Dall’importanza del latino all’indefettibilità della Chiesa Romana. Un attualissimo discorso di Pio XII ai giovani. Qui l'indice degli articoli sul Latino: Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture
Discorso di Sua Santità Pio XII
alle Rappresentanze dei Gruppi
degli Istituti superiori di Roma
Aula della Benedizione – Domenica, 30 gennaio 1949
Voi avete un duplice titolo, diletti figli e figlie, alla Nostra accoglienza cordialmente paterna, voi che rappresentate la gioventù studiosa di Roma, Nostra città natale ed episcopale, a Noi quindi doppiamente unita; voi che godiamo oggi di vedere adunati intorno a Noi, guidati dai vostri illustri Presidi e Professori. La vostra manifestazione è dedicata alla Cattedra di S. Pietro, primo Vescovo di Roma, alla cui venerazione è diretto anche l’atto di omaggio, che tributate al suo, benché indegno, Successore.
Voi siete la gioventù romana. Avete voi piena consapevolezza di questo vostro privilegio? L’abitudine non ne ha forse attenuata in voi l’intensità e la vivezza? La gioventù, che viene, commossa, nella città eterna da lontane regioni, soltanto per pochi giorni o settimane, sa spesso apprezzare meglio di voi quel privilegio, e ve lo invidia. Voi crescete in una città, come nessuna altra sulla terra, ricca di storia mondiale. L’aura di Roma è pregna dei più grandi ricordi; le pietre dei suoi monumenti, delle sue vie e delle sue piazze parlano dei secoli e dei millenni, trascorsi dalle oscure origini del periodo regio, e continuati fino ad oggi dal tempo in cui, ignoto al mondo, l’umile pescatore di Galilea, l’Apostolo Pietro, faceva nascere sotto i suoi passi un’altra Roma anche più risplendente, e, in ben più alto senso, il populum late regem (Verg. Aen. r, 2I). Vivere in quest’aura unica al mondo in guisa da poter far agire tutte queste impressioni sugli occhi, sullo spirito e sul cuore, secondo tutta la ricettività dell’anima giovanile: ecco il privilegio incomparabile della gioventù romana.
Ma inoltre voi — o almeno la maggior parte di voi — avete, come gioventù studiosa, il vantaggio di poter conoscere ed approfondire, meglio di altri, le fonti vive della storia. Fra le molte materie, invero, che formano i programmi dei vostri studi, voi coltivate la lingua latina. Il latino! lingua antica, ma non già morta, del cui superbo eco, se da secoli sono muti i diruti anfiteatri, i famosi fori e i templi dei Cesari, non tacciono le basiliche di Cristo, dove i sacerdoti del Vangelo e gli eredi dei martiri ripetono e ricantano le salmodie e gl’inni dei primi secoli nella lingua riconsacrata dei Quiriti. Ormai la lingua di Roma è principalmente lingua sacra, che risuona nei riti divini, nelle aule teologiche e negli Atti della Sede Apostolica, e nella quale tante volte voi stessi rivolgete un dolce saluto alla Regina del cielo vostra Madre e al Padre vostro che regna lassù. Ma essa è anche la chiave, che vi apre le fonti della storia. Ciò che del passato, romano e cristiano, in iscrizioni, in scritti e in libri è giunto fino a noi, porta, salvo parziali eccezioni negli ultimi secoli, quasi tutto la veste della lingua latina.
Non vogliate però interpretare le Nostre parole quasi fossero l’indice di un minor interesse per gli altri rami dei vostri studi. Nessñuno più di Noi è convinto che chiunque è chiamato ad avere un ufficio di responsabilità, chiunque vuole scrivere o parlare, deve possedere perfettamente e in tutta la sua purezza, scevra di inutili e ripresi barbarismi, la propria lingua nativa. Abbiate dunque sempre sotto mano, nocturna versate manu, versate diurna, i buoni libri italiani. Precisamente nell’epoca, in cui vivete, della cinematografia, il libro acquista una maggiore importanza. Il « film », anche se irreprensibile, è per natura sua unilateralmente visivo, e rischia quindi di rendere lo spirito del giovane superficiale, se questo non riceve in pari tempo nutrimento da utili e sane letture. Noi sappiamo, anche per esperienza, quanto sia giovevole e spesso necessario l’apprendere altre lingue vive, oltre la propria. Perciò Noi stessi, all’età vostra, Ci applicammo con ardore allo studio delle lingue estere, anche di quelle, come la tedesca, che possono sembrare a un principiante alquanto dure o troppo difficili.
Noi non ignoriamo nemmeno la tendenza presente della tecnica a prevalere sempre più sulle scienze speculative. Il pericolo sarebbe, se voi v’immergeste così fortemente nell’elemento materiale, da perdere o da indebolire il senso della cultura cristiana, ricchissima in valori di verità e di sapienza, e tutta impregnata di ciò che l’antichità aveva di eternamente buono. Ma un tale pericolo sarà più facilmente evitato, se voi stimerete degno delle vostre diligenti premure il rendervi padroni anche della lingua latina.
Forti di questa conoscenza, voi sarete un giorno in grado di preservare il popolo dal divenire sempre più estraneo al pensiero e allo spirito di quella civiltà, mediante la quale i suoi antenati, durante oltre quindici secoli, si mantennero saldamente radicati nei principi della loro fede cristiana.
Attraverso le molteplici e insieme intrecciate testimonianze del passato, che Roma in sé alberga, corre tuttavia una netta linea di separazione. I resti e le tracce della storia profana, anche quando questa era una grande storia mondiale, i frammenti di marmo e di bronzo, che gli scavi offrono alla sagacia degli archeologi, narrano gli eventi di tempi andati, parlano di stirpi e di civiltà tramontate, di potenze e di grandezze estinte. È la legge generale di tutto ciò che è terreno: alle alte ascese, alla vita e alla forza succedono, con un ritmo incomparabilmente più rapido, il decadimento e la morte. Lo splendore dell’Impero romano fu meraviglioso; sembrò creato per i millenni; eppure pagò anch’esso in un tragico disfacimento il suo tributo a quella legge: terribile monito per tutti i tempi, compreso il presente. Quando noi ci troviamo invece dinanzi alle testimonianze del passato cristiano, per quanto antiche esse possano essere, sentiamo sempre qualche cosa d’immortale: la fede, che esse annunziano, vive ancora, moltiplicata indefinitamente nel numero di coloro che la professano; vive ancora la Chiesa, a cui esse appartengono, sempre la stessa attraverso i secoli. È la Chiesa di Cristo, oggi, per ciò che riguarda la sua figura visibile, più perfetta, più compiuta, più pronta che nei giorni della sua alba nascente e del suo primo esterno sviluppo. Al presente la Chiesa, coi suoi oltre trecentocinquanta milioni di fedeli sparsi su tutta la terra, ha bisogno di una ben altra coesione, di un ben altro legame di ordinamenti e di leggi, di una più efficace guida mediante un governo centrale, che non nei suoi primordi, quando i cristiani si contavano soltanto a migliaia e, salvo poche eccezioni, appartenevano allo stesso Stato e alla stessa civiltà dell’Impero romano. Ma la struttura della Chiesa nei suoi caratteri essenziali e la sua vita interna erano allora, come sempre, le medesime, molto più anzi, anche in punti particolari, di quel che la indagine storica avrebbe forse potuto attendere. Nella sua maturità, che non conoscerà mai decrepitezza, la Chiesa non ha mutato l’espressione del suo volto; la sua voce, conservando inalterato il suo metallo, ha preso soltanto maggior vigore ed ampiezza.
Con questa affermazione ci troviamo di nuovo in Roma presso la Cattedra di Pietro. Perché Cristo ha attuato la sua volontà di fondare una Chiesa indistruttibile ed una con la promessa a Pietro, con la istituzione del primato o, ciò che è lo stesso, del Papato. La Chiesa, stabilita su Pietro e sui suoi Successori, e soltanto essa, doveva essere la Chiesa di Cristo, una in sé e duratura sino alla fine dei tempi mediante la sottomissione ad un Capo personale e visibile.
Fu una disposizione della divina Provvidenza che Pietro scegliesse Roma come sua sede vescovile. Qui, nel circo di Nerone, per il quale possediamo testimonianze archeologiche incontestabili, egli morì come confessore di Cristo; sotto il punto centrale della Cupola gigantesca era ed è il luogo del sepolcro di lui. I suoi Successori, i Papi, hanno continuato la sua missione fino al presente.
Vi sono stati nella serie dei Romani Pontefici molti che, come il Principe degli Apostoli, hanno suggellato col sangue la loro fedeltà a Colui, di cui erano i rappresentanti visibili. Molti sono stati grandi per la santità, per il genio, per la scienza, per l’autorità della loro persona. Ve ne sono stati alcuni altri, le cui qualità puramente umane corrispondevano meno all’altezza del loro supremo ufficio pastorale. Ma le più formidabili tempeste, scatenatesi dal tempo dell’Apostolo Pietro fino ai giorni nostri, non hanno potuto scuotere la Chiesa, né portar pregiudizio alla missione divina dei suoi Capi. Ogni Papa la riceve, nel momento stesso in cui accetta la sua elezione, immediatamente da Cristo, con gli stessi poteri e con lo stesso privilegio della infallibilità.
Se mai un giorno (diciamo così per una mera ipotesi) la Roma materiale dovesse crollare, se mai questa stessa Basilica Vaticana, simbolo dell’una, invincibile e vittoriosa Chiesa cattolica, dovesse seppellire sotto le sue rovine i tesori storici, le sacre tombe che essa racchiude, anche allora la Chiesa non sarebbe né abbattuta né screpolata; rimarrebbe sempre vera la promessa di Cristo a Pietro, perdurerebbe sempre il Papato, l’una indistruttibile Chiesa fondata sul Papa in quel momento vivente.
Così è. La Roma aeterna in senso cristiano soprannaturale è superiore alla Roma storica. La sua natura e la sua verità sono indipendenti da questa.
Tale, diletti figli e figlie, deve essere anche la vostra fede, incrollabile perché ha per base la pietra su cui è edificata la Chiesa. Proclamatela e portatela, questa fede, tra i vostri compagni e le vostre compagne di scuola, con chiara visione, con profonda convinzione, con coraggio sicuro della vittoria. E pregate per il Papa, affinché il Signore, che lo ha voluto pastore e vescovo delle anime vostre (cfr. 1 Petr. 2, 25), gli conceda di giovare con la parola e con l’esempio a quelli cui è preposto e di pervenire con loro alla vita sempiterna (cfr. Miss. Rom. Orat. pro Papa).
Pieno l’animo di questi sentimenti, v’impartiamo con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione. Fonte
Voi siete la gioventù romana. Avete voi piena consapevolezza di questo vostro privilegio? L’abitudine non ne ha forse attenuata in voi l’intensità e la vivezza? La gioventù, che viene, commossa, nella città eterna da lontane regioni, soltanto per pochi giorni o settimane, sa spesso apprezzare meglio di voi quel privilegio, e ve lo invidia. Voi crescete in una città, come nessuna altra sulla terra, ricca di storia mondiale. L’aura di Roma è pregna dei più grandi ricordi; le pietre dei suoi monumenti, delle sue vie e delle sue piazze parlano dei secoli e dei millenni, trascorsi dalle oscure origini del periodo regio, e continuati fino ad oggi dal tempo in cui, ignoto al mondo, l’umile pescatore di Galilea, l’Apostolo Pietro, faceva nascere sotto i suoi passi un’altra Roma anche più risplendente, e, in ben più alto senso, il populum late regem (Verg. Aen. r, 2I). Vivere in quest’aura unica al mondo in guisa da poter far agire tutte queste impressioni sugli occhi, sullo spirito e sul cuore, secondo tutta la ricettività dell’anima giovanile: ecco il privilegio incomparabile della gioventù romana.
Ma inoltre voi — o almeno la maggior parte di voi — avete, come gioventù studiosa, il vantaggio di poter conoscere ed approfondire, meglio di altri, le fonti vive della storia. Fra le molte materie, invero, che formano i programmi dei vostri studi, voi coltivate la lingua latina. Il latino! lingua antica, ma non già morta, del cui superbo eco, se da secoli sono muti i diruti anfiteatri, i famosi fori e i templi dei Cesari, non tacciono le basiliche di Cristo, dove i sacerdoti del Vangelo e gli eredi dei martiri ripetono e ricantano le salmodie e gl’inni dei primi secoli nella lingua riconsacrata dei Quiriti. Ormai la lingua di Roma è principalmente lingua sacra, che risuona nei riti divini, nelle aule teologiche e negli Atti della Sede Apostolica, e nella quale tante volte voi stessi rivolgete un dolce saluto alla Regina del cielo vostra Madre e al Padre vostro che regna lassù. Ma essa è anche la chiave, che vi apre le fonti della storia. Ciò che del passato, romano e cristiano, in iscrizioni, in scritti e in libri è giunto fino a noi, porta, salvo parziali eccezioni negli ultimi secoli, quasi tutto la veste della lingua latina.
Non vogliate però interpretare le Nostre parole quasi fossero l’indice di un minor interesse per gli altri rami dei vostri studi. Nessñuno più di Noi è convinto che chiunque è chiamato ad avere un ufficio di responsabilità, chiunque vuole scrivere o parlare, deve possedere perfettamente e in tutta la sua purezza, scevra di inutili e ripresi barbarismi, la propria lingua nativa. Abbiate dunque sempre sotto mano, nocturna versate manu, versate diurna, i buoni libri italiani. Precisamente nell’epoca, in cui vivete, della cinematografia, il libro acquista una maggiore importanza. Il « film », anche se irreprensibile, è per natura sua unilateralmente visivo, e rischia quindi di rendere lo spirito del giovane superficiale, se questo non riceve in pari tempo nutrimento da utili e sane letture. Noi sappiamo, anche per esperienza, quanto sia giovevole e spesso necessario l’apprendere altre lingue vive, oltre la propria. Perciò Noi stessi, all’età vostra, Ci applicammo con ardore allo studio delle lingue estere, anche di quelle, come la tedesca, che possono sembrare a un principiante alquanto dure o troppo difficili.
Noi non ignoriamo nemmeno la tendenza presente della tecnica a prevalere sempre più sulle scienze speculative. Il pericolo sarebbe, se voi v’immergeste così fortemente nell’elemento materiale, da perdere o da indebolire il senso della cultura cristiana, ricchissima in valori di verità e di sapienza, e tutta impregnata di ciò che l’antichità aveva di eternamente buono. Ma un tale pericolo sarà più facilmente evitato, se voi stimerete degno delle vostre diligenti premure il rendervi padroni anche della lingua latina.
Forti di questa conoscenza, voi sarete un giorno in grado di preservare il popolo dal divenire sempre più estraneo al pensiero e allo spirito di quella civiltà, mediante la quale i suoi antenati, durante oltre quindici secoli, si mantennero saldamente radicati nei principi della loro fede cristiana.
Attraverso le molteplici e insieme intrecciate testimonianze del passato, che Roma in sé alberga, corre tuttavia una netta linea di separazione. I resti e le tracce della storia profana, anche quando questa era una grande storia mondiale, i frammenti di marmo e di bronzo, che gli scavi offrono alla sagacia degli archeologi, narrano gli eventi di tempi andati, parlano di stirpi e di civiltà tramontate, di potenze e di grandezze estinte. È la legge generale di tutto ciò che è terreno: alle alte ascese, alla vita e alla forza succedono, con un ritmo incomparabilmente più rapido, il decadimento e la morte. Lo splendore dell’Impero romano fu meraviglioso; sembrò creato per i millenni; eppure pagò anch’esso in un tragico disfacimento il suo tributo a quella legge: terribile monito per tutti i tempi, compreso il presente. Quando noi ci troviamo invece dinanzi alle testimonianze del passato cristiano, per quanto antiche esse possano essere, sentiamo sempre qualche cosa d’immortale: la fede, che esse annunziano, vive ancora, moltiplicata indefinitamente nel numero di coloro che la professano; vive ancora la Chiesa, a cui esse appartengono, sempre la stessa attraverso i secoli. È la Chiesa di Cristo, oggi, per ciò che riguarda la sua figura visibile, più perfetta, più compiuta, più pronta che nei giorni della sua alba nascente e del suo primo esterno sviluppo. Al presente la Chiesa, coi suoi oltre trecentocinquanta milioni di fedeli sparsi su tutta la terra, ha bisogno di una ben altra coesione, di un ben altro legame di ordinamenti e di leggi, di una più efficace guida mediante un governo centrale, che non nei suoi primordi, quando i cristiani si contavano soltanto a migliaia e, salvo poche eccezioni, appartenevano allo stesso Stato e alla stessa civiltà dell’Impero romano. Ma la struttura della Chiesa nei suoi caratteri essenziali e la sua vita interna erano allora, come sempre, le medesime, molto più anzi, anche in punti particolari, di quel che la indagine storica avrebbe forse potuto attendere. Nella sua maturità, che non conoscerà mai decrepitezza, la Chiesa non ha mutato l’espressione del suo volto; la sua voce, conservando inalterato il suo metallo, ha preso soltanto maggior vigore ed ampiezza.
Con questa affermazione ci troviamo di nuovo in Roma presso la Cattedra di Pietro. Perché Cristo ha attuato la sua volontà di fondare una Chiesa indistruttibile ed una con la promessa a Pietro, con la istituzione del primato o, ciò che è lo stesso, del Papato. La Chiesa, stabilita su Pietro e sui suoi Successori, e soltanto essa, doveva essere la Chiesa di Cristo, una in sé e duratura sino alla fine dei tempi mediante la sottomissione ad un Capo personale e visibile.
Fu una disposizione della divina Provvidenza che Pietro scegliesse Roma come sua sede vescovile. Qui, nel circo di Nerone, per il quale possediamo testimonianze archeologiche incontestabili, egli morì come confessore di Cristo; sotto il punto centrale della Cupola gigantesca era ed è il luogo del sepolcro di lui. I suoi Successori, i Papi, hanno continuato la sua missione fino al presente.
Vi sono stati nella serie dei Romani Pontefici molti che, come il Principe degli Apostoli, hanno suggellato col sangue la loro fedeltà a Colui, di cui erano i rappresentanti visibili. Molti sono stati grandi per la santità, per il genio, per la scienza, per l’autorità della loro persona. Ve ne sono stati alcuni altri, le cui qualità puramente umane corrispondevano meno all’altezza del loro supremo ufficio pastorale. Ma le più formidabili tempeste, scatenatesi dal tempo dell’Apostolo Pietro fino ai giorni nostri, non hanno potuto scuotere la Chiesa, né portar pregiudizio alla missione divina dei suoi Capi. Ogni Papa la riceve, nel momento stesso in cui accetta la sua elezione, immediatamente da Cristo, con gli stessi poteri e con lo stesso privilegio della infallibilità.
Se mai un giorno (diciamo così per una mera ipotesi) la Roma materiale dovesse crollare, se mai questa stessa Basilica Vaticana, simbolo dell’una, invincibile e vittoriosa Chiesa cattolica, dovesse seppellire sotto le sue rovine i tesori storici, le sacre tombe che essa racchiude, anche allora la Chiesa non sarebbe né abbattuta né screpolata; rimarrebbe sempre vera la promessa di Cristo a Pietro, perdurerebbe sempre il Papato, l’una indistruttibile Chiesa fondata sul Papa in quel momento vivente.
Così è. La Roma aeterna in senso cristiano soprannaturale è superiore alla Roma storica. La sua natura e la sua verità sono indipendenti da questa.
Tale, diletti figli e figlie, deve essere anche la vostra fede, incrollabile perché ha per base la pietra su cui è edificata la Chiesa. Proclamatela e portatela, questa fede, tra i vostri compagni e le vostre compagne di scuola, con chiara visione, con profonda convinzione, con coraggio sicuro della vittoria. E pregate per il Papa, affinché il Signore, che lo ha voluto pastore e vescovo delle anime vostre (cfr. 1 Petr. 2, 25), gli conceda di giovare con la parola e con l’esempio a quelli cui è preposto e di pervenire con loro alla vita sempiterna (cfr. Miss. Rom. Orat. pro Papa).
Pieno l’animo di questi sentimenti, v’impartiamo con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione. Fonte
2 commenti:
Quanta sapienza e quanta cultura! Mai Pio XII avrebbe potuto immaginare quale decadenza avrebbe invaso la Chiesa Cattolica solo pochi decenni dopo, sia nel popolo cristiano che, purtroppo fra i pastori.
Ma quale lingua morta!
Ma quale Inglese!
Il LATINO è vivo più che mai ed è una lingua meravigliosa!
Volete la prova?
Ecco 20 parole Latine che usiamo abitualmente tutti i giorni:
1️⃣ Alter Ego
2️⃣ Bonus
3️⃣ Bis
4️⃣ Curriculum Vitae
5️⃣ Deficit
6️⃣ Et cetera
7️⃣ Ex Equo
8️⃣ Extra
9️⃣ Idem
🔟 Incipit
1️⃣1️⃣ In Extremis
1️⃣2️⃣ Factotum
1️⃣3️⃣ Lapsus
1️⃣4️⃣ Post Scriptum
1️⃣5️⃣ Referendum
1️⃣6️⃣ Super
1️⃣7️⃣ Una Tantum
1️⃣8️⃣ Tabula Rasa
1️⃣9️⃣ Vice Versa
2️⃣0️⃣ Virus
Ecco invece 7 parole che magari credevate fossero inglesi e invece sono latinissime:
1️⃣ Campus
2️⃣ Gratis
3️⃣ Junior
4️⃣ Monitor
5️⃣ Sponsor
6️⃣Tutor
7️⃣ Video
Ecco infine 3 Locuzioni Latine che sicuramente avete usato/sentito:
1️⃣ Ad Maiora!
2️⃣ Carpe Diem
3️⃣ Mens sana in corpore sano
Queste sono solo un TOT [altro latinismo] Ma sono tantissime e potrei continuare per ore.Anzi nelle prossime settimane sicuramente ve ne racconterò qualcuna. Perché il Latino è il NON PLUS ULTRA [altro latinismo]!
Io adoro il Latino per tre motivi:
1️⃣ La sua grammatica è quasi matematica, aiuta tantissimo a ragionare.
2️⃣ Capisci da dove arrivano le parole e quindi capisci il loro significato profondo.
3️⃣ Vai alla radice, all’essenziale, è quasi filosofia e apre la mente.
Quindi meno Inglesismi!
Più LATINISMI!!
#degustibusnondisputandumest
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