Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 18 febbraio 2024

Prima Domenica di Quaresima

Facciamo tesoro degli insegnamenti che ci aiutano a interiorizzare sempre più, seguendo il calendario liturgico, le ricchezze inesauribili della nostra fede oggi così neglette. Vedi precedente con cui integrare la meditazione che segue qui.

Prima Domenica di Quaresima

Intróitus Ps. 90, 15 et 16 - Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum.
Ps. 90, 1 - Qui ábitat in adiutório Altíssimi: in protectióne Dei coeli commorábitur. Glória Patri…
Ps. 90, 15 et 16 - Invocábit me …
Introito
Sal. 90, 15 e 16 - Mi invocherà e io lo esaudirò: lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni. Sal. 90, 1 - Chi àbita sotto l’égida dell’Altissimo dimorerà sotto la protezione del cielo. Gloria al Padre… Sal. 90, 15 et 16 - Mi invocherà …

Solennità di questo giorno. 
Questa Domenica, la prima della santa Quarantena, è anche una delle più solenni dell'anno. Il suo privilegio, esteso con le ultime decisioni di Roma alle altre Domeniche di Quaresima (Costituzione Divino afflatu), e che per molto tempo lo ha solo condiviso con la Domenica di Passione e delle Palme, è quello di non cedere il posto a nessuna festa, neppure a quella del Patrono, o del Santo Titolare della Chiesa, o della Dedicazione. Negli antichi calendari è chiamata Invocabit, dalla prima parola dell'Introito della Messa; mentre nel Medio Evo la chiamavano Domenica delle torce, in seguito ad un'usanza che non sempre né dovunque pare motivata alla stessa maniera; in certi luoghi, i giovani che s'erano lasciati andare troppo alle dissipazioni del carnevale, dovevano, in quella domenica, presentarsi in chiesa con una torcia in mano, per fare pubblica soddisfazione dei loro eccessi.
Oggi la Quaresima appare in tutta la sua solennità. I quattro giorni che la precedono furono aggiunti abbastanza tardivamente, per completare la quarantena del digiuno; e il Mercoledì delle Ceneri i fedeli non hanno l'obbligo d'udire la Messa. La santa Chiesa nei vedere oggi tutti i suoi figli riuniti, rivolge loro la parola nell'Ufficio del Mattutino, facendo proprio il linguaggio eloquente di san Leone Magno: "Figli carissimi, dice loro, prima d'annunciarvi il sacro e solenne digiuno della Quaresima, posso io cominciare meglio il mio discorso servendomi delle parole dell'Apostolo, nel quale parlava Gesù Cristo, e ripetendo ciò che ora avete sentito leggere: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute? Perché sebbene non esista tempo dell'anno che non sia ripieno dei benefici di Dio, e benché per grazia sua noi abbiamo sempre accesso al trono della sua misericordia, tuttavia dobbiamo in questo santo tempo applicarci con maggior zelo al nostro profitto spirituale, ed essere animati da nuova fiducia. Infatti la Quaresima, ricordandoci quel sacro giorno in cui fummo riscattati, c'invita a praticare tutti i doveri della pietà, affinché, mediante la purificazione dei nostri corpi e delle nostre anime, ci disponiamo a celebrare i misteri della Passione del Signore".

Il tempo propizio.
Un tale mistero meriterebbe da parte nostra un rispetto ed una devozione senza limiti, in modo da essere sempre davanti a Dio quali vorremo essere nella festa di Pasqua. Ma una tale costanza non è la virtù della maggior parte di noi; la debolezza della carne ci obbliga a moderare l'austerità del digiuno, e le diverse occupazioni di questa vita formano l'oggetto delle nostre sollecitudini. Di conseguenza i cuori devoti vanno soggetti ad essere ricoperti da un po' della polvere di questo mondo. Con grande nostro vantaggio fu dunque stabilita questa divina istituzione, la quale ci offre quaranta giorni per ricuperare la purezza delle nostre anime, riparando con la santità delle nostre opere ed i meriti dei nostri digiuni, le colpe degli altri tempi dell'anno.

Consigli apostolici.
"Nell'entrare, miei carissimi figli, in questi giorni pieni di misteri, santamente istituiti per la purificazione delle nostre anime e dei nostri corpi, procuriamo d'obbedire al precetto dell'Apostolo, liberandoci da tutto ciò che può macchiare la carne e lo spirito, affinché il digiu­no, dominando la lotta che esiste fra le due parti di noi stessi, faccia sì che l'anima riacquisti la dignità del comando, pur essendo anch'essa sottomessa a Dio, e da lui governata. Non diamo occasione a nessuno di mormorare contro di noi, né esponiamoci al giusto disprezzo di coloro che vogliono trovare a ridire, perché gl'infedeli avrebbero ben motivo di condannarci, se per nostra colpa fornissimo alle loro empie lingue le armi contro la religione, e se la purezza della nostra vita non rispondesse alla santità del digiuno che abbiamo abbracciato. Non ci dobbiamo immaginare che tutta la perfezione del nostro digiuno consiste nell'astinenza dai cibi, perché sarebbe vano sottrarre al corpo una parte del suo nutrimento, se nello stesso tempo non allontanassimo l'anima dall'iniquità".

L'esempio di Gesù tentato da Satana.
Ogni Domenica di Quaresima ha per oggetto principale una lettura dei santi Vangeli, destinata ad esercitare i fedeli nei sentimenti che la santa Chiesa vuole loro infondere durante la giornata. Oggi essa ci fa meditare la tentazione di Gesù Cristo nel deserto. Niente meglio di questo importante racconto è più adatto ad illuminarci e fortificarci.
Riconosciamo di essere peccatori, e desideriamo espiare i nostri peccati. Ma come siamo caduti nel male? Il demonio ci ha tentati e noi non abbiamo respinta la tentazione; abbiamo ceduto alla suggestione dell'avversario, ed il male fu commesso. Tale è la storia del nostro passato, e uguale sarà nell'avvenire, se non approfittiamo della lezione che ci da oggi il Redentore.
L'Apostolo, spiegandoci la misericordia del divino consolatore degli uomini, insiste sulle tentazioni ch'egli si degnò patire. Una tale prova d'illimitata devozione non ci è affatto mancata; e noi oggi contempliamo l'adorabile pazienza del Santo dei Santi, il quale non disdegna che gli s'avvicini questo schifoso nemico d'ogni bene, affinché noi impariamo come dobbiamo trionfarne.
Satana guardava con preoccupazione alla santità incomparabile di Gesù: le meraviglie della sua nascita, i pastori chiamati dagli Angeli al presepio, i magi venuti dall'Oriente sotto la guida d'una stella, la protezione che sottrasse il Bambino al furore di Erode, la testimonianza resa da Giovanni Battista al nuovo profeta: tutto questo insieme di fatti contrastava in modo così strano con l'umiltà e l'oscurità dei primi trent'anni del Nazareno, che suscitò i timori del serpente infernale. Il mistero dell'Incarnazione s'era compiuto lontano dai suoi sguardi sacrileghi; e ignora che Maria è la Vergine che, come aveva preannunciato Isaia (7,14), doveva partorire l'Emmanuele. Ma sono giunti i tempi; l'ultima settimana di Daniele ha aperto la sua era; anche il mondo pagano attende dalla Giudea un liberatore. Satana sa tutto questo, e, nella sua ansietà, osa accostarsi a Gesù, sperando che nella conversazione con lui riesca a cogliere qualche indizio. È o non è il Figlio di Dio? Sta tutto qui il problema. Forse, chissà! potrà sorprenderlo in qualche debolezza; il fatto di saperlo un uomo come gli altri lo potrebbe rassicurare.

La condotta di Gesù.
Il nemico di Dio e degli uomini doveva però rimanere ben deluso nel suo intento; s'avvicina al Redentore, ma tutti i suoi sforzi dovevano tornare a sua confusione. Con la semplicità e la maestà del giusto, Gesù respinge ogni attacco di Satana, senza svelare la sua origine celeste. Così l'angelo perverso si ritira, senza aver potuto scoprire altra cosa in Gesù se non ch'era un profeta fedele al Signore. Ma si accecherà sempre più nel suo orgoglio, quando fra poco vedrà i disprezzi, le calunnie, le persecuzioni accumularsi sul capo del Figlio dell'uomo, e gli sembreranno così facili i tentativi di farlo cadere. Ma nel momento che Gesù, saziato d'obbrobri e di patimenti, espierà sulla Croce, s'accorgerà finalmente che la sua vittima non è un uomo, ma un Dio, e che tutti i furori congiurati contro il Giusto non erano serviti ad altro che a palesare l'ultimo sforzo della misericordia che salva il genere umano, e della giustizia, che atterra per sempre la potenza dell'inferno.
Questo era il disegno della divina Provvidenza, nel permettere che lo spirito del male osasse contaminare con la sua presenza il ritiro dell'Uomo-Dio, indirizzargli la sua parola e mettere sopra di lui le sue empie mani. Ma studiamo le circostanze della triplice tentazione subita da Gesù per istruirci ed incoraggiarci.

I nostri tre nemici.
Noi abbiamo tre sorta di nemici da combattere, e l'anima nostra è vulnerabile da tre parti; infatti: "Tutto ciò ch'è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita" (1Gv 2,16). Per la concupiscenza della carne dobbiamo intendere l'amore dei sensi avido dei godimenti della carne; se esso non è frenato, trascina l'anima ai piaceri illeciti. La concupiscenza degli occhi significa l'amore dei beni di questo mondo, delle ricchezze e della fortuna; le quali cose brillano dinanzi ai nostri sguardi prima di sedurci il cuore. Finalmente la superbia della vita è la confidenza in noi stessi, che genera la vanagloria e la presunzione, e ci fa dimenticare che abbiamo ricevuto da Dio la vita e i doni che si degnò spargere sopra di noi.
Ora, tutti i nostri peccati scaturiscono da una di queste tre fonti, e le tentazioni mirano a farci accettare, o la concupiscenza della carne, o la concupiscenza degli occhi, o la superbia della vita. Il Salvatore, nostro modello in ogni cosa, volle sottoporsi a tutte e tre le prove.

Le tre tentazioni.
Satana lo tenta prima nella carne, insinuandogli il pensiero che avrebbe adoperato il suo potere soprannaturale per saziare immediatamente la fame che lo stimola. Di' che queste pietre diventino pani: tale è il suggerimento del demonio al Figlio di Dio. Esso vuol vedere se la premura di Gesù nel soddisfare al bisogno del suo corpo non lo denoterà per un uomo debole e soggetto alla intemperanza. Quando invece viene a noi, tristi eredi della concupiscenza di Adamo, le sue suggestioni si spingono ancora oltre: aspira a macchiarci l'anima per mezzo del corpo. Ma la suprema santità del Verbo incarnato non poteva permettere che Satana ardisse di fare una simile prova del suo potere sopra di lui, alla stessa maniera che tenta l'uomo nei suoi sensi. In questo, dunque, il Figlio di Dio ci dà una lezione di temperanza; e sappiamo che per noi la temperanza è la madre della purità, e che l'intemperanza solleva la ribellione dei sensi.
La seconda tentazione è di superbia. Gettati sotto, e gli Angeli ti sosterranno. Qui il nemico vuoi vedere se i favori del cielo hanno generato nell'anima di Gesù quell'alterigia e quella ingrata presunzione, che inducono la creatura ad attribuire a sé i doni di Dio e a dimenticare il proprio benefattore, per mettersi a regnare al suo posto. L'Angelo ribelle è deluso ancora una volta, e l'umiltà del Redentore spaventa la sua superbia.
Fa allora un ultimo tentativo. Forse, pensa, colui che s'è mostrato così temperante ed umile, sarà sedotto dall'ambizione della ricchezza. "Guarda lo splendore e la gloria di tutti i regni della terra: io te li posso dare, purché mi adori. Gesù respinge sdegnato la meschina offerta, e caccia via da sé il seduttore maledetto, il principe del mondo, insegnandoci con tale esempio a disprezzare le ricchezze della terra ogni volta che, per conservale od acquistarle, dovessimo violare la legge di Dio e rendere un omaggio a Satana.

Le vittorie e l'esempio di Cristo.
Ora, in che modo il Redentore, nostro divino capo, respinge la tentazione? Ascolta forse i discorsi del suo nemico? Gli lascia il tempo di far brillare davanti agli occhi tutto il suo prestigio? È così che troppo spesso abbiamo fatto noi, e siamo stati vinti. Gesù oppone semplicemente al nemico lo scudo dell'inflessibile Legge di Dio:
Sta scritto: - gli risponde - Non di solo pane vive l'uomo. Sta scrìtto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Seguiamo d'ora innanzi questa grande lezione. Eva si perdette, e con essa il genere umano, per aver intavolato conversazione col serpente. Chi procura la tentazione vi soccomberà. In questi santi giorni il cuore è più guardingo, le occasioni sono allontanate e le abitudini interrotte; purificate dal digiuno, dalla preghiera e dall'elemosina, le anime nostre risusciteranno con Gesù Cristo; ma conserveranno questa nuova vita? Tutto dipenderà dalla nostra condotta nelle tentazioni. Fin dall'inizio della santa Quarantena la Chiesa, mettendo sotto ai nostri occhi la narrazione del santo Vangelo, vuole al precetto aggiungere l'esempio. Se saremo vigili e fedeli, la lezione ci porterà i suoi frutti; e quando avremo raggiunta la Pasqua, la vigilanza, la diffidenza di noi stessi e la preghiera, col divino aiuto che non manca mai, ci assicureranno le perseveranza.
La Chiesa greca oggi celebra una delle sue più grandi solennità. Chiamano tale festa Ortodossia, ed ha lo scopo d'onorare la restaurazione delle sante Immagini a Costantinopoli e nell'impero d'Oriente, nell'842, quando l'imperatrice Teodora, col concorso del santo Patriarca Metodio, pose fine alla persecuzione degl'iconoclasti e fece rimettere in tutte le chiese le sante Immagini, che il furore degli eretici aveva fatto scomparire.

Messa
La Stazione è, a Roma, nella Basilica di S. Giovanni Laterano. Era giusto che una Domenica così solenne fosse celebrata nella Chiesa Madre e Matrice di tutte le Chiese, non solo della santa città, ma di tutto il mondo. Li, il Giovedì Santo, si riconciliavano i pubblici Penitenti; lì pure, nella notte di Pasqua, i Catecumeni ricevevano il santo Battesimo nel Battistero di Costantino. Nessun'altra Basilica era più adatta alla riunione dei fedeli, in questo giorno in cui tante volte venne promulgato, dalla voce dei Papi, il digiuno quaresimale.
EPISTOLA (2Cor 6, 1-10). - Fratelli: vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Egli infatti dice: T'ho esaudito nel tempo propizio, e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Non diamo motivo di scandalo a nessuno, affinché non sia vituperato il nostro ministero, ma diportiamoci in ogni cosa come ministri di Dio, con molta pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie. Sotto le battiture, nelle prigionie, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con purezza, con scienza, con longanimità, con soavità, con Spirito Santo, con carità non simulata, con la parola della verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all'ignominia, alla cattiva e alla buona fama; siam trattati come seduttori e siamo veraci; come ignoti, e siamo ben conosciuti; come moribondi, ed ecco viviamo; siamo castigati, e non uccisi; tristi e sempre allegri; poveri, e ne arricchiamo tanti; possessori di niente, e possediamo ogni cosa.
La vita dell'uomo è una milizia.
Questo passo dell'Apostolo ci mostra la vita cristiana sotto un aspetto ben differente da come suole vederla la nostra debolezza. Per trascurarne l'importanza, noi saremmo facilmente portati a pensare che tali consigli s'addicevano ai primi tempi della Chiesa, quando i fedeli, esposti a continue persecuzioni ed alla morte, avevano bisogno d'un grado eccezionale di rinuncia e d'eroismo. Ma sarebbe una grande illusione, credere che siano finite tutte le battaglie del cristiano. Esiste sempre la lotta contro i demoni e il mondo, contro il sangue e la carne; per questo la Chiesa ci manda nel deserto con Gesù Cristo, per ivi imparare a combattere. Lì comprenderemo che la vita dell'uomo sulla terra è una milizia (Gb 7,1), e se non lottiamo sempre e coraggiosamente, questa vita che vorremmo passare nel riposo finirà con la nostra disfatta. Appunto per farci evitare tale sventura, la Chiesa ci dice oggi per bocca dell'Apostolo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salute. Perciò, comportiamoci in ogni cosa come servi del Signore e resistiamo con fermezza fino alla fine di questo tempo. Dio veglia sopra di noi, come vegliò sul suo Figliolo nel deserto.
VANGELO (Mt 4, 1-11). - In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. E il tentatore, accostandosi disse: Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pani. Ma Gesù rispose: Sta scritto: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella città santa e avendolo posto sul pinnacolo del tempio gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati di sotto, poiché sta scritto che agli Angeli suoi ha commessa la cura di te; ed essi ti sosterranno, affinché il tuo piede non inciampi in qualche pietra. E Gesù a lui: Sta anche scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò sopra un monte altissimo e, mostrandogli tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Allora Gesù rispose: Va' via Satana, che sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli Angeli vennero a servirlo.
Compassione verso Gesù.
Ammiriamo l'ineffabile bontà del Figlio di Dio, che, non contento d'espiare tutti i nostri peccati con la croce, si degnò imporsi un digiuno di quaranta giorni e di quaranta notti per incoraggiarci alla penitenza. Egli non permise che la giustizia del Padre suo esigesse da noi un sacrificio, ch'egli per primo non avesse offerto con la sua persona, e in circostanze mille volte più rigorose di quelle che si possono riscontrare in noi. Che sono mai le nostre opere di penitenza, spesso anche così contese alla giustizia di Dio dalla nostra viltà, se le paragoniamo al rigore del digiuno di Gesù sul monte? Cercheremo ancora di dispensarci dalle leggere penitenze, di cui il Signore si degna accontentarsi, e che sono così lontane da ciò che abbiamo meritato con le nostre colpe? Invece di lamentarci di un piccolo incomodo e della stanchezza di qualche giorno, compatiamo piuttosto il tormento della fame che prova l'innocente Redentore per quaranta lunghi giorni e quaranta lunghe notti nel deserto.

Confidenza nella tentazione.
La sua preghiera, l'abnegazione per noi, il pensiero della giustizia del Padre suo lo sostengono nella debolezza; ma, allo spirare della quarantena, la natura umana è ridotta agli estremi. È allora che l'assale la tentazione; ma ne trionfa con una calma ed una fermezza che ci devono servire d'esempio. Quale audacia in Satana, osare avvicinarsi al giusto per eccellenza ! Ma anche che pazienza in Gesù che si lascia mettere le mani addosso e trasportare nell'aria, da un luogo all'altro, dal mostro dell'abisso!
L'anima cristiana è frequentemente esposta a crudeli insulti da parte del suo nemico, fino ad essere tentata, qualche volta, di lagnarsi con Dio per l'umiliazione che soffre. Pensi allora a Gesù, al Santo dei Santi, al Figlio di Dio e al vincitore dell'inferno dato, per cosi dire, in balìa dello spirito del male; da lui Satana avrà una vergognosa sconfitta. Così anche l'anima cristiana, se resisterà con tutta la sua energia alla forza della tentazione, diventerà l'oggetto delle più tenere compiacenze di Dio, a eterna infamia e castigo di Satana.
Uniamoci agli Angeli fedeli che, dopo l'allontanamento del principe delle tenebre, accorrono a ristorare le forze esauste del Redentore, offrendogli da mangiare.
Che compassione essi sentono della sua divina stanchezza! Come s'affrettano a riparare, con le loro adorazioni, l'orribile oltraggio di cui s'è fatto reo Satana verso il sovrano Padrone di tutte le cose! E come ammirano la carità di un Dio che, per amore degli uomini, sembra aver dimenticato la sua dignità, e non pensa che alle sventure ed alle necessità dei figli di Adamo!

Preghiamo
O Dio, che ogni anno purifichi la tua Chiesa con l'osservanza quaresimale, concedi alla tua famiglia di rendere fruttuose con le buone opere quelle grazie che si sforza di ottenere con l'astinenza.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 506-513)

14 commenti:

Signore, se puoi, allontana da noi... ha detto...

Ecco a Voi, dalla Corea, il Riso-Manzo… Pro Memoria.
https://www.marcotosatti.com/2024/02/17/ecco-a-voi-dalla-corea-il-riso-manzo-pro-memoria/

Per l'Esaltazione della Santa Croce, e per tutta la Quaresima. ha detto...

Vexìlla Regis pròdeunt;
Fulget Crucis mistèrium,
Qua vita mortem pèrtulit,
Et morte vitam rèddidit.
Figunt cruènti Nùminis
Clavi manus, vestìgia;
Redemptiònis gratia
Hic immolàtur hostia.
Post vulneràtus ìmpiae,
Mucròne diro lànceae,
Ut nos lavàret crìmine,
Manàvit unda et sànguine.
Ìmpleta sunt quae còncinit,
David fidèli càrmine,
Dicèndo nati ònibus:
Regnàvit a ligno Deus.
Arbor decor et fùlgida,
Ornàta regis pùrpura,
Elècta digno stìpite
Tam sancta membra tàngere.
Beàta, cuius bràchiis
Salus pèpendit saeculi:
Stàtera facta est còrporis,
Tulìtque praedam Tàrtari.
O crux, ave, spes unica
Hoc passiònis tèmpore,
Piis adauge gràtiam,
Reisque dele crìmina.
Te, summa coeli Trìnitas,
Collàudet omnis spìritus:
Quos per Crucis mistèrium
Salvas tuère iùgiter. Amen.

Catholicus.2 ha detto...

ERA GIUSTO CHE CHI ERA VENUTO A VINCERE LA NOSTRE MORTE MORENDO, VINCESSE PURE LE NOSTRE TENTAZIONI TOLLERANDO DI ESSERE TENTATO (S. GREGORIO MAGNO)
Alcuni sogliono dubitare da quale spirito Gesù sia stato condotto nel deserto, a motivo di questa frase che viene poi detta in seguito: Il diavolo lo trasportò nella città santa (Mt.4,5); e di quest’altra ancora: Lo condusse sopra un monte altissimo (Mt.4,8). Ma vera, sicura e conveniente è l’opinione che Gesù sia stato condotto nel deserto dallo Spirito Santo, così che fu il suo Spirito che lo condusse là dove avrebbe trovato lo spirito maligno che lo doveva tentare. Certamente la mente rifugge, e le orecchie umane inorridiscono nel sentir dire che l’Uomo-Dio venne portato dal diavolo su di un alto monte, o nella città santa. Se però consideriamo le altre cose accadute al Signore, veniamo a conoscere che anche queste non sono incredibili.

E’ certo che il diavolo è il capo di tutti i malvagi, e tutti i malvagi sono altrettante membra di questo capo. Non fu forse un membro del diavolo Pilato? Non furono forse membra del diavolo quei Giudei che perseguitarono Cristo, e quei soldati che lo crocifissero? Perché dunque meravigliarci se il Signore permise di venire condotto sul monte da colui, dalle cui membra soffrì di essere crocifisso? Non è forse cosa indegna che quel Redentore che venne per essere ucciso, abbia anche permesso di essere tentato. Anzi era cosa giusta che chi era venuto a vincere la nostra morte morendo, vincesse pure le nostre tentazioni sopportando di essere tentato.

E’ necessario che sappiamo che la tentazione agisce in tre gradi: con la suggestione, con la dilettazione, col consenso. Quando noi siamo tentati, la maggior parte delle volte cediamo alla dilettazione ed anche al consenso. Ciò avviene perché fummo generati dal peccato della carne e di conseguenza portiamo in noi stessi il motivo della lotta che dobbiamo sostenere. Dio invece, incarnatosi nel seno della Vergine, era venuto al mondo senza peccato, e in se stesso non provava contrasto di sorta. Egli poté bensì essere tentato per suggestione, ma la sua mente non venne per nulla intaccata dalla dilettazione peccaminosa; perciò tutta quella diabolica tentazione avvenne al di fuori, non nell’interno.

Prima Domenica di Quaresima
Mt. 4,1-11[Le tentazioni di Gesù nel deserto]

S.GREGORIO MAGNO
Omelia 16 in Evangelia
Breviario Romano, Mattutino, Lezioni del III Notturno

Anonimo ha detto...

“Molti credono di salire. In realtà evaporano nel vuoto. Si innalzano come bolle sdegnose e cangianti, non come alpinisti.
L'alpinista sale con tutto il suo peso umano, con tutta la sua densità terrena. L'evaporato diserta il piano, ma il conquistatore di montagne ne conserva l'argilla ai piedi e il profumo nei polmoni.
L'eroe e il disertore si confondono spesso agli occhi degli uomini. Ma si distinguono da questo segno: nell'anima di colui che veramente ascende aumenta il rispetto, la comprensione e l'amore per ciò che sta in basso.”

Gustave Thibon (1903-2001), Ritorno al reale

Anonimo ha detto...

Durante la Quaresima, dobbiamo abbandonare il fascino ingannevole e diabolico di questo mondo e afferrare le vere ricchezze che possono essere trovate solo in Gesù: la promessa della vita eterna nel regno eterno di Dio.

La Lettera agli Ebrei ci informa «che abbiamo un grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli, Gesù, il Figlio di Dio». Mentre era sulla terra, come noi, fu tentato sotto ogni aspetto, “ma senza peccare”. Pertanto, in questo tempo di Quaresima, «avviciniamoci dunque con fiducia al trono della grazia, affinché possiamo ricevere misericordia e trovare grazia per essere soccorsi nel momento del bisogno». (Ebrei 4:14-16)

Anonimo ha detto...

Le tentazioni di Gesù.

Gesù, vero uomo, viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal Diavolo.
Nel battesimo lo Spirito di Dio era appena disceso visibilmente su di lui, consacrandolo.
Nel deserto Gesù digiuna e, proprio perché lo fa con perseveranza, riceve la tentazione.
L’essere tentati è implicito in una vita che tende a Dio con grande generosità.
Serve per verificare la fedeltà e per tenere a freno la vanagloria, orientando a maggior umiltà.
La tentazione è suggestione (in Gesù nemmeno una dilettazione): non c’è peccato senza il consenso.
La tentazione ha anche un’apparenza morale: ti illude di contenere qualcosa di buono, bello e vero.
Se non ci si sa destreggiare, il Diavolo ti tenta proponendo la Paola di Dio, detta come fa comodo a lui.
Poi la sfida: “Se sei il figlio di Dio… fai così e cosà”. Glielo ridiranno in croce: “Scendi di lì e ti crederemo”.
Nel vangelo di Luca nella tentazione del potere terreno il diavolo è esplicito: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”. Chiaro? I regni della terra sono roba sua!
Gesù ha sempre detto che il suo regno non è di questo mondo. Ma a noi interessa? Ci piace o ci delude?
Questa tentazione è vivissima anche oggi, soprattutto dentro la Chiesa. Se la fede si mette in combutta con i poteri terreni, finisce con il doversi adattare a quei criteri.
Il popolo è chiamato a scegliere tra Gesù e Barabba. Bar Abbas, anche lui “figlio del padre”.
Era un uomo che aveva guidato la sommossa contro Roma: a suo modo un benefattore, seppur omicida.
Un Messia vero e un messia secondo l’opinione pubblica. Chi libererà la folla? Solo la Verità rende liberi.
Come ci piace la via di una pace mondana, nel benessere… Gesù invece sceglie la via della croce.
Anche Pietro se ne scandalizza quando lo capisce. E si becca da Gesù un imperituro: “vade retro Satana”.
Nessun regno di questo mondo è il regno di Dio. Gesù risorto lo spiega anche ai due discepoli di Emmaus.
Bisogna liberarsi dall’inganno di Satana e solo la Verità (Lui, cioè Dio) permette di diventare liberi!
Gloria apparente, altisonante, ricca e superba, contro gloria vera, umile e sofferente.
Vince Cristo. Non vince la menzogna. Il vero bene è adorare Dio, non gli idoli vani.

Benedetto XVI -Gesù di Nazaret

Anonimo ha detto...

Etiamsi omnes, ego non

Nel Vangelo di San Matteo si legge della presa di posizione di San Pietro che audacemente e mendacemente giura fedeltà esclusiva al divino Maestro. A dispetto dei “tutti” che si scandalizzeranno di lui a causa della sua imminente cattura, lui non si sarebbe scandalizzato.
“Anche se tutti, io non” il significato letterale di una locuzione che si usa per affermare la propria posizione a sostegno di qualcuno o di qualcosa dinnanzi alla prospettiva di restare gli unici e i soli a farlo.
Sappiamo che spesso la lingua si impegna a promettere cose che la paura non gli concede di mantenere. Così fu per Pietro. Il riferimento allo “scandalo” di cui parla Gesù merita un piccolo approfondimento. Quando si tratta di Dio, quindi dell’onnipotente per antonomasia, risulta un tantino ostico associarlo a carcere, torture varie, umiliazioni feroci e morte ignominiosa. Per cui le strade di Dio, imprescrutabilmente bagnate da dure prove redentive, continuano a essere ostiche da capire e condividere. E coloro che sanno restare fedeli senza scandalizzarsi nelle apparenti e temporanee sconfitte che Dio permette sono rari.
Molto più facile affermare, in tempi di pace, con spavalderia: “ego non”, “io non”; ma è una questione di tempo e il Gallo canterà, stigmatizzando l’avvenuto nuovo umano tradimento.
Meglio prudentemente tacere e restare fedeli piuttosto che giurare fedeltà e poi tradire.

Roberto Bonaventura
Elucubrazioni Latine

Buona volontà e predestinazione ha detto...

Ricompensa per una santa Messa

Un orfanello aveva trovato una moneta lungo un sentiero. Avrebbe potuto appropriarsene, poichè impossibile trovarne il padrone; avrebbe potuto sovvenire a qualche urgente bisogno; ma non lo fece. Pensò di far celebrare una Santa Messa per i genitori defunti.

Iddio gradì il pietoso atto e venne in soccorso dell'orfanello. Quando questi chiese al Sacerdote la celebrazione della Messa, suscitò l'interessamento del Ministro di Dio.

- Tu sei privo dei genitori e fai bene a ricordarti di loro. Ma come vivi al presente?

- Faccio il pastorello.

- Ti piacerebbe studiare e divenire Sacerdote?

- Lo desidero tanto! Ma non ho i mezzi.

- Se ti aiutassi io?
- Non saprei come ringraziarvi!... - Da quel giorno il fanciullo lasciò le pecore e si diede allo studio. Poté un giorno divenire Sacerdote, poi Cardinale ed anche Santo. Forse la Chiesa non avrebbe San Pier Damiani, se questi da fanciullo non si fosse ricordato di suffragare i genitori.
(don Giuseppe Tommaselli)

Anonimo ha detto...

"Quando i cattivi pensieri mi schiacciano come molte spine, vado in chiesa, l'ospedale delle anime, e sto davanti alle icone. La loro bellezza delizia e rinfresca la mia anima e mi porta a glorificare Dio." (San Giovanni Damasceno, le cui parole sono il fondamento della raffigurazione e del giusto culto, dogmatico, canonico e artistico, delle immagini, nella prima Domenica di Quaresima, dedicata al Trionfo dell'Ortodossia in memoria della restaurazione del culto delle immagini contro gli eretici iconoclasti)

Anonimo ha detto...

"Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato."
Sant' Agostino

Anonimo ha detto...

L'Ortodossia contro il liberalismo...

Nella prima Domenica di Quaresima, nella tradizione bizantina, si celebra il Trionfo dell'Ortodossia, in ricordo della vittoria sull'eresia iconoclasta, e al termine di ogni celebrazione si legge il Synodicon, ossia un lungo elenco in cui si lodano l'ortodossia e i suoi confessori e si leggono le condanne delle eresie e degli eretici di ieri e di oggi; nelle versioni moderne del Synodicon si legge, alla fine, una condanna anche della dottrina politica, filosofica e anche religiosa del liberalismo...

"A coloro che al posto dell'Unico vero Dio adorano ingannando se stessi gli idoli del mondo, del denaro, del successo, affermando che l'uomo ha totale libertà nell'esercizio degli affari temporali anche se ciò va a nocumento della carità e dell'esercizio dell'amore verso i fratelli, che è reso a Cristo stesso secondo la sua parola, sostenendo dottrine che vanno sotto il nome di Liberalismo o Liberismo assoluto o incontrollato, Anatema!
A coloro che pensano che senza la grazia divina e la luce della fede, l'uomo possa, con le sue sole forze, instaurare sulla terra un regno di giustizia, di amore e di pace, Anatema!"

Anonimo ha detto...

Manca un mese alla festa di san Giuseppe
https://www.radiospada.org/2021/02/il-sacro-manto-in-onore-di-san-giuseppe/

Anonimo ha detto...

Un testo di condanna di Liberalismo e Liberismo stupendo.

Murmex ha detto...

Noni piace questo" nel battesimo lo Spirito di Dio era sceso sopra di lui, consacrandolo" . Cosa capisce chi legge? Che prima non era " consacrato" ? Non era gia' il Messia, il Cristo, e conscio( fin dal seno materno,)della sua missione? Attenti alle belle parole dei modernisti