Nella nostra traduzione da Substack.com. Mi viene in mente un dettaglio interessante che comprova la diagnosi dell'articolo. Lo riporto nella mia nota circa l'interpretazione di Ratziger sull'evoluzione del dogma, dalla sua tesi di dottorato su San Bonaventura (peraltro citata anche dall'Autore), della quale il relatore scartò l'introduzione, da lui poi invece ripresa nella pubblicazione della sua Opera omnia.
I pericoli nascosti del razionalismo: la profezia di San Bonaventura
Una diagnosi per i nostri tempi e l'eresia del modernismo
Nell'immagine: Heinrich Vogtherr il Giovane (1513–1568), La bestia apocalittica
Il Dottore Serafico e i pericoli del Razionalismo
Intitolata "La teologia della storia in San Bonaventura",(1) la tesi di dottorato di Joseph Ratzinger ha catturato la mia attenzione per alcuni aspetti importanti del pensiero del Dottore Serafico, di cui ero già a conoscenza. Leggendo l'opera di Ratzinger, ho scoperto, per la prima volta, il monito di San Bonaventura sui pericoli di una teologia speculativa puramente razionale. Sollecitato dalle tesi avanzate dagli aristotelici all'Università di Parigi, come l'eternità del mondo e l'unità dell'intelletto in tutti gli uomini, la sua risposta critica è stata elaborata e sviluppata in numerosi sermoni e lezioni. Questa risposta critica appare persino nell'ultimo testo importante che ci è pervenuto: il suo commento ai primi sei giorni della creazione, Collationes in Hexaemeron, una serie di lezioni tenute all'Università di Parigi un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1273.(2)
Il suo linguaggio è apocalittico, mutuando termini biblici direttamente dall'Apocalisse di San Giovanni, interpretati in chiave simbolico-allegorica. Per San Bonaventura, la fine escatologica della storia iniziò con l'infiltrazione di una forma eretica di aristotelismo nelle menti dei professori dell'Università di Parigi.
In particolare, egli si riferisce alla dottrina crescente secondo cui ragione e filosofia non sono meri mezzi per impegnare l'intelletto in preparazione alla conoscenza intuitiva e mistica, fondamentalmente sostenuta dalla fede soprannaturale. Al contrario, questa dottrina erronea privilegia forme di conoscenza autosufficienti, modalità di indagine riduttive ed esclusive basate sulla "luce della ragione naturale". Sembra che il versetto 23 del capitolo 6 del Vangelo secondo Matteo sia stato dimenticato:
Ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grandi saranno le tenebre stesse!
Ora, almeno secondo una certa interpretazione, priva della luce dell'eterna Sapienza di Dio, che concede la "scienza infusa", la cosiddetta "luce naturale" della ragione è oscurità e può portare all'autoinganno o all'inganno degli altri. Come l'angelo caduto, di cui san Paolo ci avverte in 2 Corinzi 11:14 che "può trasformarsi in angelo di luce", la ragione – fondamento del pensiero discorsivo (διάνοια) – può pretendere di sapere ciò che solo la conoscenza intuitiva, la noesis (νόησις), basata sulla grazia divina della scienza infusa, può concedere. Infatti, cos'è la conoscenza acquisita dall'uomo con le proprie forze rispetto alla conoscenza donata da Dio a coloro che Lo amano?
Come conseguenza diretta dell'atteggiamento epistemologico di coloro che credono di poter acquisire la conoscenza di Dio e delle sue opere divine attraverso il ragionamento discorsivo, la ragione svolge una funzione ingannevole, simile a quella dei maghi del faraone, che cercarono di competere con Mosè compiendo falsi miracoli.
Ancora più radicalmente, in un altro trattato scritto nel 1268, Collatio sui sette doni dello Spirito Santo,(3) san Bonaventura – come sottolinea Ratzinger – identifica «questo aristotelismo eretico con la Bestia dell'Apocalisse». I tre errori derivanti dall'esercizio puramente speculativo della ragione privo della guida della fede soprannaturale sono enumerati nella Collatio VIII: De Dono Intellectus di san Bonaventura :
L'errore contro la causa dell'esistenza è legato all'eternità del mondo, come affermare che il mondo è eterno. L'errore contro la natura dell'intelletto riguarda la necessità fatale, come affermare che tutto accade per necessità. Il terzo errore riguarda l'unità dell'intelletto umano, come affermare che vi sia un solo intelletto in tutti gli individui.
Questi errori teologici e filosofici «sono simbolicamente indicati nell'Apocalisse con il numero della bestia. Lì si dice che il nome della bestia aveva un numero, seicentosessantasei (666), che è un numero ciclico». Inoltre, nei commenti all'Esamerone, san Bonaventura ribadisce questa interpretazione, mostrando che l'aristotelismo razionalista da lui attaccato è il fumo che sale dall'abisso, con i falsi filosofi allo stesso tempo vittime e portatori delle tenebre che avvolsero il faraone e gli egiziani che si opposero a Mosè ( Esodo 10:22). Tuttavia, l'affermazione più categorica, basata interamente sulla sua interpretazione simbolico-allegorica della Sacra Scrittura, si riferisce a uno degli episodi più intensamente dibattuti dell'intera tradizione biblica: i due alberi del Paradiso, l'Albero della Vita e l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male ( Genesi 2:9).
Parlando di questi come di uno dei "sacri misteri", San Bonaventura afferma che "chi cerca solo la conoscenza gusta l'albero della conoscenza del bene e del male" (Collationes in Hexaemeron, XVII, 27). Così, cercando solo quella che può essere chiamata "la scienza esteriore", diventeranno schiavi degli "Assiri" – uno degli appellativi di ispirazione biblica con cui San Bonaventura designa gli angeli caduti (cioè i demoni). La conseguenza rappresenta la parte più notevole dell'intera interpretazione. Si tratta di una profezia riguardante la fine della storia, che riprodurrà, sul corpo mistico di Cristo – l' Ecclesia militans – ciò che accadde al Divino Maestro alla fine della Sua vita terrena:
«Credetemi, verrà un tempo in cui i "vasi d'oro e d'argento" (Esodo 3,22; 12,36), cioè gli argomenti razionali, non avranno più valore. Non ci sarà più alcuna giustificazione della fede mediante la ragione, ma solo mediante l'auctoritas. A dimostrazione di ciò, nella Sua tentazione il Redentore si difese non con argomenti razionali, ma con argomenti d'autorità, anche se certamente doveva conoscere bene gli argomenti della ragione».
In questo modo Egli predisse ciò che sarebbe accaduto nel Suo Corpo Mistico nella prova imminente.
Commentando questa profezia, Ratzinger dimostra che nell'epoca del suo compimento, "Ratio e auctoritas staranno distinte, nettamente separate e in opposizione tra loro". Leggendo i commenti di Ratzinger, possiamo dedurre che il suo monito secondo cui "la fine della teologia razionale sta arrivando" si sia già realizzato. Tutti i principali eventi dell'inizio dell'era moderna, a partire dal "caso Galilei" e dalla dottrina scettica e antitradizionale di Cartesio, seguiti dalla pletora di scuole e correnti di pensiero che hanno portato alla frammentazione e, infine, alla completa relativizzazione di qualsiasi forma di conoscenza "razionale", sono stati le fasi preliminari che hanno portato al compimento della profezia di San Bonaventura.
Ecco perché oggi, nel mondo post-Rivoluzione francese, che ha sostituito la religione cattolica con il blasfemo e ateo "Culto della ragione", nonostante i disperati tentativi di alcuni pensatori – da Immanuel Kant e Georg Hegel a Edmund Husserl, Martin Heidegger, Constantin Noica e Jean-Luc Marion – di ripristinare una filosofia razionale universalmente accettata e riconosciuta, sembra che nessuno possa vincere un dibattito attraverso la forza dell'argomentazione razionale. Oltre a questo fatto, ci sono diversi autori che sottolineano il valore dell'interpretazione biblica di San Bonaventura per comprendere la nostra situazione attuale. Tra questi, splendente di una grandezza impossibile da ignorare, c'è il filosofo Jean Borella (nato a Nancy, in Francia, nel 1930).
Le radici della crisi attuale secondo Jean Borella
Il contributo di Borella alla comprensione della crisi senza precedenti in cui ci troviamo oggi è inestimabile. Tra la moltitudine di libri pubblicati in oltre tre decenni, spiccano le sue ampie monografie, tra cui Le Mystère du signe. Histoire et théorie du symbole (1989), Symbolisme et réalité (1997), La crise du symbolisme religieux (2009) e Histoire et théorie du symbole (2015). In tutti questi, accanto a una concezione completa del concetto di "simbolo", troviamo profonde meditazioni sulle cause che ci hanno spinto nella crisi più estesa dell'intera storia della Chiesa. Tuttavia, per questo articolo, farò riferimento a un'unica opera di Borella, in cui sono sintetizzati tutti i suoi contributi.
In questo libro, intitolato Il senso del soprannaturale (1996),(4) Borella svela le cause dell'eresia modernista, così come esposte da Papa San Pio X nei celebri documenti Lamentabili sane exitu (1907) e Pascendi Dominici Gregis (1907). Dall'analisi di Borella, evidenzierò un tema che espone le cause esterne e culturali del modernismo. Queste cause sono quelle che hanno portato sia alla sostituzione della liturgia cattolica romana sia alla graduale sostituzione della fede tradizionale con una sua versione contraffatta. Ma prima, ecco la posizione di Borella, espressa con le sue stesse parole:
La verità è che la Chiesa cattolica si è trovata di fronte al problema più formidabile che una religione possa incontrare: la scomparsa scientifica dell'universo di quelle forme simboliche che gli permettono di parlare e di manifestarsi, cioè di quelle forme che gli permettono di "esistere". Questa distruzione è stata operata dalla fisica galileiana; non perché, come si sostiene comunemente, abbia privato l'uomo della sua posizione centrale – che per San Tommaso d'Aquino è in ogni caso la meno nobile e la più infima – ma perché riduce la consistenza del corpo, la sua sostanza materiale, a pura geometria e, con lo stesso colpo, rende scientificamente impossibile (o spogliata di significato) la capacità di questo mondo di fungere da mezzo per la manifestazione di Dio. La capacità teofanica del mondo è negata. In un universo indefinitamente esteso e isotropo, né l'Incarnazione, né la Resurrezione, né l'Ascensione hanno il minimo senso. È scomparsa la base sensata del divino e del soprannaturale. Mai l'umanità aveva subito un simile "shock epistemologico", e non si è ripresa. La scienza è stata così eretta, volente o nolente, a nemica della religione. La teologia ha dovuto procedere, per gradi, alla revisione di tutti i suoi concetti; l'esegesi è stata condannata a classificare tutti i dati scritturali sotto la categoria delle "curiosità culturali", delle "rappresentazioni primitive". L'unica scelta è tra la "demitizzazione" e la "nevrosi culturale", ovvero ridurre l'intera Sacra Scrittura a poche parole di proclamazione etica, oppure continuare a credere in eventi notoriamente impossibili.
Questo estratto fa riferimento a gran parte di ciò che si può dire sulla storia del mondo moderno. Lo "shock epistemologico" menzionato è il risultato della diffusione di dottrine come quella di Kant, per il quale qualsiasi forma di conoscenza mistica è annoverata tra le superstizioni fantasmagoriche. Di conseguenza, miracoli e teofanie autentici diventano nozioni bibliche che devono essere "demitizzate", escludendo di fatto la dimensione soprannaturale dall'orizzonte del pensiero razionale. Solo così sono ancora consentite discussioni "scientifiche" e storico-critiche sui testi ispirati della Bibbia negli ambienti accademici. Allo stesso tempo, il cosmo è concepito in termini strettamente fisicalisti (indipendentemente da come venga inteso il confuso concetto di "materia"), oltre il quale non c'è nulla di "metafisico". Nella migliore delle ipotesi, il mondo è una macchina il cui Creatore è completamente estraneo al corso delle cose qui, "in basso", sulla Terra. Questo è il caso quando l'esistenza di Dio non viene negata direttamente, cosa diventata sempre più comune negli ultimi decenni.
Il mondo, il cosmo, non sono altro che conglomerati di "cose" prive di scopo e significato, quindi il loro sfruttamento e infine il loro miglioramento attraverso la tecnologia – come nello sviluppo degli automi/robot post-umanisti – sono gli unici approcci possibili. Senza nient'altro che il nostro universo materiale, il valore simbolico degli esseri e delle cose, che provenga dalla natura, dalla Sacra Scrittura o dalla sacralità della Liturgia e dei Sacramenti, viene negato. Le cose sono solo ciò che appaiono, semplici fenomeni situati a un livello strettamente naturale dell'esistenza, oltre il quale non c'è nulla. L'uomo non è più pensato come un essere dotato di un'anima immortale, ma è semplicemente una sorta di automa sofisticato, soggetto alle leggi dell'evoluzione delle specie. Pertanto, la tradizionale fede cristiana apostolica non solo viene rifiutata, ma anche resa impossibile in un contesto che esige l'adesione agli standard razionalistici delle scienze positive, non lasciando spazio a categorie che esse non accolgono.
Il modernismo teologico, definito da Papa San Pio X come "sintesi di tutte le eresie", non è altro che il risultato delle ambizioni fuorvianti e devianti di alcuni intellettuali di adattare la dottrina cristiana al nuovo contesto epistemologico. Chiaramente, le conseguenze della diffusione di queste idee sono state catastrofiche. Qualsiasi valore coerente e tradizionale è stato completamente escluso. La cosa più sorprendente è che tutta questa autodistruzione viene perpetrata in nome della "ragione" e della "scienza".
Nel desolato mondo culturale che si stava delineando, la reazione dei pontefici non è stata appropriata. Papa Leone XIII aveva già avviato, come sottolinea Jean Borella, la rivitalizzazione degli studi tomisti attraverso la sua enciclica Aeterni Patris (1879). Tuttavia, si è commesso un grave errore, dovuto al desiderio di reagire alle correnti intellettuali di moda, guidate dal kantismo, nella prospettiva di un tomismo neoscolastico e razionalista, in cui la dimensione mistica della realtà era marginalizzata. In altre parole, si è favorito un sistema metafisico ed epistemologico basato su un'eccessiva enfasi sul pensiero speculativo-razionale a scapito di una teologia mistico-mistagogica ispirata alle opere di Dionigi l'Areopagita e di San Bonaventura (per citarne solo alcuni), nonostante San Tommaso stesso citi il primo più di ogni altra autorità in tutte le sue opere, e il secondo fosse uno dei suoi più stretti amici e collaboratori.
L'anello tentatore
Come avrebbe potuto dire JRR Tolkien, le forze del male orchestrate da Sauron e Saruman furono sfidate attraverso l'uso dell'Anello, che, come rivelato dal più autorevole interprete de Il Signore degli Anelli, Christopher Tolkien, non è altro che la "macchina definitiva" associata agli artefatti magici. Kant e i suoi seguaci, che negano qualsiasi forma di conoscenza mistica (cioè infusa) basata sugli effetti della grazia divina, possono essere sfidati solo attraverso un'autentica vita mistica, che implica un riabbraccio delle esigenze della santità come vediamo nel caso di Santa Teresa di Lisieux o di Padre Pio. La frase chiave con cui Jean Borella descrive la radice più profonda della crisi attuale non è altro che la reiterazione della profezia di San Bonaventura, il cui compimento stiamo già sperimentando nella sua interezza:
Separando l'intellettuale dallo spirituale, questo neotomismo condannava il lavoro teologico a nutrirsi esclusivamente di ragionamento, separandolo così dalla sua radice più vitale, la sua radice mistica. In sostanza, voleva combattere il Modernismo con le sue stesse armi: senza rendersene conto, aveva già ammesso la sconfitta. La risposta richiesta dalla crisi modernista avrebbe dovuto essere l'elaborazione di una teologia della cultura, principalmente nelle sue forme sacrali e religiose, poiché sono queste le testimoni inconfutabili della presenza in noi di un senso del soprannaturale. Il tomismo era in grado di fornirla? Ne dubito. In ogni caso, vedere nella natura umana solo una razionalità profana la trasforma in un'astrazione che ha avuto un'esistenza culturale solo nella filosofia europea post-cartesiana.
Certamente, sarebbe sbagliato considerare la filosofia di San Tommaso d'Aquino responsabile degli eccessi del razionalismo tra i neotomisti. Ma il clero cattolico odierno, salvo pochissime eccezioni, non la studia più. Ecco perché, oltre all'enfasi sulla dimensione mistica della vita del Dottore Angelico, evidente nel dossier di canonizzazione preparato dai suoi confratelli domenicani, sarebbe gradita una reinterpretazione del suo pensiero fondata su questa dimensione trascurata. A sua volta, non solo evidenziare le influenze dionisiache, agostiniane e neoplatoniche, ma anche una rilettura basata sulla critica di San Bonaventura, sarebbe un progetto accademico che potrebbe giovare a un recupero creativo della mentalità cattolica.
Negli ultimi anni, i dottori Peter Kwasniewski (L'estasi dell'amore nel pensiero di Tommaso d'Aquino, 2021 e Anatomy of Transcendence: Mental Excess and Rapture in the Thought and Life of Thomas Aquinas, 2025) e Sebastian Morello ( Il mondo come icona di Dio: Creatore e creazione nel pensiero platonico di Tommaso d'Aquino, 2020) hanno già iniziato questo lavoro proponendo interpretazioni del pensiero di san Tommaso d'Aquino che mettono in luce, in modo convincente, la dimensione mistica della sua filosofia.
Inoltre, l'integrazione dell'estetica tomistica, sia da una prospettiva speculativa che, soprattutto, pratica, sarebbe un'altra parte dello stesso progetto. Gli inni sacri di San Tommaso d'Aquino, come il celebre Adoro te Devote [vedi], possono cambiare la nostra percezione di un autore il cui pensiero speculativo è stato forse sopravvalutato. Prima di ogni altra cosa, però, una seria riflessione sui rapporti tra la luce naturale della ragione e la Sapienza Divina, con un postulato assiomatico della subordinazione della prima alla seconda, è una necessità prioritaria. Solo così possiamo risolvere la deviazione più grave segnalata dal Dott. Sebastiano Morello:
Abbiamo perso il primato del soprannaturale.
Più causa che effetto di questa perdita di orientamento verso la trascendenza e il soprannaturale, l’inasprimento della “scienza” e del pensiero razionale indica un atteggiamento che necessita della critica e delle correzioni di un’epistemologia centrata sull’unione mistica dell’anima con il suo Creatore, Dio, e sulla conoscenza che risulta dalla pratica della meditazione e della preghiera umile ma perseverante, piuttosto che sulla conoscenza discorsiva e razionale.
Robert Lazu Kmita
12 agosto________________________________
1. Cito la traduzione inglese della dissertazione di Ratzinger: Joseph Ratzinger, The Theology of History in St. Bonaventure, tradotto da Zachary Hayes, OFM, Chicago, Franciscan Herald Press, 1971 (seconda edizione: 1989).
2. È disponibile una traduzione completa in inglese di queste meravigliose lezioni: St. Bonaventure's Collations on the Hexaemeron, traduzione, introduzioni e note di Jay. M. Hammond, Works of St. Bonaventure Series, Volume XVIII, Franciscan Institute Publications, 2018.
3. Questa è la prima traduzione inglese completa di questa importante opera: Raccolte sui sette doni dello Spirito Santo, traduzione di Zachary Hayes, OFM, Works of St. Bonaventure Series, Volume XIV, Franciscan Institute Publications, 2009.
4. In questo articolo citerò la seguente edizione inglese: Jean Borella, The Sense of the Supernatural, tradotto da G. John Champoux, Edimburgo: T&T Clark, 1998.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Nota a cura di Chiesa e post-concilio
*Nella sua Tesi di Laurea su San Bonaventura Ratzinger sosteneva che la Rivelazione non è una questione di verità oggettive Rivelate, ma è l’evento di Dio rivelatore, vale a dire che il soggetto (Dio rivelatore) ingloba e fa un tutt’uno con l’oggetto (la verità Rivelata).
Abbiamo qui la riprova dell'idea di evoluzione del dogma. Il lavoro cui si accenna fu presentato nel 1956 da Joseph Ratzinger per l’abilitazione all’insegnamento universitario statale: in quella tesi su San Bonaventura, l'idea della Rivelazione «appariva ora non più semplicemente come la comunicazione di alcune verità alla ragione, ma come l’agire storico di Dio, in cui la Verità si svela gradatamente». Ratzinger afferma che Bonaventura ha visto nella Rivelazione, non un insieme di verità, ma un atto (il che è vero), e che «del concetto di “rivelazione” fa sempre parte anche il soggetto ricevente»: dunque del concetto di Rivelazione fanno parte anche i fedeli, cioè essi sono parte della Rivelazione stessa. Inoltre egli afferma anche che «alla Scrittura è legato il soggetto credente, la Chiesa [considerata nella comunità dei credenti], e con ciò è già dato anche il senso essenziale della Tradizione».
Lo stesso Ratzinger rivela che il suo relatore, Michael Schmaus, «non vedeva affatto in queste tesi una fedele ripresa del pensiero di Bonaventura […] ma un pericoloso modernismo, che doveva condurre verso la soggettivizzazione del concetto di Rivelazione». (Le citazioni virgolettate sono tratte da J. Ratzinger, La mia vita. Autobiografia, San Paolo, 2005). Dunque questa parte della tesi fu a suo tempo espunta dal lavoro; ma oggi riappare intatta nell'Opera omnia fatta pubblicare a cura del card. Müller e, soprattutto, ne risultano recepite e applicate le sue affermazioni.
Lo stesso Ratzinger rivela che il suo relatore, Michael Schmaus, «non vedeva affatto in queste tesi una fedele ripresa del pensiero di Bonaventura […] ma un pericoloso modernismo, che doveva condurre verso la soggettivizzazione del concetto di Rivelazione». (Le citazioni virgolettate sono tratte da J. Ratzinger, La mia vita. Autobiografia, San Paolo, 2005). Dunque questa parte della tesi fu a suo tempo espunta dal lavoro; ma oggi riappare intatta nell'Opera omnia fatta pubblicare a cura del card. Müller e, soprattutto, ne risultano recepite e applicate le sue affermazioni.
Il 13 luglio del 1988, da cardinale, Joseph Ratzinger disse (ma non dimostrò) all’Episcopato colombiano e cileno che il Concilio Vaticano II è in continuità col passato della Chiesa e quindi è obbligatorio. Nel suo ragionamento, però, vi è il passaggio indebito dalla immutabilità del soggetto Chiesa all’immutabilità dell’oggetto dottrina.
Questa tendenza a non distinguere il soggetto insegnante e l’oggetto o verità insegnata appartiene alla forma mentis del teologo Joseph Ratzinger sin dai suoi studi giovanili.
Nella sua ottica, siccome il soggetto Chiesa ingloba l’oggetto dottrina e poiché la Chiesa cattolica è sempre la stessa, ne consegue ipso facto che l’oggetto o la dottrina insegnata è inglobata nel soggetto Chiesa ed è in continuità con la dottrina tradizionale. Ma ciò è smentito dalle “novità” oggettive contenute nei 16 Documenti del Vaticano II.
12 commenti:
In un libro, non ricordo quale e non ricordo di chi, lessi che gli Ortodossi russi consideravano i Cattolici intellettualisti. Cercherò di trovare la fonte.
Per negare l'eternità del mondo ci si può servire della ragione, non c'è bisogno di ricorrere ad intuizioni mistiche. Che l'esistenza del mondo dipendesse da una mente ordinatrice (nous), i Greci ci erano già arrivati. Mancava loro il concetto di una creazione dal nulla rispetto alla cosa creata. Questo concetto è stato supplito dalla Rivelazione, nel primo libro dell'AT. Allora diciamo che la ragione può integrare quanto esposto qui nella Bibbia e giungere ad una più approfondita conoscenza di Dio, si intende più approfondita per quanto riguarda la dimensione razionale di questa conoscenza non potendo la ragione penetrare i divini misteri nella loro essenza sovrannaturale.
Ma anche l'intuizione mistica riesce a "conoscere", a "penetrare" i divini misteri? quando san Paolo riferisce la sua grande esperienza mistica, l'elevazione al terzo cielo, di essa in pratica non ci dice niente, dice solo che quest'uomo, lui stesso, fu rapito in Paradiso e udì parole ineffabili che non è dato all'uomo di poter esprimere (2 Cor 12, 2 ss).
Oltre lo spirito del tempo certamente incide anche la vita del singolo. Il peccato abituale xy di Tizio, incide su tutta la persona di Tizio, sul suo ambiente ed in senso lato sulla società. Parimenti la virtù rinforzata e/o acquisita migliora tutta la persona di Tizio, il suo ambiente e la società. Quindi non esiste solo un miglioramento materiale e pecuniario di Tizio, ma esiste un miglioramento impalpabile, spirituale, che può essere e spesso è anche completamente altro da quello materiale e pecuniario. Abituarsi di nuovo a ragionare anche con se stessi, con quel qualcosa di noi che non vediamo e che non è solo pensiero, ma anche anima e spirito. Oggi furoreggiano l'occultismo e l'
esoterismo, che sono una sorta di spiritualismo e partono dal pensiero e possono condurre ad esperienze fuori dal corpo. Ma non hanno una distinzione severa tra Bene e Male. Mancando questa chiara differenza uno o un gruppo può dedicarsi all'erotismo estremo per raggiungere un potere, o uccidere gran parte della umanità perché lo spirito yz lo ha comandato. Questi mediamente fanno leva e sul pensiero e sul sistema nervoso. Tutta altra cosa è il Cattolicesimo che fin da piccoli insegna con l'esempio a distinguere il Bene dal Male e a sapere che Dio, Uno e Trino, è presente nella nostra vita,. che è parte di quella eterna, e che viene affidato ad ognuno un Angelo Custode. Non è un caso se nell'esame della nostra quotidianità siamo chiamati ad esaminare:
1)Pensieri
2)Parole
3)Opere
4)Omissioni
Ora che siamo tutti adulti capiamo l'importanza che hanno i pensieri, Eva stessa sul momento rifiutò subito dopo, blandita, ci ripensò.
Tanto più le persone di studio, in particolare quelli che si occupano del Sacro, devono fare grande attenzione ai loro pensieri dove basta pochissimo andare fuori strada e confondere moltitudini.
Non citerei gli "ortodossi russi", afflitti come sono da uno spiritualismo irrazionale e anche torbido (penso a certi "santi" popolari russi, in realtà "santoni"), salvo le eccezioni individuali.
Ringrazio per questo interessantissimo articolo e, accostandomici umilmente, chiedo la vostra correzione se incappo in qualche errore logico e/o dogmatico.
Il Verbo crea ogni cosa ed è Dio. In Dio non c’è tempo. L’Essere divino da’ vita all’essere creaturale, il quale, in quanto creato sta materialmente -finché c’è- nel tempo, attributo dell’esistenza creaturale. Nulla sta al di fuori dell’Intero, perché l’Essere è in Dio: non esiste un nulla che avvolga l’Essere o Gli sia alternativo. Nell’Universo ogni creatura trova la sua collocazione, temporale ed eterna (es. l’inferno c’è e non è vuoto). Dio non crea il male (la mancanza di Se’, eterno Bene), ma la libertà concessa per amore non esclude la scelta (il peccato) che popola l’Universo anche del male.
Il Verbo è tuttavia redentore fin dal Principio, sapendosi implicato nella redenzione/ricapitolazione d’ogni cosa in Cristo. Quindi c’è un Eterno che si fa presente nel tempo, ma è così dall’eternità e per l’eternità.
Un’intelligenza razionale non può spiegare il mistero che sfugge alle categorie del prima e del dopo (es. Maria Immacolata e madre di Dio, piena di grazia prima della redenzione storicamente avvenuta nel 33), ma l’intendere abitato dallo Spirito si protende oltre questo intelletto misurato dal calendario e dall’orologio.
La Rivelazione in Cristo dice la Trinità divina nell’incarnazione veramente umana del Verbo-Figlio. La Chiesa sposa riceve misticamente la Presenza Reale eucaristica, vivendola nel filosofare e nel teologare, senza mai poter contenere nel pensiero creaturale l’Assoluto divino, né poterne esaurire l’intuito che la ragione umana riesce ad averne, di generazione in generazione.
Anche col tempo misurato dal prima e dal dopo possiamo avere un assaggio dell'Eternità. Ognuno di noi ha avuto l'esperienza del tempo che non passa mai e parimenti ha sperimentato che facendo una certa cosa complessa e faticosa l'ha ben eseguita con un avanzo notevole del tempo stabilito dall'orologio. Questo è lo Spirito presente quando siamo 'sul pezzo' come si dice oggi, cioè quando siamo presenti a quanto stiamo facendo e non siamo portati ovunque da certi diavoli nel pensiero che ci portano nel nostro prima passato o nel nostro poi futuro ed ipotetico. Oggi in cui viviamo veloci e indaffarati con tante vanità è per molti difficile sperimentare questi squarci di eternità nel qui ed ora.
Tornando sulla terra per un attimo, segnalo il dettagliato articolo di Razzante su NBQ di oggi (un sito molto valido dal punto di vista socio-politico), che documenta la scandalosa rimozione della targa dedicata all'insigne costituzionalista e studioso di dottrine politiche, Gianfranco Miglio, avvenuta nel comune di Adro nel bresciano. Gli era stato intitolato un complesso scolastico alcuni anni fa.
La sinistra riesce sempre a stupirci anche se non sarebbe per nulla facile, visto gli abissi che ha già toccato.
Miglio non fu uomo di parte, anche se si legò alla Lega Nord per breve tempo. Fu uno scienziato della politica di alto spessore che seguì le orme di Carl Schmitt.
La sua via federale è un modello.
La Chiesa corpo mistico del Cristo sposo non rischia di avere le categorie democratiche del popolo di Dio. Il popolo liberato dall’Egitto in breve tempo e a grande maggioranza cesella il vitello d’oro e rimpiange l’Egitto messo alla prova dalla penuria del deserto.
La Sposa, corpo mistico, genera figli di Dio nell’unione indissolubile, fedele e feconda sancita dalla grazia dello Spirito santo.
L’oggettivita’ rivelata da Dio eternamente presente non consente soggettività cangianti nel viverne comunionalmente ed eucaristicamente la Presenza, mentre una soggettività mutevole, multiforme, può reinterpretare l’oggetto sentendosi in diritto (altro) rispetto al divino Soggetto che ne ha fatto dono.
Definire, come fa l'articolo, "scetticismo" la filosofia di Cartesio appare del tutto improprio. Cartesio mirava ad un metodo che ci desse "idee chiare e distinte" della realtà, razionalmente inoppugnabili. Esattamente il contrario dello scetticismo, che mira a dissolvere ogni certezza. Il "dubbio metodico" cartesiano è solo uno strumento per arrivare ad una conoscenza certa, non è il dubbio degli scettici.
Non sono un esperto, ma penso che la perdita del primato del soprannaturale, per dirla con il dott. Morello, sia dovuta in fondo ad un peccato d'orgoglio dell'essere umano.
Il mistero sempre ci accompagnerà, che lo si riconosca o meno, finché siamo in questo mondo.
¥¥¥
Qualche commento en passant :
-- stupisce veder riprodotto qui un articolo che esalta il pensiero del francese Jean Borella, persona rispettabilissima, 95nne professore di filosofia in pensione, ma la cui reinterpretazione di san Tommaso in chiave simbolica e mistica risente notoriamente anche dell'influsso del "tradizionalismo" di René Guénon e Frithijohn Schuon. Vedere la voce Wikipedia su di lui.
-- L'incompatibilità che la fisica moderna avrebbe stabilito con la religione rivelata, rendendola a priori inconcepibile per la mente umana - questa appare affermazione piuttosto avventata e comunque astratta.
L'articolo se la prende con Galileo (il quale sottolineò che la Scrittura ci insegna ad andare in cielo, non come è fatto il cielo) perché la fisica ispirata da lui avrebbe portato a concepire un "universo indefinitamente esteso e isotropo dove né l'Incarnazione né la Resurrezione né l'Ascensione avrebbero il minimo fondamento". E perché mai? Forse che i divini misteri hanno bisogno di un'unica, determinata forma dell'Universo per rivelarsi? Quale che sia la forma nella quale gli uomini concepiscono l'Universo, non si vede come essa possa costituire un ostacolo alla divina Rivelazione.
Bisogna poi distinguere tra universo e spazio: l'universo visibile l'astrofisca gli attribuisce 92 miliardi di anni-luce di diametro. Al di là cosa c'è, forse il nulla? No, sempre spazio, per noi insondabile, non vediamo moenia mundi (oltre i quali ci sarebbe comunque sempre spazio). Quindi: l'indagine sperimentale conferma che, se l'Universo (la totalità degli enti esistenti nella scala cosmica, dalla scala di Planck all'orizzonte cosmico) può ritenersi finita in linea di principio, lo spazio nel quale esso si trova si estende per noi all'infinito. E questa verità perché dovrebbe creare problemi alla Rivelazione?
-- la colpa della fisica moderna sarebbe stata quella di ridurre "la consistenza del corpo, la sostanza materiale a pura geometria" per cui "il mondo non può più fungere da mezzo di manifestazione di Dio". Veramente Galileo nell'ultima sua opera, dettata quand'era già cieco, il Dialogo su due scienze, si occupò in prevalenza dei materiali, della loro resistenza etc. ossia della "consistenza dei corpi" - un testo fondamentale, che ebbe enorme influenza. Galileo vi stabilì p.e. che un corpo non può crescere all'infinito, il suo apparato osseo, la sua struttura scheletrica, crollerebbero. Esiste quindi una proporzione innata, nella materia e nelle sue forme, che non bisognerebbe mai dimenticare.
È stata la fisica più recente, oggi in grave crisi, ad aver dissolto o tentato di dissolvere la materia nella "geometria" del mondo delle particelle. Ma questo neo-atomismo, con le sue conseguenze nichilistiche, non è imputabile alla fisica classica, ai Galileo e ai Newton.
Bisognerebbe invece capire gli elementi di crisi della prevalente visione del mondo, che pretende di ridurre l'essere della natura all'azione del caso agitatore (irrazionale) di particelle elementari, in modo da poterla criticare validamente. In primis, questa fisica ha smarrito il concetto del fine, della causa finale, sola capace di spiegare le leggi della natura in modo sensato (come fanno le particelle a costituirsi nell'ordine della natura?). Critica che fa appello alla ragione, dunque, al logos non al simbolismo di un misticismo dai contorni indefiniti e persino ambigui.
Philosophus
Non essendo uno specialista non mi permetto di entrare in discussioni più grandi di me, anche se la "difesa" di Cartesio, da parte di un anonimo, mi sembra quantomeno azzardata, visto gli esiti a cuoi ha portato il razionalismo.
Mi limito ad osservare che una certa tendenza razionalistica è presente anche nel mondo della Tradizione.
A volte ho polemizzato in merito alle apparizioni, ad esempio, notando una resistenza abbastanza aprioristica, anche se motivata, all' apparenza, con la non necessità di simili manifestazioni, ai fini della nostra fede.
Don Baget Bozzo, nel suo libro "l'anticristo", indicava il carimatismo e le apparizioni mariane come la riconquista dei "diritti" del misticismo.
Lungi dal difendere il movimento carismatico, trovo non del tutto peregrina la tesi di don Gianni.
Più che altro è il Cielo che si è ripreso i suoi diritti, non dovendo chiedere il permesso a nessuno per manifestarsi come, quando e quanto vuole.
Le apparizioni, forse, sono davvero un antidoto al rischio razionalistico.
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