Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 16 ottobre 2013

Gnocchi - Palmaro, Orgoglioso lamento cattolico

Condividiamo il doloroso disagio vissuto dai bravi e coraggiosi autori, oltre che credenti, in una Chiesa dove si predica la misericordia, ma si pratica sempre più la ferocia.

Dato il tema, non sarà una gran citazione, ma bisogna cominciare con un messaggio sms datato sabato 12 ottobre, ore 14,24: “Caro Giuliano, oggi mia figlia, 18 anni, all’uscita di scuola è stata aggredita verbalmente con violenza dal padre di una sua compagna di classe per quanto ho scritto sul tuo giornale a proposito del Papa. Questo signore fa il giornalista ed è pronipote e biografo del Papa Buono”. Mentre il direttore di questo giornale rispondeva con la cortesia e l’attenzione che troppi cattolici non sanno più dove stiano di casa, il biografo del Papa Buono, obbligato da sua figlia, tentava di scusarsi telefonicamente spiegando alla ragazza presa a male parole che quello era il suo modo di partecipare alla discussione.

Evidentemente, non aveva tutti i torti il vecchio maestro delle elementari che, per catturare sino alla fine l’attenzione alle sue lezioni di storia, spiegava a una mandria di alunni svogliati: “Per capire perché una vicenda è cominciata, bisogna sempre vedere come è andata a finire”. Ripensandoci nel corso degli anni, questa massima aveva preso sempre più sentore di cinismo hegeliano, un che di Croce e di Gentile messi lì a bella posta pour épater l’etudiant e tirare indenne fino allo squillare della campanella. Ma, a ben guardare, il maestro Frecassetti la sapeva più lunga di quanto sembrasse. Bisogna riconoscere che il motivo per cui abbiamo iniziato a mettere nero su bianco il nostro pensiero sul pontificato di papa Francesco, si trova proprio nell’epilogo riassunto nel messaggio sms di sabato 12 ottobre.

La ferocia con cui viene difeso il papa della misericordia si vedeva già tutta nel coro di osanna intonato fin dalla sera dell’elezione. Baciapile e anticlericali, devoti e agnostici, cattoliconi e diversamente credenti, tutti a cantar sermoni in una chiesa improvvisamente divenuta immacolata, linda e monda da ogni difetto. E poi, tutti in processione a consacrare in Lampedusa il luogo del nuovo olocausto, a sentir messa sulla spiaggia di Copacabana, a digiunare in piazza per la pace o forse per semplice paura della guerra. Tutti ovunque ci sia da celebrare la chiesa rimessa a onor del mondo invece che del Signore.

Al cospetto di tanto consenso, anche a non aver pratica di Scritture, il “Guai a voi quando tutti gli uomini parleranno bene di voi” con cui San Luca chiude le “Beatitudini” dovrebbe prendere a risonare con prepotenza. Nella guerra al Vangelo, il mondo abbraccia solo i propri simili e non usa fare prigionieri, ma nella fiera mediatica di cui il papa è la star delle star nessuno sembra tenerne conto. Si sta troppo al calduccio in questa specie di paese di balocchi dove gli opposti girano a braccetto facendo marameo al principio di non contraddizione. In soli sei mesi, si è buttata a mare l’esigenza di mostrare con rigore la ragionevolezza della fede che tanto andava di moda con Benedetto XVI. Ora, persino il guazzabuglio sull’Essere cincischiato da Scalfari sembra una pagina di Heidegger nel dialogo con il papa. Sulla scia di un pontefice che dice di amare la mistica e disprezza l’ascetica, sono stati spazzati via in un lampo secoli di metafisica. Nello spazio di un’omelia a Santa Marta, è stato cancellata la memoria di Ratzinger e ammutolito il suo discorrere con la ragione. È rimasto solo il cuore e, si sa, al cuor non si comanda e allora i dissidenti si coprono di insulti invece che di argomentazioni. Oppure si aggredisce una ragazza perché suo padre opina dove è sempre stato lecito opinare. O, ancora, si viene epurati seduta stante da “Radio Maria” senza neanche il diritto, non si dice di appello, ma almeno dell’ultima sigaretta. Fucilati sul posto come disertori per non aver “sostenuto incondizionatamente ogni iniziativa del papa”. 

In ogni caso, nonostante il “ben gli sta” di coloro che non vedevano l’ora di reprimere almeno un alito di dissidenza che osasse alzare la testa, abbiamo ricevuto centinaia di e-mail, di telefonate e di messaggi di imbarazzante sostegno anche da tanti ascoltatori di “Radio Maria”. Innanzitutto per quanto è grottesca la vicenda. In una chiesa dove tutti criticano, contestano, manifestano, scrivono volumi e articolesse per denigrare passato, presente e futuro, quelli che vengono allontanati da una radio cattolica sono due che, secondo coscienza e “perseguendo ciò che ritengono il bene”, hanno criticato quanto nelle parole di Papa Bergoglio è in evidente contrasto con la tradizione cattolica. Ma quanto più colpisce in questi messaggi è l’adesione liberatoria di chi dice “avete scritto quello che da tempo molti pensano, ma che nessuno osava dire”. Siccome la chiesa è piccola e il fedele mormora, si spiega la ragione del fastidio che, negli ambienti clericali, il nostro scritto ha suscitato. Non siamo bambini come quello della fiaba di Andersen, ma ci siamo presi ugualmente la briga di dire che l’imperatore è nudo, mentre i cortigiani facevano a gara nel magnificare l’abito che non indossava. E, adesso, c’è il rischio che la gente se ne accorga, ne parli e comincia dire che qualcosa non torna. Sarebbe un dissenso ben singolare e difficile da affrontare. Qui non si tratta delle suore americane che vogliono le donne prete, dei teologi della liberazione che amano socialisteggiare o dei preti austriaci in fregola per l’abolizione del celibato. Questo è il dissenso di una variegata fetta di cattolici normali che vedono in pericolo la dottrina su cui si fonda la loro fede, l’idea stessa di papato e di chiesa. È il dissenso di tanti cattolici perplessi che non vogliono donne cardinale, messe creative trasformate in show secondo l’estro del celebrante, teologhesse veterofemministe al potere, pauperismo in mondovisione, pastori e teologi muti sui temi della bioetica e della famiglia. Questa fetta di popolo di Dio ha visto e valutato i ventun’anni di governo del cardinale  gesuita Carlo Maria Martini nella diocesi di Milano e non vuole che ora la chiesa sia sottoposta al medesimo, discutibilissimo trattamento. E le perplessità, si viene scoprendo adesso che la gente comincia a parlare, sono nate con i primi scricchiolii uditi il giorno dell’elezione del cardinale Bergoglio, a partire da quel “Buonasera” che ha lasciato tutti di sasso e da quell’insistere sull’essere vescovo di Roma.

Certo, occorre dirlo, il problema non è solo Papa Francesco. Ad esempio, ci sono i papolatri, secondo i quali il Papa è ontologicamente incriticabile in merito a qualunque cosa dica. E si dice “ontologicamente” in un mondo cattolico dove neanche si conosce il significato del termine ontologia. Se il papa attualmente rengnante dicesse, per ipotesi, che si deve bere sangria e tifare Argentina, ecco che i papolatri passerebbero al nuovo drink e alla nuova maglia dopo anni e anni di birra e di Bayern Monaco. Ma senza intaccare l’ermeneutica delle riforma nella continuità.

Alla fine, il problema è questo mondo cattolico ormai incapace di esprimere intellettuali di qualche caratura. Ne costituisce un riflesso eloquente lo stato della stampa cattolica, stampa di lotta e di governo, ma non luogo di elaborazione di idee o, almeno di esibizione identitaria. Domenica scorsa la Chiesa cattolica beatificava 522 martiri di Spagna, quasi tutti sacerdoti e religiosi trucidati in odio alla fede dall’esercito anarchico spagnolo. “Avvenire” ne ha parlato a pagina 23, in taglio basso: 522 martiri e il quotidiano della Cei se ne vergogna, li nasconde e si guarda bene dal dire chiaramente chi li abbia martirizzati. Parlavano spagnolo, è vero, ma purtroppo per loro non erano argentini, non frequentavano periferie esistenziali e furono ammazzati mentre stavano nei loro conventi e nelle loro chiese a pregare e a insegnare il catechismo.

Non c’è da stupirsi che questa stessa stampa cerchi di affogare nel disprezzo personale o nella censura chi osi chiedere ragione di evidenti contraddizioni, quand’anche escano dalla bocca del successore di Pietro. Sarebbe più facile per tutti se chi non condivide rispondesse seriamente nel merito, mostrasse dove stanno gli errori. Ma Augusto Del Noce ci aveva messo in guardia, quando aveva preconizzato con terrore una società nella quale sarebbe stato impossibile fare domande.

Una condizione del genere non può essere sottoscritta da un cattolico con uso di ragione, ripugna all’intelligenza. E poi, risulta difficile “sostenere incondizionatamente ogni iniziativa di un papa” che cinguetta con Scalfari sull’autonomia della coscienza, che su “Civiltà Cattolica” invita ad abbassare i toni sulle questioni etiche, che sull’aereo con i giornalisti si chiede chi sia lui per giudicare gli omosessuali, che tramite la Congregazione dei religiosi vieta ai Francescani dell’Immacolata di celebrare la messa antica, che vola a Lampedusa ed elogia i frutti spirituali del Ramadan.

Nonostante tutto questo, non è stato facile dare voce al disagio provocato dall’attuale pontificato. Tecnicamente, noi siamo quelli che dalle nostre parti vengono ancora chiamati paolotti. Siamo nati e cresciuti in una fetta di Lombardia divisa in due dall’Adda, da una parte la Brianza e dall’altra la Bergamasca, terre bianche come un lenzuolo di bucato. Quando eravamo piccoli, nei nostri paesi al posto d’onore stava il parroco, poi venivano il sindaco, il dottore, il farmacista e, se c’era la caserma, il maresciallo dei carabinieri. Sopra questa catasta ben ordinata di autorità non regnava il presidente della Repubblica perché, già allora, Roma era un po’ ladrona però solo al di qua del Tevere. Di là c’era il Papa ed era tutto un altro mondo. Il Bianco Padre che da Roma ci era meta, luce e guida regnava al vertice di ogni devozione rivolta a qual si voglia creatura umana. Dir male del papa non era lecito neppure nei circoli dove si masticavano toscani di terza categoria, si beveva vinello rosso del posto e si praticava un anticlericalismo che non andava oltre l’arciprete.

Nati e cresciuti paolotti, ci siamo trovati a dover dire ciò che ha suscitato tanto clamore perché è stato proprio il papa a disegnare una chiesa prossima ventura in cui sia spazzata via quella catasta di autorità cosi ben ordinata che ci faceva sentire parte della chiesa. Anzi, grazie alla quale eravamo parte della chiesa, prima ancora che di un comune, di una regione o di uno stato. Ma il papa doveva stare lassù, lontano, quasi irraggiungibile. E più era lontano e irraggiungibile più aveva forza per reggere e ordinare ciò che di buono c’è su questa terra. Prima di tutto, la gran teoria di autorità alle quali si doveva la giusta devozione perché discendevano direttamente dal Vicario di Cristo o, in qualche modo, lo tenevano nel giusto conto. E poi la vita nelle famiglie, dove c’era posto per tutti, anche per chi madre natura non l’aveva propriamente carezzato e allora gli si voleva bene più che ai figli o ai vecchi più fortunati. L’abbraccio al povero e al malato era gesto quotidiano e pudico, come nelle pagine di don Lisander, e aveva tanto più valore perché lo si regalava anche per conto del papa, che lassù non se lo poteva permettere, ed era come farlo per conto di Nostro Signore, dunque per vera carità. E il Dolce Cristo in terra non pensava neanche lontanamente di scendere in piazza a espropriare i suoi figli di un gesto che li avrebbe santificati. Non c’era bisogno di esempi che si sarebbero necessariamente tramutati in esibizioni. Tutto era naturaliter ordinato a Ciò e a Chi veniva rappresentato da quell’uomo lontano e solo, costantemente al cospetto di Dio per conto di tutti i suoi figli. 

Ma il papa doveva stare lassù, lontano e quasi irraggiungibile. Un papa che invece scende nell’arena e gioca con i massmedia a non fare il papa, alla fine, non si avvicina agli uomini ma li sta lasciando soli. Se si appropria dei gesti che appartengono alla quotidianità dei figli che gli sono stati affidati, non si fa umile ma protagonista. Se rimuove quel poco di gradino che è ancora rimasto tra l’uomo e Dio, non facilita l’incontro ma lo rende inutile. In tal modo, le creature si avvicinano al vuoto e, istintivamente, si aggrappano a chi hanno di più vicino: un altro uomo, niente di più, anche se si tratta del papa, che ha deciso di essere come le sue pecore, di avere il loro stesso odore. 

Anche la simbologia, che, grazie alla lontananza incolmabile del Vicario di Cristo, una volta si librava verso l’alto, ora guarda per terra e non mostra altro che uomini in mezzo agli uomini. Come accade con la croce pettorale di ferro di papa Francesco, sulla quale i fedeli, grazie allo sguardo mediatico, così materiale e terreno, non cercano più Cristo, ma l’umiltà dell’uomo la porta. Perché le creature son fatte così, se gli si toglie la ragione e gli si lascia solo il cuore si innamorano soltanto di ciò che è quotidiano e materiale. Mentre, come insegna la volpe al piccolo principe di Saint-Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma per alimentare lo sguardo dell’anima serve un vero rito “quello che” spiega sempre la saggia volpe “fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora diversa dalle altre ore”.

I grandi raduni di cui papa Francesco è la grande star non danno proprio questa impressione. E non è un caso se lui stesso ha spiegato che la riforma liturgica è il frutto principale dell’adattamento della chiesa alla modernità voluto dal Vaticano II. Una sciagurata iniziativa in fondo alla quale l’uomo finisce per celebrare se stesso, privato del desiderio di posare sulle cose e sulle creature uno sguardo diverso. La devozione al mistero, l’attimo in cui a ogni singola cosa del visibile e dell’invisibile viene prestata l’identica misura di attenzione, è andata in esilio.

Su questo dramma, l’ormai dimenticato Benedetto XVI, ha scritto pagine ancora di grande attualità. Quando era ancora il cardinale Joseph Ratzinger, diceva nell’”Introduzione allo spirito della liturgia”: “L’uomo non può ‘farsi’ da sé il proprio culto. Egli afferma solo il vuoto se Dio non si mostra. (…) la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo. Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice auto conferma. Essa presuppone qualcosa che stia concretamente di fronte, che si mostri a noi e indichi così la via alla nostra esistenza”. Diversamente, spiega ancora Ratzinger, “il culto diventa una festa che la comunità si fa da sé; celebrandola, la comunità non fa che confermarsi da se stessa. Dall’adorazione di Dio si passa a un cerchio che gira intorno a se stesso”.

Per il suo tentativo di rimettere in onore la liturgia cattolica, Benedetto XVI fu aggredito su scala planetaria da torme di cattolici che nessuno si sognò di epurare. Ma ora la chiesa ha un altro papa e, questo sì, non si può nemmeno sfiorare.
Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro>
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[Fonte: Il Foglio 16 ottobre 2013]

34 commenti:

rosa ha detto...

condivido in pieno.
mala tempora currunt...
rosa

Anonimo ha detto...

Da condividere fino all'ultima virgola, un appunto piccolo piccolo, io Ratzinger non lo dimentico, né potrei mai farlo in futuro, per me tutto sta racchiuso in quel 'buonasera' raggelante, lì me ne sono andato, era tutto previsto, programmato, no, non fa per me, il papa mio sta defilato, non poga sulle folle esultanti, prega per me e per tutti, io PREGO per lui e questo è il miracolo che lui ha fatto per me, gliene sarò grato in eterno.GR2

Anonimo ha detto...

Che Dio vi benedica!

Anonimo ha detto...

Massima solidarità agli amici Gnocchi e Palmaro.

Però anche lei padre Livio,che nei confronti di Gnocchi e Palmaro ha implicitamente sostenuto la coerenza alla Chiesa( in comunione col Papa),quale pilastro fondamentale per ogni credente.Anche lei dicevo,dovrebbe avere l'onestà intellettuale di ammettere che servirsi di una radio per la divulgazione pubblica di messaggi dettati da un apparizione non ancora canonica..non è che sia il massimo dell'ortodossia vero!

A conti fatti-per quanto opinabili-mi pare siano stati più coerenti i due giornalisti nell'esprimere le proprie personali perplessità in qualità di laici,che non la sua imprudenza clericale di cacciarli via dal tempio,senza prima dare la possibilità di mettere a confronto le rispettive campane.Come?Esattamente come sopra!>>Attraverso una tavola rotonda!-per esempio.Pubblica!Via radio!Dove tutti possano farsi un'idea circa i cambiamenti promossi dal nuovo Pontefice.

Se sfogliando i giornali delle ultime settimane abbiamo trovato opinionisti del calibro di Rino Cammilleri,Sandro Magister,Giuliano Ferrara e non solo.. avanzare delle riserve,evidentemente un motivo ci sarà,non trova?

La ragione - diceva Pascal -ci comanda più imperiosamente assai d'un padrone; perché disobbedendo al padrone, sarai disgraziato; ma disobbedendo alla ragione, sarai uno sciocco.

Con rispetto e filiale riverenza,


Davide

rosa ha detto...

parzialmente OT:
segnalo un arguto e preoccupato commento,sul Papa, Parolin , il Vaticano II e Sodano in Ex oOrbe blog. e' in spagnolo, ma facilmente comprensibile, anche perche' inframezzato di latino
Rosa

Luisa ha detto...


Sottoscrivo e faccio mia ogni parola di Gnocchi e Palmaro, a loro va non solo la mia solidarietà, ma la mia simpatia e riconoscenza.
Come hanno scritto : la ferocia con cui viene difeso il papa della misericordia si vedeva già tutta nel coro di osanna intonato fin dalla sera dell’elezione."
Ferocia, scherno, sarcasmo, che ben esprimono la dittatura del pensiero unico che, se non vigiliamo, si installerà di nuovo nella Chiesa.

rosa ha detto...

cara luisa,
credo che la dittatura si sia gia' instaurata. i fatti degli ultimi giorni lo dimostrano. leggi poi Ex Orbe, per non parlarti di una conversazione di P.marini sul Catholic HErald
rosa

Anonimo ha detto...

La stessa ferocia che usavano per distruggere il papa tedesco, offeso e vilipeso in tutti i modi ed ora condannato all'oblìo, guai a parlarne....anatema...Passante per caso2

rosa ha detto...

non ci sono intellettuali cattolici di qualche caratura...
io qui non sono d' accordo. secondo me ci sono, ma non fan parte del giro giornalistico-tv- editoria " che piace alla gente che piace". poi quello piu' importane e notevole di intellettuale e' stato silenziato...
rosa

Anonimo ha detto...

Qualche perplessità mi lascia l'accenno alla pape- (non papo-, erroneamente esemplato su ido-) -latria. Nei secoli andati i comuni cristiani, e ancor più le comuni cristiane, si guardavano bene dal criticare il pontefice, almeno nella loro generalità. Qualche caso di critiche anche aspre si è avuto, specialmente ad opera di santi e sante (soggetti per statura molto al di sopra del medio critico d'oggi). Non si vuol dire che non si possa fare, naturalmente, ma praticata in modo così ampio e diffuso non è senz'altro una condotta tradizionale. Anche questo, se vogliamo, è frutto della nuova Chiesa, quella che ha disinvoltamente aperto le facoltà di teologia ai laici e alle laiche, situazione impensabile in clima tridentino.

Anonimo ha detto...

Già, la dittatura della Chiesa la si vede solo ora, in pasasto, quando era in sintonia con il credo tradizionalista andava bene. Vergognatevi!

Anonimo ha detto...

Non esiste un "credo tradizionalista", esiste un Credo cattolico!

E la Chiesa non è mai stata una dittatura. Semplicemente, nel rigore (che non è rigorismo ma rispetto e chiara affermazione), custodiva la fedeltà alla Rivelazione Apostolica.

La cosa sconcertante è che mi sto accorgendo di parlare al passato, perché non è più così...

Luisa ha detto...



" La stessa ferocia che usavano per distruggere il papa tedesco, offeso e vilipeso in tutti i modi ed ora condannato all'oblìo, guai a parlarne....anatema...Passante per caso2"

Gli stessi che si accanivano contro Benedetto XVI ora non solo esaltano il suo successore ma stigmatizzano chi esprime, con rispetto e in modo responsabile e coerente, le loro critiche o anche solo perplessità su papa Bergoglio.
Chi poi osa ricordare Benedetto XVI e dire quanto la sua rinuncia ha aperto una ferita che prende tempo per rimarginarsi, chi non si estasia davanti alla situazione anomala di una Chiesa con due Papi, uno solo dei quali in esercizio attivo, il mandato del Papa emerito non essendo stato revocato, chi mette in raffronto alcuni passi del Magistero di Benedetto XVI, il suo esempio, il suo linguaggio chiaro, con quel che dice o fa il suo successore, diventa "una vedova o un orfano inconsolabile", un " rigido ratzingeriano" o un "pseudoratzingeriano", tutte etichette di cui un gentil vaticanista ha il copyright, senza dimenticare le altre etichette specialmente coniate per i cattolici tradizionali la cui paternità "revient" ancora al buon vaticanista ma che vengono riprese dai soliti e livorosi noti.
La ferocia di questi difensori a prescindere di papa Bergoglio qualsiasi cosa dica o non dica, faccia o non faccia, è sintomatica e rivelatrice del clima che si sta respirando, sopratutto in Italia dove papa Bergoglio ha già quasi lo statuto del santo subito.

Anonimo ha detto...

Come non sottoscrivere parola per parola, accomunati dallo stesso disagio?
Qualcuno sa cosa sia successo a fides et forma?

rosa ha detto...

alla luce di alcuni ultimi avvenimenti, comincio a pensare che l' esaltazione mediatica del papa in italia sia funzionale ad un disegno- nuovo ordine mondiale?- i cui autori si sentono sicuri in altri paesi , prr es. Francia, ma molto meno da noi. Perche' cattolici ? perche' non facilmente irregimentabili ? perche' infidi? intanto cominciamo a "scattolizzarli"
rosa

Anonimo ha detto...

Qualcuno sa cosa sia successo a fides et forma?

Mi pare che sia successo che Colafemmina, avesse come obiettivo la "riforma della riforma", con l'accento sulla sua particolare specializzazione nell'arte. Non gli mancavano tuttavia argomenti e sottolineature di grande respiro ed efficacia.
Visto che considera la battaglia ormai persa, ha cambiato atteggiamento, look e il resto è tutto da vedere...

Anonimo ha detto...

Qualche caso di critiche anche aspre si è avuto, specialmente ad opera di santi e sante (soggetti per statura molto al di sopra del medio critico d'oggi).

I santi e sante non criticavano, tuonavano...

Non si vuol dire che non si possa fare, naturalmente, ma praticata in modo così ampio e diffuso non è senz'altro una condotta tradizionale.

In effetti si tratta di una sorta di adeguamento, di stato di necessità: non è tradizionale nemmeno la condotta di questo papa.

Anche questo, se vogliamo, è frutto della nuova Chiesa, quella che ha disinvoltamente aperto le facoltà di teologia ai laici e alle laiche, situazione impensabile in clima tridentino.

C'è una nuova coscienza laicale, che si sta ulteriormente sviluppando, questo è un fatto. Non credo che dipenda solo dalle maggiori possibilità di accesso alle facoltà teologiche (anche se può essere un segno dei tempi positivo). Chi cerca seriamente, anche se non ferrato in teologia, sviluppa discernimento e profondità di lettura di fatti e parole.
Il clima tridentino (che non può esser tramontato, ma solo oscurato dal V2) credo preservi ancora quel che resta da non oltrepassare ulteriormente e da custodire, difendere, diffondere.

Marco Marchesini ha detto...

Capisco i primi momenti di lamento e di sgomento, ma poi dopo è necessaria una scelta forte e razionale in conseguenza delle proprie riflessioni.
Il lamento continuo è controproducente.

Miserere ha detto...

Gnocchi e Palmaro, vorrei dirvi di non mollare! Non lasciatevi intimorire da coloro che vogliono imporre l'autoritarismo nella Chiesa! Continuate a difendere quello in cui crediamo e che nessuno potrà mai toglierci!
Io non dimentico Benedetto e non lo dimenticherò mai! Il forum dedicato a lui che gestisco su Facebook mi conferma che il rimpianto per la sua assenza è molto forte tra i fedeli che lo frequentano!

Anonimo ha detto...

Capisco i primi momenti di lamento e di sgomento, ma poi dopo è necessaria una scelta forte e razionale in conseguenza delle proprie riflessioni.
Il lamento continuo è controproducente.


Caro Marco,
mi pare che sia un lamento conseguente ad una situazione ingravescente...
Intanto la parola "lamento" è nel titolo, come al solito redazionale.
Piuttosto è la condivisione di un'esperienza che fa pensare e l'approfondimento di temi di cocente attualità.
Certo se i problemi fossero finiti, si potrebbe anche pensare che le lamentazioni siano controproducenti. Ma la situazione è obiettivamente preoccupante e, ripeto, ingravescente (per usare un termine di quelli che ci hanno colpito, e anche bastonato, più di recente)

Dunque, inframmezziamo analisi e conseguenti 'lamenti' (che sono anche considerazioni che riaffermano la verità) a proposte di testi di riflessione e approfondimento.

Quanto a Gnocchi e Palmaro, continueranno a dire la loro e a testimoniare. Tra l'altro hanno avuto anche l'appoggio esplicito del loro direttore in ragione della vicenda recente con radio Maria e anche in considerazione dell'evolversi della situazione, sulla quale anche non credenti che usano la ragione trovano qualcosa da ridire non malevolo, ma sensato e significativo

Anonimo ha detto...

Buona sera Mic,
seguo con grande interesse il Suo blog e ne apprezzo molto la Sua attenta moderazione.
Vorrei chiederLe se pf potrebbe indicarmi un articolo che mi illustri l'attuale situazione reale della FSSPX in rapporto alla CC.
Dopo la revoca della scomunica può essere considerata cattolica a pieno titolo?
Le riserve che mi sembra ci siano da parte della Curia Romana sono vincolanti per la salvezza dell'anima?
Grazie
Mario

Anonimo ha detto...

Dopo la revoca della scomunica può essere considerata cattolica a pieno titolo?
Le riserve che mi sembra ci siano da parte della Curia Romana sono vincolanti per la salvezza dell'anima?


Vede, Mario, la revoca della scomunica da parte di un Papa mi pare che possa costituire una sufficiente patente di cattolicità, al di là di qualunque articolo e delle riserve di una curia purtroppo spiccatamente modernista.

D'altronde la FSSPX celebra 'una cum' il Papa e non professa altra fede da quella professata dalla Chiesa anche oggi, che è quella dei due millenni che l'hanno portata fino a noi...

Pino ha detto...

mic: "Visto che (Colafemmina) considera la battaglia ormai persa, ha cambiato atteggiamento, look e il resto è tutto da vedere..."

Che dire di Colafemmina? Un bravo ragazzo, molto per bene. Non lo posso biasimare. La sua bella musica, le sue belle opere d'arte.. Sarà rimasto schifato da quello che vede intorno a sé ed ha avuto - credo - una crisi di rigetto. Ma a noi ve bene lo stesso così: anche ai tempi del Titanic c'era il pianista che continuava a suonare a oltranza... E poi glu, glu, glu...
Ma stia pur certo, Colafemmina, che la Barca di Pietro non farà la stessa fine. Anche se, nel frattempo, al nocchiero è stato strappato il timone.

Onore e solidarietà a Gnocchi e Palmaro.

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
riguardo alla domanda sulla FSSPX dell'anonimo di ieri sera alle 23.32, vorrei dare la mia testimonianza. Per un periodo ho frequentato la Fraternità ad Albano Laziale e posso dire che in quell'ambiente viene offerto un "modus vivendi" cattolico praticamente scomparso nelle parrocchie. Innanzitutto se si chiede loro cosa è peccato e cosa no, non glissano come fanno tanti parroci ma dicono le cose in modo chiaro. Inoltre un'altra cosa che mi ricordo era un foglietto che loro distribuiscono a chiunque ne faccia richiesta in cui viene proposta una tabellina in cui nell'arco di un mese il fedele deve annotare il numero delle Messe a cui si partecipa, le decine di Rosario dette, altre preghiere, buone azioni ecc. Un ottimo invito a seguire una vita cattolica e un ottimo metodo - a mio avviso - per un accurato esame di coscienza. Inoltre mi ricordo che in sede era in vendita (parlo del 2005) una specie di "gioco dell'oca" per bambini il cui senso era quello di metterli in guardia dal demonio e dal peccato. Io mi ero convertito da poco tempo e pensavo che - se loro facevano certe iniziative - a maggior ragione queste venivano fatte nelle normali parrocchie. Solo in seguito mi sono accorto che queste ultime ponevano più l'accento sulle "testimonianze", sull'ospitalità di gruppi (come focolarini, neocatecumenali ecc.), sul divertimento fine a se stesso per bambini ecc.; e soprattutto, se proponevo ai sacerdoti certe iniziative, mi guardavano male. Io penso che questo sia un ottimo indicatore di quanto siano cattolici nella FSSPX, al di là della scomunica che poi è stata revocata.

Anonimo ha detto...

Se andate su Fides et forma 2,cliccate sul ban, verrà fuori un bell'articolo che dice molto, ha su una maschera da tragedia greca, leggetelo.....'ingravescente aetate atque ingravescente tempore', già, ferita difficilmente rimarginabile, gesto ancora tutto da decifrare, ma il dolore ed il rimpianto e la nostalgia per l'innominabile papa Benedetto, sono vivissimi, in tutti i blog ed in tutte le lingue del mondo, ve lo posso assicurare, è quello che mi permettte di essere meno solo a sopportare questa incresciosa sutuazione, io non dimentico, non posso...buon lavoro,Mic, e non molli.GR2

Anonimo ha detto...

Mic dice nel suo blog:

La Chiesa (...), custodiva la fedeltà alla Rivelazione Apostolica.

La cosa sconcertante è che mi sto accorgendo di parlare al passato, perché non è più così...


Cioè Mic? Non custodisce più la fedeltà alla Rivelazione apostolica da quando è stato eletto Papa Francesco? O da quando? Dal CVII? Da quando è stato proibito ai FI di celebrare in forma STRAORDINARIA?
Chi lo dice mic? Tu?
Chi sei tu mic?

Anonimo ha detto...

Io sono una credente battezzata e fedele - almeno mi sforzo di esserlo - che testimonia e dunque condivide la sua fede ricevuta dalla e nella Chiesa.

E tu, chi sei?

Anonimo ha detto...

Desidererei avere l'indirizzo esatto del blog di miserere su Benedetto XVI, papa che ricordo sempre con nostalgia ed a Rosa l'indirizzo completo del blog spagnolo che invita a leggere.
Desidero inoltre esprimere solidarietà completa agli onesti e coraggiosi Gnocchi e Palmaro.
Grazie.

rosa ha detto...

per anonimo: clicca su un motore di ricerca ex orbe blog, e troverai exorbe.blogspot. io ci sono arrivata da fides et forma, dalla colonnina di altri siti cattolici
rosa

Anonimo ha detto...

Grazie Rosa, ora sono riuscita a trovarlo ed a entrare.

Miserere ha detto...

Per l'anonimo che chiedeva del mio forum. Basta digitare su facebook "Benedetto XVI Forum". C'è anche all'indirizzo: benedettoxviforum.freeforumzone.leonardo.it , ma è più attivo quello su FB. Ti aspettiamo!

Marco Marchesini ha detto...

D'accordo mic, il titolo è redazionale. Avrei parlato di "denuncia" che è un termine più forte. "Lamento" dà l'impressione di accettazione passiva, supina. Della serie: le cose vanno male, ma si accetta tutto e non si fa niente.

sentinella ha detto...

Coraggio Mario ed Alessandro! Non siete soli! Anche se in questo momento siete voi i più visibilmente esposti al tiro al bersaglio dei benpensanti clericali. Questa ubriacatura dell'ecclesialmente corretto non potrà andare avanti per molto. I morti, dopo un po', vanno soggetti a putrefazione!E l'odore diventa insopportabile!

Anonimo ha detto...

D'accordo mic, il titolo è redazionale. Avrei parlato di "denuncia" che è un termine più forte. "Lamento" dà l'impressione di accettazione passiva, supina. Della serie: le cose vanno male, ma si accetta tutto e non si fa niente.

Sì il lamento fa pensare ad uno sfogo più che all'azione. Anche se in questo "lamento" c'è una denuncia seria e argomentata.
Beh, credo che la loro azione intanto sia la testimonianza. Poi, chissà?