Centrato e interessante, come sempre, il tema sviluppato da Peter Kwasniewski, uno dei nostri costanti punti di riferimento, nella nostra traduzione da Rorate Caeli. Una risorsa per rimanere ben orientati e non lasciar seppellire i nostri tesori. Qui l'indice dei precedenti sulla Traditionis custodes.
Oggi (20 novembre) nel calendario romano tradizionale è la festa di San Felice di Valois (†1212). Chi è questo santo sconosciuto, potreste chiedere, e perché occupa il nostro calendario? Non sarebbe giusto cancellarlo? E così, infatti, è avvenuto nel calendario Novus Ordo del 1969: Felice è svanito nel nulla, o meglio, si è ritirato nella sua pagina del Martirologio dove poche anime lo ricordano.
Ma vorrei suggerire che, come sempre, la Santa Madre Chiesa ha proceduto con saggezza nel suo corso millenario, e che l'allontanamento di questo santo e di molti altri segna l'ennesimo caso di Alzheimer ecclesiastico.
Si dice che San Felice sia stato un membro della corte reale in Francia. È noto, in ogni caso, che egli abbia rinunciato a tutti i suoi beni terreni per vivere da eremita. Fu cercato da San Giovanni de Matha, che aveva sentito parlare della fama della sua santità, e insieme fondarono l'Ordine della Santissima Trinità per la redenzione dei prigionieri, comunemente noto come i Trinitari. I membri di questo ordine si sarebbero recati in Terra Santa e si sarebbero consegnati in cambio del rilascio dei prigionieri cristiani in mano ai musulmani. Un ordine simile fu fondato nel 1218 da San Pietro Nolasco, San Raimondo di Peñafort e Re Giacomo d'Aragona, l'Ordine di Nostra Signora della Mercede (i Mercedari -ndT).
Quali lezioni può insegnarci San Felice? A differenza di tanti prelati di oggi nella Chiesa, che si aggrappano al loro potere, prestigio e piaceri, e che rifiutano di riformare se stessi o le istituzioni di cui sono responsabili, Felice era disposto ad abbandonare tutto per la "perla di grande valore" che è Gesù Cristo. Ha rinunciato alle sue opportunità di successo, posizione e prestigio, per fare ciò che era intrinsecamente degno per la sua anima immortale e per il bene della Chiesa. In questo senso Felice è l'antitesi del vescovo o sacerdote mondano, che possiamo chiamare l'“anti-Felice”: infelice nei propri peccati, siano essi di azione o di omissione, e causa di un gregge infelice.
Cosa ha fatto l'ordine co-fondato da San Felice? Ha redento i cristiani dalla mano dei loro oppressori pagani. Oggi niente, niente è più necessario quanto il fatto che la Chiesa cattolica riscopra la sua radicale opposizione al mondo, alla carne e al diavolo, tre nemici sui quali ha autorità spirituale, e dal cui pesante giogo può liberare i fedeli. Lo fa predicando la sana dottrina e alimentando una vita santa con i sacramenti e la liturgia celebrata con riverenza. Ancora una volta, San Felice è stato davvero felice nella sua battaglia senza compromessi con le forze delle tenebre, con l'oscurità dell'Islam in particolare. Se i vescovi, il clero, i fedeli d'Europa recuperassero anche solo una minima parte del coraggio e della convinzione di questi santi delle crociate!
Un'ultima puntualizzazione. Più volte all'anno, la Chiesa, nel ciclo santo della sua liturgia tradizionale, implora il Signore di liberarci dalla schiavitù o dalla prigionia. Permettetemi di offrire quattro esempi. La Colletta per l'odierna festa di San Felice recita:
O Dio, che con celeste ispirazione ti degnasti di chiamare il beato Felice tuo confessore all'opera del riscatto dei prigionieri: concedi, ti supplichiamo, che liberati per Tua grazia e per sua intercessione dalla schiavitù del peccato giungiamo in salvo alla nostra patria celeste. Per nostro Signore...L'8 febbraio preghiamo il compagno di San Felice:
O Dio, che con celeste visione ti sei degnato di istituire, per mezzo di San Giovanni [di Matha], l'ordine della Santissima Trinità per riscattare i prigionieri dal potere dei Saraceni, concedi, ti supplichiamo, che col soccorso dei suoi meriti e della Tua grazia, possiamo essere liberati da ogni prigionia dell'anima e del corpo. Per nostro Signore.Il 24 settembre:
O Dio, che per mezzo della gloriosissima Madre di tuo Figlio ti sei compiaciuto di dare nuovi figli alla tua Chiesa per la liberazione dei fedeli di Cristo dal potere dei pagani; concedi, ti supplichiamo, che noi che la amiamo e la onoriamo come fondatrice di una così grande opera, possiamo per i suoi meriti e la sua intercessione essere noi stessi liberati da ogni peccato e dalla schiavitù del maligno. Per lo stesso nostro Signore...Il 1° agosto:
O Dio, che hai fatto uscire illeso dal carcere sciolto dai suoi vincoli il beato apostolo Pietro: sciogli, ti preghiamo, le catene dei nostri peccati, e nella tua grande misericordia preservaci da ogni male. Per il nostro Signore.
Sono preghiere che abbiamo un disperato bisogno di fare: per noi stessi, per i nostri cari, per la Chiesa dovunque sia accerchiata dai pagani, soffocata dai saraceni. La liturgia conosce i nostri bisogni, li conosce intimamente e pone queste parole sulle labbra dei suoi sacerdoti e nel cuore dei suoi figli.
Dove sono queste preghiere nel Novus Ordo?
Questi santi sono spariti tutti. Tutti loro. Insieme alle preghiere che parlano di “disprezzare le cose della terra e aggrapparsi a quelle del cielo”.
Schiavitù, prigionia, catene? Troppo negativo. Troppo difficile. Troppo medievale. Troppo ultraterreno. Gli ottimisti patologici che facevano parte del Consilium hanno tirato fuori le loro moderne forbici e tagliato via ciò che non era più conforme ai tempi, anche a costo di scartare il materiale che da secoli sosteneva le anime cattoliche.* Così facendo si sono mostarti ingrati, auto-centrati e miopi.
Questo è uno dei mille motivi per cui dobbiamo, pazientemente, ripetere ai nostri amici del Novus Ordo, ancora e ancora: il problema non è “come si celebra la nuova liturgia”, come se vestirla come il più bel Bambino di Praga fosse tutto ciò che va fatto per migliorare le cose. No, perché il problema è molto più profondo: va al centro stesso dei testi e delle rubriche della nuova liturgia, che sono deformati, distorti, epuranti, inadeguati, fuorvianti e corrosivi del cattolicesimo. Ciò di cui c'è bisogno non è una "riforma della riforma" [ne parlo qui], o un'abbondanza di effluvi e di campane, violini e candelabri, per quanto queste cose siano certamente appropriate. Ciò che occorre, in definitiva, è il ripristino della vera liturgia romana nella sua pienezza, pienamente maturata in secoli di fede e di culto, e inequivocabilmente cattolica in ogni gesto, parola e canto.
Possa il Signore liberare la Sua Chiesa dalla schiavitù di una nuova liturgia semplificata, abbreviata, redatta per correttezza politica e dare a tutti i suoi figli l'accesso senza ostacoli ai riti della nostra salvezza, che include la nostra liberazione dai mali che ci opprimono.
San Felice di Valois, prega per noi!
Peter Kwasniewski
* La festa di San Felice iniziò a essere celebrata nella sua diocesi nel 1215, e fu estesa a tutta la Chiesa nel 1679.
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. L'Ordine dei Trinitari e quello della Mercede, sebbene distinti, sono fratelli nel fine per il quale sono stati fondati; i loro benefici risultati, in sei secoli di durata, consistettero nel restituire alle famiglie ed alla patria oltre un milione di uomini, la fede dei quali venne preservata dai pericoli dell'apostasia. Giovanni di Matha, assistito dal suo fedele collaboratore Felice di Valois, stabilì in Francia, presso Meaux, il centro dell'opera sua. Quale più ammirevole modello di Giovanni di Matha e dell'intero suo Ordine, nei giorni di preparazione alla Quaresima, in cui abbiamo bisogno di ravvivare in noi la fiamma della carità verso coloro che soffrono! Non ebbe altra ragione la sua esistenza, che il desiderio d'andare a strappare agli orrori della schiavitù fratelli sconosciuti che languivano fra i barbari. Vi può essere un'elemosina, per quanto generosa e indimenticabile, che si possa paragonare alla dedicazione di questi uomini, che si obbligano per regola, non solo a percorrere la cristianità per cercare i fondi destinati a procurare la libertà agli schiavi, ma persino a caricarsi delle catene di qualche sventurato, per riuscire a liberarne di più? Non è questo, per quanto lo consenta l'umana debolezza, imitare alla lettera l'esempio del Figlio di Dio, che discende dal cielo per farsi nostro Redentore? (Da don Prspero Guéranger, L'Anno liturgico.)
12 commenti:
" Una risorsa per rimanere ben orientati e non lasciar seppellire i nostri tesori."
Mi sovviene ,dopo gli anni '68 e seguenti, di alcuni parenti che buttavano tutto quello che a loro sembrava "vecchio", "troppo passato",che apparteneva "alla storia della famiglia"; mi riferisco ai mobili alle suppellettili ecc. per correre all'acquisto dei famosi mobili in teak , i mobili"stampati". E poi..e poi..e' venuta l'Ikea.Vi ricordate l'ingresso della parola "matusa" da Matusalemme rivolta agli anziani? Stessa cosa sembra sia avvenuta nella Chiesa e l'ardente amore di questo Pastore forte nella Fede ce lo ricorda parlando delle Vergini sagge e delle Vergini stolto in occasione della festa patronale di S.Caterina d'Alessandria Vergine e martire.Andrebbe trascritta e appena potro' lo faro'per centellinarla, per meditarla.
radicatinellafede rnf
https://www.youtube.com/watch?v=EBy4Pb9bUsE
Festa patronale di Santa Caterina V. M. in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
Omelia di don Alberto Secci: la Chiesa guarda al passato.
Domenica 21 Novembre 2021.
Oggi 22 novembre da "L'Anno Liturgico" di dom Prosper Gueranger, la Chiesa ricorda S. Cecilia Vergine e Martire. Scrive dom Prosper in merito al coraggio di S. Cecilia "Basterebbe davvero a caratterizzare l'epoca (ed era il XIX sec) il generale torpore caratterizzato dalla mollezza dei costumi; conviene aggiungere ancora un altro sentimento, che ha la stessa sorgente, e basterebbe, se dovesse durare a lungo, a rendere incurabile il decadimento di una nazione. Tale sentimento è la paura che ormai si è estesa a tutti. Paura di perdere i propri beni o i propri posti, paura di rinunciare al proprio lusso o alle proprie comodità, paura infine di perdere la vita ! Non occorre dire che nulla snerva di più e maggiormente danneggia il mondo di questa umiliante preoccupazione, ma soprattutto occorre dire che non è affatto cristiana. Dimentichiamo di essere soltanto pellegrini su questa terra ed abbiamo spenta nel cuore la speranza dei beni futuri ! Cecilia ci insegna a disfarci della paura. (...) Solo Dio sa cosa ci attende, ma se la paura non è sostituita da un sentimento più degno dell'uomo e del cristiano, la crisi politica divorerà presto la vita dei singoli e perciò qualsiasi cosa avvenga, è giunta l'ora di ricominciare la nostra storia."
Buona e santa giornata a tutti. In cordibus Jesu et Mariae.
La mondanizzazione del cattolicesimo è la sua negazione. I Cattolici, a mio parere, dovrebbero essere, per semplice coerenza personale con il Vangelo, una sorta di Amish, tanto per usare un esempio conosciuto ai più, restando Cattolici nel mondo senza farsi fagocitare dal mondo.
Perché questo possa accadere occorre una formazione continua del Cattolico che lui/lei dovrebbero arrivare a riconoscere come necessaria per la propria vita dalla raggiunta piena maturità intorno ai 30 anni. Questa formazione continua, iniziata dalla famiglia e dalla comunità e da entrambe continuate, in modi e tempi diversi, con coerenza lungo la loro vita, dovrebbe essere,dovrebbe diventare l'humus dove le nuove generazioni vengono accolte e rese atte ad affrontare il mondo senza cedimenti, senza sentimenti d'inferiorità, senza sentimenti di superiorità, semplicemente nella certezza di trovarsi dalla parte giusta.
La certezza ed il sentimento di sentirsi dalla parte giusta può nascere e radicarsi solo se la famiglia e la comunità, in ogni loro componente, hanno dimostrato con le parole e con i fatti di aver saputo fare i conti col mondo alla luce del Vangelo, della Dottrina che ne discende, dei Sacramenti che la innervano, della storia stessa della Chiesa e delle vite dei Santi. Ed i conti con il mondo devono essere ed essere stati, almeno il più delle volte, positivi.
Ma tutto questo sarà possibile quando ogni cattolico capirà che deve mettere mano alla coerenza, cominciando dai vertici della Chiesa, se questo non fosse possibile, per il momento poco importa, ogni adulto però ora e sempre deve cercare, con buona volontà, di restaurare la sua coerenza di Cattolico attraverso l'ascolto la Parola e l'Imitazione di Gesù Cristo, ricordando che il Signore non è un molle vinto, ma un fortissimo vincitore capace di santa ira e stretta coerenza con la Sua santissima missione.
E intanto gli asterischi trionfano..
https://www.google.com/amp/s/torino.corriere.it/cronaca/21_novembre_20/torino-liceo-cavour-sceglie-l-asterisco-indicare-student-b3175c76-49ee-11ec-9eeb-b1479f268b5b_amp.html
La Chiesa cattolica è caduta dell'eternita' nel tempo, vivendo e facendo proprio lo spirito del tempo e del Mondo. Anche nei secoli passati vi furono deviazioni, eresie e quant'altro, ma la nave seppe sempre tenere la rotta. Ora il nemico è dentro la Chiesa, non è più esterno. Come salvare il bambino, buttando l'acqua sporca? Oggi, la cattolicità, ad esempio, si ritrova appieno nella Fraternità San Pio X, mentre per il resto si assiste ad uno sgretolamento progressivo.
Buona festa di Santa Cecilia patrona dei musicisti
Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar.
Santa Cecilia è nota per essere la patrona della musica un'affiliazione che le è stata attribuita grazie ad un brano della Passio nel quale, descrivendo il suo matrimonio si dice: «Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa». Fu così che da questo canto le venne attribuito l'appellativo di patrona della musica. Già nel celebre dipinto di Raffaello L'estasi di Santa Cecilia, posto nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, la vergine martire veniva raffigurata con un organo portativo in mano e con ai piedi «sparsi per terra instrumenti musici, che non sono dipinti, ma vivi e veri si conoscono».
Andrea Sandri
Il mondo sta ritornando pagano perché i cristiani hanno rinunciato a convertirlo. Una cosa tanto semplice che si ha anche l'imbarazzo di esprimerla.
@22 novembre 2021 11:20
Ormai i cervelli sono cotti a puntino,della serie "bollito misto".
Nella Storia della guerra del Peloponneso di Tucidide leggiamo che mentre gli ateniesi stavano decidendo una linea d’azione contro gli spartani, gli anziani della città ordinarono a tutti i cittadini di radunarsi nel grande anfiteatro dove si poteva votare. Per rivolgersi alla folla furono scelti due dei principali oratori di Atene: Asclepio e Demostene. Dopo che Asclepio ebbe pronunciato la sua orazione, tutti gliaAteniesi commentarono educatamente: “Ha detto bene”. Dopo che Demostene ebbe parlato con la sua consumata abilità oratoria, gli ateniesi balzarono in piedi e gridarono, come con un sol uomo: “Carica!”
La festa di Cristo Re non serve per sederci comodamente e dire: “Che bello”. Questa festa richiede che tutti insieme gridiamo: “Carica!”.
(padre John A. Perricone)
Beh, la Festa di Cristo Re (universorum Rex e non Re dell'universo) nel calendario Vetus Ordo l'abbiamo celebrata l'ultima domenica di ottobre.
Ciò non toglie che resti valido quanto segnalato dall'ultimo Anonimo...
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/10/nessuno-puo-essere-allo-stesso-tempo-un.html
"perché i cristiani hanno rinunciato a convertirlo"
E' così.
Hanno rinunciato, i cattolici, a convertirlo da quando il Concilio ha detto che la Chiesa, d'ora in poi, si metteva "in ascolto" del mondo per "dialogare" con esso, al fine di realizzare l'unità del genere umano nella pace, nella giustizia (e nella democrazia).
La Chiesa gerarchica non voleva più essere docente, ma discente, rispetto al mondo e quindi alle altre religioni. I cattolici erano invitati a scoprire quanto fossero buone e belle queste religioni, a cominciare dall'Islam, che ora non per nulla ci sta sommergendo, innanzitutto col numero. I cattolici erano invitati non più a convertire i non-cattolici, con l'esempio della loro vita e la testimonianza della retta dottrina, bensì a far progredire i non-cattolici nei valori delle loro religioni (Nostra Aetate, art. 2.5).
Il cattolicesimo veniva svuotato e capovolta l'idea stessa della missione. Si affermava una conversione al contrario. Decostruzione del cattolicesimo secondo lo spirito neo-modernista penetrato vittoriosamente nei testi dello sciagurato Concilio.
La verità nella morale non risultava più dal Deposito della Fede, mantenuto dal Magistero nei secoli, bensì dalla ricerca in comune con tutti gli altri uomini, con tutti i non-cattolici, seguendo i dettami della propria coscienza (cost. Gaudium et spes, art. 16). La verità, nella fede e nei costumi, non era più assoluta (in quanto rivelata) perché la verità diventava la ricerca della verità, da attuarsi in perpetuo, in un pulviscolo di iniziative: un "discussionismo" e un "mobilismo" inarrestabili (Amerio), che si interrogavano e si interrogano senza posa su se stessi, dai convegni sui "moderatori di dialoghi", così in generale (Amerio), agli attuali "sinodi sui sinodi". Siamo alla caricatura sempre più demenziale del Cristianesimo.
Però, mi raccomando, non lo diciamo a nessuno, che il Concilio invece di fulminare le eresie galoppanti nella "nuova teologia", le ha incorporate nei suoi testi e lasciate esplodere nel post-concilio. Zitti, per carità, non disturbiamo la quiete dei cattolici onestamente conformisti, preti e laici, che non vogliono sentir parlare di critiche al Concilio, maggioranza sorda, muta e cieca...
PP
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