Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 22 novembre 2023

Non era così brutta l’Italia del dopoguerra

Vale sempre la pena riprendere Marcello Veneziani.
Non era così brutta l’Italia del dopoguerra

Ma era così brutta, odiosa e maschilista l’Italia dell’immediato dopoguerra, quando c’erano ancora i soldati americani per le strade?
Ho visto il film di Paola Cortellesi, C’è ancora un domani, che primeggia nelle sale e gode di giudizi largamente positivi. Confesso che da amante del cinema sto diradando la mia assidua frequentazione delle sale perché non riesco a sopportare più gli ingredienti obbligati che dominano i film e li rendono scontati, stucchevoli. Non c’è storia di vita e d’amore che non ruoti intorno al gender, al femminismo e all’omosessualità, o che ne abbia almeno una dose d’obbligo; non c’è storia di popoli che non ruoti intorno al razzismo, al vittimismo o che non abbia almeno una figura positiva di nero, di arabo, di immigrato; non c’è film di guerra che non ruoti intorno al male nazista o contro il fascismo; tutto il resto della storia è cancellato. E potrei continuare. Non c’è evento storico, personaggio famoso, artista o scienziato, che al cinema non sia ripassato in padella attraverso quei canoni obbligati, a volte assommandoli tutti.
Il film della Cortellesi già in partenza mostrava alcuni di questi requisiti ma era piaciuto ad amici e familiari e ciò mi ha spinto a vederlo. Confermo che è un bel film, ben fatto e ben interpretato. Salvo qualche luogo comune sui maschi, sulle donne, sui neri (il soldato americano buono è naturalmente nero). Quel che critico è la riduzione del passato a uno schema manicheo secondo un pregiudizio del presente. Si può davvero rappresentare quel tempo, quel mondo, quell’umanità attraverso la storia di un marito violento che mortifica sua moglie, in una società patriarcale e maschilista in cui le donne devono tacere e sono considerate inferiori? Quel mondo, quella generazione è quella dei nostri padri, delle nostre madri, dei nostri nonni. E non erano dei mostri, anzi. Che in quella società avesse una forte preminenza maschile il pater familias, è vero e le ragioni sono antiche e comprensibili: quando era il padre a portare i soldi e il pane a casa, quando i maschi andavano in guerra e avevano la responsabilità delle famiglie, la società reggeva su quella divisione di ruoli e di gerarchie. La famiglia era una piccola monarchia. Anche se non mancavano famiglie matriarcali, in cui era la donna a guidare la famiglia e il marito. Quel modello maschile rispondeva allo spirito del tempo, alla situazione reale, ed era vissuto in larga parte in modo consensuale, e non solo per rassegnazione. Per un marito che malmenava e umiliava la sua donna, c’erano dieci padri e mariti premurosi che si sacrificavano per la famiglia, come le madri; in cui era saldo l’amore, la dedizione, il riconoscimento reciproco; gran parte delle famiglie non reggevano sulla paura del padre. Le donne, andando meno a scuola, al lavoro, in pubblico, erano su un piano inferiore rispetto ai maschi. Poi le condizioni sono cambiate; di quel mondo abbiamo perso alcune odiose disparità e certi deplorevoli vizi ma abbiamo perduto anche generosità, doti e virtù.
Quella era una più viva umanità, con legami più forti e più duraturi, non solo per necessità; un senso della famiglia e della comunità; c’era un’energia vitale, una forza di vivere, una gioia per le minime cose, un’aspettativa di domani che oggi non abbiamo più. Quando ci confrontiamo col passato non dimentichiamo che dobbiamo calarci in un periodo storico che aveva altri termini di paragone. E dobbiamo saper riconoscere quel che abbiamo guadagnato ma anche quel che abbiamo perduto rispetto a quel tempo. Nell’immediato dopoguerra c’era una voglia di vivere, la passione di costruire, far nascere, che oggi non abbiamo più. L’umanità non era fatta solo di mariti violenti, di parassiti, di “cravattari”(usurai), di cafoni arricchiti in modo disonesto, di puttanieri, come ce li rappresenta il film, salvo alcune figure virtuose (tutte donne, naturalmente, oltre il soldato di colore). E poi, per la verità storica, le peggiori violenze che subirono le donne in quegli anni non furono in casa ma per strada. Pensate alle migliaia di donne “marocchinate”, cioè stuprate dai soldati di colore delle truppe alleate; o pensate all’orrenda prostituzione per fame di mogli, madri e figlie anche minori, narrata da Curcio Malaparte ne La Pelle o descritta nel diario Quasi una vita di Corrado Alvaro, ora ristampato.
Il film dà al voto alle donne per la prima volta il significato di una liberazione e una svolta epocale. Vorrei ricordare che il voto alle donne fu determinante per sconfiggere il fronte progressista e socialcomunista, perché le donne votarono in larga maggioranza nel nome di Dio e del parroco, alla Democrazia cristiana. E in alcune zone d’Italia, soprattutto al centro-nord, la prima trasgressione delle mogli rispetto ai loro mariti fu il loro voto cattolico, familista e conservatore rispetto ai mariti che votavano per Baffone (Stalin era il loro mito) e per la sinistra socialcomunista. Vorrei poi far notare che quella società così maschilista registrava meno femminicidi di quella odierna: dopo tutta l’ondata di femminismo, parità delle donne, lotta contro le violenze alle donne, il risultato è davvero scoraggiante.
Insomma, un film è un film e non un saggio storico o un trattato sociologico e antropologico, è inevitabile che racconti una storia particolare da un punto di vista particolare. Ma è sconfortante che il punto di vista sia sempre lo stesso e i casi raccontati siano sempre in quella direzione. Marcello Veneziani 17 Novembre 2023 Panorama, n.47

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Tante di queste puntualizzazione di Marcello Veneziani sono uscite nel tempo anche dai commenti anonimi su questo blog, dimostrazione che le puntualizzazioni di Veneziani rispecchiano, in verità, la vita com'era di un intero popolo, il nostro.

Anonimo ha detto...

Qualche caso patologico e una società ancora sana, contro la società odierna patologica e qualche caso sano.

Anonimo ha detto...

Quelle famiglie, quel mondo, sia pur con le umane debolezze, e quella Chiesa erano di gran lunga preferibili delle famiglie attuali, del mondo attuale...e della Chiesa attuale! Ci hanno trasmesso valori!! Ora siamo allo sfascio totale!

Da Fb ha detto...

Alle volte qualcuno si sarà chiesto come mai spesso questi paladini da tastiera dei mantra mainstream tipo "no violenza sulle donne", queste emergenze simulate che si autoalimentano creando una realtà fittizia, solo mediatica, funzionale ai piani e alle pianificazioni delle lobby finanziarie che hanno necessità di dividere tutti, farli tutti rifluire nella solitudine, nell'odio e nella diffidenza reciproca che rende perfetti consumatori, distruggendo ogni relazione sociale, queste vestali del "femminicidio", questi volontari "femministi" maschi della domenica, che proiettano l'immagine della coppia etero come potenzialmente omicidiaria (in percentuali i delitti passionali e no in ambito tutto omosessuale sono 10 volte superiori) siano spesso donne evidentemente lesbiche e omosessuali, ma di quelli fasulli non alla Pasolini, quelli alla "moda milanese".

E' l'invidia del demonio. O detto in altri termini: le lesbiche non sopportano che delle donne si sentano attratte da uomini e che degli uomini possano ottenere i favore sentimentale e sessuale di donne, perché l'unico super-maschio sono loro, le lesbiche: la vivono come una sottrazione, una espropriazione del loro diritto all'harem, al gineceo universale. Simili modo, i maschi omosessuali hanno, a livello subliminale, tutto l'interesse a riempire di disprezzo, dipingere come pericolosa ogni relazione sessuale tra uomo e donna perché le "uniche" aventi diritto al fallo son loro, vere "super-femmine". Insomma, un tentativo di concorrenza sleale.

Ovviamente non parlo della maggioranza degli omosessuali, che sono sani di testa e la pensano come tutti, tutti quelli fuori dal palcoscenico dove si rappresenta la vita immaginaria, il medium di massa. La minoranza rumorosa di loro, del resto tutti, tutti i popoli occidentali sono vittime di minoranze strumentalizzate e usate come armi contundenti dalle lobby finanziarie. Pure gli omosessuali normali, quelli per cui fu previsto il reato di "auto-discriminazione" e "discriminazione negativa" nel caso non assecondassero l'ideologia gender (simile cosa sta capitando agli ebrei, sani di testa, che si oppongono al genocidio della Palestina, meditato proprio laddove si è impastata l'ideologia gender).

Alla base c'è la vecchia freudiana invidia del "pene": chi perché non ce l'ha e non lo sopporta, chi perché uno non gli basta e li vuole tutti per sé. Tutto il mondo gira intorno a questo scettro maschile, mi pare di capire, fonte di tutti i desideri.

Faranno, queste minoranze rumorose e strumentalizzate, quando comincerà il grande riflusso, come è finito Zelensky: del resto, i pupari sono gli stessi.

L'unica tragedia è che tutto questo circo è proprio figlio dell'abolizione del padre: questi sono i disastri che combinano le madri sole al comando. Onde i figli finiscono per odiare tutti, padri assenti, madri onnipotenti, e se stessi e i loro simili e anche no: diventano dei nevrotici trepidanti a disposizione del primo lobbista che se li compra con 30 euro a "manifestazione". E poi passano in farmacia a prendersi gli antidepressivi, e poco dopo alla Caritas, quando la giostra è finita insieme alla giovinezza e non servono più nemmeno come "influencer"

Anonimo ha detto...

Mia moglie,l'anno scorso, aveva visto in televisione il film "Suite francese" è mi l'aveva trovato molto bello.Quando mi ha raccontato la trama del film ho pensato ad una storia come si vede quasi sempre al cinema:i buoni tutti da una parte ed i cattivi dall'altra.Poi un giorno sono entrato in una libreria ed ho visto il libro dal quale il film era tratto.L'ho aperto per leggerne una pagina a caso ed è stata una scoperta.L'autrice Irene Nemirovsky ,ebrea russa o francese(?) ,morta in un campo di concentramento in Germania durante la seconda guerra mondiale, è una grande scrittrice.Vi consiglio di leggerlo e capirete tantissime cose su quei tempi e su quegli uomini.Dopo aver letto il libro ho capito perchè se ne parla così poco ed è ignorata da quasi tutti. L'autrice essendo vittima dei nazisti e grande scrittrice avrebbe tutti i titoli per essere studiata nelle scuole italiote.Ovviamente non se ne farà niente ,il suo racconto è troppo onesto e politicamente scorretto per essere divulgato.

Anonimo ha detto...

La causa di tutti i mali odierni: individuo maschio, bianco, eterosessuale, cattolico. Cos'altro secondo il mainstream?

Anonimo ha detto...

Non intendo vedere il film in questione, per quanto ben fatto, perché non ne condivido l'intento. Vuole dimostrare che le donne di allora erano oppresse e che l'emancipazione era offerta dal voto, ovviamente per il PCI.
Uomini prepotenti e volgari erano propri del sottoproletariato. Il cinema italiano rappresenta tutta la società italiana come sottoproletariato. Questo ceto è stato via via promosso a piccola e anche alta borghesia. Di qui la crisi che oggi lamentiamo.

Anonimo ha detto...


Film come quello di cui parla Veneziani sono film a tesi in sostanza film di propaganda. Ma il cinema riceve finanziamenti pubblici?
Dell'Italia di quel tragico periodo danno un'immagine sicuramene falsa.
Intanto si legge, sulla stampa odierna, che il governo (Meloni) d'intesa con Schlein (!), su iniziativa di Schlein, penserebbe ad introdurre corsi di "educazione sentimentale" per maschi, nelle scuole. Siamo alla farsa, dopo la tragedia.

L'"Educazione sentimentale" è il titolo di un famoso romanzo di Gustave Flaubert, che ho letto in gioventù, un classico del grande romanzo francese dell'Ottocento. Ci rovinano anche i titoli dei classici moderni.
Bisogna disinfestare l'ambiente ma non con le fesserie di una supposta "educazione sentimentale". Si chiudano tutti i siti pornografici, tanto per cominciare. Si colpiscano duramente gli spacciatori di droga. Si cominci col dire alle donne che devono recuperare certi valori tipicamente femminili, se vogliono esser rispettate - e intanto smettano di considerare la "trasgressione" la norma del loro comportamento, in ambito sentimentale e sessuale, etc....
Insomma, occorrerebbe serietà non misure da circo equestre del politicamente corretto.

Angheran70 ha detto...

Il cinema della Cortellesi è di una tristezza e di una noia mortale. Se dovessimo trovare un aggettivo potremmo definirlo "bergogliano".
"C'è ancora domani" , con l'approdo alla regia, segna il punto di arrivo di un percorso ben preciso nel quale l'orizzonte trascendente è completamente escluso dalla prospettiva
("Gli ultimi saranno ultimi").
Non ci sarebbe da stupirsi se venisse a breve ricevuta in Vaticano come avvenuto per altri attori del momento. E così poter dolersi in buona compagnia dell'eredità cattolica, ovviamente base del patriarcato , violenza ed altre facezie.
In fondo ha cominciato la carriera (comica) interpretando un argentina

Anonimo ha detto...

Quando la donna perde le caratteristiche tipiche della femminilità come la dolcezza, la tenerezza, il senso della famiglia e dell'accoglienza e tenta di competere in un campo che non le è proprio, quello dello scontro, rivela tutte le asperità tipiche di chi introietta un meccanismo psichico e mentale che non le appartiene.
La donna appare così nella sua misura di virago, del tutto fuori posto rispetto al maschio che, viceversa, abituato com'è allo scontro, tende a gestire meglio la propria forza e a non usarla in maniera impropria.
Io voglio un mondo dove i maschi facciano i maschi e le femmine facciano le femmine. Non me ne faccio nulla di una femminilità mascolinizzata e non me ne faccio nulla di un uomo effeminato. E non soltanto per una questione sessuale ma proprio perché la confusione dei ruoli distrugge ogni costrutto sociale.

Diego B. ha detto...

Uno tra gli spettacoli (cinema, film tv, teatro, etcc...) che più mi ha impressionato in tutta la mia vita è stato assistere ad una versione moderna della commedia di Aristofane "Le Donne al parlamento". Uno spettacolo angoscioso dove si rovescia la realtà per un nuovo modo di vivere che alla fine è peggiore di quello precedente. Proprio questo terribile epilogo me lo fece associare al libro "La fattoria degli animali" di Orwell ma oggi, con tutto quello che vediamo accadere e soprattutto con le dichiarazioni smidollate di alcuni uomini (vedi Tajani) ritengo quella commedia di 2300 e passa anni fa terribilmente moderna. Uno potrebbe dire che è quasi da preveggenza mentre in realtà si tratta di una semplice ma acutissima osservazione dell'animo umano che, a quanto pare, non è cambiato poi di molto.
Se ne deduce che anche i finali (della commedia e della storia) saranno simili.

Anonimo ha detto...


"quando la donna perde le caratteristiche tipiche della femminilità etc"

Ben detto. Vorrei però completare il concetto con altre considerazioni. Nella femminilità rettamente intesa c'era posto anche per la virtù : controllo dei propri desideri, delle passioni, pratica della fedeltà, in tutti i sensi e quindi attuazione femminile dell'idea del dovere, sorretta in genere dalla fede cattolica.
La sentivi in tante ragazze e donne di una volta questa forza interiore derivante dalla fede in una norma di vita superiore, spirituale, per la quale esse erano capaci di sacrificarsi, diventando così di esempio agli altri. In tal modo esse imponevano all'uomo di rispettarle, anzi suscitavano spontaneamente questo rispetto. E contribuivano all'elevazione morale
dei maschi, costringendoli di fatto a comportamenti virtuosi.
In questo modo, oltre che colonna della società (nella famiglia) la donna contribuiva allo sviluppo di una civiltà (non solo delle buone maniere ma del comportamento etico in senso sostanziale, anche in campo estetico).
Ma erano ragazze e donne, quelle di un tempo, che aspiravano in primo luogo al matrimonio, ai figli, alla famiglia, a costruirsi in questo fondamentale ambito. Altre cose, venivano dopo, se possibile.

Una cosa si dovrebbe ricordare: gli uomini non rispettano donne sboccate, discinte, "trasgressive" a 360 gradi come amano rappresentarsi (ed essere) la gran parte di quelle di oggi. Possono tacere per timore delle reazioni isteriche del potere (o peggio) ma dentro di loro le disprezzano profondamente. Le considerano peggio delle puttane.
Chisto è o vero, guagliò. Se non ci credete, peggio per voi, non avete capito nulla.

Angheran70 ha detto...

“Opera di scarso valore”. E il ministero della Cultura negò i finanziamenti al film di Cortellesi

Pronta la nuova polemica della sinistra
(col portafoglio a destra). Tutto sommato votare serve

Anonimo ha detto...

Chissà perché, quando certi crimini li compiono le "risorse", il "patriarcato" non viene mai tirato ossessivamente in ballo ...

Anonimo ha detto...


Si legge che in questo film l'unico personaggio maschile buono sarebbe un soldato alleato di colore, un nero. Come da copione.
Andiamo a vedere i fatti reali.
"Dal 2 al 5 giugno 1944, nel territorio della provincia di Frosinone, le truppe francesi marocchine hanno consumato 396 violenze carnali, 13 omicidi, 250 rapine, 303 furti. Questa vergognosa condotta fa sì che le popolazioni terrorizzate considerano queste truppe liberatrici peggio delle truppe tedesche - che hanno sempre rispettato le donne - e colpisce non solo le popolazioni ma gli italiani tutti nel lor sentimento dell'onore" (Fabrizio Carloni, Il corpo di spedizione francese in Italia, 1943-44, Mursia, 2006, p. 157). Messi sotto pressione dalle proteste del governo italiano, della Chiesa e di alcuni comandi alleati, i comandi francesi emisero circolari severissime e fucilarano qua e là alcuni dei loro soldati marocchini sorpresi sul fatto. Ma le violenze continuarono, i marocchini erano praticamente incontrollabili (erano soprattutto berberi delle montagne del Nord Africa, ottimi soldati in montagna ma gente feroce e incivile). Ogni tanto i contadini italiani ne ammazzavano qualcuno, con la doppietta o con la roncola, per vendetta o per difendere le donne. Ma si trattava di gocce nel mare magnum delle violenze.
C'era poi il grande disprezzo degli ufficiali e sottufficiali francesi per i civili italiani, considerati un popolo inferiore sul quale i combattenti potevano legittimamente esercitare il "diritto di preda" (che per i marocchini comprendeva anche lo sfogo dei loro istinti pederastici) (op. cit., p. 171).
Ma anche i senegalesi, africani e non arabi, inquadrati dai francesi, non è che si siano comportati molto meglio. Il 18-20 luglio i francesi conquistarono l'isola d'Elba, difesa da 2000 tedeschi e centinaia di italiani della RSI. Ci furono duri combattimenti. Poi i marocchini e i senegalesi si scatenarono contro la popolazione e i suoi beni, more solito. I comandi alleati, che non approvavano le ambizioni francesi sull'Elba, questa volta reagirono duramente e i francesi dovettero fucilare parecchi militari senegalesi e rimuovere dieci ufficiali che avevano comandato quelle truppe (CArloni, p. 136).
Ma certo, ci sarà stato qualche nero o arabo o persino francese gollista di buon cuore, vogliamo scherzare? Magari non era proprio la regola....
Quand'è che finiranno i finanziamenti pubblici ai film? Che vadano a lavorare nei campi, al posto degli extracomunitari, se restano disoccupati...

Anonimo ha detto...

Anche in altre parti del paese, più a nord, ci furono le violenze dei coloniali francesi, pare che fossero state autorizzate dal generale De Gaulle per punire l'Italia, quindi smisero quando erano totalmente fuori controllo, gli stupri portarono anche ad un elevato numero di aborti clandestini, so che molte scuole si rifiutano di programmare il film La ciociara e questo la dice lunga sulla revisione storica che in questo paese non si vuole fare, né ora né mai.........

Anonimo ha detto...


Sempre dal libro di Carloni sul corpo di spedizione francese in Italia risulta che alle violenze (quelle sopra riportate sono solo una minima parte) abbiano partecipato a volte anche soldati francesi bianchi. Si trattava di violenze di gruppo.
Le truppe francesi nell'estate del 44 furono finalmente tolte dall'Italia per partecipare allo sbarco in Provenza, organizzato dagli americani. Queste truppe combatterono poi in Germania nella fase finale della guerra, macchiandosi anche lì di numerose atrocità nei confronti della popolazione tedesca, in particolare delle donne (sempre CArloni, la fonte).
Piuttosto crudele fu anche il trattamento inflitto dai gollisti ai prigionieri italiani in Tunisia (presi quasi tutti dagli angloameriani) e alla comunità italiana della Tunisia, che fu espulsa in massa alla fine della guerra. I più accaniti contro di noi erano i corsi. CArloni, la fonte, con i numeri.
È anche noto che a guerra praticamente finita i francesi occuparono la Val d'Aosta ma Truman, presidente americano, impose loro di sgomberare alla svelta, minacciando il taglio dei rifornimenti. De GAulle difese indubbiamente gli interessi della Francia, ma la sua arroganza era insopportabile, tutti i capi alleati lo detestavano.

Come si comportarono i marocchini, i famosi regulares, che combattevano con la Legione straniera spagnola nella Guerra Civile di Spagna (36-39)? Più o meno nello stesso modo ma erano più controllati, i loro stupri e le loro rapine furono assai più limitati, rispetto a quelli dei coloniali francesi in Italia.
In Francia si tende a negare la verità (la vastità) dei crimini commessi dalle loro truppe. Si accusano gli italiani di fabbricare miti su pochi casi che si sarebbero verificati.
I dati profusi dal libro di CArloni sono molto precisi: fu una tragedia collettiva di notevoli proporzioni provocata dalla crudeltà del nemico.
Siamo priginionieri di due miti, due false verità delle quali non riusciamo a liberarci:
(1) quello di una liberazione che non c'è stata, perché un'occupazione straniera dura e crudele è succeduta ad un'altra, dura e crudele, sia pure in modo diverso (2) Quello di una alleanza con il nemico di prima, che non c'è mai stata, essendo noi sempre rimasti "nemici [occasionalmente] cobelligeranti", sempre disprezzati e trattati come servi dagli Alleati, e alla fine come nemici al 100%, cui è stato imposto un trattato di pace estremamente punitivo nonché ipocrita nella forma.

Anonimo ha detto...


"Pare che le violenze più a Nord fossero state autorizzate dal generale De Gaulle.."

De Gaulle non aveva bisogno di compromettersi con autorizzazioni del genere. Una sorta di autorizzazione a godere i frutti della vittoria la diede ai suoi uomini il generale Juin, comandante del corpo di spedizione francese in Italia, che aveva fatto un patto di sangue con i marocchini. Lo disse in un proclama. Una "autorizzazione" limitata, però. Emanò anche ordini severissimi in ordine al rispetto della popolazione civile, preannunciando fucilazioni che poi furono effettivamente eseguite (p.e. contro sei marocchini che avevano in provincia di Grosseto violentato la moglie del segretario del Partito fascista repubblicano o altri che avevano ucciso uomini che tentavano di difendere le loro donne dalle violenze). Carloni, p. 158-9. In privato, con il vescovo di Siena, pare abbia dichiarato Juin che lui faceva il possibile ma che con quelle belve sotto i suoi comandi c'era poco da fare.
Il fatto è che sulla dorsale appennica i berberi delle montagne nordafricane erano i migliori combattenti dei quali gli Alleati disponessero. Purtroppo noi italiani non avevamo più truppe alpine da opporre, le avevamo sacrificate in Russia.
Il 30 gugno 1944 De Gaulle fu ricevuto da Pio XII che, come disse il generale, si lamentò con lui del comportamento dei marocchini. De Gaulle, con la superbia che se lo mangiava, rimase inorridito (della critica del Papa). (CArloni, p. 160). In effetti, le autorità ecclesiastiche più volte erano intervenute per denunciare le atrocità dei nordafricani, su giornali locali e anche credo sull'OR. Soprattutto dopo il caso di un sacerdote che morì per le sevizie subite dai barbari coloniali francesi.
Adesso ci siamo riempiti di "nordafricani" e di africani per colpa delle nostre vili classi dirigenti, laiche ed ecclesiastiche, vendute all'invasore.

Anonimo ha detto...

Ma voi che parlate tanto di famiglia e di coloro che ne fanno parte, padre, madre, figli e eventualmente nonni, sapete almeno di che cosa si tratta e di quale conseguenze ha sulla Società e sullo Stato ? Tenete presente che la " famiglia " esisteva secoli prima dell'avvento del Cristianesimo e che non è un'invenzione della Chiesa Cattolica. Il suicidio della Civiltà passa dal ritorno alle barbarie.

Anonimo ha detto...

Negli attacchi contro il "patriarcato" (ormai socialmente inesistente) si cela ovviamente l'attacco contro ciò che il Padre rappresenta simbolicamente: la Trascendenza e la Legge.
Quindi l'Ordine nel senso profondo del termine.
Non è affatto secondario che questo attacco feroce del Caos contro l'Ordine parta in grande misura (anche se non esclusivamente) dagli Stati Uniti d'America.
Cioè da una civiltà culturamente inferiore, disordinata in sommo grado, completamente dominata dagli affaristi. Cioè dalla figura più deteriore dell'homo oeconomicus.
Già il modello del defunto comunismo sovietico (e dell'attuale pseudocomunismo cinese) rappresenta la dimensione economica, materiale, al potere. Ma è un economicismo ancora mediato dalla burocrazia di partito, cioè in qualche maniera dalla politica (per quanto cattiva). Gli States sono invece il completo dominio dell'affarismo, cioè della plutocrazia, sulla politica e su qualsiasi altra dimensione umana, a cominciare da quella spirituale. E' la "civiltà del Mare" (Carl Schmitt), la civiltà antitradizionale nella sua forma più compiuta.
Già Alexis de Tocqueville nel lontano 1830 notava che per gli americani, privi di aristocrazia e di solido clero organizzato, l'unica meritocrazia lecita è quella del denaro. Essi non sanno concepire alcuna gerarchia che non sia di tipo materiale, quantitativo. Sono quindi, di fatto, una società senza Padre.
Una civiltà quindi che si fonda sul dominio assoluto del profitto e della tecnica scatenata, cioè della materia, e che per giunta pretende - nel suo messianismo alla rovescia di autoproclamata nuova Gerusalemme massonica - di insegnare al resto del mondo come vivere, non può che portare il mondo intero alla rovina. Una rovina lenta, dolce, graduale e benestante. Ma una rovina assoluta.
La vergogna degli europei è di essersi messi a rimorchio di una civiltà barbaramente tecnologizzata ed economicizzata fino al midollo, ma che ciò nonostante (anzi in realtà proprio per questo) rimane profondamente barbara.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

In tutti i film c'è sempre un personaggio di colore protagonista, che, guarda caso, ha sempre il compito di salvare l'umanità.