Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 4 giugno 2022

Quel voto di Pio XII per la salvezza di Roma (4 giu. 1944)

Questi 'benedetti' preti del santuario, in tutt'altre faccende affaccendati, non ricordano neanche sul sito del santuario il voto dei Romani alla Madonna del Divino Amore nel 1944, né tanto meno Pio XII.
Nel 1944 gli eventi bellici consigliano il trasferimento dell'affresco della Madonna prima in S. Lorenzo in Lucina e poi nella chiesa di S. Ignazio: qui il 4 giugno 1944 il popolo romano invoca la salvezza della città. L'11 giugno 1944, scampato il pericolo, papa Pio XII si reca a pregare dinanzi all'Immagine della Vergine e, circondato da una folla immensa, rivolge, dal pulpito di S. Ignazio, le sue parole di ringraziamento alla Madonna, che il successivo 12 settembre ritorna al Santuario, scortata da un alone di folla lungo tutto il percorso. Riprendo di seguito un testo che ne parla, per nostra conoscenza e memoria... Qui l'indice degli articoli su Pio XII.

Intervento di Padre Marc Lindeijer S.I. al concerto del 6 marzo 2016
Nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma
per il 140° anniversario dalla nascita di Pio XII
«Pio XII e la Madonna del Divino Amore»

“Diletti figli e figlie, Mai, forse, come in questo momento, chiamandovi così, Noi abbiamo provato tanto vivo e imperioso il senso della Nostra paternità spirituale verso voi tutti, coi quali per quattro lunghi anni abbiamo sopportato i dolori e gli affanni di una così aspra guerra.” Parla Pio XII, l’11 giugno dell’anno 1944, in questa chiesa di Sant’Ignazio. Parla il Padre di tutti, ed in modo particolare – egli stesso ne fa l’elenco alla fine del discorso – il Padre delle “madri orbate dei figli”, delle “vedove derelitte”, delle “fidanzate senza nozze”, degli “orfanelli invano avidi del sorriso materno”, “degli oppressi dal dolore nell’esilio, nella prigionia, negli ospedali”, di tutte le vittime della guerra, insomma. Il Padre di tutti, Pio XII, le raccomanda tutte alla Beata Vergine Maria, Madre del Divino Amore.

La Madonna del Divino Amore: un bel mosaico sull’altare di San Giuseppe, nella seconda cappella a destra, ricorda la breve sosta del veneratissimo affresco in questa chiesa, dal 28 maggio 1944 fino alla fine della guerra. Il Papa la voleva salva dai lutti e dalle distruzioni che minacciavano il Santuario a Castel di Leva, l’immagine della Madonna, e la fece portare a Roma il 24 gennaio 1944, collocandola nell’omonima chiesetta presso Piazza Fontanella Borghese, e poi, in maggio, dato l’enorme afflusso di fedeli, in San Lorenzo in Lucina. Roma, in quei mesi, subì la fase più violenta dell’occupazione tedesca, con arresti, torture, deportazioni, culminando, il 24 marzo, nella strage delle Fosse Ardeatine, ove furono fucilate 335 persone dai nazisti. Nella latitanza totale delle istituzioni italiane e nello smarrimento generale, la Chiesa rimaneva l’unico punto di riferimento. Anzi, sarebbe stato proprio Pio XII, muovendosi in tutti i modi, a far sì che a Roma fosse risparmiata la sorte di Monte Cassino, e cioè la distruzione in una lotta dura tra le truppe alleate e quelle tedesche. Non sono pochi gli storici che attribuiscono ai ripetuti appelli rivolti dal Papa a tutti i governanti dei paesi belligeranti di rispettare Roma, un influsso decisivo sulla sorprendente decisione di non trasformare la Città Eterna in un teatro di guerra. “Nel pomeriggio di ieri”, e cioè il 4 giugno, “le truppe alleate si sono avvicinate”, scrisse Mons. Tardini, Sostituto Segretario di Stato. “La notte tra il 4 e il 5 sono entrate in Roma, con una bella luna. Roma è, grazie a Dio, quasi intatta. La bufera è stata molto meno dura di quanto si poteva prevedere.” Lo stesso giorno, il 5 giugno, in un moto spontaneo di riconoscenza, migliaia di romani si ritrovarono in Piazza San Pietro per ringraziare Pio XII, “defensor civitatis”. Lui, invece, elevò “la mente e il cuore al Dio uno e trino, al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo, nel cui solenne giorno festivo, per misericordia divina ispirante ad ambedue le Parti belligeranti intenti di pace e non di afflizione, l’Eterna Città è stata preservata da incommensurabile pericolo”.

Per gli storici odierni, così come per i romani dell’epoca, non c’è dubbio sull’instancabile impegno di Papa Pacelli per difendere la vita dei suoi concittadini e per salvare dalla distruzione la loro città, incluso il suo patrimonio storico, artistico e religioso. Ma per coloro che credono in Dio, supremo reggitore del mondo, che con i suoi modi misteriosi ma efficaci può influire sulle decisioni dei potenti di questa terra, anche se essi non se ne rendono conto – per i credenti, quindi, esiste ancora un’altra considerazione riguardo al modo imprevisto in cui Roma fu liberata. Pio XII, uomo di profonda fede, aveva non solo lavorato per la salvezza della città, ma anche aveva sofferto e pregato per essa, raccomandandola pure alle ferventi suppliche dei cattolici di tutto il mondo, cominciando con gli stessi romani. Quando si stava avvicinando la Pentecoste, festa titolare del Santuario del Divino Amore, che nel 1944 cadde il 28 maggio, il Papa invitò tutti alla novena della Madonna del Divino Amore durante l’ottavario della Pentecoste. Così massiccio fu l’afflusso di fedeli, che ben presto la basilica di San Lorenzo in Lucina non poteva più contenere le folle, necessitando il trasferimento dell’immagine della Madonna alla più grande chiesa del centro storico, e cioè Sant’Ignazio. E proprio il 4 giugno, giorno in cui terminò l’ottavario, mentre qui, in una gremitissima chiesa, i romani fecero il voto alla Madonna perché Roma venisse risparmiata, le truppe tedesche, invece di far esplodere i già minati ponti del Tevere e dare fuoco a tutta la città, se ne ritirarono in pace. “Al titolo e alle glorie di Salus populi romani”, avrebbe detto il Papa il giorno dopo, la Madre di Dio e Madre nostra, Maria, “ha aggiunto una nuova prova della sua benignità materna, che rimarrà in perenne memoria negli annali dell’Urbe”.

La domenica seguente, l’11 giugno, lo stesso Pio XII si recò nella chiesa di Sant’Ignazio, “ai piedi di Maria, Madre del Divino Amore”, come per oltre quattro mesi avevano fatto migliaia e migliaia di romani. Il veneratissimo affresco era collocato sopra l’altar maggiore, ricoperto con una massa di fiori e candele. Alla destra del santuario c’era l’ambone, dal quale il Papa, commosso, fece il suo discorso ai fedeli, ai “diletti figli e figlie”. E come è significativa la presenza qui del mosaico della Madonna del Divino Amore, così nel suo Santuario è stato collocato proprio quell’ambone, con una pregiata scultura bronzea di Pio XII, di grandezza naturale, messavi nel giugno 2014, settant’anni dopo il voto dei romani, riuniti intorno al loro Vescovo, e la sorprendente salvezza della città. Ricordiamoci però anche la supplica del Papa, elevata in questa chiesa, che Dio custodisca Roma, la preservi dagli estremi mali, e soprattutto la difenda “dal peccato, che solo rende veramente miseri gli uomini e i popoli”. Padre santo, venerabile Papa Pio XII: unisci ancora una volta, in questa chiesa, la tua fervente preghiera a quella di Maria SS.ma, Salus populi romani, Madre del Divino Amore: “Possa questa Roma dalla dura esperienza di tante sventure aver luce e forza per una miglior vita personale, familiare, collettiva, e, mercé tua [o Maria], ritornare esempio alle genti di vera civiltà cristiana per la fede, vissuta in opere di giustizia e in umile amore”. -  Fonte

13 commenti:

Anonimo ha detto...

OT
Voglio ricordare il 4 giugno di sei anni fa, quando ci siamo consacrati a Maria in S.Pietro.
Lei è la nostra forza, contro tutti gli errori, le eresie e le persecuzioni.
Possono attaccare i dogmi che La riguardano fi che vogliono ma saranno, comunque, sbaragliati.
Non praevalebunt.
Antonio (Napoli)

mic ha detto...

Grazie. Mi sfuggiva...
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2016/06/4-giugno-basilica-di-san-pietro-santa.html

mic ha detto...

E questo un mio commento:
Mi colpisce che ieri, sulla tomba di Pietro, tra le numerose persone accorse da ogni parte di Roma e d'Italia, eravamo in tre (senza esserci raccordati prima. Uno di loro era Pio Manelli) dello sparuto gruppo che una lontana luminosissima sera di qualche anno fa si era ritrovato per pregare il rosario proprio ai piedi dell'obelisco, nel centro sia geografico che spirituale della cristianità così ferita...

Anonimo ha detto...

Pio XII, il Papa!
Gianni Capucci

Ave Maria! ha detto...

E pensare che da quel giorno non sono andata/entrata piu' in S.Pietro!
Quest'oggi, primo sabato del mese , per dono di Dio abbiamo potuto fare il nostro piccolo pellegrinaggio a S.Celso per trascorrere due fantastiche ore ai piedi della SS.Vergine Acquedotto delle Grazie guidati nella preghiera e nel canto armonioso dal Rev.Canonico Antoine Landais.
L'anima mia magnifica il Signore!

Anonimo ha detto...


La liberazione di Roma dai nazisti - Postilla su qualche dettaglio trascurato

Il 23 marzo del 44 ci fu l'orribile strage delle Fosse Ardeatine, fatta dai tedeschi. L'autore dell'articolo dimentica però di precisare che si trattò di una rappresaglia, certamente feroce, per un feroce e militarmente inutile attentato compiuto dai partigiani comunisti nel centro di Roma, a via Rasella. Il pattuglione di una trentina di territoriali altoatesini in divisa tedesca che smontava dalla Guardia a Palazzo Barberini fu annientato da una bomba messa in un carro della Nettezza Urbana ivi dislocato. L'attentato riempì di furore i tedeschi, l'ordine della rappresaglia immediata e crudele venne dato personalmente da Hitler, a quanto sembra.
Bisognerebbe anche ricordare l'antefatto, per essere obbiettivi.
L'attività partigiana comunista, a base prevalentemente terroristica, fu accusata poi di mirare a scatenare le rappresaglie per far aumentare l'odio, in vista della futura rivoluzione proletaria.
Non risulta che i tedeschi volessero "bruciare Roma", come afferma invece l'articolo. Risulta che, forse per rispetto della città o per altri motivi, non abbiano fatto saltare i ponti sul Tevere. Ma poi se ne pentirono e lo dissero. Quei ponti furono attraversati dagli Alleati, nonostante Roma fosse stata dichiarata (ma unilateralmente) "città aperta" ossia scevra di attività militare, e permisero un rapido inseguimento, causando molte perdite ai tedeschi.
Allora, a Firenze i Tedeschi fecero saltare tutti i ponti, tranne Ponte Vecchio, per il suo valere artistico, che fu ostruito (non avrebbe comunque permesso il transito di mezzi corazzati etc).
Combattere alla periferia e dentro Roma non era comunque nei piani dei tedeschi, non avevano nemmeno le forze sufficienti. I combattimenti contro le soverchianti forze alleate si svolsero tutti a Sud di Roma, visto che gli Alleati erano sbarcati ad Anzio: a Latina, Pomezia etc. Vi presero parte anche unità della RSI, che si sacrificarono quasi al completo, come il Battaglione Barbarigo della X Mas.

Certamente la Ss.ma Vergine ha protetto la Città Eterna, sede del Papato, in quei perigliosi anni, tant'è vero che i bombardamenti alleati furono solo due (Roosevelt doveva curare anche la parte italo-americana del suo elettorato). Ma non bisogna esagerare e quasi attribuire solo al papa il merito della liberazione di Roma dall'occupante nazista. E ci furono i gravi attentati, le disumane rappresaglie, la "razzia" contro gli ebrei del ghetto...
Ps

Forse.. ha detto...

La festa di Maria Regina degli Apostoli, patrona del Seminario, e conferimento del Lettorato
I momenti centrali della Messa presieduta dal vescovo Giovanni nella festa di Maria Regina degli Apostoli, patrona del Seminario, col conferimento del Lettorato a due seminaristi
https://gloria.tv/post/WycySmcHXJdN2ixLz8Vuqvrmk#825

La mia domanda e' : Chi perpetua questo stato di cose, chi perpetua la "mascherata", chi perpetua la paura?
Risposta: noi stessi e tutti coloro che nella Chiesa dovrebbero insegnare avendo acquisito il dono della sapienza e del discernimento.

Anonimo ha detto...

Per Ps.
Concordo, ma queste precisazioni non dovrebbero sminuire l'opera di Pio XII. In malafede, viene attaccato per essere stato troppo filo tedesco.Pio XII ha cercato di proteggere e confortare i romani.

QUEL RAGAZZO SOLO CONTRO IL REGIME COMUNISTA ha detto...

Come oggi, trentatré anni fa un ragazzo nella piazza Tienanmen sfidò i carri armati cinesi. Non fu un atto d'incoscienza perché il giorno prima il regime comunista cinese aveva già represso nel sangue la rivolta. Quindi sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Quando rivedo quel ragazzo con due buste in mano e la camicia bianca che si mette davanti ai mostri in marcia e si sposta appena i cigolati mutano direzione e offre la sua vita inerme alla loro meccanica ferocia, penso alla nostra idea di libertà individuale. Il singolo contro il Sistema.
Ci siamo abituati a pensare alla libertà come valore assoluto e a riconoscerla nel diritto di fare tutto quel che vogliamo, perfino cambiar sesso, esibire i nostri gusti, fare i nostri comodi, liberarsi da limiti e confini, libero mercato e gl'individui liberi da ogni legame, fedeltà e ogni appartenenza. Ma questi sono modi pratici di vivere la libertà, non sono la libertà come dignità. La libertà diventa valore quando offri te stesso per affermarla: lui che sfida i draghi non ci mette solo la faccia ma la vita, con tutta l'anima e il corpo. Quella è la libertà che merita onore, che è valore assoluto e principio di civiltà. Le altre sono, più modestamente, le libertà. Il ragazzo di Tienanmen finì in carcere e poi in un manicomio, c'è chi dice che fu ucciso, non si sa come sia finito. Ebbe un destino persino peggiore di Jan Palach. Fu cancellato. Lui così fragile, forte solo delle sue gambe, della sua posizione eretta, del suo sguardo fiero, contro la ferocia impersonale di un carro armato. E dire che il fotoreporter americano quando lui entrò nel suo obbiettivo disse: “Quel tipo lì in mezzo mi rovina la scena”. Non capì che era lui la scena, era lui il simbolo. Era lui il punto luce della storia e dell'umana dignità.
(Marcello Veneziani)

Anonimo ha detto...

Apri le news e scopri che: bande di immigrati ormai spadroneggiano con violenza ovunque, che Milano ormai è musulmana, e che gli italiani, che non fanno più figli, sono ormai stati debellati con mezzi mengeliani
Lo Zar si è mosso, per la sua terra, per noi invece è tardi. De prufundis

Anonimo ha detto...


Precisazione di Ps a proposito di Pio XII che difese Roma (e non solo)

La postillla non era contro Pio XII, che ha fatto tutto quello che poteva. Era contro un certo modo di intendere l'intervento della preghiera nelle umane vicende. Modo che mi sembra a volte scadere nel "miracolismo", come se bastasse pregare e non fare altro, tanto poi ci pensa il Padreterno a mettere le cose a posto.
Una sorta di "quietismo", che mi sembra diffuso presso certi ambienti e non solo in relazione alle vicende del passato.
Ora, dall'articolo, che riproduce un intervento di un sacerdote straniero, olandese o francese (dal nome), sembra che le preghiere del papa abbiano impedito ai tedeschi di bruciare Roma o di combattervi casa per casa. Ma non risulta che i tedeschi avessero piani del genere. L'intervento poi cita l'orrore delle Fosse Ardeatine senza ricordare almeno che si trattava di una rappresaglia per un grave attentato.
Sicuramente la Madonna ha protetto Roma e la Chiesa, grazie anche alle preghiere del papa. Protezione sempre relativa, si intende, nel senso che non impedisce all'azione di certe malvagie causae secundae di manifestarsi e fare il loro corso. Però in certi casi sembra ridurne gli effetti. Mi pare che le violazioni di conventi e comunque edifici ecclesiastici da parte dei nazisti siano state minime, una o due. Sapevano che rigurgitavano di ebrei e antifascisti nascosti però non osarono impadronirsene e deportare tutti. L'indipendenza dello SCV, con i suoi numerosi edifici extra-territoriali, fu rispettata: non dimentico la foto dei due paracadutisti tedeschi di sentinella all'inizio di Piazza S.Pietro. Stavano esattamente sulla riga d'acciaio che, sul selciato, indica l'inizio dello Stato della Chiesa. Lo SCV, creato dal Trattato del Laterano del 1929, resse alla prova dei fatti. Dopotutto, sino al 4 giugno 1944 esisteva un governo fascista, della RSI, che contava assai poco ma certamente Hitler non poteva fare a Mussolini (un alleato-satellite di cui aveva bisogno) lo sgarbo di dissolvere quello Stato della Chiesa la cui esistenza si doveva soprattutto all'iniziativa politica dello stesso Mussolini (il quale nella RSI mantenne il regime matrimoniale concordatario, p.e.).

Quindi: preghiamo sempre ed oggi più che in passato senza dimenticare tuttavia che occorrono anche le opere, l'azione di causae secundae che comportino assunzione di responsabilità individuali.
L'azione delle causae secundae non viene soppressa dagli interventi della Provvidenza; viene modificata in modo per noi misterioso ed ineffabile e a volte forse non modificata affatto, in un senso o nell'altro.
Ps

Anonimo ha detto...


A queste notizie sulle violenze feroci degli "immigrati" arabi, l'anima del cardinale Carlo Maria Martini SI,
dall'Inferno dove probabilmente si trova, deve esser esplosa in
un sulfureo ghigno d'esultanza.

In uno dei suoi ultimi deliranti saggi, scrisse infatti:
"Certo non si può dire che nella nostra chiesa [minuscolo nel testo],lungo la storia, ci siamo sempre attenuti con fedeltà al messaggio di Cristo. Il Signore ispirerà a ciascuno come regolarsi. Ma il problema rimane ed è molto grande. Forse sarà necessario attendere una invasione di persone venute da altre civiltà, che distruggano e in qualche modo facciano tabula rasa di tutto il nostro modo di vita. Sappia però ogni vescovo che se non mette in pratica le parole forti di Gesù sulla povertà, non solo riguardo agli edifici ma anche negli stessi metodi di evangelizzazione, non potrà contare sull'aiuto di Dio." (CM Martini, Il vescovo, Rosenberg & Sellier, Torino, 2011, pp. 56-57)
L'invasione che vuol far tabula rasa dell'Italia è in atto da tempo, Eminenza, incoraggiata fortemente dal suo allievo Jorge Bergoglio, attualmente seduto sul Sacro Soglio, dietro l'alibi dell'accoglienza, che si vuole indiscriminata, dei poveri e diseredati, che tali in realtà non sono affatto, costituenti invece un ben organizzato esercito d'invasione. Ma la "tabula rasa" dei nostri valori e dell'etica cattolica, il tradimento dell'Italia e di tutte le nazioni fondate ancora sul cattolicesimo, ha cominciato a perpetrarli la Chiesa "conciliare", con le sue false "riforme", delle quali l'anima nera di Vostra Eminenza è stato uno degli indiscussi protagonisti, sino a mostrarsi "aperto" alle aberrazioni della Rivoluzione Sessuale, aborto (formalmente) escluso.
T.

Anonimo ha detto...

A proposito di Pio XII e di alcuni suoi scivoloni, mi sembra di ricordare che A.Bea fosse il suo confessore. E' vero? Ricordo giusto? Se così fosse bisognerebbe ripensare i 'suoi' scivoloni. Possibile?