Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 novembre 2023

9 Novembre 2023: Dedicazione dell'Arcibasilica del Santissimo Salvatore

San Giovanni in Laterano, "Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput".
9 Novembre 2023: Dedicazione dell'Arcibasilica del Santissimo Salvatore
Doppio di II classe. Paramenti bianchi.
   
La dedicazione nel IV secolo.
Nel IV secolo dell'era nostra con la fine delle persecuzioni, il mondo ebbe l'impressione di pregustare la gioia dell'ingresso nella città della pace senza fine, e il contemporaneo Eusebio, all'inizio del decimo e ultimo libro della sua Storia, esclama: "Gloria all'Onnipotente, gloria al Redentore delle anime nostre". Egli va descrivendo da teste oculare l'ammirabile spettacolo delle dedicazioni delle nuove chiese sorte dappertutto. Di città in città si radunavano i vescovi e si raccoglievano le folle. Da popolo a popolo una benevolenza di mutua carità, di fede comune, di raccolta allegrezza armonizzava i cuori e l'unità del corpo di Cristo si rendeva evidente in una moltitudine animata dal soffio dello Spirito Santo, in cui si compivano le antiche profezie annunzianti una città vivente del Dio vivente in cui ogni sesso e ogni età avrebbe esaltato l'autore di tutti i beni. Come apparvero augusti allora i riti della Chiesa! La perfezione accurata che vi spiegavano i Pontefici, lo slancio della salmodia, le ispirate letture, la celebrazione dei Misteri formavano un insieme divino.
La basilica del Laterano.
Il 9 novembre del 324 fu il giorno natalizio o Dedicazione della Basilica del Laterano, della quale l'imperatore Costantino aveva ordinato la costruzione nel 315. Papa Silvestro la dedicò al Salvatore la cui immagine, presentata ai fedeli, dopo i secoli delle persecuzioni, parve una apparizione divina. I Papi fissarono la residenza nel palazzo vicino alla Basilica, che fu perciò la loro cattedrale, e sorse così "la madre e il capo di tutte le Chiese e città del mondo". Due incendi sopravvenuti nel secolo XIV e l'abbandono subito in conseguenza dell'esilio di Avignone resero necessaria una ricostruzione quasi per intero, terminata la quale, la Basilica fu riconsacrata e dedicata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. La festa di oggi. Se festeggiamo la Dedicazione delle nostre chiese particolari e delle nostre cattedrali con gioia e fierezza, è cosa normale e doverosa che festeggiamo nel mondo intero la Dedicazione della "Chiesa madre", della cattedrale del Papa. Oggi ancora in quella chiesa i Papi prendono possesso ufficiale del loro alto ufficio, in quella chiesa dal IV secolo si compiono le grandi funzioni della benedizione degli Olii Santi nel Giovedì Santo e la benedizione del Fonte nella Veglia Pasquale e in quella chiesa, nel corso dei secoli, furono battezzati a migliaia i catecumeni, ordinati a migliaia i sacerdoti appartenenti a tutte le diocesi del mondo. In quella chiesa si venera ancora l'antica immagine del Salvatore e milioni di fedeli, nel corso delle visite giubilari, l'hanno venerata e ammirata, chiedendo il perdono dei peccati.
Leviamo a Cristo le acclamazioni che si leggono nel mosaico dell'abside: ti attendiamo, Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il nostro Maestro, o Cristo!
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1259-1260

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Fra le ricche e grandiose basiliche romane, nelle quali con solennità dal IV secolo si celebrano le cerimonie del culto cristiano, occupa il primo posto quella di cui oggi si celebra l'anniversario della Dedicazione.

I riti, che la Chiesa Romana osserva nella consacrazione delle Chiese e degli altari, furono istituiti dal Papa san Silvestro I. Benché ci fossero fin dai tempi degli Apostoli dei luoghi dedicati a Dio, e chiamati ora oratori, ora chiese, dove la domenica si tenevano le adunanze, e il popolo cristiano costumava di pregare, udire la parola di Dio e di ricevere l'Eucarestia, tuttavia non si consacravano con tanta solennità, non vi si erigevano ancora altari in titolo, che, unti col crisma, rappresentassero nostro Signor Gesù Cristo, ch'è nostro altare, ostia e pontefice. Ma allorché l'imperatore Costantino ebbe ottenuta col sacramento del Battesimo la sanità e la salute dell'anima, allora egli emanò una legge colla quale per la prima volta si permetteva in tutto il mondo ai Cristiani di costruire chiese; ed egli li eccitò alla costruzione di edifici sacri, non solo col suo editto, ma ancora coll'esempio. Infatti, Costantino donò a san Silvestro il palazzo dei Laterani, posto sul monte Celio, che apparteneva a Fausta, moglie di Costantino, perché ne facesse sua privata dimora, e vi fondò la chiesa del «Laterano». Dedicò nel suo palazzo di Laterano una chiesa al Salvatore, e contiguo ad esso fondò il battistero sotto il nome di san Giovanni Battista, nel luogo stesso ove egli era stato battezzato da san Silvestro, e guarito dalla lebbra dell'infedeltà; chiesa che consacrò lo stesso Pontefice, il 9 Novembre 324, col nome di «Basilica del Santissimo Salvatore». E noi quest'oggi celebriamo la memoria di questa consacrazione, perché in questo giorno fu fatta a Roma la prima consacrazione pubblica d'una chiesa, e apparve al popolo Romano l'immagine del Salvatore dipinta sulla parete.
Che, se poi il beato Silvestro consacrando l'altare del Principe degli Apostoli, ordinò che gli altari quindinnanzi fossero di pietra; pure l'altare della basilica del Laterano fu fatto di legno. Né ciò stupisca, perché da san Pietro fino a san Silvestro, non potendo aver i Papi, a causa delle persecuzioni, una residenza fissa, dovunque li costringeva la necessità, sia nelle cripte, sia nei cimiteri, sia nelle case di persone pie, essi offrivano il Santo Sacrificio su questo altare di legno fatto a guisa di arca. Resa poi la pace alla Chiesa, san Silvestro, in onore del Principe degli Apostoli, che si dice aver celebrato sopra questo altare, e di tutti gli altri Pontefici che se n'erano serviti fino allora per la celebrazione dei santi misteri, lo collocò nella prima chiesa del Laterano, ordinando che in seguito nessun altro, all'infuori del Romano Pontefice, vi celebrasse la Messa.
Più tardi al tempo di Lucio II (secolo XII) questa chiesa fu dedicata a San Giovanni Battista, al quale era intitolato il Battistero annesso alla basilica; perciò ora è nota sotto il titolo di «San Giovanni in Laterano». In questa basilica e nell'annesso palazzo dal secolo IV al secolo XVI, si sono riuniti più di venticinque Concili, dei quali cinque ecumenici. Questa chiesa, rovinata da incendi, devastazioni e terremoti, restaurata sempre con gran cura dai sommi Pontefici, e in seguito interamente ricostruita, il sommo Pontefice Benedetto XIII, dell'ordine dei Predicatori, la consacrò solennemente il 28 Aprile dell'anno 1726, e stabilì che se ne celebrasse la memoria quest'oggi. Ciò che poi Pio IX aveva deciso di fare, lo compì Leone XIII prolungando ed allargando, con ingenti spese il coro dell'altare maggiore, cadente per effetto del tempo; rifacendo iI vecchio mosaico, già restaurato in molte parti, secondo l'antico esemplare e trasportandolo nella nuova abside magnificamente e artisticamente decorata, facendo restaurare, con rifacimento del soffitto di legno, la nave della crociera nell'anno 1884, coll'aggiunta di una sagrestia, di un'abitazione per canonici, e di una galleria contigua conducente al battistero di Costantino.
L'Arcibasilica Lateranense è la Cattedrale del Papa, la Madre e il Capo di tutte le Chiese dell'Urbe e dell'Orbe. Le Stazioni più solenni hanno per mèta questa basilica, ove avvenivano le ordinazioni dei sacerdoti, la riconciliazione dei penitenti, e nel giorno di Pasqua, il battesimo dei catecumeni, e i neofiti ritornavano in processione durante tutta l'Ottava. La prima Domenica di Quaresima si apre a San Giovanni in Laterano il grande Ciclo liturgico della penitenza e vi si ritorna la Domenica delle Palme e il Martedì delle Rogazioni; ivi si compiono le solenni funzioni del Giovedì Santo e del Sabato Santo, e vi si celebra la Messa il Sabato in Albis e la vigilia della Pentecoste.

Santa Messa
La Santa Messa Terribilis è tratta dal Comune della Dedicazione di una Chiesa.
In tutti i tempi Dio ha voluto che gli si consacrassero dei luoghi dove il popolo potesse adunarsi, sia per rendergli il culto dovuto, come per ricevervi più abbondantemente le sue grazie (Orazione). Come già Salomone per il tempio di Gerusalemme, la Chiesa si è sempre compiaciuta di usare di tutte le risorse del genio umano e di tutte le ricchezze della natura, nella costruzione di santuari degni di Dio. La cerimonia della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme durò otto giorni e i Giudei ogni anno ne rinnovavano il ricordo con grande solennità. 
La Chiesa consacra del pari i suoi templi con una festa che un tempo aveva quasi lo splendore di Pasqua e dell'Epifania, ed i cui riti si riportano a tre punti principali: traslazione delle reliquie, consacrazione della chiesa, consacrazione dell'altare. 
Colla sua dedicazione a Dio, la chiesa viene ad essere rivestita di un carattere che esige rispetto e confidenza. È là infatti, come in casa di Zaccheo, che Gesù discende (Vangelo). La chiesa è «la casa di Dio, la porta del cielo e sarà chiamata reggia di Dio» (Introito). Essa è «il tabernacolo di Dio tra gli uomini» (Epistola). Quivi si stabiliscono le relazioni ufficiali che legano l'uomo al suo Creatore; quivi si svolgono le cerimonie liturgiche prescritte dalla Chiesa, colle quali si onorano le tre Persone divine. «Sii qui presente, dice il Vescovo, nel giorno della Consacrazione, o Dio eterno, uno di natura e trino nelle Persone: Padre, Figliuolo e Spirito Santo». La solida pietra su cui è saldamente fondata la casa del Signore (Alleluia), è l'altare sul quale discende Gesù; esso è il centro a cui tutto converge nella chiesa. Il Cristo è infatti la pietra angolare dell'edificio spirituale di cui il tempio materiale non è che la figura, tempio formato dall'unione di tutti i cristiani, «pietre viventi tagliate dallo scalpello delle tribolazioni e levigate dal martello delle sofferenze, per divenire il tempio divino ove l'onore e la gloria sono resi in tutti i luoghi al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo» (Inno di Mattutino, Postcommunio). Tale immagine è tanto più reale, inquantoché come la chiesa e l'altare sono dapprima lavati, poi unti con l'olio santo e quindi accolgono Gesù-Ostia, così ogni cristiano è lavato nelle acque del Battesimo e unto col crisma della confermazione e riceve l'Eucarestia nel suo cuore. Il tempio materiale in fine è il simbolo della Gerusalemme celeste dove di continuo risuonano i canti di allegrezza degli eletti. Un giorno di fatti la Chiesa glorificata entrerà per sempre nel vero santuario di Dio che è il cielo (Epistola).

All'Introito. Il patriarca Giacobbe, essendosi addormentato a Bethel, ebbe una visione celeste. Una scala misteriosa gli apparve che andava dalla terra al cielo e lungo la quale salivano e discendevano gli Angeli, fino al luogo ove egli si trovava. Egli disse allora le parole che formano l'Introito della festa della Dedicazione di una Chiesa. - Segue poi il versetto del Salmo 83 in cui il Real Profeta esprime il suo amore verso la casa del Signore. Questo duplice sentimento di santo timore e di gioia, deve riempire le nostre anime allorché entriamo in una Chiesa, che è stata solennemente consacrata a Dio.

All'Epistola. San Giovanni nella sua Apocalisse vede nel Tempio materiale di Gerusalemme il simbolo della Gerusalemme celeste, ossia la Chiesa trionfante, che è la sposa di Gesù glorificata nel cielo. Allorquando, alla fine del mondo, la terra sarà stata rinnovellata, la Chiesa del cielo e quella della terra non saranno più separate e il tabernacolo celeste sarà veramente il vero santuario, ove Dio abiterà con tutti gli uomini risuscitati alla gloria. Le nostre chiese sono come l'atrio di questa Chiesa dell'eternità.

Al Vangelo. Gesù scelse la casa di Zaccheo per esservi ospitato. Nelle nostre chiese, Gesù discende ogni giorno e vi dimora mediante l'Eucarestia, per concedere a noi, come al pubblicano, grazie salutari. Amiamo dunque questi santuari nei quali Gesù applica alle anime nostre i frutti della sua redenzione.

All'Offertorio. Davide ringrazia Dio di aver potuto radunare tutto il materiale necessario alla costruzione del tempio, e con grande gioia lo offre al culto del Signore.

Al Communio. La prima parte del canto della Comunione è costituita dalle parole che Gesù disse quando scacciò i commercianti dal tempio. La Chiesa vi aggiunge quelle che il Maestro pronunziò in un'altra circostanza sull'efficacia della preghiera. Nel tempo della consacrazione di una chiesa, il Vescovo domanda a Dio di ascoltare favorevolmente le preghiere che ivi gli saranno fatte. «Lo Spirito Santo si degni discendere coll'abbondanza della grazia dei suoi sette doni, onde tutte le volte che il suo santo nome sarà invocato in questa casa, le preghiere di quelli che ti supplicheranno siano ascoltate da te, o Dio misericordioso». 

Omelia di sant'Ambrogio Vescovo.
Libro 8 su Luca, vicino alla fine.
Zaccheo, piccolo di statura, cioè per nulla elevato per dignità e nobiltà di natali, e di poco merito, come lo era il popolo dei gentili, avendo udita la notizia della venuta del Signore Salvatore, mentre i connazionali non avevano voluto riceverlo, egli desiderava vederlo. Ma nessuno vede facilmente Gesù; nessuno può vedere Gesù, restando a terra. E siccome non aveva né i profeti, né la legge, cioè nessuna grazia naturale, salì sopra a un sicomoro, quasi calpestando coi suoi piedi la vanità dei Giudei e riparando così gli errori della vita passata. Perciò ricevette Gesù come ospite nell'interno della sua casa.
Fece bene a salire sopra un albero, per produrre, divenuto egli stesso un buon albero, dei buoni frutti, e per poter arrecare il frutto della legge dopo essere stato staccato dall'olivo selvatico ed innestato, contro sua natura, sopra un buon olivo. Infatti la radice, cioè la legge, era santa, anche se i rami erano inutili. E il popolo gentile trascese la gloria vana di questi, per la fede nella risurrezione, come per una elevazione del corpo. Zaccheo era dunque sul sicomoro, il cieco sulla via: e il Signore attende l'uno per fargli misericordia, e nobilita l'altro con l'onore di una sua visita; interroga l'uno per guarirlo, si invita, senza essere invitato, nella casa dell'altro. Sapeva infatti che la ricompensa per l'ospitalità che gli veniva data sarebbe stata abbondante. Tuttavia, sebbene non avesse udito ancora la voce di Zaccheo invitarlo, già ne aveva visto l'affetto. Ma, per non dar l'impressione che abbiamo abbandonato presto quel cieco, quasi infastiditi dai poveri, per passare al ricco, aspettiamolo perché anche il Signore lo aspettò; interroghiamolo perché anche Cristo lo interrogò. Noi Io interroghiamo perché non sappiamo, egli perché sapeva. Noi lo interroghiamo per sapere come è stato guarito; egli lo interrogò perché da lui tutti noi apprendessimo in che modo possiamo meritarci di vedere il Signore. Lo interrogò infatti perché credessimo che nessuno può salvarsi se non fa professione di fede.

3 commenti:

Diocesi: Roma, San Giovanni in Laterano festeggia 1.700 anni. ha detto...

Tra le navate santi e scultori

San Francesco, accompagnato da san Domenico, vi si recò nel 1223 per farsi approvare la regola dal Papa. Santa Teresina di Lisieux nei suoi scritti racconta la sua prima visita. La navata dell’arcibasilica del Santissimo Salvatore e di San Giovanni Battista ed Evangelista, meglio nota come San Giovanni in Laterano, nei secoli è stata attraversata da gente comune, futuri santi, protagonisti indiscussi del Rinascimento italiano. La cattedrale di Roma si prepara a festeggiare i 1.700 anni e da domani, festa della Dedicazione, fino al 9 novembre 2024 verrà celebrata con numerose iniziative presentate questa mattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella Sala Cardinale Ugo Poletti del Palazzo del Vicariato. “Nel 324, 1700 anni fa, per la prima volta l’intera comunità cristiana di Roma poté riunirsi per celebrare in un unico edificio”, ha detto mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma. Nel corso dell’incontro, moderato da padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali del Vicariato, mons. Lonardo ha citato solo alcuni dei personaggi che hanno ammirato la “Mater et caput” di tutte le chiese di Roma e del mondo: sant’Agostino, san Gregorio Magno, san Francesco, san Domenico, santa Caterina da Siena, sant’Ignazio di Loyola. E ancora Michelangelo, Caravaggio, Galileo Galilei. “Fu Costantino a costruire a proprie spese la basilica ma a Roma esistevano già almeno 40 chiese – ha proseguito mons. Lonardo –. Non solo domus ecclesiae, perché la comunità cristiana aveva bisogno di luoghi per celebrare, battezzare, vivere la sua vita. Si pensi che le catacombe di Callisto erano proprietà della Chiesa di Roma già più di 100 anni prima di Costantino, anche se la chiesa era ancora perseguitata”. Al suo interno la basilica di San Giovanni in Laterano custodisce preziosissime reliquie: “Nel ciborio medioevale, oggi in restauro, ci sono le reliquie dei santi Pietro e Paolo – ha rimarcato il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria –. Nell’altare c’è quella che, secondo la tradizione, è la tavola sulla quale celebrò san Pietro. Mentre in un transetto laterale vi è poi una tavola di legno di cedro ritenuta quella dell’Ultima Cena”. Queste e numerose altre curiosità sulla basilica, dedicata prima al Salvatore e successivamente ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, saranno svelate da don Andrea Lonardo durante il ciclo di incontri di carattere religioso-culturale sul tema “Da Costantino all’esilio avignonese”. Gli incontri si terranno per 4 martedì: 14, 21, 28 novembre e 5 dicembre. Previsto anche l’acceso a luoghi-simbolo del complesso Lateranense: le logge, l’abside, alcune reliquie, gli scavi.

Catholicus.2 ha detto...

All’inizio del IV secolo, Roma cominciò a cambiare il suo tradizionale aspetto architettonico grazie all’imperatore Costantino e all’attività edilizia da lui favorita. Egli fece costruire la basilica di San Giovanni in Laterano con un battistero e un palazzo che divenne la residenza dei vescovi di Roma.
Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano è la madre di tutte le chiese dell’urbe e dell’orbe. E’ il simbolo della fede dei cristiani nei primi secoli, che sentivano la necessità di riunirsi in un luogo comune e consacrato per celebrare la Parola di Dio e i Sacri Misteri. La festa odierna, come ben evidenzia la liturgia, è la festa di tutte le chiese del mondo.

Sant'Andrea Avellino intercedete per lui! ha detto...

Dall'IBP di Roma - casa San Clemente - ricevo e trasmetto.

Ieri 9 Nov.2023, ha improvvisamente terminato la sua esistenza terrena S.E.R. Monsignor François Bacqué, Arcivescovo Titolare di Gradisca e Nunzio Apostolico, affidiamo alla Misericordia Divina la sua anima.