Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 6 aprile 2023

Le Ore liturgiche del Giovedì Santo

Col Mattutino di oggi, Giovedì Santo, la Chiesa si appresta a vivere i misteri più alti e profondi della nostra Fede. Per questa ragione essa, nella sua saggezza millenaria, rappresenta plasticamente l'intima compenetrazione a tali misteri recitando le Ore canoniche con una solenne austerità.
Tale rito è riassunto nel cosiddetto Ufficio delle Tenebrae, di cui accenniamo di seguito.

Le ore liturgiche del Mattutino e delle Lodi per il Giovedì, Venerdì e Sabato della Settimana Maggiore in genere si anticipano alla sera prima e celebrate a lume di candela, oppure al mattino del giorno stesso, molto presto.
Mattutino e Lodi sono costituiti da salmi, antifone e letture che mettono in risalto i sacri misteri della Passione. La celebrazione, concentrandosi sulla morte di Gesù, ha un tono triste, cupo e solenne.
Le Lodi seguono immediatamente il Mattutino, che in questa occasione conclude anche temporalmente il giorno, per indicare il tramonto di Cristo, Sole di Giustizia.
In origine il Mattutino, in questi giorni come in tutte le altre stagioni dell’anno, veniva cantato poco dopo la mezzanotte, e di conseguenza quando si spegnevano le luci e l'oscurità era completa.
In ogni giorno di Tenebrae (Mercoledì Santo, Giovedì Santo e Venerdì Santo) viene acceso uno speciale candelabro triangolare (chiamato “Saetta”) che tradizionalmente regge 15 candele. Durante la liturgia, le candele si spengono una alla volta, dopo il canto dei Salmi.

In alcune versioni dell’Ufficio delle Tenebre, la liturgia è ridotta a sette letture (e sette candele) che rappresentano sette “ombre” della vita di Cristo: l’Ombra del Tradimento, l’Ombra della Negazione, l’Ombra della Solitudine, l’Ombra dell’Accusa, l’Ombra della Sofferenza, l’Ombra della Crocifissione e l’Ombra della Morte.
La candela finale, che rappresenta Cristo, non si estingue, ma di solito viene nascosta dietro l’altare dopo l’ultima lettura. Viene recitata, nell’oscurità, una preghiera finale. In quel momento si sente nella chiesa un forte rumore, chiamato strepitus o terremoto. Può essere emesso facendo cadere dei libri su un banco o suonando uno strumento ad alto volume, e rappresenta il terremoto che ci fu quando morì Gesù e la confusione che venne dopo. Altri dicono che simboleggia l’azione del rotolare della pietra sulla tomba di Gesù.
La liturgia si conclude nel silenzio e l’ultima candela o viene mantenuta nascosta o viene mostrata nuovamente. I fedeli se ne vanno in silenzio e l’atmosfera è ancora molto triste. È un momento per riflettere sulla morte di Cristo e sull’oscurità che coprì il mondo il Venerdì Santo.
Questo suggestivo rito della Settimana Santa proietta i fedeli nella morte di Cristo e rende ancora più drammatica l’accensione delle candele nella notte di Pasqua. Durante il Tenebrae, la Chiesa è avvolta nell’oscurità, ma le tenebre non hanno l’ultima parola. In quella stessa oscurità ha inizio la Veglia pasquale, ma la luce di Cristo, caccia via le ombre e l’intera Chiesa emana luce quando il Cero, Lumen Christi, raggiunge il santuario.
È questa la buona novella della nostra fede: per quanto oscuro il nostro mondo possa farsi, la luce di Cristo vince le tenebre e conduce ognuno di noi alla vita eterna.
(A cura del Coetus Fidelium "San Giuseppe al Transito" c/o Chiesa rettoria San Giuseppe al Transito
Piazza Maravigna - Catania)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se vuoi lo Spirito Santo sii puro come un angelo perché la colomba di Noé non si posò sul fango ma ritornò nell’arca.
Se volando nel mondo trovi il fango non ti ci fermare neppure per un momento e ritorna nell’arca del mio Tabernacolo aspettando che le acque della corruzione diminuiscano e non ti insozzino. Allora tu puoi essere colomba che porta al mondo il ramoscello della vera pace.
Attira lo Spirito Santo nella tranquillità della carità; se ti agiti e dai corso ai nervi lo Spirito Santo si eclissa da te perché “Non in commotione Dominus”.

Don Dolindo Ruotolo

Anonimo ha detto...

LA PASQUA TRADITA...

Quanti fraintendimenti leggo in questi giorni sulla Pasqua, spesso favoriti anche da uomini di Chiesa. Per non parlare di intellettuali, sociologi o antropologi, che reinterpretano la Pasqua in senso laico e terreno, snaturandola, svuotandola in nome del “politicamente corretto”. Per non parlare della Pasqua fluida in salsa transgender. Diciamolo, LA PASQUA SENZA CRISTO NON È INCLUSIVA, MA SOLO STUPIDA: idolatria neopagana, demenza laica, marcescenza globale. Perciò, risparmiatemi gli auguri in cui non brilla la luce del Risorto: è più dignitoso per voi, e meno orticante per me.

E tra qualche giorno la rete sarà invasa dagli auguri “mondani” alla don Ciotti (che nella Solennità dell’Assunta augurava “buon Ferragosto”), quelli dei vescovi dei poveri, o aspiranti tali, accecati dalla ribalta mediatica, quelli dei rivoluzionari della domenica pronti a immolare ancora il Cristo sull’altare di un’azione sociale e politica appiattita sul mondo, senza la prospettiva del Cielo, della salvezza, dell’Eterno. E si sprecheranno, dissacrandole, parole come “rinascita”, “rinnovamento” e “pace”, dimenticando che l’unica vera pace possibile è quella che dona Cristo. È Lui che rigenera l’uomo in profondità, aprendogli la visione e le porte del Cielo; è Lui che santifica l’uomo rendendolo vero costruttore di pace, di quel mondo nuovo, che comincia già da questa vita, ma è destinato all’Eternità ("già e non ancora").

E allora gridiamolo dai tetti: Cristo non è venuto a cambiare il mondo, ma a salvare l'uomo. È lui la nostra Pasqua. "È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita" (dal “Prefazio” della S. Messa). Quale vita? Assumendo la nostra natura umana, Cristo ci ha reso partecipi della Sua natura divina, della Sua stessa vita. Con il Suo sacrificio Cristo, centro dell'Universo, si è stabilito nel cuore dell'Uomo, dove il Divino si unisce all'Umano, e la Terra si riconcilia con il Cielo. E ora la nostra vita è "nascosta" con Cristo in Dio, fino alla Sua piena manifestazione, alla fine dei tempi: "... quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1 Gv 3, 2).
È proprio vero, non si può preservare il cristianesimo senza Cristo, ed è questa la più grande apostasia del nostro tempo.

(Domenico Condito).

Anonimo ha detto...

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_francesco_salute_san_pietro_messa_crisma_pasqua_malattia_scisma_cordate_progressisti_conservatori-7331016.html
Lui che è stato eletto dalla cordata pre-conclave di San Gallo... e continua con gli insulti ai preti, solo lui è perfetto...
Ma la Messa dei crismi non era celebrata in San Giovanni in Laterano?