancora una volta senza nome),
capisco l’ironia finale, ma dietro il tono “scherzoso” si cela l’ennesima accusa velenosa: sarei un “prete sinodale bergogliano” che si contraddice e si indigna quando un laico osa criticare il Papa.
La verità, come spesso accade in certi ambienti, viene caricaturizzata per screditare chi non si piega a una narrazione ideologica. Le rispondo con chiarezza:
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1. Io non difendo la “Chiesa sinodale bergogliana”
Io difendo la Chiesa cattolica, quella visibile, apostolica, fondata da Cristo su Pietro. Che oggi, nella sua vita concreta, possa essere attraversata da tendenze confuse, come quella di una certa idea distorta di sinodalità, è evidente. Ma proprio per questo resto dentro la Chiesa, per combattere dal cuore la confusione, non per sparare dal bordo e accusarla di essere “finita”.
La sinodalità non è un dogma, né è ciò che la Chiesa è “tenuta a diventare”. Se viene intesa come strumento di partecipazione per meglio custodire la fede ricevuta, ha un fondamento nella Tradizione (si pensi ai concili, ai sinodi antichi, alla collegialità episcopale). Se invece viene usata come cavallo di Troia per introdurre una democrazia orizzontale che scavalca il Magistero, allora sì: diventa una degenerazione da rifiutare. Ma si combatte dentro, non con l’autoesilio.
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2. Criticare ≠ demolire
Lei mi accusa di contraddirla perché “se la prende con chi osa criticare il Papa”. No, la critica è legittima. Ma deve essere rispettosa, fondata, leale. Non fatta di insinuazioni, illazioni, toni sarcastici, accuse di eresia a chiunque non ricalchi lo schema del proprio piccolo gruppo.
Io non difendo i Papi a prescindere. Ma non accetto che vengano trattati come impostori, massoni, distruttori della Chiesa, sulla base di slogan e ricostruzioni tendenziose. Questo non è spirito critico: è autodemolizione ecclesiale.
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3. “Paolo VI succube delle commissioni”?
Questa affermazione è storicamente e teologicamente fragile. Paolo VI ascoltò, consultò, ma decise lui, come in Humanae Vitae, con autorità apostolica. Anche nella riforma liturgica, corresse, bilanciò, promulgò.
Che il clima postconciliare fosse difficile è vero. Che ci siano stati errori, anche. Ma Paolo VI non fu un burattino. Lo dimostrano le lacrime amare che versò, le scelte impopolari che fece, e le resistenze che affrontò da solo.
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4. Io “preto sinodale” che corregge i laici?
Sì. Perché nella Chiesa anche i laici devono essere corretti quando sbagliano. La carità fraterna non è a senso unico. Non basta dirsi “ortodossi” per avere diritto all’impunità. Se un laico scrive cose oggettivamente false, tendenziose o pericolose, un prete — anzi, un battezzato qualsiasi — ha il dovere di reagire.
L’autorità vera non è quella di chi urla, ma di chi custodisce.
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5. La vera gerarchia?
Lei dice: “Noi crediamo nella vera Gerarchia”. Benissimo. Anch’io. Ma la vera Gerarchia non siete voi, né io. È quella che oggi ha al vertice Papa Leone XIV, successore di Francesco.
Se davvero credete nella Gerarchia, non potete ignorare il Papa, i Vescovi in comunione con lui, il Magistero vivo della Chiesa. La “vera Gerarchia” non è quella immaginaria che scomunica tutti tranne sé stessa.
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Conclusione
Scherzate, dite. Ma dietro certi “scherzi” si nasconde un veleno che mina la fede, l’unità e la pace della Chiesa. Io ho scelto di restare dentro, pregare, soffrire, e anche — quando serve — parlare con chiarezza.
Non ho nulla da vergognarmi. Voi, invece, chiedetevi se state aiutando la Chiesa… o solo usandola.
Don Pietro Paolo
Il suo "sotto ispirazione del mondo spirituale indisse un Concilio, il Concilio Vaticano II" mi ricorda ciò che disse il compianto mons Livi: che lo Spirito Santo suggerisce ma non è detto che gli uomini accettino il suggerimento. Per cui ammettiamo che papa Giovanni XXIII sia stato ispirato dallo Spirito Santo nel decidere di farlo, questo Concilio, ma il problema è il proseguimento dei lavori: i suggerimenti furono accolti con Spirito di santa obbedienza oppure, da molti, nello spirito della sovversione ? Come lo posso dire? Ebbene perché lo Spirito Santo non dice né 20 né 500 né 1000 anni fa una cosa e poi la cambia, modifica, manipola come è stato fatto durante l'apertura del Concilio, durante il Concilio stesso e dopo quando, per legittimare la sempre più spinta sovversione demolitoria, a qualcuno venne la "geniale" idea dello " Spirito del Concilio" poiché, come si sa, " la lettera uccide mentre lo Spirito vivifica" ! Valeria Fusetti
Don PiPi è in errore quando afferma che il dialogo non è tratto dagli scritti autobiografici di Bouyer (e dunque sarebbe inattendibile). Ho consultato vari articoli del 2014 in varie lingue, e tutti riportano che è un memoriale scritto proprio dal monsignore...
La sua autobiografia è disponibile:
https://www.amazon.it/Memoirs-Louis-Bouyer-Conversion-Liturgical-ebook/dp/B015QLPJK8
Padre Pio, nel suo primo incontro con don Luigi Villa, gli diede un incarico molto importante: cercare di far luce sulla MASSONERIA dentro la Chiesa per meglio combatterla. In un altro suo incontro con il coraggioso sacerdote lombardo, Padre Pio gli disse, siamo nel 1963, che la Chiesa cattolica era invasa dalla MASSONERIA, che aveva ormai raggiunto le pantofole del Papa (era stato eletto da poco Paolo VI).
Sono riscontri della biografia che Franco Adessa scrisse del suo caro don Luigi Villa.
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Caro Tosatti. il mondo sta correndo un rischio. Quello che le risate, fino alle lacrime, di noi marziani, scuotano il sistema solare e la Terra. Padre Spadaro Esecutore Testamentario di Papa Francesco?
In specifico Socci lascia intendere che ci sono forti “pressioni” che spingono per la “continuità” di Leone con Francesco, che provengono dall’establishment bergogliano che “spadroneggia dappertutto”. Indica Riccardi e sant’Egidio.
https://www.marcotosatti.com/2025/07/24/caro-super-spadaro-fino-a-quando-abutere-patientia-nostra-losservatore-marziano/
Santegidio?
Riccardi?
E compagnia cantante?
Eredi di marcop.?
No, non mi dire.......!
Su
sursumcorda.cloud
si può scaricare in formato pdf il
Liber accusationis in Paulum Sextum dell'Abbé G. de Nantes.
Si tratta di un famoso ottimo libello.
Pensate a cosa era la Chiesa cattolica ancora nel 1963, quando ne faceva cenno allarmato padre Pio, e pensate cosa è diventata dopo sessant'anni di discese ardite senza risalite, dove la massoneria ha continuato a lavorare indisturbata, tranne qualche prelato che gli ha rotto le uova talora nel paniere (come don Luigi Villa).
Ora, dopo il montiniano culto dell'uomo, si sono fatti propri i dogmi massonici di libertà, uguaglianza e fratellanza, si difende la legge sul divorzio e, da molti, anche quella sull'aborto, ci si arrampica sui muri per sostenere la legge sul suicidio assistito, si benedicono le coppie (ah, scusate, i singoli) omosessuali, si dà la comunione a todos, todos, todos, inclusi divorziati risposati e leader politici "cattolici" apertamente pro-aborto, si apre alle liturgie con spruzzate di idolatria varia, si lavora alla parificazione dei generi in attesa di poter far celebrare anche le diacone e sacerdotesse....sicuramente ho dimenticato qualcosa...però è giusto per rendere l'idea del "cammino" già fatto dalla neoChiesa conciliare. E la rivoluzione continua, talora surrettiziamente e cambiando abito, ma sempre salda nei suoi nuovi principi illuminati.
E allora un semplice fedele potrebbe chiedersi: dov'è lo scisma oggi?
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NOTA BENE : mons. Marcel Lefebvre non disse mai che la Messa Novus Ordo è "eretica" o "invalida". Disse sempre che, a causa dei numerosi mutamenti e silenzi, era una Messa "equivoca".
In quanto tale, rischiava di far perder la fede a chi la frequentasse abitualmente.
A ben vedere, questo giudizio di mons. Lefebvre non è molto diverso dal giudizio negativo che su questa Messa diedero i cardinali Bacci ed Ottaviani, entrando nel particolare.
È un errore di certi "tradizionalisti" riempirsi la bocca con accuse continue di eresia e massoneria. E di credere a certe interpretazioni senza sottoporle alla dovuta revisione.
Mi riferisco al discorso, creduto come Vangelo, dell'indagine che Padre Pio avrebbe affidato a P. Villa per scoprire i massoni dentro la Chiesa : discorso poco credibile, come quello che insinua una morte dolosa di Papa Luciani, un dolo del quale non esiste alcuna prova.
Fa bene don Pietro Paolo a fustigare questi estremismi.
Però mi sembra che sugli effetti devastanti delle riforme introdotte in seguito al Concilio si mantenga piuttosto prodente e non approfondisca a sufficienza sulla personalità di Paolo VI, personaggio che ha avuto sempre la fama di operare in modo obliquo, sin da quando era l'assistente ecclesiastico della FUCI al tempo del fascismo. Più che obliqua la mente di Montini pare a me tenebrosa, affondata nel mistero dell'iniquità: solo una mente siffatta poteva autorizzare una rivoluzionaria riforma liturgica, che ha in pratica significato la distruzione della bimillenaria liturgia cattolica.
Caro don, mi sembra che quando parla di concilio, papi, liturgia... non abbia una preparazione approfondita, ma rimanga molto in superficie, senza prendere in considerazione la estrema complessità della situazione ecclesiale odierna ma anche post-conciliare così come la sua gravità ed eccezionalità. Però visto che è su internet può informarsi, senza preconcetti e preclusioni. Le fonti si trovano con un click, senza bisogno di peregrinare di biblioteca in biblioteca come eravamo costretti a fare una volta.
Purtroppo i preti che hanno studiato nel post-concilio sono tutti molto carenti da questo punto di vista, perché gli è stata raccontata e insegnata una Chiesa e una fede che sono monche, perché "prima di noi e del concilio, il nulla", oppure "prima di noi e del concilio, le aberrazioni della chiesa tridentina". Ergo, una certa faziosità di questi preti, in buona fede certamente ma sempre faziosità (che deriva dalla ignoranza di 2000 anni di Chiesa), a volte accompagnata da una certa presunzione che li porta a credere di sapere tutto e conseguentemente a non studiare e a non informarsi. "Chi più sa, più sa di non sapere", come diceva il saggio...
Dunque, si informi e studi, e avrà un'altra visione di tutto e una mente più aperta e acuta, veramente "cattolica".
Può cominciare studiando gli atti del Concilio, tanti volumi ma ne vale la pena. Poi, se vuole una ricostruzione che si discosti dalla vulgata conformista melloniana, c'è la storia del Concilio del DeMattei. Anche il diario conciliare di Mons. Luigi Carlo Borromeo, che qualcun altro ha già raccomandato, è una lettura istruttiva e perché no anche piacevole e gustosa.
Poi, sui cambiamenti nella Chiesa, le consiglio Iota Unum di Romano Amerio.
È anche interessante leggere i manuali di teologia dogmatica, morale, ascetica e mistica in uso prima del concilio, perché chiariscono in modo eccellente quello che nel post-concilio è quantomeno nebuloso, se non del tutto errato.
Le raccomando anche il Catechismo maggiore di San Pio X (se lo impari a memoria...) e quello di Trento, molto chiari ed esaustivi, molto più del CCC di Ratzinger-Gianpaolo Il, che potranno essere la sua stella polare, una base senza di cui è molto difficile dare giudizi esatti.
Anche uno studio della Summa di San Tommaso la potrebbe aiutare, leggendo il testo originale, non i commentari o i Bigini. Mi fermo qui, ricordando che anche i blog come questo di Mic a volte forniscono informazioni preziose, che sarebbe stolto rigettare.
Le garantisco che se segue i miei poveri consigli ne avrà da guadagnare e magari fra qualche tempo arriverà a dire: "Ma come ho fatto a scrivere certe cose?"
Pagheremo tutto il sangue che abbiamo permesso che questi assassini versassero. Quante apparizione avvisano che: "Dio è molto offeso"? Pagheremo per i bimbi che muoiono di fame a Gaza o da decenni in Africa o la cui purezza è violata dal turismo sessuale. Dio è padre e ci ama ma è giusto Giudice
Mi fa sinceramente ridere ciò che scrive questo Anonimo (24 luglio, ore 22:55).
Un concentrato di condiscendenza travestita da sapienza, condito con il solito tono da “iniziato alla verità” che si compiace di elargire consigli a chi, a suo dire, brancolerebbe nella nebbia dell’ignoranza postconciliare.
Cominciamo dal principio.
Lei afferma con tono solenne che i preti formati dopo il Concilio sarebbero “carenti”, “faziosi”, “presuntuosi”, perché – a suo dire – gli sarebbe stata insegnata una “Chiesa monca”, falsata dalla retorica del “prima del Concilio, il nulla”. Mi permetta di dirle che questa caricatura, oltre a essere banalmente falsa, dimostra un’ignoranza clamorosa della realtà dei seminari, dei percorsi formativi e, soprattutto, della Chiesa reale, viva, concreta – non quella immaginata nei salotti tradizionalisti da tastiera.
Lei poi pretende di essere la voce della “complessità”, ma in realtà non fa che proporre una versione semplicistica e ideologica della storia ecclesiale: quella del “prima tutto chiaro, dopo tutto corrotto”, come se duemila anni di vita della Chiesa potessero essere letti con lo schema del “paradiso perduto e la rovina postconciliare”. Non è serietà storica, è nostalgia ideologica.
Ma veniamo ai suoi consigli…
• “Si informi e studi”: la ringrazio per la profondità del suggerimento. Ma vede, noi studiamo. Studiamo tanto. Anche gli atti del Concilio – tutti e sedici i documenti – e anche la Summa di san Tommaso, in latino, senza bisogno che ce la raccomandi lei come il “bigino” delle verità perdute.
• “Legga Amerio, De Mattei, il diario di mons. Borromeo”: sono autori utili, certo, ma non dogmi. Confondere la lettura di Amerio con il possesso della “verità cattolica” è già un segnale di quanto la sua “mente aperta” sia in realtà rigidamente canalizzata in una narrazione autoreferenziale.
• “Il Catechismo di san Pio X è più chiaro di quello di Ratzinger-Wojtyła”: opinione legittima, ma opinione. E, mi permetta, ridurre il Catechismo della Chiesa Cattolica – frutto della sapienza teologica e dottrinale della Chiesa universale – a una sorta di libriccino confuso è una prova ulteriore della sua superficialità.
Lei conclude con paternalismo: “Fra qualche tempo arriverà a dire: ‘Ma come ho fatto a scrivere certe cose?’”
No, vede, io piuttosto mi domando: “Come fa qualcuno a scrivere queste sue righe con tale compiacimento e presunzione, senza accorgersi di quanto siano il riflesso di una superbia spirituale travestita da zelo?”
La Chiesa è madre, non museo. È viva, non impagliata. E noi non cerchiamo né il culto del cambiamento per il cambiamento, né il culto del passato per il passato.
Cerchiamo Cristo. Lo stesso ieri, oggi e sempre. Ma che parla oggi, anche attraverso un Concilio ecumenico legittimo e un Magistero vivente.
E non solo attraverso gli autori preferiti di qualche circolo autoreferenziale che si illude di essere l’unico “resto fedele”.
Don Pietro Paolo, lei è da ringraziare: ciò che scrive consola e fa davvero sperare in un Clero non indifferente, non dormiente, non infedele!
Il suo zelo, umile ma oltremodo chiaro, come quello di Don Mario Proietti in altro articolo di questo blog, semplicemente difende il pensiero cattolico e lo riporta alla luce nel tentativo di salvare tante anime accecate e livorose.
Le ideologie distruggono e dividono!
Leggo tante proteste al suo messaggio, piene di sarcasmo, che scandalizzano!
Desacralizzano nostra Santa Madre Chiesa e si ritengono gli unici "fedeli"?
Sacerdoti, scrivete sui blog!!! Fate sentire la voce di Dio al popolo che l'ha dimenticata!
Aiutate i piccoli a non scandalizzarsi e a trovare nelle vostre parole non opinioni personali ma ciò che dice la Chiesa! Una Santa Cattolica Apostolica Romana!!!
Sacerdoti, siete sacerdoti per salvarci!
Dio la benedica, coraggioso don Pietro Paolo!
Mons. M. Lefebvre denominò la messa moderna "La Messa di Lutero" e con il passare del tempo non permise più di assistervi, ritenendone dubbia la validità, cosi6per gli altri sacramenti, ad eccezione del zs. Battesimo. Le Edizioni Piane pubblicano il testo di due conferenze di Mons. M. Lefebvre sotto il titolo "La Messa di Lutero".
Ecco e la presentazione della Casa Editrice:
Conferenza ed omelia pronunciate a Firenze il 15 ed il 16 febbraio 1975
Nella conferenza e nell’omelia tenute il 15 febbraio 1975 a Firenze, mons. Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, confrontava la messa di Lutero con la nuova messa riformata dopo il Concilio Vaticano II, mettendo in evidenza le strane rassomiglianze tra le due.
Le considerazioni di mons. Lefebvre si riferivano alla situazione in cui si trovava la celebrazione della nuova messa negli anni ’70 del secolo scorso.
Oggi, purtroppo, constatiamo che non solo lo spirito che animò la cosiddetta riforma liturgica è rimasto lo stesso, ma esso ha altresì acquisito elementi di maggiore gravità, arrivando a corrompere la dottrina non più in maniera ambigua, ma in forme ormai evidenti a tutti.
Quanto detto allora da mons. Lefebvre resta quindi valido anche ai nostri giorni e può aiutarci a meglio comprendere i profondi mutamenti prodotti, allora in forma dirompente, e che oggi sono ormai radicati in una Chiesa che si va sempre più trasformando in una struttura che promuove una vaga forma di religiosità, piuttosto che annunciare la vera religione fondata da Nostro Signore Gesù Cristo.
Se allora, per mons. Lefebvre era evidente la «protestantizzazione» della liturgia e della dottrina, chissà cosa direbbe ora, che dal progetto di distruzione della Chiesa si è passati alla realizzazione di una sorta di «religione mondiale» in cui ciò che resta del cattolicesimo è chiamato a contribuire al progetto massonico dell’instaurazione di una società senza Dio.
Molti dei lettori di questo blog, così come molti di quelli che commentano, sono ex-neocatecumenali, ex-ciellini, ex-azioncattolichini, ex-cattoprogressisti, ex-novusordisti, ex-vaticansecondisti e così via. Quindi capiamo bene la sua forma mentis perché nel suo "stadio" ci siamo passati tutti o quasi: difesa d'ufficio della Chiesa e degli ecclesiastici, accusa a tutti i critici anche contro le evidenze della storia e contro i fatti sotto gli occhi di tutti. Perciò possiamo augurarle di aprire gli occhi, prima o poi, e che come San Paolo di cui porta il nome, più prima che poi "cada da cavallo"...
La crisi terribile della Chiesa è un fatto innegabile, bisogna però capirne le cause, la genesi, le dinamiche, gli "attori" e tutto il resto per poter cominciare a porvi rimedio. Capire, scoprire certe cose è sicuramente un processo doloroso ma che fa bene in primo luogo a noi, perché ci porta a riporre le nostre speranze in Dio e non nell'uomo. Dio, oltre tutto, ha mandato la Madonna ad avvertirci di questa tremenda crisi della Chiesa e soprattutto del clero fino ai suoi più alti vertici fin dal 1600 (!) e in epoche piu recenti con La Salette, Fatima, le Tre Fontane e compagnia bella. Avvertimenti che non dobbiamo sottovalutare. Anche la Valtorta che i tradizionalisti aborrono (per ignoranza) alla fine del suo poema riporta una frase di Gesù Cristo che le spiega perché le ha rivelato la sua vita, contro il Modernismo imperante:
3 febbraio 1947.
Dice Gesù:
“La ragione più profonda del dono di quest’opera, fra le molte altre che il mio
portavoce conosce, è che in questi tempi, nei quali il modernismo condannato
dal mio S. Vicario Pio X si corrompe in sempre più dannose dottrine umane,
la S. Chiesa, rappresentata dal mio Vicario, abbia materia di più a combattere
coloro che negano:
- la soprannaturalità dei dogmi;
- la divinità del Cristo;
- la verità del Cristo Dio e Uomo, reale e perfetto così nella fede come nella storia che di Lui è stata tramandata (Vangelo, Atti degli Apostoli, Epistole apostoliche, tradizione);
- la dottrina di Paolo e Giovanni e dei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia, e
altri più recenti, come mia vera dottrina da Me verbalmente insegnata o ispirata;
- la mia sapienza illimitata perché divina;
- l’origine divina dei dogmi, dei sacramenti e della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica;
- l’universalità e continuità, sino alla fine dei secoli, del Vangelo da Me dato per tutti gli uomini;
- la natura, perfetta dall’inizio, della mia dottrina, che non si è formata quale è attraverso successive trasformazioni, ma tale è stata data: dottrina del Cristo, del tempo di Grazia, del Regno dei Cieli e del Regno di Dio in voi, divina, perfetta, immutabile, Buona Novella per tutti i sitibondi di Dio. [Ecc. n. 652]
Da leggere e meditare anche il n. 635. "Lezione sui sacramenti e predizioni sulla Chiesa"...
Non ci sono ragioni per dubitare di quanto ha raccontato Don Villa a proposito della sua "missione" ricevuta da Padre Pio. Se lo facessimo, dovremmo dire che Don Villa è stato un grandissimo bugiardo. Non lo conoscevo se non per sentito dire. Adesso però ho recuperato, grazie al commentatore che lo ha citato. Avendo letto anche la sua biografia, posso dire che una tale "missione" gli ha fatto correre molti pericoli e lo ha fatto passare attraverso mille difficoltà di tutti i generi. Questi sono fatti che mi portano a concludere che non è sicuramente un bugiardo o un esaltato, ma un umile servitore del Signore e della Sua Verità. Grazie a don Villa, a Padre Pio e a Gesù Cristo e al Suo Santo Spirito che non abbandonano la Chiesa.
Si può scaricare gratuitamente in formato pdf il seguente numero della rivista della Fraternità Sacerdotale San Pio X, il quale contiene da pag. 26 a pag. 35 un ottimo catechismo sulla messa moderna, alla quale NON è mai lecito assistere ATTIVAMENTE:
LA TRADIZIONE CATTOLICA
Anno XXXIII n. 1 (120) 2022
Piccolo Catechismo sulla nuova Messa
di don Daniele di Sorco
⚜️⚜️⚜️ VIVA CRISTO RE! ⚜️⚜️⚜️
Scrive il difensore del concilio (del quale peraltro condanniamo solo i 'bachi', ben individuati, disseminati nei suoi documenti, per altri versi accettabili (non sono opinioni: vedi Amerio, Gherardini , Schneider e una miriade di articoli argomentati col magistero non con opinioni personali ):
La Chiesa è madre, non museo. È viva, non impagliata. E noi non cerchiamo né il culto del cambiamento per il cambiamento, né il culto del passato per il passato.
Nessuno qui ama il passato per il passato. Ma neppure lo esclude in quanto superato da un "presente aggiornato al passo con i tempi". Si inverano nel presente gli insegnamenti perenni del passato e quindi di coglie la continuità autentica: quella oggettiva basata sulla Rivelazione Apostolica e non quella storicista basata ratzingerianamente sul soggetto-Chiesa e quindi mutevole ad ogni generazione a sevonda delle mode del tempo in perenne dialogo col mondo e dunque non più mater et magistra.
Cerchiamo Cristo. Lo stesso ieri, oggi e sempre. Ma che parla oggi, anche attraverso un Concilio ecumenico legittimo e un Magistero vivente.
E non solo attraverso gli autori preferiti di qualche circolo autoreferenziale che si illude di essere l’unico “resto fedele”.
Possiamo dire che cerchiamo lo stesso Cristo, quando parliamo di quello della Fiducia supplicans, di Abu Dhabi, della Pachamama, e mi fermo qui mentre l'elenco sarebbe ben più lungo e articolato?
Questo non ci colloca fuori dalla Chiesa. Ci siamo dentro (soffrendo offrendo e pregando) ben radicati in Cristo, che è lo stesso ieri oggi sempre!
Ma non a chiacchiere! Con la vita nella Verità....
Anonimo 07:36
Sottoscrivo il suo commento. Ebbi modo di conoscere brevemente il Rev. don Luigi Villa in occasione di un acquisto di libri da lui editi; andai con un amico di Verolanuova (BS), insieme al quale visitai pure la tomba della madre di Montini, una Alghisi, a Verolavecchia, istoriata di simboli massonici (io sono reggiano). Il Rev. don Luigi Villa ci disse che egli inviava i suoi libri a diversi suoi confratelli, molti dei quali glieli restituivano stracciati. Il suo racconto ci impressionò. Egli ci ringraziò, ci sorrise, ci salutò.
Pardon, vengo a Canossa, cara Mic, ho visto adesso il commento su don Luigi Villa e Chiesa Viva, che pensavo fosse stato cestinato; chiedo umilmente scusa, un caro saluto, in Cristo eMatia SS.ma
La massoneria trova sempre i suoi difensori anche qua, noto (anonimo 22:17). Ma lei lo sa che non si muove foglia in Italia e in Occidente che la Massoneria non voglia? Lei lo sa il potere che ha raggiunto la massoneria dentro la Chiesa (tanto che si parla di massoneria ecclesiastica), tanto che se la gerarchia vaticana dovesse svoltare dal cammino intrapreso decenni fa sarebbero dolori e fuoco e fiamme? Eppure basta saper leggere i fatti e porsi qualche domanda in merito.
Don Pietro, questa volta la chiamo per nome, lei pensa davvero di celebrare il santo sacrificio offrendo i frutti del lavoro dell' uomo, cioè alla maniera di Caino?
Ci crede davvero?
Professa il credo, ma ci crede davvero?
L' articolo sul generato, non creato, ad esempio, ci dice che noi non siamo affatto figli di Dio, ma possiamo diventarlo per grazia, contrariamente a quanto affermato dall' attuale gerarchia.
Lei questo lo insegna o "obbedisce" ai cattivi Pastori?
Proclama la fede della Chiesa quando approva, con convinzione o per falsa obbedienza, poco importa, gli incontri di Assisi, la religione dell' uomo, la liberale e falsa libertà religiosa, i "fratelli maggiori, "Fratelli tutti", Pachamama e tutto il resto?
Beh, se lei approva tutto questo, allora affermo che apparteniamo a due chiese diverse.
La mia è "l'una, santa, cattolica e apostolica", la sua non so.
Parafrasando l' Apocalisse, potrei dire che lei è in compagnia di quanti dicono di essere cattolici, ma non lo sono, perché appartengono alla nuova Chiesa gnostico-massonica, ovvero la nuova sinagoga di satana.
Questo sempre al netto di tutte le buone e migliori intenzioni.
Antonio
Quando le ho scritto di studiare gli atti del Concilio non mi riferivo ai 16 documenti, che sicuramente conosce a memoria, ma i voluminosi tomi (disponibili da qualche anno anche in formato PDF su internet) che riportano le discussioni in aula con tutti gli interventi dei presuli, le votazioni eccetera eccetera... cosa che evidentemente ignora se banalmente si confonde fra "atti" e "documenti": questi ultimi fanno parte degli atti, ma gli atti sono una categoria più inclusiva. Quando li avrà letti, ne riparliamo. Buona lettura
Mons. Lefebvre non proibì mai formalmente di attendere alla Messa NO.
Tale proibizione non risultta neanche dal testo della fsspx citato da Laurentius. Disse che la Consacrazione, nonostante i (notevoli) mutamenti apportati, non poteva considerarsi invalida. Era un giudizio onesto. Fece anche rilevare le somiglianze con la Messa luterana. E con questo? Non ci sono anche quelle con le cerimonie anglicane?
Disse comunque che era meglio non parteciparvi, al NO, proprio per il suo carattere equivoco. P. e., lo spostamento della frase "mistero della fede" dalla consacrazione del calice ad un frase, ricalcata in parte su san Paolo, nella quale il popolo celebra la futura venuta di Cristo, subito dopo la consacrazione del calice (" Mistero della fede -- Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta").
In tal modo, il mistero della fede dalla propiziazione o misericordia e assoluzione per i nostri peccati (previo nostro pentimento e confessione), si spostava sul piano escatologico, sulla futura venuta del Cristo.
Il mutamento non era tale da render invalida la consacrazione ma ne oscurava il significato espiatorio e propiziatorio, la Croce insomma e l'idea del Sacrificio, pur senza abolirla.
C' era poi il problema rappresentato dagli altri due mutamenti nella consacrazione: 1. il "per molti", conservato nella Institutio del NO ma trasformato nel "per tutti" di quasi tutte le traduzioni in vernacolo. Giovanni Paolo II cosa diceva? Per molti o per tutti? 2. Il sangue di Cristo che ora "viene sparso" mentre nell'Ordo Vetus si diceva "sarà sparso". Quindi: da "sarà sparso per voi e per molti" a "viene sparso per tutti". Cambiamento non insignificante, se Benedetto XVI sentì la necessità di "consigliare" ai vescovi il ritorno al "per molti", non so con quanto successo (alla Messa NO ho smesso di andarci da tanti anni).
Il carattere ambiguo ed eequivoco della nuova Messa si è rivelato appieno negli anni. A parte la grande possibilità di abusi per via del principio di adattamento e creatività liturgiche riconosciuti (contro tutta la Tradizione della Chiesa) dal Concilio, il senso stesso della Messa è venuto a mutare: in gran parte della cattolicità viene intesa come una celebrazione gioiosa della Resurrezione del Signore, fatta dall'assemblea sotto la presidenza del sacerdote. In un'atmosfera del genere, ovvio che nessuno si confessi più, anche se tale atteggiamento dipende da ulteriori elementi di declino (del senso del peccato, della morale cristiana etc).
Ecco come la Messa veniva presentata ai mussulmani in un documento della Conf episc dell'Emilia-Romagna: "la Chiesa fa memoria del Signore Risorto mettendo in una comunione viva e reale i suoi figli con Dio uno e trino" (Doc. Chiese locali, n. 99, Islam e Cristianesimo, EDB, 2000, p. 30).
"Iam consumpta spe huius saeculi". Ma i sacerdoti del presente clero come ci indirizzano alla vita eterna, difendendo per principio una Gerarchia e un Concilio che hanno ridotto la Chiesa nelle condizioni che sappiamo? Fanno bene a scrivere sul blog e a sgridarci se sbagliamo nelle nostre critiche. Ma non farebbero ancor meglio se sui blog chiedessero spiegazioni ai loro confratelli e superiori sulla sempre più grave crisi della Chiesa, entrando nel merito delle questioni?
Riprovare l'uso generico del principio "non si muove foglia che la massoneria non voglia" per spiegare con una formuletta la crisi abissale della Chiesa, oltre a danneggiare la battaglia per la Buona Causa, che deve esser sempre precisa e documentata, per certi "tradizionalisti" significa difendere la massoneria. Ma l'intelletto perché non lo volete usare?
Mic Caro Anonimo, 25 luglio, 2025 08:42
la ringrazio per avermi definito “difensore del Concilio con qualche baco”. Almeno riconosce che non sono un fanatico del postconcilio, ma un sacerdote che discernendo, distingue, che ama la Chiesa nella sua continuità viva, non nell’illusione di una purezza musealizzata.
Sì, difendo il Concilio Vaticano II, non perché sia impeccabile, ma perché è un concilio ecumenico legittimo, celebrato nella Chiesa, dalla Chiesa, per la Chiesa. Non lo elevo a idolo, ma neppure lo demolisco con letture isteriche o complottiste. Riconosco che certi suoi frutti siano stati avvelenati — ma da uomini infedeli, non dal concilio in quanto tale, né tantomeno dalla Chiesa.
Lei mi cita Amerio, Gherardini, Schneider. Li leggo anch’io, con rispetto e spirito critico. Ma non li uso per sostituire il Magistero con un “contro-magistero” parallelo, confezionato da una cerchia autoreferenziale che si crede più santa del Papa, più ortodossa della Chiesa, più profonda dello Spirito Santo.
Lei dice che non cerca il passato per il passato. Eppure ne fa uno scudo ideologico, mentre scarta il presente come fosse apostasia in blocco, e guarda al Magistero vivente solo per attaccarlo. Questa non è fedeltà, è ribellione travestita da zelo.
Quanto a Fiducia supplicans, Abu Dhabi e alla Pachamama: nauseano anche me. Lo dico senza mezzi termini. Mi feriscono, mi scandalizzano, mi mettono a disagio. Ma non hanno deviato la mia coscienza, né hanno incrinato la mia fedeltà alla dottrina cattolica di sempre, alla Chiesa che Cristo ha voluto, né al rispetto — sincero e doloroso — per il Pontefice defunto, nella sua persona e nel suo ministero.
Questo si chiama essere adulti nella fede: non spezzare la comunione, non abdicare al pensiero critico, non svendere la Tradizione, ma rimanere nella Chiesa anche quando è nella tempesta, senza pretendere di essere noi la misura della sua verità.
Io non vivo di indignazioni e, mi creda, ne avrei tutte le ragioni per farlo, ma di un sacerdozio quotidiano, offerto nella verità, nel silenzio, nella croce e nella comunione. Non ho bisogno di blog, né di crociate. Ho bisogno di Cristo, e so che Lui non ha smesso di guidare la Sua Chiesa.
Con franchezza,
don Pietro Paolo
E non sono fuori dalla Chiesa. Ci sono dentro (nell'Una Santa anche se sfigurata) soffrendo e pregando.
senza pretendere di essere noi la misura della sua verità.
Non sono io la misura della verità della Chiesa. La mia fedeltà alla tradizione, che è viva e non imbalsamata, non fa di me un'ideologa; ma mi apre gli occhi del cuore e dell'anima per denunciare le storture che le nuove generazioni non conoscono anche perché, se non c'è chi le mette in luce, distorcono la fede.
Nel timore di cadere nel velleitarismo, mi sono confrontata con vescovi e cardinali ( che non denunciano il concilio perché non si può) che mi hanno confermata e incoraggiata ad andare avanti. Ed è questo che sto facendo, non altro...
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